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Swisscom, tratta l’acquisto di Vodafone Italia per 8 miliardi

Swisscom, tratta l’acquisto di Vodafone Italia per 8 miliardiRoma, 28 feb. (askanews) – Swisscom conferma di essere in “trattative esclusive avanzate” con Vodafone Group per l’acquisizione in contanti del 100% di Vodafone Italia.


“Sebbene i termini completi della transazione debbano ancora essere definiti – si legge in una nota – Swisscom e Vodafone hanno concordato un prezzo di acquisto preliminare per Vodafone Italia di 8 miliardi di euro su base cash and debt free”. La società che già controlla Fastweb sottolinea che “la fusione prevista tra Vodafone Italia e Fastweb riunirebbe infrastrutture mobili e fisse di alta qualità, competenze e capacità complementari per creare un’azienda leader convergente”.


“Non c’è alcuna certezza che la transazione vada a buon fine – conclude Swisscom – Se necessario, verrà fatto un ulteriore annuncio al momento opportuno”.

Centrosinistra, Bonaccini: lavorare per l’unità, superare le divisioni

Centrosinistra, Bonaccini: lavorare per l’unità, superare le divisioniRoma, 28 feb. (askanews) – “Nel centrosinistra dobbiamo lavorare per l’unità, superando le divisioni e la competizione interna per un punto percentuale in più o in meno al singolo partito. E dobbiamo farlo incalzando il governo su temi concreti, a partire dalla difesa della sanità e della scuola pubbliche, dalla buona occupazione e dal sostegno a chi la crea. Solo così siamo credibili agli occhi delle persone e degli elettori e smascheriamo la destra, le cui bugie reggeranno sempre meno. Poi certo, considero indispensabile un accordo anche in Basilicata e in Piemonte: se ci presentassimo divisi regaleremmo la vittoria a tavolino alla destra”. Lo dice il presidente della Regione Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, al Corriere della Sera.


“Noi dobbiamo parlare a tutti gli italiani. Né possiamo pensare di lasciare il dialogo coi moderati a una destra sovranista e antieuropeista, nella quale tanti non si riconoscono, pur non essendo di sinistra. La costruzione di un’alternativa che possa battere la destra nel Paese passa per lo schieramento più unito, coeso e largo possibile. Leggo che Calenda dice ora ‘mai più soli alle prossime regionali’. Per me è un segnale molto importante che non va fatto cadere nel vuoto, anzi”, spiega. “Non mi convincerebbe un Pd a rimorchio dei 5 Stelle, ma penso sia necessario un accordo col Movimento. In Abruzzo, dove si vota tra due settimane, c’è unità di tutto il centrosinistra a sostegno dell’ottima candidatura di Luciano D’Amico, con una coalizione ampia che va dalla sinistra ad Azione e Italia viva, passando per Pd e 5 Stelle. È un fatto estremamente positivo che va esteso, superando contrapposizioni e veti personali incomprensibili. Invece della competizione interna nel centrosinistra, costruiamo l’alternativa per battere la destra nei territori e per tornare al governo del Paese quando si tornerà a votare”, aggiunge.

MWC, sguardi sul futuro: la ricerca al centro delle strategie

MWC, sguardi sul futuro: la ricerca al centro delle strategieBarcellona, 28 feb. (askanews) – Il World Mobile Congress di Barcellona, come tutte le grandi fiere tecnologiche, è anche l’occasione per ragionare su scenari e previsioni sul futuro delle nostre vite, sempre più legate alle soluzioni digitali. Per questo abbiamo provato a chiedere ad alcuni protagonisti di parlarci della visione delle grandi compagnie globali.


“Tutto quello che vedete qui a Barcellona – ha detto ad askanews Thomas Ma, General manager di Xiaomi Italia – rappresenta la nostra idea del futuro: abbiamo la forza di offrire soluzioni per tutto ciò che sta intorno alle persone, con la nostra strategia Humans x Car x Home: vogliamo offrire tutto quello di cui la gente ha bisogno in termini di trasporti e abitazione, ma anche di lavoro e di comunicazione. E vogliano farlo usando la tecnologia che abbiamo sviluppato noi: investiamo più del 10% delle nostre revenue in Ricerca e Sviluppo. Quindi nel futuro vedrete un’azienda fortemente leader nella tecnologia”. La telefonia è al centro del MWC, ma, come chiaramente si percepisce, lo smartphone assume una connotazione sempre più ampia, diventa il vettore per altre innovazioni e altre prospettive. E i prossimi anni si annunciano, una volta di più, anni di rapidi cambiamenti.


“Tutta l’industry – ci ha spiegato Giorgia Bulgarella, Head of Marketing di Motorola Italia – ci sta dicendo che si punterà sempre di più sul software e che davvero l’intelligenza artificiale, che fino a poco tempo fa potrà sembrare una label, è qualcosa che sta cambiando anche la fruizione dei contenuti, ma anche il modo in cui si vivranno i dispositivi. Si andrà sempre più verso la maggiore importanza del software rispetto all’hardware, che sicuramente rimarrà centrale, ma che verrà razionalizzato. Questo permetterà di dare agli utenti delle funzioni diverse, innovative e utili soprattutto e farà in modo anche che l’industry si focalizzerà su altri tipi di business. Cioè le revenue non verranno fatte soltanto dai prodotti, ma anche dai servizi che saranno compenetrati”. La sensazione, qui a Barcellona, è quella di essere all’interno della frangia più dinamica del capitalismo contemporaneo, quella più visibile quantomeno. Ma si percepisce anche che l’avvento sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale ci colloca sul confine di un cambiamento di cui ancora non tutti i contorni sono stati delineati. E questo significa ovviamente opportunità, ma anche possibili preoccupazioni.

La ricetta di Draghi sulla competitività: riforme anche per l’Ue

La ricetta di Draghi sulla competitività: riforme anche per l’UeRoma, 28 feb. (askanews) – L’Unione europea deve applicare a sé stessa la richiesta di operare delle ‘riforme strutturali’, che rivolge spesso e giustamente agli Stati membri, per poter ritrovare quella capacità di agire collettivamente e per obiettivi comuni che sembra avere perso negli ultimi anni, e per recuperare la competitività della sua economia a livello globale.


E’ quanto ha detto l’ex premier italiano ed ex presidente della Bce Mario Draghi, oggi a Strasburgo, intervenendo alla riunione della Conferenza dei presidenti delle commissioni del Parlamento europeo. L’incontro era destinato a uno scambio di vedute nel quadro della preparazione del rapporto sul futuro della competitività dell’Ue, che è stato chiesto a Draghi dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e che dovrebbe essere pubblicato a fine giugno. Secondo una nota dello staff di Draghi, ‘lo scambio ha dimostrato quanto globale e complessa sia la strada per riconquistare la nostra competitività, in particolare in termini di mobilitazione degli investimenti per le massicce esigenze’ che oggi ha l’Ue.


‘Draghi – riferisce la nota – ha sottolineato la necessità di essere competitivi per mantenere i nostri sistemi di welfare e preservare i nostri valori fondamentali’, e soprattutto ‘ha chiesto riforme strutturali a livello dell’Ue e il ritrovamento della capacità di agire collettivamente per gli interessi collettivi’. Durante il suo discorso introduttivo, Draghi ha ricordato innanzitutto gli ‘importanti risultati’ ottenuti dall’Ue negli ultimi anni, ‘dall’adozione di politiche climatiche e digitali all’avanguardia a livello mondiale, alla definizione degli strumenti che guidano la ripresa dell’Europa dalla pandemia di Covid-19 e alla riduzione della nostra dipendenza dalle importazioni energetiche russe’.


Nonostante questi successi nell’affrontare crisi e shock, ci troviamo oggi, ha sottolineato l’ex premier italiano, ‘in un momento critico’, di fronte a ‘tre tendenze convergenti che ci costringono a considerare come rafforzare la competitività europea nel lungo termine’. ‘In primo luogo – ha spiegato -, la rapida accelerazione della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica continua a migliorare l’organizzazione del lavoro e il suo ruolo nello stimolare la crescita produttiva. Prendiamo ad esempio gli sviluppi compiuti nello sviluppo dell’Intelligenza artificiale generativa, le cui applicazioni pratiche in ambiti quali la sanità e l’istruzione sono di vasta portata’.


‘In secondo luogo – ha continuato Draghi -, il cambiamento climatico sta spingendo il nostro ecosistema naturale a un punto critico, costringendo tutti ad agire per accelerare la transizione verde’. ‘In terzo luogo – ha rilevato -, un contesto geopolitico in rapida evoluzione, caratterizzato da una maggiore tendenza al conflitto, sia in termini economici che militari, sta costringendo l’Ue a riesaminare il proprio approccio alla globalizzazione’. In questo contesto, ‘le pratiche anti concorrenziali di alcuni dei nostri concorrenti continuano a compromettere la parità di condizioni a livello globale e l’autonomia strategica aperta dell’Ue. Ciò richiede una riflessione seria su come ridurre il rischio delle nostre potenziali vulnerabilità. Queste tendenze – ha aggiunto Draghi – sollecitano una riflessione complessiva sulle leve per rilanciare la competitività europea, compresi gli attrezzi e gli strumenti a disposizione delle nostre istituzioni’. L’ex presidente della Bce ha avvertito quindi che ‘ripensare le nostre politiche economiche per aumentare la crescita della produttività e della competitività è essenziale per preservare il modello sociale unico dell’Europa’, e ha posto quindi una serie di domande per alimentare il dibattito con i presidenti delle commissioni europarlamentari. ‘In primo luogo – ha chiesto -, come possono le nostre istituzioni mobilitare una migliore spesa pubblica per sostenere gli investimenti privati negli innovatori che guidano la doppia transizione’, verde e digitale? In secondo luogo – ha proseguito -, cosa possiamo fare per stimolare e accelerare l’innovazione pionieristica?’. La terza domanda, infine, è ‘come possiamo colmare il disallineamento delle competenze in Europa?’. Secondo fonti presenti all’incontro Draghi ha evidenziato come il vero problema che l’industria europea oggi ha in relazione alla forza lavoro non riguardi più i suoi costi (che sono diventati quasi un fattore marginale, non una considerazione primaria), ma piuttosto la mancanza di competenze specifiche e la necessità di formarle. L’industria, ovunque in Europa, ha osservato Draghi, ha problemi di scarsità di manodopera. Due o tre anni fa, se si chiedeva a un economista come affrontare questa questione, dava le classiche risposte sull’aumento dei lavoratori: alzare l’età della pensione, far lavorare più giovani e più donne; ora non è questa la risposta, o almeno non è la sola. Oggi l’altra risposta è quella delle competenze: la scarsità di manodopera è anche un problema di mancanza di competenze. Quindi bisogna promuovere la formazione delle competenze sul terreno. Riguardo ai problemi di competitività, inoltre, un’altra risposta quattro anni fa sarebbe stata quella di guardare al costo del lavoro. Oggi invece non è più questa la questione. Nei calcoli che tutte le industrie fanno, il costo del lavoro è qualcosa che magari non definiscono marginale, ma non è più una considerazione primaria, ha spiegato ancora l’ex premier italiano, aggiungendo poi che l’istruzione è essenziale per creare il retroterra dell’innovazione, per le competenze, per la formazione permanente, e per la riconversione della forza lavoro. Poi c’è il mercato unico europeo che secondo Draghi è ‘altamente imperfetto’, perché ci sono centinaia di direttive che non sono state attuate, o che sono state attuate in modo diversi nei diversi Stati membri, e su questo non è stato fatto molto negli ultimi 15 anni. E c’è il mercato dell’elettricità, un altro fattore importante per la competitività dell’industria: l’Ue non può essere competitiva se, nonostante la riduzione dei prezzi del gas, continua a pagare l’elettricità il triplo di quanto costa negli Usa, e il gas naturale tre, quattro, cinque volte il prezzo che si paga altrove. Un’altra questione di qui tenere conto, naturalmente, è quella del commercio internazionale: come possiamo, ha chiesto Draghi, continuare con i dazi sulle importazioni dalla Cina al 10% quando gli Usa li hanno al 27%, e mentre Donald Trump ha già annunciato che, se sarà eletto, imporrà dai dazi al 67% sulle importazioni cinesi? La Cina negli ultimi 15 anni ha fatto vasti investimenti in molte aree, nei veicoli elettrici, nelle batterie e nelle tecnologie collegate, sussidiando tutti, e ora ha una immensa sovraccapacità con cui fa dumping in Europa. E poi, quando si parla di commercio scopriamo immediatamente che gli interessi fra i diversi produttori nell’Ue non sono allineati. E’ una questione difficile, ma non impossibile da risolvere, e soprattutto dobbiamo farlo, ha avvertito l’ex presidente della Bce. E poi le altre domande di Draghi a cui mancano ancora le risposta: come possiamo mobilitare meglio il risparmio privato e i fondi pubblici pubblici, a livello nazionale ed europeo, magari con dei nuovi ‘fondi dedicati’, per finanziare l’immenso bisogno di investimenti nell’Ue? Come stimoliamo l’innovazione? Negli Stati Uniti due terzi dell’innovazione è finanziata da fondi privati. Nell’Ue sono i fondi pubblici a finanziare per due terzi l’innovazione. Perché i finanziamenti privati sono così scarsi nell’Unione europea? E infine, nelle politiche macroeconomiche, qual è il livello sostenibile del debito pubblico? Quello degli Usa, o il 60% previsto dalle norme Ue? Insomma è piuttosto chiaro che dobbiamo fare una profonda riforma strutturale del modo in cui abbiamo interagito negli ultimi 20 anni, una profonda rivisitazione delle regole europee che abbiamo costruito, ha affermato l’ex premier italiano. Si diceva agli Stati membri che dovevano fare le riforme strutturali, lo si dice ancora adesso, ma adesso questo va fatto al livello europeo. E’ una riforma complessiva a 360 gradi che dobbiamo intraprendere. E tutto questo può essere conseguito solo se abbiamo il consenso dei cittadini. Non c’è una bacchetta magica, ma c’è un minimo comune denominatore della nostra azione: dobbiamo ritrovare le nostre capacità di agire collettivamente e per l’interesse collettivo. Non possiamo continuare a dire ‘no’ a questo e ‘no’ a quest’altro. Bisogna fare qualcosa, scegliere le soluzioni che che si considerano più adeguate, ma agire, ha concluso Draghi.

Wto, ministri cercano convergenze su sussidi agricoltura e pesca

Wto, ministri cercano convergenze su sussidi agricoltura e pescaRoma, 28 feb. (askanews) – Ministri e delegati presso l’Organizzazione mondiale del commercio, riuniti alla 13esima conferenza ministeriale che si svolge ad Abu Dhabi hanno lavorato intensamente per cercare di raggiungere risultati tangibili su sussidi alla pesca e all’agricoltura. Lo riferisce il Wto con un comunicato, precisando che i ministri ci sono impegnati su entrambe le tematiche in varie sessioni e che hanno cercato di avvicinare le posizioni.


Sul tavolo anche le nuove normative sui servizi e sull’inquinamento da plastiche, la riforma dei sussidi alle fonti di energia fossili e la sostenibilità ambientale.

Svezia adotta sistema Tips Bankitalia per pagamenti istantanei

Svezia adotta sistema Tips Bankitalia per pagamenti istantaneiRoma, 28 feb. (askanews) – La Svezia è il primo paese al di fuori dell’area dell’euro a regolare la propria valuta su Tips (Acronimo di Target Instant Payment Settlement), la piattaforma di pagamenti bancari istantanei operata dalla Banca d’Italia per contro di tutto l’Eurosistema delle banche centrali. Lo riferisce la stessa istituzione di Via Nazionale, spiegando con un comunicato che dopo aver completato nelle settimane scorse la migrazione a Tips, gli operatori di mercato svedesi possono ora regolare i pagamenti istantanei in moneta di banca centrale.


Tips è un sistema di regolamento di instant payment in euro e corone svedesi interamente sviluppato e gestito dalla Banca d’Italia e permette ai fornitori di servizi di pagamento di regolare i pagamenti istantanei in moneta di banca centrale. Garantisce che cittadini e imprese europee possano inviare e ricevere pagamenti rapidamente, indipendentemente dagli orari di apertura della loro banca. Tips, ricorda ancora Bankitalia, è progettato come una piattaforma multivalutaria. Altri paesi al di fuori dell’area euro si stanno preparando a migrare sulla piattaforma europea per i pagamenti istantanei. In particolare, Danimarca e Norvegia hanno già espresso interesse a utilizzare la stessa piattaforma.


Infine, Tips è anche tra i sistemi valutati dalla Bce per il possibile utilizzo su un eventuale futuro euro digitale.

Biennale Arte, Padiglione Italia: con Bartolini un ascolto aperto

Biennale Arte, Padiglione Italia: con Bartolini un ascolto apertoVenezia, 27 feb. (askanews) – Si intitola Due qui / To Hear il progetto espositivo per il Padiglione Italia alla 60esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, promosso dalla Direzione generale Creatività contemporanea del ministero della Cultura. A cura di Luca Cerizza (con l’assistenza di Francesca Verga), il progetto ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, che torna alla Biennale dopo la partecipazione al Padiglione Italia alla Biennale Arte 2013. In un’attenta relazione con il contesto espositivo, Due qui / To Hear propone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza, in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conducono a incontri con opere e installazioni di natura sonora e performativa.


Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con il tema della Biennale di Adriano Pedrosa, Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere, proponendone un’ulteriore declinazione per la quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. In questo senso “ascoltare se stessi” è cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società. “Giocare sull’assonanza tra ‘Two here’ (due qui) e ‘To hear’ (sentire/udire) – ha detto il curatore Cerizza – suggerisce la natura relazionale del suono. Ci si incontra per ascoltarsi e per ascoltare l’altro: un essere umano, una forma naturale, una macchina. Se poi consideriamo che, per Massimo Bartolini, l’arte è un percorso di conoscenza, ‘prestare ascolto’ diventa uno strumento per aspirare a essere forse migliori”. Il titolo del progetto già suggerisce, insomma, come ascoltare, ‘tendere l’orecchio’ sia una forma di azione verso l’altro. Incontro e ascolto, relazione e suono sono, d’altronde, elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini. In Due qui / To Hear il paradigma acustico va letto, dunque, sia come esperienza fisica che come metafora e invito all’attenzione, all’apertura verso l’altro.


In un percorso potenzialmente circolare, due figure fanno da ideali introduzioni agli spazi e al progetto: gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso. Incarnazioni di un principio di natura e di spiritualità, sembrano rappresentare momenti di immobilità. In verità è un’inazione solo apparente. L’albero che è connesso attraverso le radici o il Bodhisattva che sta seduto a pensare incarnano forme di relazione forse più profonde con il Mondo. Intorno a loro e con loro si delineano le opere che aprono e chiudono il progetto, che ha il suo centro in una grande installazione sonora attraversabile dal pubblico. Il Bodhisattva Pensieroso è una figura tipica dell’iconografia buddista che, una volta raggiunta l’illuminazione, vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri esseri umani. “Il Bodhisattva – ha spiegato Bartolini – è una figura che mi ha sempre affascinato, perché è un individuo che non agisce, ma riflette. Il suo invito a non fare niente mette in discussione il concetto di storia dalle fondamenta. L’installazione, invece, non produce architettura, ma suono: è una struttura che non occupa spazio, ma lascia passare tutti e passa attraverso tutti, generando comunità temporanee unite proprio dall’ascolto di una stessa fonte”. È alla base di questo meccanismo contemplativo che Bartolini situa il riferimento all’esempio del Bodhisattva, come forma di dissenso verso una cultura dell’agire intesa come unica prospettiva.


La pratica dell’artista abbraccia, invece, una molteplicità di suggestioni, riferimenti, linguaggi: alla profonda sensibilità per la musica, il teatro e la performance, unisce la capacità di sviluppare un rapporto unico con gli spazi e la loro architettura. E nel confrontarsi con un luogo tanto connotato come quello delle Tese delle Vergini, l’artista ha voluto optare per un radicale rispetto. Infatti, gli ambienti saranno nudi, esposti nella loro seducente stratificazione storica, senza sofisticazioni, pronti ad abbracciare le presenze che risuoneranno al loro interno. Nella varietà tipica della sua ricerca, che spazia tra opere scultoree, installative, sonore e performative, Bartolini delinea così una modalità collaborativa che vuole coinvolgere attivamente il pubblico, chiamato a muoversi, sostare e a vivere diverse esperienze in una dimensione sinestetica. In questo senso, il progetto per il Padiglione Italia è il risultato più complesso e ambizioso di questa pratica collaborativa usata con frequenza attraverso gli anni e che Bartolini definisce, con termine musicale, “jam session”. In un lungo processo di dialogo e scambio attraverso molteplici forme di ospitalità, curatore e artista definiscono una rete di relazioni e collaborazioni, che danno vita a un progetto collettivo in cui sono inclusi, in diverse forme, la presenza di altri artisti di diverse discipline e provenienze geografiche. Le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars (insieme al figlio Yuri Bryars), contribuiranno alle opere sonore di Bartolini, mentre la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa sono stati invitati a concepire nuovi testi che saranno performati all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del Public Program.


“È straordinaria – ha commentato il presidente della Biennale di Venezia, Roberto Cicutto – la coincidenza fra il progetto di Massimo Bartolini, che nel Padiglione Italia mette al centro l’ascolto, e la recente riproposta di Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono messa in scena a gennaio di quest’anno nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia. La capacità di ascoltare come strumento di conoscenza di se stessi, oltre che di attenzione agli altri, è il comune denominatore di questi due progetti artistici simbolicamente riuniti nella Biennale a distanza di 40 anni l’uno dall’altro. Un altro aspetto che avvicina il Padiglione Italia di quest’anno alla molteplicità di temi e ricerche della Biennale è la presenza di diverse discipline e degli incontri multidisciplinari all’interno del Public Program curato da Luca Cerizza con la collaborazione di Gaia Martino”. “Il progetto curato da Luca Cerizza – ha aggiunto Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività contemporanea e commissario del Padiglione Italia – è senza dubbio capace di sollecitare le corde più intime della nostra appartenenza identitaria. ‘Ascoltare’ è proprio il filo rosso che viene teso al Padiglione Italia da Massimo Bartolini e dagli altri artisti coinvolti, accompagnando il visitatore tra le Tese delle Vergini e il Giardino, in un gioco visivo, tattile e sonoro che alterna il perdersi e il ritrovarsi, nello spazio e nel tempo”.

Effetto Sardegna sul centrodestra, si tenta la quadra sulle amministrative

Effetto Sardegna sul centrodestra, si tenta la quadra sulle amministrativeRoma, 27 feb. (askanews) – Sminuire la portata dello smacco subito. “Perchè, è successo qualcosa?”, si dice tra il serio e il faceto. Aggrapparsi ai numeri come potessero essere letti fuori dal contesto. “Le liste sfiorano il 50% dei voti, non c’è nessun calo per il centrodestra”. Continuare a mostrarsi compatti, per esempio vergando una nota congiunta come non accadeva da mesi. Nel day after delle elezioni perse in Sardegna, con Paolo Truzzu battuto da Alessandra Todde, per la coalizione di governo più che il giorno dell’autocritica è la fiera della polvere sotto il tappeto.


E’ vero, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini ammettono, nel comunicato congiunto, che si è trattato di “una sconfitta” e promettono che ci ragioneranno “insieme per valutare i possibili errori commessi”. Ma tutti si affrettano a dire che comunque non c’è nessun effetto sul governo o sulla coalizione. E tuttavia, l’analisi del voto sembra diversa a seconda della campana che si ascolta. La Lega, per esempio, con il vice segretario Andrea Crippa, pur usando toni accomodanti, di fatto invita i meloniani “ad ascoltare i territori, a considerare le capacità e non solo i rapporti di forza”. Fratelli d’Italia ammette di aver sottovalutato che forse Truzzu era poco sostenuto dalla sua stesa città, ovvero Cagliari, ma nega che il problema nasca da una imposizione della presidente del Consiglio a dispetto degli alleati. Giovanni Donzelli lo dice apertamente a Maurizio Gasparri nella riunione che a mezzogiorno si tiene alla Camera per discutere dei prossimi appuntamenti delle amministrative. “Parlare di presunta arroganza non va bene”, afferma. Ce l’ha in particolare con l’intervista dell’azzurro Giorgio Mulè che parla esplicitamente di “prove di forza”. Insomma, le tensioni restano e nulla fa pensare che i prossimi mesi, con le Europee all’orizzonte, tenderanno a calare.


Al di là della strategia comunicativa, però, la sconfitta brucia. Soprattutto alla premier. Lo ammette, scherzando, nell’incontro con i giornalisti della stampa estera. “Mi invitate nel giorno in cui perdo le elezioni in Sardegna e sto pure facendo la Quaresima e non posso neanche affogare i miei dispiaceri nell’alcol”. E’ il suo primo passo falso elettorale dalla vittoria delle Politiche, per di più dopo aver insistito perché la lega mollasse Solinas per fare posto al candidato con il marchio di fabbrica meloniano. Ora non bisogna fallire i prossimi appuntamenti. Quello con le Regionali in Abruzzo, già guidate da Fdi con Marco Marsilio, è praticamente dietro l’angolo. Si vota il 10 marzo e per il 5 i tre leader si sono già dati appuntamento per un comizio tutti insieme a Pescara. E ormai non manca poi molto nemmeno alle elezioni in Basilicata dove Forza Italia chiede la riconferma di Vito Bardi. Ed è proprio questo uno dei nodi che si sta cercando di sciogliere in queste ore. Nella strategia messa a punto da centrodestra per cercare di far dimenticare il più in fretta possibile lo scivolone sardo, oltre che i sospetti e i veleni tra alleati che ne sono conseguiti, si è infatti deciso di provare ad accelerare proprio sui nomi dei candidati per le prossime tornate amministrative comprese alcune grandi citta come Bari o Firenze e la Regione Umbria che pure va al voto in autunno. L’accordo, viene riferito, è all’attenzione di leader e non è escluso che venga ufficializzato in tempi rapidi.


Ma c’è una scadenza più di tutte all quale guardano Meloni, Salvini e Tajani. Ed è quello delle Europee, dove il “si vince insieme e si perde insieme” di queste ore svanisce di fronte al sistema di voto proporzionale. E la presidente del Consiglio, assicurano, è sempre più tentata di guidare la partita in tutte le circoscrizioni per dimostrare che la sua leadership è salda. Sarà anche per questo che il capogruppo di Fratelli d’Italia invita tutti alla prudenza nel valutare questa sconfitta. “Rivediamoci l’11 giugno e ne parliamo”, afferma.

Effetto Sardegna su centrodestra, si tenta quadra su amministrative

Effetto Sardegna su centrodestra, si tenta quadra su amministrativeRoma, 27 feb. (askanews) – Sminuire la portata dello smacco subito. “Perchè, è successo qualcosa?”, si dice tra il serio e il faceto. Aggrapparsi ai numeri come potessero essere letti fuori dal contesto. “Le liste sfiorano il 50% dei voti, non c’è nessun calo per il centrodestra”. Continuare a mostrarsi compatti, per esempio vergando una nota congiunta come non accadeva da mesi. Nel day after delle elezioni perse in Sardegna, con Paolo Truzzu battuto da Alessandra Todde, per la coalizione di governo più che il giorno dell’autocritica è la fiera della polvere sotto il tappeto.


E’ vero, Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini ammettono, nel comunicato congiunto, che si è trattato di “una sconfitta” e promettono che ci ragioneranno “insieme per valutare i possibili errori commessi”. Ma tutti si affrettano a dire che comunque non c’è nessun effetto sul governo o sulla coalizione. E tuttavia, l’analisi del voto sembra diversa a seconda della campana che si ascolta. La Lega, per esempio, con il vice segretario Andrea Crippa, pur usando toni accomodanti, di fatto invita i meloniani “ad ascoltare i territori, a considerare le capacità e non solo i rapporti di forza”. Fratelli d’Italia ammette di aver sottovalutato che forse Truzzu era poco sostenuto dalla sua stesa città, ovvero Cagliari, ma nega che il problema nasca da una imposizione della presidente del Consiglio a dispetto degli alleati. Giovanni Donzelli lo dice apertamente a Maurizio Gasparri nella riunione che a mezzogiorno si tiene alla Camera per discutere dei prossimi appuntamenti delle amministrative. “Parlare di presunta arroganza non va bene”, afferma. Ce l’ha in particolare con l’intervista dell’azzurro Giorgio Mulè che parla esplicitamente di “prove di forza”. Insomma, le tensioni restano e nulla fa pensare che i prossimi mesi, con le Europee all’orizzonte, tenderanno a calare.


Al di là della strategia comunicativa, però, la sconfitta brucia. Soprattutto alla premier. Lo ammette, scherzando, nell’incontro con i giornalisti della stampa estera. “Mi invitate nel giorno in cui perdo le elezioni in Sardegna e sto pure facendo la Quaresima e non posso neanche affogare i miei dispiaceri nell’alcol”. E’ il suo primo passo falso elettorale dalla vittoria delle Politiche, per di più dopo aver insistito perché la lega mollasse Solinas per fare posto al candidato con il marchio di fabbrica meloniano. Ora non bisogna fallire i prossimi appuntamenti. Quello con le Regionali in Abruzzo, già guidate da Fdi con Marco Marsilio, è praticamente dietro l’angolo. Si vota il 10 marzo e per il 5 i tre leader si sono già dati appuntamento per un comizio tutti insieme a Pescara. E ormai non manca poi molto nemmeno alle elezioni in Basilicata dove Forza Italia chiede la riconferma di Vito Bardi. Ed è proprio questo uno dei nodi che si sta cercando di sciogliere in queste ore. Nella strategia messa a punto da centrodestra per cercare di far dimenticare il più in fretta possibile lo scivolone sardo, oltre che i sospetti e i veleni tra alleati che ne sono conseguiti, si è infatti deciso di provare ad accelerare proprio sui nomi dei candidati per le prossime tornate amministrative comprese alcune grandi citta come Bari o Firenze e la Regione Umbria che pure va al voto in autunno. L’accordo, viene riferito, è all’attenzione di leader e non è escluso che venga ufficializzato in tempi rapidi.


Ma c’è una scadenza più di tutte all quale guardano Meloni, Salvini e Tajani. Ed è quello delle Europee, dove il “si vince insieme e si perde insieme” di queste ore svanisce di fronte al sistema di voto proporzionale. E la presidente del Consiglio, assicurano, è sempre più tentata di guidare la partita in tutte le circoscrizioni per dimostrare che la sua leadership è salda. Sarà anche per questo che il capogruppo di Fratelli d’Italia invita tutti alla prudenza nel valutare questa sconfitta. “Rivediamoci l’11 giugno e ne parliamo”, afferma.

Schlein festeggia vittoria Sardegna e rilancia: uniti si vince, avanti così

Schlein festeggia vittoria Sardegna e rilancia: uniti si vince, avanti cosìRoma, 27 feb. (askanews) – Il Pd prova a cavalcare l’onda del successo in Sardegna, la vittoria insperata di Alessandra Todde ridà slancio ai democratici che cercano da tempo di convincere M5s ad una alleanza stabile ma per capire quanta strada ancora ci sia da fare basta confrontare i ‘post’ che pubblicano Elly Schlein e Giuseppe Conte sui social network. Se la leader Pd mostra una foto in cui è insieme a leader 5 stelle e alla Tode, l’ex premier non si ‘ricorda’ mai dell’alleata, negli scatti compare da solo o a fianco della neo-presidente della Sardegna. Due visioni diverse che permangono e non a caso la Schlein prova subito a rilanciare: “E’ una bella vittoria dei sardi, di Alessandra (Todde, ndr) e poi di tutta la coalizione. E’ stata una bella vittoria di squadra”, dice la leader democratica in Tv e praticamente in ogni occasione pubblica. “Adesso si continua, testardamente unitari, perché uniti si vince”, aggiunge.


Ma la leader Pd è solo la prima voce di un coro che si leva praticamente da tutto il partito, persino dalla minoranza che pure non è entusiasta di una prospettiva di abbraccio esclusivo con M5s. Anche il padre nobile del Pd Romano Prodi interviene per dire che “Il centro-sinistra più si unisce, più vince, non c’è niente fare”, ma davvero tutti i democratici si fanno sentire. Per Nicola Zingaretti “essere uniti non vuol dire automaticamente vincere ma andare divisi vuol dire automaticamente perdere”. Soprattutto, aggiunge, “è un fatto politico da cui deriva il dovere di provarci: contenuti chiari, cultura unitaria. Come sta facendo il Pd con Elly Schelin”. Giuseppe Provenzano dice “viva Alessandra Todde e il Pd, primo partito che lavora per l’unità”. Francesco Boccia sottolinea che “in Sardegna abbiamo provato a costruire uno schieramento grande e non siamo noi che ci siamo sottratti. Il Pd continuerà a lavorare in questa direzione”. Pierluigi Bersani annuncia uno “squillo di tromba” che è arrivato con il voto sardo e aggiunge: “Adesso, tutti in Abruzzo!”.


Abruzzo dove il campo è proprio largo, perché a sostegno del candidato Luciano D’Amico ci sono tutti, da M5s fino a Italia viva. E questo è il modello a cui guarda la minoranza, da Stefano Bonaccini a Lorenzo Guerini. Archiviati i malumori per le mancate primarie in Sardegna adesso tutti – a cominciare dal presidente Pd – festeggiano la vittoria e riconoscono alla Schlein il merito del successo. Le polemiche sul terzo mandato finiscono nel cassetto, almeno per ora, ma il timore di ‘Energia popolare’ è proprio quello rapporto quasi esclusivo Pd-M5s e non a caso Guerini fa appello anche ai centristi, chiede che capiscano l’importanza di schierarsi con il centrosinistra e che abbandonino le velleità terzopoliste. Una richiesta che da un lato è dettata da una preoccupazione politica, quella appunto di un Pd che guarda solo verso sinistra, ma dall’altra è imposta dall’aritmetica, perché anche il voto sardo – se si guardano le liste e non solo il risultato della Todde – conferma che tra centrosinistra e centrodestra c’è ancora uno divario importante. In Sardegna è stata la neo-presidente a colmarlo, raccogliendo 43mila voti in più rispetto alla somma dei partiti che la sostenevano. Ma non ci sarà sempre una Todde a coprire il distacco, per essere competitivi con la destra servono molti più voti di quelli che possono allo stato raccogliere Pd, M5s e Verdi-Sinistra.


Un tema che hanno ben chiaro in realtà anche i dirigenti che sostengono la segretaria. “Ma avremo modo di occuparcene”, dice un esponente della segreteria. “Intanto Calenda ha aperto”, fa notare. Un’apertura salutata dalla Schlein come “positiva”. Ma in prospettiva, aggiunge l’esponente della segreteria, “se il centro non riuscisse a organizzarsi come un soggetto in grado di raccogliere i consensi più moderati, potremmo essere noi del Pd a farloà”. Un po una riedizione della vocazione maggioritaria, ma che verrebbe attuata a tempo debito, dopo aver intanto consolidato il voto più tradizionalmente di sinistra. E come dice sorridendo un altro dirigente ‘schleiniano’, “va a finire che la vocazione maggioritaria la facciamo noi senza annunciarla”. Ci sarà tempo per questi ragionamenti, la segretaria per ora si gode la vittoria: “Non potevo trovare un modo migliore di festeggiare un anno di segreteria. E’ passato un anno dalle primarie. E’ la dimostrazione che la direzione intrapresa un anno fa è quella giusta”.