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Bergamo, alla GAMeC la notte senza sogni di Ali Cherri

Bergamo, alla GAMeC la notte senza sogni di Ali CherriBergamo, 8 ott. (askanews) – La GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo e la Fondazione In Between Art Film, con il Frac Bretagne, hanno presentato “Dreamless Night”, la nuova mostra personale dell’artista e regista libanese Ali Cherri (Beirut, 1976), vincitore del Leone d’Argento della Biennale d’Arte di Venezia 2022.

La mostra sarà la più ampia presentazione, sino ad oggi realizzata, della pratica multimediale di Ali Cherri, che comprende film, installazioni video, disegni e sculture. Dopo essere inaugurata a ottobre presso GAMeC, sarà ospitata dal Frac Bretagne a partire da febbraio 2024. A cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi, rispettivamente direttore artistico e curatore di Fondazione In Between Art Film, Dreamless Night è il primo progetto espositivo realizzato nell’ambito di Unison, una nuova iniziativa biennale promossa da Fondazione In Between Art Film per commissionare e produrre mostre dedicate ad artisti attivi nel campo delle immagini in movimento in collaborazione con istituzioni pubbliche italiane e internazionali.

Lo Spazio Zero della GAMeC accoglierà The Watchman (2023), un’inedita opera video di Ali Cherri commissionata e prodotta dalla Fondazione, presentata in questa occasione in forma di video installazione di grandi dimensioni.

”Romanzo digitale”, il nuovo libro del giornalista Antonio Pascotto

”Romanzo digitale”, il nuovo libro del giornalista Antonio PascottoRoma, 6 ott. (askanews) – Chi si ricorda ancora dei calendari a blocchetto? Quelli dai quali tutte le mattine si staccava il foglio del giorno precedente con una ritualità irrinunciabile. Quante volte abbiamo sbirciato tra le pagine dei giorni ancora lontani con la speranza di poter immaginare il futuro attraverso quella carta leggera che ci accompagnava tra settimane, mesi, anni.

Il futuro. Un immenso enigma che fin dalla notte dei tempi l’uomo tenta di svelare con ogni mezzo, ma che si è sempre fatto beffe di chi pensava di poterlo divinare, sorprendendo l’umanità con improbabili colpi di scena degni del miglior commediografo. Ed è proprio in questo futuro che Antonio Pascotto ci accompagna tra le pagine del suo nuovo libro: “Romanzo Digitale”, edito per i tipi di Edizioni Jolly Roger (in libreria e sui migliori portali online, pagine 280, copertina flessibile, € 15,00). Un diario che ripercorre momenti vissuti e anni impossibili da dimenticare, scanditi dalla musica, dalla letteratura e dai grandi interrogativi che ci siamo sempre posti. Pagine che attraversano un passato lontano, per poi giungere a quello più recente segnato dalla Pandemia come da una ferita ancora aperta che – lo sappiamo – lascerà dietro di sé una cicatrice che nemmeno il tempo riuscirà mai ad attenuare.

E poi il futuro, scandito dai passi sempre più veloci di una tecnologia in continua parabola ascendente, che dalla semplice elaborazione dati affidata a elementari algoritmi giunge fino ai confini della Creazione con l’Intelligenza Artificiale, capace di generare un pensiero proprio, esattamente come tratteggiato da pochi visionari (ma non troppo) autori della migliore fantascienza. Il tutto filtrato attraverso la sensibilità dell’uomo e il suo inguaribile ottimismo che guarda all’iperconnessione con lo scetticismo di chi sa che probabilmente, anche stavolta, riusciremo a uscirne non troppo malconci. Ma sarà davvero così? Saremo sempre noi a controllare l’algoritmo o si ribalteranno i ruoli? E a che prezzo?

Il romanzo di un giornalista di rango non può che instillare domande, le risposte alle quali sono dentro ognuno di noi. Ma è bello lasciarsi prendere per mano in una passeggiata lunga fino al 2033. E Antonio Pascotto si rivela un eccellente accompagnatore. Antonio Pascotto. Giornalista, lavora a Mediaset dal 1993. Attualmente è caporedattore della testata TgCom24. Tra le sue pubblicazioni: La televisione senza palinsesto. Contenuti nella tivù dell’era digitale, De Angelis Editore, 2007; Alberto Sordi. Il cinema e gli altri, De Angelis Editore, 2008; L’informazione connessa, Armando Curcio Editore, 2012; Il mondo senza Internet. Connessioni e ossessioni. Dallo scandalo Facebook alla quiete digitale, Male Edizioni, 2019.

Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, antologia dell’irrealtà

Anish Kapoor a Palazzo Strozzi, antologia dell’irrealtàFirenze, 6 ott. (askanews) – Il mondo di Anish Kapoor, uno dei più noti artisti contemporanei, entra prepotentemente dentro gli spazi di Palazzo Strozzi a Firenze con una mostra antologica che letteralmente sembra scaraventare la materia di Kapoor nel museo, a volte con una sorta di esplosione, a volte con un aprire degli spazi che hanno la forza di attrarre sia le sale sia il visitatore. A curare l’esposizione il direttore della Fondazione Palazzo Strozzi, Arturo Galansino. “La mostra Anish Kapoor – Untrue Unreal percorre 40 anni di ricerca, in particolare sul tema della scultura, di un artista che, per quanto riguarda l’arte contemporanea, ha cambiato il concetto stesso di scultura”.

Dalle masse di colore che attraversano le porte del palazzo fino alle grandi opere a specchio che cambiano, lucidandola, la percezione del mondo, l’opera di Kapoor, così legata all’idea stessa di pigmento, ma tridimensionale, si incontra con dei salti temporali, che contribuiscono a rendere più incerto il rapporto con la realtà, già di per sé sfuggente, del lavoro in cui ci imbattiamo. “È tutto un discorso intorno alle nostre percezioni – ha aggiunto Galansino – al modo in cui interagiamo con queste sculture, che spesso sono molto interattive e presuppongono la partecipazione dello spettatore, e a volte riescono anche a impressionarci, a sorprenderci, a spaventarci, come questi buchi neri che di fatto quasi ci risucchiano al loro interno, mettendoci a confronto con il nostro inconscio”. E se di inconscio si parla, è inevitabile trovarsi a fare i conti con territori di confine tra vero e falso, tra reale e irreale, tra percezione e struttura, con punti di frattura e anche di dolore. “C’è in qualche modo un senso di disperazione – ha detto Anish Kapoor in conferenza stampa – che è legato alla condizione umana, e per questo io credo che il confronto con ciò che non è vero e ciò che non è reale sia una situazione ricorrente”.

La mostra fiorentina è poi un altro esempio del modo in cui Palazzo Strozzi consolida il ruolo del contemporaneo sulla scena culturale della città e del territorio toscano: grandi nomi, ma chiamati poi a ricontestualizzare il proprio lavoro in relazione agli spazi e al luogo, potenziali mostre blockbuster che però non nascondono il proprio lato, se non oscuro, almeno decisamente complesso. In questo Galansino è abilissimo: farci vedere in modo lievemente diverso, o fuori fuoco per citare Robert Capa, qualcosa che pensiamo di conoscere bene. Perfino le superfici perfette e instagrammabili di Kapoor. (Leonardo Merlini)

Il Nobel per la letteratura è stato assegnato a Jon Fosse

Il Nobel per la letteratura è stato assegnato a Jon FosseRoma, 5 ott. (askanews) – Il premio Nobel per la letteratura 2023 è stato assegnato allo scrittore norvegese Jon Fosse. Scrittore e drammaturgo, Fosse, nato il 29 settembre del 1959, è autore di diverse opere anche tradotte in italiano. Tra queste il “Teatro” (Editoria&Spettacolo) Melancholia, e Insonni editi da Fandango, Mattino e sera, pubblicato da La Nave di Teseo come i primi due volumi della trilogia Settologia Nella motivazione l’Accademia del Nobel spiega che Fosse è stato premiato per le sue “opere innovative di teatro di prosa che danno voce all’indicibile”. Nella motivazione l’Accademia del Nobel spiega che Fosse è stato premiato per le sue “opere innovative di teatro di prosa che danno voce all’indicibile”. “La sua immensa opera scritta in norvegese – aggiunge l’Accademia- copre un’ampia varità di generi: commedi, romanzi, raccolte di poesia, saggi, libri per bambini e traduzioni. Tra i drammaturghi
più rappresentati al mondo Fosse è sempre più universalmente riconosciuto anche per la sua opera narrativa in prosa”.

Concluso Grande Progetto Pompei, dall’Ue 105 mln per restauro

Concluso Grande Progetto Pompei, dall’Ue 105 mln per restauroRoma, 4 ott. (askanews) – Si conclude oggi con pieno successo l’ambizioso “Grande Progetto Pompei” per il restauro del sito archeologico di Pompei, attrazione turistica mondiale, bene culturale di primaria importanza e autentico volano per l’economia locale. La realizzazione del progetto è durata 10 anni e ha ricevuto finanziamenti per oltre 78 milioni di euro dal Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Ad annunciarlo la Commissione europea.

Con l’ausilio di un finanziamento complessivo di 105 milioni di euro, – informa la Commissione europea – di cui 78 milioni dal FESR, sono stati restaurati 70 edifici. Grazie al progetto è possibile visitare oltre 40 ettari del sito, ora accessibile anche alle persone con mobilità ridotta, attraverso un itinerario dedicato di oltre 4 km. Gli edifici sono stati messi in sicurezza nei confronti di eventi meteorologici dirompenti, già causa dei crolli verificatisi in passato. Durante i lavori sono state rimosse circa 30.000 tonnellate di materiali (pietra, ceneri e terra), facendo riemergere dal suolo quasi 1.200 reperti e 170 nuovi oggetti e frammenti di gesso. Il progetto ha portato a un notevole aumento del numero di visitatori, passato da 2,3 milioni nel 2012 a oltre 4 milioni nel 2019, dimostrando come la cultura possa contribuire allo sviluppo economico. Rispetto al 2013 – prosegue la Commissione – si è infatti registrato un aumento del 40 % dell’occupazione negli alberghi e del 20 % del fatturato nei ristoranti nelle zone circostanti.

Pompei, riconosciuta come sito patrimonio mondiale dell’Unesco, costituisce una delle attrazioni turistiche più visitate d’Italia. Il progetto di restauro di Pompei è stato approvato dalla Commissione nel 2012, a seguito del crollo di diversi edifici nel 2010 causato dalla mancanza di manutenzione e da eventi meteorologici estremi. All’epoca erano accessibili ai visitatori solo 5 delle 60 Domus presenti nel sito. Tutte le Domus sono state sottoposte a restauro. L’ambizioso progetto, suddiviso in 76 misure a loro volta ripartite in 5 piani integrati, è stato realizzato in due fasi: una prima fase nell’ambito del periodo di programmazione 2007-2013, con un investimento totale dell’Ue di 40 milioni di euro, e una seconda fase, con un importo di 65 milioni di euro, realizzata nel periodo 2014-2020.

Durante il periodo di programmazione 2014-2020, la politica di coesione ha investito più di 939 milioni di euro in Italia, al fine di ripristinare il patrimonio culturale del paese, e oltre 4 miliardi di euro in tutta l’Ue.

Fotografia, dal 12 ottobre “E’ un muro invisibile” a Milano

Fotografia, dal 12 ottobre “E’ un muro invisibile” a MilanoRoma, 4 ott. (askanews) – Come stanno cambiando gli spazi pubblici e quelli privati? In che modo gli spazi incidono sulla socialità? Come li vivono i più giovani? Sono alcune delle domande a cui vuole dare una risposta È un muro invisibile, l’installazione open air di Arianna Arcara e Sara Leghissa per FOM Fotografia Open Milano, che sarà allestita nelle strade e sui muri del Municipio 8, a partire dal 12 ottobre e fino al 12 novembre. È un muro invisibile è un progetto di FOM – Fotografia Open Milano, declinazione milanese di FO, il format culturale e itinerante di ArtsFor nato da un’idea di Camilla Invernizzi nel 2020, che utilizza la fotografia d’autore come strumento e linguaggio per leggere, raccontare e comprendere la realtà, vivendo soprattutto nelle aree interessate da grandi ristrutturazioni urbane, dove le architetture temporanee dei cantieri ospitano la fotografia e diventano come i muri di un museo, ma all’aperto. Su questa scia, nasce la collaborazione con Merlata Bloom Milano e Nhood Services Italy, tra i protagonisti degli interventi di trasformazione urbana che stanno interessando il quadrante Nord-Ovest di Milano.

Dopo l’installazione di Francesco Jodice e la mostra di Lucas Foglia nell’area Rogoredo/Santa Giulia, FOM prosegue nel Municipio 8, quartiere Gallaratese-Cascina Merlata, continuando a raccontare attraverso la fotografia, una città che si trasforma e si rinnova.  È qui che la fotografa Arianna Arcara, tra i fondatori del noto collettivo fotografico Cesura, e l’artista, ricercatrice e performer Sara Leghissa, hanno coinvolto le ragazze e i ragazzi del quartiere, in un’indagine che attraverso il ritratto ambientato e le interviste raccolte nei principali luoghi di aggregazione – tra le panchine dei giardini, le associazione culturali, la metro, le piazze – fornisce un messaggio sul potenziale degli spazi pubblici nel plasmare le vite e le esperienze dei più giovani. Oltre 50 fotografie di Arianna Arcara accostate ai poster con le testimonianze della viva voce dei giovani abitanti di questi luoghi raccolte da Sara Leghissa, daranno vita ad un percorso di arte urbana che si dispiegherà tra via Quarenghi, via Gallarate e i muri delle case MM di via Appennini. Immagini e messaggi dal forte impatto evocativo che aprono una finestra sulle vite dei ragazzi e delle ragazze del quartiere. Ne emerge uno spaccato ampio e variegato che interpella i temi dell’identità, della cittadinanza, del tempo libero, della socializzazione e del futuro mettendo in luce le influenze derivate dalla frequentazione dello spazio in un momento di rapida trasformazione della città e suscitando un’importante riflessione sulla possibilità di una pianificazione partecipata dello spazio pubblico ad uso dei giovani. Per esercitare quel diritto alla città che possa in qualche modo renderli attori dello sviluppo urbano contemporaneo. Il progetto è stato realizzato con la collaborazione delle associazioni e delle realtà attive nel Municipio 8: Spaziotempo APS Coop, Tuttinsieme, Terres des Hommes ONLUS, SPLUF, Partizan Bonola, SUPER Scuola superiore di arti applicate.  È un muro invisibile è un progetto di FOM – Fotografia Open Milano e ArtsFor, realizzato con il patrocinio del Comune Assessorato Cultura, in collaborazione con Arte Negli Spazi Pubblici e il Municipio 8.

“Un progetto come questo è in grado di restituire senso e potenziale allo spazio pubblico, che si trasforma in una tela su cui dipingere storie e vite, in un palcoscenico sul quale rappresentare le proprie esigenze, il proprio disagio o i propri sogni, in un vero e proprio centro di ascolto per chi questi spazi li progetta e li realizza, soprattutto nei quartieri in cui sono in corso grandi trasformazioni urbane L’arte negli spazi pubblici ha infatti un portato che va oltre il contributo di bellezza nei luoghi che la ospita, andando a incidere sulle relazioni tra i cittadini e sulla possibilità di espressione e partecipazione di tutti alla vita della città”. Tommaso Sacchi, Assessore alla Cultura del Comune di Milano. “Siamo orgogliosi di aver sostenuto FOM – Fotografia Open Milano – in questo progetto di arte pubblica che ci ha permesso, ancora prima dell’apertura del lifestyle center Merlata Bloom Milano, di instaurare un dialogo con le istituzioni e le associazioni presenti sul territorio. L’attenzione al territorio, l’orientamento delle nostre attività alle persone che lo vivono, in generale alla cultura, sono per noi valori importanti e imprescindibili dagli interventi da noi gestiti. È un muro invisibile ci ha colpiti sin da subito perché racconta con forza la capacità della città di cambiare e rinnovarsi”. Alessandro Ossena, Direttore Shopping Center Manager Merlata Bloom  Milano.

Romaeuropa Festival, da domani al via Digitalive

Romaeuropa Festival, da domani al via DigitaliveRoma, 3 ott. (askanews) – Le geografie di Romaeuropa Festival incrociano traiettorie reali e virtuali con Digitalive, la sezione curata da Federica Patti che da sempre si muove tra percorsi musicali, coreografici e virtuali e presenta dal 4 all’8 ottobre un’indagine intorno alle arti performative, alle culture digitali e al Metaverso, in un incontro tra elettronica italiana, intelligenze artificiali e ambienti virtuali. Dopo l’opening affidato all’artista singaporiano Choy Ka Fai, con il suo esperimento di danza cibernetica, Digitalive in collaborazione con Alcazar Live accoglie il 4 ottobre la batterista, compositrice e percussionista Valentina Magaletti, impostasi all’attenzione internazionale per la sua mescolanza di generi, nel suo A Queer Anthology of drums convivono batteria, vibrafono, giocattoli e oscillatori, un progetto che la vede impegnata a sfatare tutte le convenzioni che ingabbiano il suono della batteria.  I suoni digitali si spostano al Mattatoio con la performance multimediale del collettivo romano NONE che presenta la sua ultima produzione AV Nuovo Mondo (6 ottobre), ispirato al celebre romanzo distopico di Aldous Huxley, e con il percussionista, sound artist e curatore modenese Riccardo La Foresta che con Drummophone (6 ottobre) mette in discussione la natura degli strumenti di percussione rivelando architetture invisibili attraverso sound art e improvvisazione. È un’esperienza audio-video ipnotica The Grey Line (7 ottobre) proposta dal collettivo SPIME.IM, che utilizza la tecnologia, l’arte 3D e la musica elettronica per tessere esperienze audio-video immersive capaci di esplorare i confini dell’identità, della corporeità e della percezione. A seguire l’artista romano Arssalendo propone uno speciale live nel set design costruito da Bianca Peruzzi. Grazie al rinnovato dialogo con RE:Humanism Art Prize (8 ottobre) approdano a Digitalive l’artista Luca Pagan con la sua performance Retraining Bodies che esplora i metodi di apprendimento tra corpo umano e intelligenza artificiale e Albert.DATA con la sua performance musicale Slowly Fading into Data, l’artista e ricercatore, premiato con la menzione speciale REF al premio Re:Humanism, presenta il suo album di debutto con uno spettacolo dal vivo che racconta la trasformazione di un essere umano in dati. A completare la rassegna il ciclo di talk curato dal network ADV – Arti Digitali dal Vivo (7 – 8 ottobre), nato dalla proposta di Anna Maria Monteverdi e Antonio Pizzo come osservatorio critico delle pratiche tecno performative, i due appuntamenti con il collettivo Erinni il talk Cyber Witchcraft (6 ottobre) e la performance di Ginevra Petrozzi Digital Esoterism (6 e 7 ottobre), la presentazione del libro di Vincenzo Susca Tecnomagia. Estasi, totem e incantesimi nella cultura digitale (5 ottobre all’Ex Pastificio Cerere a San Lorenzo) e le installazioni degli studenti di Rufa – Rome University of Fine Arts che si cimentano nella creazione di proposte artistiche dal carattere performativo ma radicate in ambienti virtuali e incentrate sul tema della tecnomagia.

Libri, Blue Bird è il nuovo romanzo thriller di Fabio Bernardini

Libri, Blue Bird è il nuovo romanzo thriller di Fabio BernardiniRoma, 1 ott. (askanews) – Un teatro londinese, alle battute finali del Mercante di Venezia, e l’efferato omicidio di una nota imprenditrice nel mondo della moda femminile. Si apre così Blue Bird, romanzo thriller di Fabio Bernardini (edito da La Ragnatela Editore e disponibile su Amazon, IBS.it, AbeBookS.it; Libraccio.it) disponibile anche in versione fumetto.

Dallo stesso titolo, con disegni, copertina, matite e inchiostri di Laslo Iera, colore di Laslo Iera, Viola Vittorini e Giacomo Laudenzi, sceneggiatura di Lucilla Iera e grafica di Benedetta Cultrona, le tavole illustrate raccontano le vicende della poliziotta di Scotland Yard Jennifer Capobianco. Dopo aver convinto i suoi superiori a essere inviata in Italia per indagare su un altro violento omicidio commesso, a Milano, con lo stesso modus operandi di Londra, la donna coinvolgerà nel caso anche il criminologo, ex poliziotto, esperto di antropofagia Luca Bonanni. 105 pagine per il romanzo e poco più di 50 per il fumetto: caratterizzate da una scrittura lineare, in grado di descrivere gli avvenimenti in maniera semplice ma d’impatto, riusciranno a far rivivere con i due investigatori tutta l’adrenalina delle 24 ore in cui si svolge la vicenda, che li coinvolgerà in un continuo incalzare di eventi e li porterà a rischiare più volte la vita, arrivando a scoprire qualcosa di imprevedibile, che va oltre la ricerca di un serial killer.

“La mia passione per i fumetti è sempre stata viva – commenta l’autore Fabio Bernardini, a proposito della trasposizione in fumetto del romanzo Blue Bird -. Sul banco di scuola, sin dalle elementari, non poteva mancare il diario a fumetti delle Sturmtruppen. Quando andavo in vacanza con i miei genitori, avevo sempre con me una buona scorta di numeri di Topolino e, con il passare del tempo, la voglia di fantasticare è cresciuta, il mondo dei fumetti è sempre stato, un buon rifugio nei momenti di crisi emotive e ora, in età adulta, non ho timore di affermare che i fumetti sono ancora un buon rimedio per alleviare le tensioni quotidiane. Dylan Dog, i fantastici personaggi della Marvel Comics… il fumetto, al pari di ogni buon libro, stimola la fantasia e forse, a mio modo di vedere, trasmette maggiore positività, dandoci strumenti per uscire dalle tensioni psicologiche che la vita quotidiana ci obbliga ad affrontare”. Fabio Bernardini (Roma, 1964) è laureato in Scienze Politiche, ha lavorato presso la polizia penitenziaria e presso alcune associazioni di psicologia e criminologia. Appassionato di storia, coltiva con passione studi in questo campo. Esordisce con un saggio a carattere storico-criminologico, “Una società di Cannibali – La storia, i miti, gli orribili crimini del nostro tempo”, Edizioni Internazionali Beta, 1999. Sempre su filone criminologico, computer crime, il saggio “Killer in rete, i nuovi scenari del crimine”, Iris 4 edizioni, 2003. Seguono poi i romanzi “Subbuglio in metropoli”, Iris 4 edizioni, 2011; “Brucker e l’astrolabio di Abelardo”, Albatros, 2011; “Il segreto delle sette dame”, La Ragnatela editore, 2016; “Blue Bird”, La Ragnatela editore, 2019; Storie ai confini della conoscenza, la trilogia storica, 2021.

”Ti presto fiducia”, il libro di fra Tirelli su microprestiti

”Ti presto fiducia”, il libro di fra Tirelli su microprestitiRoma, 1 ott. (askanews) – A San Severo, nello splendido e tormentato territorio della provincia di Foggia, c’è un frate convinto che “l’intuizione del ‘micro-credito’ sia una possibilità di riscatto per chi non chiede altro che di riaffiorare dal baratro di una momentanea condizione sfavorevole. Una condizione in cui chiunque può ritrovarsi, a seguito di scelte sbagliate o di sistemi capestro, che impediscono l’accesso a una legittima ascesa sociale rispettosa dei bisogni di tutti”. Il frate si chiama Andrea Tirelli e ha raccolto in questi anni un gruppo di professionisti e volontari per creare Tiprestofiducia, un’associazione senza scopo di lucro che – dopo le opportune verifiche – concede denaro senza interesse attraverso microprestiti restituibili a rate e in tempi ragionevoli. Gestita con estrema accortezza e buonsenso, investe nelle persone, aiutando chi si trova in difficoltà, finanziando piccole imprese e promuovendo progetti di raccolta fondi con proposte culturali e di beneficenza.

TS Edizioni pubblica, anche in formato e-book, “Ti presto fiducia. Quando il microcredito ti salva la vita” di fra Andrea Tirelli, religioso francescano che ha costituito nel 2017 l’associazione Tiprestofiducia, che gestisce con un gruppo di volontari e professionisti esperti. Scrive nella prefazione don Luigi Ciotti: “Finché la fiducia sarà solo una scommessa in senso economico – ossia tecnicamente una ‘apertura di credito’ – continuerà il predominio del modello capitalista neo-liberista, sistema dei ricchi per i ricchi ‘ingiusto alla radice’, come l’ha definito Papa Francesco. Sistema colpevole di ingiustizie e disuguaglianze che hanno raggiunto picchi inediti e inaccettabili. Per fare in modo che la fiducia diventi, prima che un principio contrattuale, un naturale impulso dell’anima, un ‘motore’ delle relazioni umane, occorre rieducarci tutti a una fratellanza fondata sul sentimento e la consapevolezza dell’essere ‘con-sorti’, cioè accomunati da una medesima sorte: quella di fare i conti con la nostra fragilità e con i nostri limiti, a partire da quello che ci costituisce come viandanti di passaggio su questa Terra”.

Ecco, dunque, la storia e la filosofia di un’iniziativa, che si vorrebbe replicare anche in altre parti d’Italia, raccontata attraverso vicende di vita vissuta, successi e fallimenti e i fondamenti di un’educazione al valore del denaro, alla sua gestione e al suo utilizzo. Scrive fra Tirelli nell’introduzione: “Questo libro vuole provare a rimettere a tema la centralità, libera e cosciente, dell’essere umano, con la sua capacità di adattarsi e di determinare il corso della propria esistenza attraverso scelte e iniziative che influenzano l’economia dell’Universo. Un Universo e un Pianeta Terra, che potrebbero vivere anche senza l’uomo, certo, a cui tuttavia è affidato il compito di difendere il bene più prezioso: la vita… Che cos’è il microcredito? Perché funziona? Come può risolvere situazioni di difficoltà? Il sogno di alcune persone è diventato realtà: aiutare famiglie in crisi e salvare un territorio da troppo tempo tormentato dalla criminalità organizzata e dallo strozzinaggio”.

Una testimonianza – a tratti dura, a tratti commovente – che sprona il lettore a credere ancora nella bontà degli esseri umani e nella fiducia, valori di cui la civiltà occidentale ha oggi estremo bisogno. Andrea Tirelli. Foggiano, classe 1971, religioso francescano, ha costituito nel 2017 l’associazione Tiprestofiducia, che gestisce con un gruppo di volontari e professionisti esperti. L’Associazione concede numerosi microprestiti. Si tratta per lo più di aiuti elargiti per tutelare attività commerciali con difficoltà a pagare le bollette, a riparare le auto aziendali danneggiate, i vetri rotti, il personale. Per finanziare e creare il fondo dell’Associazione, Andrea Tirelli è diventato anche scrittore di romanzi di successo, fra cui ricordiamo: Il viaggio di ritorno (2017), Facciamo come possiamo (2020), Con tutto l’amore che ho (2018). L’autore – per la sua coraggiosa iniziativa – ha avuto grande rilievo mediatico sui quotidiani e in varie trasmissioni televisive.

”Glassa” di Marcon al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci

”Glassa” di Marcon al Centro per l’arte contemporanea Luigi PecciRoma, 29 set. (askanews) – Il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato ha inaugurato “Diego Marcon. Glassa”: il più ampio progetto espositivo realizzato ad oggi da Diego Marcon in un’istituzione italiana, con apertura al pubblico da domani fino al 4 febbraio 2024.

Invitato nel gennaio 2022 dal direttore Stefano Collicelli Cagol, l’artista, fra i più interessanti del panorama contemporaneo internazionale, ha fatto sue le dieci sale dell’ala Gamberini trasformandole in un’esperienza immersiva attraverso opere nuove o esistenti arrangiate in un unico allestimento pensato ad hoc per il Centro Pecci. “Celebriamo i 35 anni di apertura del Centro Pecci con un grande progetto di Diego Marcon, appositamente pensato per il museo. Marcon è, senz’altro, l’artista italiano del momento nonché fra i più interessanti del panorama contemporaneo internazionale. Questa mostra è l’inizio di un percorso espositivo internazionale che vedrà l’artista esporre questo autunno a Basilea, Londra e Berlino; siamo, dunque, orgogliosi di aver riservato a ‘Glassa’ oltre 1000 metri quadri con cui confrontarsi e far conoscere, al meglio, la sua ricerca al grande pubblico” ha detto Lorenzo Bini Smaghi, presidente della Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana.

Curato da Stefano Collicelli Cagol e da Elena Magini e sostenuto da Intesa Sanpaolo, in “Glassa”, attraverso film, video, animazioni, sculture, pubblicazioni, Marcon indaga temi universali come il senso della vita e della morte, utilizzando spesso l’ambiguità innocente tipica dell’infanzia o dei cagnetti come chiave di lettura utile a ripensare la vita quotidiana. “La visionarietà di Marcon conquisterà bambini e adulti per la sua capacità di toccare temi universali, quali la vita e la morte ma anche il senso dell’arte. Marcon utilizza elementi che si connettono immediatamente al nostro vissuto, l’infanzia o i piccoli cagnetti, generando emozioni contrastanti e un senso di vertigine che sfrutta le potenzialità dell’architettura creata nel 1988 da Italo Gamberini al Centro Pecci” ha spiegato Stefano Collicelli Cagol, Direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci.

La parola ‘glassa’ deriva etimologicamente dal francese ‘glace’; e si riferisce, nel contesto della pasticceria, al rivestimento di zucchero e altri liquidi utilizzato a caldo per ricoprire o decorare le torte: così dolce da diventare quasi nauseante, così liscia e spessa da nascondere qualsiasi asperità sottostante. Inoltre, la parola richiama il ghiaccio, qualcosa di freddo come solo la morte può essere e in grado di preservare le salme. Circa 1000 metri quadrati di spazio vengono, quindi, trasformati da Marcon in un apparato cinematografico; grazie ad una mirata illuminazione con lucernari a soffitto il pubblico è immerso in un’esperienza unica, bilanciata sul dialogo tra il trattamento del vuoto, della luce e delle ombre. Coreografando il movimento dei visitatori nello spazio, considerato l’uso del vuoto, dello scorrere del tempo, dei cambiamenti di luce e della potenza delle immagini in movimento, Diego Marcon allestisce una macchina esperienziale dove tutto è sotto il suo meticoloso controllo.