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Panetta: debolezza Ue tocca economia Italia, risanare e investire

Panetta: debolezza Ue tocca economia Italia, risanare e investireRoma, 10 feb. (askanews) – “La debolezza dell’economia europea si estende al nostro paese. Per intraprendere un sentiero di crescita sostenuta dobbiamo agire lungo due direzioni. Va data certezza agli investitori su una traiettoria discendente del debito pubblico; la riduzione dei premi per il rischio che ne potrebbe derivare renderebbe meno arduo il percorso. Vanno stimolati gli investimenti in grado di accrescere l’innovazione e la produttività”. Lo ha affermato il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta nel suo intervento al 30esimo congresso Assiom Forex.


“In anni recenti sono emersi segnali positivi: la maggiore accumulazione di capitale, la forza del mercato del lavoro, la capacità competitiva di molte imprese sui mercati internazionali, la solidità dei bilanci bancari. Si tratta di elementi significativi – ha sottolineato – che possono svolgere un ruolo importante per rilanciare lo sviluppo dell’Italia”.

Bce, Panetta: momento di inversione rotta si avvicina rapidamente

Bce, Panetta: momento di inversione rotta si avvicina rapidamenteRoma, 10 feb. (askanews) – Il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta lancia un nuovo monito affinché la politica monetaria della Bce non indugi troppo a moderare l’intonazione restrittiva. “In Europa l’economia non ha finora subito una recessione profonda, ma ristagna da molti trimestri e non emergono segnali di una decisa accelerazione. L’inflazione sta rapidamente diminuendo e i rischi per la stabilità dei prezzi si sono ridimensionati”, ha spiegato nel suo intervento al 30esimo congresso Assiom Forex.


“Se la politica monetaria tardasse troppo ad accompagnare la disinflazione in atto potrebbero emergere rischi al ribasso per l’inflazione – ha avvertito – che contrasterebbero con la natura simmetrica dell’obiettivo stabilito dal Consiglio della Bce”. “L’esame delle condizioni macroeconomiche indica che la disinflazione è in una fase avanzata e che il cammino verso l’obiettivo del 2 per cento prosegue con speditezza. Si sta rapidamente avvicinando il momento di un inversione di rotta nell’orientamento della politica monetaria”, ha affermato Panetta, che come tutti i governatori di banche centrali nazionali dell’area euro siede nel Consiglio direttivo della Bce.


“L’esercizio di previsione che la Bce effettuerà in marzo offrirà utili elementi per valutare le prossime azioni di politica monetaria. Sarà opportuno vagliare non solo la prima mossa, ma anche le diverse opzioni per l’intero sentiero di normalizzazione monetaria. Andranno soppesati benefici e controindicazioni di un taglio dei tassi tempestivo e graduale rispetto a un allentamento tardivo e aggressivo, che – ha rilevato – potrebbe accrescere la volatilità dei mercati finanziari e dell’attività economica”.

Fs italiane: sciopero 12 febbraio, regolari Frecce e Intercity

Fs italiane: sciopero 12 febbraio, regolari Frecce e IntercityRoma, 10 feb. (askanews) – Circoleranno regolarmente le Frecce e gli Intercity di Trenitalia in occasione dello sciopero nazionale del personale del Gruppo FS Italiane proclamato da alcune sigle sindacali, in programma dalle ore 9 alle ore 17 di lunedì 12 febbraio. Probabili limitazioni o cancellazioni dei treni regionali. Lo rende noto Fs in un comun icato.


Informazioni su collegamenti e servizi anche attraverso l’app Trenitalia, la sezione Infomobilità del sito web?trenitalia.com, i canali social e web del Gruppo FS Italiane, il numero verde gratuito?800 89 20 21, oltre che nelle biglietterie e negli uffici assistenza delle stazioni ferroviarie, le self service e le agenzie di viaggio convenzionate.

Patto stabilità, accordo parlamento Ue-governi sulle nuove regole

Patto stabilità, accordo parlamento Ue-governi sulle nuove regoleRoma, 10 feb. (askanews) – Accordo tra il Parlamento europeo e i rappresentanti del governo sulla revisione delle regole del Patto di stabilità e di crescita, con l’obiettivo di semplificarne i meccanismi, cercando di incentrarli su un singolo parametro di controllo, favorire la sostenibilità dei conti pubblici e, al tempo stesso, il sostegno a investimenti e riforme. Lo ha riferito il Parlamento europeo con comunicato pubblicato nel corso della notte. I primi piani di bilancio, che includeranno prospettive di spesa, riforme e investimenti in base alle nuove regole, verranno preparati nel prossimo autunno.


L’intesa parte dalla struttura di accordo che era stato raggiunto a fine anno dei governi. I paesi con livelli di indebitamento eccessivo saranno tenuti a rispettare requisiti supplementari di rientro tra cui quello di ridurre il debito di 1 punto percentuale l’anno se hanno debito/Pil sopra la soglia del 90% e di 0,5 punti percentuali l’anno se tra il 60% e il 90%. Le “vecchie regole”, di fatto mai applicate prevedevano la riduzione di un 20esimo ogni anno quando superiore al 60% del Pil. Nel caso in cui il deficit di un paese superi il 3% del Pil, recita il comunicato del Parlamento europeo, il requisito sarà di ridurlo nei periodi di crescita per portarlo all’1,5% del Pil “in modo da ripristinare dei margini di bilancio per le situazioni di difficoltà”. Inoltre si applicheranno anche “riferimenti numerici ulteriori” su quanto vada ridotto il deficit ogni anno.


Alla fine del periodo periodo di riferimento di medio termine i paesi saranno tenuti ad aver messo il livello di debito, quando in eccesso, “su una traiettoria di calo plausibile”, senza però riferimenti numerici fissi. Le nuove regole prevedono alcuni margini di manovra supplementari, già previsti nell’accordo tra governi, in particolare 3 anni ulteriori di tempo per fare gliaggiustamenti in base al contestuale avvio di impegni su investimenti e riforme e diversi altri criteri.


L’intesa dovrà essere ora ratificata da voti formali sia del Consiglio sia del Parlamento europeo. Una volta adottate le nuove regole entreranno in vigore con la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea e i primi piani che dovranno essere presentati in base a queste nuove normative andranno consegnati per il 20 settembre, conclude il comunicato.

Bce, Cipollone: Dlt promettente ma cautela per pagamenti ingrosso

Bce, Cipollone: Dlt promettente ma cautela per pagamenti ingrossoRoma, 9 feb. (askanews) – I sistemi basati sulle tecnologie a registro distribuito (Dlt) appaiono “promettenti” per effettuare operazioni di pagamento all’ingrosso, in quanto potrebbero “accrescere l’efficienza delle operazioni per alcuni degli impieghi tradizionali e consentire nuovi casi d’uso. Occorre però cautela affinché tali innovazioni non compromettano il ruolo di stabilizzazione della moneta di banca centrale nel regolamento delle transazioni tra le istituzioni finanziarie”. Lo ha affermato Piero Cipollone, componente del Comitato esecutivo della Bce, nel suo intervento in occasione del 30esimo Congresso annuale degli operatori dei mercati finanziari organizzato da Assiom Forex.


Nel direttorio Bce, Cipollone ha la delega su sistemi di pagamento e euro digitale. “Le banche centrali – ha detto – devono essere pronte a una possibile ampia adozione delle nuove tecnologie e stare al passo con la loro evoluzione, come hanno fatto in passato. Contribuiranno così a coniugare l’innovazione con la stabilità finanziaria, promuovendo la modernizzazione”. Per questo “è necessario che il pubblico e il privato collaborino per definire l’ecosistema futuro del regolamento all’ingrosso in moneta di banca centrale. Questa collaborazione dovrebbe sfruttare i vantaggi delle nuove tecnologie, garantendo nel contempo che le operazioni di regolamento rimangano sicure ed efficienti. Nel tenere il passo con una frontiera tecnologica in rapida evoluzione, occorre riconoscere che vi sono ancora molti aspetti da approfondire”, ha proseguito.


“L’Eurosistema sta facendo la sua parte approntando soluzioni di regolamento in moneta di banca centrale a fini esplorativi e conducendo ulteriori analisi tese a definire la propria visione per l’ecosistema futuro delle operazioni finanziarie all’ingrosso. Ma spetta infine al mercato dimostrare il valore aggiunto delle infrastrutture Dlt per gli impieghi all’ingrosso, nonché – ha concluso – stabilire e attuare gli standard necessari”.

Cattani: industria farmaceutica cuore produzione italiana

Cattani: industria farmaceutica cuore produzione italianaRoma, 9 feb. (askanews) – L’industria farmaceutica rappresenta il “cuore della produzione industriale italiana”, con un dato per il 2023 che potrebbe aver superato i 50 miliardi di euro. L’ha detto oggi il presidente di Farmindustria Marcello Cattani incontrando i giornalisti a Roma.


“Il dato Istat dice che siamo il cuore pulsante della produzione industriale italiana”, ha detto Cattani, commentando il dato Istat della produzione industriale per l’anno appena concluso, che ha visto una crescita sull’intero anno del 7,3 per cento su un 2022 che era stato già molto forte. Questo risultato testimonia, secondo Cattani, “la forza del sistema industriale manifatturiero”. Un dato che – ha detto ancora il presidente di Farmindustria non può far “dire che varcheremo la soglia dei 50 miliardi di euro, ma la consistenza del trend ce lo lascia pensare”.


I numeri di oggi poi si dovranno accompagnare a quelli dell’export che verrà diffuso la prossima settimana. Cattani ha sottolineato inoltre l’importanza della collaborazione con il governo, anche alla luce di politiche europee che, sul fronte della transizione ecologica, sono improntate a una “follia ideologica”.


“L’Europa – ha detto Cattani – sta diventando la casa degli obblighi rispetto alla casa delle possibilità, degli investimenti e delle competenze”. Inoltre, in Europa, preoccupa il rallentamento della Germania. “Se rallenta la Germania, rallentano un po’ tutti”, ha detto ancora Cattani.

Pronta la nuova “sfera di cristallo” della Bce sul futuro dei salari

Pronta la nuova “sfera di cristallo” della Bce sul futuro dei salariRoma, 9 feb. (askanews) – La Banca centrale europea ha sviluppato una nuova serie di indicatori di monitoraggio e previsione delle dinamiche salariali nell’area euro (wage trackers). Con uno studio pubblicato ad hoc, l’istituzione di Francoforte spiega che si basano sui dati disponibili di sette paesi dell’Unione valutaria, le cinque maggiori economie -Germania, Francia, Italia, Spagna e Olanda – a cui si aggiungono Austria e Grecia.


Questi indicatori, alcuni anche su base mensile, seguono attentamente le serie ufficiali delle contrattazioni salariali ma forniscono “anche segnali importanti affidabili per gli sviluppi attuali e di breve termine relativamente alle pressioni salariali nell’area euro”, precisa la Bce. Secondo l’istituzione, questi nuovi strumenti possono migliorare l’analisi macroeconomica sotto vari punti di vista e cogliere “i punti di svolta” sulle dinamiche delle retribuzioni.


In questa fase il tema dei salari è diventato particolarmente rilevante per la politica monetaria, perché di fatto la Bce ha spiegato che vuole capire come procederanno prima di avventurarsi ad avviare una parziale manovra di riduzione dei tassi di interesse, la cui tempistica resta incognita e al centro dell’attenzione degli analisti. Presumibilmente, quindi, in assenza di shock esterni, sarà proprio in base a come si evolveranno i salari che la Bce deciderà quando muoversi sul primo taglio dei tassi. E a più riprese vari esponenti dell’istituzione hanno puntualizzato che i risultati delle tornate negoziali del primo trimestre dell’anno sono considerate un elemento chiave (specialmente sulla Germania, mente negli ultimi mesi questi indicatori in Italia sono apparsi più sottotono). Complessivamente per l’insieme dell’area euro gli ultimi sviluppi hanno segnalato una crescita che prosegue ma che si va smorzando.


Per questo ovviamente vengono consultati tutta una serie di indicatori, innanzitutto quelli elaborati dagli istituti di statistica nazionali, oltre a quelli di Eurostat. Ma nell’eventualità in cui la Bce voglia anche poter valutare questi nuovi suoi indicatori sulle prospettive dei salari, va rilevato che i risultati dell’insieme del primo trimestre i “wage trackers” saranno disponibili unicamente verso metà giugno, successivamente quindi al Consiglio direttivo monetario che si terrà il 6 del mese in questione.


La stessa Banca centrale comunque riconosce dei limiti a questi indicatori, ad esempio “uno svantaggio dell’indice sulle retribuzioni contrattuali è che i dati di fondo non sono armonizzati” tra Paesi dell’eurozona. Tuttavia possono risultare utili per effettuare analisi incrociando i dati e dare maggiore certezza e affidabilità ai segni di svolta nelle dinamiche generali.

Bce, pronta la nuova “sfera di cristallo” sul futuro dei salari

Bce, pronta la nuova “sfera di cristallo” sul futuro dei salariRoma, 9 feb. (askanews) – La Banca centrale europea ha sviluppato una nuova serie di indicatori di monitoraggio e previsione delle dinamiche salariali nell’area euro (wage trackers). Con uno studio pubblicato ad hoc, l’istituzione di Francoforte spiega che si basano sui dati disponibili di sette paesi dell’Unione valutaria, le cinque maggiori economie -Germania, Francia, Italia, Spagna e Olanda – a cui si aggiungono Austria e Grecia.


Questi indicatori, alcuni anche su base mensile, seguono attentamente le serie ufficiali delle contrattazioni salariali ma forniscono “anche segnali importanti affidabili per gli sviluppi attuali e di breve termine relativamente alle pressioni salariali nell’area euro”, precisa la Bce. Secondo l’istituzione, questi nuovi strumenti possono migliorare l’analisi macroeconomica sotto vari punti di vista e cogliere “i punti di svolta” sulle dinamiche delle retribuzioni.


In questa fase il tema dei salari è diventato particolarmente rilevante per la politica monetaria, perché di fatto la Bce ha spiegato che vuole capire come procederanno prima di avventurarsi ad avviare una parziale manovra di riduzione dei tassi di interesse, la cui tempistica resta incognita e al centro dell’attenzione degli analisti. Presumibilmente, quindi, in assenza di shock esterni, sarà proprio in base a come si evolveranno i salari che la Bce deciderà quando muoversi sul primo taglio dei tassi. E a più riprese vari esponenti dell’istituzione hanno puntualizzato che i risultati delle tornate negoziali del primo trimestre dell’anno sono considerate un elemento chiave (specialmente sulla Germania, mente negli ultimi mesi questi indicatori in Italia sono apparsi più sottotono). Complessivamente per l’insieme dell’area euro gli ultimi sviluppi hanno segnalato una crescita che prosegue ma che si va smorzando.


Per questo ovviamente vengono consultati tutta una serie di indicatori, innanzitutto quelli elaborati dagli istituti di statistica nazionali, oltre a quelli di Eurostat. Ma nell’eventualità in cui la Bce voglia anche poter valutare questi nuovi suoi indicatori sulle prospettive dei salari, va rilevato che i risultati dell’insieme del primo trimestre i “wage trackers” saranno disponibili unicamente verso metà giugno, successivamente quindi al Consiglio direttivo monetario che si terrà il 6 del mese in questione.


La stessa Banca centrale comunque riconosce dei limiti a questi indicatori, ad esempio “uno svantaggio dell’indice sulle retribuzioni contrattuali è che i dati di fondo non sono armonizzati” tra Paesi dell’eurozona. Tuttavia possono risultare utili per effettuare analisi incrociando i dati e dare maggiore certezza e affidabilità ai segni di svolta nelle dinamiche generali.

Bankitalia: a dicembre primi cali tassi mutui e prestiti imprese

Bankitalia: a dicembre primi cali tassi mutui e prestiti impreseRoma, 9 feb. (askanews) – Primi segnali di calmieramento dei tassi di interesse sui prestiti a famiglie e imprese in Italia. A dicembre sui mutui erogati alle famiglie per l’acquisto di abitazioni (considerando il tasso comprensivo delle spese accessorie, Taeg o Tasso annuale effettivo globale) i tassi si sono smorzati al 4,82 per cento, dal 4,92 di novembre. Lo riporta la Banca d’Italia nella pubblicazione statistica “Banche e moneta: serie nazionali”.


Si tratta del primo aumento da metà 2021 per questa voce, salvo una limatura nello scorso settembre, dopo la prolungata fase di rialzi in parallelo alla stretta monetaria operata dalla Bce nei mesi scorsi. A novembre nella Penisola i tassi avevano invece segnato nuovi massimi da 15 anni sia sui mutui che sui perestiti alle imprese. Sempre per le famiglie, il tasso sulle nuove erogazioni di credito al consumo si è collocato al 10,16 per cento, da 10,27 per cento di novembre.


Guardando alle imprese i tassi di interesse sui nuovi prestiti alle società non finanziarie sono stati pari al 5,46 per cento, dal 5,59 per cento nel mese precedente, quelli per importi fino a 1 milione di euro sono stati pari al 5,72 per cento, precisa Bankitalia, mentre i tassi sui nuovi prestiti di importo superiore a tale soglia si sono collocati al 5,28 per cento. Infine, i tassi passivi sul complesso dei depositi in essere sono risultati quasi invariati allo 0,96 per cento (0,95 nel mese precedente). Questa voce è rimasta molto più bassa a dispetto dei marcati aumenti decisi dalla Bce su tutti i livelli di riferimento.

Industria, Istat: nel 2023 produzione in calo del 2,5%

Industria, Istat: nel 2023 produzione in calo del 2,5%Roma, 9 feb. (askanews) – Il 2023 si chiude con una diminuzione della produzione industriale rispetto all’anno precedente del 2,5%; la dinamica tendenziale dell’indice, corretto per gli effetti di calendario, è stata negativa per quasi tutti i mesi del 2023. Lo ha reso noto l’Istat.


A dicembre 2023 si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale aumenti dell’1,1% rispetto a novembre. Nella media del quarto trimestre si registra una flessione del livello della produzione dello 0,5% rispetto ai tre mesi precedenti. L’indice destagionalizzato mensile mostra un marcato aumento congiunturale per i beni di consumo (+3%) e una crescita più contenuta per i beni strumentali (+1,6%) e i beni intermedi (+0,8%); viceversa, si osserva una diminuzione per l’energia (-2%).


Al netto degli effetti di calendario, a dicembre 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2,1% con i giorni lavorativi di calendario che sono stati 18 contro i 20 di dicembre 2022. Si registrano incrementi tendenziali solo per i beni strumentali (+0,7%); calano, invece, i beni di consumo (-1,3%) e in misura più accentuata i beni intermedi (-3,3%) e l’energia (-4,4%). I settori di attività economica che registrano i maggiori incrementi tendenziali sono la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (+6%), la fabbricazione di apparecchiature elettriche (+5,5%) e le industrie alimentari, bevande e tabacco (+2,6%). Le flessioni più ampie si registrano nella fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche (-10%), nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-4,5%) e nella fabbricazione di macchinari e attrezzature (-3,3%).