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Terremoto, Asi: satelliti COSMO-SkyMed monitorano le zone colpite

Terremoto, Asi: satelliti COSMO-SkyMed monitorano le zone colpiteRoma, 23 feb. (askanews) – Sono trascorsi 17 giorni dal primo violento terremoto che ha colpito la notte del 6 febbraio la Turchia e la Siria e il lavoro della costellazione dei satelliti radar dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) COSMO-SkyMed non si ferma.
I satelliti – informa l’Agenzia – continuano a ‘guardare’ e l’Asi ha predisposto un piano di acquisizione dedicato per monitorare molte delle città che sono state interessate dal terremoto. Le ultime immagini giunte dai satelliti COSMO-SkyMed risalgono al 20 febbraio alle 15.27 UTC sulla citta di Gaziantep e su Kahramanmaras alle 03.07 UTC, ma sono moltissime quelle presenti in archivio post evento che l’Asi ha reso subito disponibili ad enti e istituzioni nazionali e internazionali e sulle quali non si ferma il lavoro di elaborazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
L’Ingv ha effettuato una prima analisi dei danni verificatisi sulle città di Gaziantep e Kahramanmaras utilizzando i dati e le immagini di COSMO-SkyMed. Attraverso una metodologia avanzata denominata Intensity Correlation Difference (ICD) è stato possibile ricavare una mappa di stima dei danni (damage proxy map) utilizzando l’individuazione dei cambiamenti delle scene SAR (Radar ad apertura sintetica). L’ICD, infatti, è un indice che calcola la differenza di correlazione di intensità tra coppie di immagini satellitari acquisite prima e dopo l’evento sismico, ossia una coppia pre sismica e una coppia a cavallo dell’evento.
L’analisi effettuata sulla città di Kahramanmaras, probabilmente la città in cui si sono verificati i danni maggiori, mostra un chiaro schema di cambiamenti nel centro della città (al centro dell’immagine). I dati post evento ottici ad alta risoluzione (sullo sfondo) in cui sono visibili i crolli, mostrano un’ottima sovrapposizione con i crolli individuati mediante le analisi effettuate sui dati COSMO-SkyMed (pixel blu). Sono tuttora in corso le validazioni di tali mappe che, seppure sufficientemente accurate, soffrono comunque di errori intrinseci nella tecnica stessa.
Anche in questo drammatico evento – evidenziano Asi e Ingv – è fondamentale la sinergia tra diverse aree di ricerca scientifica, mettendo al servizio della società le migliori innovazioni della conoscenza.

Asi, missione Minerva: successo per l’esperimento Ovospace

Asi, missione Minerva: successo per l’esperimento OvospaceRoma, 23 feb. (askanews) – L’esperimento Ovospace, condotto sulla Stazione spaziale internazionale da Samantha Cistoforetti durante la missione Minerva per studiare gli effetti della microgravità su cellule ovariche bovine, è rientrato di recente sulla Terra custodito nel MiniLab realizzato da ALI (Aerospace Laboratory for Innovative components) di Napoli. E proprio nei laboratori del Polo Tecnologico “Fabbrica dell’Innovazione” di Napoli, i tecnici della società spaziale ALI hanno aperto il piccolo laboratorio per dare il via allo studio dei risultati.
Il MiniLab – si legge sul sito dell’Agenzia spaziale italiana – è stato lanciato lo scorso 7 novembre dalla base spaziale Wallops in Virginia (USA) a bordo del razzo Antares nell’ambito della missione Minerva dell’astronauta Esa Samantha Cristoforetti. Al suo interno l’esperimento Ovospace, promosso nel quadro di un accordo tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’università La Sapienza di Roma e ideato dal team di del Dipartimento di Medicina Sperimentale.
Obiettivo dell’esperimento: studiare il comportamento delle cellule ovariche – essenziali per assicurare il controllo endocrino e la funzione riproduttiva – in condizioni di microgravità. L’interesse scientifico dell’esperimento è motivato dall’opportunità di approfondire genesi e sviluppo del processo riproduttivo in assenza di gravità, aspetto per il quale esiste scarsa letteratura e che le maggiori agenzie spaziali ritengono di interesse per le future prospettive dell’esplorazione umana dello spazio.
L’esperimento, di cui è stato confermato il pieno successo tecnologico e scientifico, rappresenta il primo importante passo nella comprensione del comportamento di queste cellule in ambiente spaziale e come questo influisca sulla loro corretta formazione. Aspetti importanti per lo sviluppo di terapie contro l’infertilità e per garantire salute e benessere di futuri equipaggi che parteciperanno a missioni di insediamento umano e di lunga permanenza nello spazio. L’Italia – si sottolinea – ha dimostrato ancora una volta il suo ruolo di leader nel settore spaziale, producendo strumenti sofisticati in grado di resistere alle condizioni estreme dello spazio e supportare la ricerca scientifica di frontiera.
All’apertura del MiniLab erano presenti Francesco Punzo, Sara Rita Merola, Pasquale Pellegrino e Michele Cioffi di ALI; Valeria Fedeli e Noemi Monti del Dipartimento di Medicina Sperimentale dell’Università di Roma La Sapienza e Luca Parca dell’Agenzia Spaziale Italiana, coordinatrice e finanziatrice del progetto attraverso il Contratto ASI n. 2022-5-I.0 “Acquisto di Space Box per esperimenti di life science su ISS durante la missione Cristoforetti”.
“Il successo della missione – commenta Giovanni Squame, presidente della società spaziale ALI – rappresenta un riconoscimento all’impegno alla professionalità delle nostre maestranze e un fondamentale contributo alla ricerca spaziale che viene dal Sud del paese. ALI è fiera di questo risultato che premia un metodo di lavoro basato sulla stretta collaborazione tra imprese, centri di ricerca e università”.
“La collaborazione bilaterale Asi-Nasa per l’utilizzo della stazione spaziale internazionale continua a produrre risultati di pregio non solo per il progresso della ricerca scientifica e per la crescita delle competenze tecnologiche nazionali, ma anche per il contributo offerto alla comunità spaziale internazionale, oggi protesa a colmare i gap di conoscenze necessarie per rendere possibile la presenza umana nello spazio profondo. – spiega Mario Cosmo, direttore Scienza e Ricerca dell’Agenzia Spaziale Italiana, che conclude – L’ottimo risultato di Ovospace conferma l’impegno e la competenza italiana presso i partner internazionali con cui l’Asi è impegnata a costruire il futuro dell’esplorazione umana dello spazio”.
Con il successo della missione Ovospace – commentano dall’ateneo – Sapienza si riconferma Università leader nel settore della ricerca biomedica e ingegneristica condotta in ambito spaziale. Un plauso va in particolare ai ricercatori afferenti al dipartimento di Medicina Sperimentale che hanno dato un contributo essenziale alla progettazione e alla realizzazione dell’esperimento, stabilendo una fruttuosa cooperazione con l’Asi e con la società ALI. Gli studi svolti nel contesto della biomedicina spaziale si collocano sulla frontiera della nuova medicina e si riveleranno fondamentali non solo per assicurare la salute degli astronauti, ma altresì per far progredire discipline emergenti come la systems biology e la medicina personalizzata.

Milano, Human Technopole: Marino Zerial nuovo direttore

Milano, Human Technopole: Marino Zerial nuovo direttoreMilano, 22 feb. (askanews) – Il Consiglio di Sorveglianza della Fondazione ha nominato Marino Zerial direttore di Human Technopole. Sino ad oggi direttore dell’Istituto Max Planck di Biologia Cellulare e Genetica Molecolare di Dresda in Germania, ente di ricerca che ha contribuito a fondare oltre 25 anni fa, Marino Zerial è inoltre professore onorario presso la Facoltà di Medicina della Technische Universität Dresden. Il suo percorso professionale, iniziato con una Laurea in Biologia presso l’Università di Trieste (1982), si è svolto interamente all’estero con esperienze di post-dottorato presso l’Institut Jacques Monod di Parigi e lo European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg dove ha avviato il proprio gruppo di ricerca nel 1989.
Nel corso della sua carriera si è occupato dello studio delle malattie del fegato e nello specifico ha dato un contributo fondamentale per la comprensione dei meccanismi molecolari del traffico intracellulare, in particolare dei processi che permettono alle cellule di internalizzare molecole, quali sostanze nutritive e di segnalazione, conosciute col nome di endocitosi. L’attività di ricerca del professor Zerial è stata riconosciuta da numerosi premi di ricerca internazionali, tra cui il FEBS Anniversary Prize (1994), il Chiara D’Onofrio Prize (1999), il Gottfried Wilhelm Leibniz Prize (2006) e il Fritz Lipmann Honorary Lecture, premio della Società tedesca di biochimica e biologia molecolare (2019). È stato eletto Membro EMBO nel 1996 e Membro dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti nel 2019. Inoltre, nel 2021 è stato eletto membro onorario internazionale dell’American Academy of Arts and Sciences.
Italiano di nascita e tedesco di adozione, Marino Zerial è il secondo direttore di Human Technopole, succedendo al professor Iain Mattaj che dal gennaio 2019 ad oggi ha guidato la prima fase di sviluppo dell’istituto.
“Ringrazio, a nome di tutta Human Technopole, il professor Iain Mattaj per il prezioso lavoro svolto durante i primi anni di costruzione e sviluppo della Fondazione – ha detto il presidente del Consiglio di sorveglianza Gianmario Verona- Eccellenza scientifica, internazionalizzazione e imprenditorialità sono stati i tratti distintivi del suo mandato, durante il quale Human Technopole ha completato la costruzione dei primi laboratori, avviato l’attività di ricerca e raggiunto un organico di oltre 350 tra ricercatori e personale amministrativo e di supporto proveniente da 30 paesi diversi. Oggi siamo felici di dare il benvenuto al professor Marino Zerial, uno scienziato di fama mondiale che rientra in Italia dopo una prestigiosa carriera spesa in influenti istituti di ricerca internazionali. Grazie alla sua esperienza professionale, il professor Zerial avrà il compito di affrontare le prossime sfide e portare Human Technopole dalla fase di startup a quella di scale-up. Tra le sfide imminenti vi sarà anche quella di lanciare operativamente il cruciale progetto delle Piattaforme Nazionali sulla ricerca biomedicale per cui la sua invidiabile esperienza in materia risulterà fondamentale”.
Il professor Marino Zerial è stato votato all’unanimità dal Consiglio di Sorveglianza della Fondazione in seguito alla procedura competitiva gestita da un Comitato di Ricerca composto da esperti internazionali. Come previsto dallo Statuto della Fondazione HT, il direttore è scelto tra scienziati di reputazione internazionale con prestigioso curriculum accademico e con comprovata capacità dirigenziale di infrastrutture scientifiche multidisciplinari di larga scala.
“Sono onorato e felice per la nomina a direttore della Fondazione Human Technopole e desidero ringraziare il presidente Gianmario Verona e i membri del Comitato di Ricerca e del Consiglio di Sorveglianza per la fiducia e l’entusiasmo che mi hanno trasmesso – ha detto Zerial – Con la sua duplice missione di eccellenza nella ricerca scientifica e di supporto ai laboratori nazionali tramite le sue piattaforme tecnologiche, lo Human Technopole ha un potenziale unico come catalizzatore della scienza biomedica italiana. A tal fine, sarà importante promuovere la ricerca interdisciplinare attraverso collaborazioni con gruppi italiani esperti in biochimica, biofisica, scienze computazionali, ma anche biologia teorica (biologia matematica) e ingegneria. Dedicherò il mio impegno e la mia esperienza per guidare lo staff della Fondazione Human Technopole nella realizzazione della sua ambiziosa missione. Sono grato alla Max Planck Society per avermi sostenuto nell’accettare questa nuova sfida”. (nella foto: Marino Zerial, nuovo direttore di Human Technopole)

Human Technopole: Marino Zerial nominato nuovo direttore

Human Technopole: Marino Zerial nominato nuovo direttoreRoma, 22 feb. (askanews) – Il Consiglio di Sorveglianza della Fondazione ha nominato Marino Zerial quale nuovo Direttore di Human Technopole. Il professor Zerial – informa l’Istituto – è stato votato all’unanimità dal Consiglio di Sorveglianza della Fondazione in seguito alla procedura competitiva gestita da un Comitato di Ricerca composto da esperti internazionali. Come previsto dallo Statuto della Fondazione HT, il Direttore è scelto tra scienziati di reputazione internazionale con prestigioso curriculum accademico e con comprovata capacità dirigenziale di infrastrutture scientifiche multidisciplinari di larga scala.
Sino ad oggi Direttore dell’Istituto Max Planck di Biologia Cellulare e Genetica Molecolare di Dresda in Germania, ente di ricerca che ha contribuito a fondare oltre 25 anni fa, Marino Zerial è inoltre professore onorario presso la Facoltà di Medicina della Technische Universität Dresden. Il suo percorso professionale, iniziato con una Laurea in Biologia presso l’Università di Trieste (1982), si è svolto interamente all’estero con esperienze di post-dottorato presso l’Institut Jacques Monod di Parigi e lo European Molecular Biology Laboratory di Heidelberg dove ha avviato il proprio gruppo di ricerca nel 1989.
Nel corso della sua brillante carriera si è occupato dello studio delle malattie del fegato e nello specifico ha dato un contributo fondamentale per la comprensione dei meccanismi molecolari del traffico intracellulare, in particolare dei processi che permettono alle cellule di internalizzare molecole, quali sostanze nutritive e di segnalazione, conosciute col nome di endocitosi. L’attività di ricerca del professor Zerial è stata riconosciuta da numerosi premi di ricerca internazionali, tra cui il FEBS Anniversary Prize (1994), il Chiara D’Onofrio Prize (1999), il Gottfried Wilhelm Leibniz Prize (2006) e il Fritz Lipmann Honorary Lecture, premio della Società tedesca di biochimica e biologia molecolare (2019). È stato eletto Membro EMBO nel 1996 e Membro dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti nel 2019. Inoltre, nel 2021 è stato eletto membro onorario internazionale dell’American Academy of Arts and Sciences.
Italiano di nascita e tedesco di adozione, Marino Zerial è il secondo Direttore di Human Technopole, succedendo al professor Iain Mattaj che dal gennaio 2019 ad oggi ha guidato la prima fase di sviluppo dell’istituto. “Ringrazio, a nome di tutta Human Technopole, il professor Iain Mattaj per il prezioso lavoro svolto durante i primi anni di costruzione e sviluppo della Fondazione. Eccellenza scientifica, internazionalizzazione e imprenditorialità sono stati i tratti distintivi del suo mandato, durante il quale Human Technopole ha completato la costruzione dei primi laboratori, avviato l’attività di ricerca e raggiunto un organico di oltre 350 tra ricercatori e personale amministrativo e di supporto proveniente da 30 paesi diversi. Oggi siamo felici di dare il benvenuto al professor Marino Zerial, uno scienziato di fama mondiale che rientra in Italia dopo una prestigiosa carriera spesa in influenti istituti di ricerca internazionali. Grazie alla sua esperienza professionale, il professor Zerial avrà il compito di affrontare le prossime sfide e portare Human Technopole dalla fase di startup a quella di scale-up. Tra le sfide imminenti vi sarà anche quella di lanciare operativamente il cruciale progetto delle Piattaforme Nazionali sulla ricerca biomedicale per cui la sua invidiabile esperienza in materia risulterà fondamentale”, ha dichiarato il Presidente Gianmario Verona.
“Sono onorato e felice per la nomina a Direttore della Fondazione Human Technopole e desidero ringraziare il Presidente Gianmario Verona e i membri del Comitato di Ricerca e del Consiglio di Sorveglianza per la fiducia e l’entusiasmo che mi hanno trasmesso. Con la sua duplice missione di eccellenza nella ricerca scientifica e di supporto ai laboratori nazionali tramite le sue piattaforme tecnologiche, lo Human Technopole ha un potenziale unico come catalizzatore della scienza biomedica italiana. A tal fine, sarà importante promuovere la ricerca interdisciplinare attraverso collaborazioni con gruppi italiani esperti in biochimica, biofisica, scienze computazionali, ma anche biologia teorica (biologia matematica) e ingegneria. Dedicherò il mio impegno e la mia esperienza per guidare lo staff della Fondazione Human Technopole nella realizzazione della sua ambiziosa missione. Sono grato alla Max Planck Society per avermi sostenuto nell’accettare questa nuova sfida” ha commentato il professor Marino Zerial.

Coltivare sulla Luna con fertilizzanti ricavati dalla regolite

Coltivare sulla Luna con fertilizzanti ricavati dalla regoliteRoma, 22 feb. (askanews) – Prima o poi, i coloni sulla Luna dovranno diventare agricoltori. Un nuovo progetto Esa Discovery guidato dalla norvegese Solsys Mining sta esaminando il trattamento del suolo lunare per creare fertilizzanti per le piante in crescita.
La buona notizia – evidenzia l’Agenzia spaziale europea – è che l’analisi dei campioni lunari riportati sulla Terra mostra che sono disponibili minerali essenziali sufficienti per la crescita delle piante, a parte i composti azotati. La cattiva notizia è che il suolo lunare (o ‘regolite’) si compatta in presenza di acqua, creando problemi per la germinazione delle piante e la crescita delle radici.
L’agricoltura idroponica offre quindi un’alternativa pratica. Questo tipo di agricoltura comporta l’alimentazione delle radici delle piante direttamente con acqua ricca di sostanze nutritive, senza la necessità di terra.
Il progetto “Enabling Lunar In-Situ Agriculture by Producing Fertilizer from Beneficiated Regolith”, guidato da Solsys Mining con l’Istituto geotecnico norvegese (NGI) e il Centro per la ricerca interdisciplinare nello spazio (CIRiS), prevede lo studio di una combinazione di processi meccanici, chimici e biologici per estrarre nutrienti minerali dalla regolite.
L’illustrazione fornita dall’Esa mostra come potrebbe presentarsi l’impianto: un’area per la selezione meccanica della regolite che viene fatta passare attraverso il modulo centrale per lavorazioni più avanzate, infine i nutrienti, una volta sciolti in acqua, vengono pompati nel giardino idroponico.
“Questo lavoro è essenziale per la futura esplorazione lunare a lungo termine”, commenta Malgorzata Holynska, ingegnere dei materiali e dei processi dell’ESA. Raggiungere una presenza sostenibile sulla Luna, spiega, comporterà l’utilizzo di risorse locali e l’accesso ai nutrienti presenti nella regolite lunare con il potenziale necessario per aiutare la coltivazione delle piante. Questo studio rappresenta un primo passo che apre la via a ricerche più dettagliate in futuro. Il team di Solsys Mining – conclude Esa – è ottimista, avendo già coltivato fagioli utilizzando regolite lunare simulata come fonte di nutrienti.

Marte, con gli strumenti attuali difficile rilevare tracce di vita

Marte, con gli strumenti attuali difficile rilevare tracce di vitaRoma, 22 feb. (askanews) – Identificare segni inequivocabili di vita su Marte è uno degli obiettivi che spinge gli scienziati a inviare missioni spaziali sul Pianeta Rosso. Studi effettuati in uno dei luoghi più aridi del nostro pianeta – Piedra Roja, nel deserto di Atacama in Cile – suggeriscono che scoprire le tracce di vita su Marte sarà più difficile del previsto.
Da quanto è emerso, gli attuali strumenti di rilevamento di tracce biologiche già presenti sulla superficie di Marte o in fase di progettazione, potrebbero non essere abbastanza sensibili per mettere in evidenza tracce di vita estinta. Questo è quanto mette in luce sostanzialmente uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications firmato da un team internazionale di ricercatori di istituti sparsi in tutto il mondo, tra cui l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF).
Il sito di Piedra Roja – informa l’Inaf – è caratterizzato da rocce sedimentarie ricche di ossidi di ferro, ematite e fanghi contenenti argille come vermiculite e smectiti, e quindi geologicamente analogo a Marte. I campioni prelevati presentano un numero importante di microrganismi con un insolito alto tasso di indeterminazione filogenetica – ciò che viene definito microbioma oscuro – e un mix di “firme biologiche” di microrganismi esistenti e antichi che sono a malapena rilevati con le più moderne attrezzature di laboratorio. Questi risultati sottolineano l’importanza di riportare sulla Terra i campioni provenienti da Marte, al fine di utilizzare le più potenti tecniche di rilevamento a oggi disponibili nei laboratori per stabilire con certezza se la vita sia mai esistita su Marte.
Dall’analisi del DNA dei microrganismi presenti in queste rocce è emerso un dato particolarmente interessante: circa il 9% è risultato non classificabile, mentre a circa il 41% è stato possibile assegnare solo il dominio o al massimo l’ordine, mettendo in evidenza che non sono chiare le relazioni di parentela evolutiva rispetto agli organismi terrestri noti. Si ritiene possano essere specie viventi che non sono ancora state individuate altrove sulla Terra, o in alternativa comunità superstiti di specie microbiche che un tempo abitavano il delta del fiume, delle quali però non sono conosciute specie parenti attualmente esistenti.
Inoltre, sono state rivelate biofirme molecolari di vita estinta e presente che potrebbero provenire da solfobatteri e fototrofi come i cianobatteri, ma che sono in concentrazioni ai limiti della sensibilità di strumentazione d’avanguardia presente nei nostri laboratori terrestri, difficilmente rilevabili con strumenti miniaturizzati come quelli a bordo dei rover marziani.
“Questo è il classico esempio di come si lavora nell’ambito dell’astrobiologia, – osserva John Brucato, astrobiologo dell’INAF di Arcetri e tra i firmatari dell’articolo – perché si tratta di un lavoro corale, che comprende la collaborazione di molteplici istituti di ricerca sparsi in tutto il mondo, in ognuno dei quali c’è una particolare expertise. Sono stati messi insieme risultati che riguardano la geologia, la petrologia, la mineralogia, la chimica, la biologia e la planetologia proprio perché questo tipo di lavori saranno utili per lo studio di Marte. Il lavoro congiunto dei diversi gruppi di ricerca è stato coordinato in maniera tale da raggiungere nuove conoscenze attraverso diverse tecniche, per capire la natura di questi microrganismi che vivono in un ambiente completamente arido. La regione in cui sono stati fatti questi prelievi è infatti il deserto più arido in assoluto che si possa trovare sulla Terra e questi microorganismi sembrano essere davvero peculiari e molto diversi da tutti gli altri conosciuti finora, se consideriamo che la quantità di microorganismi è talmente elevata che se ne scoprono continuamente di diversi. In questo caso, si tratta di una classe veramente nuova che ha permesso di capire la loro adattabilità in condizioni estreme che le può far considerare simili a quelle marziane”.
“Ci siamo occupati in particolare dell’analisi dei campioni – sottolinea Teresa Fornaro, ricercatrice dell’INAF di Firenze – utilizzando la tecnica di spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier di riflettanza diffusa (Drifts). Questo ci ha permesso di analizzare i campioni in modo analogo a strumenti a bordo di missioni marziane, come lo strumento SuperCam a bordo del rover Perseverance della missione della NASA Mars 2020 e lo strumento MicrOmega che volerà sulla futura missione dell’ESA ExoMars /Rosalind Franklin. Le nostre analisi hanno confermato la composizione mineralogica di queste rocce, ma la rivelazione di composti organici è stata possibile principalmente nella regione spettrale del medio infrarosso che non corrisponde a quella investigata dagli strumenti SuperCam e MicrOmega”. “La capacità quindi di questi strumenti di rivelare organici su Marte in concentrazioni basse come quelle di Piedra Roja – conclude – è limitata”.

Così i robot impareranno ad affrontare situazioni impreviste

Così i robot impareranno ad affrontare situazioni imprevisteRoma, 21 feb. (askanews) – Sviluppare sistemi robotici avanzati, guidati dall’intelligenza artificiale, in grado di apprendere le abilità necessarie per interagire con le persone, con gli oggetti e con l’ambiente circostante adattandosi alle situazioni. È l’obiettivo IntelliMan, nuovo progetto di ricerca Horizon Europe finanziato con 4,5 mln di euro, coordinato dall’Università di Bologna e che coinvolge tredici partner da sei paesi europei (Germania, Italia, Spagna, Svizzera, Slovenia e Regno Unito), uniti da una visione comune: sviluppare robot intelligenti con avanzate capacità di apprendimento. Una sfida che punta a realizzare sistemi in grado di “dare una mano” negli ospedali, nelle strutture di assistenza per anziani, nelle fabbriche, nei ristoranti, nel settore dei servizi e anche nella vita domestica delle singole famiglie.
“Con IntelliMan vogliamo concentrarci sullo sviluppo di robot in grado di imparare in modo mirato, efficiente ed efficace, garantendo al tempo stesso elevati standard di sicurezza”, dice Gianluca Palli, professore ordinario al Dipartimento di Ingegneria dell’Energia Elettrica e dell’Informazione “Guglielmo Marconi” (DEI) dell’Università di Bologna e coordinatore del progetto. “Il sistema robotico che progetteremo potrà apprendere le abilità necessarie per interagire con le persone, con gli oggetti e con l’ambiente circostante: sfruttando algoritmi basati sull’intelligenza artificiale, sarà in grado di comprendere autonomamente le proprietà e le funzionalità degli oggetti della vita quotidiana e nei contesti industriali”.
Oltre a coordinare e monitorare l’integrazione delle tecnologie nel complesso delle attività del progetto, l’Università di Bologna – informa l’Ateneo – sfrutterà in particolare le sue ampie competenze su robotica e intelligenza artificiale per sviluppare soluzioni innovative nel campo della protesica, in collaborazione con il Centro Protesi INAIL. E insieme a ELVEZ (che realizza prodotti specializzati per l’industria automobilistica, l’ingegneria elettrica e meccanica) si occuperà di sistemi di manipolazione per la produzione industriale.
“Manipolatori robotici e mani robotiche in grado di interagire con l’ambiente circostante sono a un passo dall’essere realtà, ma la questione chiave è capire come questi sistemi possano essere in grado di sviluppare nuove abilità – dice ancora Palli – e di interagire con gli oggetti indipendentemente dalla loro composizione, dimensione e forma, sfruttando tecniche di intelligenza artificiale: confrontandosi con le persone e con l’ambiente, questi sistemi dovranno acquisire nuove conoscenze, cioè essere in grado di fare fronte a compiti imprevisti che non sono stati pre-programmati”. Roberto Meattini, membro del gruppo di ricercatori del DEI dell’Università di Bologna coinvolti nel progetto IntelliMan, prosegue: “La prossima generazione di sistemi di manipolazione robotica dovrà poter operare sia in maniera autonoma che in cooperazione con utilizzatori umani, grazie ad interfacce uomo-robot di tipo avanzato”.
I campi di applicazione possibili sono svariati, dalla produzione industriale alla logistica, dalla robotica di servizio ai dispositivi indossabili come esoscheletri e protesi. Gli studiosi si concentreranno sui problemi di manipolazione e posizionamento di oggetti deformabili, che possono coinvolgere le protesi dell’arto superiore nelle attività quotidiane in cucina, nelle operazioni di cablaggio dell’industria automobilistica e nella movimentazione di alimenti freschi per la logistica dei supermercati. Con un’attenzione particolare per i requisiti di sicurezza da adottare e per le migliori strategie che permettano di garantire un “rapporto di fiducia” tra umani e robot.

Procedure elettrofisiologiche: all’IcCS la prima sala in Italia

Procedure elettrofisiologiche: all’IcCS la prima sala in ItaliaMilano, 21 feb. (askanews) – Inaugurata a Milano, all’Istituto Clinico Città Studì la prima sala operatoria in Italia – dedicata alle procedure elettrofisiologiche – dotata del catetere per il mappaggio ad alta definizione delle malattie cardiache e del catetere ablatore con modalità di erogazione ad alta potenza e breve durata (quattro secondi). Si tratta di una rilevante innovazione tecnologica che permette di ridurre del 50% i tempi della procedura operatoria.
Il primo intervento è stato eseguito dal dottore Giuseppe Augello e dalla sua equipe. L’operazione, mirata alla cura di un caso di fibrillazione atriale ad alta frequenza non responsiva alla terapia farmacologica, ha permesso di mappare in maniera estremamente precisa la camera cardiaca e di applicare in circa 15 minuti l’energia necessaria al fine di eliminare le regioni anomale.
La fibrillazione atriale è una delle tre patologie cardiovascolari più frequenti e di maggior impatto sulla mortalità. Il trattamento farmacologico spesso si rivela inefficace o anche affetto da importanti effetti collaterali. L’ablazione transcatetere si configura in questo come una valida alternativa e rappresenta il trattamento di scelta in molti casi. Si tratta di un intervento mini-invasivo che consente di identificare le anomalie cardiache sottese alla fibrillazione stessa e di eliminarle mediante piccole applicazioni di energia termica.
In questo contesto la tecnologia si configura come una risorsa sempre più importante non solo per il mappaggio delle regioni cardiache anomale ma anche per l’applicazione sicura ed efficace di energia termica da tessuto anomalo. Prima struttura in Italia, l’istituto Clinico Città Studi ha deciso di dotarsi di due dispositivi frutto della migliore innovazione in campo tecnologico: un “catetere multipolare” (32 poli) per il mappaggio ad alta definizione delle aritmie cardiache che permette una ricostruzione anatomica estremamente accurata in aggiunta ad una registrazione dei segnali elettrici di alta qualità, aumentando quindi l’efficienza della procedura; e un “Catetere ablatore ad alta potenza e sensore di pressione”, che con una innovativa modalità di erogazione ad alta potenza e breve durata – solo 4 secondi – permette di ridurre notevolmente i tempi di ablazione garantendo allo stesso tempo un elevato profilo di sicurezza e di efficacia dell’ablazione stessa.
(Nella foto: il dottore Giuseppe Augello, terzo da sinistra, e la sua equipe)

Euclid, la missione Esa sulle tracce di energia e materia oscura

Euclid, la missione Esa sulle tracce di energia e materia oscuraRoma, 21 feb. (askanews) – Com’è nato l’Universo? E perché si sta espandendo più velocemente di quanto ci si aspetterebbe? Che ruolo giocano in questa accelerazione la materia oscura e l’energia oscura che dominano l’Universo ma che rimangono sfuggenti e misteriose? Domande centrali per la cosmologia moderna che portano molto indietro nel tempo, ed è lì che intende spingersi la missione Euclid dell’Agenzia spaziale europea che sarà lanciata a luglio. Una missione impegnativa e ambiziosa, a cui contribuisce anche la Nasa, che vede al lavoro un consorzio di 2.000 scienziati di 300 istituti in 16 Paesi (13 europei e Stati Uniti, Canada e Giappone) che ha fornito gli strumenti scientifici e che si occuperà di analizzare la mole di dati che Euclid invierà sulla terra.
“Al momento Euclid è la missione più complessa per obiettivi scientifici. Il modello cosmologico attuale – spiega ad askanews Barbara Negri, responsabile Volo umano e Sperimentazione scientifica dell’Agenzia spaziale italiana – vede l’Universo composto per il 5% da materia visibile, per il 25% da materia oscura che non emette luce e per il 70% da energia oscura. Partendo da queste informazioni gli scienziati vogliono cercare di capire perché l’Universo si sta muovendo più velocemente rispetto a quanto previsto dal modello e se materia ed energia oscura giocano un ruolo in questa accelerazione. Euclid è dotato di un telescopio di 1,2 metri progettato per lavorare alle lunghezze d’onda visibile e vicino infrarosso che raccoglierà luce da oggetti cosmici distanti fino a 10 miliardi di anni e la invierà ai due strumenti di bordo, che lavorano in parallelo: VIS (Visible Instrument), di cui sono responsabili gli inglesi, e NISP (Near Infrared Spectrometer and Photometer) di cui sono responsabili i francesi. E noi abbiamo contribuito a entrambi. Euclid – prosegue Barbara Negri – misurerà la forma di decine di milioni di galassie e il loro spostamento verso il rosso. Lo spostamento verso il rosso della lunghezza d’onda o redshift è un effetto dell’espansione accelerata dell’Universo: più la galassia si allontana, maggiore è lo spostamento verso il rosso”.
Euclid creerà la più grande e accurata mappa 3D dell’Universo mai prodotta osservando forme e movimenti di oltre un miliardo di galassie attraverso 10 miliardi di anni di tempo cosmico, su più di un terzo del cielo: 150 mila immagini ad alta definizione nel visibile e nel vicino infrarosso associate a colori e informazioni spettrali, circa un petabyte di dati da scaricare, da una distanza di circa 1,5 milioni di chilometri. Una mole di dati impressionante che gli scienziati a terra si troveranno a gestire e analizzare.
“Sì, certamente il focus scientifico è qui sulla terra, con il Ground Segment Scientifico di responsabilità italiana, che – sottolinea Negri – ha dato sicuramente grande visibilità al nostro Paese nell’ambito di questa missione. Ci lavorano circa 1.000 scienziati, di cui 200 sono italiani, tanto per rendere l’idea. Sono previsti 9 centri a terra, distribuiti in diversi Paesi. Noi abbiamo lo Science Data Center presso l’ALTEC di Torino dove si pianificano le osservazioni, viene controllata la qualità dei dati per verificare le prestazioni degli strumenti in orbita e si procede alla loro validazione. Step necessari per arrivare all’elaborazione dei dati e all’analisi scientifica finale”. Oltre all’Agenzia spaziale italiana sono coinvolti enti e istituti di ricerca, a partire da Inaf e Infn, e diversi atenei tra cui la Sapienza, Roma Tre, Bologna, Firenze, Milano, Trieste. “Abbiamo chiamato a raccolta il gotha della scienza in Italia per una missione davvero ambiziosa, destinata ad aprire un capitolo importante nella conoscenza del nostro Universo”.
Anche l’industria italiana è protagonista in Euclid. Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), in Italia è primo contraente per la realizzazione del satellite della missione Euclid ed è anche responsabile del suo modulo di servizio nonché a capo di una squadra industriale composta da oltre 120 aziende europee. Tra i principali subcontraenti, Airbus Defense & Space di Tolosa, Francia, è responsabile del Payload Module, comprendente telescopio e banco ottico dove sono alloggiati i sensori dei 2 strumenti VIS e NISP, forniti dal Consorzio Euclid (EC).
L’industria italiana ha avuto una partecipazione importante anche nello sviluppo del payload. L’ATI (Associazione Temporanea d’Imprese), costituita dalla mandataria OHB Italia e dalle mandanti SAB Aerospace e Temis, ha realizzato i sottosistemi a responsabilità italiana per gli strumenti NISP e VIS della missione Euclid. In particolare, per lo strumento NISP sono stati sviluppati in Italia il Detector Processing Unit (DPU) e il Detector Control Unit (DCU) oltre alla ruota porta filtri (Grism Wheel Assembly), un sottosistema molto complesso, mentre per VIS è stato realizzato il Command and Data Processing Unit (CDPU).
TAS Italia ha fornito anche il transponder X-band, mentre gli amplificatori X-band e K-band Traveling Wave Tube (TWTA) sono stati sviluppati da Thales Alenia Space in Belgio. Thales Alenia Space in Spagna ha fornito il sistema di telecomunicazione satellitare. Anche Leonardo partecipa a Euclid con i micropropulsori a gas freddo con i quali l’Esa sarà in grado di controllare l’orientamento della sonda nello spazio con correzioni di direzione di osservazione infinitesimali. Anche le informazioni circa la linea di mira del telescopio proverranno da un sensore Leonardo: specificatamente sviluppato per la missione Euclid, il Fine Guidance Sensor (FGS) è un sensore stellare di altissima accuratezza, montato direttamente sul telescopio, con lo scopo di assicurare allineamento assoluto fra l’asse del telescopio stesso e le stelle di riferimento. Leonardo fornisce infine i pannelli fotovoltaici, che assicureranno l’alimentazione di tutti i sistemi della sonda.
Presso lo stabilimento TAS di Torino in estate sono state completate tutte le attività di integrazione del satellite Euclid che attualmente si trova in Francia, presso gli stabilimenti TAS a Cannes, ultima tappa europea prima della partenza per la Florida in vista del lancio programmato per luglio. “Inizialmente Euclid – spiega Barbara Negri – doveva essere lanciato da Kourou con il razzo russo Soyuz, poi lo scoppio della guerra in Ucraina ha cambiato tutto. Il lancio sarebbe potuto avvenire con il razzo europeo Ariane 6 ma saremmo stati in coda ad altre missioni portando a uno slittamento del lancio a fine 2024 o inizio 2025. A quel punto l’Esa ha trattato con la Nasa per lanciare dalla base di Cape Canaveral con il Falcon 9 di SpaceX”.
“L’Italia – conclude Barbara Negri – è presente in tutte le missioni scientifiche dell’Esa con ruoli da leader. Se guardiamo ad esempio alle missioni per la ricerca di esopianeti – Cheops già in volo, Plato che volerà nel 2026, Ariel che sarà lanciata nel 2029 – l’Italia è leader indiscussa in Europa. Abbiamo realizzato il telescopio per Cheops, stiamo concludendo la consegna dei 26 telescopi per Plato e stiamo lavorando al grande telescopio per Ariel. Siamo leader non solo nell’ottica ma anche nell’elettronica di bordo. Negli anni abbiamo sviluppato e consolidato capacità scientifiche e industriali di livello davvero alto che ci consentono di avere ruoli di primo piano in molte missioni”.
(Luciana Papa)

Spazio, D-Orbit firma un contratto di lancio con Patriot Infovention

Spazio, D-Orbit firma un contratto di lancio con Patriot InfoventionRoma, 16 feb. (askanews) – Nella giornata conclusiva della Global Space and Technology Convention di Singapore, la società di trasporto e logistica spaziale D-Orbit ha annunciato la firma di un contratto di lancio con Patriot Infovention, una società di software thailandese specializzata in servizi di assistenza governativa, supporto e assistenza, gestione dei dati e sicurezza informatica. Questo satellite rappresenta la prima incursione di Patriot Infovention nell’industria spaziale.
Il contratto prevede il lancio e il rilascio in orbita di LOGSATS (LOra Gateway Service and Aircraft Tracking Satellite), un CubeSat 3U prodotto da Patriot Infovention. Il satellite testerà sia il primo sistema di comunicazione Internet-of-Things (IoT) thailandese basato sullo spazio, sia il sistema di monitoraggio dell’aviazione della Thailandia.
Mentre il sistema di comunicazione IoT mira a implementare il modello di smart city nel Paese, utilizzando tecnologie dell’informazione e della comunicazione per migliorare e ottimizzare l’uso delle risorse cittadine, il sistema di monitoraggio dell’aviazione supporterà il controllo del traffico aereo con e senza equipaggio in Thailandia.
“Siamo entusiasti di avere Patriot Infovention a bordo di una delle nostre prossime missioni”, ha dichiarato Matteo Andreas Lorenzoni, Head of Sales di D-Orbit. “È sempre interessante esplorare collaborazioni con aziende che non appartengono al settore spaziale, capire come la nostra tecnologia possa supportarle e adattarsi alle loro richieste; non vediamo l’ora di lavorare con Infovention alla loro prima missione spaziale”.
Questa missione sarà un passo fondamentale per Patriot Infovention che, entro il 2027, intende lanciare una costellazione di satelliti in grado di fornire comunicazioni in tempo quasi reale in tutto il Paese. “In Patriot Infovention, il nostro team di ricerca e sviluppo per la tecnologia satellitare si dedica al progresso del settore con soluzioni all’avanguardia. Con un’attenzione particolare all’innovazione, sapevamo di aver bisogno di un partner di cui poterci fidare per fornire servizi precisi e affidabili. D-Orbit ci ha colpito per la sua competenza, professionalità e impegno nella collaborazione. Non vediamo l’ora di lavorare con D-Orbit per molti anni a venire”, ha sottolineato Parinya Anantachaisilp, Chief Technology Officer di Patriot Infovention.
“La firma dell’accordo tra un’azienda italiana e una thailandese qui a Singapore è un esempio tangibile di come le nostre imprese possano trarre vantaggio dalla Città-Stato per lo sviluppo del loro business verso i dinamici mercati del Sud-Est asiatico”, ha commentato Mario Andrea Vattani, Ambasciatore d’Italia a Singapore e Brunei. “Con una forte presenza nell’industria dei semiconduttori e della manifattura avanzata, oltre al suo ruolo di hub regionale, Singapore offre grandi opportunità alle nostre aziende. Sono stato lieto di dare il benvenuto al Ministro dei Trasporti di Singapore e al Ministro incaricato delle Relazioni Commerciali S. Iswaran, al Padiglione Italiano della GSTC 2023. Ha mostrato grande curiosità per le tecnologie all’avanguardia dei nostri prodotti, come il veicolo di trasferimento orbitale di D-Orbit”.
ION Satellite Carrier è un veicolo multiuso in grado di effettuare in un’unica missione il trasporto di satelliti in orbita, l’hosting di payload e servizi avanzati di edge computing. Il satellite di Patriot Infovention sarà integrato su uno dei prossimi ION, il cui volo è previsto per ottobre 2023.