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Unipol e UnipolSai si fonderanno, il mercato esulta

Unipol e UnipolSai si fonderanno, il mercato esultaMilano, 16 feb. (askanews) – Unipol incorporerà UnipolSai e le due società si fonderanno. L’annuncio del progetto di fusione che accorcia la catena di controllo tra la holding e la sua controllata assicurativa – a lungo auspicato dagli analisti del settore – ha infiammato il mercato, che letteralmente esulta. Dopo aver faticato a far prezzo in apertura per eccesso di rialzo, i titoli hanno preso il volo. Intorno alle 10.20, Unipol guadagna il 20,33% a 6,912 euro e UnipolSai sale del 10,85% a 2,656 euro.


La razionalizzazione societaria del gruppo, annunciata questa mattina prima dell’apertura dei mercati sarà ealizzata mediante la fusione per incorporazione in Unipol Gruppo di UnipolSai Assicurazioni”, nonché di Unipol Finance, UnipolPart I e Unipol Investment, le cosiddette “holding intermedie” interamente partecipate da Unipol Gruppo che detengono partecipazioni in UnipolSai. Il rapporto di cambio della fusione, è stato determinato dagli organi amministrativi di Unipol e UnipolSai in 3 azioni Unipol per ogni 10 azioni UnipolSai. La fusione sarà sottoposta al via libera dell’assemblea straordinaria degli azionisti di Unipol, convocata per il 21 ottobre 2024, e il suo completamento “è previsto entro la fine del 2024”. Nel contesto dell’operazione, Unipol promuoverà inoltre un’Offerta pubblica di acquisto volontaria sulla totalità delle azioni ordinarie di UnipolSai non detenute, riconoscendo un corrispettivo di 2,7 euro per ciascuna azione portata in adesione all’Opa. L’offerta riguarderà massime 417.386.600 azioni UnipolSai, pari al 14,75% del capitale sociale e sarà finanziata da Unipol Gruppo “mediante l’utilizzo di risorse finanziarie proprie”. Il corrispettivo sarà “cum dividendo”. In caso di adesione integrale all’Opa, l’esborso massimo per Unipol Gruppo sarà quindi di 1,126 miliardi di euro.


Il corrispettivo dell’Opa incorpora un premio pari al 12,6% rispetto al prezzo ufficiale delle azioni UnipolSai alla data del 15 febbraio 2024 (ultimo giorno di borsa aperta precedente la comunicazione dell’offerta al mercato) e del 16,3% rispetto alla media aritmetica ponderata dei prezzi ufficiali registrati da UnipolSai nei 6 mesi precedenti alla data di comunicazione dell’Offerta al mercato. L’offerta, costituisce “un’opzione aggiuntiva concessa agli azionisti UnipolSai, che consentirà a coloro i quali non intendano partecipare alla fusione di monetizzare, prontamente e a condizioni definite, il proprio investimento”. L’esito positivo dell’offerta “permetterà a Unipol Gruppo di consolidare ulteriormente la propria partecipazione di controllo detenuta in UnipolSai”. Nell’ambito dell’operazione è previsto, tra l’altro, il cambio di denominazione dall’attuale Unipol Gruppo in “Unipol Assicurazioni”.


Per Unipol Gruppo, l’operazione è volta a perseguire gli obiettivi di: “razionalizzare la struttura societaria del Gruppo Unipol, semplificando nel contempo i processi decisionali di direzione unitaria e governo del gruppo stesso”. La società risultante dalla fusione “sarà una delle principali compagnie assicurative italiane, quotata nei mercati regolamentati, che rivestirà anche il ruolo di capogruppo del Gruppo Unipol, in linea con le migliori practice nazionali e internazionali e con le aspettative del mercato”. La fusione consentirà di “ottimizzare il profilo di cassa e di funding di Unipol Gruppo; conseguire alcune sinergie di costo connesse all’ottimizzazione delle strutture centrali e delle relative attività; ottimizzare la solida posizione di solvibilità di Gruppo, anche in chiave prospettica”. Ai titolari di azioni ordinarie Unipol Gruppo che non abbiano concorso all’approvazione del progetto di fusione e, quindi, alla modifica dell’oggetto sociale, spetterà il diritto di recesso (a 5,27 euro per azione). L’eventuale approvazione della delibera di fusione non darà invece luogo ad alcuna ipotesi di diritto di recesso in favore degli azionisti di UnipolSai.

Ucraina, FT: Euroclear lancia allarme contro uso di asset Russia

Ucraina, FT: Euroclear lancia allarme contro uso di asset RussiaRoma, 16 feb. (askanews) – Euroclear, il gruppo che svolge la funzione di depositario centrale in Europa lancia un chiaro monito contro l’ipotesi di utilizzare i titoli sequestrati alla Russia come garanzie per l’emissione di debito con cui finanziare l’Ucraina:: “sarebbe come una confisca indiretta” e sui mercati avrebbe “lo stesso effetto” di una confisca. Lo spiega l’amministratore delegato del gruppo, Lieve Mostrey in una intervista al Financial Times, mettendo in guardia sul rischio che una mossa di questo genere metterebbe a repentaglio la reputazione di tutta l’Ue come mercato in cui depositare valore.


Il quotidiano spiega che l’ipotesi di effettuare una manovra spericolata di questo genere è stata ventilata dal Belgio, il paese che la presidenza di turno dell’Ue, per cercare di venire incontro alle pressioni degli Stati Uniti (che intanto ancora non hanno approvato il loro pacchetto gli aiuti Kiev). Euroclear detiene la parte più consistente, 191 miliardi dei 260 miliardi di dollari di titoli internazionali che sono stati stati congelati alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina.


Secondo il quotidiano finanziario, Germania, Francia, Italia e la Bce si sono opposte all’ipotesi di usare gli asset russi come garanzia per l’emissione di debito, rilevando che essendo titoli pubblici sono soggetti a particolari tutele dalle normative internazionali e che muoversi in tal senso potrebbe minare la fiducia nell’euro, creando l’idea che i depositi nell’area non sarebbero sicuri. “Dobbiamo stare molto attenti alla attrattività dell’euro e delle capitali internazionali per gli investitori”, ha det Mostrey. “Usare titoli congelati che non ti appartengono come collaterale è molto simile a una confisca indiretta o a un impegno a confiscare in futuro, che per gli effetti sul mercato equivale esattamente a una confisca diretta.Non vediamo come la banca centrale russa possa accettarlo. Sono fiducioso che alla fine la prudenza e il buon senso prevarranno”.

Jurgen Teller e Martin Parr, due mostre “umane” a Milano

Jurgen Teller e Martin Parr, due mostre “umane” a MilanoMilano, 16 feb. (askanews) – Due fotografi che guardano al mondo in modo impietoso, ma, proprio per questo, arrivano in fondo a suscitare una forma di nuova empatia, magari complessa, ma reale. A Milano hanno aperto due mostre di fotografia diverse, ma unite dal talento evidente degli autori: Jurgen Teller in Triennale e Martin Parr al Mudec.


“I need to live” è la grande esposizione su Teller, artista caleidoscopio dotato di spirito irriverente, capace di dare una forma visiva a pulsioni e intimità, con un linguaggio contemporaneo e di forte impatto. Il tono grottesco è spesso evidente, ma è altrettanto chiaro che c’è una vicinanza ai soggetti, spesso lo stesso fotografo o suoi familiari, che unisce ironia e affetto. Pur nella frequente nudità dei corpi, che sembra più un monito sulla fragilità umana anziché una forma di provocazione, i messaggi che arrivano sono esistenziali, toccano le grandi questioni della morte, dell’amore, della vita e dell’essere vivi, come dice il titolo dell’esposizione in Triennale. C’è un fondo di follia in ogni cosa, sembrano sottolineare le sue fotografie, del resto serve follia anche da parte di chi ha il coraggio, come fanno le immagini del fotografo tedesco, di affrontare la vita vera per quello che è, ossia, come diceva David Foster Wallace, “semplicemente troppa”. Teller gioca lo stesso tipo di partita, e anche la sua fotografia sembra “troppa”, ma proprio per questo ha la forza di apparirci poi “vera”. “Martin Parr – Short & Sweet” è invece il titolo della mostra allestita negli spazi dedicati alla fotografia del Museo delle Culture: un progetto curato dallo stesso fotografo britannico con Magnum Photos che si inserisce nella vocazione antropologica del Mudec utilizzando i linguaggi del contemporaneo. Anche qui con una forte componente grottesca, ma, di nuovo, senza giudizio, anzi con una sorta di ruvida tenerezza per i protagonisti delle sue fotografie quasi sempre coloratissime e così realistiche da sembrare perfino impossibili. Ma nonostante la vena surreale degli scatti, Martin Parr resta un fotoreporter, un cronista visivo che realizza reportage, come quello sulla spiaggia di Brighton, che sono al tempo stesso saggi visuali e indagini sociologiche amare, ma raccontate con una postura che possiamo definire comica, nel senso profondo e letterario del termine. L’umanità ritratta da Parr, sia che si tratti della regina Elisabetta, sia di ballerini improvvisati e sopra le righe, è senza filtro, ma è umanità, non lo dimentica, anzi sembra accettare i propri limiti e farli diventare quasi delle qualità. Che le fotografie riescono a farci intuire sotto tutto il rumore e la frequente volgarità del mondo che ci sta intorno.

Calcio, Europa League: Lisbona e Qarabag a valanga

Calcio, Europa League: Lisbona e Qarabag a valangaRoma, 15 feb. (askanews) – Milan e Qarabag a un passo dagli ottavi di Europa League. I match di ritorno serviranno, a meno di clamorose rimonte solo a certificare il passaggio del turno. Il Benfica ribalta il Tolosa e vince. Questo il tabellone completo: Spareggi Europa League (Andata 15 febbraio, ritorno il 22 febbraio)


Feyenoord-Roma 1-1, Galatasaray-Sparta Praga 3-2, Shakhtar-Marsiglia 2-2, Young Boys-Sporting Lisbona 1-3, Milan-Rennes 3-0, Lens-Friburgo 0-0, Benfica-Tolosa 2-1, Sp. Braga-Qarabag 2-4 L’Europa League proseguirà poi a marzo con gli Ottavi ai quali sono già qualificate: Bayer Leverkusen, Atalanta, West Ham, Brighton, Villarreal, Liverpool, Slavia Praga, Glasgow Rangers. I Quarti sono in programma ad aprile. Semifinale e Finale si disputeranno nel mese di maggio. Ecco il calendario completo delle prossime partite di Europa League 2024:

Calcio, Milan-Rennes 3-0: rossoneri a un passo dagli ottavi

Calcio, Milan-Rennes 3-0: rossoneri a un passo dagli ottaviRoma, 15 feb. (askanews) – Il Milan annienta il Rennes e mette una seria ipoteca sul passaggio agli ottavi di Europa League. Decidono una doppietta di Loftus-Cheek ed una rete di Leao. Retour match giovedì prossimo, 22 febbraio, alle ore 18.45 in Francia. Rossoneri aggressivi fin dalle prime battute, alla ricerca del gol. Al 7′ Florenzi da destra sventaglia pescando Leao, che in corsa stoppa di petto e poi conclude: traversa. Poco dopo Loftus-Cheek sfonda a destra e mette al centro, ma Musah non inquadra la porta con la deviazione. Il Rennes spaventa Maignan solo alla mezz’ora con una conclusione piazzata di Bourigeaud, di poco fuori, ma 3′ dopo il Milan passa. Florenzi, tra i più attivi, crossa alla perfezione da destra, Loftus-Cheek a centroarea non deve nemmeno staccare ma solo girarla di testa, piazzandola. Poi ancora Milan: ci prova anche Giroud da fuori, ma con un sinistro debole. Il raddoppio al 48′: dal calcio d’angolo, Kjaer di testa gira in porta, Mandanda respinge con un grande riflesso ma sulla ribattuta si avventa di testa in tuffo Loftus-Cheek, per il 2-0. Al 53′ il Milan fa 3-0 sull’asse Theo-Leao. A sinistra Theo ruba palla in anticipo e la cede in area a Leao che di tacco restituisce in profondità al compagno. Palla a rimorchio nuovamente per Leao, che piazza di piatto destro in rete. Al 73′ Milan vicino al 4-0: Pulisic se ne va da solo nel corridoio centrale e conclude davanti a Mandanda che respinge: palla sul piede di Okafor che di prima tira a botta sicura e trova la respinta questa volta di un difensore, quasi sulla linea di porta. Poi più nulla, pass per gli ottavi quasi in cassaforte. Giovedì a Rennes il retour match

Migranti, Meloni: immagino modello ‘Caivano’ per Tunisia e Libia

Migranti, Meloni: immagino modello ‘Caivano’ per Tunisia e LibiaRoma, 15 feb. (askanews) – Sulla questione migratoria “dobbiamo tenere alta l’attenzione” e “insistere con le Nazioni della regione del Mediterraneo allargato e dell’Africa Sub-Sahariana, per un metodo di lavoro condiviso che faccia contrastare insieme gli sbarchi sulle nostre coste, cooperando per colpire la rete dei trafficanti e aiutando le economie più fragili per rimuovere le cause che spingono a migrare”. Lo ha detto – secondo quanto si apprende – la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso dell’informativa sulle politiche migratorie in Consiglio dei ministri.


Su questo fronte, ha sottolineato la premier, “ho bisogno di tutto il governo poiché quello che immagino operativamente, e mediaticamente, è un modello ‘Caivano’ da proporre per il nord del continente africano, in modo particolare per la Tunisia e la Libia, ben consapevoli delle differenze sussistenti tra Tripolitania e Cirenaica”. “Dobbiamo sforzarci – ha esortato Meloni – di far sentire ad entrambe le Nazioni la nostra vicinanza e il nostro reale spirito di solidarietà. Pensiamo innanzitutto a impostare tavoli ministeriali che rafforzino la collaborazione”.


Entrando più nel dettaglio sul modello ‘Caivano’ da lei immaginato, la premier avrebbe affermato – sempre secondo quanto si apprende -: “Andiamo tutti in Libia e Tunisia, sviluppiamo progetti, controlliamone l’esecuzione, coordinando, come per Caivano, le presenze, in modo che siano cadenzate e diano il senso della continuità”.

Draghi: Europa finanzi investimenti emettendo debito comune

Draghi: Europa finanzi investimenti emettendo debito comuneRoma, 15 feb. (askanews) – L’Europa dovrebbe affrontare il cambiamento economico in corso, con politiche fiscali che rispettino “i valori sociali europei” e ampliare il finanziamento degli investimenti in una dimensione collettiva, anche attraverso l’emissione di debito comune. L’ha detto l’ex presidente del consiglio Mario Draghi, intervenendo in occasione del conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award nel contesto della 40th Annual NABE Economic Policy Conference “Navigating Geopolitical Turbulence and Domestic Uncertainty” a Washington.


Draghi ha sottolineato come “questa fase di profondo cambiamento nell’ordine economico globale porta con sé sfide altrettanto profonde per la politica economica”. Cambierà “la natura degli shock ai quali sono esposte le nostre economie” ed è “probabile che, nella fase di adattamento delle nostre economie a questo nuovo contesto, si presentino shock di offerta negativi più frequenti, più irregolari e anche più ampi” non “solo da nuove frizioni nell’economia globale – ad esempio conflitti geopolitici o disastri naturali – ma ancor più dalle risposte di policy che noi stessi metteremo in atto per mitigare quelle frizioni”. Inoltre “la politica fiscale sarà chiamata a svolgere un ruolo più significativo, il che significa – a quanto posso aspettarmi – deficit pubblici persistentemente più alti”, perché dovrà “incrementare gli investimenti pubblici per soddisfare la gamma di nuove esigenze di investimento”. I governi dovranno “affrontare – ha sostenuto ancora Draghi – le disuguaglianze in materia di ricchezza e reddito” ed è “probabile che la politica fiscale si trovi a dover svolgere anche un maggior ruolo di stabilizzazione – un ruolo che in precedenza avevamo attribuito principalmente alla politica monetaria”. Ancora, visto che “stiamo entrando in un’era di maggiori rivalità geopolitiche e relazioni economiche internazionali più transattive, i modelli di business basati su ampi surplus commerciali potrebbero non essere più sostenibili politicamente”. Queste sfide richiedono, al fine di “stabilizzare il potenziale di crescita e ridurre la volatilità dell’inflazione”, un “cambiamento nella strategia di policy complessiva, che si concentri sia sul completamento delle transizioni in corso sul lato dell’offerta, sia sullo stimolo alla crescita della produttività, campo in cui un’ampia adozione dell’intelligenza artificiale potrebbe essere d’aiuto”, secondo Draghi. Ma per fare tutto questo a una certa velocità “sarà necessario un policy mix adeguato: un costo del capitale sufficientemente basso per anticipare la spesa per gli investimenti, una regolamentazione finanziaria che supporti la riallocazione di capitale e l’innovazione, politiche della concorrenza che facilitino gli aiuti di Stato laddove siano giustificati”.


Si tratta di un nuovo approccio, che richiederà un aumento del coordinamento tra le politiche, al quale “l’architettura della nostra politica macroeconomica non è progettata”, spiega Draghi, sottolineando come “l’indipendenza non deve significare separazione, e le diverse autorità possono unire le forze per aumentare lo spazio politico senza compromettere i rispettivi mandati”. Draghi ha fatto l’esempio della risposta alla pandemia “quando le autorità monetarie, fiscali e di vigilanza bancaria hanno unito le forze per limitare i danni economici dei lockdown e prevenire una recessione deflazionistica”. Una strategia coerente di policy, in questo senso dovrebbe prevedere, per Draghi, “un percorso fiscale chiaro e credibile che si concentri sugli investimenti e al contempo, nel nostro caso, preservi i valori sociali europei”. Ciò darebbe alle banche centrali “maggiore fiducia nel fatto che la spesa pubblica oggi, aumentando la capacità di offerta, porterà a un’inflazione più bassa domani”. E, in Europa in particolare, dove le politiche fiscali sono decentralizzate, “possiamo anche fare un ulteriore passo avanti finanziando una quota maggiore di investimenti in modo collettivo, a livello di Unione”. In tal senso – ha insistito Draghi – “l’emissione di debito comune per finanziare gli investimenti amplierebbe lo spazio fiscale collettivo a nostra disposizione, allentando così almeno in parte la pressione sui bilanci nazionali”. Allo stesso tempo, poiché il modo di spendere dell’Ue è più programmatico – spesso su un orizzonte pluriennale – “investire a livello di Unione rappresenterebbe un più forte impegno a far sì che la politica fiscale sia in ultima analisi non inflazionistica, il che si potrebbe riflettere nelle proiezioni delle banche centrali sull’inflazione a medio termine”.


In secondo luogo, secondo l’ex premier, “se le autorità fiscali delineassero in questo modo percorsi fiscali credibili, alle banche centrali spetterebbe il compito di assicurarsi che la bussola principale per le loro decisioni sia rappresentata dalle aspettative di inflazione”. Nei prossimi anni la politica monetaria – ha spiegato Draghi – “si troverà ad affrontare un ambiente difficile in cui, più che mai, dovrà distinguere tra inflazione temporanea e inflazione permanente, tra crescita di recupero dei salari e spirali self-fulfilling, tra le conseguenze inflazionistiche della spesa pubblica buona e di quella cattiva”. In questo contesto, “una misurazione accurata e un focus meticoloso sulle aspettative di inflazione sono il modo migliore per garantire che le banche centrali possano contribuire a una strategia di policy complessiva senza compromettere la stabilità dei prezzi o l’indipendenza. Questa bussola consente di distinguere con precisione gli shock temporanei al rialzo dei prezzi – come ad esempio gli spostamenti dei prezzi relativi tra settori o l’aumento dei prezzi delle commodity derivanti da maggiori investimenti – dai rischi di inflazione generalizzata”.

Draghi: la globalizzazione ha indebolito i valori liberali

Draghi: la globalizzazione ha indebolito i valori liberaliRoma, 15 feb. (askanews) – La globalizzazione non ha rafforzato i valori liberali e democratici, ma anzi li ha indeboliti nei paesi che li sostengono, a causa della diffusione nelle opinioni pubbliche della percezione che “la partita fosse falsata”. L’ha affermato oggi l’ex presidente del Consiglio Mario Draghi, intervenendo a Washington in occasione del conferimento del Paul A. Volcker Lifetime Achievement Award nel contesto della 40th Annual NABE Economic Policy Conference “Navigating Geopolitical Turbulence and Domestic Uncertainty”.


“L’apertura dei mercati globali ha reso possibile l’ingresso nell’economia globale di dozzine di paesi, facendo uscire dalla povertà miliardi di persone – 800 milioni solo in Cina negli ultimi 40 anni. Ha prodotto il miglioramento più ampio e veloce degli standard di vita mai visto nella storia”, ha premesso Draghi, segnalando però che “il nostro modello di globalizzazione conteneva anche una debolezza fondamentale”. Cioè, “affinché i mercati aperti tra i paesi possano essere sostenuti, devono esistere regole internazionali e soluzioni di risoluzione delle controversie a cui tutti i paesi partecipanti si attengono. Ma in questo nuovo mondo globalizzato, l’impegno di alcuni dei maggiori partner commerciali a rispettare le regole è stato ambiguo fin dall’inizio”. Draghi ha fatto l’esempio della Cina, che durante i primi 15 anni di adesione all’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) non ha notificato alcun sussidio del governo subcentrale, nonostante il fatto che la maggior parte dei sussidi provenisse dai governi provinciali e locali. “L’ordine commerciale mondiale globalizzato è sempre stato vulnerabile alla possibilità che un qualsiasi paese o gruppo di paesi potesse decidere che seguire le regole non era il modo migliore per perseguire i propri interessi a breve termine”, ha sottolineato l’ex presidente della Banca centrale europea.Questa incapacità di stabilire un rispetto condiviso delle regole ha portato a “grandi squilibri commerciali, le cui conseguenze i politici sono stati lenti a riconoscere”, segnala Draghi. Tali squilibri sono insorti in parte perché l’apertura commerciale stava avvenendo tra paesi a livelli di sviluppo molto diversi, il che limitava la capacità dei paesi più poveri di assorbire le importazioni da quelli più ricchi e dava loro la giustificazione per proteggere le industrie nascenti dalla concorrenza straniera. Ma anche perché riflettevano “scelte politiche deliberate in ampie parti del mondo per creare surplus commerciali e limitare l’aggiustamento del mercato”.


Queste politiche, nonostante i tentativi sul fronte della politica monetaria di generare occupazione, hanno portato a un calo sostanziale di investimenti e il rallentamento del mercato del lavoro, che è stato in buona parte delocalizzato e ha perso potere contrattuale nelle economie avanzate. Ciò ha avuto importanti conseguenze politiche. “Contrariamente alle aspettative iniziali, la globalizzazione non solo non è riuscita a diffondere i valori liberali – democrazia e libertà non viaggiano necessariamente insieme a beni e servizi – ma li ha anche indeboliti all’interno dei paesi che ne erano stati i principali sostenitori, finendo anzi per alimentare la crescita di forze che guardavano maggiormente alla dimensione interna”, segnala Draghi. “Presso l’opinione pubblica occidentale si è diffusa la percezione che i cittadini fossero coinvolti in una partita falsata, in cui milioni di posti di lavoro venivano spostati altrove mentre i governi e le aziende restavano indifferenti.

De Luca chiama in piazza a Roma domani Sindaci Sud: Governo nemico Mezzogiorno

De Luca chiama in piazza a Roma domani Sindaci Sud: Governo nemico MezzogiornoRoma, 15 feb. (askanews) – Contro l’autonomia differenziata e per chiedere lo sblocco dei Fondi di Sviluppo e Coesione. Sono questi i due obiettivi della manifestazione convocata per domani a Roma dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, che ha chiamato all’appello tutti i sindaci del Sud Italia, tutte le forze politiche, e tutti i rappresentanti parlamentari. “Questa non è una battaglia di partito, quindi, abbiamo invitato tutti i parlamentari campani, e meridionali, ad essere presenti e dare un contributo”, ha detto nei giorni scorsi il governatore campano.


“Stiamo difendendo i nostri territori, le nostre imprese, le nostre famiglie, i nostri figli, non le bandiere di partito. Noi facciamo una battaglia per il nostro territorio, per difendere la dignità del del Sud, che questo governo ha danneggiato enormemente”, ha aggiunto De Luca. Intanto ieri, il ministro per le Politiche di coesione, Raffaele Fitto, per cercare di ‘disinnescare’ la manifestazione di domani, ha incontrato una delegazione di Anci Campania guidata dal presidente Carlo Marino, con la partecipazione dei vicepresidenti – Antonio Del Giudice, Massimo Pelliccia e Luigi Carbone – del segretario generale Nello D’Auria, del coordinatore Piccoli Comuni, Stefano Pisani e del sindaco di Benevento, Clemente Mastella. I primi cittadini campani hanno chiesto al ministro “la riapertura del tavolo tecnico con la Regione Campania per arrivare, in tempi rapidi e certi, all’Accordo di Coesione”. Da parte sua Fitto ha ricordato che “il tavolo tecnico resta comunque aperto e finalizzato all’accordo”.


Mastella, che domani sarà presente alla manifestazione nella Capitale, ha detto di augurarsi “già sabato un incontro di pacificazione istituzionale tra il ministro Fitto e il governatore della Campania, anche perché se non si arriva a questo tutto andrà a discapito dei Comuni con il rischio davvero di una sorta di insurrezione dei Comuni stessi”.

Al via riunione Cdm, Meloni relaziona su migranti e Lollobrigida su agricoltura

Al via riunione Cdm, Meloni relaziona su migranti e Lollobrigida su agricolturaRoma, 15 feb. (askanews) – E’ iniziata a Palazzo Chigi la riunione del Consiglio dei ministri che ha all’ordine del giorno, tra l’altro, un’informativa della premier Giorgia Meloni sulle politiche migratorie e una del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida sugli obiettivi strategici per il settore agricolo.


A largo Chigi, pochi metri di distanza dalla sede del Governo, staziona un presidio di trattori che ha raggiunto la cittadella della politica dalla manifestazione di protesta in corso al Circo Massimo.