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Gasparri: mi dimetto da Cyberalm, società non merita attacchi

Gasparri: mi dimetto da Cyberalm, società non merita attacchiRoma, 6 mar. (askanews) – Il presidente dei senatori Fi Maurizio Gasparri ha comunicato le sue dimissioni dalla presidenza della società Cyberalm in una lettera inviata al Presidente del Senato Ignazio La Russa.


“Caro Presidente – scrive Gasparri – ho sempre ritenuto assolutamente compatibile con il mio ruolo di senatore l’incarico non operativo di presidente di una società privata. Come Lei ben sa la vicenda è stata esaminata dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari a seguito della mia lettera, che le ho inviato in data 24 novembre 2023. Successivamente la stessa Giunta, in data 21 dicembre 2023 ha giudicato compatibile quell’incarico con il mandato parlamentare. E fino a quella fase ho mantenuto quella funzione non operativa proprio per non sottrarmi alla verifica della Giunta. Che con ampie motivazioni e larghissima votazione mi ha dato ragione. Se mi fossi dimesso il giudizio non ci sarebbe stato e la questione della compatibilità sarebbe stata oggetto di inutili quanto immotivate discussioni. Ora ottenuta piena soddisfazione, le comunico di essermi dimesso dalla presidenza non operativa di Cyberalm, società che non merita astiosi e immotivati attacchi”. “Non mi sono dimesso prima – spiega – proprio per consentire agli organi del Senato di esprimersi. Non mi sono voluto sottrarre a un giudizio che non ci sarebbe stato se mi fossi dimesso mesi fa. Un giudizio che mi ha dato ragione, mentre attendo l’esito dei giudizi a carico dei programmi Rai, di alcuni giornali e di singoli vaniloquenti che scaturiranno dalle mie numerose denunce. Io ho avuto ragione. Loro hanno e avranno sempre torto. Cordiali saluti”.

Fed, fari dei mercati su audizione Powell, domani direttorio Bce

Fed, fari dei mercati su audizione Powell, domani direttorio BceRoma, 6 mar. (askanews) – Tra stasera e domani torna a riunirsi il Consiglio direttivo della Banca centrale europea, l’organismo a cui partecipano tutti i governatori delle banche centrali nazionali dell’area euro e che stabilisce la politica monetaria comune. Alle 14 e 15 di giovedì, al termine della riunione, verranno comunicate le decisioni sui tassi di interesse, per cui si prevede una conferma.


Contestualmente verranno pubblicate le previsioni aggiornate su economia e inflazione dei tecnici della Bce. Generalmente è attesa una limatura delle stime sul caro vita. Mezz’ora dopo, alle 14 e 45 la presidente Christine Lagarde terrà la consueta conferenza stampa esplicativa. Ma intanto oggi i fari dei mercati saranno puntati sulla audizione semestrale del presidente della Federal Reserve, la banca centrale statunitense al Congresso. Questo pomeriggio Jay Powell si recherà alla Camera dei rappresentanti e domani al Senato. La solidità dei dati sull’economia degli Stati Uniti continua a far ritenere agli analisti che l’istituzione potrebbe allungare i tempi di un primo taglio dei tassi di interesse. Il prossimo direttorio della Fed per le decisioni monetarie (Fomc) si terrà tra due settimane, il 19 e 20 marzo.


Tornando all’area euro e alla Bce, da diversi mesi, ormai, gli analisti reputano che il picco dei tassi sia stato raggiunto con il 4,50% deciso lo scorso settembre, dopo una aggressiva manovra di inasprimento con cui la Bce ha complessivamente alzato i tassi di riferimento dell’area euro di 450 punti base. Da allora gli interrogativi hanno circondato soprattutto la tempistica con cui dovrebbe iniziare l’inversione di rotta, cioè quando deciderà il primo taglio dei tassi. Nei mesi scorsi i mercati si erano perfino sbilanciati e ipotizzare che questa mossa potesse avvenire alla fine del primo trimestre. Ma, come per la Federal Reserve negli Stati Uniti, i banchieri centrali centrali dell’eurozona sono ripetutamente intervenuti per respingere queste speculazioni e “rimettere in riga i mercati” (immagine recentemente utilizzata dalla Banca di regolamenti internazionali), per ricondurre le loro aspettative più in linea ai propositi della strategia monetaria.


La Bce punta ad avere il caro vita medio dell’area euro al 2%. E la stretta sui tassi, nelle sue intenzioni, punta a favorire il ritorno a questo valore creando un freno agli aggregati di domanda. Già da tempo sia Lagarde, sia altri esponenti dell’istituzione, hanno indicato nelle dinamiche salariali un elemento chiave da valutare prima di avventurarsi su un taglio. In particolare si vuole verificare l’esito delle tornate negoziali del primo trimestre, per capire se si creeranno nuove potenziali pressioni rialziste da questo canale, un possibile “effetto di secondo” livello della recente elevata inflazione.


I consuntivi sui dati del primo trimestre richiederanno ancora diverse settimane. Ma intanto un ulteriore elemento ha mostrato potenziali problematicità per la Bce: i prezzi dei servizi nell’area euro, su cui l’inflazione risulta più persistente del previsto e spiega in buona parte perché a febbraio il rallentamento della crescita generale dei prezzi sia stato meno netto delle attese, al 2,8% su base annua. Questo aspetto ha appena trovato conferma nelle indagini presso i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese (gli Indici Pmi), che hanno ravvisato persistenti pressioni sui prezzi proprio nel settore terziario, dove la dinamica di attività è tornata positiva e decisamente migliore rispetto all’industria manifatturiera, zavorrata, quest’ultima, dalla contrazione delle aziende della Germania. Il rischio, secondo gli economisti che curano gli stessi indici Pmi, è che l’eurozona vada a impelagarsi in una fase di “stagflazione”, ovvero crescita ferma o molto a rilento assieme a elevata inflazione. E questo rinvierebbe le tempistiche dei tagli dei tassi della Bce, ad oggi prevalentemente ipotizzati scattare tra fine primavera e inizio estate, con diversi analisti che indicano giugno come mese chiave, dato che allora verranno nuovamente aggiornate le previsioni della Bce. Un altro aspetto che potrebbe evolversi in maniera diversa rispetto alle attese degli esperti è la portata della prima fase di riduzione del freno monetario. Perché quasi certamente la Bce non solo si muoverà a piccoli passi in questa manovra, a differenza dei maxi rialzi operati nel 2022 a inizio stretta, ma è anche prevedibile che si limiti appunto a smorzare solo in parte l’intronazione restrittiva della sua linea, per poi fermarsi e vedere come sviluppa il quadro prima di fare altro. Su questo diversi analisti ipotizzano tagli dei tassi per 100 punti base entro fine 2024, alcuni perfino per 150 punti base, ma resta da vedere se anche su questo aspetto i “falchi” del direttorio non riescano a imporre una linea più prudente.

Ciak per Ricomincio da Taaac, secondo film de Il Milanese Imbruttito

Ciak per Ricomincio da Taaac, secondo film de Il Milanese ImbruttitoRoma, 6 mar. (askanews) – Al via a Milano le riprese di “Ricomincio da Taaac”, secondo film de “Il Milanese Imbruttito”, a tre anni da “Mollo tutto e apro un chiringuito”. Il sequel vede protagonista ancora Germano Lanzoni nei panni dell’iconico “Signor Imbruttito”, milanese purosangue ormai entrato nell’immaginario collettivo non solo lombardo ma di tutta Italia, sopravvissuto alla poco fortunata avventura in Sardegna del primo capitolo. Ad affiancarlo, tutti i personaggi del mondo Imbruttito, come il Giargiana, la Wife, il Nano, l’Imbruttita.


“Ricomincio da Taaac”, previsto nelle sale nel prossimo autunno, vede nel cast, tra gli altri, Brenda Lodigiani, Paolo Calabresi, Claudio Bisio, Laura Locatelli, Leonardo Uslengo, Valerio Airò, Renato Avallone e tra le new entry Raul Cremona, Francesco Mandelli, Maurizio Bousso e Martina Bonan, è ancora diretto da Pietro Belfiore, Davide Bonacina, Andrea Fadenti, Andrea Mazzarella e Davide Rossi ed è prodotto da Giovanni Cova per QMI, Ramaya Productions e Medusa Film in collaborazione con Prime Video. Il set, che si concluderà a fine marzo, questa volta si svolgerà interamente nel territorio lombardo, toccando diversi luoghi della città di Milano, in particolare il quartiere Portanuova, cuore pulsante e rappresentativo del capoluogo lombardo, che si presenta come una vivace e dinamica espressione di POP Culture, con l’obiettivo di diventare una vera e propria piazza di intrattenimento per il pubblico, oltre che simbolo di una grande riqualificazione architettonica urbana di carattere culturale, sociale e ambientale. Grazie a una partnership con COIMA, gruppo specializzato nell’investimento, sviluppo e gestione di patrimoni immobiliari italiani per conto di investitori istituzionali, faranno da cornice alle riprese le suggestive e iconiche location piazza Gae Aulenti, Biblioteca degli Alberi (BAM) e Bosco Verticale. Previste inoltre riprese anche sui Navigli e presso l’Abbazia di Chiaravalle, oltre a un excursus a Bellagio sul lago di Como.


Social brand di proprietà di Shewants e creato da Marco De Crescenzio, Federico Marisio e Tommaso Pozza, “Il Milanese Imbruttito” dal web è diventato in pochi anni un fenomeno culturale e sociale che oggi conta due milioni di follower su Facebook, più di 770mila su Instagram, più di 500mila sul canale ufficiale YouTube e più di 220mila su TikTok. La prima trasposizione cinematografica, “Mollo tutto e apro un chiringuito”, uscito nel 2021, ha esordito subito sul podio del box office, risultando tra i maggiori incassi italiani nel periodo pandemico. “‘Ricomincio da Taaac aggiunge nuove sfumature e angolature a un personaggio che, da un apparente profilo di maschera contemporanea, offre una riflessione ironica e sagace sui tempi che stiamo vivendo – ha dichiarato Giovanni Cova, produttore e Presidente di QMI. “Nella nostra narrazione, inoltre, la città di Milano non è una semplice location ma è diventata ormai una vera e propria protagonista, con le sue peculiarità, le sue contraddizioni, i suoi luoghi famosi e gli angoli nascosti, il suo continuo divenire e le eterogenee anime che ogni giorno la abitano e la vivono e che nelle sue dinamiche sociali e nei cambiamenti linguistici diventa comunque uno specchio dell’Italia intera e della nostra epoca”.


“Siamo felici che ci sia stata data la possibilità di intraprendere un nuovo viaggio nel mondo del Milanese Imbruttito” hanno affermato i coproduttori Ramaya Productions. “Seppur il film sia ambientato interamente a Milano, il ‘nostro eroe’ si troverà ad affrontare un ambiente ancora più sconosciuto e inesplorato rispetto alla sua precedente avventura in Sardegna”. “È per noi un orgoglio e traguardo poter approdare nuovamente al cinema e nelle piattaforme di streaming con il secondo lungometraggio del progetto “Il Milanese Imbruttito” – ha detto Tommaso Pozza, ceo di Shewants/Il Milanese Imbruttito. “Un percorso che dura più di 10 anni sui social, in costante evoluzione e che vedrà ancora protagonista il cast dei nostri attori-eroi alle prese con nuove avventure, questa volta interamente nella “city”. Siamo sicuri che ci sarà da ridere!”.

Meloni ‘personalizza’ sfida Abruzzo. E avvicina candidatura Europee

Meloni ‘personalizza’ sfida Abruzzo. E avvicina candidatura EuropeePescara, 5 mar. (askanews) – La butta lì, come una battuta, durante un evento a Teramo. “Potete contare sul fatto che essendo io eletta qui, alle brutte mi cacciate”. Giorgia Meloni arriva in Abruzzo per un doppio appuntamento elettorale a sostegno di Marco Marsilio – il primo presidente di Regione mai eletto da Fratelli d’Italia – che punta a essere riconfermato dalle urne nella sfida di domenica con il candidato del ‘campo larghissimo’, Luciano D’Amico.


Si tratta, certo, di far dimenticare la Sardegna e di sostenere un amico storico, un politico cresciuto con lei alla ‘scuola’ di Colle Oppio. Ma in ballo c’è anche il giudizio su una amministrazione che è quasi una emanazione di chi nel frattempo è arrivato a palazzo Chigi. Ed è infatti la stessa presidente del Consiglio, questa volta, a ‘personalizzare’ la competizione. “Io come si sa e come si vede ho da tempo investito sulla sfida dell’Abruzzo, per dimostrare che se metti le persone nelle condizioni di dimostrare il loro valore otterrai un risultato”, dice davanti alla platea della Camera di commercio di Teramo prima di spostarsi a Pescara per il comizio con Antonio Tajani e Matteo Salvini. Il clima è diverso da Cagliari, non c’è la tensione che aveva caratterizzato quell’appuntamento, non c’è quell’ostentazione di unità che – come in una excusatio non petita – era stata sbandierata negli interventi dei tre leader. Complice anche l’accordo fatto sulle prossime regionali di Basilicata, Piemonte e Umbria che alla fine la premier si è convinta a siglare per rasserenare il clima nella coalizione. Questa volta, all’unisono, i leader del centrodestra decidono invece di alzare il tiro sull’affaire ‘dossieraggio’ chiedendo che si chiarisca chi sono “i mandanti” occulti.


Alla faccia della scaramanzia, Meloni snobba il rischio di un effetto Sardegna. “Intanto – dice – lo dobbiamo ancora vedere perchè ancora non si è capito bene come è andata a finire”, comunque “sono molto ottimista francamente”. Per amor di scaramanzia, invece, abbraccia l’idea del comizio bagnato, comizio fortunato. E così, quando su piazza Salotto a Pescara cominciano a cadere le prime gocce di pioggia, ricorda che fu così anche prima delle Politiche. “E sono diventata presidente del Consiglio, quindi tutto sommato se piove non sarà una cattiva cosa”, scherza. A contribuire all’ottimismo ci sono forse anche gli stanziamenti a favore della Roma-Pescara sbloccati proprio qualche giorno fa dal Cipess. “Era uno dei problemi che abbiamo ereditato, nel senso che era inserita nel Pnrr ma con i tempi del piano non si sarebbe potuta realizzare. Quindi noi avremmo perso quelle risorse. Cosa ha fatto il governo? L’ha stralciata dal Pnrr e ha trovato il finanziamento fuori”, spiega. Come in occasione del comizio di Cagliari, la premier ironizza sulla coalizione che sostiene lo sfidante di Marsilio. Se in quel caso le battute in falsetto sul programma antifascista della Todde non hanno portato fortuna, questa volta Meloni ci riprova attaccando la mega alleanza a sostegno di D’Amico. Da una parte, dice, c’è il centrodestra che sta insieme “per scelta”, dall’altro “sono tutti alleati ma si vergognano a dirlo”.


Ma c’è, nella ‘personalizzazione’ della sfida abruzzese della presidente del Consiglio, soprattutto l’intenzione di non derogare da un principio che lei stessa in passato ha avuto modo di sottolineare. Ossia che qualsiasi elezione, pur con l’influenza di logiche locali, è sempre anche un giudizio su chi governa. E allora, bisogna dimostrare che la Sardegna è stato solo un incidente. E per farlo, non basta certo solo vincere in Abruzzo. La vera sfida che si apparecchia, la vera sentenza sulla sua gestione di palazzo Chigi, non possono che essere le Europee. Meloni lo ricorda nel comizio di Pescara e sembra avvicinare sempre di più quella candidatura che ancora tiene in stand by. “Sono il vero timore di tutti: che questa maggioranza possa essere confermata. Succederà di tutto. C’ho l’elmetto, ho già messo l’elmetto. E vinceremo anche questa battaglia”.

Mattarella: non sono un sovrano, firmare leggi non è condividerle

Mattarella: non sono un sovrano, firmare leggi non è condividerleRoma, 5 mar. (askanews) – Piccolo vademecum, in tempi di riforme costituzionali, di conflitti mai del tutto spenti tra poteri dello Stato, di gestioni talvolta discutibili dell’ordine pubblico e di dossieraggi, su cosa fa e cosa non fa il capo dello Stato. In una giornata dal cielo plumbeo Sergio Mattarella coglie l’occasione dell’incontro con i vertici della Casagit, la cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti, per diradare alcune nubi. Il presidente della Repubblica ribadisce alcuni concetti e rivendica i suoi poteri nei limiti che la Costituzione gli assegna. Un ripasso, diciamo, in un clima politico piuttosto avvelenato.


Comincia da se stesso: il presidente della Repubblica “non è un sovrano, fortunatamente” e quindi non ha il potere legislativo, la sua firma sulle leggi approvate dal Parlamento è solo un atto dovuto dopo un vaglio di natura squisitamente costituzionale. Dunque, “non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa”, fa semplicemente il suo dovere ed è “quell’atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il Presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità”. Fine. Se il capo dello Stato “andasse al di là di questo limite che gli assegna la Costituzione”, “si arrogherebbe indebitamente il compito che è rimesso alla Corte costituzionale”. Insomma promulgare una legge non significa “farla propria” o “condividerla”. Poi il grande capitolo della libertà di stampa che è “fondamentale per la nostra democrazia” perchè proprio “nella nostra Costituzione vi è una tutela netta, chiara, indiscutibile, a fronte della quale vi è una assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l’indipendenza dell’informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti”. E, attenzione, il ruolo della libertà di stampa è così “indispensabile”, ricorda Mattarella, che “sta a cuore alle istituzioni, chiamate a tutelarla ciascuno nelle proprie competenze e nei propri ambiti e, naturalmente, nelle proprie responsabilità”. Come dire che il governo, il Parlamento, tutte le istituzioni e i partiti devono fare la loro parte nel garantire e difendere la libertà di stampa.


Infine, il compito più specifico, più forte, forse, del Quirinale: quello di “fare in modo che ciascuno rispetti la Costituzione”. A partire dallo stesso capo dello Stato, a tutti gli altri poteri – legislativo, esecutivo e giudiziario – il Colle vigila sul rispetto della Costituzione anche “nel colloquio e nel confronto tra gli organi costituzionali”. “Sarebbe grave se uno di questi”, compreso “anche” il Presidente della Repubblica, “pretendesse di attribuirsi compiti che la Costituzione assegna ad altri poteri dello Stato – avverte Mattarella -. E questa è una indicazione di democrazia che si inserisce in quell’armonico disegno che la nostra Costituzione indica”.

Dossieraggio, Salvini: voglio sapere se vertici Gdf al corrente

Dossieraggio, Salvini: voglio sapere se vertici Gdf al correntePescara, 5 mar. (askanews) – “Che ci siano dei funzionari infedeli dello Stato che, secondo secondo l’accusa, pagati dagli italiani spiano giorno e notte migliaia di italiani anche normalissimi perfino sui conti correnti è gravissimo. Vorrei sapere se i vertici della Guardia di finanza ne erano al corrente o meno. Io personalmente farò denunce il più possibile per capire chi spiava e su mandato di chi, e chi ci guadagnava e chi pagava. Chiedo ai vertici della Guardia di finanza se sapevano: non penso che ci fosse il sottoufficiale che per hobby spiava i conti correnti e dare ai giornalisti delle informazioni”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, parlando a margine del comizio a Pescara a sostegno di Marco Marsilio.

Dossieraggio, Tajani: capire chi è regista, domani emerga verità

Dossieraggio, Tajani: capire chi è regista, domani emerga veritàPescara, 5 mar. (askanews) – “E’ certamente un fatto molto grave che in un Paese libero e democratico ci sia qualche funzionario dello Stato che abusivamente si infila nelle vicende personali per preparare dossier di questo o quel personaggio. Non è soltanto una questione politica, è una battaglia in difesa della privacy, del diritto di ogni cittadino di essere tutelato perchè se c’è un grande fratello che si occupa di studiare dossier su ognuno, con quali fini nessuno lo sa, questo lo vorremo sapere”. Lo ha detto il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, a margine del comizio a Pescara a sostegno di Marco Marsilio.


“Ci auguriamo – ha aggiunto – che domani dalla riunione dell’Antimafia escano notizie importanti, esca la verità. Bisognerebbe capire chi è il regista, non credo sia un sotto ufficiale della Guardia di finanza il regista. Chi ha dato disposizione? Chi ha usato? Per quali fini? Questo è il tema, al di là del fatto che sono state analizzate le vite private di molti esponenti del centrodestra. Non è un fatto politico, è un fatto di diritto di difesa della privacy e capire perché ci sono funzionari pubblici che compiono queste azioni. Questo è preoccupante veramente sono scelte anti democratiche, che accadono nei Paesi in cui non si rispettano i diritti dei cittadini. E’ successo qualche cosa di preoccupante per la nostra democrazia”.

Le parole di Mattarella sulla libertà di stampa e sul ruolo del presidente della Repubblica (che non è un “sovrano”)

Le parole di Mattarella sulla libertà di stampa e sul ruolo del presidente della Repubblica (che non è un “sovrano”)Roma, 5 mar. (askanews) – “La libertà di stampa è fondamentale per la nostra democrazia, come per qualunque democrazia”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l’incontro al Quirinale con Gianfranco Giuliani, presidente di Casagit, e una delegazione della cassa di previdenza dei giornalisti. “Nella nostra Costituzione vi è una tutela netta, chiara, indiscutibile, a fronte della quale vi è una assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l’indipendenza dell’informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti”, ha ricordato il capo dello Stato ribadendo che la libertà di stampa “è un elemento indispensabile della nostra democrazia, e questo carattere di indispensabilità, io ho cercato tante volte di richiamarlo e sottolinearlo”.


La libertà di stampa è “fondamentale per la nostra democrazia”, è “tutelata dalla Costituzione”, “ed è in realtà un ruolo indispensabile che sta a cuore alle istituzioni, chiamate a tutelarla ciascuno nelle proprie competenze e nei propri ambiti e, naturalmente, nelle proprie responsabilità”, ha sottolineato Mattarella. Mattarella ha inoltre parlato del suo ruolo, “il presidente della Repubblica non è un sovrano, fortunatamente, e quindi non ha questo potere” legislativo. Il presidente della Repubblica, in particolare, ha voluto chiarire il suo ruolo rispetto alla promulgazione delle leggi chiarendo che, non avendo il potere legislativo, la sua firma è solo un atto dovuto e che il suo vaglio è solo di natura costituzionale: “Il Presidente della Repubblica non firma le leggi, ne firma la promulgazione, che è una cosa ben diversa”. Si tratta, ha spiegato Mattarella, “di quell’atto indispensabile per la pubblicazione ed entrata in vigore delle leggi, con cui il Presidente della Repubblica attesta che le Camere hanno entrambe approvato una nuova legge, nel medesimo testo, e che questo testo non presenta profili di evidente incostituzionalità. Se andasse al di là di questo limite che gli assegna la Costituzione e dicesse, per esempio: ‘non promulgo questa legge perché c’è forse qualche dubbio di costituzionalità che potrebbe racchiudere e raffigurarvisi’, si arrogherebbe indebitamente il compito che è rimesso alla Corte costituzionale”.

Dossieraggio, Meloni: gravissimo, e quanto emerso non c’entra con la libertà di stampa

Dossieraggio, Meloni: gravissimo, e quanto emerso non c’entra con la libertà di stampaTeramo, 5 mar. (askanews) – Premesso che si dovrà aspettare quanto emergerà dalle audizioni di domani in commissione Antimafia, “penso che francamente è gravissimo che in Italia ci siano funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo delle verifiche su cittadini, comuni e non, per poi passare queste informazioni alla Stampa, ad alcuni esponenti della stampa, perché utilizzare così le banche dati pubbliche non c’entra niente con la libertà di stampa”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a margine di un evento elettorale insieme al candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Abruzzo Marco Marsilio, presso la locale Camera di Commercio.

Mattarella: libertà di stampa fondamentale, tutelata da Costituzione

Mattarella: libertà di stampa fondamentale, tutelata da CostituzioneRoma, 5 mar. (askanews) – “La libertà di stampa è fondamentale per la nostra democrazia, come per qualunque democrazia”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, durante l’incontro al Quirinale con Gianfranco Giuliani, presidente di Casagit, e una delegazione della cassa di previdenza dei giornalisti.


“Nella nostra Costituzione vi è una tutela netta, chiara, indiscutibile, a fronte della quale vi è una assunzione di responsabilità da parte dei giornalisti: la lealtà, l’indipendenza dell’informazione, la libertà di critica, nel rispetto della personalità altrui, il rispetto dei fatti”, ha ricordato il capo dello Stato ribadendo che la libertà di stampa “è un elemento indispensabile della nostra democrazia, e questo carattere di indispensabilità, io ho cercato tante volte di richiamarlo e sottolinearlo”.