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”Prendila così”, su Rai Radio2 Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo

”Prendila così”, su Rai Radio2 Diletta Parlangeli e Saverio RaimondoRoma, 17 set. (askanews) – “Prendila Così”, l’appuntamento quotidiano con i “”arlamondo”, ovvero Diletta Parlangeli e Saverio Raimondo, in diretta dal lunedì al venerdì dalle 14.00 alle 15.30 su Rai Radio2, al canale 202 del Digitale terrestre e Tivùsat, su RaiPlay e RaiPlay Sound.


Un bilancio e un rilancio della giornata in corso attraverso notizie, ospiti e commenti sull’attualità, conditi con l’ironia e il buonumore che contraddistingue la coppia. Un filo diretto con gli ascoltatori per – vista l’ora – un censimento dei riposini, in un racconto semi-serio del pomeriggio degli italiani: da chi lavora part-time a chi è a fine turno, o ancora chi è alle prese con figli e nipoti per i compiti per il giorno dopo. E poi giochi, piccoli quiz e una finestra con il Gr2 per anticipare ogni giorno “una notizia buona e una cattiva”. Rai Radio2 è sempre in diretta su tutte le piattaforme: radio e TV (al canale 202 del Digitale terrestre e Tivùsat), su RaiPlay e RaiPlay Sound in diretta streaming e con clip on demand, oltre a tutti i Social del canale sugli account di @rairadio2.


Programma a cura di Laura Zullo, regia di Savino Bonito. In redazione Giulia Fiore Coltellacci.

Roma, si chiude Festival della Sostenibilità, i premi di Contesteco

Roma, si chiude Festival della Sostenibilità, i premi di ContestecoRoma, 17 set. (askanews) – Si è conclusa a Roma la quinta edizione di Fai la Differenza, c’è… Il Festival della Sostenibilità, inaugurata il 13 luglio scorso presso il Centro Commerciale Euroma2, con due appuntamenti che si sono svolti il 16 settembre, presso il centro Uffici Cardo nella Capitale: l’incontro/workshop Le buone re-azioni e la consegna dei riconoscimenti agli artisti e appassionati di riciclo creativo che hanno partecipato a ContestEco 2024, il contest d’arte e design sostenibile più eco del web – oggi free press Metro Award. L’iniziativa conclude il calendario di appuntamenti che ha proposto, tra l’altro, tre mostre: quella fotografica “Obiettivo Terra – Il meraviglioso patrimonio geologico italiano”, quella delle opere finaliste di “Contesteco 2024”, e quella di “Contesteco Exhibition”.


L’incontro/workshop Le Buone Re-Azioni nasce nel lontano 2012 dall’esigenza di creare uno spazio di confronto e riflessione per comprendere meglio, attraverso esperienze, storie e racconti concreti, in che modo si evolvessero e cosa significassero parole come sviluppo sostenibile, transizione ecologica e economia circolare, e per poter ben descrivere il presente e il futuro di chi opera verso questa direzione. In questa edizione, inoltre, si è cercato anche di approfondire temi quali parità di genere e destrutturazione degli stereotipi di genere. Sono intervenuti la Dr.ssa Mariangela Garofalo – presidente Associazione culturale Percorsi di Crescita; Valerio Galeotti, CNA Roma, Stefano Bernardini, giornalista, founder del progetto Fai la Differenza, c’è… Il Festival della Sostenibilità; i responsabili dell’impresa sociale per l’inserimento lavorativo di soggetti fragili Kore, rappresentati da Ilaria Marini; la fotografa Francesca Leonardi; la Prof.ssa Orsola Gallo e i ragazzi della IV Liceo Scientifico di Bracciano, che hanno presentato i risultati del progetto “E tu di che genere sei”.


Il giornalista Salvo Cagnazzo ha poi consegnato lo Special Award Uozzart 2024 all’artista Stefano Spolverini per la sua “Antropoplastocene”. A seguire i riconoscimenti ufficiali, divisi tra Appassionati d’Arte e di Riciclo Creativo e Artisti Professionisti. A consegnarli le co-presidenti della giuria qualificata Simona De Santis, giornalista del Corriere della Sera e Alessandra Rossi, giornalista Rai. Per la categoria Artisti Professionisti, primo posto a l’IC Milani di Caivano con il video “Aliens: life from silicon”; secondo e terzo posto, invece, rispettivamente a Stefano Spolverini per la sua “Antropoplastocene” e a Laura Buffa con l’opera “Ufo e getto”. Questi, invece, i vincitori della categoria Appassionati d’Arte secondo la giuria dei social: dal primo al terzo posto, Alessandro Alfano con la foto “In attesa di un futuro sostenibile”; Pietro Garbo con la foto “L’auspicio di pace ed unione racchiusi in un abbraccio che protegge il sole di un tramonto preludio di un’alba di pace”; Roberta Recanatesi con l’opera “Nave spaziale”.

Un francobollo per l’Italia Paese Ospite d’onore alla Buchmesse

Un francobollo per l’Italia Paese Ospite d’onore alla BuchmesseMilano, 17 set. (askanews) – Un francobollo dedicato all’Italia Ospite d’Onore alla Fiera del Libro di Francoforte 2024: si è tenuta nella sede del ministero delle Imprese e del Made in Italy la cerimonia di emissione, si tratta di un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “Le eccellenze del sistema produttivo ed economico”.


Il francobollo, prodotto dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e distribuito da Poste Italiane, ripropone il logo della partecipazione con il motto “Radici nel futuro” e i colori del tricolore rappresentati in un libro aperto da cui nasce un germoglio, simbolo di crescita e in grado di proiettare verso il futuro. Il foglietto ritrae Dante Alighieri e Alessandro Manzoni, due giganti della nostra letteratura nonché ‘padri’ – in epoche diverse – della lingua italiana, impegnati a sorreggere un libro in cui è incastonato il francobollo. L’immagine simboleggia idealmente il collegamento tra due mondi diversi ma non paralleli quando si parla di cultura: passato e futuro. “I francobolli storicamente viaggiano e fanno viaggiare. Per questo sono grato al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato e a Poste Italiane per l’emissione, la produzione e la distribuzione di questo esemplare che conserverà e proietterà nel tempo lo straordinario viaggio dell’Italia Ospite d’Onore alla Buchmesse di Francoforte. Spero che il francobollo dedicato a questa storica partecipazione possa rappresentare un ulteriore invito a scoprire e condividere la bellezza della lettura”, ha dichiarato il commissario straordinario del Governo per il coordinamento delle attività connesse alla partecipazione dell’Italia, quale Paese d’onore, alla Fiera del Libro di Francoforte 2024, Mauro Mazza.


Durante la cerimonia di presentazione sono intervenuti il ministro Adolfo Urso, il commissario straordinario Mauro Mazza, responsabile Marketing della Filatelia di Poste Italiane Poste Italiane Giacomo Pacchioni, il membro del Consiglio di amministrazione dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato Flavia Scarpellini. Presente anche il presidente della commissione Cultura del Senato Roberto Marti. Le conclusioni sono state affidate al ministro della Cultura Alessandro Giuli. La 76esima edizione della Buchmesse di Francoforte si terrà dal 16 al 20 ottobre. Alla partecipazione dell’Italia come Ospite d’Onore stanno collaborando numerose istituzioni e partner, tra cui il ministero della Cultura, il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, il ministero dell’Agricoltura, l’ambasciata d’Italia a Berlino, ICE – Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, il Centro per il libro e la lettura e l’Associazione Italiana Editori che ha curato il programma letterario e professionale.

Chiara Valerio: sono una lettrice, ma non provate a incasellarmi

Chiara Valerio: sono una lettrice, ma non provate a incasellarmiMantova, 17 set. (askanews) – Chiara Valerio è una delle intelligenze della cultura italiana: mobile, scientifica, diretta. Dopo il successo di “Chi dice e chi tace”, torna in libreria per Einaudi un suo romanzo del 2009, “La gioia piccola d’esser quasi salvi”, che era anche sugli scaffali della libreria di Festivaletteratura a Mantova.


“Credo che questo ‘quasi salvi’ al netto del verso di Amelia Rosselli da cui è preso – ha detto la scrittrice ad askanews – significa che si può galleggiare nonostante un sacco di ferite, nonostante un sacco di pesi, nonostante un sacco di zavorre e che la salvezza in fondo non è una cosa per sempre, ci si può salvare per un poco e poi di nuovo tornare a essere non salvati, quindi questo sì. Sono contenta che il libro sia stato ripubblicato adesso, dopo che ‘Chi dice e chi tace’ ha portato Scauri sulla bocca e nei pensieri di un sacco di persone”. Molti lettori portano anche molte attenzioni e le prese di posizione pubbliche di Chiara Valerio sono seguite quanto i suoi libri, da ammiratori e, ovviamente, detrattori. Ma se le chiediamo di dire chi si sente oggi come autrice e come persona, la risposta è da scienziata: “Io purtroppo – ci ha spiegato – di mio rifuggo alle definizioni: tutti quegli anni a studiare matematica pensando che le definizioni ti diano la possibilità di comprendere il mondo, invece ti danno la possibilità di definirlo, e dopo semplicemente questo: di segnare una cinematica, poi una volta che hai segnato i posti, le definizioni danno la possibilità di definirlo un po’ tautologico, però non ti danno la possibilità di comprenderlo, ma in qualche modo di muoverti dentro. Poi la comprensione ha a che fare più con il corpo, con il movimento, con l’incontro con le altre persone… quindi io dalle definizioni sfuggirei sempre, però lettrice me lo tengo come definizione”.


Lettrice, ecco, alla fine, per fortuna, si torna sempre lì, in quello che è uno spazio di libertà estrema, nel quale Chiara Valerio si muove fedele e anarcoide, come Cioran, anche verso se stessa. “L’idea di dover corrispondere a un tema – ha concluso – mi fa inquietudine. A me piace pensare e mi piace pensare di poter cambiare idea; mi piace pensare che non esista una posizione definitiva rispetto a una questione, ma che si possa continuare a discutere; mi piace pensare che ci sia qualcosa, svoltando l’angolo su una concezione per esempio su Virginia Woolf solidissima, che mi viene smentita. Ecco io in fondo cerco la smentita, cercando la smentita non posso godere diciamo delle posizioni di primazia percepita, mitomanica o attribuita che ho”. Le interviste a un certo punto finiscono, ed è giusto così. Però alle volte è davvero un peccato. (Leonardo Merlini)

Il festival di film a Villa Medici, premiate l’inventiva e la poesia

Il festival di film a Villa Medici, premiate l’inventiva e la poesiaRoma, 16 set. (askanews) – Sin dalla sua creazione nel 2021, il Festival di Film di Villa Medici esplora i legami tra cinema e arte contemporanea andando alla scoperta di nuove scritture filmiche. La quarta edizione del festival, che si è svolto tra l’11 e il 15 settembre, è stata animata da uno spirito pionieristico favorendo l’incontro tra una varietà di opere capaci di mettere in discussione, sconvolgere e modificare il nostro rapporto con le immagini ma anche di rinnovarne tutto l’incanto.


Quest’anno, la giuria composta da Clément Cogitore, regista e artista visivo, Vimala Pons, regista teatrale e attrice, e Rasha Salti, curatrice, ricercatrice e scrittrice, ha assegnato due premi. Il Premio Villa Medici per il Miglior Film è andato a ‘Pepe’ (2024, Repubblica Dominicana, Namibia, Germania, Francia) di Nelson Carlo de Los Santos Arias “per la sua originalità, la sua inventiva, la sua capacità di sorprenderci, di perderci e poi di ritrovarci, per la sua incredibile libertà che ci ha commosso tanto quanto ci ha stupito” e il Premio della Giuria a ‘Real’ (2024, Italia, Francia) di Adele Tulli “poiché questo film, come tutti i grandi film, ci lascia con più domande che risposte”. La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali a Familiar Touch (2024, StatiUniti) di Sarah Friedland “per l’impressionante precisione delle sue capacità registiche e la sua presenza accattivante” e a Man Number 4 (2024, Regno Unito) di Miranda Pennell “per la sua ingegnosa trasformazione delle ‘immagini di prova’ in luoghi di riflessione e di empatia, e per la sua poesia ristoratrice”.

Bergamo, “Seven Deaths” di Marina Abramovic da gres art 671

Bergamo, “Seven Deaths” di Marina Abramovic da gres art 671Milano, 13 set. (askanews) – In mostra a gres art la grandezza, la solitudine, il mito, la caducità dell’essere umano. Un percorso che parte dall’installazione cinematografica Seven Deaths che Marina Abramovic ha dedicato a Maria Callas e si sviluppa attraverso 30 lavori recenti e storici, coinvolgendo in un rapporto osmotico anche il giardino con il paesaggio sonoro Tree, presentato per la prima volta al SKC Cultural Centre di Belgrado nel 1972.


All’interno del nuovo centro per l’arte e la cultura di Bergamo, una immersione tra le opere che racconta parte del mondo di una delle più importanti artiste contemporanee, grazie a una serie di parallelismi, richiami e rimandi. Dalle interpretazioni della divina Callas ad alcuni dei grandi temi affrontati da Marina Abramovic. L’esposizione è aperta dal 14 settembre a febbraio 2025. Gres art vuole coniugare bellezza e impatto sociale, sviluppando modelli sostenibili che promuovano il benessere della comunità. Un luogo dove andare, scoprire, sperimentare, stare, nato con un ambizioso progetto di rigenerazione urbana promosso dal Gruppo Italmobiliare con Fondazione Pesenti.


“Seven Deaths si configura come un’esperienza cinematografica immersiva basata su sette morti premature che Marina Abramovic presenta sullo schermo, come colonna sonora sette assoli di Maria Callas. L’installazione manifesta la fascinazione di Abramovic per l’opera e per la Callas in particolare, una passione iniziata durante l’adolescenza a Belgrado. Un viaggio coinvolgente attraverso la vita di una degli artisti più influenti del nostro tempo, abbinato alle arie più famose della Divina; un’esperienza catartica che spinge alla riflessione personale più profonda”, ha detto Karol Winiarczyk, curatore. “Siamo entusiasti di inaugurare gres art 671, nella sua forma definitiva, con Marina Abramovic, artista di fama mondiale che ha sempre posto l’osservatore al centro delle proprie opere e della propria arte. Il nostro polo culturale è nato proprio con l’ambizione di coinvolgere quanto più possibile i visitatori, facendoli interagire con lo spazio e le opere, rendendoli parte attiva del percorso. Dopo la preview in occasione della Capitale Italiana della Cultura 2023, ospitare ora between Breath and Fire significa aspirare ad avere, in un’unica prospettiva, la visione di un’artista straordinaria con la missione di un luogo culturale, un connubio perfetto che ci onora e che certamente saprà suscitare grandi emozioni”, ha aggiunto Roberto Pesenti, presidente di gres art 671.

Mariangela Gualtieri: imparare a memoria e ascoltare il silenzio

Mariangela Gualtieri: imparare a memoria e ascoltare il silenzioMilano, 12 set. (askanews) – “Suggerirei di frequentare i poeti, sia classici che contemporanei, e soprattutto di trovare i propri poeti, quelle voci che per qualche strano motivo ci vengono più vicine e che sembrano scritte per noi e a volte anche sembrano scritte da noi”. Lo ha detto ad askanews Mariangela Gualtieri, una delle più importanti voci della scena poetica italiana e fondatrice del Teatro Valdoca, parlando del valore oggi della parola poetica e del modo nel quale possiamo tenerla viva, pur nel frastuono della società contemporanea. “La differenza sta per me fra la parola della lingua corrente, che è sempre deludente e che non basta mai, e la parola della poesia. Nella poesia la parola si rigenera, si riavvicina al proprio calco d’origine, riprende i propri poteri e non delude”, ha aggiunto.


“Trovare dunque i propri poeti e impararli a memoria – suggerisce Gualtieri -. So che questo può sembrare antiquato, scolastico e pesante. No, è tutt’altro. È un piacere grande avere delle parole decisive a memoria e poterle recitare, condividerle quando se ne presenta l’occasione, e vale il piccolo sacrificio dello studio a memoria”. Ma la parola vive ed esiste, è, in senso filosofico, anche in relazione a ciò che parola non è, e con cui si genera uno scambio. “Credo che anche il silenzio sia un ambito straordinario per preservare la parola – dice ancora la scrittrice -. Il guaio del presente forse non è tanto il sovraccarico, ma proprio la mancanza di silenzio. Il silenzio è per me un pezzo di natura, un pezzo importante nel quale accadono prodigi”. Prodigi che spesso il lettore associa anche ai versi e alle performance di Mariangela Gualtieri, capace di essere parola e corpo, letteratura e vita nello stesso momento, nella stessa fenomenologia della vita. E che, per esempio nella sua recente partecipazione a Festivaletteratura a Mantova, aprono nuove finestre di significato all’idea del rito e del rituale, come del resto possiamo considerare un rituale anche l’imparare a memoria le poesie. “Penso al rito come a una sorta di manovra geometrica, un disegno, acustico nel mio caso, che vorrebbe caricare i simboli. Qui i simboli sono le parole. In questo senso potremmo forse pensare tutta la poesia come rito, perché la poesia rifonda la lingua, ridà potenza alla parola. Vi sono variabili in questa manovra: la parola, appunto, il silenzio, il luogo, chi lo abita, la voce, la strumentazione tecnologica, ecc. Tutto deve essere al meglio affinché accada, al presente, qualcosa, cioè affinché il rito abbia efficacia. Io chiamo questo accadimento ‘incanto fonico’ – una espressione presa da Amelia Rosselli, quasi a dire che attraverso l’udito, i presenti possono abitare uno stato di contemplazione di se stessi e del mondo, in una esperienza che è ad un tempo singolare e comunitaria”.


La poesia di Gualtieri abita il presente, il nostro presente. Eppure sembra impossibile che lo faccia, con quella fragilità che la contraddistingue, che pure è fortissima. E la domanda che mi pongo è proprio su come riesca la parola poetica ad abitare l’oggi. “Ciò che la poesia cambia – risponde la poetessa – è nell’ordine della sottigliezza. Ma la bellezza è questione di sottigliezza, così come lo è la salute o la malattia. Credo che allo stesso modo le persone sensibili della nostra specie siano certamente una minoranza, ma che possano avere una forza positiva di contagio. Per cambiare qualcosa credo sia importante che questi/queste sensibili siano consapevoli dell’importanza del loro fare e che si preparino adeguatamente”. (Leonardo Merlini) Foto di Melina Mulas

Poesia delle immagini in movimento, Ismailova in HangarBicocca

Poesia delle immagini in movimento, Ismailova in HangarBicoccaMilano, 11 set. (askanews) – Una dimensione poetica che sgorga dalle immagini in movimento, dal paesaggio, perfino dall’ambiente postindustriale che accoglie le opere. Che Pirelli HangarBicocca a Milano sia uno spazio potente lo sappiamo da tempo, ma ogni volta è affascinante vedere come le mostre migliori riescano a farlo risuonare in profondità. Accade anche con l’antologica dedicata a Saodat Ismailova, regista e artista uzbeka, cui è dedicata l’esposizione “A Seed Under Our Tongue”, curata da Roberta Tenconi.


“Nei suoi film – ha detto la curatrice ad askanews – utilizza sia suo montato originale, sia materiale d’archivio, in un editing assolutamente libero, con questa immagine di grande poesia, ma che tocca anche temi molto urgenti e attuali.dallo sfruttamento delle risorse ambientali, ma anche dalle imposizioni dei sistemi di potere politici, lei ha vissuto il crollo dell’Unione Sovietica, ma anche tutto il periodo precedente di dominio sulla regione. E sviluppa poi questi grandi narrazioni dei suoi film in sculture e installazioni”. I grandi schermi raccontano l’Asia Centrale, i paesaggi naturali e umani, parlano di una tigre oppure dei fiumi, ma è la stessa forma delle immagini in movimento di Ismailova a conferire una ampiezza monumentale alle storie. “L’Uzbekistan non ha alcun accesso al mare – ci ha spiegato l’artista – dobbiamo attraversare due nazioni e abbiamo una carenza d’acqua molto seria, non sappiamo cosa succederà nei prossimi 50 anni nella regione. Quindi per noi l’acqua è sacra, significa tutto e io credo che questo sia alla base dell’attenzione speciale anche per il corso dei fiumi”.


L’ecologia si fonde con il mito, le istanze contemporanee si ammantano di sfumature leggendarie, questo genera la poesia della mostra, che nasce dalla delicatezza con cui l’artista sa gestire l’apparente contrasto. “Il titolo della mostra – ha aggiunto Tenconi – è anche un po’ la metafora di tutta la mostra, si riferisce a questa leggenda molto diffusa in Asia Centrale di un seme di dattero custodito da un uomo, Arslanbob, un mistico, qualcuno dice per anni, altri per secoli, fino a quando trova un degno successore e lo dona a questa persona e questa persona col seme fonda quella che oggi la foresta di noci che ha il nome di Arslanbob, quindi questa idea anche di una di una trasmissione, ma anche della trasformazione che è insita in qualsiasi sistema che tramanda qualcosa”. “Io sono una filmaker, tutto parte da questo – ha concluso Ismailova – ma ho anche avuto una formazione teatrale e amo lavorare nello spazio. Il mezzo della scultura è sempre legato ai film, non sono sculture in quanto tali, ma si tratta di oggetti che provengono dai miei film”.


Alla fine la mostra potrebbe anche essere considerata una lunga lettera d’amore, forse a una terra, forse alla natura, forse perfino a certa umanità. Non ci sono riposte giuste, per fortuna, ma la sensazione è che un seme sia stato gettato e, da qualche parte, germoglierà. (Leonardo Merlini)

Verso la 24esima Triennale, il primo forum sulle disuguaglianze

Verso la 24esima Triennale, il primo forum sulle disuguaglianzeMilano, 11 set. (askanews) – “È stata una giornata intensa, bellissima, anche perché abbiamo ospitato ospiti straordinari che arrivano da tutto il mondo e che ci hanno aiutato a capire meglio come affrontare un tema importante, direi quasi necessario, ma molto complesso come quello delle disuguaglianze. Disuguaglianze che si manifestano in modi diversi ovunque, nelle differenze tra ricchezza e povertà”, aspettative di vita diverse che ci sono in parti diverse del mondo, a volte anche nella testa città, disuguaglianze relative all’accesso ai servizi, all’accesso all’istruzione, alla scuola per esempio”. Così Stefano Boeri, presidente della Triennale Milano, ha raccontato ad askanews il primo forum dedicato ai temi e alle proposte della 24esima Esposizione Internazionale, dal titolo “Inequalities”.


“Questa mattina – ha aggiunto Boeri – abbiamo avuto una straordinaria introduzione di Richard Sennett, che è uno sociologo tra i più noti nel mondo, e al pomeriggio Tim Ingold, che è forse l’antropologo oggi più quotato ci ha aiutato ad avvicinare il tema delle disuguaglianze dall’altro punto di vista. Però insieme a interventi più teorici abbiamo avuto anche dei pezzi di vita come il racconto fatto da alcuni parenti delle vittime della tragedia della Grenfell Tower di Londra, che è un caso in sé emblematico di disuguaglianze urbane, e il racconto per immagini di Amos Gitai che ci ha portato in quella parte del mondo, penso a Gaza, dove oggi le disuguaglianze si manifestano nella forma di violente omicidi e guerre. Quindi è un tema difficile, bellissimo, importante, necessario e ci stiamo lavorando e abbiamo iniziato oggi”.

Clima, a Londra la mostra fotografica “The Cooling Solution”

Clima, a Londra la mostra fotografica “The Cooling Solution”Roma, 11 set. (askanews) – Esperti ed accademici britannici, e diplomatici di diversi Paesi hanno partecipato all’inaugurazione della mostra fotografica “The Cooling Solution” all’Istituto italiano di Cultura di Londra. Il progetto scientifico, che nasce dalla ricerca dell’economista Enrica De Cian dell’Università Cà Foscari di Venezia, tiene nella capitale britannica la prima tappa del proprio percorso in Europa, proprio a pochi giorni della notizia che l’estate boreale 2024 è stata la più calda di sempre.


Attraverso la fotografia d’autore di Gaia Squarci racconta come persone provenienti da diversi contesti socioculturali, in varie parti del mondo, si adattino a vivere a temperature sempre più alte, senza limitarsi ad utilizzare indiscriminatamente l’aria condizionata. Belle fotografie ed efficaci infografiche offrono un percorso visivo tra Brasile, India, Indonesia e Italia, spiegando in maniera più comprensibile che mai il fenomeno dei riscaldamento globale e la necessità di contrastarlo con strumenti “normali” e non solo energivori come, appunto, l’aria condizionata. “Molte persone – sostiene De Cian – non hanno accesso all’energia per i condizionatori. E poi anche chi se li può permettere si espone a nuove forme di vulnerabilità come quella legata ai prezzi energetici. Chi spende più del 10% del proprio reddito per energia è considerato povero energetico”.


Da qui il bisogno di spiegare, di far “vedere” attraverso la fotografia che una “cooling solution” slegata dall’uso del condizionatore è possibile, e da qualche parte viene già praticata, con risultati che emergono dalle foto di Gaia Squarci, mettendo insieme la creatività espressa dall’arte fotografica e la divulgazione scientifica. “Questa bella mostra – spiega Francesco Bongarrà, direttore dell’Istituto italiano di Cultura di Londra – vuole stimolare la riflessione creare consapevolezza sul riscaldamento globale, uno tra i temi più rilevanti del nostro tempo. Siamo felici che abbia riscosso l’interesse di esperti che vivono a Londra, una città che si considera campione di sostenibilità”. Dopo Londra – resterà aperta fino al 2 ottobre – “The Cooling Solution” verrà esposta allo Zoom Festival di Sauguenay in Canada, per tornare in Italia, a Trani.