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La Croce Rossa: dopo dieci anni dalla strage di Lampedusa bisogna essere fratelli

La Croce Rossa: dopo dieci anni dalla strage di Lampedusa bisogna essere fratelliLampedusa , 3 ott. (askanews) – “Sono passati dieci anni dal naufragio del 2013 e se c’è un pensiero che ci appartiene e che dobbiamo sottolineare oggi è quello della fratellanza. Un pensiero non retorico che può avere un senso religioso come un significato laico che sta nell’unire, nel legare la propria vita a quella degli altri. Ed è sul significato di altri che dobbiamo capirci. Come Croce Rossa Italiana siamo espressione di unità che contribuisce a dare un significato diverso alla parola altro, annullando il sentire la diversità e dunque l’estraneità come un pericolo. Siamo, nel dare valore al principio di Umanità, i testimoni operativi e sul campo di ciò che può e deve essere la fratellanza. Il ‘tutti fratelli mai come oggi trova attualità. La trova nella costruzione dell’Europa, la trova nell’affermare il diritto a non migrare come in quello di farlo, la trova nella lotta ai trafficanti di esseri umani come necessità anche umanitaria, la trova nella costruzione di quei confini nazionali in cui la pluralità di identità siano principio di vita nella sicurezza di un’integrazione vera. Le migrazioni sono il tempo che viviamo ed è a questo tempo che, onorando i morti di quel mare troppo spesso funereo, che non deve esistere più, dobbiamo saper costruire la vita. È un compito da far tremare i polsi. Ma è un dovere farlo. E in questo la Croce Rossa non può che essere presente”. Così il presidente della Croce Rossa italiana Rosario Velastro sul decimo anniversario della strage di Lampedusa, in cui persero la vita 386 persone.

GIMBE: con la Nadef 2023 la sanità pubblica va verso il baratro

GIMBE: con la Nadef 2023 la sanità pubblica va verso il baratroRoma, 3 ott. (askanews) – “I numeri della NaDEF 2023 certificano che, in linea con i Governi degli ultimi 15 anni, la sanità pubblica non rappresenta affatto una priorità politica neppure per l’attuale Esecutivo”. Lo afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE, commentando un dossier della Fondazione che “ha effettuato un’analisi indipendente della NaDEF 2023 relativamente alla spesa sanitaria, sia per verificare la coerenza tra dichiarazioni programmatiche e stime tendenziali, sia per informare confronto politico e dibattito pubblico in vista della discussione sulla Manovra”.

Nella Nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (NaDEF) 2023, deliberata il 27 settembre 2023 e resa pubblica il 30 settembre, relativamente alla sanità, si legge che “La Legge di Bilancio 2024 prevederà, per il triennio 2024-2026, stanziamenti da destinare al personale del sistema sanitario”. Inoltre, il Governo dichiara collegati alla decisione di bilancio due disegni di legge: il primo in materia di riorganizzazione e potenziamento dell’assistenza territoriale nel SSN e dell’assistenza ospedaliera; il secondo in materia di riordino delle professioni sanitarie e degli enti vigilati dal Ministero della Salute. ANALISI NADEF 2023 – Secondo GIMBE, in dettaglio, analizzando i vari periodi: – Previsionale 2023: rispetto al 2022, la spesa sanitaria aumenta del 2,8%, in termini assoluti di Ç 3.631 milioni, ma si riduce dal 6,7% al 6,6% in termini di percentuale di PIL.

– Previsionale 2024-2026: a fronte di una crescita media annua del PIL nominale del 3,5%, la NaDEF 2023 stima la crescita media della spesa sanitaria all’1,1%. Il rapporto spesa sanitaria/PIL precipita dal 6,6% del 2023 al 6,2% nel 2024 e nel 2025, e poi ancora al 6,1% nel 2026. Rispetto al 2023, in termini assoluti la spesa sanitaria nel 2024 scende a Ç 132.946 milioni (-1,3%), per poi risalire nel 2025 a Ç 136.701 milioni (+2,8%) e a Ç 138.972 milioni (+1,7%) nel 2026. “È del tutto evidente – commenta Cartabellotta – che l’irrisorio aumento della spesa sanitaria di Ç 4.238 milioni (+1,1%) nel triennio 2024-2026 non basterà a coprire nemmeno l’aumento dei prezzi, sia per l’erosione dovuta all’inflazione, sia perché l’indice dei prezzi del settore sanitario è superiore all’indice generale di quelli al consumo”. In altri termini, per GIMBE le stime previsionali della NaDEF 2023 sulla spesa sanitaria 2024-2026 non lasciano affatto intravedere investimenti da destinare al personale sanitario, ma certificano piuttosto evidenti segnali di definanziamento. In particolare il 2024, lungi dall’essere l’anno del rilancio, segna un preoccupante -1,3%. CONFRONTO NADEF 2023 VS DEF 2023 – Relativamente al periodo 2023-2026, rispetto alle stime del DEF 2023, in quelle della NaDEF 2023, la spesa sanitaria in termini assoluti aumenta di soli Ç 1.140 milioni (+0,4%) e in termini di percentuale del PIL si riduce dello 0,3%. In dettaglio, nel 2023 la spesa sanitaria si riduce di: – 0,1% in termini di percentuale del PIL – Ç 1.309 milioni (Ç 134.734 milioni vs Ç 136.043) in termini assoluti – 1% in termini di variazione percentuale Nel triennio 2024-2026 la spesa sanitaria: – si riduce complessivamente dello 0,2% in termini di percentuale di PIL – aumenta di Ç 2.449 milioni (in media Ç 816 milioni/anno) in termini assoluti – aumenta di 1,4 punti percentuali (in media di 0,47 per anno) in termini di variazione percentuale.

Le stime della NaDEF 2023 confermano che la sanità rimane la “cenerentola” dell’agenda politica per varie ragioni. Innanzitutto, il rapporto spesa sanitaria/PIL del 6,7% del 2022 scende al 6,6% nel 2023 e continuerà a calare negli anni successivi, sino a raggiungere il 6,1% nel 2026, un valore inferiore a quello pre-pandemico del 2019 (6,4%); in secondo luogo, nel triennio 2024-2026 la NaDEF stima una crescita media annua del PIL nominale del 3,5%, a fronte dell’1,1% di quella della spesa sanitaria, ovvero un investimento che impegna meno di 1/3 della crescita attesa del PIL; infine, nonostante le dichiarazioni programmatiche sugli stanziamenti 2024-2026 da destinare al personale del SSN, la NaDEF 2023 non fa alcun cenno alla graduale abolizione del tetto di spesa per il personale sanitario, priorità assoluta per rilanciare le politiche del capitale umano. “Se a parole la NaDEF 2023 afferma l’intenzione di stanziare risorse per il rilancio del personale sanitario nel prossimo triennio – conclude Cartabellotta – i numeri non lasciano intravedere affatto i fondi necessari, ma viceversa documentano segnali di definanziamento della sanità pubblica ancor più evidenti di quelli del DEF 2023, le cui stime previsionali sulla spesa sanitaria sono state riviste al ribasso. Oggi la grave crisi di sostenibilità del SSN non garantisce più alla popolazione equità di accesso alle prestazioni sanitarie con pesanti conseguenze sulla salute delle persone e sull’aumento della spesa privata. A fronte di questo scenario, le stime NaDEF 2023 spingono la sanità pubblica sull’orlo del baratro, confermando che il rilancio del SSN non rappresenta una priorità politica nell’allocazione delle, pur limitate, risorse. Scivolando, lentamente ma inesorabilmente, da un Servizio Sanitario Nazionale basato sulla tutela di un diritto costituzionale, a 21 sistemi sanitari regionali basati sulle regole del libero mercato. E, ignorando, rispetto ad altri paesi, che lo stato di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita del PIL: perché chi è malato non produce, non consuma e, spesso, limita anche l’attività lavorativa dei propri familiari”.

Mai così caldo in autunno. Niente freddo per i prossimi 3 mesi?

Mai così caldo in autunno. Niente freddo per i prossimi 3 mesi?Roma, 3 ott. (askanews) – Il mese di ottobre inizia caldissimo: anche nei prossimi 10 giorni vivremo una situazione anomala, per certi versi preoccupante, con picchi di 30-33°C ovunque da Nord a Sud. Non si ricorda un inizio di ottobre così rovente soprattutto al Centro-Nord, con un caldo anomalo diffuso su tutto lo Stivale.

Lorenzo Tedici, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, ribadisce sempre più l’estremo Riscaldamento Globale che insiste da almeno 25-30 anni. Ottobrata Italiana confermata, una situazione mai vista con questa potenza negli ultimi decenni. Caldo estremo che si osserva anche in Europa, con tantissimi nuovi record per il mese di ottobre: in Spagna si superano i 38 gradi, in Francia i 35°C, ma abbiamo anche 25-26 gradi dall’Inghilterra ai Paesi Bassi e al Belgio, e localmente anche in Germania, Svizzera ed Austria. Si registrano 20 gradi in Polonia e persino in Svezia e Norvegia. Non fa caldo solo dal Lazio in giù, ma si registrano picchi estivi anche in Pianura Padana e soprattutto sulla Toscana, regione più calda dell’ultimo periodo.

Ma poi anche novembre si presenta spesso caldissimo: un anno fa abbiamo inventato il termine ‘novembrata’, che molto probabilmente dovremo rispolverare il prossimo mese, come forse anche la ‘dicembrata’. Le proiezioni indicano infatti per i prossimi 3 mesi caldo anomalo su tutto il continente europeo, con 2-3°C in più (medi) fino al Polo Nord; per trovare una zona con un’anomalia fredda, a livello globale, bisogna andare in Cile, mentre su tutto il resto del mondo vivremo un trimestre più caldo del normale, stando quantomeno alle proiezioni attuali dei principali modelli meteorologici mondiali. Tornando in Italia, oltre al caldo, si segnala un piccolo disturbo previsto tra oggi e domani: avremo qualche nuvola in più sulla Liguria e sul Triveneto con qualche rovescio a ridosso delle Alpi orientali. Da giovedì però l’Anticiclone Apollo tornerà ancora più prepotente con nuovi picchi di caldo africano durante il weekend del 7-8 ottobre.

Il giudice di Catania che ha liberato i migranti: i miei atti basati solo su motivi giuridici

Il giudice di Catania che ha liberato i migranti: i miei atti basati solo su motivi giuridiciRoma, 3 ott. (askanews) – “Ma davvero mi hanno chiamato scafista in toga? Mi viene quasi da ridere”. Così, secondo quanto riporta il quotidiano La Repubblica, la giudice del Tribunale di Catania, Iolanda Apostolico, ieri mattina, al rientro in ufficio dopo un weekend di fuoco, si sarebbe sfogata con una collega. Apostolico è la giudice che non ha convalidato il trattenimento dei primi richiedenti asilo sottoposti alla procedura accelerata di frontiera.

“Sono più che serena, mi conoscete, non ho mai scritto alcun provvedimento condizionato dalle mie idee. Le mie motivazioni sono esclusivamente tecniche e giuridiche e sono sicura che reggeranno al vaglio della Cassazione. E comunque non avrei mai pensato che potessero arrivare a tanto”, avrebbe confidato alle colleghe che le hanno espresso la massima solidarietà. Sulle parole del leader della Lega, Matteo Salvini, che ha annunciato una interrogazione parlamentare sul caso e invocato una riforma della giustizia, Iolanda Apostolico, sempre secondo la ricostruzione del quotidiano, sarebbe andata a fare una rapida ricerca su Google. “Ha ripetuto esattamente le stesse parole che ha usato contro i colleghi del tribunale dei ministri che hanno chiesto l’autorizzazione a procedere nei suoi confronti per il caso Diciotti”, è il commento che avrebbe affidato alle colleghe. Poi, secondo quanto riporta Repubblica, avrebbe detto “non voglio entrare nella polemica né nel merito della vicenda. Il mio provvedimento è impugnabile con ricorso per Cassazione, non devo stare a difenderlo. E poi non si deve trasformare una questione giuridica in una vicenda personale”.

Flussi migratori, Nuova Collaborazione: serve aumentare numeri Dpcm

Flussi migratori, Nuova Collaborazione: serve aumentare numeri DpcmRoma, 2 ott. (askanews) – Il 3 ottobre ricorre la Giornata dell’Accoglienza istituita, fra l’altro, per promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà sui temi dell’immigrazione. L’attenzione del governo per i flussi migratori ha portato alla determinazione di una quota triennale di 452mila ingressi per motivi di lavoro subordinato, stagionale e non, e lavoro autonomo per stranieri residenti all’estero: 136mila nel 2023, 151mila nel 2024, 165mila nel 2025. A colf e badanti è riservata una quota triennale di 28.500 ingressi (9.500 per ciascun anno).

“La riapertura del decreto flussi all’ingresso di assistenti familiari, con una quota già prestabilita per il prossimo triennio, rappresenta un passo avanti importante. In Italia la necessità di queste figure è un fenomeno in continua crescita. Per venire incontro alle esigenze delle famiglie italiane ne servirebbero circa 20mila all’anno”, ha chiarito l’avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico)”. Nello specifico, la composizione dei collaboratori domestici per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri che nel 2022 (fonte dati Inps) risultano essere il 69,5 per cento del totale.

Secondo una rielaborazione dei dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale da parte di Nuova Collaborazione, nel 2022 al Nord i collaboratori domestici stranieri erano 347.760, (a Milano 85.950), al centro 183.577 (a Roma 91.233) al Sud e nelle isole 90.379 (a Napoli sono 19.706, a Palermo 7.411). Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia (il 22,6 per cento del totale), a seguire il Lazio (15,9 per cento) e l’Emilia-Romagna (10,1 per cento).

Rispetto alla zona di provenienza, nel 2022 l’Europa dell’Est continua a essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori, pari al 35,4 per cento del totale, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5 per cento), dai lavoratori del Sud America (7,8 per cento) e dell’Asia Orientale (6,8 per cento). Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6 per cento, che interessa tutte le zone di provenienza; la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8 per cento). Il decremento registrato non è tuttavia indice di una minore richiesta da parte delle famiglie in quanto si tratta di una contrazione determinata da un ritorno del lavoro sommerso. Pertanto, nonostante la riduzione registrata, rimane comunque alta la richiesta di badanti da parte delle famiglie: “Il comparto del lavoro domestico – ha proseguito il presidente Savia – è stato sempre escluso da politiche e interventi strutturati e continuativi nel tempo. Ma dobbiamo pensare che invece badanti, colf e babysitter, rappresentano una leva di welfare fondamentale per il nostro Paese. Considerato l’elevato tasso di denatalità e l’aumento della popolazione anziana, le famiglie si ritrovano da sole a dover svolgere attività di caregiver nei confronti dei bambini piccoli o dei familiari non autosufficienti. Come associazione datoriale, facciamo appello alle Istituzioni affinché includano non solo flussi migratori continuativi e annuali, con quote riservate ai lavoratori domestici, ma anche la deducibilità totale del lavoro domestico per tutte le famiglie che decidono di assumere regolarmente un assistente familiare”.

Il Papa a giovani missionari: preoccuparsi per la salvezza degli altri

Il Papa a giovani missionari: preoccuparsi per la salvezza degli altriMilano, 1 ott. (askanews) – “Preoccuparsi per la salvezza degli altri”. Per Papa Francesco, è questo “il primo insegnamento importante” che arriva dallo “zelo missionario” di Mons. Charles de Frobin Janson, il vescovo di Nancy, in Francia, che nel 1843 fondò Pontificia Opera della Santa Infanzia .

“Come veri discepoli di Gesù, infatti, coltivando in noi un cuore simile al suo, non possiamo fare a meno di desiderare ardentemente che tutti si salvino”, scrive il Santo Padre in un messaggio inviato a Mons. Emilio Nappa, Segretario Aggiunto del Dicastero per l’Evangelizzazione e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, ai bambini e ai ragazzi missionari, ai loro genitori e ai formatori, in occasione dei 180 anni di fondazione della Pontificia Opera della Santa Infanzia. “Così è cominciata la vostra bellissima associazione, che ancora oggi, attiva e vivace dopo 180 anni, insegna a tanti bambini e ragazzi di tutto il mondo ad essere discepoli missionari”, ricorda il Pontefice. Papa Francesco rivolge poi un sentito ringraziemento ai bambini e ragazzi missionari, precisando di considerarli “miei speciali miei speciali collaboratori. Vi ricordo, però – evidenzia il Pontefice – che questa qualifica implica anche un altro impegno importante: quello di costruire ponti e relazioni, sull’esempio di Cristo stesso, e anche a questo vi esorto”.

Il Papa: è molto difficile la redenzione per i corrotti

Il Papa: è molto difficile la redenzione per i corrottiMilano, 1 ott. (askanews) – Se “per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione, per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso ‘muro di gomma’, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male”. Così Papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è rivolto ai fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. “Siamo tutti peccatori, ma non corrotti”, è il messaggio lanciato dal Pontefice. Il Santo Padre si è soffermato sul passaggio del Vangelo che parla dei due figli incaricati dal padre di andare a lavorare nella vigna: “Il primo risponde subito ‘sì’, ma poi non ci va. Il secondo, invece, al momento si rifiuta, ma poi ci ripensa e ci va”. Il primo figlio, quello che dice ‘sì’, ma poi non va, “non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci. Così si nasconde dietro a un ‘sì’, dietro a un finto assenso, che nasconde la sua pigrizia e per il momento gli salva la faccia. Se la cava senza conflitti, però raggira e delude suo padre, mancandogli di rispetto in un modo peggiore di quanto non avrebbe fatto con uno schietto ‘no’. Il problema di un uomo che si comporta così è che non è solo un peccatore, ma un corrotto, perché mente senza problemi per coprire e camuffare la sua disubbidienza, senza accettare alcun dialogo o confronto onesto”.

Diverso il caso del secondo figlio, quello che dice ‘no’ ma poi va a lavorare nella vigna: “E’ invece sincero. Non è perfetto, ma sincero. Certo, ci sarebbe piaciuto vederlo dire subito ‘sì’. Non è così ma, per lo meno, manifesta in modo schietto e in un certo senso coraggioso la sua riluttanza. Si assume, cioè, la responsabilità del suo comportamento e agisce alla luce del sole. Poi, con questa onestà di fondo, finisce col mettersi in discussione, arrivando a capire di avere sbagliato e tornando sui suoi passi. È, potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto”.

Il Papa: molto difficile la redenzione per i corrotti

Il Papa: molto difficile la redenzione per i corrottiMilano, 1 ott. (askanews) – Se “per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione, per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso ‘muro di gomma’, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male”. Così Papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è rivolto ai fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. “Siamo tutti peccatori, ma non corrotti”, è il messaggio lanciato dal Pontefice.

Migranti, Amato: Europa riconosca lo status di rifugiato per fame

Migranti, Amato: Europa riconosca lo status di rifugiato per fameMilano, 1 ott. (askanews) – “Oggi si accoglie chi è perseguitato da un regime e si respinge chi è perseguitato dalla fame: questo è inammissibile sul piano dei diritti umani. L’Europa deve uscire da un grande equivoco e riconoscere finalmente lo status di rifugiato economico”. Lo afferma il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in un’intervista a Repubblica.

“Perché l’Europa non riconosce lo status di rifugiato economico, assumendosi la stessa Europa la responsabilità di fissarne i presupposti?”, si domanda Amato che sottolinea: “Non è ammissibile sul piano dei diritti umani che si accolgano i perseguitati dei regimi e si respinga chi scappa da carestia e fame. Che cosa tornano a fare in quei paesi se non c’è niente da mangiare?”. Il problema, osserva il presidente emerito della Corte Costituzionale, è che se “entrano in centomila, trentamila avranno forse lo status di rifugiato politico”, mentre “degli altri settantamila forse quattromila saranno rimandati a casa. E gli altri? Se nessuno li accoglie e li forma, finiranno per ciondolare intorno alla Stazione Centrale a Milano, o a Termini a Roma, potenziale manovalanza per la criminalità organizzata. Segnalo che in paesi come la Germania , indipendentemente dal titolo di rifugiati, i migranti vengono ammessi ai corsi di formazione e aiutati a entrare nel mondo del lavoro. Noi in questi anni abbiamo ridotto le attività nei confronti dei richiedenti asilo. Con il risultato di lasciarli allo sbando, rendendo difficili le relazioni con la popolazione”.

Secondo Amato, “il problema di Giorgia Meloni è comune a molte altre destre sovraniste in Europa, come segnalava un recente articolo dell’Economist: alle prese con la necessità di governare si accorgono che le loro soluzioni estreme non sono praticabili. E se prima urlavano contro l’Europa – il caso di Meloni è sotto i nostri occhi – poi sono costrette a invocarla come risolutore dei problemi”. Il pacchetto di misure approvato da Palazzo Chigi, evidenzia, “dimostra solo la difficoltà che ha il governo a dominare questa difficile materia. Si tratta di norme di difficilissima applicazione, per dirla in modo garbato, e poco rispettose dei diritti. Se un ragazzo non è in grado di dimostrare la minore età , che fai, lo ributti in mare? I minori, poi, devono essere sempre tutelati e non possono stare negli stessi luoghi degli adulti. Nel complesso si tratta di misure che servono solo a dimostrare l’esistenza di un problema, non a risolverlo”.

Governo, Lollobrigida: dopo esecutivo Meloni ci saranno le elezioni

Governo, Lollobrigida: dopo esecutivo Meloni ci saranno le elezioniMilano, 1 ott. (askanews) – Lo spread in salita “è il solito cinema” e gli indicatori economici non preoccupano il governo: “Anche all’opposizione non abbiamo mai considerato questi indicatori per valutare la solidità di un governo”, perchè “dovrebbe essere sempre il giudizio dei cittadini a stabilirla”. Così il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, in un’intervista al Corriere della Sera. “Anche volendo giocare a questo gioco – sottolinea – bisogna dire la verità”, ossia che “lo spread è assai più basso di quando abbiamo iniziato a governare. E anche di valori raggiunti durante l’attività di esecutivi precedenti. E non mi ricordo all’epoca strilli o titoli che sottolineavano presunte impennate. Anche la Borsa segna una crescita eccezionale. Superiore ai valori pre crisi del 2008. Forse la migliore in Ue. Dunque questo tifo spregiudicato di alcuni a descrivere una crisi economica e finanziaria insostenibile non corrisponde a realtà”.

Secondo Lollobrigida non ci sono dubbi: Sono “tifosi della crisi anticipata sono scesi in campo dal giorno dopo l’insediamento del governo Meloni. Paventavano isolamento internazionale, violazioni dei diritti, economia allo sbando. Nulla si è verificato. E in realtà non c’è alcuna alternativa possibile. Alle amministrative, in Lombardia, nel Lazio, in Friuli, in Molise abbiamo stravinto”. La “cosa certa”, assicura, è che “dopo il governo Meloni, tra 5 anni o quando dovesse finire, ci saranno le elezioni”. FdI, prosegue “in Parlamento è decisivo, non convergerà su alcun governo tecnico. O non uscito da un voto popolare” e gli alleati sono leali: “Ne siamo certi. Lo dimostrano i fatti, più delle dichiarazioni”. Quanto alle critiche espresse dal ministro Salvini, “non siamo un partito unico. E ciascuno ha il diritto di esprimere posizioni politiche, motivando gli elettori in vista del voto europeo che sarà con il sistema proporzionale. Ma sui temi importanti come l’economia c’è piena sintonia perché tutti i leader sono nell’esecutivo — Meloni è premier, Salvini e Tajani sono vicepremier, Giorgetti ministro dell’Economia — e non si può più, come in passato, scaricare responsabilità sulle politiche del governo”. Il Ponte sullo Stretto “è un impegno che ha assunto il governo e Salvini in prima fila. Ma è un impegno di mandato”.

Da Lollobrigida anche una riflessione sulle preoccupazione espresse dal ministro Giorgetti per la difficile situazione economica: “La crisi è congiunturale e nessuno ne è esente. Ma al netto delle ragioni internazionali, dalla guerra in Ucraina ai colpi di Stato in Africa, noi subiamo l’effetto di Superbonus e reddito di cittadinanza”.