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Arte, una micro-moneta per omaggiare il genio di Bernini

Arte, una micro-moneta per omaggiare il genio di BerniniRoma, 18 mar. (askanews) – Uno dei capolavori più maestosi del Barocco nella moneta più piccola della Collezione italiana Numismatica 2025. La micro-moneta dedicata alla Fontana dei Quattro Fiumi, emessa oggi dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, è stata realizzata dall’artista-incisore Uliana Pernazza.


Sul dritto della moneta si apprezza al centro un particolare della fontana con le sculture del Danubio a sinistra e del Gange a destra, separati dall’obelisco. In giro il motivo geometrico che adorna il bordo della vasca esterna. La fontana, realizzata tra il 1648 ed il 1651 da un gruppo di artisti e maestranze guidate da Gian Lorenzo Bernini, fonde l’architettura e la scultura. Sul rovescio della moneta si possono ammirare al centro il particolare di due dei quattro fiumi: la statua del Nilo e la statua del Rio de la Plata, separati dall’obelisco. Il conio fa parte della serie “Fontane d’Italia” caratterizzata da micro-monete d’oro (dal diametro di 13,85 mm), inaugurata nel 2022 con la rappresentazione di una delle fontane più conosciute in tutto il mondo: la Fontana di Trevi. Nel 2023 e nel 2024, sono state raffigurate la Fontana di Diana e Atteone nella Reggia di Caserta e la Fontana Pretoria di Palermo.


DESCRIZIONE TECNICA Sul dritto della moneta: Al centro è rappresentato un particolare della fontana con le sculture del Danubio a sinistra e del Gange a destra, separati dall’obelisco. In giro, la scritta “REPUBBLICA ITALIANA” è divisa da un particolare del motivo geometrico che adorna il bordo della vasca esterna. In esergo, la firma dell’autore “U.PERNAZZA”.


Sul rovescio della moneta: Riprodotto al centro il particolare di due dei quattro fiumi ovvero, a sinistra la statua del Nilo ed a destra la statua del Rio de la Plata, separati dall’obelisco. Nel giro, in alto la scritta “FONTANA DEI QUATTRO FIUMI” è separata da un pallino dalla scritta “ROMA”. In basso al centro, il valore nominale “10 EURO”, a sinistra l’anno di emissione “2025” mentre a destra “R” identificativo della Zecca di Roma.

Mostre, a Roma “Zefiro, vento di primavera” di Barbara Dall’Angelo

Mostre, a Roma “Zefiro, vento di primavera” di Barbara Dall’AngeloRoma, 18 mar. (askanews) – Dal 3 aprile al 16 giugno, il ristorante capitolino Il Margutta Veggy Food and Art ospiterà la nuova mostra fotografica di Barbara Dall’Angelo, “Zefiro, vento di primavera”, curata e organizzata da Tina Vannini. Un’esposizione di 25 scatti che celebra il risveglio della natura con immagini capaci di trasmettere poesia e armonia attraverso la fotografia.


Le opere esposte della fotografa naturalistica di fama internazionale rappresentano un viaggio emozionale che attraversa paesaggi incontaminati e dettagli minuziosi della natura, cogliendo il mutare delle stagioni e la danza della luce sugli elementi. Dai “Fiori di campo”, con le loro delicate trasformazioni cromatiche, agli “Alberi danzanti”, iconiche mangrovie indonesiane che le hanno valso il primo premio assoluto ad Asferico 2024 e il coinvolgimento in un prestigioso progetto internazionale in onore di Jane Goodall. La ricerca artistica di Barbara Dall’Angelo si distingue per la sua capacità di trasformare la fotografia in una vera e propria pittura luminosa, rendendo ogni scatto un’opera intrisa di significato estetico ed etico. In mostra scenari che spaziano dall’Italia – con le sue foreste dolomitiche e la costa tirrenica – fino alle terre della Camargue e dell’Andalusia. Non mancano suggestive ambientazioni naturali dal resto del mondo, come le acque impetuose delle cascate di Iguacu in Brasile, la foresta di allori, Patrimonio dell’Umanità, a Madera in Portogallo e la magia selvaggia della Louisiana.


“Questa mostra rappresenta un dialogo profondo tra arte e natura, tra sensibilità estetica e rispetto per l’ambiente – ha dichiarato Tina Vannini, curatrice della mostra – Barbara Dall’Angelo possiede la straordinaria capacità di restituire il senso del sublime attraverso la fotografia, trasformando paesaggi e dettagli naturali in visioni evocative che parlano all’anima. Ogni suo scatto è un invito a rallentare, a osservare con attenzione e a riscoprire la bellezza autentica che ci circonda, troppo spesso ignorata nella frenesia quotidiana. Con ‘Zefiro, vento di primavera’ vogliamo offrire ai visitatori non solo un percorso visivo, ma un’esperienza di connessione profonda con la natura, un momento di contemplazione e riflessione che può ispirare un nuovo modo di guardare il mondo”. “La natura è un racconto senza fine, fatto di luce, vento e silenzi che parlano a chi sa ascoltare – ha spiegato Barbara Dall’Angelo – con questa mostra desidero offrire non solo una visione, ma un’esperienza: un invito a immergersi nella bellezza selvaggia del mondo e a riscoprirne l’armonia. La fotografia, per me, è il linguaggio con cui traduco l’emozione di uno sguardo, il battito di un attimo irripetibile”. to tra l’uomo e il pianeta.”


Barbara Dall’Angelo ha collaborato con testate come National Geographic Italia. Le sue immagini sono state esposte in gallerie e musei di tutta Europa e hanno ricevuto riconoscimenti nei più prestigiosi concorsi fotografici.

Primavera d’arte, la mostra sul dialogo tra maestri e nuove visioni

Primavera d’arte, la mostra sul dialogo tra maestri e nuove visioniRoma, 18 mar. (askanews) – Un dialogo tra maestri e nuove visioni inaugura “Primavera d’Arte”, una nuova mostra collettiva che porta avanti la sua consolidata linea programmatica: il dialogo tra gli storici protagonisti della scuola romana e i più interessanti talenti contemporanei.


L’opening, previsto venerdì 21 marzo alle 18:30, sarà arricchito da uno showcase di live photo a cura della fotografa Eleonora Chiodo e da un intervento della jewel designer Serena Bonifazi (SB Art Jewels). La selezione degli artisti in mostra attraversa epoche e linguaggi, creando un ponte tra la grande eredità del Novecento italiano e le sperimentazioni più attuali. Tra i maestri, opere di Mario Schifano, Franco Angeli, Renato Mambor, Emilio Leofreddi, Alighiero Boetti, Mimmo Rotella, Antonio Del Donno, Renato Guttuso e Giosetta Fioroni, figure che hanno segnato profondamente l’arte italiana e internazionale con la loro visione innovativa.


Ad affiancarli, una selezione di artisti contemporanei che si muovono tra pittura, fotografia, scultura e design: Marco Tamburro, con la sua riflessione sulla metropoli e l’alienazione urbana; Juanni Wang, pittrice di caratura internazionale, la cui opera esplora il concetto di specchio e riflesso dell’anima; Daniela Forcella, con le sue installazioni pop dal forte impatto simbolico; C3R, il cui linguaggio espressivo unisce colore e parola; Fabiana Di Donato, che sperimenta la materia e il gesto pittorico con una forte intensità emotiva; Stefano Notargiacomo, che trasforma il recupero meccanico in arte e design; Eleonora Chiodo, fotografa che cattura l’istante attraverso un’estetica viscerale e spontanea; Serena Bonifazi, che con SB Art Jewels trasforma il gioiello in una scultura indossabile; Alessandro Cannistrà, artista poliedrico con una ricerca che attraversa pittura, installazione e performance. La mostra accoglie anche due new entry in galleria: Roberto Schiavone, il cui linguaggio pittorico, influenzato dalla sua esperienza nel cinema, crea scenari visionari e stratificati tra realtà e immaginazione, e Rasha Amin, artista multidisciplinare il cui lavoro esplora i temi dell’identità, della resilienza e della condizione femminile attraverso pittura, installazioni e video.


“Primavera d’Arte” celebra il confronto tra generazioni artistiche diverse, offrendo un percorso espositivo che attraversa la memoria storica e il presente dell’arte, in un continuo rinnovarsi di visioni e linguaggi.

Prima del Duemila, libro di Massimo Sciacca sulla Bologna Avanguardista

Prima del Duemila, libro di Massimo Sciacca sulla Bologna AvanguardistaRoma, 17 mar. (askanews) – È con uno sguardo intimo e diretto che il fotografo e fotoreporter Massimo Sciacca racconta la Bologna pre-2000, la città che tra gli anni Ottanta e Novanta è stata epicentro di una vera e propria rivoluzione culturale e sociale, un laboratorio di idee che ha anticipato tendenze culturali che si sarebbero poi diffuse a livello mondiale. Il suo libro “Prima del Duemila”, edito da LullaBit, casa editrice specializzata in libri fotografici (www.lullabit.com), non è solo una raccolta di immagini, ma un documento visivo che racchiude lo spirito di un’epoca irripetibile, caratterizzata da un fermento creativo che ha segnato la storia dell’arte, della musica, della tecnologia e della vita sociale in Italia.


Massimo Sciacca, fotografo e fotoreporter di fama internazionale, ha sempre avuto la capacità di raccontare la realtà con uno stile unico, coinvolgente e profondo. Già vincitore del World Press Photo e del Premio Linea d’ombra per i suoi reportage. La sua carriera è stata contrassegnata da una continua ricerca di autenticità e da un impegno costante nel raccontare la vita con sguardo critico e sensibile. Il libro “Prima del Duemila” è il risultato di un lungo periodo di documentazione sul campo, con un focus sui centri sociali bolognesi come Isola nel Kantiere, Pellerossa, Livello 57, Link, TPO. Questi luoghi sono stati il cuore pulsante di una stagione irripetibile, dove l’antagonismo sociale si è trasformato in avanguardia culturale e creativa, dando vita a nuove pratiche artistiche, tecnologiche e musicali che ancora oggi continuano a influenzare le nuove generazioni. Negli anni Novanta, Bologna è stata teatro di eventi che hanno avuto un’ampia risonanza nazionale e internazionale, tra le manifestazioni che hanno segnato l’inizio di una nuova era nell’arte, nella musica e nella cultura la Street Rave Parade Antiproibizionista.


Sciacca ha avuto l’opportunità di fotografare questi eventi dall’interno, mettendo in luce non solo le istantanee della protesta e dell’antagonismo, ma anche la bellezza e la forza della creatività che si è sviluppata in questi spazi. “Prima del Duemila” non è solo un racconto del passato, ma un atto di testimonianza che celebra il passaggio di una generazione di artisti e creativi che, partendo dai margini, hanno saputo trasformare il proprio impegno sociale e politico in linguaggi innovativi. Molti degli individui ritratti nel libro, protagonisti di questa scena alternativa, sono oggi figure di spicco in vari settori, tra cui la comunicazione, l’arte e lo spettacolo. Le fotografie di Sciacca, raccolte in questo libro, raccontano una realtà vibrante, una città in fermento, un’Italia che, alla vigilia dell’anno 2000, stava già iniziando a sognare il futuro con una consapevolezza diversa. La sua macchina fotografica ha immortalato non solo i volti e gli eventi, ma anche le storie di una generazione che, pur partendo dal basso, ha saputo cambiare il corso della storia culturale del paese.

Con Papa Francesco, Athletica Vaticana corre Run Rome The Marathon

Con Papa Francesco, Athletica Vaticana corre Run Rome The MarathonMilano, 15 mar. (askanews) – Oggi, 15 marzo si terrà a Roma la messa del maratoneta, celebrazione che ha un valore altissimo per tutta la comunità sportiva, e domani domenica 16 marzo la Maratona di Roma vorrà far sentire la propria vicinanza a Papa Francesco: pochi minuti prima della partenza, gli organizzatori spegneranno la musica e i festeggiamenti che fino a quel momento coinvolgeranno l’onda di uomini, donne, atleti top runner professionisti e diversamente abili. Circa 30.000 persone.


Saranno 42 bellissimi secondi – un secondo per ogni chilometro di gara – durante i quali ciascuno potrà dedicare un pensiero e un saluto personale al Papa. Sarà un grande abbraccio collettivo a Francesco, vescovo di Roma: un’iniziativa di alto valore simbolico, nella speranza che gli arrivi forte l’abbraccio di tutti i maratoneti al Policlinico Gemelli dove è ricoverato. Lo speaker ufficiale leggerà le parole di Papa Francesco all’Angelus recitato in piazza San Pietro, un anno fa, il 17 marzo 2024: “Accolgo con piacere i partecipanti alla Maratona di Roma, tradizionale festa dello sport e della fraternità. Anche quest’anno, per iniziativa di Athletica Vaticana, numerosi atleti sono coinvolti nelle ‘staffette della solidarietà’ diventando testimoni di condivisione”.


E le parole del Papa all’Angelus del 19 marzo 2023: “Con piacere saluto anche i partecipanti alla Maratona di Roma! Mi congratulo perché, su impulso di “Athletica Vaticana”, fate di questo importante evento sportivo un’occasione di solidarietà in favore dei più poveri”.

Intelligenza del mare per Padiglione Italia in Biennale Architettura

Intelligenza del mare per Padiglione Italia in Biennale ArchitetturaMilano, 14 mar. (askanews) – Dal 10 maggio al 23 novembre 2025, alle Tese delle Vergini dell’Arsenale a Venezia, le riflessioni architettoniche, scientifiche e culturali sul mare saranno le protagoniste di “Terrae Aquae. L’Italia e l’intelligenza del Mare”, titolo del progetto espositivo del Padiglione Italia alla 19. Mostra Internazionale di Architettura – La Biennale di Venezia, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e curato da Guendalina Salimei.


La partecipazione italiana è dedicata a un Mediterraneo allargato ai vicini oceani: la centralità del rapporto strutturale tra l’acqua e la terra, tra naturale e artificiale, tra infrastruttura e paesaggio, tra città e costa, incide sull’identità del Paese e sui delicati equilibri tra ambiente, uomo, cultura ed economia che devono essere sia tutelati nella loro integrità, sia ri-progettati per quell’imprescindibile adattamento a un futuro pervaso da nuove pressanti esigenze. Guardare l’Italia dal mare implica un cambiamento di prospettiva, impone la necessità di ripensare il progetto del confine tra terra e acqua come sistema integrato di architetture, infrastrutture e paesaggio. “Il mare: è questa da sempre la proiezione naturale dell’Italia, sin dai primordi della civiltà prima che i coloni greci approdassero sulle nostre coste per costruire le loro città. Un carattere geografico che ci ha sempre contraddistinto, e che a Venezia, massima espressione di sapienza e bellezza, ha trovato la propria sintesi. Giusto quindi che il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura 2025 rifletta sul nostro rapporto con il mare: ripensare e progettare in modo sostenibile le nostre coste, tenendo conto di sfide globali e urgenti, è la chiave del futuro della Nazione”, ha detto il ministro della Cultura Alessandro Giuli.


“L’Italia – ha aggiunto il presidente della Biennale di Venezia, Pietrangelo Buttafuoco – è al centro del Mediterraneo, bagnata e benedetta da tre diverse acque, sino a poco più di un secolo e mezzo fa nel suo destino c’era ancora il mare. Abbiamo dimenticato di avere il Mediterraneo intorno, immaginandoci e assimilandoci, come collettività, a esperienze forse virtuose, efficienti, produttive, ma senza mare. In cui è difficile identificarsi nel senso più profondo, perché non sono le nostre radici e i nostri paesaggi. Ribaltare la prospettiva, guardando l’Italia dall’acqua, e non l’acqua dall’Italia, è un esercizio che Guendalina Salimei ci invita a fare, immersi in onde virtuali a osservare le proposte che vengono dal mare, per il mare. Un luogo, Il Mediterraneo. Una Soluzione, Il Mediterraneo”. “In linea con il tema della 19esima Mostra Internazionale di Architettura – ha spiegato la curatrice Salimei – condividiamo l’idea che sia possibile mettere in gioco molteplici forme di intelligenza coordinate tra loro nell’elaborazione di nuove strategie che possano salvare le coste italiane e dei paesi che si siano messi all’ascolto dei messaggi del Padiglione Italia. L’Architettura, come disciplina sistemica, è chiamata in causa per elaborare visioni del mondo e, proprio per la sua indiscutibile capacità di comprendere le relazioni tra le parti, e tra le parti e il tutto, deve scendere in prima linea per poter mettere in campo energie cariche di creatività ed empatia. Per far questo è necessario riferirsi ai deep data, ovvero a quell’insieme di conoscenze approfondite e specifiche – spesso nascoste o poco note – generate da individui diversi, che possono fornire punti di vista e soluzioni inedite capaci di aprire a un dibattito proiettato verso azioni future”. La mostra accoglierà gli elaborati di singoli e gruppi, sia affermati sia emergenti, innescando un confronto intergenerazionale, interculturale e senza distinzioni di genere in cui passato e presente verranno accomunati, coinvolgendo progettisti, studiosi e operatori della cultura – ma anche giovani, poeti, artisti, enti di ricerca e del terzo settore – nel ripensamento del rapporto tra terra e mare, con l’esposizione sia di progetti di riqualificazione realizzati, sia di contributi prodotti ad hoc tramite l’uso di metodi multidisciplinari e multimodali, sia degli esiti di ricerche istituzionali e accademiche.


L’ascolto di voci differenti, accolte secondo uno spirito inclusivo di persone, idee e mezzi espressivi, mira a stimolare il risveglio di una intelligenza collettiva capace di innescare un rinnovamento che parte dalle coste italiane per espandersi a livello globale. Spesso negate, abbrutite e abusate, le nostre coste sono in realtà luogo di incontro tra ecosistemi, culture, attività e religioni diverse, in cui l’azione umana sa e deve esprimersi anche con poesia e rispetto. Un rapporto così viscerale che proprio a Venezia aveva trovato il suo simbolismo più alto con il rito dello sposalizio del mare, celebrato ogni anno dal Doge a bordo del Bucintoro all’imboccatura del porto di San Niccolò al Lido, dove, dopo aver versato un vaso d’acqua santa, gettava tra i flutti l’anello benedetto dal Patriarca pronunciando le parole “Desponsamus te, mare nostrum, in signum veri perpetuique dominii” (Ti sposiamo, mare nostro, come segno di vero e perpetuo dominio). Le tematiche su cui siamo chiamati a riflettere derivano dalla necessità di garantire una gestione sostenibile e una valorizzazione ambientale e culturale delle aree costiere e portuali, fondamentale per la resilienza dei territori, la conservazione del patrimonio naturale e, in generale, un dialogo più equilibrato tra terra e mare. Tra le tematiche, alcune emergono con più urgenza: ripensare le cesure, determinate da aree portuali, strade litoranee, insediamenti turistici e strutture abusive che interrompono la continuità sia tra città e mare sia tra ecosistemi naturali; reinterpretare i dispositivi di soglia, elementi di transizione tra terra e mare come dighe, moli, frangiflutti e barriere costiere, fari, piattaforme artificiali; riscrivere i waterfront come processo di rigenerazione urbana che può trasformare le aree costiere, urbane e non, in luoghi vivibili, accessibili e sostenibili; ripensare le infrastrutture ricettive e portuali per adattarsi ai cambiamenti climatici riducendo il rischio di dissesti idrogeologici e l’impatto sull’ecosistema naturale; riconvertire l’archeologia industriale, portuale e produttiva, abbandonata lungo le coste; riscoprire il patrimonio sommerso, naturale e archeologico; ridefinire le strategie di tutela attiva del patrimonio ambientale.


Il Padiglione Italia, per tutta la durata della mostra, sarà accompagnato da un Programma Pubblico intitolato Il mare dell’intelligenza. Dialoghi, articolato in numerosi appuntamenti – seminari, conferenze, laboratori, workshop – organizzati in luoghi cari alla cultura veneziana e internazionale, che saranno comunicati nel dettaglio prossimamente. Il progetto Terrae Aquae. L’Italia e l’intelligenza del Mare è illustrato da un catalogo edito da Electa che contiene le riflessioni di cultori della materia, i contributi selezionati a seguito della Call for visions and projects, i saggi fotografici, le incursioni artistiche, gli esiti della ricerca e altre suggestioni culturali e progettuali.

Esce il libro di Caiazza sull’emigrazione italiana in California

Esce il libro di Caiazza sull’emigrazione italiana in CaliforniaRoma, 14 mar. (askanews) – Tra Otto e Novecento, migliaia di italiani emigrarono in California. Qui, dove i bersagli del razzismo antistranieri erano gli asiatici – cinesi, giapponesi, indiani -, gli italiani non dovettero aspettare per diventare «bianchi». Mentre altrove negli Stati Uniti la loro «bianchezza» veniva contestata, la partecipazione alla difesa della cosiddetta «frontiera dell’uomo bianco» garantì loro l’accesso immediato ai privilegi razziali sia materiali che simbolici propri della popolazione di origine europea in America. La disamina storica del caso degli italiani che si spinsero sul Pacifico mette a fuoco il paradigma – l’esclusione dell’«altro» ai fini della propria assimilazione – che permise alle masse emigrate dal Vecchio Continente di integrarsi negli Stati Uniti, riproducendone il sistema sociale basato sul razzismo.


Tommaso Caiazza (1985) insegna storia e filosofia in un liceo statale di Roma. Dopo la laurea in Storia contemporanea all’Università La Sapienza, ha conseguito il dottorato in Storia sociale presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia. Durante il dottorato, ha trascorso un periodo come visiting student researcher all’Università della California, Berkeley, dove ha condotto la ricerca alla base del presente libro. Suoi articoli e interventi sono apparsi su riviste come «Altreitalie», «Dimensioni e problemi della ricerca storica», «Italian American Review», «Italia contemporanea», «Studi emigrazione», «California Italian Studies», «Memoria e ricerca».

Fondazione Beyeler, i sogni surrealisti illuminati da Max Ernst

Fondazione Beyeler, i sogni surrealisti illuminati da Max ErnstBasilea, 14 mar. (askanews) – Al centro di tutto ci sono le sale dedicate a Max Ernst, con una serie importantissima di dipinti e tutta la sensazione di un mistero che è prossimo e insondabile allo stesso tempo. Opere che, dentro di noi, abbiamo già visto, anche se le stiamo guardando per la prima volta. La Fondation Beyeler di Basilea è uno dei grandi musei d’Europa, sia per la splendida architettura di Renzo Piano sia per la capacità di affrontare ogni tema con progetti espositivi che sono ricchi e colti. Non fa eccezione la mostra “La chiave dei sogni”, che per la prima volta presenta al pubblico le opere surrealiste della Collection Hersaint. Una raccolta che comprende, oltre a Ernst, anche dei Magritte decisivi, Picasso, ma ancora di più dei Dorothea Tanning e pure Henri Rosseau e Wilfredo Lam. Il tutto nella luce, comunque sorprendente, anche nei giorni grigi, del museo svizzero.


La mostra punta, ovviamente, sul tema onirico così caro ai surrealisti, ma con naturalezza si spinge oltre, si muove come si muove una collezione, ossia seguendo percorsi che sono culturali, ma anche personali e, per così dire, segreti. Per poi esplodere in tutta la sua chiarezza narrativa nelle sale finali che ospitano una serie di stupefacenti Giacometti, sculture che, realmente, attraversano lo spazio come in una visione, quella sì, che potrebbe essere nata da un sogno. E accanto a queste sculture una serie di dipinti di Balthus, che nel suo mistero ambiguo diventano un’altra forma del modo in cui l’arte ci permette di essere e non essere in uno spazio che potremmo anche chiamare semplicemente il mondo. Reale o sognato non fa differenza alla fine.

Tracey Emin a Palazzo Strozzi, l’arte come racconto della vita

Tracey Emin a Palazzo Strozzi, l’arte come racconto della vitaFirenze, 14 mar. (askanews) – Tracey Emin è un’artista che ha fatto del racconto senza filtri della propria vita una cifra stilistica, una vera e propria pratica, in qualche modo. Questa narrazione esplicita e non indulgente l’ha resa una star nel sistema dell’arte, ma non per questo sembra averne fatto un personaggio omologato. Palazzo Strozzi a Firenze le dedica ora la prima grande mostra in un’istituzione italiana, che non è una retrospettiva ci tiene a precisare il direttore del museo Arturo Galansino, ma che comunque ruota, fin dal titolo, intorno a due dei grandi temi della sua ricerca: “Sex and solitude”, il sesso e la solitudine.


“Quando ero più giovane – ha spiegato Emin – il sesso era veramente importante: mi svegliava la mattina, mi faceva pensare, mi scatenava e innescava la mia vita. Ma ora che sono più vecchia è la solitudine, la solitudine mentale che diventa lo spazio per la creazione, a essere diventata una delle cose più importanti per me”. In mostra grandi dipinti e sculture che hanno dentro tutta l’intensità del corpo, dei suoi fluidi, della sua primordialità. Ma hanno anche uno sguardo artistico che allontana il morboso, che espone questi corpi, spesso frammentari e isolati, a un occhio che li vede in tutti i loro aspetti, comprese le profonde fragilità. Accanto ai corpi, poi, e qui la mostra si fa ancora più interessante, ci sono le parole, i testi che compaiono nei quadri e nelle installazioni al neon. Messaggi che sono spesso forti, a volte disperatamente intimi e commoventi, come nel caso della piccola tela che trasforma la parola “hurt” ossia fare del male in “heart”, cuore. E il messaggio che Tracey Emin vuole lanciare da Firenze è anche un messaggio più universale, che guarda al mestiere e al ruolo degli artisti nel nostro complesso presente.


“L’arte – ha aggiunto – non è mai stata importante come oggi: quando gli uomini delle caverne disegnavano nelle loro grotte smettevano di uccidersi l’un l’altro. Se capiamo che come esseri umani possiamo creare qualcosa di bellissimo, che ha elementi spirituali, che ci parla di amore e ci parla del nostro essere fisico ed emotivo, allora probabilmente potremmo smettere di attaccarci e combatterci. È semplice”. Il racconto che Tracey Emin fa di se stessa è molto diretto, la sua vita è la sua arte. Ma è chiaro che la forza dei suoi lavori, che negli spazi non facili di Palazzo Strozzi risuona con intensità, soprattutto nelle sale più raccolte, deriva anche dal fatto che sono comunque opere d’arte e non sono solo “vita”. Qui c’è l’importanza di Emin, la sua rilevanza: nella capacità di essere realmente “vera” e al tempo stesso un’artista di valore, che conosce i propri strumenti e li usa per creare lavori difficili da dimenticare.

Dal 9 maggio al 6 luglio 4 grandi spettacoli al Teatro Greco di Siracusa

Dal 9 maggio al 6 luglio 4 grandi spettacoli al Teatro Greco di SiracusaRoma, 13 mar. (askanews) – Il ritorno di Robert Carsen, i debutti di Roberto Andò e Serena Sinigaglia e la nuova creazione originale di Giuliano Peparini. Prodotta dall’Istituto Nazionale del Dramma Antico, la 60a Stagione delle rappresentazioni classiche al Teatro Greco di Siracusa offrirà al pubblico quattro grandi spettacoli affidati a registi di fama, il debutto al Teatro Greco di Sonia Bergamasco, Vinicio Marchioni e Fotinì Peluso, e il ritorno di Lella Costa e Giuseppe Sartori. E la nuova stagione dell’INDA conferma, stando al botteghino, la crescita nel numero di spettatori registrata nell’ultimo biennio con un totale di 340 mila spettatori.


Ad aprire la conferenza stampa è stato il ministro della Cultura Alessandro Giuli che ha annunciato la nomina del nuovo sovrintendente della Fondazione INDA. Si tratta di Daniele Pitteri, manager culturale con un’esperienza di oltre 40 anni nella gestione di enti e fondazioni culturali. Alta qualità nelle regie, artisti di grande richiamo, e una rinnovata attenzione al pubblico internazionale, grazie alla traduzione in inglese, francese e spagnolo, assicurata in simultanea dall’Intelligenza artificiale, sono gli ingredienti della stagione che andrà inscena dal 9 maggio al 6 luglio con due tragedie di Sofocle, Elettra, diretta da Roberto Andò, nella traduzione di Giorgio Ieranò; Edipo a Colono, per la regia di Robert Carsen nella traduzione di Francesco Morosi; una commedia di Aristofane, la Lisistrata diretta da Serena Sinigaglia nella traduzione di Nicola Cadoni, e infine, uno spettacolo moderno di danza musica e poesia, con la nuova creazione originale di Giuliano Peparini tratta dall’Iliade da Omero, con testi scelti e tradotti da Francesco Morosi.


Ad inaugurare la stagione il 9 maggio sarà Roberto Andò, che dopo aver diretto nel 2018 Andrea Camilleri in Conversazione su Tiresia, esordisce nella regia di un classico al Teatro Greco, mettendo in scena l’Elettra di Sofocle, con musiche di Giovanni Sollima, scena e luci di Gianni Carluccio, costumi di Daniela Cernigliaro, i movimenti di Luna Cenere; Carlo Gargano sarà l’ingegnere del suono, Marco Amico e Giovanni Caruso i musicisti. Elettra sarà interpretata da Sonia Bergamasco, Clitennestra da Anna Bonaiuto, Oreste da Roberto Latini, mentre Imma Villa, Giada Lorusso e Paola De Crescenzo saranno le corifee, Danilo Nigrelli il pedagogo, Silvia Ajelli Crisotemi, Roberto Trifirò Egisto, Rosario Tedesco Pilade e Simonetta Cartia il Capo coro. Coproduzione con il Teatro di Napoli, lo spettacolo resterà in scena a Siracusa fino al 6 giugno, per poi andare in tournée a Pompei il 10, 11 e 12 luglio. ‘L’Elettra di Sofocle è un’opera audace, e sperimenta una nuova drammaturgia del tragico – dice Roberto Andò -. Se è vero che in ogni tragedia alberga un conflitto che prima o poi deve risolversi, nell’Elettra il problema è delegato interamente alla protagonista, al punto che si potrebbe dire che lei stessa è il problema. Come una moderna figura della depressione, Elettra non fa altro che esibire le proprie emozioni, rendendo irrilevante la questione della ragione o del torto del suo comportamento e di quello di Oreste’. Dopo il grande successo del suo Edipo Re, messo in scena nel 2022, Robert Carsen torna al Teatro Greco per dirigere dal 10 maggio al 28 giugno Edipo a Colono, nella traduzione di Francesco Morosi, con le scene di Radu Boruzescu, i costumi di Luis Carvalho, le musiche di Cosmin Nicolae, i movimenti di Marco Berriel, le luci dello stesso Carsen e Giuseppe Di Iorio. Giuseppe Sartori torna a interpretare Edipo, mentre esordisce al Teatro Greco nel ruolo di Antigone la giovane e talentuosa Fotinì Peluso, Massimo Nicolini sarà Teseo, Paolo Mazzarelli Creonte, Simone Severini Polinice, Clara Bortolotti Ismene, Pasquale Montemurro il Messaggero, Rosario Tedesco ed Elena Polic Greco i Capi coro. ‘Si tratta di un’opera poetica, elegiaca, non guidata dalla paura o dall’ansia – spiega Carsen -. Edipo ha elaborato il dramma terribile che ha vissuto ed è pronto a lasciar andare, ad andare avanti. In questo senso c’è qualcosa di molto sacro nell’opera di Sofocle; è come se assistessimo alla metamorfosi di un uomo che si sta liberando dagli obblighi politici e sociali, dalle necessità e dalle ambizioni, per diventare un tutt’uno con la natura e ciò che lo circonda’.


Il 13 giugno debutta al Teatro Greco di Siracusa Serena Sinigaglia nella Lisistrata di Aristofane, in scena fino al 27 giugno con la nuova traduzione di Nicola Cadoni, musiche di Filippo Del Corno, scena di Maria Spazzi, costumi di Gianluca Sbicca, coreografie di Alessio Maria Romano, luci di Alessandro Verazzi, e arrangiamenti di Francesca Della Monica. Nel ruolo del titolo, Lella Costa che torna a Siracusa dopo aver portato in scena La vedova Socrate, il testo dell’indimenticabile Franca Valeri nell’edizione speciale Per Voci Sole del 2020. Marta Pizzigallo sarà Calonice; Cristina Parku Mirrina; Simone Pietro Causa Lampitò; Salvatore Alfano Cinesia; Aldo Ottobrino il Commissario; Marco Brinzi Dracete; Francesco Migliaccio Filurgo; Pilar Perez Aspa Stratillide; Giorgia Senesi Nicodice; Irene Serini Rodippe; Didi Bogin una donna Beota; Beatrice Verzotti una donna Corinzia; Alessandro Lussiana l’Ambasciatore spartano; Stefano Carenza l’Ambasciatore ateniese. ‘Lisistrata – dice Serena Sinigaglia – si regge su un presupposto terribilmente serio e grave, qualcosa che affligge da sempre l’umanità e che pare essere da sempre inarrestabile: la guerra. Lisistrata stessa sembra scritta come un’eroina della tragedia. Altro che commedia!’. Lo spettacolo andrà in tournée a Pompei, il 19, 20 e 21 luglio e al Teatro Romano di Verona, l’11 e il 12 settembre. A chiudere la 60. Stagione, dal 4 al 6 luglio, in anteprima mondiale, sarà la nuova creazione originale di Giuliano Peparini, L’Iliade, su testi scelti e tradotti da Francesco Morosi. Coprodotto con il Parco archeologico di Siracusa, Eloro, Villa del Tellaro e Akrai, dopo il successo dell’Ulisse, l’Ultima Odissea prodotta nel 2023, questo nuovo spettacolo di musica, danza e poesia, vedrà il debutto al Teatro Greco di Siracusa nel ruolo dell’Aedo, di un grande attore italiano protagonista al teatro, al cinema e nelle serie tv, Vinicio Marchioni; Giuseppe Sartori sarà Achille mentre Giulia Fiume interpreterà Andromaca. Le musiche saranno del maestro Beppe Vessicchio. ‘L’Iliade è il testo più antico della cultura europea, ma è anche il più contemporaneo – dice Giuliano Peparini -. Non solo per il soggetto – la guerra -, ma soprattutto per la sua straordinaria potenza creativa: la lingua, la costruzione poetica, la struttura dell’azione, la caratterizzazione dei personaggi, la visione del mondo dell’Iliade la rendono tuttora un’opera di avanguardia, capace di comunicare in modo diretto ed emozionante con la nostra contemporaneità. Per questi motivi, mettere in scena l’Iliade oggi è non solo possibile, ma necessario’. Lo spettacolo coinvolgerà oltre 80 artisti tra i quali anche gli allievi dell’Accademia d’Arte del Dramma Antico e della Peparini Academy.


Il manifesto della 60. Stagione al Teatro Greco di Siracusa, frutto della collaborazione con il MAXXI, rappresenta un’opera inedita di Giulio Paolini, artista, pittore e scultore fra i più importanti nel panorama contemporaneo. Dall’11 maggio al 3 giugno a Palazzolo Acreide, si terrà la XXIX edizione del Festival Internazionale del Teatro Classico dei Giovani, con la partecipazione di circa 2000 studenti di 85 istituti nazionali e internazionali, impegnati nella riduzione e nell’allestimento dei classici del teatro greco e romano nell’antico teatrino di Akrai. Inoltre, grazie al progetto finanziato con il PNRR per l’abbattimento delle barriere architettoniche, fisiche e cognitive, la 60. Stagione teatrale dell’INDA sarà più inclusiva che mai; gli interventi di rimozione delle barriere architettoniche e la realizzazione di nuove scale di accesso alla cavea, hanno reso il Teatro Greco più accessibile, non solo per gli spettacoli, ma anche per le visite al monumento. Il pubblico straniero potrà seguire in diretta gli spettacoli nella traduzione simultanea in inglese, francese e spagnolo; mentre la collaborazione con la Struttura didattica speciale di Ragusa dell’Università di Catania, offrirà le traduzioni dei testi dei tre spettacoli in ebraico, a cura di Jonathan Fine e Giuseppina Marigo e in arabo, a cura di Layth Sameer Adbulwahab Alassaf, pubblicate in volume dall’INDA. Nel progetto del PNRR rientra anche un’altra importante novità che guarda all’inclusione, perché attraverso l’utilizzo di visori, chi ne avrà bisogno, potrà seguire gli spettacoli nella Lingua dei segni italiana. La 60. Stagione al Teatro Greco di Siracusa ha il sostegno di Eni Spa, di Banca Agricola Popolare di Sicilia Banca Partner, di Enel e della Fondazione Angelini. Si ringraziano Urban Vision, Aeroporti di Roma e le tante aziende e i privati cittadini che anche quest’anno, in veste di mecenati e donatori, hanno voluto sostenere le attività dell’INDA.