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Libri, esce “Il ritorno delle Amazzoni” di Antimo Manzo

Libri, esce “Il ritorno delle Amazzoni” di Antimo ManzoRoma, 30 nov. (askanews) – Come se la caverebbero le donne se un giorno, all’improvviso, tutti gli uomini scomparissero misteriosamente dalla Terra? Come affronterebbero le novità e le difficoltà di questa nuova realtà? Prova a dare una risposta Antimo Manzo ne ‘Il ritorno delle Amazzoni’, un racconto distopico, pubblicato da Colonnese Editore, che ha il merito di esplorare con ironia, arguzia e leggerezza il tema sempre attuale del ruolo e dell’importanza delle donne, della loro capacità di trovare soluzioni anche nelle situazioni più impreviste ed imprevedibili, del rapporto tra uomini e donne.


Nel mondo tutto femminile che immagina Manzo, le donne se la cavano benissimo, innovando, assicurando la continuità della vita quotidiana, migliorando le relazioni, tanto che quando dopo anni si prospetta la possibilità di un ritorno degli uomini (e si comprende cosa gli era accaduto) sorge il dubbio: che fare? E la risposta è affidata a un referendum: saranno le donne a decidere. Il libro è stato presentato a Roma, al Chorus Cafè. Oltre all’autore, una vita spesa tra sindacato e politica, sono intervenuti volti noti della tv come Fabio Canino, che ha moderato l’incontro, Tiberio Timperi e Daniela Ferolla, lo psichiatra Emanuele Caroppo, il giornalista e scrittore Fabrizio Corgnati, la life coach Susanna Maurandi. Presentazione affidata all’avvocato Bartolomeo Giordano, mentre l’attrice Claudia Potenza ha letto alcuni brani del libro. Ne è scaturito un incontro molto partecipato e ricco di spunti.


“L’idea di questo racconto – ha spiegato Antimo Manzo – è nata dalla mia stanchezza rispetto al dibattito continuo su un tema serissimo, quello sul rapporto tra uomo e donna. Un dibattito fatto purtroppo più di esasperazioni e strumentalizzazioni che di confronto. Perciò ho trovato la soluzione: azzeriamolo. Ho immaginato così una situazione paradossale, e il messaggio di fondo che ho voluto dare è che due sono i requisiti fondamentali alla base di ogni rapporto: la comprensione e il rispetto”. Per Fabio Canino ‘Il ritorno delle Amazzoni’ “va letto perché i racconti distopici, come questo, fanno vedere un mondo diverso da quello in cui viviamo. Attraverso l’ironia, il libro fa capire cosa vogliamo e cosa non vogliamo”. Secondo Emanuele Caroppo, la “domanda che scaturisce dal libro è soprattutto una: che fine farebbe l’amore in un mondo di sole donne?”.


Bartolomeo Giordano, da avvocato ha osservato: “Leggendo il libro, mi ha colpito molto è che senza gli uomini finiscono le guerre: vuole dire che sono gli uomini a determinare una maggiore conflittualità?”. No alle quote rosa da Tiberio Timperi: “Io vorrei le quote grigie, dove il grigio è quello della materia grigia, cioè il cervello. Bisogna lasciare il mondo alle persone competenti”. Per Fabrizio Corgnati “il messaggio che esce dal libro è che uomini e donne non possono e non devono essere nemici”. Daniela Ferolla ha sottolineato la necessità che “le donne facciano squadra”. Per Susanna Maurandi, “il libro dimostra che se arriviamo all’emergenza, riusciamo poi a risolvere le cose. Ma non dobbiamo arrivare all’emergenza per cambiare”.


L’incontro si è chiuso come il finale del libro, con un referendum riservato alle sole donne in sala, cui è stato chiesto di votare sul sì o sul no al ritorno degli uomini. Hanno vinto i sì: 36 a 18.

Esce guida Ristoranti cooperativi, quando riscatto parte dalla cucina

Esce guida Ristoranti cooperativi, quando riscatto parte dalla cucinaRoma, 27 nov. (askanews) – «Una guida per raccontare 109 ristoranti cooperativi, storie di piatti e di cucina, di persone e di luoghi, di tradizioni e di comunità, ma anche di reinserimento lavorativo, di riscatto che diventa speranza, lavoro che diventa sviluppo personale ed economico» lo dice Fabiola Di Loreto direttore generale di Confcooperative presentando “Il Gusto della Cooperazione” la prima guida ai ristoranti gestiti da cooperative promossa da Confcooperative FondoSviluppo e realizzata dall’editore Pecora Nera.


Dimmi dove mangi e ti dirò chi sei. La scelta di dove consumare i pasti è intrisa di un senso che va ben oltre il richiamo della gola: 109 ristoranti cooperativi che custodiscono valori, persone, luoghi, tradizioni, comunità, esperienze di vita che rendono questo nostro Paese capace di generare quel cambiamento necessario verso uno sviluppo sostenibile e accessibile a tutti. La guida – informa una nota – è organizzata per regioni, partendo dal nord per arrivare al sud e alle grandi isole. Ogni regione è rappresentata almeno da un ristorante cooperativo, raccontato in ampie schede in cui emergono le sue peculiarità, la storia che c’è dietro, l’offerta gastronomica, oltre a tutte le informazioni utili al lettore. Un viaggio lungo la Penisola che speriamo possa dare sostegno a questi imprenditori eroici.


L’idea di una guida dedicata ai ristoranti a gestione cooperativa nasce dall’incontro negli anni con le tante realtà che, in ciascuna regione d’Italia, hanno dato vita a luoghi dove il mangiare si lega con il territorio, con le comunità locali, con le produzioni tipiche e con progetti di inserimento lavorativo e di emancipazione sociale. Quando si decide di mangiare in uno dei tanti ristoranti gestiti da una cooperativa ci si predispone anche ad ascoltare una storia, a vivere una emozione, a comprendere meglio un progetto di vita.


«La scoperta dei tanti ristoranti in Italia, che sono nati dal desiderio di valorizzare persone, luoghi, prodotti e ricette, restituisce la dimensione di quanto cooperare possa generare valore e creare opportunità di crescita e sviluppo. Al viaggiatore che vorrà seguire questa guida, a coloro che vorranno andare a scoprire i ristoranti della guida, a chi avrà la curiosità di sperimentare e conoscere, consigliamo – conclude Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – di immergersi totalmente nella dimensione di valore del progetto e di assaporare con tutti i sensi per cogliere ogni sapore, esaltando il senso del gusto e del bello che ogni singola storia ci offre».

Libri, esce “La tv da sfogliare” a cura di Guido Barlozzetti

Libri, esce “La tv da sfogliare” a cura di Guido BarlozzettiRoma, 27 nov. (askanews) – Rai Libri presenta “La Tv da sfogliare” a cura di Guido Barlozzetti.


Quarant’anni fa nasceva il servizio di teletext della Rai, il Televideo, che a partire dal 1984 portò nelle case italiane una vera e propria rivoluzione nel modo di fruire la televisione offrendo un servizio consultabile in tempo reale che dava all’utente la possibilità di scegliere. Il Televideo, che ha anticipato quello che sarebbe poi stata la rete, portando per la prima volta in televisione l’interattività, puntò da subito sul servizio basico di informazione: la notizia viene data e confezionata al modo di un’agenzia, mantenendone per quanto possibile “l’oggettività”. Seppur molte cose siano cambiate in questi ultimi 40 anni, Televideo resta un mezzo attuale. Ancora oggi milioni di utenti lo consultano e molti sono i punti di forza: l’ordine di un indice rispetto alla dispersione delle navigazioni su Internet, l’affidabilità perché le notizie sono validate dal riferimento al servizio pubblico, l’ampiezza di un’offerta che va dalle informazioni in senso stretto ai servizi. Una funzione essenziale, inoltre, è quella che Televideo svolge rispetto al digital divide, e cioè verso l’utenza che non ha particolare dimestichezza con le nuove tecnologie.


Per i più “digitalizzati” ha anche una versione online, un sito dedicato, che è accompagnata da video e approfondimenti. Il Televideo garantisce i servizi di accessibilità anche per le persone sorde e ipoudenti – veicolando a richiesta, a video – sulla famosa pagina 777 – stringhe di testo che vanno a formare il sottotitolo. Il Televideo è realizzato da Rai Pubblica Utilità e Rai News 24. “La Tv da sfogliare” a cura di Guido Barlozzetti da un’idea di Rai Pubblica Utilità, edito da Rai Libri, è in vendita nelle librerie e negli store digitali dal 27 novembre 2024 (Euro: 19,00)


Guido Barlozzetti, autore e conduttore di programmi televisivi Rai (“LaRaichevedrai”, “Oblo?”, “Unomattina”, “Italia che vai”, “Il caffe? di Raiuno”), giornalista ed esperto di comunicazione.

Libri, il 30 Marianna Bucci presenta “Quello che mi resta di lei”

Libri, il 30 Marianna Bucci presenta “Quello che mi resta di lei”Roma, 27 nov. (askanews) – Sarà presentato sabato 30 novembre ad Augusta (Siracusa) “Quello che mi resta di lei”, esordio lettarario di Marianna Bucci. La presentazione si terrà presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare “P. Vandone” alle ore 17; il romanzo è stato pubblicato da Officine Editoriali da Cleto, l’autrice dialogherà con Rita Giura e Marco Marchese, della casa editrice.


“Quello che mi resta di lei” parla di Andrea, per cui non c’è niente di più difficile che ammettere i propri fallimenti personali e professionali. È quello che accade quando decide di fare ritorno nella casa del padre Fosco, col quale ha un rapporto tutt’altro che semplice o risolto. La sua vita va definitivamente in frantumi quando scopre di aver vissuto per trent’anni dentro una maglia di verità nascoste. Decisa a capire cosa le è stato volutamente taciuto, farà un incontro che cambierà per sempre il corso del suo destino. Un viaggio lungo i binari del presente e del passato, in cui le vite di due donne, unite da un legame profondo, si toccano e si intrecciano a formare una realtà dolorosa e amara. Marianna Bucci vive ad Augusta, dopo gli studi classici si è laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Sul suo primo libro ha detto: “A quanti credono o hanno già sperimentato la scrittura come potente strumento di auto-svelamento del sé e che la guarigione passi anche attraverso la penna: questo romanzo è un invito ad abbattere le proprie resistenze e a cogliere la possibilità di raccontarsi”.

”Grande storia dei Giubilei”, un libro per ricostruire il significato

”Grande storia dei Giubilei”, un libro per ricostruire il significatoRoma, 26 nov. (askanews) – Che cos’è il Giubileo? Quale Papa lo inventò? A che scopo? Dove lo si celebra? Qual è stato il più sfarzoso? E quello più austero? A queste e altre curiosità risponde l’avvincente ricostruzione storica di Anna Maria Foli, studiosa di religioni e storia della Chiesa, che sulla base di cronache, documenti, curiosità e nuove scoperte, racconta una tradizione millenaria, mettendone in risalto fede e devozione, riti e liturgie, trionfalismi e contraddizioni. Il volume, edito da TSEdizioni, si intitola “Grande storia dei Giubilei”.


Il Giubileo, o Anno Santo, è un grande evento religioso che dal 1300 ha scandito la storia del cattolicesimo e della città di Roma, assumendo connotati diversi: periodo di preghiera e rinnovamento interiore, ma anche occasione di prestigio e consolidamento del potere pontificio, strumento per raccogliere fondi a sostegno di finalità più temporali, parentesi di Un grande libro per conoscere tutti i segreti dell’Anno Santo a partire dalle sue origini ebraiche fino al Giubileo del 2025 indetto da papa Francesco. L’autrice è Anna Maria Foli. Traduttrice ed editor, studiosa di tradizioni e storia della Chiesa, ha pubblicato vari volumi per Piemme, Libreria Editrice Vaticana, Sperling & Kupfer, San Paolo, per la maggior parte di carattere spirituale e religioso. Per TS Edizioni è autrice di Laudate Dominum. Le più belle preghiere della tradizione (2024), Erbario monastico. Dall’antica sapienza di monasteri e conventi le erbe, i fiori e le piante che curano e nutrono per ritrovare energia fisica, mentale e spirituale (2024), La farmacia di Dio. Antichi rimedi per la salute, il buon umore, la bellezza e la longevità dalla tradizione monastica e francescana (20222), Ricette d’Oriente. Le religioni a tavola (2022), La cucina come una volta. Storie, segreti e antiche ricette da monasteri e conventi (2021).

La Biennale Arte di Pedrosa chiude con 700mila visitatori

La Biennale Arte di Pedrosa chiude con 700mila visitatoriVenezia, 25 nov. (askanews) – Numeri ancora una volta importanti per la Biennale Arte: la 60esima Esposizione Internazionale, intitolata “Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere” e curata da Adriano Pedrosa, ha fatto registrare a Venezia una delle più alte affluenze di pubblico di sempre.


Con una crescita del 18% rispetto all’edizione pre-Covid del 2019 e seconda solo alla precedente del 2022 – “Il latte dei sogni”, a cura di Cecilia Alemani, aveva registrato il record di 800.000 visitatori – la Biennale Arte 2024 ha riporta la vendita di 700.000 biglietti (circa 3.300 i visitatori medi giornalieri), cui si aggiungono le 27.966 presenze durante la pre-apertura. Un risultato che è particolarmente significativo se si pensa al progetto curatoriale, dedicato a tutte le periferie del mondo e con molti artisti poco o per nulla noti al grande pubblico, con grande attenzione al mondo queer e a tutte le forme di non conformismo culturale e sociale. Una Biennale che ha guadato oltre l’Occidente, spesso denunciando i limiti drammatici di un modello di sviluppo, il nostro, che nei fatti sta devastando il pianeta. Poi, ovviamente, si è trattato anche di una esposizione consapevole dello stare all’interno del Sistema dell’arte, ma la postura scelta resta per tanti versi rivoluzionaria, in linea con una visione che l’istituzione Biennale di Venezia ha portato avanti negli ultimi anni, soprattutto nelle Mostre di Architettura.


Il pubblico che ha visitato la Biennale Artr proviene per il 59% dall’estero e per il 41% dall’Italia, con una forte presenza dei giovani e di studenti under 26 che sono stati più di 190.000, pari al 30% dei visitatori totali. Si è inoltre registrato un importante aumento del 20% delle scuole primarie; mentre il 35% delle scuole proviene dall’estero. Miglior risultato di sempre anche per la partecipazione delle categorie fragili alla Mostra che quest’anno ha registrato un +67%. Il dato, commentano da Ca’ Giustinian, “conferma la costante e crescente attenzione della Biennale per attività legate all’accessibilità del patrimonio culturale e in particolare delle arti contemporanee nei confronti di persone con disabilità o in situazioni di disagio sociale o emarginazione”.


“Salutiamo con nostalgia la Biennale Arte di Adriano Pedrosa – ha detto il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco – il suo entusiasmante successo e la sua grande lezione: siamo tutti Stranieri Ovunque. Le opere nella mostra da lui curata hanno valicato i confini dei Giardini e dell’Arsenale per entrare nel quotidiano e nel nostro orizzonte mentale. In questo tempo così difficile per il mondo, l’arte ci ricorda che tutto è polemos tra culture, punti di vista, passato e avvenire. Ma ci insegna anche che la direzione della vita è nell’incontro del tu, del noi, oltre la disperata solitudine dell’io. Siamo tutti Stranieri Ovunque nell’attraversamento dei mondi, nel vissuto dell’esistenza, e dunque nel divenire della bellezza e della nostra stessa libertà, laddove ci stringe il comune sentire dell’arte”. “Con la chiusura della Biennale Arte 2024, dopo una settimana di straordinarie performance – ha aggiunto il curatore Pedrosa – sono grato soprattutto agli artisti che hanno partecipato alla Mostra, allo staff della Biennale, al mio team, a tutti i prestatori, le gallerie, gli sponsor e i donor che hanno supportato l’Esposizione con tanta generosità, così come sono grato ai 700.000 visitatori che sono venuti a vedere la mostra. Sono grato al presidente Roberto Cicutto per avermi nominato e al presidente Pietrangelo Buttafuoco per il suo sostegno. È sempre malinconico vedere una mostra di questa portata giungere alla fine, tuttavia, in un certo senso il viaggio continua. Adesso sono curioso di vedere che futuro avrà Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere, soprattutto per la comprensione, l’accoglienza e la visibilità degli artisti del Sud del mondo, così come degli artisti indigeni, queer, autodidatti e delle figure del XX secolo provenienti da Africa, Asia e America Latina”.


Le porte di Arsenale e Giardini ora si chiudono, per riaprirsi poi dal 10 maggio per la Biennale Archiettura di Carlo Ratti, che apre la stagione 2025, che vedrà, come ogni anno, i festival di Teatro, Danza, Cinema e Musica. Ma l’attenzione è anche puntata sull’annuncio del curatore della Biennale Arte del 2026, che sarà la prima grande scelta interamente fatta dal presidente Buttafuoco: una nomina che, in un certo senso, potrebbe indicare molto del percorso dei prossimi anni dell’istituzione veneziana e della postura che si vorrà assumere di fronte al contemporaneo dopo gli anni del desiderio e della grande apertura al resto del mondo delle presidenze di Baratta e Cicutto.

L’Arte dell’Ascolto attraverso 120 interviste con grandi italiani

L’Arte dell’Ascolto attraverso 120 interviste con grandi italianiRoma, 24 nov. (askanews) – Sono 120 le interviste ai grandi italiani con 34 ore di musica su Spotify, nel “libro sonoro” di Filippo Poletti, edito da Guerini Next e in uscita il 26 novembre “L’Arte dell’ascolto: musica al lavoro”. Ad accompagnare la lettura delle 384 pagine è la playlist pubblicata su Spotify e composta da 34 ore di ascolti dei brani citati nelle 120 interviste, dalla tragedia greca fino a Vasco Rossi e Taylor Swift.


Il lettore può immergersi nell’ascolto tout court, ossia quell’arte necessaria alla corretta dialettica in ambito privato e sociale, essenziale per il buon funzionamento democratico, e anche in azienda, in famiglia, in amore, in amicizia, in politica, in comunicazione, ma sempre più dimenticata dalla società contemporanea. Personalità di ogni ambito professionale come Francesco Alberoni, Piero Angela, Giorgio Armani, Enzo Biagi, Norberto Bobbio, Walter Bonatti, Mike Bongiorno, Gillo Dorfles, Renato Dulbecco, Eugenio Finardi, Dario Fo, Vittorio Gregotti, Umberto Guidoni, Margherita Hack, Enzo Jannacci, Rita Levi-Montalcini, Alda Merini, Franco Modigliani, Indro Montanelli, Nicola Piovani, Carlo Rambaldi, Gianfranco Ravasi, Antonio Ricci, Gavino Sanna, Tiziano Sclavi, i fratelli Taviani, Antonio Tabucchi, Beatrice Venezi, Carlo Verdone, Luigi Veronelli, Umberto Veronesi, Bruno Vespa, Paolo Villaggio, Stefano Zecchi e Antonino Zichichi.


Musicologo, top voice di Linkedln in Italia con studi di chitarra e composizione, ma anche tecnico del suono, scrittore e giornalista: forse solo una personalità che associa un’inesauribile curiosità alla tenacia e la concretezza come Filippo Poletti poteva dedicarsi per ben 25 anni a un lavoro così monumentale sul tema essenziale dell’ascolto e, nel farlo, riporre l’accento sulla sua indiscutibile utilità pratica, quotidiana, declinata in tutti gli ambiti dei rapporti sociali, a partire dal mondo del lavoro. Spiega Filippo Poletti: “Sono partito da una domanda semplice ma inusuale: come si ascolta la musica da Nobel? Qual è la playlist dei grandi italiani degli ultimi 100 anni? E, ancora, cosa significa ascoltare la musica da alpinista, archeologo, architetto, astrofisico, attore, biblista, chef, cineasta, critico musicale, deejay, dietologo, economista, enigmista, enogastronomo, etologo, giurista, filologo, filosofo, fisico, gioielliere, giornalista, imprenditore, matematico, medico, musicista, notaio, pittore, poeta, pubblicitario, regista, scrittore, sociologo e sportivo? A queste domande ho cercato di rispondere con questo ‘libro sonoro’, una vera e propria ‘storia della ricezione musicale’, suggerendo 4 tipi di ascolto abbinati a 4 colori, rispettivamente giallo, verde, rosso e blu”.


Dal 1999, ancora giovane musicologo e aspirante giornalista professionista, Filippo Poletti ha iniziato la sua personalissima indagine, andando alla caccia di grandi personalità, poi proseguita, come un fiume carsico, che ha percorso tutta la sua carriera, riproponendola ad ogni incontro importante o ad ogni nuova amicizia, convinto che “se gli ascolti sommati fanno tante vite, l’ascolto attivo è una competenza chiave nelle relazioni umane. Ieri, oggi e domani, infatti, affinare la capacità di ascoltare attivamente, non passivamente, servirà sempre”. Da qui la necessità di declinare gli esiti della lunghissima indagine in chiave concreta, proponendo di leggere le parole dei grandi italiani e di ascoltare i brani citati con una playlist creata ad hoc su Spotify. “L’Arte dell’ascolto: musica al lavoro” è, dunque, un libro infinitamente stratificato e che offre molteplici approcci di lettura, dall’aneddotica biografica al manuale divulgativo, e che oltre ad ascoltare consapevolmente, come gesto di maturità personale e sociale, ci insegna anche a superare, attraverso l’esperienza altrui, la contrapposizione tra i generi, uscendo da logiche gerarchiche che proprio nei 100 anni rappresentati dai protagonisti delle interviste hanno spesso demotivato tanto pubblico alla frequentazione della musica, definita “forte” o “debole” da Filippo Poletti seguendo Quirino Principe. E forse “L’arte dell’ascolto: musica al lavoro” è anche il libro tanto atteso da Ezio Bosso, ricordato nel volume, per “togliere la paura” e spalancare finalmente le orecchie senza pregiudizi.

Libri, l’ineluttabile bisogno di ritrovarsi in “Una risma di carta”

Libri, l’ineluttabile bisogno di ritrovarsi in “Una risma di carta”Milano, 23 nov. (askanews) – Lenita Fabbri, avvocata di professione, debutta nel mondo della scrittura con il suo primo romanzo, Una risma di carta (Scatole Parlanti): un autoritratto intimista che condensa, in pochi ma profondi interrogativi irrisolti, i valori e le aspirazioni di una donna matura. La protagonista, con una determinazione quasi disperata, si chiede il “perché” dei dolorosi passaggi della vita che sembrano sfuggirle, come l’inspiegabile fine di un amore vissuto intensamente.


Per affrontare questi quesiti, ripetuti quasi ossessivamente, Fabbri alterna il racconto di episodi di vita reale a momenti onirici carichi di simbolismo. Gli elementi simbolici, inizialmente abbozzati e avvolti in una sorta di nebbia narrativa, si schiariscono man mano che la scrittura evolve, rivelando il desiderio ostinato di decifrare il mistero di una “stanza opaca”, di un “uomo in silenzio” e di un enigma che sembra racchiudere l’essenza stessa della vita. Il romanzo si presenta con una scrittura semplice e lineare, quasi ingenua nelle prime pagine, per poi aprirsi gradualmente a concetti più complessi. Come cerchi concentrici, la narrazione si avvolge attorno a simboli ricorrenti: una stanza enigmatica, un rebus, l’uomo silenzioso e i sogni che intrecciano i ricordi d’infanzia. Tra questi, emergono immagini potenti: lo spaventoso mare dalle infinite possibilità, la dolcezza protettiva del padre, una risma di carta che rappresenta le parole della vita; e un paio di scarpe, simbolo del coraggio di camminare da soli.


È proprio nei sogni che l’autrice cerca le risposte alle sue domande, e nelle parole fissate sulle “pagine come quadri” della risma di carta che trova la chiave per riscoprire il proprio DNA emotivo, la propria identità di donna e i nodi cruciali del suo vissuto. La risma diventa il simbolo di una soluzione: un contenitore di pensieri quotidiani da esplorare e mettere in ordine per arrivare al cuore delle cose. Il romanzo di di Fabbri è un viaggio interiore alla ricerca di sé, un invito a ricomporre con uno sguardo rinnovato la propria storia di vita per raggiungere una piena consapevolezza. È il racconto dell’ineluttabile bisogno di ritrovarsi e di dare un senso ai frammenti che compongono il proprio cammino.

Giubileo, confronto a san Paolo su kit pellegrini: speranza e gentilezza

Giubileo, confronto a san Paolo su kit pellegrini: speranza e gentilezzaRoma, 23 nov. (askanews) – Si è svolta presso la suggestiva cornice dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, si è svolta con grande successo la tavola rotonda dedicata al Giubileo del 2025, dal titolo “Un cammino fraterno di speranza, gentilezza e gratitudine”. L’evento è stato aperto dai saluti dell’Abate dell’Abbazia Dom Donato Ogliari, Abate e ha visto la partecipazione di illustri relatori provenienti dal mondo religioso, politico e culturale.


La lectio magistralis di Suor Katia Roncalli, Responsabile Generale della Fraternità Evangelii Gaudium, ha inaugurato i lavori offrendo preziose riflessioni sul “kit del pellegrino”. A seguire, Don Sergio Mercanzin ha approfondito il tema della gentilezza, mentre l’Avvocato Maurizio Scelli ha emozionato il pubblico con la sua testimonianza sul coordinamento del Giubileo degli ammalati del 2000. Don Alfredo Tedesco, direttore della pastorale giovanile della Diocesi di Roma, ha concluso gli interventi con un toccante messaggio sull’importanza dei giovani, autentici portatori di speranza. Durante l’evento, ideato, organizzato e moderato da Giampietro Maria Teodori – fondatore del CeSFFI e da Rossana Parrinello – Responsabile Eventi Corporate e Ambasciatrice di gentilezza, è stato promosso anche un ambizioso progetto innovativo di inclusione sociale dal titolo “L’accolto accoglie”.


Un’atmosfera resa ancora più unica e avvolgente grazie all’esibizione della cantante lirica Chiara Crescente e alla violinista Fabiola Gaudio protagoniste di un’interpretazione emozionante dell’Ave Maria di Caccini e di Pacem in Terris. Una tavola rotonda speciale, contraddistinta da una partecipazione sentita, che ha lasciato un segno su come diventare pellegrini di speranza, in un cammino di fraternità e gratitudine verso il prossimo.

”Roma Arte in Nuvola”: domani al via la quarta edizione

”Roma Arte in Nuvola”: domani al via la quarta edizioneMilano, 21 nov. (askanews) – Roma si prepara ad accogliere da domani venerdì 22 fino a domenica 24 novembre la quarta edizione di Roma Arte in Nuvola, uno degli appuntamenti più attesi nel panorama dell’arte moderna e contemporanea nazionale e internazionale, ideata e diretta da Alessandro Nicosia, prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare con la direzione artistica di Adriana Polveroni e promossa con Eur S.p.A. Un vero e proprio hub artistico a tutto tondo, dove artisti, gallerie, appassionati, insieme alle grandi istituzioni, anch’esse parte attiva nella programmazione della manifestazione, si incontrano per offrire un’esperienza nelle molteplici anime della creatività all’interno di una location esclusiva: la Nuvola.


In questo scenario d’eccezione si trova di tutto, 140 gallerie nazionali e internazionali, nuovi approcci alla realtà e un tuffo nel magma dell’arte contemporanea, un caleidoscopio di forme e colori, un’immersione giocosa nell’arredo estetico e concettuale nel nostro presente, qui è viva e presente la definizione che “L’arte scuote dall’anima la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni” (P. Picasso). Nel percorso di crescita della fiera sempre in divenire – che quest’anno vedrà protagonista il Portogallo come Paese ospite – si affiancano eventi collaterali che animeranno i corridoi della Nuvola, arricchendo l’esperienza di questa nuova edizione. Eccellenza e attenzione allo sviluppo culturale del territorio sono la conferma delle collaborazioni istituzionali con il Ministero della Cultura, la Direzione Generale Creatività Contemporanea, con la Fondazione MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, con l’Istituto centrale per la grafica, con la Direzione generale Archivi e il Museo delle Civiltà, fino alla Regione Lazio e Roma Capitale; main sponsor Banca Ifis che, per l’occasione, allestirà uno spazio dedicato ad Antonio Canova esponendo 12 busti inediti del maestro veneziano, recentemente ritrovati e restaurati grazie al supporto di Ifis art.


Roma Arte in Nuvola 2024 sarà un’occasione unica per intraprendere un viaggio emozionante tra le migliori proposte artistiche e le nuove avanguardie in grado di catturare l’interesse non solo di addetti ai lavori, ma anche di un pubblico di giovani neofiti attirati dalla scoperta di un nuovo modo di intendere l’arte.