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Fitto: lavorerò per l’unità in Ue a difesa dell’interesse europeo

Fitto: lavorerò per l’unità in Ue a difesa dell’interesse europeoStrasburgo, 27 nov. (askanews) – “L’Unione Europea si trova di fronte a sfide cruciali da cui dipende il suo futuro e quello dei suoi cittadini. Nei prossimi anni sarà fondamentale lavorare tutti insieme e dare prova di unità, perché solo in questo modo saremo in grado di vincere queste sfide, rilanciare il progetto europeo e difendere con forza i valori su cui esso si fonda”. Lo afferma sul suo account Facebook Raffaele Fitto, appena confermato dal voto di fiducia del Parlamento europeo come nuovo vicepresidente esecutivo alla Coesione e Riforme della nuova Commissione europea.


“Questi obiettivi – continua Fitto – potranno essere raggiunti solo con il contributo di tutti. Ogni mia energia e tutto il mio impegno dei prossimi cinque anni – conclude – saranno dedicati a questo scopo, nel pieno rispetto dei Trattati ed a difesa dell’interesse comune europeo”.

Fitto su Fb: lavorerò per unità in Ue a difesa interesse europeo

Fitto su Fb: lavorerò per unità in Ue a difesa interesse europeoStrasburgo, 27 nov. (askanews) – “L’Unione Europea si trova di fronte a sfide cruciali da cui dipende il suo futuro e quello dei suoi cittadini. Nei prossimi anni sarà fondamentale lavorare tutti insieme e dare prova di unità, perché solo in questo modo saremo in grado di vincere queste sfide, rilanciare il progetto europeo e difendere con forza i valori su cui esso si fonda”. Lo afferma sul suo account Facebook Raffaele Fitto, appena confermato dal voto di fiducia del Parlamento europeo come nuovo vicepresidente esecutivo alla Coesione e Riforme della nuova Commissione europea.


“Questi obiettivi – continua Fitto – potranno essere raggiunti solo con il contributo di tutti. Ogni mia energia e tutto il mio impegno dei prossimi cinque anni – conclude – saranno dedicati a questo scopo, nel pieno rispetto dei Trattati ed a difesa dell’interesse comune europeo”.

M.O., Meloni: positiva la tregua, ma è un punto di partenza e non di arrivo

M.O., Meloni: positiva la tregua, ma è un punto di partenza e non di arrivoRoma, 27 nov. (askanews) – “L’annuncio del cessate il fuoco” in Libano “è sviluppo molto importante e positivo, è un punto di partenza e non di arrivo, dobbiamo cogliere questa opportunità, lavorare ora con convinzione a una stabilizzazione a lungo termine del confine israelo-libanese che permetta a tutti gli sfollati, sia israeliani sia libanesi, di tornare alle proprie case in sicurezza”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervenendo ai Med Dialogues.


“Per far questo, come anche l’accordo del cessate il fuoco prevede – ha aggiunto – è fondamentale dare finalmente piena applicazione alla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite, rafforzando le capacità di UNIFIL, rafforzando soprattutto le capacità delle forze armate libanesi e io sono orgogliosa del fatto che l’Italia, con il comando dell’iniziativa Military Technical Committee for Lebanon, abbia un ruolo centrale anche e soprattutto in questa sfida. Lavorare insieme ai partner del G7, insieme ai partner del Golfo, insieme ai partner europei per rafforzare le capacità delle forze armate libanesi in modo che possano assumere le responsabilità previste dal mandato ONU è condizione imprescindibile per realizzare gli obiettivi previsti dall’accordo sul cessato il fuoco e dalle risoluzioni delle Nazioni Unite”.

Ue, Fi: grazie al Pd per il senso delle istituzioni, spiace per la Lega

Ue, Fi: grazie al Pd per il senso delle istituzioni, spiace per la LegaMilano, 27 nov. (askanews) – “È sembrato più un voto sull’Italia che sulla Von der Leyen. Tutti gli interventi contrari sono stati giustificati come opposizioni alle politiche del governo Meloni”. Così Fulvio Martusciello, capogruppo di Forza Italia al Parlamento Europeo, commenta il via libera alla nuova Commissione Europea guidata da Ursula von der Leyen.


“Devo dire che il patto italiano siglato tra le forze democratiche ha retto e la Von der Leyen è stata confermata con 370 voti. Ringrazio il Partito Democratico per il grande senso delle istituzioni dimostrato”, aggiunge Martusciello. “Mi dispiace, invece, che la Lega non abbia colto che l’attacco era diretto al nostro Paese e al governo di cui la Lega stessa fa parte”, conclude il capogruppo degli azzurri a Bruxelles.

Libri, il 30 Marianna Bucci presenta “Quello che mi resta di lei”

Libri, il 30 Marianna Bucci presenta “Quello che mi resta di lei”Roma, 27 nov. (askanews) – Sarà presentato sabato 30 novembre ad Augusta (Siracusa) “Quello che mi resta di lei”, esordio lettarario di Marianna Bucci. La presentazione si terrà presso il Circolo Ufficiali della Marina Militare “P. Vandone” alle ore 17; il romanzo è stato pubblicato da Officine Editoriali da Cleto, l’autrice dialogherà con Rita Giura e Marco Marchese, della casa editrice.


“Quello che mi resta di lei” parla di Andrea, per cui non c’è niente di più difficile che ammettere i propri fallimenti personali e professionali. È quello che accade quando decide di fare ritorno nella casa del padre Fosco, col quale ha un rapporto tutt’altro che semplice o risolto. La sua vita va definitivamente in frantumi quando scopre di aver vissuto per trent’anni dentro una maglia di verità nascoste. Decisa a capire cosa le è stato volutamente taciuto, farà un incontro che cambierà per sempre il corso del suo destino. Un viaggio lungo i binari del presente e del passato, in cui le vite di due donne, unite da un legame profondo, si toccano e si intrecciano a formare una realtà dolorosa e amara. Marianna Bucci vive ad Augusta, dopo gli studi classici si è laureata in Scienze dell’Educazione e della Formazione. Sul suo primo libro ha detto: “A quanti credono o hanno già sperimentato la scrittura come potente strumento di auto-svelamento del sé e che la guarigione passi anche attraverso la penna: questo romanzo è un invito ad abbattere le proprie resistenze e a cogliere la possibilità di raccontarsi”.

Mattarella: l’Europa è lo spazio del nostro futuro

Mattarella: l’Europa è lo spazio del nostro futuroRoma, 27 nov. (askanews) – “L’Europa è lo spazio del nostro futuro”. Lo ha detto il capo dello Stato Sergio Mattarella parlando all’assemblea di Confartigianato. “Senza un’Europa forte e unita i cittadini europei rischiano di diventare semplici comprimari, se non addirittura subalterni”.


“Ma l’Europa – ha precisato – non si esaurisce, naturalmente, nei suoi vertici governativi e istituzionali. L’Europa è costituita anche dalla sua articolazione sociale, professionale, associativa, dalla pluralità delle sue comunità, dalla molteplicità del suo lavoro, dell’intelligenza, del sapere, della creatività degli europei. L’Europa è anche quella delle nostre forze sociali. Anche quella degli artigiani”.

Tajani: taglio canone Rai slogan, nessun inciampo, noi coerenti

Tajani: taglio canone Rai slogan, nessun inciampo, noi coerentiRoma, 27 nov. (askanews) – “Non c’è nessun problema, non c’è per quanto mi riguarda nessuno inciampo”, come affermato da Palazzo Chigi, sul canone Rai. Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani, parlando con i giornalisti a margine dei Med Dialogues.


“Questo – ha aggiunto – non ha nulla a che vedere con la maggioranza, l’abbiamo sempre detto, ma la maggioranza è composita, non è un impegno del programma. Si possono avere idee diverse, ma sulla strategia del taglio delle tasse noi siamo in prima linea, lo siamo sempre stati, siamo il partito di Silvio Berlusconi: la nostra regola è meno tasse, meno tasse, meno tasse, quindi i 430 milioni” che costerebbe il taglio del canone di 20 euro “invece di fare una partita di giro utilizziamoli per tagliare veramente le tasse, altrimenti diventava soltanto uno slogan, invece dobbiamo veramente tagliare le tasse utilizzando poi i soldi per aiutare i contribuenti”. “Lo abbiamo sempre detto fin dall’inizio – ha concluso – che eravamo contrari a questo emendamento e siamo stati coerenti con quello che abbiamo detto. Il problema è essere coerenti sempre. Noi vogliamo abbassare le tasse, utilizziamo i 430 milioni per tagliare veramente le tasse”.

Il Papa: tutti devono essere operatori di pace, non di guerre

Il Papa: tutti devono essere operatori di pace, non di guerreMilano, 27 nov. (askanews) – “Non tutti nella Chiesa possono essere apostoli, profeti, evangelisti; ma tutti indistintamente possono e debbono essere caritatevoli, pazienti, umili, operatori di pace e non di guerre”. Lo ha detto Papa Francesco durante l’udienza generale in Piazza San Pietro nel corso della quale ha incontrato in Vaticano gruppi di pellegrini e fedeli provenienti dall’Italia e da ogni parte del mondo.


“Tra i frutti dello Spirito elencati dall’Apostolo, mi piace metterne in risalto uno, richiamando le parole iniziali dell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium: ‘La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia’. Delle volte ci saranno momenti tristi ma sempre c’è la pace” ha evidenziato il Santo Padre. “La gioia, frutto dello Spirito, ha in comune con ogni altra gioia umana un certo sentimento di pienezza e di appagamento, che fa desiderare che duri per sempre. Sappiamo per esperienza, però, che questo non avviene, perché tutto quaggiù passa in fretta: giovinezza, salute, forze, benessere, amicizie, amori durano cent’anni ma non di più, passano presto. Del resto, anche se queste cose non passassero presto, dopo un po’ non bastano più, o vengono addirittura a noia, perché, come diceva Sant’Agostino rivolto a Dio: ‘Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto finché non risposa in te’. La gioia evangelica, a differenza di ogni altra gioia, può rinnovarsi ogni giorno e diventare contagiosa” ha osservato il Papa.


“‘Solo grazie all’incontro – o reincontro – con l’amore di Dio, che si tramuta in felice amicizia, siamo riscattati dalla nostra coscienza isolata e dall’autoreferenzialità. Lì sta la sorgente dell’azione evangelizzatrice. Perché, se qualcuno ha accolto questo amore che gli ridona il senso della vita, come può astenersi dal comunicarlo agli altri?’. È la duplice caratteristica della gioia frutto dello Spirito: non solo essa non va soggetta all’inevitabile usura del tempo, ma si moltiplica condividendola con altri! Una vera gioia si condivide con gli altri, si contagia” ha continuato Francesco. “Cinque secoli fa, viveva qui a Roma un santo chiamato Filippo Neri. Egli è passato alla storia come il santo della gioia. Ai bambini poveri e abbandonati del suo Oratorio diceva: ‘Figlioli, state allegri; non voglio scrupoli o malinconie; mi basta che non pecchiate’. E ancora: ‘State buoni, se potete!’. Meno conosciuta, però, è la sorgente da cui veniva la sua gioia. San Filippo Neri aveva un tale amore per Dio che a volte sembrava che il cuore gli scoppiasse nel petto. La sua gioia era, nel senso più pieno, un frutto dello Spirito. Il santo partecipò al Giubileo del 1575, che egli arricchì con la pratica, mantenuta in seguito, della visita alle Sette Chiese. Fu, a suo tempo, un vero evangelizzatore mediante la gioia e aveva questo, proprio di Gesù, che perdonava sempre” ha proseguito.


“Forse qualcuno di noi può pensare ‘ho fatto questo peccato, questo non avrà perdono’. Sentite bene questo: Dio perdona tutto, perdona sempre, e questa è la gioia, essere perdonati dai Dio, e ai confessori io dico ‘perdonate tutto e sempre’. La parola ‘Vangelo’ significa lieta notizia. Perciò non si può comunicare con musi lunghi e volto scuro, ma con la gioia di chi ha trovato il tesoro nascosto e la perla preziosa. Ricordiamo l’esortazione che San Paolo rivolgeva ai credenti della Chiesa di Filippi, e ora rivolge a noi: ‘Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti’ con la gioia di Gesù nel nostro cuore” ha concluso.

Calcio,Mancini al Giornale: pentito di aver lasciato la Nazionale

Calcio,Mancini al Giornale: pentito di aver lasciato la NazionaleRoma, 27 nov. (askanews) – “Lasciare la Nazionale italiana è stata una scelta sbagliata, che non rifarei”. Roberto Mancini compie sessant’anni, si guarda indietro e racconta in esclusiva al Giornale – in una intervista – i successi, i rimpianti e i sogni. Sessant’anni di vita tra sport e affetti. Un’ora di intervista dopo tanti mesi di riservatezza e silenzio. Una confessione fiume. Il rammarico per non aver finito gli studi, la fissazione per il pallone da quando era piccolissimo, la vita a Jesi con la madre infermiera, il padre falegname e la sorella piccola, poi l’avvenura a Bologna iniziata quando aveva tredici anni.


“Quello che mi brucia di più – dice – è stata l’eliminazione della Nazionale dal Mondiale”. E l’errore più grande? Oggi lo ammette: “Sono state le dimissioni da Ct, uno sbaglio che non rifarei”. “Se io e il presidente Gravina ci fossimo parlati, spiegati, chiariti, probabilmente le cose non sarebbero andate così”. Mancanza di dialogo: Allenare sentendo che la fiducia sulla tua persona vacilla, mi creda, non è una bella sensazione. Non ti garantisce di poter lavorare con la giusta serenità. Nonostante ciò mi rimprovero di non aver affrontato il tutto con più chiarezza. Fra noi c’è sempre stato un rapporto basato sulla grande stima e il dialogo. E la volta che forse era necessario parlare con chiarezza non è stato fatto”. I soldi dell’Arabia: “Non nego che per un allenatore la proposta di una cifra così alta – anche se inferiore rispetto a quella dei giornali – ti metta in crisi. Però non è stata determinante. Ha incisio ma non è stato solo per quello che ho lasciato la Nazionale. Una scelta sbagliata che non rifarei”. Mancini giudica soddisfacente la sua avventura in Arabia Saudita, “credo di avere lasciato buone basi”. E sulla panchina della Roma “mi avrebbe fatto piacere ma non sono stato contattato”.


Infine la biografia di sua figlia Camilla sui temi del bullismo: “Sono orgogliosissimo di lei, ha dovuto sopportare molte difficoltà a causa del problema al volto che porta dalla nascita” Dal momento che è la sua festa gli chiedono qual è il regalo che si farebbe. Lui sorride: “Alzare la coppa del mondo”.

Svimez, per il secondo anno Mezzogiorno cresce più del Centro-Nord

Svimez, per il secondo anno Mezzogiorno cresce più del Centro-NordRoma, 27 nov. (askanews) – Nel 2024, il Mezzogiorno cresce per il secondo anno consecutivo più della media del Centro-Nord: +0,9% contro +0,7%. Si riduce tuttavia sensibilmente lo scarto di crescita favorevole al Sud rispetto al 2023, quando il Pil del Sud era cresciuto quasi un punto percentuale sopra la media del Centro-Nord. E’ quanto emerge dal Rapporto Svimez 2024, presentato oggi a Roma.


La crescita più sostenuta del Mezzogiorno – si legge nel documento – è dovuta a una più robusta dinamica degli investimenti in costruzioni (+4,9% contro il 2,7% del resto del Paese) trainati dalla spesa in opere pubbliche del Pnrr. I consumi delle famiglie tornano, invece, in negativo nel 2024 (-0,1% contro +0,3% nel Centro-Nord), frenati dalla crescita dimezzata del reddito disponibile delle famiglie rispetto all’anno scorso (+2,3% nel 2024 contro il +4,5% del 2023) e da una dinamica dei prezzi in rallentamento, ma lievemente più sostenuta rispetto al resto del Paese. A politiche invariate, il 2025 rappresenta un anno di passaggio verso differenziali territoriali di crescita guidati da fattori strutturali sfavorevoli al Sud, a causa del rientro dalle politiche di stimolo agli investimenti privati e di sostegno ai redditi delle famiglie, solo parzialmente compensati dall’impatto positivo degli investimenti del Pnrr. Dal prossimo anno, la Svimez evidenzia i rischi di un ritorno alla “normalità” di una crescita più stentata al Sud rispetto al resto del Paese: nel 2025 il Mezzogiorno tornerà a crescere meno del Centro-Nord (+0,7% contro +1,0%), confermando questa tendenza nel 2026 (+0,8% contro 1,1%).


Nel triennio 2024-2026, al Sud gli investimenti del Pnrr valgono 1,8 punti percentuali di Pil meridionale (1,6 punti nelle regioni del Centro-Nord). In media, circa tre quarti della crescita del Pil del Mezzogiorno nel triennio è legata alla capacità di attuazione degli investimenti del Piano, a fronte di circa il 50% nel resto del Paese.