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Flussi migratori, Nuova Collaborazione: serve aumentare numeri Dpcm

Flussi migratori, Nuova Collaborazione: serve aumentare numeri DpcmRoma, 2 ott. (askanews) – Il 3 ottobre ricorre la Giornata dell’Accoglienza istituita, fra l’altro, per promuovere iniziative di sensibilizzazione e solidarietà sui temi dell’immigrazione. L’attenzione del governo per i flussi migratori ha portato alla determinazione di una quota triennale di 452mila ingressi per motivi di lavoro subordinato, stagionale e non, e lavoro autonomo per stranieri residenti all’estero: 136mila nel 2023, 151mila nel 2024, 165mila nel 2025. A colf e badanti è riservata una quota triennale di 28.500 ingressi (9.500 per ciascun anno).

“La riapertura del decreto flussi all’ingresso di assistenti familiari, con una quota già prestabilita per il prossimo triennio, rappresenta un passo avanti importante. In Italia la necessità di queste figure è un fenomeno in continua crescita. Per venire incontro alle esigenze delle famiglie italiane ne servirebbero circa 20mila all’anno”, ha chiarito l’avvocato Alfredo Savia, presidente di Nuova Collaborazione (Associazione nazionale datori di lavoro domestico)”. Nello specifico, la composizione dei collaboratori domestici per nazionalità evidenzia una forte prevalenza di lavoratori stranieri che nel 2022 (fonte dati Inps) risultano essere il 69,5 per cento del totale.

Secondo una rielaborazione dei dati dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale da parte di Nuova Collaborazione, nel 2022 al Nord i collaboratori domestici stranieri erano 347.760, (a Milano 85.950), al centro 183.577 (a Roma 91.233) al Sud e nelle isole 90.379 (a Napoli sono 19.706, a Palermo 7.411). Con riferimento alla distribuzione regionale per nazionalità, nel 2022 si osserva che la regione con il maggior numero di lavoratori domestici stranieri è la Lombardia (il 22,6 per cento del totale), a seguire il Lazio (15,9 per cento) e l’Emilia-Romagna (10,1 per cento).

Rispetto alla zona di provenienza, nel 2022 l’Europa dell’Est continua a essere la zona geografica da cui proviene la maggior parte dei lavoratori domestici con 316.817 lavoratori, pari al 35,4 per cento del totale, seguiti dai 272.583 lavoratori di cittadinanza italiana (30,5 per cento), dai lavoratori del Sud America (7,8 per cento) e dell’Asia Orientale (6,8 per cento). Nel 2022 il numero di badanti, rispetto all’anno precedente, registra un decremento pari a -5,6 per cento, che interessa tutte le zone di provenienza; la diminuzione più elevata riguarda i lavoratori provenienti dall’America del Nord (-20,8 per cento). Il decremento registrato non è tuttavia indice di una minore richiesta da parte delle famiglie in quanto si tratta di una contrazione determinata da un ritorno del lavoro sommerso. Pertanto, nonostante la riduzione registrata, rimane comunque alta la richiesta di badanti da parte delle famiglie: “Il comparto del lavoro domestico – ha proseguito il presidente Savia – è stato sempre escluso da politiche e interventi strutturati e continuativi nel tempo. Ma dobbiamo pensare che invece badanti, colf e babysitter, rappresentano una leva di welfare fondamentale per il nostro Paese. Considerato l’elevato tasso di denatalità e l’aumento della popolazione anziana, le famiglie si ritrovano da sole a dover svolgere attività di caregiver nei confronti dei bambini piccoli o dei familiari non autosufficienti. Come associazione datoriale, facciamo appello alle Istituzioni affinché includano non solo flussi migratori continuativi e annuali, con quote riservate ai lavoratori domestici, ma anche la deducibilità totale del lavoro domestico per tutte le famiglie che decidono di assumere regolarmente un assistente familiare”.

Il Papa a giovani missionari: preoccuparsi per la salvezza degli altri

Il Papa a giovani missionari: preoccuparsi per la salvezza degli altriMilano, 1 ott. (askanews) – “Preoccuparsi per la salvezza degli altri”. Per Papa Francesco, è questo “il primo insegnamento importante” che arriva dallo “zelo missionario” di Mons. Charles de Frobin Janson, il vescovo di Nancy, in Francia, che nel 1843 fondò Pontificia Opera della Santa Infanzia .

“Come veri discepoli di Gesù, infatti, coltivando in noi un cuore simile al suo, non possiamo fare a meno di desiderare ardentemente che tutti si salvino”, scrive il Santo Padre in un messaggio inviato a Mons. Emilio Nappa, Segretario Aggiunto del Dicastero per l’Evangelizzazione e Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, ai bambini e ai ragazzi missionari, ai loro genitori e ai formatori, in occasione dei 180 anni di fondazione della Pontificia Opera della Santa Infanzia. “Così è cominciata la vostra bellissima associazione, che ancora oggi, attiva e vivace dopo 180 anni, insegna a tanti bambini e ragazzi di tutto il mondo ad essere discepoli missionari”, ricorda il Pontefice. Papa Francesco rivolge poi un sentito ringraziemento ai bambini e ragazzi missionari, precisando di considerarli “miei speciali miei speciali collaboratori. Vi ricordo, però – evidenzia il Pontefice – che questa qualifica implica anche un altro impegno importante: quello di costruire ponti e relazioni, sull’esempio di Cristo stesso, e anche a questo vi esorto”.

Il Papa: è molto difficile la redenzione per i corrotti

Il Papa: è molto difficile la redenzione per i corrottiMilano, 1 ott. (askanews) – Se “per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione, per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso ‘muro di gomma’, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male”. Così Papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è rivolto ai fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. “Siamo tutti peccatori, ma non corrotti”, è il messaggio lanciato dal Pontefice. Il Santo Padre si è soffermato sul passaggio del Vangelo che parla dei due figli incaricati dal padre di andare a lavorare nella vigna: “Il primo risponde subito ‘sì’, ma poi non ci va. Il secondo, invece, al momento si rifiuta, ma poi ci ripensa e ci va”. Il primo figlio, quello che dice ‘sì’, ma poi non va, “non vuole fare la volontà del padre, ma non vuole nemmeno mettersi a discuterne e parlarci. Così si nasconde dietro a un ‘sì’, dietro a un finto assenso, che nasconde la sua pigrizia e per il momento gli salva la faccia. Se la cava senza conflitti, però raggira e delude suo padre, mancandogli di rispetto in un modo peggiore di quanto non avrebbe fatto con uno schietto ‘no’. Il problema di un uomo che si comporta così è che non è solo un peccatore, ma un corrotto, perché mente senza problemi per coprire e camuffare la sua disubbidienza, senza accettare alcun dialogo o confronto onesto”.

Diverso il caso del secondo figlio, quello che dice ‘no’ ma poi va a lavorare nella vigna: “E’ invece sincero. Non è perfetto, ma sincero. Certo, ci sarebbe piaciuto vederlo dire subito ‘sì’. Non è così ma, per lo meno, manifesta in modo schietto e in un certo senso coraggioso la sua riluttanza. Si assume, cioè, la responsabilità del suo comportamento e agisce alla luce del sole. Poi, con questa onestà di fondo, finisce col mettersi in discussione, arrivando a capire di avere sbagliato e tornando sui suoi passi. È, potremmo dire, un peccatore, ma non un corrotto”.

Il Papa: molto difficile la redenzione per i corrotti

Il Papa: molto difficile la redenzione per i corrottiMilano, 1 ott. (askanews) – Se “per il peccatore c’è sempre speranza di redenzione, per il corrotto, invece, è molto più difficile. Infatti i suoi falsi ‘sì’, le sue parvenze eleganti ma ipocrite e le sue finzioni diventate abitudini sono come uno spesso ‘muro di gomma’, dietro al quale si ripara dai richiami della coscienza. E questi ipocriti fanno tanto male”. Così Papa Francesco, affacciandosi alla finestra dello studio nel Palazzo Apostolico Vaticano, si è rivolto ai fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro per la recita dell’Angelus. “Siamo tutti peccatori, ma non corrotti”, è il messaggio lanciato dal Pontefice.

Migranti, Amato: Europa riconosca lo status di rifugiato per fame

Migranti, Amato: Europa riconosca lo status di rifugiato per fameMilano, 1 ott. (askanews) – “Oggi si accoglie chi è perseguitato da un regime e si respinge chi è perseguitato dalla fame: questo è inammissibile sul piano dei diritti umani. L’Europa deve uscire da un grande equivoco e riconoscere finalmente lo status di rifugiato economico”. Lo afferma il presidente emerito della Corte Costituzionale, Giuliano Amato, in un’intervista a Repubblica.

“Perché l’Europa non riconosce lo status di rifugiato economico, assumendosi la stessa Europa la responsabilità di fissarne i presupposti?”, si domanda Amato che sottolinea: “Non è ammissibile sul piano dei diritti umani che si accolgano i perseguitati dei regimi e si respinga chi scappa da carestia e fame. Che cosa tornano a fare in quei paesi se non c’è niente da mangiare?”. Il problema, osserva il presidente emerito della Corte Costituzionale, è che se “entrano in centomila, trentamila avranno forse lo status di rifugiato politico”, mentre “degli altri settantamila forse quattromila saranno rimandati a casa. E gli altri? Se nessuno li accoglie e li forma, finiranno per ciondolare intorno alla Stazione Centrale a Milano, o a Termini a Roma, potenziale manovalanza per la criminalità organizzata. Segnalo che in paesi come la Germania , indipendentemente dal titolo di rifugiati, i migranti vengono ammessi ai corsi di formazione e aiutati a entrare nel mondo del lavoro. Noi in questi anni abbiamo ridotto le attività nei confronti dei richiedenti asilo. Con il risultato di lasciarli allo sbando, rendendo difficili le relazioni con la popolazione”.

Secondo Amato, “il problema di Giorgia Meloni è comune a molte altre destre sovraniste in Europa, come segnalava un recente articolo dell’Economist: alle prese con la necessità di governare si accorgono che le loro soluzioni estreme non sono praticabili. E se prima urlavano contro l’Europa – il caso di Meloni è sotto i nostri occhi – poi sono costrette a invocarla come risolutore dei problemi”. Il pacchetto di misure approvato da Palazzo Chigi, evidenzia, “dimostra solo la difficoltà che ha il governo a dominare questa difficile materia. Si tratta di norme di difficilissima applicazione, per dirla in modo garbato, e poco rispettose dei diritti. Se un ragazzo non è in grado di dimostrare la minore età , che fai, lo ributti in mare? I minori, poi, devono essere sempre tutelati e non possono stare negli stessi luoghi degli adulti. Nel complesso si tratta di misure che servono solo a dimostrare l’esistenza di un problema, non a risolverlo”.

Governo, Lollobrigida: dopo esecutivo Meloni ci saranno le elezioni

Governo, Lollobrigida: dopo esecutivo Meloni ci saranno le elezioniMilano, 1 ott. (askanews) – Lo spread in salita “è il solito cinema” e gli indicatori economici non preoccupano il governo: “Anche all’opposizione non abbiamo mai considerato questi indicatori per valutare la solidità di un governo”, perchè “dovrebbe essere sempre il giudizio dei cittadini a stabilirla”. Così il ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, in un’intervista al Corriere della Sera. “Anche volendo giocare a questo gioco – sottolinea – bisogna dire la verità”, ossia che “lo spread è assai più basso di quando abbiamo iniziato a governare. E anche di valori raggiunti durante l’attività di esecutivi precedenti. E non mi ricordo all’epoca strilli o titoli che sottolineavano presunte impennate. Anche la Borsa segna una crescita eccezionale. Superiore ai valori pre crisi del 2008. Forse la migliore in Ue. Dunque questo tifo spregiudicato di alcuni a descrivere una crisi economica e finanziaria insostenibile non corrisponde a realtà”.

Secondo Lollobrigida non ci sono dubbi: Sono “tifosi della crisi anticipata sono scesi in campo dal giorno dopo l’insediamento del governo Meloni. Paventavano isolamento internazionale, violazioni dei diritti, economia allo sbando. Nulla si è verificato. E in realtà non c’è alcuna alternativa possibile. Alle amministrative, in Lombardia, nel Lazio, in Friuli, in Molise abbiamo stravinto”. La “cosa certa”, assicura, è che “dopo il governo Meloni, tra 5 anni o quando dovesse finire, ci saranno le elezioni”. FdI, prosegue “in Parlamento è decisivo, non convergerà su alcun governo tecnico. O non uscito da un voto popolare” e gli alleati sono leali: “Ne siamo certi. Lo dimostrano i fatti, più delle dichiarazioni”. Quanto alle critiche espresse dal ministro Salvini, “non siamo un partito unico. E ciascuno ha il diritto di esprimere posizioni politiche, motivando gli elettori in vista del voto europeo che sarà con il sistema proporzionale. Ma sui temi importanti come l’economia c’è piena sintonia perché tutti i leader sono nell’esecutivo — Meloni è premier, Salvini e Tajani sono vicepremier, Giorgetti ministro dell’Economia — e non si può più, come in passato, scaricare responsabilità sulle politiche del governo”. Il Ponte sullo Stretto “è un impegno che ha assunto il governo e Salvini in prima fila. Ma è un impegno di mandato”.

Da Lollobrigida anche una riflessione sulle preoccupazione espresse dal ministro Giorgetti per la difficile situazione economica: “La crisi è congiunturale e nessuno ne è esente. Ma al netto delle ragioni internazionali, dalla guerra in Ucraina ai colpi di Stato in Africa, noi subiamo l’effetto di Superbonus e reddito di cittadinanza”.

Migranti, Viminale ricorrerà contro decisione Tribunale Catania

Migranti, Viminale ricorrerà contro decisione Tribunale CataniaMilano, 30 set. (askanews) – Il ministero dell’Interno impugnerà il provvedimento del Tribunale di Catania che ha negato la convalida del trattenimento di alcuni migranti. Da quanto si apprende, la cosiddetta procedura accelerata di frontiera è ritenuto “uno degli aspetti, gia contenuto nella direttiva europea 2013, che trova oggi l’unanime consenso dei Paesi europei nell’ambito del costruendo nuovo Patto per le migrazioni e l’asilo e che il Governo italiano ha disciplinato nel decreto Cutro”.

Il 29 settembre, presso la Sezione specializzata del Tribunale di Catania, si erano tenute le prime udienze di convalida di richiedenti asilo trattenuti nel nuovo “Centro per il trattenimento dei richiedenti asilo” di Pozzallo alla luce delle disposizioni del DM 14 settembre 2023, che prevedono il trattenimento dei cittadini stranieri provenienti da Paesi cosiddetti sicuri che chiedono protezione internazionale se non presentano personalmente una garanzia finanziaria di 4.938 euro. Il Tribunale ha ritenuto che trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo alla luce della giurisprudenza e della normativa nazionale e dell’art. 10 della Costituzione italiana. L’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi) ha spiegato che “si tratta di una delle prime applicazioni delle norme introdotte in Italia nei giorni scorsi, di cui viene confermata la mancata coerenza ai principi statuiti dalla nostra Costituzione e dalla Direttiva Ue 2013, come già denunciato da diverse associazioni ed esponenti della società civile”.

L’Asgi ha precisato che nel caso di un cittadino tunisino, la giudice ha ricordato che “la normativa interna in vigore da una settimana, sulla garanzia finanziaria per evitare il trattenimento, è incompatibile con quella dell’Ue e va disapplicata dal giudice nazionale, perché non prevede una valutazione su base individuale della situazione di chi chiede protezione internazionale in Italia e proviene da un Paese cosiddetto sicuro, come chiarito dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea”.

”Le nuove regole sul trattenimento dei richiedenti asilo violano le norme UE e la Costituzione”

”Le nuove regole sul trattenimento dei richiedenti asilo violano le norme UE e la Costituzione”Milano, 30 set. (askanews) – Trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo. Lo afferma il Tribunale di Catania alla luce della giurisprudenza e della normativa nazionale e dell’art. 10 della Costituzione italiana. Lo scrive in una nota l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), spiegando che il 29 settembre presso la Sezione specializzata del Tribunale di Catania si sono tenute le prime udienze di convalida di richiedenti asilo trattenuti nel nuovo “Centro per il trattenimento dei richiedenti asilo” di Pozzallo alla luce delle disposizioni del DM 14 settembre 2023, che prevedono il trattenimento dei cittadini stranieri provenienti da Paesi cosiddetti sicuri che chiedono protezione internazionale se non presentano personalmente una garanzia finanziaria di 4.938 euro. “In tale sede la giudice non ha convalidato il trattenimento di un cittadino tunisino, ritenendolo illegittimo alla luce del diritto comunitario e della Costituzione italiana” precisa l’Asgi, sottolineando che “si tratta di una delle prime applicazioni delle norme introdotte in Italia nei giorni scorsi, di cui viene confermata la mancata coerenza ai principi statuiti dalla nostra Costituzione e dalla Direttiva UE 2013, come già denunciato da diverse associazioni ed esponenti della società civile”.

In primo luogo la giudice ha ricordato che “la normativa interna in vigore da una settimana, sulla garanzia finanziaria per evitare il trattenimento, è incompatibile con quella dell’Ue e va disapplicata dal giudice nazionale, perché non prevede una valutazione su base individuale della situazione di chi chiede protezione internazionale in Italia e proviene da un Paese cosiddetto sicuro, come chiarito dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea”. “Il provvedimento di trattenimento del questore – precisa la giudice – deve essere corredato da idonea motivazione ed è necessario valutare le esigenze di protezione manifestate, in base anche alla necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive”. Al contrario, la garanzia finanziaria “non può essere considerata misura alternativa al trattenimento, ma un requisito amministrativo imposto per il solo fatto che chiede protezione internazionale, violando le norme sull’accoglienza previste all’art. 6 – bis del D. Lgs 142/2015 prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/UE”. Infine, secondo il Tribunale di Catania le norme sulla detenzione dei richiedenti asilo provenienti da Paesi cosiddetti sicuri sono in contrasto con l’art. 10 comma 3 della Costituzione italiana che garantisce comunque il diritto d’ingresso del richiedente asilo (come chiarito anche dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 26 maggio 1997, n. 4674). Nell’ordinanza del Tribunale di Catania si afferma, dunque, che “alla luce del principio costituzionale fissato da tale articolo, deve infatti escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale”.

“Si tratta di una decisione che, in maniera chiara e giuridicamente ineccepibile, conferma la prevalenza della Costituzione e della normativa europea sui tentativi di strumentalizzare l’arrivo di persone in cerca di protezione in Italia” commenta l’Asgi, sottolineando che “l’attuale governo, in un solo anno, è intervenuto con nove atti normativi sul diritto dell’immigrazione e dell’asilo, trasponendo all’interno dell’ordinamento giuridico la confusione politica, l’incapacità amministrativa di affrontare il fenomeno migratorio e pulsioni autoritarie degne delle più buie epoche storiche”.

”Norme su detenzione richiedenti asilo violano norme UE e Costiuzione”

”Norme su detenzione richiedenti asilo violano norme UE e Costiuzione”Milano, 30 set. (askanews) – Trattenere chi chiede protezione senza effettuare una valutazione su base individuale e chiedendo una garanzia economica come alternativa alla detenzione è illegittimo. Lo afferma il Tribunale di Catania alla luce della giurisprudenza e della normativa nazionale e dell’art. 10 della Costituzione italiana. Lo scrive in una nota l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione (Asgi), spiegando che il 29 settembre presso la Sezione specializzata del Tribunale di Catania si sono tenute le prime udienze di convalida di richiedenti asilo trattenuti nel nuovo “Centro per il trattenimento dei richiedenti asilo” di Pozzallo alla luce delle disposizioni del DM 14 settembre 2023, che prevedono il trattenimento dei cittadini stranieri provenienti da Paesi cosiddetti sicuri che chiedono protezione internazionale se non presentano personalmente una garanzia finanziaria di 4.938 euro. “In tale sede la giudice non ha convalidato il trattenimento di un cittadino tunisino, ritenendolo illegittimo alla luce del diritto comunitario e della Costituzione italiana” precisa l’Asgi, sottolineando che “si tratta di una delle prime applicazioni delle norme introdotte in Italia nei giorni scorsi, di cui viene confermata la mancata coerenza ai principi statuiti dalla nostra Costituzione e dalla Direttiva UE 2013, come già denunciato da diverse associazioni ed esponenti della società civile”.

In primo luogo la giudice ha ricordato che “la normativa interna in vigore da una settimana, sulla garanzia finanziaria per evitare il trattenimento, è incompatibile con quella dell’Ue e va disapplicata dal giudice nazionale, perché non prevede una valutazione su base individuale della situazione di chi chiede protezione internazionale in Italia e proviene da un Paese cosiddetto sicuro, come chiarito dalla Corte di giustizia dell’Unione Europea”. “Il provvedimento di trattenimento del questore – precisa la giudice – deve essere corredato da idonea motivazione ed è necessario valutare le esigenze di protezione manifestate, in base anche alla necessità e proporzionalità della misura in relazione alla possibilità di applicare misure meno coercitive”. Al contrario, la garanzia finanziaria “non può essere considerata misura alternativa al trattenimento, ma un requisito amministrativo imposto per il solo fatto che chiede protezione internazionale, violando le norme sull’accoglienza previste all’art. 6 – bis del D. Lgs 142/2015 prima di riconoscere i diritti conferiti dalla direttiva 2013/33/UE”. Infine, secondo il Tribunale di Catania le norme sulla detenzione dei richiedenti asilo provenienti da Paesi cosiddetti sicuri sono in contrasto con l’art. 10 comma 3 della Costituzione italiana che garantisce comunque il diritto d’ingresso del richiedente asilo (come chiarito anche dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione con la sentenza 26 maggio 1997, n. 4674). Nell’ordinanza del Tribunale di Catania si afferma, dunque, che “alla luce del principio costituzionale fissato da tale articolo, deve infatti escludersi che la mera provenienza del richiedente asilo da Paese di origine sicuro possa automaticamente privare il suddetto richiedente del diritto a fare ingresso nel territorio italiano per richiedere protezione internazionale”.

“Si tratta di una decisione che, in maniera chiara e giuridicamente ineccepibile, conferma la prevalenza della Costituzione e della normativa europea sui tentativi di strumentalizzare l’arrivo di persone in cerca di protezione in Italia” commenta l’Asgi, sottolineando che “l’attuale governo, in un solo anno, è intervenuto con nove atti normativi sul diritto dell’immigrazione e dell’asilo, trasponendo all’interno dell’ordinamento giuridico la confusione politica, l’incapacità amministrativa di affrontare il fenomeno migratorio e pulsioni autoritarie degne delle più buie epoche storiche”.

Il Papa crea 21 nuovi cardinali: la Chiesa sia sempre sinfonica e sinodale

Il Papa crea 21 nuovi cardinali: la Chiesa sia sempre sinfonica e sinodaleCittà del Vaticano, 30 set. (askanews) – La Chiesa, “e ogni suo membro”, “non vive di rendita, e tanto meno di un patrimonio archeologico, per quanto prezioso e nobile. La Chiesa, e ogni battezzato, vive dell’oggi di Dio, per l’azione dello Spirito Santo”, in uno stile di comunione “sinfonica”, fatta di “sinodalità”. Ad affermarlo è stato Papa Francesco, rivolgendosi a tutta la Chiesa ed in particolare al collegio cardinalizio che da oggi si è arricchito di ventuno nuovi porporati, creati da Papa Francesco stamane nel corso del Concistoro Ordinario Pubblico, sul Sagrato della Basilica di San Pietro. “Anche l’atto che stiamo compiendo qui adesso, ha senso se lo viviamo in questa prospettiva di fede. E oggi, alla luce della Parola, possiamo cogliere questa realtà: voi neoCardinali siete venuti da diverse parti del mondo e lo stesso Spirito che fecondò l’evangelizzazione dei vostri popoli, ora rinnova in voi la vostra vocazione e missione nella Chiesa e per la Chiesa”, ha detto Francesco durante la funzione religiosa da lui presieduta e citando il brano degli Atti degli Apostoli, che racconta la Pentecoste a Gerusalemme.

Il Papa ha parlato di “sorpresa feconda”, che Dio ci dà sempre attraverso il suo Spirito. Una “sorpresa”, dalla quale, ha detto Francesco, “vorrei trarre semplicemente una conseguenza per voi, fratelli Cardinali, e per il vostro Collegio. E vorrei esprimerla con un’immagine, quella dell’orchestra: il Collegio Cardinalizio – ha sottolineato – è chiamato ad assomigliare a un’orchestra sinfonica, che rappresenta la sinfonicità e la sinodalità della Chiesa. Dico anche la ‘sinodalità’, non solo perché siamo alla vigilia della prima Assemblea del Sinodo che ha proprio questo tema, ma perché mi pare che la metafora dell’orchestra possa illuminare bene il carattere sinodale della Chiesa”. “Una sinfonia vive della sapiente composizione dei timbri dei diversi strumenti: ognuno – ha proseguito la sua riflessione il Papa – dà il suo apporto, a volte da solo, a volte unito a qualcun altro, a volte con tutto l’insieme”. E se “la diversità è necessaria ed è indispensabile”, ogni suono “deve concorrere al disegno comune. E per questo è fondamentale l’ascolto reciproco: ogni musicista deve ascoltare gli altri. Se uno ascoltasse solo sé stesso, per quanto sublime possa essere il suo suono, non gioverà alla sinfonia; e lo stesso avverrebbe se una sezione dell’orchestra non ascoltasse le altre, ma suonasse come se fosse da sola, come se fosse il tutto”. Facendo poi riferimento alla stessa funzione petrina, Francesco ha aggiunto che lo stesso “direttore dell’orchestra è al servizio di questa specie di miracolo che ogni volta è l’esecuzione di una sinfonia. Egli deve ascoltare più di tutti gli altri, e nello stesso tempo il suo compito è aiutare ciascuno e tutta l’orchestra a sviluppare al massimo la fedeltà creativa, fedeltà all’opera che si sta eseguendo, ma creativa, capace di dare un’anima a quello spartito, di farlo risuonare nel qui e ora in maniera unica”.

“Cari fratelli e sorelle, – ha concluso il Papa – ci fa bene rispecchiarci nell’immagine dell’orchestra, per imparare sempre meglio ad essere Chiesa sinfonica e sinodale. La propongo in particolare a voi, membri del Collegio Cardinalizio, nella consolante fiducia che abbiamo come maestro lo Spirito Santo: maestro interiore di ognuno e maestro del camminare insieme. Lui cerca la varietà e l’unità, Lui è la stessa armonia. Alla sua guida dolce e forte ci affidiamo, e alla custodia premurosa della Vergine Maria”.