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Dazi, FT: Fed pronta a agire per stabilità mercati se necessario

Dazi, FT: Fed pronta a agire per stabilità mercati se necessarioRoma, 11 apr. (askanews) – La Federal Reserve è assolutamente preparata a utilizzare l’armamentario dei suoi strumenti per stabilizzare i mercati, se la situazione dovesse richiederlo. Lo ha assicurato Susan Collins, presidente della Fed di Boston, intervistata dal Financial Times. “I mercati stanno continuando a funzionare bene e non vediamo problemi di liquidità”, ha precisato.


Tuttavia, ove servisse la Banca centrale degli Stati Uniti “dispone di strumenti per intervenire sulle preoccupazioni riguardo al funzionamento del mercato o sulle liquidità. In altre situazioni di tensioni “abbiamo dovuto dispiegare diversi strumenti piuttosto rapidamente – ha ricordato -. E siamo assolutamente prepararti a farlo se necessario”. (fonte immagine: Federal Reserve Bank of Boston).

Dazi, Williams (NY Fed): crescita Usa sotto 1% e inflazione a 3,5%-4%

Dazi, Williams (NY Fed): crescita Usa sotto 1% e inflazione a 3,5%-4%Roma, 11 apr. (askanews) – I dazi commerciali faranno frenare la crescita economica Usa sotto l’1% e faranno salire l’inflazione interna fino al 3,5%-4%, nel corso di quest’anno. È la previsione lanciata dal presidente della Federal Reserve di New York, John C. Williams durante un intervento alla Camera di Commercio di Portorico.


“Data la combinazione del rallentamento della crescita sulle forze di lavoro, a seguito della ridotta immigrazione, e degli effetti sul clima di fiducia da incertezza e dazi, ora mi aspetto che la crescita del Pil rallenti considerevolmente rispetto allo scorso anno, in qualche misura al di sotto dell’1% – ha detto -. Con questo rallentamento della crescita, mi attendo che la disoccupazione aumenti rispetto all’attuale 4,2% a un livello tra il 4,5% e il 5% nel prossimo anno. Mi attendo che l’aumento dei dazi spinga l’inflazione quest’anno a un livello tra il 3,5% e il 4%”. Secondo il banchiere centrale, l’elevata incertezza solleva molti interrogativi sul futuro dell’economia e della politica monetaria. “È semplicemente troppo presto per sapere le risposte. Continueremo a valutare attentamente i dati che perverranno, l’evolversi delle prospettive e del bilancio dei rischi rispetto ai nostri obiettivi”. L’esponente della Fed ha rilevato che nonostante l’aumento delle aspettative di inflazione per il breve termine, le attese sul lungo termine sono rimaste saldamente ancorate. “È cruciale mantenere ben ancorate le aspettative di inflazione”, ha avvertito. (fonte immagine: New York Fed).

Bce, martedì 15 il Consiglio direttivo incontra Antonio Costa

Bce, martedì 15 il Consiglio direttivo incontra Antonio CostaRoma, 11 apr. (askanews) – Mentre proseguono le turbolenze dei mercati innescate dai dazi commerciali voluti dall’amministrazione Trump, la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha invitato per martedì prossimo, 15 aprile, il presidente del Consiglio europeo, il portoghese Antonio Costa, a una “cena informale” che coinvolgerà l’intero Consiglio direttivo dell’istituzione monetaria, in cui siede anche il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta.


Secondo quanto riferisce un portavoce della Bce l’incontro riguarderà “questioni di interesse reciproco” e si inserisce nell’ambito degli scambi in corso tra l’Eurosistema delle banche centrali e il Consiglio europeo. L’incontro sarà totalmente separato dal Consiglio direttivo monetario, che si svolgerà mercoledì e si concluderà giovedì, in cui i banchieri centrali torneranno a decidere su tassi di interesse e aspetti chiave della linea monetaria. Nelle ultimissime settimane, a seguito delle tensioni sui dazi, sono drasticamente aumentate le attese per un nuovo taglio dei tassi.

Il commissario Ue all’Economia: mancano i presupposti per sospensione generale del Patto di stabilità

Il commissario Ue all’Economia: mancano i presupposti per sospensione generale del Patto di stabilitàRoma, 11 apr. (askanews) – Secondo la Commissione europea al momento non vi sono i presupposti per far ricorso alla clausola generale di sospensione del Patto di stabilità e di crescita Ue. Lo ha affermato il commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, rispondendo – al termine della prima riunione dell’Ecofin informale a Varsavia – a una domanda sulle richieste in tal senso da parte dell’Italia.


“Abbiamo valutato questa questione e stiamo guardando anche alla nostra risposta di policy agli sviluppi geopolitici e a come possiamo rafforzare le nostre capacità di difesa e le nostre industrie della difesa. E una delle ragioni per cui abbiamo optato per le clausole nazionali di sospensione del Patto è che quella generale richiede una grave svolta negativa dell’economia in generale o dell’intera area euro – ha spiegato -. E al momento questa condizione non c’è”. “Infatti” alla Commissione Ue “continuiamo a prevedere crescita economica, quindi optiamo per le clausole nazionali – ha aggiunto – dato che siamo in circostanze inusuali che vanno al di là del controllo dei governi”.

Wall Street apre in calo con il braccio di ferro Usa-Cina su dazi

Wall Street apre in calo con il braccio di ferro Usa-Cina su daziMilano, 11 apr. (askanews) – Apertura in territorio negativo per Wall Street che non riesce a recuperare dopo le pesanti perdite di ieri. In avvio, l’indice Dow Jones cede lo 0,2%, l’S&P500 lo 0,3%, il Nasdaq lo 0,15%.


Non sembrano aiutare le solide trimestrali dei big bancari Usa Morgan Stanley, JPMorgan e Wells Fargo. La seduta si prospetta ancora all’insegna della volatilità sui timori per una recessione globale con l’escalation della guerra commerciale tra Usa e Cina. Oggi Pechino ha risposto all’innalzamento dei dazi decisa da Trump, che li ha portati al 145%, con un aumento ritorsivo al 125%. Intanto, i prezzi alla produzione negli Usa sono calati a marzo ben oltre le previsioni.

Bankitalia: imprese Italia esposte ma possono attenuare effetti dazi

Bankitalia: imprese Italia esposte ma possono attenuare effetti daziRoma, 11 apr. (askanews) – L’esposizione delle imprese italiane al mercato statunitense è significativa, ma alcune caratteristiche strutturali, quali la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e la buona profittabilità degli esportatori, potrebbero attenuare le ricadute dirette più sfavorevoli dell’inasprimento dei dazi, almeno nel breve periodo. Conseguenze più gravi potrebbero emergere in caso di forti ripercussioni delle restrizioni commerciali sulla domanda globale e sui mercati finanziari. E’ la fotografia scattata dalla Banca d’Italia, in un riquadro di analisi inserito nell’ultimo Bollettino economico.


Gli Stati Uniti rappresentano uno dei principali mercati di sbocco per le esportazioni di beni delle imprese italiane, rileva l’analisi, con un valore complessivo di 60 miliardi di euro nel 2024 (pari al 10,4 per cento del totale). Tuttavia, dato il ruolo pervasivo delle catene produttive globali nel commercio internazionale, si rende necessario considerare non solo l’esposizione diretta, connessa con le vendite delle imprese italiane a controparti statunitensi, ma anche quella indiretta, che tiene conto del fatto che i prodotti che gli altri paesi esportano verso gli Stati Uniti possono utilizzare come input beni intermedi prodotti nel nostro paese. Inoltre, prosegue Bankitalia, è importante identificare il valore aggiunto creato in Italia, al netto di quello dei beni intermedi importati. Le tavole input-output globali consentono di isolare il valore aggiunto domestico delle esportazioni italiane destinate, direttamente o indirettamente, al mercato statunitense. In base alle nostre analisi, l’8,1 per cento del valore aggiunto della manifattura italiana – circa l’1,2 per cento del Pil – giunge negli Stati Uniti (il 6,4 per cento per via diretta). I comparti più esposti sono quello della farmaceutica e quello degli altri mezzi di trasporto (che includono la cantieristica e l’industria aerospaziale; figura A). La componente indiretta ha generalmente un peso limitato, tranne che nella farmaceutica.


Nonostante la significativa esposizione del nostro sistema produttivo al mercato statunitense, alcuni aspetti strutturali possono attenuare nel breve periodo l’impatto diretto dei dazi. Innanzitutto, si legge, anche se gli Stati Uniti costituiscono un mercato diretto di destinazione per quasi un terzo delle aziende esportatrici italiane1, poco più della metà delle vendite verso questo paese è realizzata da imprese di grande dimensione (con almeno 250 addetti), caratterizzate da una più alta diversificazione produttiva (cfr. il riquadro: Incertezza sulle politiche commerciali ed esposizione delle imprese italiane al mercato statunitense, in Bollettino economico, 1, 2025). Inoltre l’impatto diretto dei dazi sulle vendite delle imprese italiane dipenderà principalmente da due fattori: (a) la misura in cui consumatori e imprese statunitensi sostituiranno beni finali e intermedi italiani con prodotti domestici o di altri paesi; (b) la capacità delle imprese italiane di contenere l’aumento dei prezzi dei beni venduti mediante una riduzione dei margini di profitto.


Riguardo al primo fattore, secondo Bankitalia la natura multilaterale dei dazi imposti dall’amministrazione degli Stati Uniti limita sensibilmente le possibilità di sostituzione dei prodotti italiani con quelli di paesi nostri concorrenti, in quanto questi ultimi sono in larga parte soggetti a dazi uguali o superiori. Si stima inoltre che le esportazioni di beni verso gli Stati Uniti siano costituite da prodotti di qualità alta per il 43 per cento e media per il 49 per cento (figura B)2. Nel confronto con i principali paesi della UE, la composizione per qualità delle esportazioni italiane è lievemente inferiore solo a quella di Francia e Germania; altri paesi dell’OCSE, come Giappone, Corea del Sud e Messico, e alcune economie emergenti come Cina e Vietnam presentano invece una maggiore incidenza di prodotti di fascia media e bassa. L’elevata qualità delle esportazioni italiane – verosimilmente orientate verso acquirenti ad alto reddito e imprese leader nei loro rispettivi settori – ne rende la domanda meno reattiva al prezzo. Con riferimento al secondo fattore, le imprese italiane potrebbero limitare il potenziale calo della domanda statunitense assorbendo parte dell’aumento dei prezzi causato dai dazi attraverso una riduzione dei propri margini di profitto.


Per le imprese manifatturiere italiane che esportano negli Stati Uniti l’incidenza delle vendite su questo mercato è in media pari al 5,5 per cento del fatturato totale, mentre il margine operativo lordo è in media pari al 10 per cento del fatturato3. Anche considerando l’intera distribuzione dei margini di tali imprese, si osserva che essi sono relativamente elevati: per tre quarti delle aziende sono superiori al 5 per cento. Secondo nostre simulazioni, rilevano ancora dall’istituzione di Via Nazionale, la flessione delle vendite sul mercato statunitense che deriverebbe da un rialzo dei prezzi coerente con i dazi4, comporterebbe in media un calo del fatturato totale di circa un punto percentuale5. Il margine operativo lordo, valutato in rapporto ai ricavi, si ridurrebbe al massimo di mezzo punto percentuale per tre quarti delle imprese. Il numero di aziende che passerebbe da margini positivi a negativi è esiguo e la quota di esportatori con perdite elevate aumenterebbe di 4 punti percentuali6. Il deterioramento riguarderebbe prevalentemente quelli di piccola dimensione. Nel complesso, l’esposizione degli esportatori italiani al mercato statunitense è significativa, ma la composizione settoriale, il posizionamento qualitativo e la buona profittabilità delle imprese potrebbero attenuare le ricadute dirette più sfavorevoli dell’inasprimento dei dazi, almeno nel breve periodo. Tuttavia alcune imprese con una maggiore dipendenza dal mercato statunitense e con margini di profitto più ridotti potrebbero subire effetti rilevanti. Conseguenze più gravi potrebbero emergere in caso di forti ricadute dell’inasprimento delle restrizioni commerciali sulla domanda globale e sui mercati finanziari.

Bankitalia: retribuzioni reali restano 8% sotto i livelli 2021

Bankitalia: retribuzioni reali restano 8% sotto i livelli 2021Roma, 11 apr. (askanews) – In Italia nel 2024 la crescita delle retribuzioni contrattuali è stata sostenuta, tuttavia i salari restano ancora inferiori di circa l’8 per cento in termini reali rispetto ai livelli del 2021. Lo rileva la banca d’Italia in una analisi contenuta nel suo Bollettino economico.


Secondo un indicatore elaborato dall’istituzione di Via Nazionale e basato sui soli contratti collettivi in vigore, la dinamica salariale sarà ancora elevata nel primo trimestre del 2025 ma si attenuerà nei mesi successivi.

Dazi, l’Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostra

Dazi, l’Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostraRoma, 11 apr. (askanews) – Con i dazi commerciali gli Stati Uniti si stanno “auto danneggiando” – senza che nessuno li costringa a farlo – e secondo la Commissione europea subiranno più danni loro, a livello economico, di quelli che si verificheranno nell’Unione europea o su scala globale. E’ la tesi sostenuta dal commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo informale a Varsavia, dove i lavori proseguono allargati a tutto l’Ecofin, ha presentato una simulazione elaborata da Bruxelles.


Secondo queste previsioni, partendo dall’assunto di dazi commerciali al 20% il Pil degli Stati Uniti “verrebbe ridotto tra lo 0,8% e l’1,4% fino al 2027. L’impatto negativo sulla Ue -ha detto Dombrovskis – sarebbe inferiore, pari a circa lo 0,2% del Pil”. Questo però se i dazi dovessero essere temporanei. Se invece dovessero risultare permanenti o se i paesi colpiti dovessero varare rappresaglie, innescando una guerra commerciale, “le conseguenze economiche sarebbero più negative: fino a 3,1%-3,3% per gli Usa, 0,5%-0,6% per l’Ue e 1,2% per il Pil globale, mentre il commercio globale crollerebbe del 7,7% in tre anni”, ha proseguito il lettone, sempre sulla base delle previsioni della Commissione.


“Non c’è necessità per gli Usa di continuare ad auto danneggiarsi. Noi se siamo costretti siamo pronti a difenderci – ha detto -. L’Europa non ha iniziato questo scontro e non lo vuole. I dazi vanno contro la logica politica e economica tra due aree economiche che hanno il maggiore interscambio nel mondo, pari a 1.600 miliardi di euro. Siamo pronti a negoziare un accordo a beneficio reciproco ma difendendo i nostri interessi”. Al tempo stesso l’Ue “continuerà il lavoro per approfondire il mercato unico e per diversificare il nostro commercio con i partner commerciali”. Secondo l’eurocommissario “le prospettive economiche stanno ovviamente diventando più imprevedibili e caratterizzate dai dazi di Trump praticamente su tutto il mondo. Diamo il benvenuto alla pausa di 90 giorni, crea spazio per negoziati. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il 10% di dazi generalizzati restano in vigore per praticamente tutti i paesi e rappresentano un colpo per l’economia globale”. Peraltro gli Usa non hanno sospeso i dazi ancora più alti su alluminio e auto, ha sottolineato.

Dazi, Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostra

Dazi, Ue: Trump fa più danni all’economia Usa che alla nostraRoma, 11 apr. (askanews) – Con i dazi commerciali gli Stati Uniti si stanno “auto danneggiando” – senza che nessuno li costringa a farlo – e secondo la Commissione europea subiranno più danni loro, a livello economico, di quelli che si verificheranno nell’Unione europea o su scala globale. E’ la tesi sostenuta dal commissario europeo all’Economia, Valdis Dombrovskis, che nella conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo informale a Varsavia, dove i lavori proseguono allargati a tutto l’Ecofin, ha presentato una simulazione elaborata da Bruxelles.


Secondo queste previsioni, partendo dall’assunto di dazi commerciali al 20% il Pil degli Stati Uniti “verrebbe ridotto tra lo 0,8% e l’1,4% fino al 2027. L’impatto negativo sulla Ue -ha detto Dombrovskis – sarebbe inferiore, pari a circa lo 0,2% del Pil”. Questo però se i dazi dovessero essere temporanei. Se invece dovessero risultare permanenti o se i paesi colpiti dovessero varare rappresaglie, innescando una guerra commerciale, “le conseguenze economiche sarebbero più negative: fino a 3,1%-3,3% per gli Usa, 0,5%-0,6% per l’Ue e 1,2% per il Pil globale, mentre il commercio globale crollerebbe del 7,7% in tre anni”, ha proseguito il lettone, sempre sulla base delle previsioni della Commissione.


“Non c’è necessità per gli Usa di continuare ad auto danneggiarsi. Noi se siamo costretti siamo pronti a difenderci – ha detto -. L’Europa non ha iniziato questo scontro e non lo vuole. I dazi vanno contro la logica politica e economica tra due aree economiche che hanno il maggiore interscambio nel mondo, pari a 1.600 miliardi di euro. Siamo pronti a negoziare un accordo a beneficio reciproco ma difendendo i nostri interessi”. Al tempo stesso l’Ue “continuerà il lavoro per approfondire il mercato unico e per diversificare il nostro commercio con i partner commerciali”. Secondo l’eurocommissario “le prospettive economiche stanno ovviamente diventando più imprevedibili e caratterizzate dai dazi di Trump praticamente su tutto il mondo. Diamo il benvenuto alla pausa di 90 giorni, crea spazio per negoziati. Tuttavia non dobbiamo dimenticare che il 10% di dazi generalizzati restano in vigore per praticamente tutti i paesi e rappresentano un colpo per l’economia globale”. Peraltro gli Usa non hanno sospeso i dazi ancora più alti su alluminio e auto, ha sottolineato.

Dazi, il commissario Ue Sefcovic si reca a Washington lunedì

Dazi, il commissario Ue Sefcovic si reca a Washington lunedìBruxelles, 11 apr. (askanews) – Il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, si recherà a Washington lunedì prossimo, 14 aprile, per colloqui con i suoi omologhi statunitensi sulla questione dei dazi. Lo ha annunciato il portavoce per il Commercio internazionale della Commissione europea, Olof Gill, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario, oggi a Bruxelles.


“Non entro nei dettagli, ma ricordo – ha detto il portavoce – che l’Ue è disposta a trovare soluzioni reciprocamente vantaggiose con le controparti americane per evitare i dazi, e per scongiurare qualsiasi escalation dannosa che farebbe male a entrambe le sponde dell’Atlantico e di fatto all’economia globale”. Sefcovic, ha insistito Gill, va a Washington “in buona fede per carcere di trovare soluzioni che vadano a beneficio di entrambe le parti”.