Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

All’Aeroporto di Olbia la mostra “La dolce vita di Fellini e Catozzo”

All’Aeroporto di Olbia la mostra “La dolce vita di Fellini e Catozzo”Roma, 5 dic. (askanews) – È stata inaugurata presso l’Artport Gallery e la Sala Arrivi dell’Aeroporto di Olbia la mostra fotografico-documentale La dolce vita di Fellini e Catozzo: tra sogno, magia e realtà, un omaggio straordinario al genio cinematografico di Federico Fellini e al talento innovativo del montatore Leo Catozzo. Ideata e organizzata dall’associazione culturale Il Leone e le Cornucopie, l’esposizione si propone di esplorare aspetti inediti della vita professionale e privata del maestro riminese, intrecciando le sue esperienze artistiche e umane in una narrazione unica.


Presenti al taglio del nastro i direttori artistici Fabio Alescio e Tiziana Biscu, il Ceo di Geasar S.p.A. – Olbia Costa Smeralda Airport Silvio Pippobello, le dirigenti dell’Assessorato al Turismo della Regione Sardegna Alessia Pillai e Valentina Pisano, il figlio di Leo, Alberto Catozzo e Costantino Frontalini, presidente del Museo del Sidecar di Cingoli. Uno degli aspetti più suggestivi della retrospettiva è la sezione dedicata alle motociclette, un tema che attraversa quasi tutta la produzione cinematografica di Fellini. Le due ruote, pur non essendo mai state parte della vita personale del regista, occupano un ruolo simbolico fondamentale nei suoi film, rappresentando libertà, ribellione e modernità. La mostra riunisce nove motocicli originali, accuratamente restaurati dal Museo del Sidecar di Cingoli, che trasportano il visitatore in un viaggio emozionante attraverso la carriera e l’immaginario felliniano.


Tra i pezzi più iconici spicca il motocarro Zampanò, protagonista del capolavoro La Strada (1954), un veicolo spartano che rappresenta il duro e poetico vagabondare del personaggio interpretato da Anthony Quinn. Costantino Frontalini, direttore del museo marchigiano dove sono conservati molti veicoli dei principali film dell’industria cinematografica italiana a soggetto motociclistico, sottolinea la presenza in mostra del veicolo simbolo de La dolce Vita, la vespa sulla quale i paparazzi fuggivano dopo aver immortalato scatti rubati: “il loro era un mestiere in velocità per potersi guadagnar da vivere – afferma – e grazie ad un veicolo come questo, che li facilitava per le due ruote e il cestello posizionato sul manubrio anteriore per riporre la proprio macchina fotografica e il flash, riuscivano a collezionare risultati sorprendenti. Non solo un mezzo di trasporto, quindi, ma un vero e proprio strumento di lavoro”.


In mostra anche l’imponente Harley-Davidson WL 750 di Amarcord (1973), una moto che Fellini trasformò in un archetipo del motociclista, celebrandone il fascino mitologico. Più recente, ma altrettanto significativa, è la Ducati Indiana 650 di La Voce della Luna (1990), ultima opera del regista, dove la moto diventa un’estensione onirica della ricerca di libertà e sogno. Altri mezzi in esposizione includono il sidecar utilizzato in I Clowns (1971), che rievoca il mondo del circo caro al regista, e la Moto Guzzi 500 de La Città delle Donne (1980), simbolo dell’autorevolezza ribaltata in chiave surreale. Ogni veicolo è accompagnato da pannelli esplicativi che raccontano il contesto cinematografico e le modifiche apportate per adattarli alle esigenze dei set, offrendo al pubblico un’esperienza di immersione totale nell’universo felliniano.


La mostra celebra anche il rapporto professionale e umano tra Fellini e Leo Catozzo, montatore di capolavori come La Strada, Le Notti di Cabiria, La Dolce Vita e 8½. In esposizione, alcuni prototipi originali della celebre pressa Catozzo, un’invenzione rivoluzionaria che ha cambiato per sempre il montaggio cinematografico. La “Cabiria” fu utilizzata per la prima volta durante la lavorazione di Le Notti di Cabiria, guadagnando a Leo Catozzo un Oscar Tecnico (Technical Achievement Award) nel 1990. “La mostra testimonia una grande amicizia tra mio padre e Fellini – rivela il figlio di Leo, Alberto Catozzo – e stimola una serie di ricordi della mia infanzia, legati tanto alla sfera affettiva che a quella professionale. Il successo della pressa Catozzo fu infatti rilevante nella realizzazione di due dei capolavori felliniani assoluti, La Dolce Vita e Otto e Mezzo, ma quando per mio padre subentrarono successivamente altre sfide lavorative e lui e Fellini si dovettero allontanare, i rapporti si incrinarono inevitabilmente”. Nell’ambito dell’inaugurazione sono state anche distribuite copie del volume Leo Catozzo. La dolce vita di Fellini e Catozzo, a cura di Silvia Nonnato ed è stato annunciato dagli organizzatori il calendario degli eventi culturali previsti all’interno della mostra: le proiezioni de La dolce Vita e Amarcord, rispettivamente l’11 e 14 dicembre alle ore 20:00, entrambe nella versione restaurata dalla Cineteca di Bologna, e il doppio evento musicale in programma il 16 dicembre a partire dalle ore 21:00, con l’esibizione del maestro Gian Domenico Anellino che eseguirà le più famose colonne sonore del cinema e la performance del Gruppo Gospel di Olbia Movin’on Up Gospel Choir che concluderà la serata con i canti natalizi. La dolce vita di Fellini e Catozzo: tra sogno, magia e realtà sarà aperta al pubblico fino al 31 dicembre 2024, con ingresso libero a tutti.

Dieci anni di Bosco Verticale, Boeri: una energia della città

Dieci anni di Bosco Verticale, Boeri: una energia della cittàMilano, 5 dic. (askanews) – Il Bosco Verticale ha compiuto dieci anni e per l’occasione Rizzoli pubblica un libro dedicato ai due grattacieli verdi progettati da Stefano Boeri e inaugurati a Milano nel 2014. Un’occasione per raccontare l’edificio, ma anche il clima nel quale è nato. “Credo che Milano abbia vissuto negli anni subito precedenti ad Expo, negli anni in cui si è inaugurato il Bosco Verticale – ha detto Boeri ad askanews – una accelerazione portentosa. Operatori pubblici, operatori privati, hanno tirato fuori dal cassetto progetti che erano interrotti, hanno scelto di accelerare i progetti che erano in corso, hanno scelto di riprendere progetti abbandonati e devo dire la città ha fatto in sei anni quello che normalmente una città vede realizzarsi in vent’anni. Il Bosco è stato uno di queste energie che hanno in qualche modo modificato il carattere sia fisico che anche simbolico di Milano”.


In questi dieci anni la sagoma del Bosco è diventata parte della stessa identità di Milano, ne ha modificato il paesaggio, architettonico certo, ma anche sentimentale. Il paesaggio come forma del nostro stare dentro un ambiente. “Io credo che forse la cosa più inaspettata e più interessante del Bosco – ci ha detto ancora l’architetto – sia che il suo paesaggio è cangiante, cioè continua a cambiare e continua a modificarsi nel tempo: cambia colore, cambia forma, perché le piante crescono, le piante cambiano colore, perdono le foglie, riprendono le foglie. E questo ecosistema vivente fa diventare un’architettura che solitamente è una presenza fissa, certo che riflette i colori, le luci, ma che è sostanzialmente statica, la fa diventare un organismo cangiante”. Accanto all’aspetto architettonico, poi, c’è un discorso sociale, c’è il tema di una transizione ecologica che per Boeri deve necessariamente lavorare sulle disuguaglianze, deve essere per tutti, altrimenti non potrà essere reale. “Questo è un punto molto importante, molto delicato – a concluso Stefano Boeri – e nel piccolo della nostra professione di architetti questo è un tema importantissimo. Per questo noi abbiamo lavorato tanto per dimostrare che è possibile realizzare un edificio come il Bosco Verticale anche in condizioni diverse, che un Bosco Verticale può essere accessibile a tutti in affitto, in social housing, come abbiamo dimostrato possibile in Olanda a Eindhoven qualche anno fa. È un tema su cui oggi stiamo ancora lavorando, usando la prefabbricazione, usando il legno, una serie di elementi che migliorano non solo la qualità, non solo la sostenibilità, ma l’accessibilità di questi edifici”.


Si può discutere a lungo su questi aspetti e sulla relazione tra l’architettura e la società, ma è fondamentale che certi temi restino sul tavolo, restino nel dibattito, anche grazie a un progetto come quello del Bosco Verticale. (Leonardo Merlini)

Urban vision compie 20 anni e si trasforma in media company

Urban vision compie 20 anni e si trasforma in media companyRoma, 4 dic. (askanews) – Con un percorso già iniziato attraverso l’acquisizione di testate iconiche come Rolling Stone, ArtNews e l’accordo con Viva El Futbol, Urban Vision dà vita a un network editoriale innovativo che includerà attraverso nuove acquisizioni anche contenuti su lifestyle, economia, e molto altro, con l’obiettivo di raggiungere un pubblico ampio e diversificato. Il vero elemento distintivo del network Urban Vision, sarà un nuovo inedito canale di comunicazione urbano: le strade e le piazze delle città. I contenuti editoriali non solo raggiungeranno i lettori tramite i tradizionali mezzi di comunicazione, ma anche attraverso impianti digitali urbani che porteranno l’informazione direttamente nelle principali città italiane, creando un dialogo costante tra i cittadini e i contenuti.


Urban Vision, pioniera nei progetti di comunicazione urbana, maxi digital outdoor e nel fundraising per il recupero del patrimonio artistico, celebra oggi 20 anni di successi, segnati da un costante processo di innovazione. Dal 2004, Urban Vision ha investito nel restauro di 396 opere d’arte e monumenti storici, finanziati con il contributo di fondi privati per un valore complessivo di 298 milioni di euro, contribuendo in modo significativo alla preservazione e valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Grazie a un approccio innovativo, l’azienda ha saputo coniugare l’arte, la cultura e il business, trasformando il restauro in un’opportunità per promuovere il patrimonio nazionale. Tra i restauri più significativi realizzati da Urban Vision, spiccano quelli del Duomo di Milano, del Colonnato di San Pietro e della Fontana della Barcaccia, simboli di un impegno costante nella cura e valorizzazione del nostro patrimonio storico.


Urban Vision si è inoltre distinta per il suo approccio innovativo all’arredo urbano. Il concetto di “spazio pubblico” è diventato un veicolo di comunicazione per i brand, ma anche uno strumento per arricchire l’esperienza della città. Progetti di arredo urbano come le cabine digitali in collaborazione con TIM e gli impianti LED interattivi sono solo alcune delle iniziative che hanno reso Urban Vision un punto di riferimento per l’integrazione di estetica e funzionalità nelle città italiane.in media comp Oggi, dopo due decenni di successi nel restauro e nella valorizzazione del patrimonio, Urban Vision intraprende una nuova evoluzione, trasformandosi in una media company. Il network di Urban Vision si distinguerà per un linguaggio innovativo, fatto di reel, di contenuti visivi che coniugano informazione ed immediatezza. Un approccio che intende rendere l’informazione più accessibile e coinvolgente, portando la comunicazione direttamente al pubblico, ovunque si trovi. “Il nostro network è un punto di svolta per l’editoria,” afferma Gianluca De Marchi CEO di Urban Vision: “Non vogliamo solo informare, ma connettere, coinvolgere e rendere l’informazione parte integrante della vita urbana. Con l’unione di contenuti di qualità assoluta, impianti digitali e un linguaggio innovativo, stiamo creando una nuova forma di comunicazione editoriale”


Con questa trasformazione, Urban Vision consolida il suo ruolo di leader nella comunicazione urbana e si prepara a ridefinire le frontiere tra sponsorizzazione del patrimonio, comunicazione digitale e contenuti editoriali. L’azienda punta a sviluppare un modello integrato che valorizzi l’arte e la cultura, creando nuove esperienze per i cittadini e offrendo nuove opportunità per i brand. Un futuro in cui l’innovazione e la conservazione del patrimonio culturale camminano fianco a fianco, generando valore per la comunità e per il mondo delle imprese.

Cultura, BIPM: Italia adempia ai doveri dettati dalle Convenzioni Unesco

Cultura, BIPM: Italia adempia ai doveri dettati dalle Convenzioni UnescoRoma, 4 dic. (askanews) – Rafforzare la consapevolezza nelle Istituzioni e nella società civile del valore culturale, storico e anche economico generato dal patrimonio di Beni Unesco presente nel nostro Paese. È questo l’obiettivo dell’assemblea promossa dall’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale, realtà nata nel 1997 che oggi riunisce più di 50 Enti responsabili della gestione dei Beni italiani iscritti nella World Heritage List. L’incontro si è tenuto ieri mattina presso la sala Spadolini del Ministero della Cultura a Roma ed ha visto la partecipazione di Sindaci, Amministratori locali e associati di tutta Italia.


Il nostro Paese può vantare il primato assoluto con ben 60 siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale dall’UNESCO: monumenti, centri storici, parchi archeologici e naturali, luoghi ai quali viene riconosciuto di essere uniche, eccezionali testimonianze del percorso dell’essere umano sulla Terra. “Essere insigniti del titolo di ‘Patrimonio Mondiale’ è un grande onore ma, al tempo stesso, costituisce un onere, una responsabilità che ricade sullo Stato e sulle amministrazioni locali che hanno necessità di fare rete e di trovare supporto dalle Istituzioni centrali per tutto ciò che attiene la manutenzione e la valorizzazione di questi luoghi”, ha detto Alessio Pascucci, presidente di BIPM.


Nel corso dell’assemblea, aperta dall’intervento di Emilio Casalini, giornalista e conduttore di “Generazione Bellezza” su Rai Tre, è stato presentato il progetto relativo ad un grande evento da tenersi il prossimo 6 febbraio 2025 a Roma, dal titolo “Incontri e Territori. Designazioni UNESCO a confronto”, da realizzarsi anche grazie al contributo del Ministero della Cultura. “Vogliamo accendere un faro sulla necessità di costruire una nuova consapevolezza dei valori relativi al Patrimonio Mondiale. Chiediamo a tutte le Istituzioni di cogliere questa occasione per l’Italia per poter adempiere al meglio alle opportunità e ai doveri legati alle Convenzioni internazionali dell’UNESCO, in particolare alla Convenzione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale”, ha aggiunto Pascucci. Per Carlo Francini, coordinatore scientifico di BIPM, “la conservazione e la valorizzazione dei patrimoni mondiali deve essere ricentrata attraverso il contributo che possono offrire gli Amministratori dei territori che li ospitano. È questo il lavoro che l’Associazione intende portare avanti, perché soltanto un territorio consapevole del patrimonio mondiale può fornire le indicazioni utili per una gestione corretta, capace di favorire la convivenza e lo sviluppo sotto tutti i punti di vista”.

Biennale Arte 2026, Koyo Kouoh nominata direttrice

Biennale Arte 2026, Koyo Kouoh nominata direttriceMilano, 3 dic. (askanews) – Il Cda della Biennale di Venezia si è riunito martedì 5 novembre e, su proposta del presidente Pietrangelo Buttafuoco, ha deliberato di nominare Koyo Kouoh direttrice del Settore Arti Visive, con lo specifico incarico di curare la 61esima Esposizione Internazionale d’Arte nel 2026.


Koyo Kouoh, di cittadinanza camerunese e svizzera, è dal 2019 Direttrice Esecutiva e Chief Curator dello Zeitz Museum of Contemporary Art Africa (Zeitz MOCAA) a Città del Capo, in Sudafrica. È stata Direttrice Artistica fondatrice di RAW Material Company, un centro per l’arte, la conoscenza e la società a Dakar, Senegal. Ha fatto parte del team curatoriale di documenta 12 (2007) e documenta 13 (2012). Nel 2020 ha ricevuto il Grand Prix Meret Oppenheim, prestigioso premio svizzero che riconosce successi nei campi dell’arte, dell’architettura, della critica e delle esposizioni. Vive e lavora tra Città del Capo, Sudafrica; Dakar, Senegal; Basilea, Svizzera. “La nomina di Koyo Kouoh alla direzione artistica del Settore Arti Visive – ha spiegato il presidente Buttafuoco – è la cognizione di un orizzonte ampio di visione nel sorgere di un giorno prodigo di parole e occhi nuovi. Il suo sguardo di curatrice, studiosa e protagonista nella scena pubblica incontra, infatti, le intelligenze più raffinate, giovani e dirompenti. Con lei qui a Venezia, La Biennale conferma quel che da oltre un secolo offre al mondo: essere la casa del futuro”.


“L’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia – ha commentato Koyo Kouoh – è da oltre un secolo il centro di gravità dell’arte. Artisti, professionisti dell’arte e dei musei, collezionisti, galleristi, filantropi e un pubblico in continua crescita si riuniscono in questo luogo mitico ogni due anni per cogliere il battito dello Zeitgeist. È un onore e un privilegio unici seguire le orme degli illustri predecessori nel ruolo di Direttore Artistico e creare una mostra che spero possa avere un significato per il mondo in cui viviamo attualmente e, cosa più importante, per il mondo che vogliamo costruire. Gli artisti sono i visionari e gli scienziati sociali che ci permettono di riflettere e proiettare in modi che solo questa professione consente. Sono profondamente grata al Consiglio di amministrazione della Biennale e in particolare al suo presidente, Pietrangelo Buttafuoco, per avermi affidato questa missione così importante e non vedo l’ora di lavorare con l’intero team”. Koyo Kouoh ha organizzato mostre significative come Body Talk: Feminism, Sexuality and the Body in the Works of Six African Women Artists, presentata per la prima volta a Wiels a Bruxelles, in Belgio, nel 2015. Ha curato Still (the) Barbarians, la 37a edizione di EVA International, la Biennale d’Irlanda a Limerick nel 2016 e ha partecipato alla 57a Carnegie International a Pittsburgh, Pennsylvania, Stati Uniti, con il progetto espositivo ampiamente documentato Dig Where You Stand (2018), una mostra nella mostra, tratto dalle collezioni dei Carnegie Museums of Art and Natural History. Ha curato il Programma Educativo e Artistico di 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra e New York dal 2013 al 2017. È stata l’iniziatrice del progetto di ricerca Saving Bruce Lee: African and Arab Cinema in the Era of Soviet Cultural Diplomacy, co-curato con Rasha Salti presso il Garage Museum of Contemporary Art a Mosca, Russia, e la Haus der Kulturen der Welt a Berlino, Germania (2015-2018).


Attiva nel campo critico della comunità artistica in una prospettiva panafricana e internazionale, Kouoh vanta una lunga lista di pubblicazioni, tra cui When We See Us: A Century of Black Figuration in Painting (2022), uscito in occasione della mostra omonima aperta al Zeitz MOCAA nel novembre 2022; Shooting Down Babylon (2022), la prima monografia sull’opera dell’artista sudafricana Tracey Rose; Breathing Out of School: RAW Académie (2021); Condition Report on Art History in Africa (2020); Word!Word?Word! Issa Samb and The Undecipherable Form (2013); e Condition Report on Building Art Institutions in Africa (2012), per citarne alcune. Dal 2013 al 2017 ha ricoperto il ruolo di Curatrice del Programma Educativo e Artistico della 1-54 Contemporary African Art Fair a Londra e a New York, la prima e unica fiera internazionale d’arte dedicata all’arte contemporanea africana e alla sua diaspora. Durante il mandato allo Zeitz MOCAA, il suo lavoro curatoriale si è concentrato su mostre personali approfondite di artisti africani e di discendenza africana. In questo contesto, ha organizzato mostre con Otobong Nkanga, Johannes Phokela, Senzeni Marasela, Abdoulaye Konaté, Tracey Rose e Mary Evans.

Se il mare diventa il cielo: Adrian Paci cambia il Mudec

Se il mare diventa il cielo: Adrian Paci cambia il MudecMilano, 3 dic. (askanews) – Il mare, nella sua tragica potenza, diventa un grande cielo nello spazio dell’Agorà de Mudec di Milano, un luogo architettonicamente simbolico che ora Adrian Paci, uno degli artisti più consapevoli della scena contemporanea, ha trasformato in una sorta di visione sul Mediterraneo. “Ho immaginato un intervento che potesse emergere da questo spazio – ha detto Paci ad askanews -. Ovviamente è uno spazio bello, ha un design di alto livello, e pensavo come il mio intervento nello stesso tempo potesse essere aderente, ma anche potesse spostare qualcosa, potesse portare a questa bellezza una scossa. E proprio venendo a vedere questo spazio mentre salivo le scale, ho immaginato questa vetrata come se fosse il fondo di un mare e queste finestre come se fossero dei contenitori di storie tragiche che spesso questi mari contengono”.


L’installazione è notevole, cambia radicalmente le condizioni percettive del luogo e apre spazi di pensiero. Ci parla del dramma dei naufragi senza fine, ci parla del ruolo dell’informazione – perché le immagini di onde sono tutte riprese dai quotidiani che le hanno utilizzate per descrivere le notizie delle morti in mare – ma ci parla anche dei nostri sentimenti di fronte alla difficile maestosità delle acque, oltre che dei modi diversi in cui si può guardare a una stessa storia. “Qui siamo di fronte all’evocazione, l’evocazione di storie tragiche – ha aggiunto l’artista albanese -. Però sono anche tutte storie di speranza, dietro tutte queste migliaia di morti c’è comunque una grande speranza, cioè questo mare da queste persone è visto come un grande luogo di speranza. Ecco, in qualche modo non vorrei mai che perdessimo questo orizzonte nel guardare il mare, anche come un territorio che collega le terre, non soltanto che le separa”.


Basta poco per instillare un dubbio, oppure per scardinare perfino la retorica più solidale: perché questo dovrebbe fare l’arte, ossia guardare alle diverse prospettive in modo anche scomodo, ma senza perdere un’idea di tenerezza e cercando così di abbracciare più mondo possibile. Il lavoro di Adrian Paci lo fa ed è proprio per questo che resta così forte e impegnato. L’installazione “Il vostro cielo fu mare, il vostro mare fu cielo”, anticipa la mostra dedicata a tema del viaggio che il Mudec ospiterà nel 2025.

Libri, esce “Oltre il Maskio” di Alessandro Cardente

Libri, esce “Oltre il Maskio” di Alessandro CardenteRoma, 2 dic. (askanews) – Si terrà il 5 dicembre, a Roma, la presentazione del libro di Alessandro Cardente, edito da Koinè Nuove Edizioni, un’opera unica nel suo genere, dedicata agli uomini e incentrata sull’importanza di una nuova consapevolezza maschile.


Alla presentazione interverranno Simona Izzo, regista e scrittrice, che ha scritto una delle prefazioni; Fabio Torriero, autore e docente presso l’Università Lumsa; Smilja Janjatavic, psicoterapeuta; Nadia La Bella, blogger, che leggerà alcuni frammenti del libro e Antonella Gurrieri, giornalista Rai 3, che modererà tutta la presentazione. L’opera di Alessandro Cardente rappresenta un appello accorato rivolto agli uomini per sensibilizzare la comunità maschile su temi fondamentali come l’emancipazione maschile e la necessità di un impegno condiviso nella lotta contro la violenza di genere e il femminicidio. Il libro propone una riflessione profonda su una nuova “alleanza tra Uomini e Donne”, basata sull’empatia e sulla comprensione reciproca. Evidenza anche un’analisi della violenza in tutte le sue forme, con un focus particolare sulla violenza di genere, per comprendere le sue dinamiche e le sue devastanti conseguenze. Attraverso una prospettiva critica e ben documentata, l’autore esplora vari tipi di violenza, dal bullismo al fenomeno delle baby-gang all’uso delle armi, fino alla violenza diretta, strutturale e culturale.


La narrazione si sviluppa in diversi capitoli, ognuno dei quali affronta un aspetto specifico del problema. Si parte da un’analisi generale, per poi focalizzarsi sulla violenza di genere, esplorando le sue radici, le sue manifestazioni e le narrazioni mediatiche che spesso ne distorcono la percezione.Vengono analizzati casi di cronaca italiana e criticati i riferimenti giornalistici errati che minimizzano o romanticizzano la violenza stessa. Un capitolo è dedicato all’emancipazione maschile in Italia, sfatando i luoghi comuni sull’essere maschio e femmina e proponendo nuovi modelli di mascolinità. L’autore invita i lettori a rifiutare gli stereotipi di genere, promuovendo una riflessione critica sui ruoli di genere e incoraggiando un cambiamento verso una società più equa ed inclusiva. Conclude il libro una sezione di appendici, che include un glossario dei termini chiave e una bibliografia di riferimento, per coloro che desiderano approfondire ulteriormente i temi trattati o anche per chi, desidera essere “recuperato dalla violenza”. 


L’autore lancia inoltre una proposta concreta alla politica: l’introduzione di due ore settimanali dedicate all’empatia nelle scuole, come strumento educativo per promuovere il rispetto e la consapevolezza di sé e dell’altro. In occasione dell’uscita del libro, il 20 novembre scorso, la prima copia è stata consegnata a Papa Francesco durante un’udienza, sottolineando l’importanza del messaggio universale di solidarietà e cambiamento che l’opera intende diffondere. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

Rai Libri presenta “Fantasanremo”, l’activity book ufficiale

Rai Libri presenta “Fantasanremo”, l’activity book ufficialeRoma, 2 dic. (askanews) – Rai Libri presenta “Fantasanremo”, nelle librerie e negli store digitali dal 4 dicembre.


Trasferire lo spirito giocoso del FantaSanremo dal digitale al cartaceo. È questa la sfida di Rai Libri con “FantaSanremo – L’activity book ufficiale”, il FantaLibro di giuochi del fantasy game basato sul Festival con enigmi, labirinti, quiz e curiosità che permetteranno ai lettori-giocatori di divertirsi, svagarsi e partecipare, proprio come nel FantaSanremo, a una FantaSfida con bonus e malus abbinati a ciascun gioco presente nel libro, realizzando così un punteggio totale da confrontare con quello di amici, parenti e perfetti sconosciuti con l’obiettivo di conquistare l’ambitissima Gloria Eterna Cartacea. Al suo interno i giuochi da risolvere sono infatti 75 come le edizioni del Festival della Canzone Italiana, compresa la prossima, divisi in cinque capitoli o per meglio dire “serate”, come quelle della kermesse sanremese, con difficoltà crescente e con differenti tematiche. Dopo aver individuato le diverse tipologie di giuochi da inserire gli autori li hanno adattati agli elementi che caratterizzano il Festival di Sanremo. Sono andati quindi a spulciare l’archivio tra artisti e presentatori, co-conduttrici e direttori di orchestra e tanto altro ancora.


All’interno dell’activity book sono ripercorsi anche alcuni dei momenti epici dell’ultimo quinquennio di Festival e FantaSanremo, con aneddoti, curiosità e dietro le quinte esclusivi di ciascuna edizione. Per i lettori-giocatori che lo desiderano c’è poi la possibilità di vivere un’esperienza in puro stile FantaSanremo partecipando alla FantaSfida. Ci saranno quindi bonus e malus applicati ai propri risultati nei giuochi, tabella Var per annotare il punteggio parziale di serata, il Jolly da utilizzare una sola volta per consultare la soluzione di un giuoco che non si riesce a risolvere e degli easter egg nascosti in alcuni giuochi del FantaLibro che, se individuati, regaleranno punti extra. Tramite il libro ci sarà inoltre l’opportunità di coniugare l’esperienza cartacea offline a quella online del prossimo FantaSanremo con un collegamento esclusivo all’App dell’edizione 2025 del fantasy game.

L’architetto danese Bjarke Ingels guest editor di Domus per il 2025

L’architetto danese Bjarke Ingels guest editor di Domus per il 2025Milano, 2 dic. (askanews) – I dieci numeri di Domus 2025 porteranno la firma di Bjarke Ingels. Sarà lui il nuovo guest editor internazionale, l’ottavo dei dieci previsti dal progetto editoriale 10x10x10 ideato, in vista del centenario del mensile, dal presidente di Editoriale Domus, Giovanna Mazzocchi.


Dopo l’inaugurazione con Michele De Lucchi (2018), nel 2019 ci fu Winy Maas a cui seguì la guest editorship di David Chipperfield (2020), Tadao Ando (2021), Jean Nouvel (2022), Steven Holl con Toshiko Mori (2023) e Norman Foster nel 2024. “All’alba del 2025 la nave di Domus inizia a intravedere in lontananza i profili della sua destinazione, i 100 anni di vita. Dal 1928 s’interroga sulle sfide del presente attraverso l’architettura, il design, l’arte, la vita associata. Sfide sempre nuove, sempre più complesse e, spesso, ormai paradossali. Per questo abbiamo pensato a Bjarke Ingels, personaggio di cultura, visioni e ambizioni globali guidate da un approccio postideologico e postmoderno, con una capacità immaginifica e, come dice lui, ‘ossimorica’, rigorosamente tradizionale e insieme sovversiva” spiega il Cavaliere del lavoro Giovanna Mazzocchi.


Nato a Copenaghen cinquanta anni fa, Ingels è il fondatore dello studio architettonico Bjarke Ingels Group (BIG) con sede a Copenaghen e New York. Nel suo percorso molteplici premi e riconoscimenti e un elenco di progetti – da CopenHill, la centrale elettrica della sua città trasformata in pista da sci, a VIA 57 West, il grattacielo piramidale che ridisegna lo skyline di New York, alle colonie lunari immaginate per NASA – che lo hanno consacrato un’archistar globale. Il suo è un approccio energico ed ottimista, aperto e costruttivamente critico. “Un pensare in grande” che partendo dalla conoscenza della pratica progettale ha l’obiettivo di condividere pensieri e visioni per creare un futuro migliore. Come lui stesso annuncia nel manifesto d’intenti scritto per presentare l’inedita curatela, la sua Domus 2025 sarà “un’odissea materiale”: “Vogliamo intraprendere un’odissea nel mondo materiale. Iniziando dalla roccia solida, per finire con un flusso di elettroni. Pietra, terra, cemento, vetro, legno, metallo, piante, plastica, risorse, digitale. Speriamo di tornare alla natura materiale fondamentale di ciò che facciamo. A differenza di altre forme d’arte, l’architettura non riguarda la rappresentazione, ma l’accoglienza. Non si riferisce alla vita, ma le fa spazio. Non discute il mondo, ma lo produce. Sulle pagine di Domus troverete, fianco a fianco, la tradizione e l’avanguardia, artigiani e tecnofili, l’ornamentale e l’austero, l’espressivo e il tettonico, il globale e il locale, il pragmatico e l’utopico. Idee conflittuali, unite dalla materia”.


Un ribaltamento del tradizionale significato di “materialismo”, che si allontana dai luoghi comuni e dall’interpretazione più negativa, associandosi invece all’immagine di chi plasma la realtà e traduce la visione in materia. “L’architettura è la materializzazione del pensiero. Un ponte teso tra l’immaginazione e il mondo fisico, tra il sogno e la concretezza del vivere. La società è tutta fatta di questi processi immateriali, strutture immateriali, sociali, politiche ed economiche, che non sono tangibili. Il compito dell’architetto è capire quale sia il flusso di persone, delle relazioni tra i diversi. Devi comprendere l’istruzione se stai progettando un’università, la sanità se stai facendo un ospedale, la mobilità se stai facendo una piazza. Ecco, se stai facendo bene il tuo lavoro finisci per disegnare i contorni di queste strutture invisibili di processi, quindi in ogni caso manifesti, rendi materiale ciò che è astratto” spiega Bjarke Ingels nell’intervista esclusiva rilasciata a Walter Mariotti, direttore editoriale del sistema Domus e pubblicata nella speciale monografia allegata omaggio al mensile di dicembre che, come prassi, presenta il guest editor in arrivo. Come per gli anni precedenti, sarà proprio Walter Mariotti a coordinare la guest editorship internazionale giunta all’ottavo passaggio di testimone, che commenta così il nuovo corso del giornale: “Bjarke Ingels è uno dei grandi, originali, anticonformisti talenti del nostro tempo che ha saputo offrire al mondo dell’architettura ma anche delle idee, della società globale, della tecnologia che guarda lo spazio soluzioni a cui nessuno era arrivato. Per questo oltre che un archistar è considerato un opinion maker, oltre che un architetto unanimemente riconosciuto, perché le sue opere interrogano il senso profondo della contemporaneità lasciando aperti spazi d’interpretazione, spesso discordanti. Questi spazi sono il senso stesso dell’opera, d’architettura o d’arte non fa differenza, chiamata a fornire risposte riformulando il senso delle domande. Con lui a Domus, il 2025 si presenta come una vera, grande avventura”.


Il primo numero di Domus 2025 firmato Bjarke Ingels uscirà a gennaio.

”Il Giubileo a Roma”, libro-guida al pellegrinaggio nell’Anno Santo

”Il Giubileo a Roma”, libro-guida al pellegrinaggio nell’Anno SantoRoma, 2 dic. (askanews) – Esce un’agile guida per vivere al meglio l’Anno Santo alle porte. TS Edizioni pubblica, anche in versione e-book, “Il Giubileo a Roma. Guida al pellegrinaggio”, a cura di Roberta Russo.


“Il Giubileo di Roma 2025 – scrive l’autrice – rappresenta un evento straordinario per la comunità cattolica e per tutti coloro che desiderano vivere un’esperienza spirituale unica nel suo genere. Celebrato ogni 25 anni, il Giubileo è un anno santo indetto dal Papa, durante il quale i fedeli sono invitati a compiere pellegrinaggi, partecipare a celebrazioni liturgiche e ottenere indulgenze. Il Giubileo di quest’anno sarà ancora più speciale, poiché si terrà in un mondo che cerca speranza, pace e unità, immerso nelle sfide globali della modernità”. Roma, cuore della cristianità, sarà il centro di questo evento, accogliendo milioni di fedeli da tutto il mondo. Le grandi basiliche – San Pietro, San Giovanni in Laterano, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore – saranno le mete principali dei pellegrini, che potranno attraversare le Porte Sante, simbolo dell’entrata in una nuova vita di grazia. Oltre agli eventi religiosi, il Giubileo sarà anche un’occasione per scoprire la ricchezza storica, artistica e culturale di Roma.


Sarà possibile esplorare luoghi iconici come il Colosseo, i Fori Imperiali, i Musei Vaticani, mentre la città si prepara con eventi culturali, mostre e incontri ecumenici che coinvolgeranno credenti e non credenti. “Il Giubileo ha un impatto profondo sulla vita dei cattolici – osserva Roberta Russo -, offrendo un’occasione per riflettere sulla propria fede e rinnovare l’impegno spirituale. Promuove la riconciliazione con Dio e con il prossimo, attraverso il perdono e la carità. Le opere di misericordia, sia corporali che spirituali, diventano centrali durante questo periodo, e spronano i fedeli a vivere concretamente il messaggio cristiano. Nel corso della Storia, i Giubilei hanno spesso rispecchiato le sfide e le speranze del loro tempo. Il Giubileo del 2000, per esempio, è stato un evento di portata mondiale che ha segnato l’inizio del terzo millennio, focalizzandosi sulla pace e l’unità tra i popoli. I pellegrinaggi a Roma hanno visto nei secoli la partecipazione di milioni di fedeli da tutto il mondo testimoniando la universalità della Chiesa”.


Con grande sintesi questa guida offre una grande varietà di contenuti: Che cos’è il Giubileo; le sue origini bibliche; il Giubileo nella tradizione cristiana; il significato religioso, etico e spirituale; le celebrazioni e i riti; i Giubilei cristiani nella Storia… e per l’Anno Santo 2025: Bolla di indizione, logo, sito, preghiera e inno ufficiali; l’apertura della Porta Santa; il Calendario del Giubileo 2025. Prosegue quindi con le informazioni pratiche: il Centro Pellegrini e l’Info Point, il visto, la carta del pellegrino, la app IUBILAEUM25; e ancora, pagine sulla spiritualità del pellegrinaggio; cammini e itinerari giubilari in Roma; le chiese giubilari; pagine spirituali; preghiere. Per vivere al meglio l’Anno Santo, tutte le informazioni necessarie, i consigli pratici per il viaggio e la partecipazione agli eventi, i suggerimenti per esplorare la Città Eterna e le sue meraviglie spirituali e culturali.