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Corte europea conferma discriminazione linguistica concorsi in Ue

Corte europea conferma discriminazione linguistica concorsi in UeBruxelles, 16 feb. (askanews) – La Corte europea di Giustizia ha confermato in appello, oggi a Lussemburgo, una sentenza del Tribunale Ue di primo grado del 9 settembre 2020, che aveva annullato per illegittimità due concorsi per funzionari delle istituzioni comunitarie banditi dall’Epso (“European Personnel Selection Office”) a causa della limitazione della scelta della seconda lingua richiesta ai candidati alle sole tre “lingue di lavoro” della Commissione europea, inglese, francese e tedesco.
La sentenza di oggi respinge l’impugnazione in appello della Commissione e conferma la fondatezza delle ragioni invocate dall’Italia e dalla Spagna nei loro ricorsi iniziali al Tribunale di primo grado del’Ue, con la richiesta di annullamento dei concorsi.
La Corte Ue conferma che la Commissione non ha dimostrato come la limitazione della scelta della seconda lingua fosse giustificata dall’interesse del servizio affinché le persone neoassunte siano immediatamente operative.
Le sentenze emesse dal Tribunale di primo grado il 9 settembre 2020 avevano annullato due bandi di concorso generale dell’Epso per: 1) la costituzione di elenchi di riserva di amministratori nel settore dell’audit; e 2) la costituzione di elenchi di riserva di amministratori incaricati di funzioni di investigatori e di capi di gruppi di investigatori nei settori delle spese dell’Unione, della lotta alla corruzione, delle dogane e del commercio, del tabacco o delle merci contraffatte.
I bandi dei concorsi Epso precisavano che i candidati dovevano avere un livello minimo C1 in una delle 24 lingue ufficiali dell’Ue (lingua 1), nonché un livello minimo B2 nella lingua francese, o inglese, o tedesca (lingua 2), qualificate come le principali lingue di lavoro delle istituzioni dell’Unione.
Nei loro ricorsi, l’Italia e la Spagna avevano contestato sia la legittimità della limitazione della scelta della seconda lingua che la possibilità di usare solo francese, inglese o tedesco come lingua di comunicazione tra i candidati e l’Epso.
Accogliendo i ricorsi dell’Italia e della Spagna, il Tribunale aveva rilevato che la limitazione al francese, all’inglese o al tedesco della scelta della seconda lingua costituisce, in sostanza, una disparità di trattamento dei candidati fondata sulla lingua, non oggettivamente giustificata dalla principale ragione addotta nei bandi di concorso, ossia la necessità che gli amministratori assunti siano immediatamente operativi.
La Corte di Giustizia oggi ha respinto le impugnazioni della Commissione e confermato le decisioni del Tribunale. Secondo la Corte, una limitazione di scelta come quella contestata da Italia e Spagna dovrebbe essere oggettivamente giustificata dall’interesse del servizio, basata su criteri chiari, oggettivi e prevedibili, idonea a soddisfare reali esigenze e proporzionata a queste stesse esigenze.
La Corte ha confermato le conclusioni del Tribunale secondo cui la Commissione non aveva dimostrato che la limitazione della scelta della seconda lingua per i candidati fosse oggettivamente giustificata e proporzionata all’obiettivo di assumere amministratori immediatamente operativi.
In particolare, il Tribunale aveva rilevato come la condizione richiesta della conoscenza delle lingue francese o tedesca non fosse maggiormente giustificata della conoscenza di un’altra lingua dell’Unione. Implicitamente, questo sembra indicare che sarebbe stato invece giustificabile e meno discriminatorio limitare la condizione della seconda lingua alla sola conoscenza dell’inglese.
La Corte ha confermato che gli elementi di prova forniti dalla Commissione e relativi alla sua prassi interna in materia linguistica non giustificano la limitazione della scelta della seconda lingua alle tre indicate, alla luce delle specificità funzionali dei posti da coprire contemplati dai bandi di concorso. Questi elementi, secondo la Corte, non permettono infatti di inferire che tutte e tre le lingue qualificate come “lingue procedurali” siano effettivamente utilizzate dai servizi della Commissione, della Corte dei conti e dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (Olaf) nel loro lavoro quotidiano.

Il Design, ambito collaborazione privilegiato tra Italia e Spagna

Il Design, ambito collaborazione privilegiato tra Italia e SpagnaRoma, 16 feb. (askanews) – L’Ambasciata d’Italia a Madrid ritiene che il design costituisca un ambito di collaborazione privilegiato tra l’Italia e la Spagna.
L’Ambasciatore d’Italia in Spagna Riccardo Guariglia ha evidenziato come “le priorità collegate al design, nella cornice delle relazioni tra Italia e Spagna, attualmente sono: la promozione del Made in Italy e delle aziende italiane; la valorizzazione dei giovani talenti spagnoli e il collegamento con le realtà produttive italiane; la promozione del Salone del Mobile, di Euroluce, della Triennale di Milano. Molti temi che saranno sviluppati in questo ventaglio di iniziative sono peraltro affini ai contenuti della candidatura di Roma a Expo 2030”.
Le azioni che sotto l’impulso dell’Ambasciata saranno promosse sono, nell’ordine: a) la conclusione della quarta edizione del concorso sul design promosso dalla stessa Ambasciata; b) l’adesione al Madrid Design Festival; c) l’Italian Design Day, che sarà curato a Madrid dalla CEO e Presidente di Artemide Carlotta de Bevilacqua; d) la partecipazione dell’Italia a Casa Decor; e) l’organizzazione o sostegno a mostre che siano focalizzate sui temi dell’ambiente e della sostenibilità; f) la Barcellona Design Week; g) la Settimana della cucina italiana (terza settimana di novembre). Si tratta di un programma, alla cui realizzazione collaborano il Consolato Generale a Barcellona, l’Ufficio ICE di Madrid e i due Istituti italiani di cultura di Madrid e Barcellona.
La valorizzazione del talento giovanile passa principalmente dal concorso “ITmakES design”, giunto alla quarta edizione e promosso dall’Ambasciata in collaborazione con la Rivista Interni Magazine, il Collegio Ufficiale degli Architetti di Madrid – COAM, l’Associazione dei designer di Madrid – Dimad, l’Associazione del Design industriale di Barcellona (Adi-fad) e l’Associazione dei designer della Comunità Valenziana (ADCV). La Commissione esaminatrice, integrata anche da ADI e Federlegno, ha stabilito i 5 progetti vincitori che saranno annunciati in occasione di una tavola rotonda che l’Ambasciata d’Italia organizza all’ILE assieme alla rivista Interni il prossimo 23 febbraio alle 19:00.
Nell’ottica di stabilire ulteriori ponti tra Italia e Spagna l’Ambasciata ha deciso di sostenere il Madrid Design Festival – MDF (7 febbraio-9 aprile 2023), una scelta ritenuta strategica per promuovere la presenza a Madrid di numerosi architetti, designer e operatori italiani, tra cui il Presidente della Triennale di Milano Stefano Boeri che riceverà un premio del Festival il 16 febbraio, realizzando il giorno seguente un intervento dal titolo “Ossessione verde”. Ulteriori professionisti italiani, saranno coinvolti in alcune tavole rotonde che si organizzeranno presso l’ILE: Maria Cristina Didero, già direttrice di Design Miami, il 15 febbraio (“Puntos de encuentro: el lenguaje universal de los comisarios. Explorando una profesión”) e Marco Tabasso, Piergiorgio Robino, Patrick Abbattista il 18 febbraio (“Changing the game: New playgrounds, new rules, new players in interior design”). L’Ambasciata sostiene, inoltre, la mostra “Madre Natura” presso il Fernan Gomez Centro Cultural de la Villa. L’esposizione, che sarà visitabile sino al 9 aprile, presenta, tra le altre, una imponente opera (“Plasticity”) di 3,6 metri di altezza, realizzata, con la tecnica della stampa in 3D, dell’architetto Niccolò Casas e già esposta alla Biennale di Venezia, e, lungo il percorso espositivo, una lampada di Chiara Vinci, vincitrice della terza edizione del concorso “ITmakES design”, ed un insieme di cactus (“Pure plants”), a cura dell’architetto italiano Carmelo Zappulla, basato a Barcellona, realizzati con materiale speciale in grado di assorbire la CO2.
Il 9 marzo si celebrerà la settima edizione dell’Italian Design Day, una rassegna periodica che quest’anno si concentrerà in tutto il mondo sul tema “la qualità che illumina”. A Madrid la protagonista sarà Carlotta de Bevilacqua, CEO di Artemide, che interverrà in più di una Università spagnola per un dialogo sul design con i giovani. Un altro punto di forza in Spagna ai fini della collaborazione bilaterale è ovviamente costituito dalle Scuole di design collegate all’Italia, segnatamente le tre sedi dello IED a Madrid, Barcellona e Bilbao, a cui si è recentemente aggiunto l’istituto LABA a Valencia, prima sede all’estero della Libera Accademia di Belle Arti (presente a Brescia, Trento, Rimini e Firenze).
Pochi giorni dopo la conclusione del MDF, l’Italia sarà nuovamente protagonista sulla scena madrilena partecipando per il secondo anno consecutivo a Casa Decor (13 aprile-28 maggio), grazie all’agenzia ICE e con il convinto sostegno dell’Ambasciata d’Italia a Madrid. In concreto, uno spazio, all’interno di un edificio ubicato nella prestigiosa Calle Serrano, sarà arredato da oltre 20 aziende italiane ed allestito dall’architetta d’interni Beatriz Silveira (http://www.beatrizsilveira.com).
Ulteriori momenti rilevanti per il design italiano in Spagna potranno essere la Barcellona Design Week (16-27 ottobre; l’edizione di quest’anno edizione sarà curata dall’italiano Alessandro Manetti) e, come nel 2022, la Settimana della cucina italiana nel mondo a novembre, con i riflessi che essa potrà avere anche nel campo del design.

Cina: Nato si dice alleanza difensiva, ma vuole allargare confini

Cina: Nato si dice alleanza difensiva, ma vuole allargare confiniRoma, 16 feb. (askanews) – La Nato, pur dichiarando di essere un’alleanza difensiva, continua a “violare i suoi confini geografici”. L’ha affermato oggi il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin nella quotidiana conferenza stampa.
Wang ha risposto a una domanda sul fatto che l’Alleanza atlantica nel suo Concetto strategico ha definito la Cina come portatrice di “sfide sistemiche” per la Nato.
“Il concetto strategico della Nato rappresenta in maniera errata i fatti e la verità affermando che la Cina pone ‘sfide strategiche’ e diffamando la politica estera, la normale postura militare e la politica di difesa della Cina”, ha detto Wang.
“Il documento – continua – cerca di inasprire lo scontro e l’antagonismo. Si basa pesantemente su una mentalità da Guerra fredda e pregiudizi ideologici. La Cina è gravemente preoccupata per questo e vi si oppone fermamente”.
Wang Wenbin ha affermato che Pechino è conosciuta come “una forza per la pace” e come sostenitrice dello “sviluppo globale e difensore dell’ordine internazionale” e non pone “minacce sistemiche” come sostenuto dalla Nato.
Poi il portavoce ha attaccato. “La Nato afferma di essere un’alleanza regionale difensiva, ma ha costantemente cercato di violare i confini gerografici e di espandere la sua agenda, di inasprire le divisioni e le tensioni e di creare paura e scontro”, ha accusato. “Noi invitiamo la Nato – ha proseguito – ad abbandonare la datata mentalità da guerra fredda e da scontro tra i blocci, smetterla di creare nemici immaginari e destabilizzare l’Europa e l’Asia-Pacifico per fare qualcosa di buono per la pace e la stabilità in Europa e oltre”.

Da Prigozhin a Surkov, per spiegare la non vittoria in Ucraina

Da Prigozhin a Surkov, per spiegare la non vittoria in UcrainaMilano, 16 feb. (askanews) – I tempi della guerra in Ucraina si allungano, mentre in Russia prendono la parola, con spazio e sicurezza crescenti, i sanguinari falchi nazionalisti come Ramzan Kadyrov e Evgenij Prigozhin, che continuano a criticare la leadership della difesa russa per l’inefficienza sul campo di battaglia delle forze di Mosca. Ma anche raffinate ex eminenze grigie del calibro di Vladislav Surkov, che rimescolano le carte delle analisi geopolitiche.
Questa settimana di vigilia del 24 febbraio, primo anniversario dell’inizio dell’invasione russa, si è aperta con una intervista della tv russa al presidente della Cecenia Kadyrov che ha mostrato alla – insolitamente sorridente – presentatrice Olga Skabejeva la pistola Mauser M 19 10(che secondo lui è appartenuta a Hitler) con cui vuole che il presidente ucraino Volodymyr Zelenksy “si spari”: 23 lunghissimi e preziosi minuti sul canale di stato Rossija 1, di lunedì in prima serata. E oggi 16 febbraio giovedì, giorno della settimana preferito dal Cremlino per i grandi proclami, è stato il turno di un’insolita conferenza stampa per Evgenij Prigozhin, il fondatore della compagnia di mercenari russa Wagner: i passaggi registrati in video dove in primo luogo Prigozhin sferra l’ennesima critica rivolta al ministero della Difesa russo e alla sua burocrazia durante la guerra in Ucraina. Oltre a perorare la causa dei “suoi” galeotti, liberati dalle carceri russe per combattere contro Kiev.
L’accusa di Prigozhin questa volta è però pesantissima: non nomina il ministro della Difesa Sergey Shoigu ma è fin troppo palese a chi sia rivolto il suo attacco: “Da una beauty farm fuori città, da un ufficio da 500 mq, durante un trattamento per ringiovanire o qualsiasi altro massaggio cosmetico, non puoi condurre i soldati in battaglia!”, ha dichiarato, sapendo bene che il suo pubblico social lo avrebbe guardato con attenzione. “È impossibile controllare i soldati in guerra da enormi uffici. Un soldato non è un videogame, non ha una dozzina di vite. Ogni soldato deve essere curato”, ha anche detto, ostentando grande comprensione e umanità per i “suoi” ex detenuti. “Finchè non si prende Bakhmut ci devono essere altri successi” ha aggiunto.
Ma il tempo dilatato di Bakhmut è un problema per tutti, difficile da giustificare: la battaglia che secondo il presidente Zelensky – ma anche per i russi – può decidere le sorti della guerra, non si risolve da 6 mesi. Prigozhin è cauto. Forse più ottimista sui tempi, rispetto a recenti dichiarazioni: prevede entro fine marzo, inizio aprile di prendere la città ucraina. Forse più aggressivo nel racconto: confida di aver bombardato Bakhmut nella notte del 6 febbraio in una sortita su un bombardiere supersonico Su-24 (il suo ruolo comunque, sull’aereo da combattimento, era di navigatore).
Ma il palcoscenico russo per questo giovedì non è solo di Prigozhin. Un altro provocatore, dai metodi molto raffinati, torna alla ribalta dopo oltre un anno di silenzio: si tratta dell’ex assistente di Vladimir Putin, Vladislav Surkov – in passato considerato l’eminenza grigia del Cremlino – che in un’intervista pubblicata oggi su Telegram, offre risposte a monosillabi al suo interlocutore:
“1. Un anno fa, una settimana prima dell’inizio dell’operazione speciale (l’invasione dell’Ucraina, ndr), ha predetto che la Russia avrebbe ampliato i suoi confini occidentali. È soddisfatto di come è andata? “SÌ”. 2. Considera efficaci le azioni del nostro esercito russo? “SÌ”. 3. Quando ha lavorato agli accordi di Minsk, è partito dal fatto che dovevano essere attuati? “NO”. 4. Le relazioni tra Russia e Occidente si normalizzeranno nel prossimo futuro? “SÌ””.
Laconico più che mai, Surkov – designato da Mosca come mente del separatismo del Donbas – sconfessa gli accordi di Minsk, con un semplice “NO”, polverizzando dopo molti anni le intese che prevedevano un cessate il fuoco immediato, lo scambio dei prigionieri e l’impegno, da parte dell’Ucraina, di garantire maggiori poteri alle regioni di Donetsk e Lugansk. Quegli stessi accordi e i successivi Minsk 2 (firmati nel febbraio 2015 anche da Francia e Germania come mediatori) che sarebbero dovuti essere una garanzia per la sovranità ucraina ma che la Russia vedeva come uno strumento con cui paralizzare la sovranità dell’Ucraina.
Il direttore del Center for Political Conjuncture Alexei Chesnakov che intervista Surkov, gli chiede anche nella prima domanda, dell’articolo che aveva pubblicato il 14 febbraio 2022 alla vigilia dell’invasione: “Il nebbioso futuro del mondo osceno”. In esso Surkov sconfessava anche il trattato di Brest-Litovsk, del 1918, a causa del quale Mosca “ha abbandonato i vasti territori degli Stati baltici, della Bielorussia e dell’Ucraina che in precedenza le appartenevano”. Per poi concludere “ed è impensabile che la Russia rimanga entro i confini di un mondo osceno”.
Kadyrov, Prigozhin e Surkov sono ciascuno con il suo stile, voci di quell’aggressione russa che continua a minacciare non soltanto l’Ucraina, ma la stabilità europea e mondiale. E si alzano alla vigilia di nuovi e previsti attacchi su larga scala. Eppure la guerra non sta andando secondo i programmi, e nonostante l’intensificazione dell’attività militare e dei bombardamenti; i tempi si allungano e la vittoria russa si allontana. Secondo un rapporto della CNN, un alto funzionario militare statunitense ha affermato che la mossa è “più ambiziosa che realistica” in quanto non vi è alcun segno che le forze russe abbiano accumulato abbastanza potere per portarla a termine con successo, anche nonostante un aumento delle truppe.
In sostanza la potenza militare russa è rimasta bloccata in Ucraina. L’invasione ha messo in luce debolezze fondamentali nella capacità bellica. Un’intelligence poco efficace nella comprensione della situazione e un debole sistema di cooperazione nelle forze militari (regolari e Wagner) hanno contribuito a impedire alla Russia di raggiungere i suoi obiettivi con l’invasione. Quella che la Russia continua a descrivere come un’operazione speciale – e che invece per l’Ucraina è una battaglia per la sopravvivenza della nazione – si è quindi trasformata in un’estenuante guerra di posizione, difensiva, lungo un fronte di 2.500 chilometri.
Senza pensare poi che l’invasione ha mobilitato l’Occidente, che addestra soldati ucraini e fornisce armi all’Ucraina, oltre a spingere Svezia e Finlandia a cercare l’adesione alla NATO e a provocare sanzioni politiche ed economiche che hanno chiuso l’accesso ai mercati occidentali per il prossimo futuro. In sostanza: un errore strategico.
(di Cristina Giuliano)

Cina, Xi: dobbiamo puntare su export e attirare investimenti

Cina, Xi: dobbiamo puntare su export e attirare investimentiRoma, 16 feb. (askanews) – Il presidente cinese Xi Jinping ha sottolineato l’importanza del ruolo della Cina come esportatore globale e come centro d’attrazione per gli investimenti stranieri in un articolo pubblicato sulla rivista idieologica del Partito comunista cinese, Qiushi, nella quale ha proposto la direzione che la politica economica cinese dovrà riprender.e
L’intervento viene a due settimane dall’iniozio delle consuete “Due sessioni”, la riunione del Congresso nazionale del popolo, il “parlamento” cinese, e della Commissione consultiva politica, un importante organismo di definizione delle politiche. In quell’occasione verranno posti gli obiettivi e le priorità economiche per il 2023.
“Dobbiamo stabilizzare le esportazioni verso i paesi sviluppati, espandere le esportazioni verso i mercati emergenti”, ha affermato Xi. “Guardandoci attorno, sia le nazioni sviluppate sia quelle emergenti faranno investimenti esteri come loro politica centrale, il che porterà il panorama competitivo in termini di attrazione degli investimenti stranieri”.
Con le ali appesantite dalla crisi Covid e dalla politica Zero Covid promossa fino allo scorso anno dal governo, l’economia cinese ha registrato la seconda peggiore crescita negli ultimi 50 anni nel 2022, con un +3 per cento (rispetto al 5,5 per cento del target). Le tensioni con gli Stati uniti e con i suoi alleati, che rappresentano una quota enorme dell’economia globale, contribuiscono a mettere in difficoltà l’economia, che subisce anche i contraccolpi della crisi di liquidità nel grande settore immobiliare, la quale si riversa nel comparto finanziario.
Xi ha anche chiesto attenzione a aiuto al settore privato, un’esigenza che era stata già messa nero su bianco nella due giorni della conferenza economica di dicembre a Pechino.

Confindustria Assafrica: Dal Checco confermato presidente

Confindustria Assafrica: Dal Checco confermato presidenteRoma, 16 feb. (askanews) – L’Assemblea privata di Confindustria Assafrica & Mediterraneo, riunitasi il 15 febbraio, ha conferito all’unanimità la presidenza a Massimo Dal Checco (SIDI Group) per un ulteriore biennio.
L’Assemblea ha inoltre espresso voto favorevole per la squadra dei 9 Vice Presidenti.
I Vice Presidenti nominati, che affiancheranno il Consiglio Generale e il Presidente Dal Checco, sono: Paolo Biglieri – General Manager BLEND PLANTS Ruggero Aricò – Head of International Institutional Affairs ENEL Francesca Dionisi Vici – Responsabile Rapporti con le istituzioni estere e le organizzazioni internazionali ENI Stefano Messina – Vice Presidente Esecutivo IGNAZIO MESSINA e C.
Riccardo Zani Cremonini – African Business Unit Manager INALCA Pasquale Di Bartolomeo – Chief Commercial Officer LEONARDO Carlo Nicolais – Group Institutional Relations, Communication and Sustainability VP MAIRE TECNIMONT Antonio Montanari – Presidente MARTINI Enrico Bagnasco – CEO SPARKLE

Cina, sempre più stretto il controllo sull’informazione

Cina, sempre più stretto il controllo sull’informazioneRoma, 16 feb. (askanews) – La Cina intende estendere il suo giro di vite contro i giornalisti e le testate giornalistiche che operano nel suo territorio senza essere registrate. Lo scrive oggi il South China Morning Post, dando conto delle attività del Dipartimento centrale di propaganda di Pechino.
Questo istituto ha affermato che intende continuare l’opera di “ripulitura” iniziata nel 2022 nei confronti di media non autorizzati stranieri e “media internet non autorizzati”, dopo che questa ha fatto “nuovi progressi”.
Pechino ha imposto restrizioni stringenti per ottenere le licenze per l’attività giornalistica e di broadcasting.
Secondo il SCMP, la campagna intende ora concentrarsi su coloro che “ricattano” con articoli le aziende, coloro che si spacciano per reporter e coloro che diffondono “fake news” in particolare sulle politiche del Partito comunista cinese.
Particolare attenzione sarà dedicata in particolare a “organizzazioni e personale media che illegalmente conduce attività nella madrepatria in nome di media stranieri”.
Inoltre il governo negli ultimi anni ha stretto ulteriormente il controllo nei confronti del citizen journalism. I giornalisti freelance non possopno essere accreditati presso l’Amministraizone della stampa e delle pubblicazioni nazionali, che gestisce le credenziali stampa necessarie per operare come giornalisti in Cina.
I giornalisti non accreditati possono subire ripercussioni penali e pene detentive anche lunghe, come accaduto a Zhang Zhan, condannata nel 2020 a quattro anni di carcere a Shanghai, per aver dato notizie indipendenti sull’epidemia Covid-19 a Wuhan.

Sudcorea: Kim Jong Un possiede 70 kg di plutonio per bombe nucleari

Sudcorea: Kim Jong Un possiede 70 kg di plutonio per bombe nucleariRoma, 16 feb. (askanews) – La Corea del Nord possiede qualcosa come 70 kg di plutonio per costruire bombe atomiche. Questa la valutazione fornita dal ministero degli Esteri sudcoreano nel suo Libro bianco sulla difesa 2022, un documento strategico biennale che definisce la posizione internazionale di Seoul in termini di sicurezza.
Nel precedente documento del 2020 – secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Yonhap – la valutazione era di 50 kg. Per costruire un ordigno nucleare sono necessari circa 6 kg di plutonio.
Nel documento è definita anche “considerevole” ìanche la quantità di uranio altamente arricchito (HEU) nelle mani di Pyongyang. Per costruire una bomba nucleare sono necessari tra i 15 e i 20 kg di HEU:
Il Libro bianco sulla difesa di cui si è data notizia oggi prende anche atto delle evoluzioni nella tecnologia missilistica da parte della Corea del Nord, in particolare dando conto anche del missile balistico intercontinentale Hwasong-17 e di altri missili tattici a corto raggio. Inoltre segnala come Pryongyang stia spingendo sullo sviluppo di missili a propellente solido, “più vantaggiosi di quelli a propellente liquido in termini di impiego operativo”, e migliorando le capacità di evasione di questi ordigni. Ancora da valutare più approfonditamente è invece la capacità di rientro in atmosfera dei missili balistici intercontinentali nordcoreani, i cui lanci sono avvenuti su traiettorie non standard.

Crosetto avverte: l’Italia sarà il “Pierino della Nato”

Crosetto avverte: l’Italia sarà il “Pierino della Nato”Roma, 16 feb. (askanews) – La richiesta avanzata ieri dai Paesi membri della Nato, durante il vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza a Bruxelles, è stata di raggiungere “il 2% del Pil nel 2024” e di considerare questa percentuale “un punto di partenza e non di arrivo”. Un traguardo che l’Italia, oggi ferma all’1,38%, non potrà tagliare senza un aiuto dell’Unione europea, ha precisato oggi Guido Crosetto nella sua audizione sulle linee programmatiche alle commissioni riunite Difesa della Camera ed Esteri e Difesa del Senato. E quando questo tema “verrà posto al vertice di Vilnius” l’11 e 12 luglio prossimi, “alla fine noi saremo il Pierino della Nato, perché saremo gli unici a non raggiungerlo, a non essere chiari nei tempi con cui lo otterremo, quando gli altri stanno parlando già di arrivare al 2-3%”.
Un aumento che coincide con le sempre più pressanti richieste di aiuto da parte dell’Ucraina, impegnata in una guerra che, secondo il ministro, sarà “lunghissima”. Non si tratta solo di carri armati. Kiev vorrebbe ricevere attrezzature contro attacchi nucleari, batteriologici e chimici. “Probabilmente noi li daremo come Italia, perché di fronte a una richiesta di questo tipo è difficile” dire di no, “e tutto quello che potremo fare, lo faremo”, ha confermato Crosetto.
L’Italia ha sposato da tempo la linea degli Alleati di destinare il 2% del Pil alla Difesa. Una scelta, ha ricordato il ministro, che risale al 2014 ed “è stata ribadita da tutti i governi che dal 2014 si sono susseguiti”. Ieri però, a Bruxelles, Crosetto è stato chiaro: “l’unica persona che in un consesso Nato ha detto che il 2% per l’Italia è difficile da raggiungere è stato il sottoscritto. Per la prima volta in quel consesso”, ha confermato, aggiungendo poi di avere detto “sì a fatica”. Il titolare della Difesa in particolare, ha spiegato che stante le conzioni finanziarie dovute alla crisi e il fatto che l’Europa vuole mettere vincoli al bilancio, “questo impegno è difficile da raggiungere”. Tanto più che è considerato “il punto di partenza, non di arrivo, perché paesi come la Polonia investono il 4%, perché l’Inghilterra ha detto che dobbiamo mettere come parametro il 3%”, ha ricordato. Solo un Paese, ha poi precisato, ha detto che non sarebbe arrivato al 2%: il Lussemburgo. Hanno 1.000 soldati e il 2% equivarrebbe a circa 2 miliardi di euro: “non abbiamo dove spenderli”, ha detto il ministro della Difesa lussemburghese.
L’Italia, oggi è ferma all’1,38%. “Per quest’anno, il 2023 sarà l’1,48%. A legislazione vigente, nel 2028 sarà l’1,39%”, ha poi precisato Crosetto, sottolineando che proprio da questo nasce la sua “proposta dello scorporo”. “Nasce perché l’unico modo di non togliere risorse per gli interventi sociali è quello di non calcolare quelle spese all’interno dei vincoli del bilancio”. Se si è costretti a calcolare quell’aumento di spesa all’interno dei vincoli di bilancio, è il ragionamento del ministro, si obbliga il Parlamento a usare quelle risorse, “prendendole da altre parti”. Escludere quelle spese dai vincoli di bilancio, invece, consentirebbe “di investire proprio nei settori in difficoltà adesso”. “La mia”, ha insistito, “è una richiesta in aiuto per investimenti per il sociale, la sanità, per gli interventi economici, per intervenire nei settori dove c’è crisi reale”. Ed è una proposta, ha suo dire, “che dovrebbe essere sostenuta dalle forze politiche” perché consentirebbe proprio alle forze politiche “uno spazio di intervento proprio nei settori di crisi, in cui abbiamo bisogno”.
La richiesta di aumento dei fondi per la Difesa è d’altra parte giustificata dalla percezione che “quello che sta succedendo nel mondo aumenterà l’insicurezza del mondo”. In Ucraina, “i tempi del conflitto saranno lunghissimi”. La Russia “non ha alcuna intenzione di abbandonare le aree occupate” e l’Ucraina non può consentire questa occupazione. “Auspico e posso intravedere un cessate il fuoco, che non significa la fine della guerra”, ha spiegato Crosetto. “Il giorno in cui cesseranno le armi si potrà iniziare un ragionamento. Ma oggi non mi pare ci siano le condizioni da parte della Russia di terminare questi attacchi”, ha aggiunto, ricordando che l’Ucraina chiede aiuti ogni giorno “perché ogni giorno cadono bombe, ci sono carri armati che vanno avanti e truppe che cercano di occupare città, suonano sirene che ti dicono di andare ai rifugi”.
Kiev non chiede solo tank. Sono “arrivate richieste molto specifiche nei giorni scorsi”, anche di cose molto più preoccupanti, tipo attrezzature di difesa da attacchi nucleari, batteriologici e chimici, che fanno meno notizia dei carri armati, ma che probabilmente noi daremo come Italia, perché di fronte a una richiesta di questo tipo è difficile” dire di no, “e tutto quello che potremo fare, lo faremo”, ha sottolineato il ministro, senza entrare nei dettagli di quello che sarà fatto.
Ma in questo “scenario geopolitico problematico”, non c’è solo il fronte Est. Esiste anche un fronte Sud: “è la mia grande preoccupazione”, ha precisato Crosetto. Qui “il terrorismo sta crescendo di pari passo con la crescita della povertà e del cambiamento climatico, che strappa pezzi di terra alla possibilità di essere coltivati. “Il tema fondamentale nei prossimi anni sarà per noi l’Africa. Il nostro destino è indissolubilmente legato alla crescita economica dell’Africa, non soltanto per il problema dell’immigrazione. O quel continente cresce economicamente, ha la possibilità di svilupparsi, e noi dobbiamo aiutarlo, oppure questo sarà un problema, perché stante la capacità di produrre ricchezza che c’è adesso, non possono che aumentare terroristi e criminali”. (di Corrado Accaputo)

Cina sanziona Lockheed Martin e Raytheon per armi a Taiwan

Cina sanziona Lockheed Martin e Raytheon per armi a TaiwanRoma, 16 feb. (askanews) – Pechino ha deciso di adottare sanzioni contro le compagnie statunitensi Lockheed Martin e Raytheon, di fatto vietando loro ogni attività in Cina, perché queste “hanno pertecipato alla vendita di armi a Taiwan”. Lo si legge in una nota diffusa da Ministero del Commercio cinese.
Le autorità cinesi “hanno deciso di includere Lockheed Martin Corporation e Raytheon Missiles & Defence, che hanno partecipato alla vendita di armi a Taiwan , nell’elenco delle entità inaffidabili”, si legge nella nota.
Alle due compagnie americane “è vietato svolgere attività di importazione ed esportazione relative alla Cina” e viene “proibito effettuare nuovi investimenti in Cina”. Inoltre il provvedimento include un “divieto di ingresso (nel paese) al personale dirigente delle predette imprese”, la cancellazione e la nefgazione di “permessi di lavoro, soggiorno e residenza del suddetto personale dirigente in Cina”; l’”imposizione di ammende (…) il cui importo è il doppio dell’importo del contratto di vendita di armi di ciascuna impresa a Taiwan”.
Nella nota, inoltre, il ministero segnala che se il pagamento delle ammente non avverrà entro 15 giorni a partire da oggi, verranno adottate ulteriori sanzioni contro le due compagnie.
Non è chiaro a livello pratico cosa implichi il provvedimento, visto che alle compagnie produttrici di sistemi d’arma, quali sono Lockheed Martin e Raytheon, che è una controllata di Lockheed Martin, era già stata imposta una serie di blocchi molto vincolanti nel commercio con la Cina anche da parte di Washington.