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Tesla richiama oltre 2 milioni di auto per problemi con le spie

Tesla richiama oltre 2 milioni di auto per problemi con le spieNew York, 2 feb. (askanews) – Tesla sta richiamando 2,19 milioni di veicoli venduti tra il 2012 e il 2024, quasi tutti negli Stati Uniti a causa di problemi con le spie. Secondo la National Highway Traffic Safety Administration, “le spie con caratteri di dimensioni più piccole possono rendere difficile la lettura delle informazioni critiche sulla sicurezza sul cruscotto, aumentando il rischio di incidenti”.


Le auto richiamate riceveranno una correzione software via etere, ha spiegato Tesla. Anche se il poblema non si sta rivelando costoso, l’ennesimo richiamo della casa automobilistica di Elon Musk potrebbe intaccarne la reputazione. A dicembre, Tesla aveva avviato un richiamo di circa due milioni di veicoli per aggiornare il software Autopilot e installare nuove misure di sicurezza per prevenire un uso improprio da parte del conducente. I proprietari delle auto richiamato hanno inviato decine di reclami all’autorità per la regolamentazione della sicurezza dicendo che il software inviava un numero eccessivo di avvisi. Sul premercato la casa automobilistica sta perdendo l’1,57%.

Ex Ilva, Tribunale Milano rigetta istanza Adi su commissariamento

Ex Ilva, Tribunale Milano rigetta istanza Adi su commissariamentoRoma, 2 feb. (askanews) – Il giudice del Tribunale di Milano, Francesco Pipicelli, ha rigettato l’istanza di Acciaierie d’Italia (Adi) contro l’amministrazione straordinaria dell’ex Ilva, che era finalizzata ad ottenere una protezione rispetto ai creditori e avviare, in alternativa, la composizione negoziata della crisi. Il Tribunale ha ritenuto di “non poter inibire Invitalia, quale socio di minoranza al 30% di Adi, la possibilità di chiedere l’apertura” del commissariamento.


In un comunicato del Tribunale (presidente Fabio Roia) viene sottolineato che la norma del Dl n. 4 del 2024 è infatti “chiaramente applicabile ai rapporti già in corso al momento della sua entrata in vigore (19 gennaio 2024). In astratto, l’evenienza della richiesta di apertura non comporterebbe, ad ogni buon conto, conseguenze di per sè pregiudizievoli, spettando alla pubblica amministrazione la parole fine sui presupposti per l’ammissione dell’ente all’invocata procedura concorsuale”. L’ammissione “non necessariamente porta a precludere il percorso di risanamento avviato mediante composizione negoziata, potendo l’insolvenza rivelarsi infine conclusa”, secondo i giudici milanesi. Pertanto, “non è dato ravvisare un reale contrasto tra la norma attributiva delle legittimazione del socio di minoranza a instare per l’amministrazione straordinaria e normativa euro-unitaria, non solo perché la negoziabilità della crisi opportunamente sancita a livello unionale non nega che il diritto interno possa dotarsi di ordinarie procedure di insolvenza, ma perché nulla esclude che un’attività fattiva di negoziazione possa trovare spazio idoneo proprio nel perimetro di queste”.


La decisione “dimostra ancora una volta che non c’è più tempo. Occorre agire con urgenza per mettere in sicurezza la più grande acciaieria d’Europa, i lavoratori, diretti, indiretti e degli appalti, e l’ambiente”, dicono Cgil e Fiom. “Quando sta accadendo in queste ore intorno alla vertenza ex Ilva, dal pronunciamento del tribunale di Milano che ha rigettato il ricorso dell’azienda e l’ispezione interrotta e non effettuata dello stabilimento di Taranto, devono impegnare il Governo a mettere subito in sicurezza dell’azienda, garantendo contemporaneamente la continuità aziendale, produttiva e occupazionale”, afferma la Fim. La sentenza “mette un punto fermo a questa vicenda che diventa ogni giorno più drammatica. E’ fallito l’ennesimo tentativo di Adi di prendere ulteriore tempo”, aggiunge la Uilm.

Usa, Sale a 79 pt fiducia consumatori Un. Michigan dicembre

Usa, Sale a 79 pt fiducia consumatori Un. Michigan dicembreNew York, 2 feb. (askanews) – In gennaio, gli statunitensi si sono dimostrati molto ottimisti sull’economia rispetto al mese precedente in linea con le attese degli analisti. L’indice finale sulla fiducia redatto mensilmente dall’Università del Michigan è passato dai 69,7 di dicembre ai 79 di gennaio. Le attese erano anch’esse per un rialzo a 79 punti. In lettura preliminare si era registrato un dato a 78,8 punti.


Per quanto riguarda l’inflazione, le aspettative a un anno sono scese da 3,1% a 2,9%; quelle a cinque anni sono confermate a 2,9%. La componente che misura le aspettative sulla situazione attuale è essa salita da 73,3 punti a 81,9; mentre la componente che misura le attese per il futuro è in rialzo da 67,4 punti a 77,1. Nel febbraio 2020, prima dell’inizio della pandemia, l’indice era a 101 punti.

Usa, +353.000 di posti lavoro a dicembre, disoccupazione +3,7%

Usa, +353.000 di posti lavoro a dicembre, disoccupazione +3,7%New York, 2 feb. (askanews) – Rapporto sull’occupazione di gennaio molto superiore alle stime, negli Stati Uniti. Il mese scorso sono stati creati 315.000 posti di lavoro (escluso il settore agricolo) rispetto al mese precedente, mentre gli analisti attendevano un aumento di 185.000 posti. La disoccupazione è rimasta invariata al 3,7%, contro attese per un aumento al 3,8%.


I salari orari medi sono aumentati di 19 centesimi, lo 0,55%, a 34,55 dollari; rispetto a un anno prima, sono aumentati del 4,48%. La settimana media lavorativa è scesa di 0,2 ore a 34,1 ore. La partecipazione della forza lavoro è stata pari al 62,5%, come in dicembre. Rivisti i dati di dicembre passati da +216.000 a +333.000, mentre quelli di novembre sono passati da +173.000 a +182.000. Non rivisto il dato sulla disoccupazione di dicembre che resta confermato a 3,7%.

Cina, Fmi vede “squilibri e vulnerabilità”, faro sull’immobiliare

Cina, Fmi vede “squilibri e vulnerabilità”, faro sull’immobiliareRoma, 2 feb. (askanews) – Il Fondo monetario internazionale prevede che la crescita economica della Cina mostri una continua attenuazione negli anni a venire. Mentre nel rapporto annuale sull’economia del Paese, pubblicato oggi, l’istituzione di Washington parla di “squilibri e associate vulnerabilità” che creano un contesto di “elevata incertezza” sulle prospettive del gigante asiatico.


“Una contrazione più grave del previsto nel settore immobiliare potrebbe pesare ulteriormente sulla domanda e peggiorare la fiducia, amplificando le tensioni delle autorità locali sui conti pubblici e portando a pressioni disinflazionistiche e spirali macro finanziarie avverse”, sostiene lo studio, secondo quanto riporta un comunicato. Parallelamente il Fmi ha pubblicato un rapporto di analisi sul settore immobiliare cinese che per decenni è stato un motore della crescita economica e che pesa per circa il 20% dell’attività nell’economia.


Ma dal 2020 il comparto ha iniziato a subire una contrazione e secondo lo studio si tratta di una tendenza di lungo termine, perché nei prossimi 10 anni gli investimenti sul settore immobiliare dovrebbero calare tra il 30 e il 60%, rispetto ai livelli del 2022. Nelle fasi più recenti la ripresa economica della Cina è stata sostenuta dai consumi interni. Guardando più a medio e lungo termine secondo il Fmi la crescita dovrebbe smorzarsi a riflesso di una moderazione della produttività e dell’invecchiamento della popolazione.


Per quest’anno è prevista una crescita del Pil del 4,6%, sul prossimo del 4%, poi nel 2026 del 3,8%, nel 2027 del 3,6% e nel 2028 del 3,4%.

Lavoro, svolta nella Uil: sì legge per misurare rappresentanza

Lavoro, svolta nella Uil: sì legge per misurare rappresentanzaRoma, 2 feb. (askanews) – La Uil apre a una legge per misurare la rappresentanza. Un cambiamento che nella confederazione di via Lucullo definiscono “copernicano, epocale”. A imprimere la svolta è stato l’esecutivo nazionale, convinto che un eventuale intervento legislativo di sostegno a quanto definito negli accordi interconfederali del 14 gennaio 2016, sottoscritti da Confindustria e sindacati, “possa dare un ulteriore impulso al sistema”.


Questo, è stato spiegato nel corso di una conferenza stampa, per vincolare tutte le parti contraenti al rispetto e alla puntuale applicazione degli accordi, evitando allo stesso tempo di ingessare eccessivamente procedure che devono poter cogliere un sistema di relazioni sindacali vario e multiforme che assume specifici connotati a seconda dei diversi settori merceologici, della natura giuridica dei rapporti di lavoro e delle diverse tipologie di aziende. “Una norma di legge – spiega la Uil – seppur di sostegno all’attività delle parti sociali deve necessariamente tener conto della necessità di misurare anche la rappresentanza delle organizzazioni datoriali al fine di offrire un quadro normativo di riferimento che possa dare concreta attuazione ai rimandi costituzionali in merito e sconfiggere il fenomeno del dumping contrattuale”.


In questa ottica la confederazione guidata da Pierpaolo Bombardieri sostiene “un intervento legislativo sulla rappresentanza e rappresentatività di sostegno ai contenuti degli accordi interconfederali; una misurazione della rappresentanza di tutti i soggetti, incluse le organizzazioni datoriali; un intervento normativo che preveda l’obbligatorietà per le aziende di comunicare coloro che sono iscritti alle organizzazioni sindacali; un sistema legislativo che stabilisca che nelle aziende al sotto dei 15 dipendenti si costituisca una rappresentanza dei lavoratori, prediligendo le Rsu alle Rsa, e nelle realtà polverizzate di avere la elezioni/nomina di una figura come il delegato di bacino; un regolamento che stabilisca i principi e le regole per le elezioni telematiche delle rappresentanze sindacali”.

Stellantis, Bombardieri: governo confuso, servono scelte chiare

Stellantis, Bombardieri: governo confuso, servono scelte chiareRoma, 2 feb. (askanews) – La Uil esprime “preoccupazione” sulla vicenda Stellantis e chiede al governo “scelte chiare” di politica industriale a tutela dei livelli occupazionali. Lo ha detto il segretario generale Pierpaolo Bombardieri nel corso di una conferenza stampa sottolineando che “questo governo ha poche idee e confuse sulla politica industriale. Come si fa a sostenere che vendiamo un pezzo di Poste e di Eni e poi compriamo un pezzo di Stellantis?”.


Bombardieri si è poi detto contrario agli incentivi per l’acquisto di nuove auto. Sarebbe più utile legarli alla produzione in Italia. “Incentivi a chi? – si è chiesto – a chi compra le auto o alla produzione? Sono rimasto all’anno scorso quando Urso disse che avrebbe portato Stellantis a produrre un milione di veicoli. Non va detto a Stellantis ‘dimmi se vuoi che lo Stato partecipi’. Sarebbe un fatto positivo se avesse un obiettivo, ma partecipare per fare cosa? Aspettiamo che il governo apra un tavolo di confronto per affrontare il piano industriale. In Europa gli incentivi all’acquisto sono spariti, sì a quelli sulla produzione. La presenza di un’altra casa non ci scandalizza. Ma voglio seguire le dichiarazioni di Urso. Ne abbiamo sentito tante, vorremmo scelte precise di politica industriale”.

Urso: se VW vende di più è un problema di Stellantis non del governo

Urso: se VW vende di più è un problema di Stellantis non del governoRoma, 2 feb. (askanews) – “Dobbiamo intenderci e non so con quale lingua parlare. Se a dicembre la Volkswagen ha superato nelle vendite in Italia Stellantis cosa che non accadeva da 98 anni. Se i cittadini italiani hanno preferito acquistare una auto prodotta all’estero piuttosto che prodotta in Italia, a fronte di condizioni di mercato simili e incentivi simili, il problema non è del governo, è dell’azienda non del governo. Sarà un problema di marketing, sarà un problema di modelli?”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenuto al convegno “Strategie e politiche industriali per lo sviluppo del paese”, organizzato dalla Camera di commercio di Trento.

“E’ un problema dell’azienda perchè il sorpasso storico a dicembre, a parità di condizioni, tra io che so che acquisto una auto orgoglio del Made in Italy e io che acquisto un’auto straniera è un problema dell’azienda che ha bisogno di rivedere politiche di marketing o di modelli, ma lo facessero”, ha aggiunto Urso.

Ferrari: è ufficiale, Hamilton correrà nel 2025 con Leclerc

Ferrari: è ufficiale, Hamilton correrà nel 2025 con LeclercMilano, 2 feb. (askanews) – Sembrava un’impresa irrealizzabile e invece è diventata realtà: Lewis Hamilton correrà per la Ferrari la prossima stagione al posto di Carlos Sainz. Il 7 volte campione del mondo ha firmato un contratto pluriennale, come il suo futuro compagno di squadra Charles Leclerc. Erano anni che la Ferrari lo corteggiava, Sergio Marchionne era un suo fan. Poi lo scorso anno, le indiscrezioni di un incontro con John Elkann che si concluse con un nulla di fatto. Da parte sua Hamilton ha sempre ammesso il suo amore per la Ferrari, ma la firma di un contratto biennale con Mercedes a Monza lo scorso settembre sembrava aver messo la parola fine a una storia mai nata. E invece a sorpresa Hamilton ha esercitato una clausola di risoluzione anticipata del suo contratto e ha scelto la Ferrari.

“Orgoglioso di quanto abbiamo raggiunto insieme, la Mercedes fa parte della mia vita. 11 anni insieme”, il commento di Hamilton sui social. “Hamilton farà sempre parte della nostra storia, accettiamo la sua decisione di cercare una nuova sfida”, ha scritto il team principal di Mercedes, Toto Wolff su X. “Alla fine della stagione 2024 lascerò la Ferrari. Abbiamo davanti a noi una lunga stagione e come sempre darò il massimo per la squadra e per i tifosi. Novità sul mio futuro arriveranno a tempo debito”, il post di Sainz che sembra quasi sorpreso. Del resto per il pilota spagnolo il rinnovo in Ferrari sembrava cosa fatta. Il progetto della Ferrari con Hamilton è a lungo termine anche se il fuoriclasse inglese avrà 40 anni quando approderà al Cavallino. Ma l’età sembra non contare per Hamilton e Fernando Alonso, che di anni ne ha 42, è lì a dimostrare che si può ancora essere veloci e puntare alla vittoria se si hanno le giuste motivazioni. E a Hamilton non mancano: l’obiettivo è vincere l’ottavo mondiale e superare il record che detiene con Michael Schumacher. E farlo con la Ferrari a cui il titolo manca dal 2007 sarebbe il coronamento di una carriera incredibile, che già conta il record di pole e vittorie: nessuno come Hamilton, primo pilota nero della F1. E primo pilota a portare nel Circus temi scomodi come la lotta contro il razzismo, di cui dichiara di essere stato vittima, appoggiando il movimento Black Lives Matter e facendo cambiare i colori alle monoposto Mercedes da argentate a nere, i diritti degli omossessuali, la difesa dei più deboli con diverse iniziative filantropiche e dell’ambiente, consapevole del ruolo che un campione con 36 milioni di follower su Instagram può avere nel sensibilizzare la gente.

Appassionato di moda che lo porta ad indossare abiti stravaganti ed eccentrici e di musica con serate da dj in giro per il mondo, Hamilton è un personaggio fuori dagli schemi che non ha paura di schierarsi e dire quello che pensa. Caratteristiche che dovranno trovare un loro spazio in Ferrari, un’icona della F1 fatta di tradizione e understatement. E poi Lecler, un compagno di squadra giovane e affamato a caccia del primo titolo mondiale. Sarà una convivenza delicata e impegnativa come è normale che sia quella fra due campioni. Un’esperienza già vissuta da Hamilton al suo esordio in McLaren nel 2007 con Fernando Alonso. Ma a parti invertite: lui giovane esordiente e Alonso approdato nella squadra inglese dopo aver vinto due mondiali con la Renault. La convivenza finì malissimo, Alonso lasciò la McLaren per andare in Ferrari e Hamilton perse il mondiale contro Kimi Raikkonen. Toccherà al team principal del Cavallino, Fred Vasseur, gestire i due campioni e riportare il titolo a Maranello. Una sfida che può trasformarsi in un sogno o in un incubo.

Apple: ricavi tornano a crescere grazie a iPhone, male la Cina

Apple: ricavi tornano a crescere grazie a iPhone, male la CinaMilano, 2 feb. (askanews) – Apple chiude il primo trimestre dell’anno fiscale 2023-2024 con un aumento dei ricavi dopo 4 trimestri in calo grazie a vendite record di iPhone che hanno bilanciato il forte calo registrato in Cina. Nel paese asiatico i ricavi nel trimestre sono diminuiti del 13% a 20,8 miliardi di dollari, il peggior risultato dal 2020 e inferiore alle attese degli analisti. Negativa la reazione dei mercati: dopo aver chiuso la seduta in rialzo dell’1,3%, nell’after hour, il titolo cede il 3,2% a 180,9 dollari.

I ricavi si sono attestati a 119,6 miliardi di dollari in aumento del 2,1% rispetto all’1% circa atteso dagli analisti, gli utili a 33,9 miliardi (+13%). Più di metà dei ricavi, o 69,7 miliardi di dollari, sono stati generati dall’iPhone, che rimane il prodotto di punta della Mela, mentre i ricavi per l’iPad sono diminuiti del 25% a 7 miliardi in attesa di nuovi modelli, forse già a febbraio. I servizi, che includono l’App Store e le piattaforme di streaming, hanno generato ricavi per 23,4 miliardi (+11%), mentre le vendite di computer con il nuovo processore M3 si sono attestate a 7,78 miliardi, sotto le attese degli analisti. In calo dell’11% i ricavi di AirPods, Apple Tv e Apple Watch penalizzato dal contenzioso sul brevetto della funzione di misurazione dell’ossigeno nel sangue, che ha costretto Apple a sospendere le vendite a Natale negli Usa e successivamente a toglierla dal dispositivo.

Il Ceo Tim Cook ha annunciato che entro l’anno ci saranno delle novità legate all’intelligenza artificiale, mentre è da poco iniziata la vendita del visore Vision Pro con realtà virtuale e aumentata. Per Apple si tratta del debutto in una nuova categoria di prodotto, ma il prezzo di partenza di 3.499 dollari potrebbe incidere in negativo sulle vendita.