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Eso, con Alma tracciate le origini dell’acqua nel Sistema solare

Eso, con Alma tracciate le origini dell’acqua nel Sistema solareRoma, 8 mar. (askanews) – Alcuni astronomi, utilizzando ALMA (Atacama Large Millimeter/submillimeter Array), hanno rilevato acqua in forma gassosa nel disco di formazione planetaria intorno alla stella V883 Orionis. Quest’acqua porta una firma chimica che ne traccia il viaggio dalle nubi di gas che formano stelle fino ai pianeti e dà supporto all’idea che l’acqua sulla Terra sia persino più antica del Sole.
“Oggi possiamo tracciare le origini dell’acqua nel Sistema Solare fino a prima della formazione del Sole”, afferma John J. Tobin, astronomo del National Radio Astronomy Observatory, USA e autore principale dello studio pubblicato oggi su Nature. La scoperta è stata realizzata studiando la composizione dell’acqua in V883 Orionis, un disco di formazione planetaria a circa 1300 anni luce dalla Terra. Quando una nube di gas e polvere collassa, forma una stella al centro. Intorno alla stella, il materiale della nube forma anche un disco. Nel corso di pochi milioni di anni, la materia nel disco si aggrega a formare comete, asteroidi e infine pianeti. Tobin e il suo gruppo – informa l’ESO – hanno usato ALMA, di cui l’Osservatorio Europeo Australe è partner, per misurare le firme chimiche dell’acqua e il suo percorso dalla nube di formazione stellare ai pianeti.
L’acqua di solito è formata da un atomo di ossigeno e due atomi di idrogeno. Il gruppo di Tobin ha studiato una versione leggermente più pesante dell’acqua in cui uno degli atomi di idrogeno viene sostituito con il deuterio, un isotopo pesante dell’idrogeno. Poiché l’acqua semplice e quella pesante si formano in condizioni diverse, il loro rapporto può essere utilizzato per tracciare quando e dove l’acqua si è formata. Per esempio, è stato dimostrato che in alcune comete del Sistema Solare questo rapporto è simile a quello dell’acqua sulla Terra, suggerendo che le comete potrebbero aver fornito acqua alla Terra.
Il viaggio dell’acqua, prima dalle nubi alle giovani stelle e poi dalle comete ai pianeti, è già stato osservato in precedenza, ma finora mancava il collegamento tra le giovani stelle e le comete. “V883 Orionis è l’anello mancante in questo caso”, afferma Tobin. “La composizione dell’acqua nel disco è molto simile a quella delle comete nel Sistema Solare. Questa è la conferma dell’idea che l’acqua nei sistemi planetari si sia formata miliardi di anni fa, prima del Sole, nello spazio interstellare, e sia stata ereditata sia dalle comete che dalla Terra, relativamente immutata”.
Ma osservare l’acqua si è rivelato complicato. “La maggior parte dell’acqua nei dischi che formano i pianeti è congelata, sotto forma di ghiaccio, quindi di solito è nascosta alla nostra vista”, afferma la coautrice Margot Leemker, una studentessa di dottorato presso l’Osservatorio di Leida nei Paesi Bassi. L’acqua sotto forma gassosa (vapor acqueo) può essere rilevata grazie alla radiazione emessa dalle molecole mentre ruotano e vibrano, ma questo è più complicato quando l’acqua è ghiacciata e il movimento delle molecole è più limitato. L’acqua gassosa si trova verso il centro dei dischi, vicino alla stella, dove fa più caldo. Tuttavia, queste regioni interne sono nascoste dallo stesso disco di polvere e sono anche troppo piccole per essere riprese con i nostri telescopi. Fortunatamente, in un recente studio è stato dimostrato che il disco di V883 Orionis è insolitamente caldo. Una intensa emissione di energia dalla stella riscalda il disco, “fino a una temperatura in cui l’acqua non è più sotto forma di ghiaccio, ma di gas, permettendoci di rilevarla”, dice Tobin.
Il gruppo di lavoro ha utilizzato ALMA, una schiera di radiotelescopi nel nord del Cile, per osservare l’acqua gassosa in V883 Orionis. Grazie alla sensibilità e capacità di discernere piccoli dettagli dello strumento hanno potuto rilevare l’acqua e determinarne la composizione e inoltre mapparne la distribuzione all’interno del disco. Dalle osservazioni, hanno scoperto che questo disco contiene almeno 1200 volte la quantità di acqua presente in tutti gli oceani della Terra.
In futuro, gli autori sperano di utilizzare il futuro telescopio ELT (Extremely Large Telescope) dell’ESO con lo strumento di prima generazione METIS. Questo strumento nel medio infrarosso sarà in grado di risolvere la fase gassosa dell’acqua nei dischi di questo tipo, rafforzando i vari collegamenti che permetteno il percorso dell’acqua dalle nubi di formazione stellare ai sistemi stellari e planetari. “Così avremo una visione molto più completa del ghiaccio e del gas nei dischi che formano i pianeti”, conclude Leemker.

Campi Flegrei, scoperta l’origine delle crescenti emissioni di CO2

Campi Flegrei, scoperta l’origine delle crescenti emissioni di CO2

Studio Ingv. Flussi in aumento, ora 3000-5000 tonnellate al giorno

Roma, 8 mar. (askanews) – Una percentuale compresa tra il 20% e il 40% dell’anidride carbonica emessa nell’area dei Campi Flegrei proviene da sorgenti non-magmatiche e questo valore è in progressivo aumento dal 2005, con tassi di crescita simili a quelli dell’incremento della temperatura del sistema idrotermale. Questi i risultati dello studio “Discriminating carbon dioxide sources during volcanic unrest: The case of Campi Flegrei caldera (Italy)”, pubblicato dalla rivista ‘Geology’ e condotto da un team di ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
“La caldera dei Campi Flegrei emette ogni giorno ingenti quantitativi di anidride carbonica (CO2)” spiega Lucia Pappalardo, ricercatrice dell’INGV. “I flussi di questo gas sono principalmente concentrati nei pressi del cratere della Solfatara di Pozzuoli e sono progressivamente aumentati nel corso della recente crisi bradisismica, iniziata nel 2005, fino a raggiungere l’attuale livello di 3000-5000 tonnellate al giorno. Un valore che rende la caldera flegrea uno tra i principali emettitori al mondo di anidride carbonica di origine vulcanica”.
L’anidride carbonica è la seconda specie volatile contenuta nel magma dopo l’acqua, e ciò ha fatto spesso rilevare un massiccio rilascio di CO2 nei periodi precedenti gli eventi eruttivi. Tuttavia, la sua origine non è esclusivamente riconducibile al magma, specie presso le caldere che ospitano estesi sistemi idrotermali come i Campi Flegrei. Pertanto, un’accurata indagine e quantificazione sull’origine dei flussi di CO2 nelle aree vulcaniche attive, oltre che all’elio e all’azoto, è fondamentale per ricostruire cosa stia accadendo nel sistema magmatico profondo e in quello idrotermale più superficiale. Lo è in particolare per i Campi Flegrei che, – evidenzia l’Ingv – a seguito dell’ultima eruzione di Monte Nuovo avvenuta nel 1538, ha vissuto una fase di quiete interrotta dalle recenti crisi bradisismiche del 1950-52, del 1970-72 e del 1982-84, fino a quest’ultima cominciata nel 2005.
“Il recente studio”, prosegue Gianmarco Buono, ricercatore dell’INGV, “ha consentito di stimare che fino al 40% dell’anidride carbonica emessa abbia origine dalla dissoluzione della calcite idrotermale presente nelle rocce del sottosuolo flegreo, mentre la restante parte deriva da sorgenti magmatiche profonde”. Confrontando i dati fumarolici con quelli ottenuti con simulazioni di degassamento magmatico, è stato possibile stimare che una quota compresa tra il 20% e il 40% della CO2 emessa in quest’area sia rilasciata da sorgenti non-magmatiche.
“Il valore dell’anidride carbonica emessa da queste sorgenti non-magmatiche dai Campi Flegrea sta progressivamente aumentando dal 2005 con tassi di crescita sorprendentemente simili a quelli dell’incremento di temperatura del sistema idrotermale. L’origine di questa fonte supplementare di CO2 è da ricercare nelle importanti perturbazioni fisiche e chimiche che sta subendo il sistema idrotermale flegreo, manifestate dal crescente numero di terremoti superficiali e innalzamento del suolo”, prosegue Giovanni Chiodini, ricercatore dell’INGV. “In dettaglio, a guidare questo processo è la conversione della calcite, precedentemente rilevata in abbondante quantità nel sottosuolo flegreo, in anidride carbonica a seguito della circolazione di fluidi caldi e acidi nelle rocce che ospitano il sistema idrotermale”.
“Lo studio – conclude Gianmarco Buono – è parte del progetto strategico dell’INGV LOVE-CF (Linking surface Observables to sub-Volcanic plumbing-system: a multidisciplinary approach for Eruption forecasting at Campi Flegrei caldera – Italy) e offre un approccio utile anche per altri sistemi vulcanici. La ricerca proseguirà con la quantificazione dei flussi di anidride carbonica emessi in ambiente sottomarino, finora rimasti inesplorati”.

e-Geos continuerà a fornire a Ue mappe satellitari per emergenze

e-Geos continuerà a fornire a Ue mappe satellitari per emergenzeRoma, 6 mar. (askanews) – e-GEOS, società costituita da Telespazio (80%) e dall’Agenzia Spaziale Italiana (20%), è stata confermata alla guida del consorzio internazionale che fornisce l’Emergency Management Service (EMS) – Rapid Mapping per il Joint Research Centre della Commissione Europea.
L’azienda si è aggiudicata dalla Commissione Europea il quarto rinnovo del contratto, quest’ultimo del valore di 36 milioni di euro, per la fornitura di mappe satellitari per la gestione delle emergenze. Il contratto, – informa la società – già gestito dal consorzio guidato da e-GEOS negli ultimi 10 anni, sarà attivo nel periodo 2023-2029 ed è parte integrante del programma europeo Copernicus per l’osservazione della Terra.
In base al nuovo contratto, il consorzio fornirà alla Commissione Europea mappe satellitari on-demand delle aree colpite da un disastro naturale o da una crisi umanitaria entro poche ore dalla richiesta del servizio. In dettaglio, dovrà fornire entro due ore una prima stima ed entro dieci ore la serie completa dei prodotti.
EMS – Rapid Mapping, un servizio attivo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno, sarà gestito da un consorzio guidato da e-GEOS e composto dalla controllata tedesca GAF, dalla società spagnola Telespazio Iberica, dall’italiana Ithaca e dai partner francesi Sertit e CLS, dalla società portoghese GMV, dalla tedesca IABG, dalla greca Planetek Hellas e dall’austriaca Hensoldt Analytics.
Dall’inizio della sua operatività, nel 2012, il servizio è stato attivato per oltre 650 eventi, e ha fornito più di 5000 mappe satellitari di 46 Paesi in Europa e nel mondo. Le mappe sono rese disponibili gratuitamente dalla Commissione Europea a tutti gli utenti che operano in Europa nei settori della protezione civile, della gestione delle emergenze e del territorio, facilitando la valutazione dei danni e consentendo alle autorità di svolgere le operazioni di soccorso nel modo più rapido ed efficiente. Per garantire al servizio una copertura globale, l’accesso coordinato ai dati satellitari multi-missione è assicurato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) nell’ambito di un accordo di delega con l’UE.
“Sono davvero orgoglioso della conferma di e-GEOS e dell’intero consorzio come riferimento tecnologico europeo per un servizio utile a tutti i cittadini. Questo team internazionale ha saputo creare competenze senza precedenti nel campo dei servizi di geoinformazione che oggi, date le crescenti situazioni di crisi, sono più importanti che mai”, ha dichiarato Paolo Minciacchi, Amministratore delegato di e-GEOS. “Con questo contratto e-GEOS, insieme ai suoi azionisti industriali Telespazio e Leonardo, conferma la propria leadership come fornitore di servizi e tecnologie a supporto della gestione delle emergenze”.
Copernicus EMS – Rapid Mapping è un servizio riconosciuto e apprezzato a livello internazionale, come confermato dal riscontro positivo dei suoi utenti in tutta Europa. Si tratta di una storia di successo europea per tutte le parti coinvolte, tra cui la Commissione Europea, l’ESA e i fornitori dei servizi, che lavorano per mantenere alta la qualità delle prestazioni in un settore in continua evoluzione.
Durante i prossimi 6 anni del contratto, questo servizio all’avanguardia sarà ulteriormente migliorato, sfruttando la tecnologia e la digitalizzazione, per fornire mappe con una velocità sempre maggiore. In quest’ottica, ai servizi Rapid Mapping è stato aggiunto un nuovo Situational Reporting, in grado di fornire informazioni chiave delle aree colpita dall’emergenza: dati su popolazione esposta e infrastrutture critiche; foto e contenuti multimediali provenienti da dati open source, altre informazioni utili a caratterizzare l’impatto del disastro. A partire da quattro ore dopo l’attivazione del servizio.

Aerospazio, Console Generale degli Stati Uniti in visita al Cira

Aerospazio, Console Generale degli Stati Uniti in visita al CiraRoma, 2 mar. (askanews) – Il CIRA – Centro Italiano Ricerche Aerospaziali ha ricevuto oggi la visita della Console Generale degli Stati Uniti a Napoli, Tracy Roberts-Pounds, accompagnata da una delegazione del consolato e un rappresentante della Camera di Commercio Americana nella Regione Campania. La Console è stata accolta dal presidente, Antonio Blandini, e dal corpo dirigente del CIRA che hanno illustrato le principali competenza e capacità del Centro, soffermandosi in particolare sulle numerose attività di collaborazione scientifica in corso con enti, aziende e istituzioni statunitensi, quali Nasa e Federal Aviation Administration.
L’incontro – informa il CIRA – ha rappresentato soprattutto l’occasione per discutere di nuovi possibili temi per collaborazioni future, basate sulla nuova offerta scientifica e tecnologica che il CIRA sta portando avanti in risposta alle attuali sfide del settore aerospaziale che richiedono un sempre maggior sviluppo di tecnologie orientate a sostenibilità ambientale e sicurezza.
“Siamo davvero onorati di aver ricevuto la visita della Console. I rapporti tra il CIRA e gli enti statunitensi sono rilevanti, consolidati e di reciproca soddisfazione, hanno dato luogo a importanti risultati per lo sviluppo del settore aerospaziale e sono certamente destinati nel prossimo futuro ad ampliarsi e rafforzarsi” ha dichiarato il presidente Blandini.
Da parte sua, la Console Tracy Roberts-Pounds ha dichiarato: “È stato un vero piacere visitare il CIRA – luogo di eccellenza in un campo, quello dell’aerospazio, che ha già prodotto importanti partnership commerciali e di ricerca tra gli Stati Uniti e l’Italia. Sono le realtà come il CIRA a dimostrare l’enorme potenziale del Mezzogiorno in settori strategici come l’innovazione e le alte tecnologie”.
Al termine dei colloqui, la delegazione del Consolato è stata accompagnata a visitare le strutture del Centro che vanta la presenza di impianti e laboratori tecnologicamente all’avanguardia e di interesse internazionale, come il Plasma Wind Tunnel per lo sviluppo di tecnologie del rientro in atmosfera, l’Icing Wind Tunnel per i test sull’efficacia dei sistemi di protezione dal ghiaccio, e il Laboratorio di Qualifica Spaziale per il collaudo di componenti elettronici e meccanici di sistemi spaziali.

Enea, supercomputer CRESCO: 150 mln di ore di calcolo in un anno

Enea, supercomputer CRESCO: 150 mln di ore di calcolo in un annoRoma, 2 mar. (askanews) – Il supercomputer CRESCO dell’ENEA ha fornito 150 milioni di ore di calcolo in un anno a supporto di attività di ricerca e sviluppo di 150 utenti tra istituzioni di ricerca e imprese. È quanto emerge dal report “High Performance Computing on CRESCO Infrastructure: research activity and results 2021”, che ha raccolto i principali risultati disponibili nei diversi campi di ricerca coinvolti, quali scienza dei materiali, energia, clima, tecnologie nucleari, dinamica molecolare, fisica del plasma e biotecnologie. Tra i principali utilizzatori dei servizi di CRESCO: Cnr, Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) e le università Sapienza e Tor Vergata di Roma, Federico II di Napoli, della Calabria, di Firenze e Politecnico delle Marche e di Madrid.
“Il contributo di CRESCO alla ricerca nazionale è sempre in aumento, come dimostra il trend in crescita rilevato dal primo report del 2008 a oggi. L’ultimo rapporto conta 33 articoli peer-reviewed che illustrano i principali risultati ottenuti dai gruppi di ricerca nel 2021 utilizzando ENEAGRID e i cluster HPC CRESCO, a testimonianza dell’importanza delle strutture HPC dell’ENEA per la comunità di ricerca nazionale e internazionale” sottolinea Giovanni Ponti, responsabile ENEA della Divisione per lo Sviluppo Sistemi per l’Informatica e l’ICT.
“Il grande impegno dell’ICT nelle attività progettuali in corso, anche e soprattutto in relazione alla partenza del PNRR, lascia spazio a ulteriori collaborazioni scientifiche e a future esigenze di calcolo. Per far fronte alle nuove necessità abbiamo già in programma upgrade di CRESCO, in grado di mettere l’ENEA in prima linea fra le infrastrutture di calcolo ad alte prestazioni a disposizione della comunità scientifica nazionale e internazionale” conclude Ponti.
Il rapporto – si legge nella notizia pubblicata nell’ultimo numero in italiano del settimanale ENEAinform@ – mostra l’ampio spettro di applicazioni del calcolo ad alte prestazioni, che è diventato una tecnologia abilitante a tutto tondo per la scienza e l’ingegneria. Dal 2008 le principali risorse computazionali dell’ENEA si trovano presso il Centro Ricerche di Portici, vicino a Napoli.

Missione DART-LICIACube, primi risultati pubblicati su Nature

Missione DART-LICIACube, primi risultati pubblicati su NatureMilano, 1 mar. (askanews) – Arrivano le prime pubblicazioni sui risultati scientifici dellamissione di difesa planetaria NASA DART-LICIACube, che vede la collaborazione dell’Agenzia Spaziale Italiana con il coordinamento scientifico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica.
La sonda Dart (Double Asteroid Redirection Test) lo scorso 26 settembre ha colpito con successo l’asteroide Dimorphos, satellite naturale dell’asteroide Didymos, modificandone la traiettoria. L’impatto è stato documentato dal cubesat dell’ASI, LICIACube.
Il sistema di asteroidi, in quel momento situato a circa dieci milioni di chilometri dal nostro pianeta, non rappresentava di per sé una minaccia per la Terra, ma è stato essenziale per testare per la prima volta la tecnica dell’impatto cinetico: una tecnologia che potrebbe rivelarsi utile per proteggere il nostro pianeta dall’eventuale impatto di un asteroid minaccioso. I preziosi dati acquisiti dalla missione sono stati oggetto di studio da parte della comunità scientifica mondiale. Sulla rivista Nature sono stati pubblicati i primi cinque articoli sui risultati scientifici della missione, tre dei quali coinvolgono il team di LiciaCube composto da ricercatori di ASI, INAF, IFAC-CNR, Politecnico di Milano, Università di Bologna e Università Parthenope.
Il primo studio ha determinato la quantità di moto trasferita a un asteroide mediante impatto cinetico. Il risultato ottenuto indica che a seguito dell’impatto di DART sull’asteroide Dimorphos, è stato trasferito sull’asteroide un impulso maggiore scaturito dal getto del materiale sollevatosi dalla superificie di Dimorphos, che dall’impatto in sé.
La seconda pubblicazione riporta le osservazioni effettuate dall’Hubble Space Telescope da 15 minuti fino a circa 18 giorni dopo l’impatto.
Queste osservazioni hanno rivelato una complessa evoluzione dei getti del materiale espulso, dominati dall’interazione gravitazionale tra il sistema binario di Didymos e la polvere espulsa, e successivamente dalla pressione della radiazione solare. Il materiale espulso a velocità più bassa si è disperso formando una coda, che ha mostrato una morfologia coerente con lo scenario di code asteroidali attribuite a impatti.
Il terzo studio mostra le immagini ottenute nel corso dell’avvicinamento di DART a Dimorphos, fino al momento dell’impatto cinetico della sonda stessa. Le immagini mostrano la ricostruzione dell’evento inclusa la sequenza temporale che ha portato all’impatto, la posizione e la natura del sito di impatto di DART e le dimensioni e la forma di Dimorphos.
“A poco più di cinque mesi dall’impatto, le immagini acquisite da LICIACube si confermano essere una sorgente di informazione unica per svelare la natura di corpi celesti di grande fascino e interesse come gli asteroidi”, ha commentato Angelo Zinzi, Project Scientist ASI di LICIACube. “Questa missione tutta italiana è stata fondamentale anche per permettere di valutare per la prima volta l’efficacia di una tecnica per la rimozione di asteroidi potenzialmente pericolosi. Il lavoro del team scientifico è tutt’altro che finito e nei prossimi mesi ci aspettiamo nuove pubblicazioni basate anche solo sui dati LICIACube”.
Elisabetta Dotto, ricercatrice INAF e coordinatrice scientifica del team di LICIACube ha commentato: “Vengono pubblicati oggi i primi risultati scientifici della missione DART. È stata un incredibile successo e LICIACube ha svolto un ruolo chiave nel testimoniare questo evento, acquisendo immagini uniche e di grande valore scientifico”.

HL-LHC, Infn: consegnati al Cern magneti correttori di alto ordine

HL-LHC, Infn: consegnati al Cern magneti correttori di alto ordineRoma, 27 feb. (askanews) – Sono stati consegnati al CERN i magneti correttori di alto ordine (HOCM) per High-Luminosity LHC, il progetto per il potenziamento del superacceleratore Large Hadron Collider, previsto entrare in funzione nel 2029. Gli HOCM, che sono così i primi apparati della futura macchina a concludere la produzione di serie, saranno cruciali per incrementare le prestazioni di LHC: dovranno, infatti, garantire le correzioni di campo magnetico necessarie per il funzionamento dei magneti responsabili della focalizzazione e della separazione dei fasci di protoni prima e dopo le loro interazioni in corrispondenza degli esperimenti ATLAS e CMS.
È stato così raggiunto un primo fondamentale traguardo verso HL-LHC, grazie al centrale contributo dell’INFN che attraverso il Laboratorio di Acceleratori e Superconduttività Applicata (LASA) è stato impegnato nella realizzazione degli HOCM sin dalle sue fasi iniziali di sviluppo e prototipazione. Oltre allo sviluppo e alla realizzazione di 5 diverse tipologie di HOCM, – informa l’INFN – il LASA, in collaborazione con il CERN, ha testato il funzionamento dei magneti presso la propria facility, accertando la conformità di tutti i prototipi alle specifiche di performance richieste in termini di qualità del campo magnetico generato e capacità di raffreddamento. Ciò ha consentito di dare il via alle produzioni in serie dei 54 HOCM.
Rispetto ai magneti completati in questa prima fase, l’INFN è stato inoltre responsabile della qualificazione e del controllo di tutti i passaggi richiesti per la produzione, affidata all’azienda italiana SAES RIAL Vacuum (SRV). I successivi test e le qualifiche sui magneti realizzati sono stati effettuati presso il laboratorio LASA e al CERN, dove i magneti sono infine giunti per l’integrazione. L’ultimo magnete è stato inviato al CERN il 17 febbraio 2023, rispettando la programmazione del progetto.
“Il completamento con successo del progetto HOCM è un risultato significativo per High-Luminosity LHC e non sarebbe stato possibile senza la stretta collaborazione tra mondo scientifico e industria”, sottolinea Lucio Rossi, già responsabile di HL-LHC e oggi coordinatore del Comitato INFN-Acceleratori. “Questo progetto – prosegue Rossi – è stato, infatti, frutto di un intenso e coordinato lavoro tra l’INFN, il CERN e i partner industriali, e il successo della consegna nei tempi di tutti i 54 magneti è una testimonianza della dedizione e dell’esperienza di tutte le persone coinvolte”.
“I team di SAES RIAL Vacuum e di SAES Getters – commenta Paolo Manini, responsabile del contratto HOCM per SAES – hanno lavorato a stretto contatto con l’INFN e il CERN per costruire e assemblare gli HOCM, assicurandosi che fossero conformi alle specifiche e agli standard di qualità richiesti. Questo progetto ha richiesto un alto livello di precisione e competenza e sono grato al nostro gruppo per il duro lavoro e la dedizione. Sono estremamente orgoglioso del successo della nostra collaborazione con l’INFN e il CERN. Il completamento di questo progetto non solo segna una pietra miliare significativa per il progetto HL-LHC, ma ci ha anche permesso di sviluppare know-how e di espandere la nostra attività nel campo dei magneti superconduttori”.
“Mi ritengo fortunato e sono fiero per avere guidato questo progetto e di aver lavorato al fianco di tanti talenti del settore”, commenta Marco Statera, ricercatore INFN della Sezione di Milano coordinatore del progetto HOCM. “Ora sono impaziente di vedere realizzato il progetto HL-LHC e i molti altri importanti sviluppi che porterà nel campo della fisica degli acceleratori. Il risultato che abbiamo raggiunto testimonia che la collaborazione tra partner scientifici e industriali nel perseguire un obiettivo comune è motore di innovazione e progresso, che molto spesso si spinge ben oltre l’ambito della ricerca scientifica”.
“È particolarmente degno di nota il fatto che la produzione di tutti i 54 magneti sia stata completata entro i tempi previsti, siamo grati a tutti coloro che hanno contribuito a questa impresa”, commenta Oliver Brunig, responsabile del progetto HL-LHC. “E siamo anche molto soddisfatti che il progetto HOCM abbia aperto per la SAES nuove opportunità commerciali nel settore dei magneti superconduttori: questo evidenzia, ancora una volta, il potenziale di trasferimento tecnologico e i benefici economici che derivano dalla ricerca scientifica di base”.

Lenovo al MWC: soluzioni PC tra ufficio ibrido e sostenibilità

Lenovo al MWC: soluzioni PC tra ufficio ibrido e sostenibilitàMilano, 27 feb. (askanews) – Lenovo ha presentato al Mobile World Congress in corso a Barcellona le nuove soluzioni per PC e Chromebook Chew puntano a semplificare l’adozione dei nuovi modelli di lavoro nell’ufficio ibrido e fornire funzionalità avanzate per soddisfare un’ampia gamma di requisiti ed esigenze per gli chi utilizza la tecnologia oggi. Progettate seguendo linee di design che considera anche il tema dell’inclusività, le nuove soluzioni per PC, tra cui l’aggiornamento completo di tutto il portafoglio ThinkPad, spiegano dall’azienda “si concentrano su miglioramenti delle prestazioni del sistema, un maggiore utilizzo di materiali più sostenibili e continui miglioramenti dell’esperienza utente”. I laptop Windows 11 di seconda generazione ThinkPad Z13 e Z16 presentano miglioramenti delle funzionalità hardware e software per aiutare gli utenti a restare concentrati sull’attività creativa. ThinkPad Z13 presenta anche una nuova copertura superiore in fibra di lino, che utilizza materiali a base biologica1. Lenovo ha anche introdotto un ThinkPad X13 e X13 Yoga di quarta generazione riprogettato con cornici più strette, nuovi colori, materiali e funzionalità per facilitare il lavoro nell’ufficio ibrido e la mobilità. Il portfolio ThinkPad per il 2023 si completa con i notebook ThinkPad T14s, T14 e T16 di quarta generazione insieme ai ThinkPad L13, L13 Yoga, L14 e L15 di quarta generazione, progettati per le aziende con un’ampia gamma di funzionalità di mobile computing.
“Le aziende attente al valore alla ricerca di funzionalità per la produttività – aggiungono da Lenovo – possono selezionare ThinkPad E14 di quinta generazione con nuovi display 16:10 o il nuovo fattore di forma da 16 pollici ThinkPad E16. I professionisti ad alta mobilità apprezzeranno la protezione aggiuntiva fornita dalla nuova custodia ThinkPad Professional, disponibile nelle dimensioni da 13 pollici e 14 pollici per supportare un’ampia selezione di laptop. Il monitor ThinkCentre Tiny-in-One Gen 5 altamente versatile offre funzionalità audiovisive migliorate e funzionalità riprogettate in grado di supportare più scenari di lavoro. Infine, i consumatori possono godere della flessibilità offerta dall’ultimo IdeaPad Duet 3i, un laptop detachable con Windows 11 che passa senza problemi dalla modalità a conchiglia a quella tablet; inoltre si amplia l’ecosistema ChromeOS con l’ultimo Chromebook IdeaPad Slim 3 dotato di una gamma di aggiornamenti audio, video e per la connettività”.
I prodotti presentati a Barcellona, inoltre, possono essere disponibili come parte dell’offerta Lenovo TruScale Device as a Service (DaaS) che offre alle organizzazioni una gamma di soluzioni per l’ambiente di lavoro digitale, opzioni di pagamento e la possibilità di ridimensionare l’IT in linea con l’evoluzione delle loro esigenze di business. È disponibile poi Lenovo Premier Support Plus2, una suite completa di servizi di supporto offre un approccio dedicato e sfrutta anche le informazioni IA fornite da Lenovo Device Intelligence per aiutare i team IT a prevedere e prevenire i tempi di inattività dei dispositivi in una flotta globale.
Una recente indagine di Lenovo suggerisce che un approccio progettuale dell’IT migliora l’esperienza finale della forza lavoro generando interazioni positive, maggiora flessibilità e maggiore attenzione sull’esperienza dei dipendenti per una moltitudine di fattori. Ottenere il meglio dagli utenti finali richiede soluzioni allineate al mondo del lavoro di oggi nell’ufficio ibrido, incentrate sulla promozione di una migliore produttività e sulla semplificazione del lavoro di squadra. Gli ultimi laptop ThinkPad di Lenovo introducono innovazioni per migliorare le esperienze dell’utente finale, introducendo e migliorando funzionalità che incoraggiano nuovi modi di lavorare in modo ibrido, più efficiente e incentivano un approccio propositivo, il tutto compiendo sforzi significativi per creare prodotti più sostenibili.
Il portfolio ThinkPad, tengono molto a sottolineare da Lenovo, è sempre più sostenibile grazie a iniziative di economia circolare. I team di progettazione e ingegneria del gruppo trascorrono migliaia di ore alla ricerca di innovazioni nella produzione, nei materiali, nell’efficienza energetica, nella manutenzione e nel confezionamento per favorire una produzione sempre più sostenibile. Lenovo inoltre investe in una supply chain globale più sostenibile, aumentando l’uso di carburanti sostenibili per il trasporto aereo e biocarburanti per le spedizioni, installando sistemi di energia rinnovabile nelle sue fabbriche e adottando processi di produzione efficienti dal punto di vista energetico per contribuire a ridurre le emissioni di carbonio.
Lenovo sta inoltre incoraggiando i propri clienti a raggiungere i propri obiettivi di sostenibilità attraverso la fornitura di servizi come CO2 Offset Service, che ha già compensato più di 1 milione di tonnellate metriche di anidride carbonica dai loro acquisti di Think PC, e Asset Recovery Service, che ha aiutato clienti con lo smaltimento dell’hardware della loro tecnologia a fine vita negli ultimi 15 anni. Dopo il lancio dei laptop ThinkPad X1 aggiornati nel dicembre 2022, il resto del portafoglio ThinkPad introduce modelli che migliorano ulteriormente uno dei portafogli di laptop più completi disponibili. L’aumento dell’uso di materiali riciclati e plastica Post Consumer Content (PCC) in componenti selezionati è in linea con la continua attenzione di Lenovo nel supportare un’economia circolare e l’obiettivo di Lenovo di integrare il contenuto riciclato post-consumo nel 100% dei prodotti PC entro il 2025.

Programma Iride, Officina Stellare: contratto con Argotec da 3,3 mln

Programma Iride, Officina Stellare: contratto con Argotec da 3,3 mlnRoma, 27 feb. (askanews) – Officina Stellare S.p.A. – società vicentina quotata sul mercato Euronext Growth Milan (“EGM”), organizzato e gestito da Borsa Italiana S.p.A., leader nella progettazione e produzione di strumentazione opto-meccanica di eccellenza nei settori dell’Aerospazio, della Ricerca e della Difesa – annuncia di aver siglato un contratto con Argotec per la fornitura del primo lotto di una serie di telescopi spaziali destinati alla missione multispettrale ad Alta Risoluzione per l’Osservazione della Terra, che comporrà la costellazione satellitare italiana “IRIDE”.
Il contratto, che ha una durata di 30 mesi e un valore complessivo di circa € 3.3 milioni, – informa una nota – prevede lo studio di progettazione e la realizzazione dei payload ad alta risoluzione (HR) per la costellazione “IRIDE,” uno tra i più importanti programmi spaziali satellitari europei di Osservazione della Terra.
Realizzato su iniziativa del Governo italiano grazie alle risorse del Pnrr, la costellazione “IRIDE” sarà completata entro il 2026, sotto la gestione dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e con il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). IRIDE è un sistema end-to-end unico nel suo genere e costituito da un insieme di sotto-costellazioni di satelliti LEO (Upstream Segment), dall’infrastruttura operativa a terra (Downstream Segment) e dai servizi destinati alla Pubblica Amministrazione italiana (Service Segment). Essendo basata su una serie di strumenti e tecnologie di rilevamento diverse, la costellazione IRIDE sarà unica nel suo genere, tanto da poter essere considerata “una costellazione di costellazioni”.
In particolare, le sotto costellazioni di IRIDE prevedono payload operativi con varie risoluzioni spaziali sensibili a diverse bande dello spettro elettromagnetico, spaziando dall’imaging radar a microonde all’imaging ottico, sia in modalità multispettrale che iperspettrale, coprendo uno spettro di lunghezze d’onda che si spingono dal visuale fino all’infrarosso termico.
Il settore dei satelliti per l’Osservazione della Terra (EO, Earth Observation) è ormai una realtà consolidata nello scenario spaziale: si tratta infatti di strumenti dotati di crescente affidabilità e di tecnologie all’avanguardia, tali da permetterne l’impiego in una vasta gamma di applicazioni e servizi. La costellazione italiana IRIDE supporterà, insieme ad altri sistemi spaziali nazionali ed europei, la Protezione Civile e altre Amministrazioni per contrastare il dissesto idrogeologico e gli incendi, tutelare le coste, monitorare le infrastrutture critiche, la qualità dell’aria e le condizioni meteorologiche. Fornirà, inoltre, dati analitici per lo sviluppo di applicazioni commerciali da parte di startup, piccole e medie imprese e industrie di settore.
“Si tratta di un progetto unico, innovativo e ad alto valore tecnologico di cui andiamo orgogliosi, e che assicura a Officina Stellare un ruolo chiave all’interno della filiera italiana spazio”, afferma Gino Bucciol, Vice presidente Sviluppo Business e Co-Fondatore di Officina Stellare. “Per la sua realizzazione, lavoreremo in stretta sinergia con Argotec, con l’importante contributo di TSD Space per il sottosistema di imaging di volo, un’ulteriore occasione per accrescere il nostro know how, e contribuire al rafforzamento dell’industria del comparto”.

L’attività di 124 ricercatori ucraini proseguirà con il sostegno Ue

L’attività di 124 ricercatori ucraini proseguirà con il sostegno Ue

Anche in Paesi associati a Horizon Europe. Cinque in Italia

Roma, 23 feb. (askanews) – La Commissione europea ha annunciato ufficialmente i risultati della selezione riguardante l’iniziativa MSCA4Ukraine, che sostiene i ricercatori sfollati provenienti dall’Ucraina. Tredici dottorandi e 111 ricercatori post-dottorato ucraini potranno proseguire il loro lavoro negli Stati membri dell’UE e nei paesi associati a Orizzonte Europa. Cinque di loro saranno ospitati da atenei italiani: uno all’Università di Torino, uno all’ateneo di Foggia, uno all’Università di Palermo e due all’Università di Pisa.
I ricercatori selezionati saranno ospitati da organizzazioni accademiche e non accademiche in 21 paesi, la maggior parte dei quali avrà sede in Germania, Repubblica ceca e Francia. Lavoreranno su progetti di alto livello che abbracciano tutte le discipline scientifiche.
La maggior parte delle proposte di ricerca selezionate – informa la Commissione – riguarda le scienze della vita (25,8%), le scienze sociali e umane (21,8%) e la chimica (17,7%). La durata delle borse di dottorato assegnate varia da otto mesi a due anni e la maggior parte dei candidati ha ottenuto borse di due anni.
Saranno inoltre offerte opportunità di sviluppo professionale e attività di formazione, incentrate sullo sviluppo di abilità e competenze chiave trasferibili connesse alla ricerca. Come per le azioni Marie Sklodowska-Curie principali, il programma, che dispone di una dotazione complessiva di 25 milioni di euro, prevede assegni familiari per aiutare i ricercatori selezionati con responsabilità familiari e un’indennità per esigenze speciali volta a sostenere i ricercatori con disabilità e agevolare la loro partecipazione.
Quando le condizioni lo consentiranno, i ricercatori riceveranno un sostegno per ristabilirsi in Ucraina e contribuire a ricostruire e salvaguardare la capacità di ricerca e innovazione del paese. Il sostegno disponibile consentirà loro di mantenere i legami con l’organizzazione ospitante, svolgere tirocini di ricerca e sviluppare nuovi progetti quando la situazione lo permetterà.
La Commissione europea ha introdotto, nel contesto delle azioni Marie Sklodowska-Curie, un’azione specifica a sostegno dei ricercatori sfollati provenienti dall’Ucraina. Le borse MSCA4Ukraine sono aperte a tutti i settori della ricerca e dell’innovazione. Avviato nel settembre 2022, il programma MSCA4Ucraine rientra nella risposta dell’UE all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alla necessità di intervenire per sostenere i ricercatori ucraini e consentire loro di proseguire il loro lavoro nell’UE, contribuendo in tal modo a salvaguardare il sistema di ricerca e innovazione dell’Ucraina e la libertà della ricerca scientifica in generale. Il programma è attuato da un consorzio esperto che sostiene i ricercatori a rischio, costituito dall’Associazione europea delle università, Scholars at Risk Europe, ospitata presso l’Università Maynooth (Irlanda), e dalla Fondazione Alexander von Humboldt (Germania).
All’inizio di questo mese la Commissione ha inoltre annunciato che nel 2023 si prevede l’apertura di un nuovo ufficio del programma Orizzonte Europa a Kiev. L’ufficio fornirà sostegno ai punti di contatto nazionali, ai ricercatori e agli innovatori in tutta l’Ucraina e rafforzerà le reti per la ricerca e l’innovazione (R&I) tra le istituzioni ucraine ed europee.
Nel mese di marzo 2022 la Commissione ha varato il portale “Spazio europeo della ricerca per l’Ucraina” (ERA4Ukraine), uno sportello unico per servizi di informazione e sostegno destinati ai ricercatori stabiliti in Ucraina e a quelli che fuggono da tale paese.