Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Istat: nel III trimestre pressione fiscale cala al 41,2%

Istat: nel III trimestre pressione fiscale cala al 41,2%Roma, 5 gen. (askanews) – La pressione fiscale, nel terzo trimestre del 2023, è stata pari al 41,2%, in riduzione di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Lo ha reso noto l’Istat.

Complessivamente, nei primi nove mesi del 2023, la pressione fiscale si attesta al 39,9% del Pil, in riduzione di 0,3 punti percentuali rispetto al 2022. Le uscite totali nel terzo trimestre 2023 sono diminuite del 3,8% rispetto al corrispondente periodo del 2022 e la loro incidenza sul Pil (pari al 50,9%) è diminuita in termini tendenziali di 4,5 punti percentuali. Nei primi tre trimestri del 2023 la relativa incidenza è stata pari al 51,9%, in riduzione di 2,2 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022.

Le uscite correnti hanno registrato, nel terzo trimestre 2023, una diminuzione tendenziale dell’1,2%, mentre le uscite in conto capitale si sono ridotte in termini tendenziali del 17,8%. Le entrate totali nel terzo trimestre 2023 sono aumentate in termini tendenziali del 4,6% e la loro incidenza sul Pil è stata del 45,9%, in calo di 0,1 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022. Nei primi tre trimestri dell’anno, l’incidenza delle entrate totali sul Pil è stata del 44,8%, in diminuzione di 0,5 punti percentuali rispetto al corrispondente periodo del 2022.

Le entrate correnti e le entrate in conto capitale nel terzo trimestre 2023 hanno segnato, in termini tendenziali, aumenti rispettivamente del 4% e del 44,2%.

Commercio ambulante, Felice (Confimprese): no limite autorizzazioni

Commercio ambulante, Felice (Confimprese): no limite autorizzazioniRoma, 4 gen. (askanews) – Con una nota inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni ed al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il vice Presidente Vicario di Confimprese Italia, Giovanni Felice ha voluto esprimere la posizione dell’associazione in merito alla lettera del Presidente Mattarella del 30 Dicembre scorso con il “richiamo al Governo ed al Parlamento” riferito, tra gli altri, ai contenuti dell’articolo 11 della legge sulla concorrenza sulla quale il Capo dello Stato ritiene “la legge, in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”.

“Per Confimprese, invece, c’è il rischio che scoppi una vera e propria guerra per le licenze in una categoria già molto vessata dalla crisi economica” ha dichiarato il VicePresidente vicario Giovanni Felice. “Pur condividendo lo spirito interpretativo della norma non possiamo fare a meno di rilevare alcune palesi contraddizioni tra l’applicazione teorica e la realtà. Se è vero che la Corte Costituzionale e la Giustizia Amministrativa si sono pronunciate – prosegue – sulle conflittuali leggi in vigore, il problema non è nel conflitto tra le norme emanate dalle varie istituzioni, ma nello stabilire se il commercio su aree pubbliche, in data odierna, rientri tra quelli che sempre in base alle direttive comunitarie sono così regolamentate – nel caso in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per una determinata attività economica sia limitato a causa della scarsità di risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata”. “A supporto della nostra tesi – insiste il Vicepresidente Felice – ovvero che il commercio su aree pubbliche non rientra più nella fattispecie in oggetto, ci sono i dati dell’osservatorio nazionale sul commercio, che evidenziano come le autorizzazioni attualmente in vigore sono al minimo storico rispetto al 2006. Infatti, dopo avere raggiunto un picco nel 2016 con 195.583 autorizzazioni in Italia al 31 marzo 2023 sono 16.0145, oltre 35.000 unità in meno, di cui 19.056 nell’ultimo triennio. Come si fa a sostenere che la domanda è maggiore della disponibilità di posteggi se ad oggi c’è grande disponibilità degli stessi in tanti mercati? Ad oggi, i Comuni mirano a restringerli ed a rendere ancora più periferiche le loro dislocazioni accentuando le condizioni di crisi del settore. “Appare pacifico, che pur sottraendo il commercio su aree pubbliche “dalle attività economiche limitate”, vanno comunque individuate modalità di rinnovo che tengano conto delle indicazioni della Comunità Europea, ma che non diventino elemento per generare confusione e per favorire possibili elementi speculativi. Il rischio che palesiamo – precisa Felice – non riguarda l’esigenza di nuovi accessi nei mercati, ma una bagarre interna per l’ottenimento di posteggi presumibilmente più redditizi, che magari sono tali solo per le capacità di chi oggi li gestisce. Non bisogna scordare che molti comuni non procedono alla pubblicazione degli avvisi per l’assegnazione dei posteggi resisi vacanti, creando i presupposti per una diminuzione del servizio che offrono i mercati, generando un danno economico per gli operatori che in esso operano. Come Confimprese Italia proponiamo che il primo step verso il rinnovo delle autorizzazioni possa essere quello di assegnare i posteggi resisi vacanti, e poi, anche in relazione alle richieste pervenute ai Comuni, individuare i criteri ed i tempi medi di rinnovo, che nel caso dei mercati settimanali, non possono essere inferiori all’ammortamento del costo dei beni necessari all’attività, quali ad esempio il mezzo di trasporto o l’autonegozio. Ritornare al periodo previsto dalla precedente normativa, un periodo di 9 anni, potrebbe essere una scelta. Resta salva la necessità di individuare tra i requisiti prioritari per il rinnovo un livello di professionalità tale da garantire la salvaguardia del sistema mercato. Il mercato è un elemento aggregato e basta un abbassamento della professionalità di un paio di operatori commerciali per far venire meno la qualità del servizio offerto, con grave danno per i consumatori, specialmente quelli a basso reddito e quindi la sua attrattività e la conseguente redditività per gli operatori che in esso svolgono la propria attività”, ha concluso.

Meloni: manovra correttiva? Presto per dirlo. Vediamo i tassi

Meloni: manovra correttiva? Presto per dirlo. Vediamo i tassiRoma, 4 gen. (askanews) – Sarà necessaria una manovra correttiva in corso d’anno? “Mi pare molto presto per dirlo. Intanto manteniamo aperto l’osservatorio su alcuni temi, ad esempio sui tassi di interesse, che vanno valutati. E in corso d’anno si valuterà cosa fare”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno.

La premier ha premesso che “tutti i Paesi europei hanno fatto previsioni che sono state poi aggiornate” a causa della situazione internazionale e che il nuovo Patto di stabilità “si applica nel 2025 non nel 2024”. Meloni ha poi detto di essere contenta per il fatto che secondo le stime aggiornate della Commissione europea, l’Italia si attesta su una crescita superiore alla media europea. Ci sono poi “segnali incoraggianti: la borsa italiana ha fatto la migliore performance del mondo, lo spread si è attestato a 160 punti ed era a 220 quando il governo si è insediato, i dati sull’occupazione”.

Meloni: ridurre quota Stato in Poste, sì privati in Fs

Meloni: ridurre quota Stato in Poste, sì privati in FsRoma, 4 gen. (askanews) – Il governo pensa ad una “riduzione della quota statale” in Poste, “senza ridurre il controllo pubblico”. Lo ha detto la premier Giorgia Meloni nella conferenza stampa di fine anno, rinviata ad oggi per motivi di salute. Altra operazione allo studio, ha detto Meloni, riguarda “l’ingresso di quote minoritarie di privati in Fs”.

Sulla tempistica, “soprattutto per le Ferrovie” si tratta di “passaggi lunghi, che non dipendono solo da me”. La premier ha poi aggiunto che “con Mps è stato dato un bel segnale. Grazie alla nostra iniziativa alcune risorse sono rientrate”.

Meloni ha ricordato che la Nadef prevede 20 miliardi di privatizzazioni nel triennio 2024-2026. La logica delle privatizzazioni del governo, ha aggiunto Meloni, “è di ridurre la presenza dello Stato dove essa non è necessaria. In questo caso si può indietreggiare. Dove la presenza dello Stato è necessaria, va riaffermata e deve servire a controllare quello che è strategico, ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato”.

Leonardo, il titolo continua a correre in Borsa (+3,92%)

Leonardo, il titolo continua a correre in Borsa (+3,92%)Milano, 4 gen. (askanews) – Non si arresta la corsa in Borsa di Leonardo, società pubblica italiana attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza di cui il Mef detiene il 30% circa. Intorno alle 15.00, il titolo è in cima alla classifica dei maggiori progressi in seno al Ftse Mib mostrandosi in rialzo del 3,92% a 16,05 euro, che è anche il massimo intra-day toccato finora.

Nell’ultimo mese, Leonardo ha realizzato un progresso dell’12.03%, mentre la performance a 6 mesi indica un +53,83% e quella a un anno del 94,86%. Il titolo beneficia di quello che viene definito da media come il Sole 24 Ore l’”effetto guerre”, che porta ai massimi storici gli ordinativi dei grandi gruppi mondiali del comparto armi e difesa e spinge i corsi azionari dei rispettivi titoli, grazie al moltiplicarsi e all’intensificarsi dei conflitti a livello globale. Oggi, in un’intervista al Financial Times, l’Ad di Leonardo Roberto Cingolani invita l’Ue a razionalizzare un’industria europea della difesa frammentata e frenata dal focus degli Stati membri sui propri campioni nazionali, incitando a rinunciare a “un pò di sovranità nazionale”.

Usa, +164.000 posti lavoro settore privato dicembre, più di stime

Usa, +164.000 posti lavoro settore privato dicembre, più di stimeNew York, 4 gen. (askanews) – L’occupazione nel settore privato statunitense in dicembre è cresciuta oltre le previsioni. Secondo il rapporto mensile redatto da Automatic Data Processing (Adp), l’agenzia che si occupa di preparare le buste paga, lo scorso mese sono stati creati 164.000 posti di lavoro rispetto al mese precedente, mentre le previsioni erano per la creazione di 130.000 posti di lavoro. Il dato di novembre è stato rivisto da +103.000 a +101.000.

I salari sono cresciuti del 5,4% su base annuale, mentre nel mese precedente si era registrato un +5,7%. Il report di oggi conferma un ritorno del mercato del lavoro in linea con i livelli registrati prima della pandemia.

Rai, Agenzia Entrate: per quest’anno abbonamento scende a 70 euro

Rai, Agenzia Entrate: per quest’anno abbonamento scende a 70 euroRoma, 4 gen. (askanews) – La legge di bilancio 2024 ha ridotto da 90 a 70 euro l’ammontare del canone di abbonamento alla televisione per uso privato, dovuto per l’anno in corso. Con una risoluzione, l’Agenzia delle Entrate rende noti gli importi del canone per l’anno 2024 per le varie casistiche che possono presentarsi. Per i cittadini per i quali l’addebito del canone avviene nella bolletta dell’energia elettrica o per i pensionati che in alternativa hanno scelto che le trattenute di pagamento avvengano direttamente sulla pensione, spetterà alle imprese elettriche e gli enti previdenziali addebitare i nuovi importi ridotti e quindi i diretti interessati non dovranno far nulla. Gli altri contribuenti già titolari di abbonamento Tv per i quali invece non è stato possibile l’inserimento nella fattura di fornitura elettrica, devono effettuare entro il 31 gennaio 2024 il versamento del canone dovuto per l’intera annualità, pari a 70 euro, tramite modello F24 (codice tributo TVRI). Tra questi, ad esempio, anche i nuclei familiari in cui nessun componente è titolare di contratto di fornitura di energia elettrica su cui sia possibile addebitare il canone Tv.

Saldi, Confcommercio: ne approfitterà il 63,8% dei consumatori

Saldi, Confcommercio: ne approfitterà il 63,8% dei consumatoriRoma, 4 gen. (askanews) – Il 63,8% dei consumatori acquisterà durante i saldi (-1,2 punti percentuali rispetto allo scorso anno), un rito che rappresenta soprattutto un’occasione per comprare articoli a cui si pensava da tempo o che altrimenti non ci si potrebbe permettere; tra chi non approfitterà dei saldi, uno su due lo farà per risparmiare e uno su tre per il peggioramento della propria situazione economica. Questi i principali risultati dell’indagine sui saldi invernali 2024 realizzata da Confcommercio-Imprese per l’Italia in collaborazione con Format Research.

Capi di abbigliamento (95,2%) e calzature (86,3%) si confermano in cima alle preferenze, seguiti dagli accessori (46%), mentre pelletteria e articoli di valigeria registreranno i maggiori incrementi rispetto allo scorso anno (+7,8 punti percentuali); l’85% dei consumatori destinerà un budget di spesa inferiore ai 200 euro, sostanzialmente in linea con lo scorso anno; i negozi di fiducia si confermano il canale di acquisto preferito (47,6%) seguiti dall’online (38,7%); per un consumatore su due i cambiamenti climatici stanno condizionando le proprie abitudini di acquisto. Quanto alle imprese del commercio al dettaglio, circa il 60% ritiene che il numero dei clienti che entreranno in negozio per i saldi sarà simile allo scorso anno, mentre il 21,5% prevede una presenza minore di clienti soprattutto per motivi di risparmio; per incrementare il proprio business il 79% delle imprese ha realizzato campagne di vendita sui social e il 30% attività di e-mail marketing; i network più utilizzati per attività di business sono Facebook (94,9%) e Instagram (89,2%).

Arera: bolletta del gas in calo del -6,7% per i consumi di dicembre 2023, finisce il mercato tutelato

Arera: bolletta del gas in calo del -6,7% per i consumi di dicembre 2023, finisce il mercato tutelatoRoma, 3 gen. (askanews) – Bolletta del gas in calo del -6,7% per i consumi di dicembre 2023 per la famiglia tipo (con consumi medi di gas di 1.400 metri cubi annui). Lo ha stabilito l’Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente che ricorda come “con la fine della tutela gas dal 2024, l’Autorità aggiorna per l’ultima volta le bollette dei clienti domestici che non hanno ancora scelto il mercato libero”.

In termini di effetti finali, la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (gennaio – dicembre 2023) è di 1.307 euro circa, al lordo delle imposte, e risulta in calo del 29,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (gennaio – dicembre 2022). “In futuro sarà aggiornata mensilmente la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento applicata ai clienti del Servizio di tutela della vulnerabilità, attivo per circa 2,5 milioni di famiglie, con gli stessi criteri, tempi e modalità finora utilizzati”, ricorda l’Authority.

La componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento, applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata da Arera come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento. Per il mese di dicembre, che ha visto le quotazioni all’ingrosso scendere rispetto a quelle registrate a novembre, il prezzo della sola materia prima gas, per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è pari 36,30 euro/MWh. La variazione complessiva pari a -6,7% per la famiglia tipo per il mese di dicembre, è determinata interamente dalla diminuzione della spesa per la materia gas naturale. Rimangono invece invariati gli oneri generali e la tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura.

Si ricorda che per il gas, come per la gestione calore e teleriscaldamento, sono confermati per dicembre come per tutto il 2023 l’azzeramento degli oneri generali e la riduzione Iva al 5%, con un ritorno di quest’ultima alle normali aliquote a partire dal mese di gennaio 2024.

Bollette, Arera: gas -6,7% consumi dicembre 2023, finisce mercato tutelato

Bollette, Arera: gas -6,7% consumi dicembre 2023, finisce mercato tutelatoRoma, 3 gen. (askanews) – Bollletta del gas in calo del -6,7% per i consumi di dicembre 2023 per la famiglia tipo (con consumi medi di gas di 1.400 metri cubi annui). Lo ha stabilito l’Arera, l’Autorità per l’energia, le reti e l’ambiente che ricorda come “con la fine della tutela gas dal 2024, l’Autorità aggiorna per l’ultima volta le bollette dei clienti domestici che non hanno ancora scelto il mercato libero”.

In termini di effetti finali, la spesa gas per la famiglia tipo nell’anno scorrevole (gennaio – dicembre 2023) è di 1.307 euro circa, al lordo delle imposte, e risulta in calo del 29,9% rispetto ai 12 mesi equivalenti dell’anno precedente (gennaio – dicembre 2022). “In futuro sarà aggiornata mensilmente la componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento applicata ai clienti del Servizio di tutela della vulnerabilità, attivo per circa 2,5 milioni di famiglie, con gli stessi criteri, tempi e modalità finora utilizzati”, ricorda l’Authority.

La componente del prezzo del gas a copertura dei costi di approvvigionamento, applicata ai clienti ancora in tutela, viene aggiornata da Arera come media mensile del prezzo sul mercato all’ingrosso italiano e pubblicata entro i primi 2 giorni lavorativi del mese successivo a quello di riferimento. Per il mese di dicembre, che ha visto le quotazioni all’ingrosso scendere rispetto a quelle registrate a novembre, il prezzo della sola materia prima gas, per i clienti con contratti in condizioni di tutela, è pari 36,30 euro/MWh. La variazione complessiva pari a -6,7% per la famiglia tipo per il mese di dicembre, è determinata interamente dalla diminuzione della spesa per la materia gas naturale. Rimangono invece invariati gli oneri generali e la tariffa legata alla spesa per il trasporto e la misura.

Si ricorda che per il gas, come per la gestione calore e teleriscaldamento, sono confermati per dicembre come per tutto il 2023 l’azzeramento degli oneri generali e la riduzione Iva al 5%, con un ritorno di quest’ultima alle normali aliquote a partire dal mese di gennaio 2024.