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Fed taglia tassi al 4,25%-4,50% ma alza le attese su tassi futuri

Fed taglia tassi al 4,25%-4,50% ma alza le attese su tassi futuriRoma, 18 dic. (askanews) – La Federal Reserve, la Banca centrale degli Stati Uniti ha nuovamente tagliato i tassi di interesse di sul dollaro per 25 punti base, con cui il livello di riferimento sui fed funds si abbassa a una forchetta del 4,25-4,50%.


La decisione è in linea con le attese prevalenti, tuttavia in quest’occasione l’incertezza era particolarmente elevata, dato il persistere dell’inflazione al di sopra dell’obiettivo del 2% e data la solidità della crescita economica negli Stati Uniti. Al tempo stesso l’istituzione ha pubblicato le sue previsioni economiche aggiornate, che includono anche le aspettative dei componenti del direttorio (Fomc) sul futuro dei tassi di interesse, e se per il 2024 è confermato un 4,4% mediano su tutti e tre gli anni successivi queste attese sono state riviste al rialzo: al 3,9% sul prossimo anno, al 3,4% su 2026 e al 3,1% su 2027. (fonte immagine: Federal Reserve).

UniCredit sale al 28% in Commerzbank, Berlino: mossa ostile

UniCredit sale al 28% in Commerzbank, Berlino: mossa ostileMilano, 18 dic. (askanews) – UniCredit rilancia. Non su Banco Bpm (al momento), ma su Commerzbank. La banca guidata da Andrea Orcel continua la sua scalata sull’istituto tedesco e porta la sua posizione complessiva al 28%, in linea con l’obiettivo dichiarato di raggiungere una quota fino al 29,9%. “All’interno di Commerzbank c’è un valore significativo che deve essere consolidato”, spiega UniCredit, secondo cui la mossa “riflette la fiducia nella Germania, nelle sue imprese e nelle sue comunità, nonchè l’importanza di un settore bancario forte nel sostenere lo sviluppo economico del Paese”.


Non si è fatta attendere la risposta di Berlino, che ha da subito osteggiato l’operazione del gruppo italiano. “UniCredit agisce ancora una volta in modo non coordinato e con metodi ostili”, ha dichiarato un portavoce del governo federale, Wolfgang Buchner. “La notizia di oggi è tanto più notevole in quanto UniCredit aveva precedentemente sottolineato pubblicamente di non voler intraprendere alcuna ulteriore azione prima delle elezioni federali. Attacchi ostili e acquisizioni ostili non sono appropriati nel settore bancario”, ha sottolineato, “tanto più in quanto Commerzbank è una banca di importanza sistemica”. Il governo federale, attualmente il maggiore azionista, continuerà a sostenere Commerzbank nella sua strategia e indipendenza. “Ora stiamo discutendo internamente come procedere”, ha concluso Buchner. Nel dettaglio, Unicredit ha sottoscritto oggi nuovi strumenti finanziari relativi alle azioni Commerzbank che portano la sua quota attraverso derivati al 18,5%, oltre alla partecipazione diretta del 9,5%. La banca ha presentato la documentazione regolamentare necessaria per acquisire una quota di Commerzbank superiore al 10% e fino al 29,9%. Il processo di autorizzazione è ora attivato e le interazioni con le autorità sono in corso, spiega.


Il prezzo medio di ingresso per l’intera posizione è inferiore alle attuali quotazioni e soddisfa, assicura UniCredit, tutti i parametri finanziari che la banca è si impegnata rispettare nei confronti degli azionisti. La posizione, ha spiegato ancora UniCredit, rimane al momento solo un investimento e non ha alcun impatto sull’offerta pubblica di scambio promossa su Banco Bpm. Proprio ieri, a tal proposito, è arrivato un duro affondo da parte della banca guidata da Giuseppe Castagna, che ha chiesto alla Consob di adottare provvedimenti a tutela di tutti gli stakeholder e del mercato. Un esposto con la richiesta di stabilire l’improcedibilità dell’Ops.


Infine, sul fronte Mps, nell’ambito del processo di privatizzazione della banca, si sono dimessi i cinque consiglieri indipendenti che erano stati indicati dal Tesoro nella lista presentata nel marzo 2023. Il cda del Monte ora provvederà “senza indugio” al processo di integrazione dell’organo di governo, aprendo ora il dialogo coi nuovi soci (Banco Bpm, Francesco Gaetano Caltagirone, Anima e Delfin).

Unicredit, Berlino attacca: mossa su Commerzbank ostile

Unicredit, Berlino attacca: mossa su Commerzbank ostileMilano, 18 dic. (askanews) – Il governo federale tedesco critica aspramente la nuova mossa di Unicredit in Commerzbank, che ha rafforzato ulteriormente la presa sulla banca tedesca, portando la sua posizione complessiva al 28%. “Unicredit agisce ancora una volta in modo non coordinato e con metodi ostili”, ha dichiarato il viceportavoce del governo Wolfgang Buchner, secondo quanto riferisce l’Afp.


“La notizia di oggi è tanto più notevole in quanto Unicredit aveva precedentemente sottolineato pubblicamente di non voler intraprendere alcuna ulteriore azione prima delle elezioni federali”. Il comportamento è “strano e inappropriato”, ha detto ancora, e il governo respinge la mossa di Unicredit “tanto più in quanto la Commerzbank è una banca di importanza sistemica”. “Attacchi ostili e acquisizioni ostili non sono appropriati nel settore bancario”, ha sottolineato. Il governo federale, attualmente il maggiore azionista, continuerà a sostenere Commerzbank nella sua strategia e indipendenza. “Ora stiamo discutendo internamente come procedere”, ha concluso.

Honda e Nissan valutano una fusione, ancora nessuna decisione

Honda e Nissan valutano una fusione, ancora nessuna decisioneRoma, 18 dic. (askanews) – Honda e Nissan stanno valutando una fusione – che porterebbe alla nascita del terzo gruppo mondiale dell’auto – a seguito di una flessione nei risultati di Nissan e delle difficoltà di entrambe le case automobilistiche in Cina.


Confermando un’anticipazione del quotidiano Nikkei, Honda e Nissan hanno affermato oggi di essere in trattative per una fusione o un’altra futura collaborazione, pur precisando che non è stata presa alcuna decisione definitiva. Le aziende si erano avvicinate quest’anno e in precedenza avevano annunciato piani per lavorare insieme sulle tecnologie di elettrificazione, cercando di condividere i costi di sviluppo. Honda e Nissan stanno lottando in Cina, il più grande mercato automobilistico del mondo, dopo essere state colte di sorpresa dal rapido passaggio di quel paese ai veicoli elettrici e ai veicoli ibridi plug-in. Il mese scorso, la Nissan aveva annunciato piani di ristrutturazione che includono il taglio di 9.000 posti di lavoro a livello globale e la riduzione della sua capacità produttiva globale di un quinto dei veicoli. Nissan ha anche abbassato le previsioni di vendita di veicoli per tutti i principali mercati, in particolare Cina e Nord America.


All’inizio di quest’anno, la Nissan aveva interrotto la produzione di veicoli nel suo stabilimento di Changzhou nella Cina orientale, mentre la Honda ha cercato di tagliare i lavoratori in una joint venture cinese tramite acquisizioni volontarie. Gli analisti – riporta il Wall Street Journal – hanno affermato che i colloqui di fusione tra Honda e Nissan sono stati guidati dalla crescente concorrenza di produttori di veicoli elettrici come Tesla e la cinese BYD. Tesla e le case automobilistiche cinesi sono anche all’avanguardia nella guida autonoma e nel software e le case automobilistiche devono investire molto per tenere il passo.


Le azioni Nissan hanno chiuso in rialzo del 23,7% nelle contrattazioni di Tokyo mercoledì, mentre le azioni Honda hanno chiuso in ribasso del 3%. La capitalizzazione di mercato di Honda è comunque più di quattro volte maggiore di quella di Nissan, il che suggerisce che l’equilibrio di potere favorirebbe Honda in una fusione. Renault aveva acquisito una quota di oltre un terzo di Nissan nel 1999, in seguito aumentata al 43%. Nissan, che è stata a lungo la più grande e redditizia delle due società, si è successivamente raffreddata sull’alleanza e alla fine ha riottenuto la sua indipendenza l’anno scorso quando Renault ha accettato di ridurre la sua quota al 15%. Ma le fortune di Nissan sono peggiorate quest’anno: il reddito operativo nel semestre conclusosi il 30 settembre è sceso del 90% rispetto all’anno precedente e le vendite del gruppo Nissan negli Stati Uniti sono diminuite del 2% nel trimestre luglio-settembre.


L’anno scorso Honda ha venduto circa 4 milioni di veicoli a livello globale e Nissan circa 3,4 milioni, secondo i dati comunicati dalle due aziende. Se la loro fusione andrà avanti, il nuovo gruppo nippon si collocherà al terzo posto a livello mondiale nelle vendite di auto, dietro Toyota e Volkswagen.

Il Parlamento Ue approva la nomina dell’italiana Szego alla presidenza dell’Antiriciclaggio

Il Parlamento Ue approva la nomina dell’italiana Szego alla presidenza dell’AntiriciclaggioMilano, 18 dic. (askanews) – Il Parlamento europeo approva la nomina di Bruna Szego a presidente dell’Autorità antiriciclaggio. Szego, che attualmente dirige l’Unità di Supervisione e normativa antiriciclaggio presso la Banca d’Italia, ha ricevuto 569 voti a favore, 20 contrari e 61 astensioni, in una votazione a scrutinio segreto. Lo si legge in una nota del Parlamento europeo.


Con sede a Francoforte, la nuova Autorità per la lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo dell’UE (AMLA) ha il compito di coordinare le azioni delle unità nazionali di informazione finanziaria e di sorvegliare direttamente determinate entità finanziarie a rischio presenti in più Stati membri. Per essere nominata presidente dell’AMLA, Bruna Szego deve ricevere il sostegno anche del Consiglio UE, con una decisione a maggioranza qualificata.

Lavoro, l’Italia migliora ma resta sotto la media Ue, nodi Sud e donne

Lavoro, l’Italia migliora ma resta sotto la media Ue, nodi Sud e donneBruxelles, 18 dic. (askanews) – “Nonostante una ripresa sostenuta dell’occupazione, l’Italia deve affrontare importanti sfide del mercato del lavoro. Mentre il tasso di occupazione ha raggiunto un record con il 66,3% nel 2023, nonostante un rallentamento della crescita economica, è ancora di 9,0 punti percentuali al di sotto della media Ue” ed è quindi “debole ma in miglioramento”. Lo afferma la Commissione europea nel capitolo sull’Italia della sua proposta, pubblicata oggi, per un “rapporto congiunto sull’occupazione” nell’Ue, che fa parte del pacchetto d’autunno del “Semestre europeo”.


“L’occupazione – rileva la Commissione – è particolarmente in ritardo nel Sud (52,5%) e nelle Isole (51,5%). Sebbene il tasso di disoccupazione (7,7%) e la sua componente a lungo termine (4,2%) siano diminuiti nel 2023, rimangono tra i più alti nell’Ue”, in una situazione che viene definita rispettivamente “da tenere d’occhio” e “critica”. Inoltre, il divario occupazionale di genere presenta una “situazione critica”, a 19,5 punti percentuali nel 2023, “più del doppio della media Ue e senza miglioramenti significativi nell’ultimo decennio. La bassa partecipazione al mercato del lavoro, in particolare di donne e giovani, rimane una sfida alla luce della pressante sfida demografica”, osserva la Commissione.


Positivo, tuttavia, il fatto che l’Italia rimane tra i “migliori performer” per quanto riguarda il divario occupazionale tra disabili. Va male, invece, il reddito familiare lordo disponibile pro capite, che “è ulteriormente diminuito al 94,0% in Italia nel 2023 rispetto al 2008 (rispetto a una media Ue del 111,1%)”, indicando una “situazione critica”, secondo la Commissione.


La situazione per i giovani “mostra segnali di miglioramento, ma l’Italia deve affrontare sfide nell’apprendimento degli adulti”. La quota di adulti che partecipano all’apprendimento era al 29,0% nel 2022 (rispetto al 39,5% Ue e al 33,9% nel 2016), un dato che secondo la Commissione è “da tenere d’occhio”. Così come è “da tenere d’occhio”, in particolare alla luce delle transizioni verde e digitale, il fatto che “nel 2023 solo il 45,8% degli adulti italiani aveva almeno competenze digitali di base”. Ancora “debole ma in miglioramento”, invece, la situazione dei giovani che abbandonano precocemente l’istruzione e la formazione e dei giovani che non studiano e non studiano (Neet), con una diminuzione rispettivamente di 1,0 e di 2,9 punti percentuali. Con il 16,1%, l’Italia ha ancora uno dei tassi Neet più alti nell’Ue (dove la media è dell’11,2%). Inoltre, “le scarse competenze di base degli studenti rimangono una sfida”.


La Commissione nota poi che “l’abbandono scolastico precoce è notevolmente più elevato tra i cittadini non Ue (29,5%) rispetto ai cittadini nazionali (9,0%). Nella situazione sociale, “sono stati registrati progressi, ma c’è spazio per ulteriori miglioramenti. Nel 2023, la quota sia della popolazione generale che dei bambini a rischio di povertà o esclusione sociale (Arope) è diminuita, rispettivamente di 1,6 e 1,4 punti percentuali, ed è quindi secondo la Commissione “migliore della media” e “debole ma in miglioramento”, rispettivamente. A determinare questi progressi c’è stata “una riduzione delle persone a rischio di povertà monetaria e di quelle che vivono in famiglie con un’intensità di lavoro molto bassa”. Tuttavia, in questi due casi entrambi i tassi rimangono al di sopra delle medie Ue, con il 22,8% e al 27,1%. I trasferimenti sociali diversi dalle pensioni, come l’assegno familaire per i figli, hanno ridotto la povertà monetaria del 30,5%, una situazione che per la Commissione è “migliore della media”). Tuttavia, sottolinea l’Esecutivo Ue, “le differenze regionali sono ampie e la quota di persone colpite da grave deprivazione materiale e sociale è aumentata, in linea con l’elevata e stagnante quota di persone che vivono in povertà assoluta, al 9,8% nel 2023 (il livello pre-pandemia era 7,6%)”. Alla luce dei risultati di quest’analisi di prima fase, e in particolare di sei indicatori contrassegnati come “critici” o “da tenere d’occhio”, l’Italia è identificata dalla Commissione come “un paese che affronta potenziali rischi per la convergenza sociale verso l’alto che richiedono un’ulteriore analisi in una seconda fase”. Il rapporto nota anche che in Italia (e anche in Grecia) il numero di lavoratori autonomi è particolarmente alto rispetto agli altri paesi Ue, dove negli ha seguito un andamento decrescente, con alcune variazioni tra Stati membri e nei diversi settori. Nel 2023, la quota di lavoratori autonomi si avvicinava o superava il 20% in Italia e Grecia, mentre restava al di sotto dell’8% in Germania e Danimarca. La quota di lavoratori autonomi nell’Ue rispetto all’occupazione totale è scesa dal 14,8% nel 2010 al 13,3% nel 2023. Durante questo periodo, le maggiori riduzioni si sono verificate nell’agricoltura e nel commercio, mentre si sono verificati aumenti significativi nei settori pubblico e quasi pubblico (tra cui pubblica amministrazione, istruzione e sanità) e tecnologie dell’informazione e comunicazione. Anche il profilo delle competenze dei lavoratori autonomi è cambiato, con il 39% di loro che ha un’istruzione terziaria nel 2023, rispetto a solo il 28,0% nel 2010. La Commissione rileva poi che “”i tassi di rischio di povertà tra i lavoratori autonomi (18-64 anni) sono più alti di quelli dei dipendenti (22,1% contro 9,6%). Nel 2023, i lavoratori in proprio costituivano la quota maggiore di lavoratori autonomi nell’Ue (circa il 70%) e nella maggior parte degli Stati membri. Tra il 2013 e il 2023, la quota di lavoratori in proprio nell’occupazione totale è scesa dal 10,3% al 9,0%, poiché un numero inferiore di giovani è entrato nel lavoro autonomo, senza compensare i lavoratori più anziani che lo hanno abbandonato”, conclude la Commissione.

Lavoro, Ue: Italia migliora ma resta sotto media Ue, nodi Sud e donne

Lavoro, Ue: Italia migliora ma resta sotto media Ue, nodi Sud e donneBruxelles, 18 dic. (askanews) – “Nonostante una ripresa sostenuta dell’occupazione, l’Italia deve affrontare importanti sfide del mercato del lavoro. Mentre il tasso di occupazione ha raggiunto un record con il 66,3% nel 2023, nonostante un rallentamento della crescita economica, è ancora di 9,0 punti percentuali al di sotto della media Ue” ed è quindi “debole ma in miglioramento”. Lo afferma la Commissione europea nel capitolo sull’Italia della sua proposta, pubblicata oggi, per un “rapporto congiunto sull’occupazione” nell’Ue, che fa parte del pacchetto d’autunno del “Semestre europeo”.


“L’occupazione – rileva la Commissione – è particolarmente in ritardo nel Sud (52,5%) e nelle Isole (51,5%). Sebbene il tasso di disoccupazione (7,7%) e la sua componente a lungo termine (4,2%) siano diminuiti nel 2023, rimangono tra i più alti nell’Ue”, in una situazione che viene definita rispettivamente “da tenere d’occhio” e “critica”. Inoltre, il divario occupazionale di genere presenta una “situazione critica”, a 19,5 punti percentuali nel 2023, “più del doppio della media Ue e senza miglioramenti significativi nell’ultimo decennio. La bassa partecipazione al mercato del lavoro, in particolare di donne e giovani, rimane una sfida alla luce della pressante sfida demografica”, osserva la Commissione.


Positivo, tuttavia, il fatto che l’Italia rimane tra i “migliori performer” per quanto riguarda il divario occupazionale tra disabili. Va male, invece, il reddito familiare lordo disponibile pro capite, che “è ulteriormente diminuito al 94,0% in Italia nel 2023 rispetto al 2008 (rispetto a una media Ue del 111,1%)”, indicando una “situazione critica”, secondo la Commissione.


La situazione per i giovani “mostra segnali di miglioramento, ma l’Italia deve affrontare sfide nell’apprendimento degli adulti”. La quota di adulti che partecipano all’apprendimento era al 29,0% nel 2022 (rispetto al 39,5% Ue e al 33,9% nel 2016), un dato che secondo la Commissione è “da tenere d’occhio”. Così come è “da tenere d’occhio”, in particolare alla luce delle transizioni verde e digitale, il fatto che “nel 2023 solo il 45,8% degli adulti italiani aveva almeno competenze digitali di base”. Ancora “debole ma in miglioramento”, invece, la situazione dei giovani che abbandonano precocemente l’istruzione e la formazione e dei giovani che non studiano e non studiano (Neet), con una diminuzione rispettivamente di 1,0 e di 2,9 punti percentuali. Con il 16,1%, l’Italia ha ancora uno dei tassi Neet più alti nell’Ue (dove la media è dell’11,2%). Inoltre, “le scarse competenze di base degli studenti rimangono una sfida”.


La Commissione nota poi che “l’abbandono scolastico precoce è notevolmente più elevato tra i cittadini non Ue (29,5%) rispetto ai cittadini nazionali (9,0%). Nella situazione sociale, “sono stati registrati progressi, ma c’è spazio per ulteriori miglioramenti. Nel 2023, la quota sia della popolazione generale che dei bambini a rischio di povertà o esclusione sociale (Arope) è diminuita, rispettivamente di 1,6 e 1,4 punti percentuali, ed è quindi secondo la Commissione “migliore della media” e “debole ma in miglioramento”, rispettivamente. A determinare questi progressi c’è stata “una riduzione delle persone a rischio di povertà monetaria e di quelle che vivono in famiglie con un’intensità di lavoro molto bassa”. Tuttavia, in questi due casi entrambi i tassi rimangono al di sopra delle medie Ue, con il 22,8% e al 27,1%. I trasferimenti sociali diversi dalle pensioni, come l’assegno familaire per i figli, hanno ridotto la povertà monetaria del 30,5%, una situazione che per la Commissione è “migliore della media”). Tuttavia, sottolinea l’Esecutivo Ue, “le differenze regionali sono ampie e la quota di persone colpite da grave deprivazione materiale e sociale è aumentata, in linea con l’elevata e stagnante quota di persone che vivono in povertà assoluta, al 9,8% nel 2023 (il livello pre-pandemia era 7,6%)”. Alla luce dei risultati di quest’analisi di prima fase, e in particolare di sei indicatori contrassegnati come “critici” o “da tenere d’occhio”, l’Italia è identificata dalla Commissione come “un paese che affronta potenziali rischi per la convergenza sociale verso l’alto che richiedono un’ulteriore analisi in una seconda fase”. Il rapporto nota anche che in Italia (e anche in Grecia) il numero di lavoratori autonomi è particolarmente alto rispetto agli altri paesi Ue, dove negli ha seguito un andamento decrescente, con alcune variazioni tra Stati membri e nei diversi settori. Nel 2023, la quota di lavoratori autonomi si avvicinava o superava il 20% in Italia e Grecia, mentre restava al di sotto dell’8% in Germania e Danimarca. La quota di lavoratori autonomi nell’Ue rispetto all’occupazione totale è scesa dal 14,8% nel 2010 al 13,3% nel 2023. Durante questo periodo, le maggiori riduzioni si sono verificate nell’agricoltura e nel commercio, mentre si sono verificati aumenti significativi nei settori pubblico e quasi pubblico (tra cui pubblica amministrazione, istruzione e sanità) e tecnologie dell’informazione e comunicazione. Anche il profilo delle competenze dei lavoratori autonomi è cambiato, con il 39% di loro che ha un’istruzione terziaria nel 2023, rispetto a solo il 28,0% nel 2010. La Commissione rileva poi che “”i tassi di rischio di povertà tra i lavoratori autonomi (18-64 anni) sono più alti di quelli dei dipendenti (22,1% contro 9,6%). Nel 2023, i lavoratori in proprio costituivano la quota maggiore di lavoratori autonomi nell’Ue (circa il 70%) e nella maggior parte degli Stati membri. Tra il 2013 e il 2023, la quota di lavoratori in proprio nell’occupazione totale è scesa dal 10,3% al 9,0%, poiché un numero inferiore di giovani è entrato nel lavoro autonomo, senza compensare i lavoratori più anziani che lo hanno abbandonato”, conclude la Commissione.

Bce, Lane: eurozona debole ma non c’è nulla che indichi recessione

Bce, Lane: eurozona debole ma non c’è nulla che indichi recessioneRoma, 18 dic. (askanews) – L’economia nell’area euro è debole ma non è sull’orlo della recessione economica, secondo il capo economista della Bce, Philip Lane. “Penso che (ne) siamo piuttosto lontani. Il quadro è sfumato, non c’è la crescita solida degli Stati Uniti ma non c’è nulla che indichi in Europa che ci stiamo muovendo verso la recessione”, ha detto durante una teleconferenza organizzata da Market News International.


“Ovviamente se ci sono nuovi shock dovremmo valutarli. Ma in termini di dinamiche interne – ha aggiunto – penso che, con l’allentamento monetario e il ritardo con cui agisce, la prospettiva sia di una ripresa molto modesta, ma lontana dalle dinamiche di recessione”. (fonte immagine: ECB 2024).

Inflazione Eurozona a novembre sale al 2,2% dal 2,0% di ottobre

Inflazione Eurozona a novembre sale al 2,2% dal 2,0% di ottobreBruxelles, 18 dic. (askanews) – Secondo i dati pubblicati oggi da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, il tasso di inflazione annuale nell’Eurozona è stato del 2,2% a novembre 2024, in aumento rispetto al 2,0% di ottobre, ma più basso rispetto al 2,3% delle stime rapide che Eurostat aveva pubblicato il 29 novembre scorso. Nel novembre 2023, il tasso d’inflazione era stato del 2,4%.


Nell’intera Unione europea, l’inflazione annuale è stata del 2,5% a novembre 2024, in aumento rispetto al 2,3% di ottobre. Un anno prima, il tasso era stato del 3,1%. I tassi annuali d’inflazione più bassi sono stati registrati in Irlanda (0,5%), Lituania e Lussemburgo (entrambi 1,1%). I tassi annuali più alti sono stati registrati in Romania (5,4%), Belgio (4,8%) e Croazia (4,0%). Rispetto a ottobre 2024, l’inflazione annuale è diminuita in quattro Stati membri, è rimasta stabile in tre ed è aumentata in venti.


A novembre 2024, il contributo più elevato al tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro è derivato dai servizi (+1,74 punti percentuali), seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (+0,53 punti), beni industriali non energetici (+0,17 punti) ed energia (-0,19 punti).

L’inflazione nell’Eurozona a novembre sale al 2,2% dal 2,0% di ottobre

L’inflazione nell’Eurozona a novembre sale al 2,2% dal 2,0% di ottobreBruxelles, 18 dic. (askanews) – Secondo i dati pubblicati oggi da Eurostat, l’Ufficio statistico dell’Unione europea, il tasso di inflazione annuale nell’Eurozona è stato del 2,2% a novembre 2024, in aumento rispetto al 2,0% di ottobre, ma più basso rispetto al 2,3% delle stime rapide che Eurostat aveva pubblicato il 29 novembre scorso. Nel novembre 2023, il tasso d’inflazione era stato del 2,4%.


Nell’intera Unione europea, l’inflazione annuale è stata del 2,5% a novembre 2024, in aumento rispetto al 2,3% di ottobre. Un anno prima, il tasso era stato del 3,1%. I tassi annuali d’inflazione più bassi sono stati registrati in Irlanda (0,5%), Lituania e Lussemburgo (entrambi 1,1%). I tassi annuali più alti sono stati registrati in Romania (5,4%), Belgio (4,8%) e Croazia (4,0%). Rispetto a ottobre 2024, l’inflazione annuale è diminuita in quattro Stati membri, è rimasta stabile in tre ed è aumentata in venti.


A novembre 2024, il contributo più elevato al tasso di inflazione annuale dell’area dell’euro è derivato dai servizi (+1,74 punti percentuali), seguiti da prodotti alimentari, alcolici e tabacco (+0,53 punti), beni industriali non energetici (+0,17 punti) ed energia (-0,19 punti).