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Lavoro, Istat: nel III trimestre +117mila occupati, su anno +517mila

Lavoro, Istat: nel III trimestre +117mila occupati, su anno +517milaRoma, 12 dic. (askanews) – Nel terzo trimestre dell’anno il numero di occupati aumenta di 117 mila unità (+0,5% rispetto al secondo trimestre 2024), attestandosi a 24 milioni 51 mila; la crescita coinvolge i dipendenti a tempo indeterminato (+111 mila, +0,7% in tre mesi) e gli indipendenti (+43 mila, +0,8%) a fronte del calo dei dipendenti a termine (-37 mila, -1,3% in tre mesi). L’aumento del tasso di occupazione, che raggiunge il 62,4% (+0,2 punti in tre mesi), si osserva nel Centro e nel Nord, tra i giovani e tra gli over50, rimanendo invece stabile nel Mezzogiorno e diminuendo lievemente tra i 35-49enni. Lo ha reso noto l’Istat.


L’occupazione cresce anche in termini tendenziali (+517 mila, +2,2% rispetto al terzo trimestre 2023), coinvolgendo pure in questo caso i dipendenti a tempo indeterminato (+3,6%) e gli indipendenti (+2,6%) a fronte della diminuzione dei dipendenti a termine (-5,9%); prosegue il calo del numero di disoccupati (-418 mila in un anno, -22,7%), mentre torna a crescere quello degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (+100 mila, +0,8%). Tale dinamica si riflette nella crescita del tasso di occupazione (+1,0 punti in un anno) e di quello di inattività (+0,1 punti) e nella diminuzione del tasso di disoccupazione (-1,7 punti). Il tasso di disoccupazione, nel terzo trimestre, scende al 6,1% (-0,6 punti rispetto al secondo trimestre 2024) e quello di inattività sale al 33,4% (+0,2 punti). Il tasso di posti vacanti, pari al 2%, rimane invariato rispetto al trimestre precedente e cala di 0,2 punti percentuali rispetto allo stesso trimestre del 2023.

Usa, Inflazione Cpi a novembre +0,3% mensile e +2,7% annuale

Usa, Inflazione Cpi a novembre +0,3% mensile e +2,7% annualeNew York, 11 dic. (askanews) – A novembre 2024, i prezzi al consumo negli Stati Uniti sono aumentati dello 0,3%, secondo quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro. Le stime erano per lo stesso rialzo. Il dato annuale ha accelerato dal +2,6% di ottobre al 2,7%. Anche gli analisti stimavano un dato al 2,7%.


Il dato “core”, ovvero quello depurato dalla componente dei prezzi dei beni alimentari ed energetici, è cresciuto dello 0,3%, come da attese. Rispetto a un anno prima, il dato “core” è cresciuto al 3,3%, come in ottobre e come avevano previsto gli analisti. I prezzi energetici sono saliti dello 0,2% rispetto al mese precedente, quelli dei generi alimentari sono aumentati dello 0,4%.

Ocse: disoccupazione Italia scesa a minimi storici (ottobre 5,8%)

Ocse: disoccupazione Italia scesa a minimi storici (ottobre 5,8%)Roma, 11 dic. (askanews) – Lo scorso ottobre, il tasso di disoccupazione in Italia, calato al 5,8%, ha raggiunto i minimi storici: si tratta del valore più basso dall’aprile del 2007, che a sua volta era stato il minimo segnato dall’inizio delle serie storiche, nel gennaio del 1983. Lo riferiscono dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), interpellati sull’ultima statistica sulla disoccupazione nell’intera area.


Nella Penisola, ha riporta l’Ocse, il calo cumulato del tasso di disoccupazione degli ultimi 12 mesi (ottobre 2023 rispetto a ottobre 2024) è stato di 2 punti percentuali pieni. In generale l’ente parigino rileva che ad ottobre il tasso di disoccupazione medio nei Paesi che aderiscono alla stessa organizzazione è rimasto invariato al 4,9%. E che è rimasto a livelli inferiori o appena superiori al 5% fin dal marzo del 2022. Nell’eurozona la disoccupazione è rimasta al minimo storico del 6,3%, così come per l’intera Unione europea con un tasso del 5,9%, aggiunge l’Ocse.

Confindustria: economia Italia in rallentamento e industria in crisi

Confindustria: economia Italia in rallentamento e industria in crisiRoma, 11 dic. (askanews) – Economia italiana in rallentamento e industria in crisi. Non basta la discesa dei tassi. E’ il quadro che emerge dalla Congiuntura flash realizzata da Confindustria.


Secondo gli economisti dell’associazione è elevata l’incertezza sul Pil italiano nel quarto trimestre, dopo lo stop nel terzo: da un lato, la fiducia è bassa, l’industria in crisi, l’export debole, l’Eurozona fiacca; dall’altro, al rialzo: il trend di crescita del turismo e dei servizi, il proseguimento del calo dei tassi, l’inflazione ridotta, l’attuazione del Pnrr. I fattori congiunturali spingono al rialzo, ma frenano alcuni ostacoli strutturali. Tassi in calo ma sale lo spread della Francia. Dopo i tagli dei tassi ufficiali nei mesi scorsi, questa settimana la BCE (3,25%) e la prossima la Fed (4,75%), sono attese dai mercati a ulteriori tagli. In Europa, il tasso sovrano in Francia è in salita a riflesso dell’instabilità politica e del debito in crescita e lo spread sul Bund tedesco (+0,75 a dicembre da +0,65 a settembre) è salito oltre quello in Spagna (+0,64 da +0,76) che si restringe come anche in Italia (+1,02 da +1,27) e Grecia (+1,26 da +1,50).


A novembre l’inflazione in Italia è risalita a +1,4% annuo, più vicina alla misura core (+1,9%), dato che i prezzi dell’energia si riducono meno (-5,5%). Traiettorie simili nell’Eurozona, ma su valori sopra la soglia Bce: totale al +2,3%, poco sotto la core (+2,7%), calo degli energetici quasi finito (-1,9%). Questo è dovuto al prezzo del gas in Europa, che a novembre è salito a 44 euro/mwh (+2,7% annuo) e a dicembre si affaccia sui 47 euro, trascinando al rialzo anche i prezzi dell’elettricità; il prezzo del petrolio, invece, a 74 dollari a novembre, è ancora in calo in termini annui (-10,4%). Il driver dei servizi resta il turismo di stranieri in Italia, che continua l’espansione (+6,9% annuo la spesa a settembre). Discordanti però le indicazioni per il quarto: ad ottobre Rtt indica un aumento del fatturato dei servizi, ma a novembre il Pmi è scivolato in zona di contrazione (49,2 da 52,4) e la fiducia delle imprese è stata erosa a ottobre-novembre.


Ad ottobre la produzione industriale è rimasta invariata, ma continua a registrare un forte calo tendenziale (-3,6%), profondo per auto (-34,5%), articoli in pelle (-17,2%), raffinati petroliferi (-15,8%). In termini di fatturato, Rtt ha indicato in ottobre un rimbalzo positivo. A novembre, inoltre, la fiducia delle imprese ha interrotto il suo calo, ma il Pmi manifatturiero è sceso ancora di più (44,5 da 46,9).

Trasnova, i sindacati: Stellantis proroga i contratti per 12 mesi, scongiurati i licenziamenti

Trasnova, i sindacati: Stellantis proroga i contratti per 12 mesi, scongiurati i licenziamentiRoma, 10 dic. (askanews) – Nell’incontro al Mimit, a seguito della apertura di procedure di licenziamenti verso 300 lavoratori di Trasnova, Logitech, Teknoservice e Csa dopo la comunicazione di recesso di tutte le commesse da parte di Stellantis, su richiesta sindacale unitaria è stata ottenuta la proroga di 12 mesi dei contratti di servizio e, quindi, la revoca di tutti i licenziamenti. Lo riferiscono Fim, Fiom, Uilm, Uglm, Fismic e Aqcfr.


“Ciò è stato reso possibile grazie anche alle iniziative dei lavoratori in presidio da giorni – dicono i sindacati – il tempo conquistato dovrà essere utile per trovare soluzioni strutturali per Trasnova e per l’intero settore, adottando le giuste politiche industriali. Grande attenzione, quindi, sarà ulteriormente posta per quanto concerne il prossimo tavolo ministeriale del prossimo 17 dicembre”.

Bce, giovedì Consiglio, atteso nuovo taglio ai tassi di interesse

Bce, giovedì Consiglio, atteso nuovo taglio ai tassi di interesseRoma, 10 dic. (askanews) – Da domani pomeriggio i banchieri centrali dell’area euro tornano a riunirsi, per l’ultimo consiglio direttivo monetario dell’anno. L’incontro proseguirà giovedì mattina e le decisioni sui tassi di interesse verranno comunicate alle 14 e 15; mezz’ora dopo, la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa.


L’attesa prevalente è per un nuovo taglio dei tassi di riferimento per l’intera area euro da 0,25 punti percentuali (25 punti base). Tuttavia i continui segnali di indebolimento dell’economia, giunti nelle ultime settimane, hanno accresciuto le aspettative di un possibile dibattito tra coloro che vorrebbero una mossa limitata e quelli che preferirebbero un taglio più consistente, pari a 0,50 punti percentuali. Il fatto che il direttorio si svolgerà mentre ancora non è chiaro quali saranno i primi passi rispetto all’Europa, in particolare sui dazi, della nuova amministrazione Trump degli Stati Uniti – entrerà in carica a gennaio – rappresenta un elemento che potrebbe spingere per un approccio di cautela. Nel direttorio potrebbe infatti essere sostenuta la tesi che limitare il taglio a 25 punti base lascerebbe margini di intervento maggiori nel caso di scenari più negativi.


Per lo stesso motivo, le previsioni economiche aggiornate – che verranno pubblicate contestualmente alla comunicazione sui tassi di interesse – rischiano di essere destinate a un rapido invecchiamento. La dinamica della crescita in Europa potrebbe infatti risentire delle scelte commerciali compiute da Washington. Il tutto mentre anche in Italia prosegue la dinamica discendente dei tassi di mercato. A ottobre sui nuovi mutui erogati dalle banche alle famiglie sono scesi al 3,7408%, ai minimi da quasi due anni: per trovare valori più bassi bisogna infatti risalire al dicembre del 2022. Questo proprio sulla scia delle riduzioni operate dalla Bce, 3 finora, tutte da 25 punti base con cui il riferimento per l’eurozona, il tasso sui depositi, è sceso al 3,25%. Guardando alle imprese in Italia, i tassi sui nuovi prestiti si sono attenuati al 4,726% a ottobre, dal 4,9017% del mese precedente.


Tuttavia, secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia, sempre a ottobre è tornata ad accentuarsi la dinamica di contrazione complessiva del credito: i prestiti al settore privato sono infatti diminuiti dell’1,1% su base annua, a fronte del meno 0,9% registrato a settembre. I prestiti alle famiglie sono calati dello 0,2%, in questo caso in attenuazione rispetto al meno 0,4% del mese precedente, mentre quelli alle imprese sono calati del 3,1%, qui in accelerazione rispetto al meno 2,4% di settembre. Un altro fattore che rimarca la debolezza del quadro economico.


Meno di una settimana dopo la Bce, sarà la Riserva Federale americana a fare le sue mosse, con il direttorio monetario (Fomc) del 17 18 dicembre. (fonte immagine: ECB 2024).

Esplosione di Calenzano, l’Eni: vicini alle famiglie, natura delle cause è prematura

Esplosione di Calenzano, l’Eni: vicini alle famiglie, natura delle cause è prematuraRoma, 10 dic. (askanews) – “Alla luce degli aggiornamenti relativi alle persone rimaste coinvolte nell’incidente di Calenzano, Eni desidera esprimere nuovamente la propria vicinanza alle famiglie delle persone decedute e alle persone ferite o comunque coinvolte”. Lo rende noto il gruppo in un aggiornamento in merito alla situazione dell’incidente avvenuto ieri a Calenzano.


La società “in merito alle molteplici ipotesi della prima ora che stanno emergendo in merito alla dinamica e cause dell’incidente, Eni conferma che sta collaborando strettamente con l’autorità giudiziaria per individuare quanto prima, in modo rigoroso tramite le opportune e approfondite verifiche tecniche, le cause reali dell’esplosione, delle quali è assolutamente prematuro ipotizzare la natura”. “Ogni informazione di dettaglio sarà messa a disposizione da Eni alle autorità giudiziarie che stanno conducendo le indagini, anche a salvaguardia del segreto investigativo”.

Banche, Bankitalia: costo medio conto corrente calato a 100,7 euro

Banche, Bankitalia: costo medio conto corrente calato a 100,7 euroRoma, 10 dic. (askanews) – Nel 2023, per la prima volta dopo 7 anni consecutivi di aumenti, in Italia il costo medio di un conto corrente bancario di tipo tradizionale è diminuito a 100,7 euro l’anno, ovvero 3,3 euro in meno rispetto al 2022. Lo riporta la Banca d’Italia in base alla sua ultima indagine sulla spesa dei conti correnti delle famiglie, precisando che la diminuzione è attribuibile per l’80 per cento alle spese fisse e per la parte restante alle spese variabili.


La diminuzione delle spese fisse è legata ai più bassi canoni, quella delle spese variabili alla minore operatività; le commissioni sui pagamenti e sui prelievi, si legge, di contante sono rimaste pressoché invariate. La spesa di gestione dei conti online, non riferibili a sportelli bancari, è diminuita di 4,8 euro, attestandosi a 28,9 euro l’anno. In questo caso, prosegue Bankitalia, il calo è derivato principalmente dalla minore proporzione di clienti assoggettata al pagamento del canone di base. La spesa di gestione dei conti postali è invece cresciuta per il secondo anno, passando da 59,6 a 67,3 euro; l’aumento è in larga parte attribuibile alle spese variabili, cresciute di 6,5 euro per effetto di un aumento generalizzato dell’operatività.


Secondo l’analisi, la spesa media ponderata per le tre tipologie di conto corrente si attesta a 87,8 euro. L’indagine di Bankitalia raccoglie informazioni analitiche sulle spese di gestione effettivamente sostenute dalle famiglie nel corso del 2023 e documentate negli estratti conto. Per ciascun conto e per ciascuna tipologia di servizio ad esso associata, spiega l’istituzione con un comunicato, sono rilevati il numero di operazioni svolte nell’anno e la spesa corrispondente, permettendo di calcolare il costo medio unitario delle operazioni. La stima della spesa riflette pertanto sia gli effettivi comportamenti dei correntisti (i quali possono aumentare o diminuire il proprio ricorso ai servizi collegati al conto) sia le condizioni concretamente applicate dagli intermediari.


Per i conti collegati a contratti di apertura di credito in conto corrente, lo scorso anno la commissione per la messa a disposizione dei fondi è stata pari in media all’1,7 per cento del credito accordato, dice ancora Bankitalia, come nell’anno precedente. La commissione media di istruttoria veloce applicata sugli sconfinamenti è diminuita da 16,4 a 13,7 euro.

Gewiss compra Beghelli e lancia l’Opa per il delisting

Gewiss compra Beghelli e lancia l’Opa per il delistingMilano, 10 dic. (askanews) – La Beghelli, storica azienda bolognese attiva nei sistemi di sicurezza ed illuminazione nota per l’iconico “salvavita”, si appresta a lasciare dopo un quarto di secolo Piazza Affari. Gewiss, il gruppo bergamasco della famiglia Bosatelli che opera nella domotica e nell’illuminotecnica, rileverà infatti il 75% in mano alla famiglia e lancerà poi un’Opa, finalizzata al delisting, a 0,3375 euro. Il prezzo offerto rappresenta un maxi-premio del 46,8% rispetto al prezzo di chiusura di ieri e del 39,9% rispetto alla media aritmetica ponderata degli ultimi 12 mesi. Alla Borsa di Milano, dove è quotato dal 1998, il titolo Beghelli si è subito allineato balzando del 43% in mattinata e portandosi sulla soglia dei 0,33 euro.


Nel dettaglio, Gewiss – che già nel 2011 aveva lasciato Piazza Affari – ha sottoscritto con Gian Pietro Beghelli, Luca Beghelli, Graziano Beghelli e Maurizio Beghelli un contratto preliminare di compravendita con cui si è impegnata ad acquistare una partecipazione del 75,04% del capitale sociale di Beghelli ad un prezzo unitario per azione pari a 0,3375 euro. Al perfezionamento dell’acquisizione, previsto per il primo trimestre 2025, Gewiss promuoverà un’Opa obbligatoria sulle restanti azioni in circolazione di Beghelli, finalizzata al delisting. L’esborso complessivo per il 100% del capitale sociale di Beghelli ammonta a circa 67,5 milioni di euro (50 milioni alla famiglia fondatrice). Con l’operazione, viene sottolineato, Beghelli entrerà a far parte del gruppo Gewiss nel quadro di un progetto finalizzato a garantire continuità a dipendenti, collaboratori e clienti e assicurando al contempo l’ingresso in un gruppo con solide radici italiane. L’intesa permetterà anche di rafforzare la presenza di mercato: l’integrazione del marchio Beghelli, altamente riconosciuto in Italia, con le competenze globali di Gewiss permetterà di consolidare la market share nel settore dell’illuminazione e ampliare l’offerta di soluzioni innovative, con servizi integrati per rispondere ancora meglio alle esigenze di un mercato in evoluzione e di tutti i clienti.

Bankitalia: i tassi sui nuovi mutui calano al 3,74%, il minimo dal 2022

Bankitalia: i tassi sui nuovi mutui calano al 3,74%, il minimo dal 2022Roma, 10 dic. (askanews) – A ottobre i tassi sui nuovi mutui erogati dalle banche alle famiglie in Italia, al 3,7408%, sono calati a nuovi minimi da quasi due anni a questa parte. Per trovare valori più bassi bisogna infatti risalire al dicembre del 2022, quando questa voce si attestava al 3,3569%. Secondo gli ultimi dati diffusi dalla Banca d’Italia, a ottobre sono calati in maniera più marginale anche i tassi sui prestiti al consumo, ma al 10,42%, dal 10,47% di settembre, restano a livelli sostenuti.


Guardando alle imprese, i tassi sui nuovi prestiti si sono attenuati al 4,726% a ottobre, dal 4,9017% del mese precedente. In questo caso per trovare un livello più basso bisogna risalire all’aprile del 2023 (4,5218%). La dinamica di moderazione dei tassi segue (e a volte anticipa) le mosse in tal senso da parte della Bce sui livelli di riferimento che stabilisce per tutta l’eurozona. Proprio a ottobre l’istituzione di Francoforte aveva effettuato un nuovo taglio dei tassi da 25 punti base (0,25 punti percentuali) ed è atteso che riduca ulteriormente i riferimenti al Consiglio direttivo che si svolgerà giovedì.


Secondo l’ultima indagine “Banche moneta: serie nazionali”, sempre a ottobre però è tornata ad accentuarsi la dinamica di contrazione complessiva del credito: i prestiti al settore privato sono infatti diminuiti dell’1,1% su base annua, a fronte del meno 0,9% registrato a settembre. I prestiti alle famiglie sono calati dello 0,2%, in questo caso in attenuazione rispetto al meno 0,4% del mese precedente, mentre quelli alle imprese sono calati del 3,1%, qui in accelerazione rispetto al meno 2,4% di settembre. Bankitalia riporta infine che i depositi al settore privato sono aumentati del 2,5% e la raccolta obbligazionaria è salita del 9,5%, sempre guardando alla variazione annua su ottobre, dopo il più 10,6% di settembre.