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Pechino andrà alla guerra per Taiwan? Xi di fronte a un bivio

Pechino andrà alla guerra per Taiwan? Xi di fronte a un bivioRoma, 17 feb. (askanews) – A quasi un anno dall’inizio della guerra in Ucraina, gli occhi del mondo cominciano a guardare con attenzione a un altro focolaio di conflitto che potrebbe accendersi coinvolgendo una superpotenza: Taiwan. E, mai come oggi, il rischio geopolitico collegato alla Repubblica di Cina, nata dalla fuga di Chiang Kai-shek nel 1949 di fronte all’avanzata delle forze comuniste di Mao Zedong, è percepito come elevato. Tutti se ne sono resi conto a luglio scorso, quando l’allora speaker della Camera dei Rappresentanti Usa Nancy Pelosi fece un’inedita visita a Taipei: Pechino rispose lanciando missili nello stretto in un’esercitazione a fuoco vivo che segnalò quanto questo passaggio dell’esponente dem americana fosse urticante per Xi Jinping.
Oggi un altro alto esponente americano – secondo quanto ha rivelato il Finn+ancial Times – ha messo piede a Taiwan. Si tratta dei vice assistente segretario alla Difesa Michael Chase, il delegato di Lloyd Austin a seguire le questioni cinesi. Chase è il primo funzionario del Pentagono ad arrivare a Taiwan dal 2019. La precedente visita di Heino Klinck, allora assistente segretario alla Difesa, interrompeva un’assenza di funzionari del Pentagono nell’isola durata un quarantennio.
Segno di una particolare preoccupazione americana rispetto alla situazione nello Stretto, che ha spinto Washington a rafforzare la presenza militare, ad aumentare seccamente le forniture di sistemi d’arma sostificati a Taipei e ha chiedere ai suoi alleati regionali più importanti – Giappone e Corea del Sud – a rafforzare la loro capacità militare.
La reazione cinese è stata come consueto secca. “Siamo fermamente contrari alle interazioni ufficiali e ai contatti militari tra gli Stati Uniti e la regione di Taiwan. Questa posizione è coerente e inequivocabile”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin. “Esortiamo gli Stati Uniti – ha proseguire – a rispettare il principio dell’Unica Cina e i tre comunicati congiunti Cina-Usa, a mantenere l’impegno dei leader statunitensi di non sostenere la cosiddetta indipendenza di Taiwan, a interrompere ogni forma di contatto ufficiale e militare con Taiwan, a smettere di intromettersi la questione di Taiwan e smettere di creare nuovi fattori che potrebbero portare a tensioni nello Stretto di Taiwan”.
Non è affatto detto che a Taiwan scoppi un conflitto, anzi diversi esperti tendono a escluderlo. Tuttavia è evidente che Xi Jinping insiste sul tema della “riunificazione” molto più di tutti i suoi predecessori. Il più forte tra i leader cinesi dai tempi di Mao sembra voler lasciare come eredità del suo lungo periodo al potere iniziato nel 2012, proprio l’unificazione della madrepatria.
Pechino è però consapevole che più passa il tempo, più la prospettiva di una riunificazione pacifica si allontana. L’opinione pubblica a Taipei diventa sempre meno cinese e sempre più “taiwanese”. In questo senso gli anni al potere di Tsai Ing-wen, una presidente che ha avuto toni spiccatamente indipendentisti pur senza superare la linea rossa di una dichiarazione formale, hanno contribuito a consolidare un’identità “nazionale” taiwanese.
Questo slittamento verso l’indipendenza di fatto non può essere certamente accettato impunemente dalla Cina, e tanto meno dalla Cina di Xi. Così Pechino ha fortemente aumentato la pressione militare sul’isola. Nel 2023, in poco più di un mese e mezzo, si sono già tenute tre esercitazioni militari consistenti che hanno avuto lo scopo di fare da “secco avvertimento contro l’escalation di provocazioni da parte di Taiwan e degli Stati uniti, che hanno danneggiato lapace e la stabilità nello Stretto di Taiwan”, come ha detto senza mezzi termini il portavoce dell’Ufficio per gli affari di Taiwan Ma Xiaoguang.
La via militare, tuttavia, resta una delle opzioni, non l’unica e neanche la preferibile, anche nell’elaborazione di Xi.
In questo senso potrebbe essere cruciale la scadenza elettorale del 2024, quando i taiwanesi saranno chiamati a eleggere un nuovo presidente, visto che Tsai non si ricandiderà. Pechino osserverà con grande attenzione quella scadenza e il percorso che porterà al voto. Nelle elezioni locali dello scorso anno il Partito democratico-progressivo di Tsai, che ha un approccio molto vicino all’indipendentismo, ha registrato una cocente sconfitta e c’è stato un ritorno di fiamma del Kuomintang, il partito nazionalista che fu guidato da Chiang Kai-shek e quindi fautore della creazione della Repubblica di Cina (Roc), ma che negli ultimi anni è diventato il più propenso a instaurare un rapporto migliore con la Cina popolare.
A questa scadenza potrebbe essere anche mirato il cambiamento previsto al vertice dell’organismo che si occupa di Taiwan. Al XX Congresso del Pcc, che ha sancito un inedito terzo mandato per Xi come leader, ha promosso il teorico Wang Huning al Comitato permanente del Politburo, sostanzialmente l’organismo di vertice del partito formato da fedelissimi del presidente, e a capo della Conferenza politico-consultiva del popolo cinese che, accanto al Congresso nazionale del popolo, svolge le cosiddette “Due Sessioni”, principale appuntamento legislativo cinese. Si terrà il mese prossimo.
La Conferenza consultiva ha specifiche competenze sulle minoranze – quindi pure su quella di Taiwan – e Wang ha cominciato a lavorare sulla questione taiwanese anche attraverso apparizioni pubbliche. La scelta in quel ruolo di un teorico, considerato sì di grande spessore, ma che non ha un background di politica e amministrazione, ha fatto pensare agli osservatori che il presidente voglia essere pronto a modificare alla bisogna la cornice teorica di una possibile riunificazione.
Secondo quanto scrive The Diplomat, una testata online solitamente attenta a queste sfumature, Xi potrebbe aver compreso che la proposta di replicare a Taiwan il sistema adottato per il rientro di Hong Kong, cioè “un paese-due sistemi”, non ha alcun appeal per i taiwanesi, i quali sono nella quasi totalità contrari a questo tipo di opzione (tanto più dopo l’imposizione nell’ex colonia britannica della legge sulla sicurezza nazionale che ne ha ulteriormente ristretto gli spazi di libertà), potrebbe volere la flessibilità teorica di proporre a Taiwan una nuova piattaforma per accettare la riunificazione. O un cuneo propagandistico per ottenere un minimo di consenso internazionale, se dovrà usare la forza.

Giappone, annullato a motore acceso lancio di debutto razzo H3

Giappone, annullato a motore acceso lancio di debutto razzo H3Roma, 17 feb. (askanews) – Brutto colpo per l’ambizioso programma spaziale giapponese. Il lancio d’inaugurazione del vettore H3, già rimandato tre volte a causa delle condizioni meteo, è stato annullato a causa di un problema tecnico.
“Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) aveva programmato il lanciuo del primo Veicolo di lancio H3, con a bordo l’Advanced Land Observing Satellite-3 DAICHI-3 (ALOS-3) alle 10.37 di oggi (ore 2.37 in Italia) e ha operato in tal senso; tuttavia, durante le operaizoni di conto alla rovescia automatico, è stata individuata un’anomalia nel sistema dei primo stadio e i segnali d’accensione per gli SRB-3 non sono stati inbiati. Il pianificato lancio di oggi quiondi è stato cancellato”, si legge nello scarno comunicato dell’ente spaziale nipponico.
H3 è un progetto cruciale per l’industria giapponese, in una corsa allo spazio che vede coinvolti i principali paesi del mondo, dagli Usa alla Russia, dalla Cina all’India. Si tratta del primo razzo nipponico progettato in 20 anni e rappresenta un progetto radicalmente nuovo rispetto al suo predecessore di base.
Il lancio era previsto dal centro spaziale nell’isola di Tanegashima, a mille km a sud-ovest di Tokyo. Nelle immagini diffuse dalla televisione pubblica NHK, si vede che il motore principale era stato acceso al momento dell’annullamento, ma il vettore – un razzo da 574 tonnellate senza carico e lungo 63 metri – non si alzato dalla rampa di lancio.
JAXA intende effettuare un nuovo lancio entro la fine di marzo.
H3 è il figlio di H2A, un razzo affidabile (con un solo lancio fallito su 46) ma dai costi che lo rendevano poco competitivo. Lo sviluppo del nuovo razzo è costato 200 miliardi di yen (1,4 miliardi di euro). Il motore principale a combustibile liquido è stato realizzato da Mitsubishi Heavy Industries, mentre i due bruciatori laterali a combustibile solido sono stati prodotti da IHI Aerospace.

Cina si loda per politica Zero Covid: una grande vittoria

Cina si loda per politica Zero Covid: una grande vittoriaRoma, 17 feb. (askanews) – Il Comitato permanente del Politburo del Partito comunista cinese, presieduto da Xi Jinping, ha dichiarato che l’opera di “prevenzione e controllo del Covid-19” in Cina – caratterizzata dalla strategia Zero Covid – è stata “un viaggio straordinario” che ha consentito di avere “una grande e decisiva vittoria”. Lo afferma oggi il Quotidiano del Popolo, dando conto di una riunione di ieri nella quale Xi è intervenuto con un discorso.
“La Cina ha ottenuto una grande e decisiva vittoria nella sua opera di prevenzione e controllo del Covid-19 fino a novembre 2022”, ha affermato il massimo organismo di vertice del Pcc. “Ponendo sempre le persone e le loro vite al primo posto – ha continuato – il Comitato centrale del Pcc con Xi al suo nucleo ha ottimizzato la prevenzione e le misure di controllo alla luce della situazione in evoluzione, ha coordinato efficientemente la risposta a Covid-19 con lo sviluppo economico e sociale e ha protetto con efficacia la vita e la salute delle persone”.
Nel resoconto del Quotidiano del Popolo non c’è cenno alle proteste che, alla fine dello scorso anno, hanno lanciato un campanello d’allarme rispetto alla tenuta sociale del paese soggetto alla strategia di rigide restrizioni, quarantene di massa e tamponi continuativi messa in campo dalle autorità per fermare la pandemia.
Invece il documento sostiene che le misure messe in campo fino al 2022 hanno consentito una “transizione morbida” e in “tempo relativamente breve”, permettendo l’accesso ai servizi medici di oltre 200 milioni di persone, con la cura di 800mila casi gravi e col tasso di decessi “più basso al mondo”.
Insomma, la Cina “ha creato un miracolo nella storia umana, in cui una nazione molto popolosa ha attraversato con successo una pandemia” grazie a “misure robuste, che hanno ricevuto l’approvazione del popolo e sono state molto efficaci”. Sicché, “mentre la situazione epidemica ha continuato a migliorare in Cina, il virus si diffondeva ancora globalmente e continuava a mutare”. Per questo, il Comitato chiede ancora a tutti i dipartimenti di prestare attenzione e di procedere con la prossima campagna di vaccinazioni.
Nel resoconto della riunione non v’è cenno alla richiesgta del direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, di “una risposta” sull’origine del Covid-19. “Questo problema – ha detto due giorni fa il numero dell’agenzia Onu – ha una dimensione politica e morale e dobbiamo continuare ad insistere finché non avremo una risposta”

Vietnam, trovati 2mila gatti morti destinati a medicina tradizionale

Vietnam, trovati 2mila gatti morti destinati a medicina tradizionaleRoma, 17 feb. (askanews) – La polizia vietnamita ha scoperto qualcosa come 2mila gatti morti destinati a essere usati nella medicina tradizionale. Lo hanno annunciato oggi i media di stato, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa France Presse.
I corpi dei gatti sono stati scoperti ieri nel mattatoio di Dong Thap, nel delta del Mekong. Quattro tonnellate di carcasse erano state conservate in una cella frigorifera, prima di essere trasformate in prodotti di medicina tradizionale dopo un lento processo di bollitura.
L’estratto di ossa di gatto, secondo la credenza, è utile per curare l’asma e l’osteoporosi.
Le carcasse congelate sono state distrutte. Altri gatti che sono stati invece salvati sono stati sottoposti a controlli sanitari.
In Vietnam è consentito il consumo di cani e gatti. Numerosi ristoranti ne servono la carne, che però deve essere certificata per attestarne l’origine. Il mattatoio di Dong Thap era privo della documentazione necessaria.

Nordcorea minaccia: reazione senza precedenti a manovre Usa-Sudcorea

Nordcorea minaccia: reazione senza precedenti a manovre Usa-SudcoreaRoma, 17 feb. (askanews) – La Corea del Nord ha minacciato oggi con una nota di “un portavoce” del ministero degli Esteri “reazioni persistenti e forti senza precedenti” nel caso in cui Stati uniti e Corea del Sud mettessero in atto il loro piano di esercitazioni militari che Pyongyang vede “con giusta apprensione e ragione come preparativi per una guerra d’aggressione”.
Inoltre, Pyongyang ha condannato il fatto che gli Stati uniti stiano trasformando il Consiglio di sicurezza delle Nazionio unite “in uno strumento per la politica ostile illegale nei confronti della Repubblica democratica popolare di Corea (Corea del Nord, ndr.)”.
Il ministero ha rivendicato il fatto che la Corea del Nord “ha concentrato tutti i suoi sforzi nel realizzare i propri piani di sviluppo, mantenendo pace e stabilità nella penisola coreana e nella regione”. Si è “astenuta da ogni operazione militare special, eccetto il regolare programma per mantenere attiva la su a capacità di difesa, dovuto per ogni stato sovrano”.
Invece, a dire di Pyongyang, “Stati uniti e Corea del Sud hanno fatto ricorso a preoccupanti dimostrazioni militari dall’inizio dell’anno, per danneggiare gravemente gli interessi di sicurezza della Repubblica democratica di Corea”.
La nota fa riferimento all’annuncio da parte della Corea del Sud di un programma di esercitazioni militari la prossima settimana con l’obiettivo di migliorare l’operatività degli asset nucleari Usa e di esercitazioni regolari previste per marzo.
“La realtà mostra chiaramente che Usa e Corea del Sud sono arci-criminali che deliberatamente minano la pace e la stabilità nella Penisola coreana e nella regione”, si legge nella nota del regime di Kim Jong Un. “Nel caso in cui Usa e Corea del Sud – conclude – mettano in pratica il loro piano già annunciato di esercitazioni militare che la Repubblica democratica popolare di Corea, con la giusta apprensione e ragione, vede come preparativi per una guerra d’aggressione, si troveranno di fronte a reazioni persistenti e forti senza precedenti”.

Editoria, Gruppo Gedi in sciopero, il comunicato dei giornalisti

Editoria, Gruppo Gedi in sciopero, il comunicato dei giornalistiRoma, 17 feb. (askanews) – Il sito di Repubblica e quelli di tutte le testate del gruppo Gedi oggi non saranno aggiornati. In edicola, domani, – dice un comunicato del coordinamento dei cdr del gruppo – non troverete nessuno dei giornali del gruppo editoriale. Le giornaliste e i giornalisti sono in sciopero per protestare a seguito della “messa sul mercato” di singole testate o gruppi di testate, con i loro siti e giornali di carta e digitali.
Come ha detto l’amministratore delegato di Gedi Maurizio Scanavino nell’incontro di mercoledì con il coordinamento dei Comitati di redazione, «dipende dall’offerta e dagli interlocutori», confermando che sono in corso contatti con gruppi interessati all’acquisizione delle storiche testate del Nordest (il Mattino di Padova, La Nuova di Venezia, la Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi, Il Messaggero Veneto e Il Piccolo) a cui si aggiungerebbe la Gazzetta di Mantova. Ma il principio può essere esteso anche a La Stampa, la Repubblica, Il Secolo XIX, la Provincia Pavese, la Sentinella del Canavese, Huffington Post, le radio: non c’è più il «perimetro di riferimento aziendale» che lo stesso ad aveva delineato solo a dicembre.
Quello che è stato il più grande gruppo editoriale italiano e che dalla sera alla mattina ha già venduto in tre anni testate storiche come la Nuova Sardegna e Il Tirreno, le Gazzette, La Nuova Ferrara, L’Espresso e chiuso Micromega, si apre nuovamente al mercato.
La logica del vantaggio economico si è rapidamente sostituita a quella dell’interesse per i territori e l’informazione, per la quale tutte le giornaliste e i giornalisti hanno lavorato in questi anni. E lo fanno tuttora, affrontando da tempo sfide e incognite di una non facile transizione digitale. Lavoro messo ora sul mercato con tanta leggerezza con una logica puramente imprenditoriale che non possiamo accettare.
In un libero mercato la proprietà ha certamente facoltà di vendere – pur assumendosi la responsabilità di disperdere l’eredità di un gruppo editoriale che ha fatto la storia dell’informazione in Italia, proiettandosi per primo e in posizioni di primato anche nel mondo della comunicazione digitale – ma avendo ben chiaro che l’informazione libera e il pluralismo sono un bene sensibile essenziale alla democrazia. Serve massima trasparenza su chi ne avrà la futura proprietà e garanzia sul rispetto dei diritti di lavoro dei dipendenti. Tutte le Rsu delle società del Gruppo Gedi esprimono la loro solidarietà al Coordinamento dei Comitati di Redazione dei giornali del Gruppo Gedi a seguito delle voci di trattative non smentite di vendita delle storiche testate del Nord-Est.

Terremoti, oltre 41mila morti tra Turchia e Siria

Terremoti, oltre 41mila morti tra Turchia e SiriaRoma, 16 feb. (askanews) – Il bilancio delle vittime del terremoto di magnitudo 7,8 che ha colpito la Turchia e la Siria il 6 febbraio ha superato quota 41.000, hanno annunciato venerdì 17 febbraio fonti ufficiali e mediche. Mentre le possibilità di trovare sopravvissuti stanno diminuendo, il totale è ora di 41.732 persone che hanno perso la vita: 38.044 in Turchia e 3.688 in Siria.
I soccorritori turchi hanno tirato fuori dalle macerie una ragazza di 17 anni e una donna di vent’anni, quasi undici giorni dopo il terremoto che ha devastato la zona di confine tra i due Paesi. Ma la Turchia ha sospeso le operazioni di soccorso in alcune zone e il governo della Siria, Paese dilaniato dalla guerra da 12 anni, ha fatto lo stesso nelle zone che controlla.

Arriva il Desk Romania: opportunità e servizi per le imprese venete

Arriva il Desk Romania: opportunità e servizi per le imprese veneteRoma, 16 feb. (askanews) – Desk Romania, da qui parte e si rinsalda il rapporto privilegiato tra il Veneto, il suo tessuto imprenditoriale, e la Romania, la prima meta di internazionalizzazione per molte aziende venete già nel secolo scorso e ancora oggi tra i primi 10 partner commerciali della regione italiana. Un desk che verrà presentato il 21 febbraio a Treviso, che offre un servizio di assistenza mirato, in Italia e in Romania, per le imprese che puntano a internazionalizzare. Un primo passo che verrà successivamente replicato anche in altre importanti realtà associative del Sistema Confindustria.
Molti i settori strategici e le opportunità per un ulteriore consolidamento della presenza imprenditoriale italiana nel Paese: PNRR, fondi europei, ammodernamento di infrastrutture e trasporti, buon tessuto industriale, disponibilità di risorse agricole e minerarie. È in questo contesto che viene siglato l’accordo tra Confindustria Veneto Est e Confindustria Romania che dà avvio al primo Desk Romania del Sistema associativo confindustriale, puntando sulle prospettive commerciali e di investimento per le imprese, alla luce sia dei piani europei come il NextGenEU sia della situazione geopolitica dell’area, particolarmente coinvolta nel conflitto nella vicina Ucraina.
Un sistema, quello confindustriale, che è presente in diverse realtà del centro-est Europa, riunite sotto il cappello della federazione di Confindustria Est Europa, la cui presidente Maria Luisa Meroni ha sottolineato, parlando ad askanews, che il Desk Romania “rappresenta la conseguenza e la conferma delle attività delle rappresentanze confindustriali e dei Roadshow che abbiamo svolto, ed è solo l’inizio”.
“Un progetto che mi onora e che conferma l’attività forte e attenta sui territori della nostra rete al fianco delle imprese e degli imprenditori che vogliono internazionalizzare” in un’area, quella del centro-est Europa “che è tornata centrale sia per vicinanza, con i fenomeni di reshoring o nearshoring, sia per l’accorciamento delle filiere e il know how assimilabile a quello italiano”, ha aggiunto Meroni.
“Tra Romania e il Veneto Est c’è un rapporto storico, frutto della scommessa fatta dalle imprese del Nord-Est oltre un secolo fa, un rapporto consolidato, tra le persone, le imprese e tra le rappresentanze associative, che proprio a Treviso hanno costituito il loro primo nucleo italo-romeno – ha dichiarato ad askanews Alessandra Polin, delegata all’Internazionalizzazione di Confindustria Veneto Est -. Una relazione che si basa sulla centralità del nearshoring, che ci consente di avere un certo bilanciamento anche tra esportazioni e importazioni”, come dimostrano i dati.
Le aziende rappresentate da Confindustria Veneto Est hanno registrato un interscambio con la Romania nel 2021 di 2,240 miliardi di euro. Dato destinato ad essere superato a consuntivo nel 2022 (in valore e in volumi). Nei primi nove mesi del 2022 l’interscambio tra i due territori ha sfiorato i 2 miliardi (1,992 milioni) con un aumento del +27,7% rispetto allo stesso periodo del 2019. Con 942 milioni di esportazioni verso la Romania e con importazioni per 1.049 milioni, l’interscambio dell’area vasta Padova, Treviso, Venezia e Rovigo verso il Paese esteuropeo vale il 64% dell’interscambio totale del Veneto e il 14,1% di quello nazionale.
“E’ un Paese dove delocalizziamo ma che ci fornisce anche semilavorati o prodotti finiti, quindi c’è uno scambio a livello industriale molto importante”, ha sottolineato ancora Polin ribadendo come la vicinanza sia un fattore chiave, emerso durante la pandemia quando si è cercato di riportare in Italia o in Europa le proprie produzioni. “Dopo la Romania il prossimo passo sarà la Serbia con cui firmeremo un accordo simile, e organizzeremo visite mirate di imprenditori sia per investimenti sia per la ricerca di partner e fornitori strategici”.
“Sarà importante per i nostri associati, che hanno già dimostrato interesse per il Desk e che potranno partecipare alla missione toccando con mano il potenziale di alcuni Paesi”, ha aggiunto sottolineando che nonostante la già ampia presenza italiana in Romania, esiste ancora “spazio di manovra e di opportunità” nel Paese grazie “a una forte crescita economica e alla specializzazione”, “moltissimi sono i settori strategici che nei prossimi anni potrebbero rappresentare il volano per un ulteriore consolidamento della presenza imprenditoriale italiana”.
Giulio Bertola, presidente di Confindustria Romania presenterà l’accordo per il Desk Romania con Confindustria Veneto Est, insieme al quadro geopolitico e alle prospettive per il 2023. “Con il Desk Romania mettiamo a disposizione delle aziende associate a Confindustria Veneto Est i nostri consolidati e affidabili servizi, oltre alle nostre ventennali filiere produttive, che sono una risposta concreta alla sfida geopolitica che stiamo affrontando. Operando in Romania, possiamo garantire la disponibilità di fornitori idonei, la possibilità di abbattere i tempi di consegna e di mitigare l’aumento dei costi di fornitura dall’estero. A questo aggiungiamo un mercato da 19 milioni di consumatori europei che prediligono il nostro made in Italy”.
I lavori saranno aperti da Polin. Seguiranno gli indirizzi di saluto di Cosmin Lotreanu, Console generale di Romania a Trieste, e della presidente Meroni. Dopo la presentazione del Desk da parte del presidente Bertola il programma vedrà poi il racconto di due storie di successo in Romania con le testimonianze di Mirco Maschio, Presidente del Gruppo Maschio Gaspardo di Campodarsego (Pd) e di Iacopo Meghini, Amministratore Delegato di Metalmont di Revine Lago (Tv), due realtà diverse che hanno approcci diversi al Paese e che rappresenteranno il ruolo e il peso sul mercato romeno.

Matteo Zoppas è il nuovo presidente dell’Agenzia Ice

Matteo Zoppas è il nuovo presidente dell’Agenzia IceRoma, 16 feb. (askanews) – Il Consiglio di Amministrazione dell’ICE ha nominato oggi Presidente Matteo Zoppas, dopo la recente nomina da parte del Consiglio dei Ministri dello stesso Zoppas a membro del Consiglio di Amministrazione dell’Agenzia.
Nato nel 1974 a Pordenone, Matteo Zoppas si è laureato in Economia Aziendale all’Università Luigi Bocconi di Milano, in seguito ha conseguito due Master al CUOA, in Lean Manufacturing ed in Business Administration.
Analista presso l’Ufficio Partecipazioni di Mediobanca dal 2002 al 2003, è stato Consigliere di Amministrazione di Operation Smile Italia ed è stato membro del Consiglio centrale di Confindustria nazionale.
È Consigliere di Amministrazione di Acqua Minerale San Benedetto SpA. Eletto nel 2013 Presidente di Confindustria Venezia, da maggio 2015 è stato Presidente di Confindustria Venezia Area Metropolitana di Venezia e Rovigo e poi, dal 2017 al 2019, Presidente di Confindustria Veneto.
“Sono onorato della fiducia che il Consiglio di Amministrazione ha riposto in me e assumo questo nuovo incarico con entusiasmo nel portare la mia esperienza al servizio del Paese”, ha affermato il Presidente Zoppas subito dopo la sua nomina. “In un momento internazionale particolarmente incerto come quello attuale la proiezione estera delle aziende italiane è ancora più importante. Far leva sui mercati esteri portando alla loro attenzione le eccellenze produttive delle nostre piccole e medie imprese, accrescere il numero di imprese esportatrici, il valore dell’export e l’afflusso di capitali esteri è essenziale per accelerare la crescita del nostro Paese. Tutto ciò in stretto raccordo con la Farnesina, il Ministero delle Imprese e del Made in Italy e tutto il Governo. Ringrazio sentitamente il Presidente uscente Carlo Maria Ferro per il buon lavoro fino ad oggi svolto”.
Roberto Luongo, Direttore Generale dell’Agenzia ICE, al suo secondo mandato, ha ringraziato il CdA e fatto i migliori auguri di buon lavoro al Presidente Zoppas. “Rivolgo le mie sincere congratulazioni e l’augurio di buon lavoro a Matteo Zoppas, anche a nome di tutti i colleghi dell’Agenzia in Italia ed all’ estero. Sono certo che il suo contributo di esperienza e competenza sarà importante per affrontare le complesse e affascinanti sfide che attendono l’ICE nel sostegno alla promozione del Made in Italy sui mercati internazionali”.
L’Agenzia ICE opera, con 78 uffici nel mondo, al fine di sviluppare l’internazionalizzazione delle imprese italiane, nonché la commercializzazione dei beni e servizi italiani nei mercati internazionali e di promuovere l’immagine del prodotto italiano nel mondo. Secondo le indicazioni del Governo e, in particolare, della Cabina di Regia in cui siedono il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, l’Agenzia ICE coordina tutte le strategie e gli strumenti di internazionalizzazione del sistema Paese, al fine di supportare in modo efficace l’export e la crescita all’estero delle aziende italiane nonché l’attrazione degli investimenti diretti esteri in Italia, settori di importanza fondamentale per la ripresa della crescita e del mercato occupazionale interno.

Internazionalizzazione, export, Made in Italy: fare gioco di squadra

Internazionalizzazione, export, Made in Italy: fare gioco di squadraRoma, 16 feb. (askanews) – Deglobalizzazione, pandemia, guerra in Ucraina, le sfide portate dall’Asia, le transizioni, ecologica e digitale. Di fronte a questi ostacoli il sistema produttivo italiano, le eccellenze del Belpaese, il Made in Italy possono raggiungere risultati di successo dimostrando la loro resilienza e flssibilità di fronte a un mondo in continuo cambiamento, come già dimostrato nel periodo pandemico. Ma per farlo serve una strategia coordinata e pluriennale, di cui oggi alla Farnesina, gli attori del governo, delle imprese e delle associazioni datoriali e di categoria hanno discusso in occasione dell’XI riunione della Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, sotto la co-presidenza del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
“Il sostegno delle Istituzioni alla crescita delle nostre imprese sui mercati esteri è un obiettivo centrale della politica estera dell’Italia, che intendiamo perseguire attraverso un lavoro di squadra, mettendo a sistema le competenze del pubblico e del privato. Gli obiettivi che ci siamo dati sono certamente ambiziosi ma sappiamo di poter contare sullo straordinario dinamismo delle nostre imprese, sulla loro capacità di innovare e di adattarsi con rapidità alle sfide”, ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani aprendo i lavori.
“Stiamo lavorando per far crescere sempre di più” l’export italiano “i dati anche di oggi sono incoragianti, ma possiamo e dobbiamo fare di più, c’è un grande mercato, che è quello dell’Italian sounding che deve essere occupato dal Made in Italy vero, se piace il finto italiano figuriamoci quanto può piacere l’Italia. Se soltanto il richiamo piace così tanto sui mercati internazionali, figuriamoci l’originale”, ha aggiunto.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso in apertura della Cabina di Regia si è detto “fiducioso sulla potenzialità del Sistema Italia di affrontare il mare in tempesta della deglobalizzazione e le nuove sfide globali. I dati su export e produzione dimostrano le grandi capacità di resilienza del nostro sistema produttivo, più di altri in condizione di reagire alle mutate condizioni”.
Le aziende italiane “hanno dimostrato di avere resilienza, capacità reattiva, flessibilità e determinazione che hanno stupito i nostri partner europei nella pandemia – ha aggiunto Urso -. L’economia italiana reale e il settore produttivo hanno reagito meglio, anche orientando l’export nei mercati in crescita, di quanto abbiano fatto altre economie significative ed importanti dell’Ue”.
Alla riunione, aperta dagli interventi del vice presidente del Consiglio Tajani e dal ministro Urso, hanno preso parte il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste Francesco Lollobrigida, il ministro della Salute Orazio Schillaci, il vice ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica Vannio Gava, il sottosegretario al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti Tullio Ferrante, il presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Massimiliano Fedriga, oltre ai rappresentanti del ministero dell’Università e della Ricerca, del ministero del Turismo e del dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Hanno inoltre preso parte all’incontro i presidenti amministratori delegati degli enti pubblici del sostegno all’internazionalizzazione e i rappresentanti delle realtà maggiormente rappresentative dei settori produttivi.
“Dobbiamo essere in grado di far crescere accanto all’eccellenza manifatturiera che è all’origine della nostra eccellente performance sull’export, anche maggiori capacità in termini finanziari”, ha sottolineato il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti nel suo intervento sottolineando che settori come “l’aerospazio, e la cantieristica”, “per far fronte ai nuovi rischi non di mercato che devono fronteggiare”, “giocano un ruolo determinante le politiche di sostegno alle esportazioni”.
“Dal 2021 data in cui è entrato a regime il sistema di co-assicurazione pubblica del credito all’esportazione da parte dello Stato e di Sace la disponibilità finanziaria a supporto delle nostre imprese è aumentata. Al 30 settembre 2022 il portafogglio complessivo in co-assicurazioni di operazioni export e per l’internazionalizzazione deliberati – ha ricordato Giorgetti – ammonta a circa 84 miliardi e in base al piano annuale predisposto da Sace in legge di bilancio la domanda di copertura potra crescere di ulteriori 44 mld”. E “anche gli strumenti di finanza agevolata per l’internazionalizzazione gestiti da Simest beneficiano di una dotazione significativa, pari a oltre 8 mld per finanziamenti agevolati o a fondo perduto, che si aggiungono all’ulteriore finanziamento previsto per il 2021 al Pnrr”, ha concluso.
Centrale è stato anche il tema della sovranità e delle sfide poste dall’Asia in particolare dalla Cina. “L’obiettivo di breve periodo è quello di presentarsi come sistema Italia e non più come monadi che agiscono sul piano internazionale a difesa quando va bene del comparto e quando va male della singola produzione. Il sistema Italia se si presenta insieme non ha rivali”, ha detto il ministro dell’Agricoltura e Sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. “Il supporto che la cabina di regia potrà dare va declinata su due piani” ha continuato Lollobrigida, parlando da un lato della difesa rispetto alla concorrenza sleale sui nostri prodotti di qualità, che “va affrontata sul piano diplomatico, spiegando ai governi degli altri Paesi che contrastare l”italian sounding’ significa tutelare da un raggiro i loro cittadini”. E dall’altro, serve poi ragionare su “un’azione difensiva rispetto alle nostre aziende di produzione in difficoltà in fasi di debolezza di mercato, cercando insieme, la politica ma soprattutto il mondo delle imprese, di arginare eventuali acquisizioni estere che fanno speculazione rispetto invece all’obiettivo di mantenere agganciata al territorio una determinata produzione”.
Il vice ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale, Edmondo Cirielli, concludendo la sessione ha sottolineato che “la crescita delle imprese italiane sui mercati esteri è un obiettivo centrale del governo ma è anche una forma avanzata della nostra politica estera e va affrontato con idee innovative e nuovi strumenti per vincere le sfide che derivano dalla attuale felice congiuntura internazionale”.
“In un Paese come il nostro, che vive di export, la crescita internazionale delle imprese, innanzitutto quelle generatrici di eccellenze, è una leva di sviluppo essenziale ed è diplomazia economica”, ha aggiunto il vice ministro. “Dunque, l’obiettivo strategico per l’Italia, per la sua crescita economica, per il benessere dei suoi cittadini, è certamente quello di promuovere e tutelare il Made in Italy in tutte le sedi, accompagnando le imprese italiane a cogliere le nuove opportunità che offrono i mercati esteri”, ha concluso Cirielli.
Al termine della riunione è stato adottato un documento conclusivo redatto di concerto con tutti gli attori della Cabina di Regia, che fornisce le linee strategiche per il 2023, incluse le modalità di promozione del Made in Italy e le priorità geografiche di azione.
“Nella nuova strategia per l’internazionalizzazione del tessuto produttivo italiano che adottiamo oggi – ha indicato il ministro Tajani – rivolgiamo lo sguardo innanzitutto al nostro vicinato, con un’attenzione particolare ai Balcani, al Mediterraneo e all’Africa, per poi allargare l’orizzonte a quei mercati ricchi di opportunità per le nostre imprese, come ad esempio l’America Latina, senza trascurare i mercati maturi dove realizziamo la più grande quota delle nostre esportazioni”.
(di Daniela Mogavero)