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Confcommercio: dal 2012 nelle città hanno chiuso i battenti 111mila negozi

Confcommercio: dal 2012 nelle città hanno chiuso i battenti 111mila negoziRoma, 8 feb. (askanews) – Dal 2012 ad oggi, in Italia, hanno chiuso i battenti oltre 111mila negozi al dettaglio. Un’impresa attiva su cinque è morta e non è stata sostituita. Peggio è andata al commercio ambulante (-24mila unità) che vive una fase di profonda ristrutturazione. In crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si riducono le imprese italiane (-8,4%) e aumentano quelle straniere (+30,1%). E metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila). E’ quanto emerge dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.


La riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, sia per il Centro-Nord che per il Mezzogiorno. Anche i centri storici cambiano volto. Sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).


La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio nei centri storici rende sempre più preoccupante “il fenomeno della desertificazione commerciale delle nostre città”: nei 120 comuni al centro dell’analisi, negli ultimi 10 anni, sono sparite oltre 30mila unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%) e la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta. E resta fondamentale l’omnicanalità, ovvero l’utilizzo anche di un canale online ben funzionante. Negli ultimi cinque anni, infatti, gli acquisti di beni su Internet sono quasi raddoppiati passando da 17,9 miliardi del 2019 a 35 miliardi del 2023. La crescita dell’e-commerce, secondo l’associazione, è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.


Commentando i risultati dell’indagine, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato: “prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

Confcommercio, nelle città spariti 111mila negozi dal 2012

Confcommercio, nelle città spariti 111mila negozi dal 2012Roma, 8 feb. (askanews) – Dal 2012 ad oggi, in Italia, hanno chiuso i battenti oltre 111mila negozi al dettaglio. Un’impresa attiva su cinque è morta e non è stata sostituita. Peggio è andata al commercio ambulante (-24mila unità) che vive una fase di profonda ristrutturazione. In crescita, invece, le attività di alloggio e ristorazione (+9.800). Nello stesso periodo, nel commercio, negli alberghi e nei pubblici esercizi si riducono le imprese italiane (-8,4%) e aumentano quelle straniere (+30,1%). E metà della nuova occupazione straniera nell’intera economia (+242mila occupati) è proprio in questi settori (+120mila). E’ quanto emerge dall’analisi “Demografia d’impresa nelle città italiane”, realizzata dall’Ufficio Studi di Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi Guglielmo Tagliacarne.


La riduzione di attività commerciali è più accentuata nei centri storici rispetto alle periferie, sia per il Centro-Nord che per il Mezzogiorno. Anche i centri storici cambiano volto. Sono sempre meno le attività tradizionali (carburanti -40,7%, libri e giocattoli -35,8%, mobili e ferramenta -33,9%, abbigliamento -25,5%) e sempre più servizi e tecnologia (farmacie +12,4%, computer e telefonia +11,8%), attività di alloggio (+42%) e ristorazione (+2,3%).


La modificazione e la riduzione dei livelli di servizio nei centri storici rende sempre più preoccupante “il fenomeno della desertificazione commerciale delle nostre città”: nei 120 comuni al centro dell’analisi, negli ultimi 10 anni, sono sparite oltre 30mila unità locali di commercio al dettaglio e ambulanti (-17%) e la densità commerciale è passata da 12,9 negozi per mille abitanti a 10,9 (-15,3%). Per evitare gli effetti più gravi di questo fenomeno, il commercio di prossimità deve puntare su efficienza e produttività, anche attraverso l’innovazione e la ridefinizione dell’offerta. E resta fondamentale l’omnicanalità, ovvero l’utilizzo anche di un canale online ben funzionante. Negli ultimi cinque anni, infatti, gli acquisti di beni su Internet sono quasi raddoppiati passando da 17,9 miliardi del 2019 a 35 miliardi del 2023. La crescita dell’e-commerce, secondo l’associazione, è la maggiore responsabile della riduzione del numero di negozi ma resta comunque un’opportunità per il commercio “fisico” tradizionale.


Commentando i risultati dell’indagine, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato: “prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale. Rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

Commercio, Sangalli: prosegue la desertificazione delle città

Commercio, Sangalli: prosegue la desertificazione delle cittàRoma, 8 feb. (askanews) – “Prosegue la desertificazione commerciale delle nostre città, un fenomeno che riguarda soprattutto i centri storici dove la riduzione dei livelli di servizio è acuita anche dalla perdita di commercio ambulante. Il commercio rimane comunque vitale e reattivo e soprattutto mantiene il suo valore sociale”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha commentato l’analisi dell’Ufficio Studi della Confederazione sulla demografia di impresa nelle città italiane.


Per Sangalli, “rimane, in ogni caso, prioritario contrastare la desertificazione commerciale con progetti di riqualificazione urbana per mantenere servizi, vivibilità, sicurezza e attrattività delle nostre città. In questa direzione vanno il progetto Cities di Confcommercio e la rinnovata collaborazione con l’Anci a conferma del nostro impegno per favorire uno sviluppo urbano sostenibile e valorizzare il ruolo sociale ed economico delle attività di prossimità nelle città”.

Il Papa: aprire alle donne il lavoro in Curia è importante

Il Papa: aprire alle donne il lavoro in Curia è importanteRoma, 8 feb. (askanews) – “È importante qui tenere presente il principio petrino e il principio mariano. Il principio petrino riguarda il ministero: Pietro, i vescovi e i presbiteri. Il principio mariano è ecclesiale, è l’appartenenza alla Chiesa: perché la Chiesa è donna, è sposa, Pietro non è donna, non è sposa. È più importante la Chiesa-sposa che Pietro-ministro! Aprire alle donne il lavoro in Curia è importante”. Così Papa Francesco in un colloquio con il settimanale “Credere, pubblicato nel numero in uscita oggi e ripreso da Avvenire. “Anche le donne che aiutano il ministero: c’è per esempio una congregazione di suore peruviane che vanno nei piccoli paesi dove non c’è il prete, portano avanti le parrocchie, battezzano (anche un laico può farlo), danno la Comunione, fanno i funerali … finché non arriva un parroco. Ma non è la ministerialità della donna la cosa più importante, fondamentale è invece la presenza della donna. Nella Curia romana- prosegue il Papa – ora ci sono diverse donne e ce ne saranno di più, perché fanno meglio di noi uomini in certi incarichi. La governatrice ad esempio, suor Raffaella Petrini, sta facendo cose bellissime. Anche le donne che sono nel Dicastero per eleggere i vescovi … sono tutti posti che hanno bisogno delle donne. In questo c’è un processo in corso. Ci sono diverse segretarie, pensi a suor Alessandra Smerilli al Dicastero dello sviluppo umano integrale, altre al Dicastero dell’evangelizzazione, dei religiosi…”

L’Antitrust avvia una istruttoria nei confronti di Poste Italiane

L’Antitrust avvia una istruttoria nei confronti di Poste ItalianeMilano, 8 feb. (askanews) – L’Autorità garante della concorrenza e del mercato ha avviato un procedimento istruttorio nei confronti di Poste Italiane per accertare l’esistenza di violazioni dell’articolo 8, comma 2-quater della legge 287 del 1990. In base a questo articolo, si legge in una nota dell’Antitrust, Poste Italiane dovrebbe rendere accessibili gli uffici e la rete postale (di cui ha la disponibilità in esclusiva in quanto fornitore del servizio universale postale) ai concorrenti della propria controllata PostePay, che li utilizza per commercializzare e per promuovere le offerte Poste energia nel mercato della vendita al dettaglio di energia elettrica.


Secondo alcune segnalazioni, Poste Italiane non avrebbe invece reso accessibili tali beni o servizi ad alcuni concorrenti di PostePay che ne hanno fatto richiesta di recente. In questo modo ha attribuito alla propria controllata un vantaggio competitivo rilevante, suscettibile di alterare irrimediabilmente le dinamiche concorrenziali in un contesto di mercato singolare – caratterizzato dalla fine dei regimi tutelati nella fornitura di energia elettrica e gas naturale – in cui gli operatori attivi hanno forti incentivi ad attrarre clienti provenienti dai regimi tutelati.

Sanremo, Geolier in testa dopo la seconda serata. Emozione Allevi

Sanremo, Geolier in testa dopo la seconda serata. Emozione AlleviRoma, 8 feb. (askanews) – La commozione di Giovanni Allevi sul palco del Teatro Ariston; il messaggio contro il femminicidio del cast di Mare Fuori; Giorgia che incanta il pubblico; la gag di Amadeus con Fiorello e John Travolta, nel ballo del qua qua. E poi tanta musica: 15 artisti che si esibiscono, presentati da altrettanti colleghi.


Nel giorno in cui Youtube diffonde la lista delle tendenze musicali – con Geolier in cima – lo stesso rapper napoletano conquista il gradino più alto della classifica provvisoria della seconda serata. Geolier chiude la serata davanti a Irama in seconda posizione, al terzo posto Annalisa, al quarto Loredana Bertè e Mahmood al quinto. Una classifica frutto della votazione delle radio e del televoto. Il momento più commovente è il racconto di Allevi che torna a suonare davanti al pubblico dopo quasi due anni di stop a causa della malattia (un mieloma multiplo) che lo ha costretto a cure, ricoveri. “All’improvviso mi è crollato tutto”, dice il maestro.


“Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima”. Commosso, emozionato, davanti al pubblico del 74mo Festival della canzone italiana, Allevi si toglie il cappello per “liberarsi definitivamente dal peso del giudizio esterno” mostrando senza timore la sua chioma argentata. Poi torna a suonare il pianoforte: ho due vertebre rotte, mi tremano le mani ma suonerò con tutta la mia forza”, annuncia prima di presentare “Tomorrow”, perché “domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”.


Quindici gli artisti in scaletta nella seconda serata, ognuno dei quali presentato da un collega in gara. Co-conduttrice della serata Giorgia: tight nero, pantaloncini corti e stivali neri, camicetta bianca, capelli raccolti, è entrata sul palco dell’Ariston intonando “E poi”, che quest’anno compie 30 anni. Da segnalare anche Dargen D’Amico che dopo la sua esibizione ha precisato le sue parole di ieri sul cessate il fuoco in Medio Oriente: “Posso fare una precisazione sulle mie parole di ieri sera? Perché ho letto la parola ‘politico’ vicino al mio nome. Non volevo essere politico. Ho commesso molti peccati, anche gravi. Ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica, il mio messaggio era semplicemente guidato dall’amore e dalla sensazione che abbiamo sempre più cose in comune e su quelle mi vorrei concentrare”.


Di Serena Sartini

Sanremo, la seconda serata: Allevi commuove e suona dopo due anni

Sanremo, la seconda serata: Allevi commuove e suona dopo due anniSanremo, 7 feb. (askanews) – “All’improvviso mi è crollato tutto. Non suono più il pianoforte davanti ad un pubblico da quasi due anni. Nel mio ultimo concerto, alla Konzerthaus di Vienna, il dolore alla schiena era talmente forte che sull’applauso finale non riuscivo ad alzarmi dallo sgabello. E non sapevo ancora di essere malato. Poi è arrivata la diagnosi, pesantissima”. E’ il messaggio commosso con cui questa sera Giovanni Allevi ha portato sul palco dell’Ariston il tema della malattia, raccontando la sua storia. Quasi due anni fa un mieloma è stato diagnosticato all’artista.


Commosso, emozionato, davanti al pubblico del 74mo Festival della canzone italiana, Allevi si toglie il cappello per “liberarsi definitivamente dal peso del giudizio esterno” mostrando senza timore la sua chioma argentata. Poi torna a suonare il pianoforte davanti al pubblico, dopo quasi 2 anni di stop. “Ho due vertebre rotte, mi tremano le mani ma suonerò con tutta la mia forza”, dice prima di presentare “Tomorrow”, perché “domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello”. “Ho perso molto, il mio lavoro, i miei capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare. Era come se la malattia mi porgesse, assieme al dolore, degli inaspettati doni. Quali? Vi faccio un esempio. Sembra paradossale detto da qui. Perché ogni individuo, ognuno di noi, ognuno di voi, è unico, irripetibile. La gratitudine nei confronti della bellezza del Creato. Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato da quelle stanze d’ospedale”.


Quindici gli artisti in scaletta nella seconda serata, ognuno dei quali presentato da un collega in gara. Co-conduttrice della serata Giorgia: tight nero, pantaloncini corti e stivali neri, camicetta bianca, capelli raccolti, è entrata sul palco dell’Ariston intonando “E poi”, che quest’anno compie 30 anni. Da segnalare anche Dargen D’Amico che dopo la sua esibizione ha precisato le sue parole di ieri sul cessate il fuoco in Medio Oriente: “Posso fare una precisazione sulle mie parole di ieri sera? Perché ho letto la parola ‘politico’ vicino al mio nome. Non volevo essere politico. Ho commesso molti peccati, anche gravi. Ma non ho mai pensato di avvicinarmi alla politica, il mio messaggio era semplicemente guidato dall’amore e dalla sensazione che abbiamo sempre più cose in comune e su quelle mi vorrei concentrare”.

Europarlamento approva deregolamentazione dei nuovi Ogm (Ngt)

Europarlamento approva deregolamentazione dei nuovi Ogm (Ngt)Bruxelles, 7 feb. (askanews) – La lunga e complicata votazione sul regolamento sulle “nuove tecniche genomiche” (Ngt) della plenaria del Parlamento europeo, oggi a Strasburgo (con oltre 300 emendamenti, di cui molti approvati o respinti con una differenza di pochi voti), ha prodotto un testo che approva l’impianto di fondo della proposta della Commissione: una sostanziale deregolamentazione nell’Ue di questi nuovi Ogm “di precisione”, quando risultano da non più di 20 modificazioni genetiche (Ngt1) e sono perciò considerati come “sostanzialmente equivalenti” alle piante “convenzionali”.


Come prevede la proposta originaria, al di là delle 20 modificazioni genetiche (Ngt2) resta invece pienamente applicabile la normativa Ue sugli Ogm, ovvero un regime di autorizzazione fondato sulle valutazioni di rischio da parte dell’Efsa (l’Autorità Ue di sicurezza alimentare), con un sistema obbligatorio di tracciabilità ed etichettatura, e con la possibilità da parte degli Stati membri di imporre divieti di coltivazione sul proprio territorio nazionale. Il Parlamento europeo, tuttavia, ha introdotto diversi limiti alla deregolamentazione degli Ngt1: innanzitutto, è passato (con 317 voti a favore, 302 contrari e 13 astenuti) l’emendamento 264, proposto da Socialisti e Verdi, che reintroduce un chiaro obbligo di etichettatura generalizzato a tutti i nuovi Ogm e loro derivati, e non solo limitato alle confezioni contenenti sementi. Anche perché resterà comunque il divieto di utilizzo degli Ngt1 nell’agricoltura biologica per evitare contaminazioni (sempre di Ogm si tratta), e senza etichettatura obbligatoria questo non sarebbe possibile.


L’emendamento chiede che “le piante Ngt di categoria 1, i prodotti contenenti o costituiti da una o più piante Ngt di categoria 1 e il materiale riproduttivo vegetale, anche a fini di selezione e fini scientifici, che contiene una o più piante Ngt di categoria 1 o ne è costituito ed è messo a disposizione di terzi, a titolo oneroso o gratuito”, rechino un’etichetta che riporta la dicitura “Nuove tecniche genomiche”. Etichetta che inoltre, per il materiale riproduttivo vegetale, dovrà essere seguita “dal numero di identificazione della pianta o delle piante Ngt da cui è derivato”. Per garantire trasparenza, gli eurodeputati chiedono anche di creare un elenco pubblico online di tutte le piante Ngt1. Un’altra sostanziale modifica della proposta originaria è quella che introduce un divieto di brevettabilità per tutte le piante Ngt, di entrambe le categorie (1 e 2), per evitare incertezze giuridiche, l’aumento dei costi e nuove dipendenze di agricoltori e allevatori dalle grandi società agroindustriali. Il divieto di brevettabilità riguarda il materiale vegetale, le loro parti, le informazioni genetiche e le caratteristiche dei processi in esse contenute, ed è stato introdotto con l’emendamento 69, presentato dai Verdi e sostenuto dalla commissione Ambiente, che ha ottenuto ben 588 voti a favore, 27 contrari e 17 astenuti.


Per quanto riguarda la definizione delle piante Ngt di categoria 1, gli eurodeputati hanno chiesto (emendamenti 72 e 73) di aggiungere altre due condizioni a quelle già previste dalla proposta originaria della Commissione: affinché una pianta Ngt sia considerata equivalente a una pianta ottenuta con tecniche convenzionali, oltre alla soglia di 20 modificazione genetiche (“sostituzione o inserimento di non più di 20 nucleotidi”), vengono aggiunti un limite a non più di tre modifiche riguardanti le sequenze che modificano una proteina, e la condizione che questi interventi non creino una “proteina chimerica”. Ovvero una proteina “che non è presente nelle specie appartenenti al pool genetico ai fini della selezione”. Bruxelles, 7 feb. (askanews) – L’obiettivo dichiarato del regolamento è quello di agevolare, attraverso la parziale regolamentazione di questi Ogm di nuova generazione, la creazione di varietà vegetali migliorate, che siano resistenti al cambiamento climatico e ai parassiti, che diano rese più elevate o che richiedano meno fertilizzanti e pesticidi durante la coltivazione.


Le nuove tecniche genomiche, al contrario dei “vecchi” Ogm che erano ottenuti attraverso la “transgenesi”, sono basate sulla “cisgenesi”, ovvero l’inserimento nelle piante di geni provenienti da specie affini, e non estranee (come nella transgenesi). In pratica, si “pilotano” e si accelerano modificazioni genetiche che potrebbero verificarsi naturalmente, e lo si fa applicando i meccanismi di precisione della genomica, basata sulla mappatura del genoma. Negli Ogm tradizionali, invece, le modificazioni genetiche venivano conseguite senza sapere esattamente dove nel genoma sarebbero andate a inserirsi le nuove sequenze di Dna. Resta il fatto, tuttavia, che qualunque modificazione del genoma comporta il rischio potenziale di “effetti non intenzionali”, a livello sia genetico che epigenetico (cioè dentro o fuori il Dna), ed eliminare l’obbligo della valutazione di rischio e dell’autorizzazione, come si vuole fare con gli Ngt1, appare poco coerente con il principio di precauzione, che è previsto dal Trattato Ue. Inoltre, il tentativo in atto, soprattutto in Italia, di negare che le piante prodotte con le nuove tecniche genomiche siano degli Ogm contraddice quanto è scritto nella stessa proposta di regolamento dell’Ue, che definisce “pianta Ngt”, all’Articolo 3, “una pianta geneticamente modificata ottenuta mediante mutagenesi mirata o cisgenesi”; a meno di non voler affermare che una pianta non è un organismo. Il testo approvato oggi dalla plenaria, con con 307 voti favorevoli, 263 contrari e 41 astensioni, costituisce il mandato negoziale del Parlamento europeo per i negoziati co-legislativi con la Commissione e con il Consiglio Ue (“trilogo”) per arrivare al testo definitivo del regolamento. Da notare, infine, che nel voto di Strasburgo si sono espressi a favore del testo emendato e in modo molto compatto gli eurodeputati dell’estrema destra di Identità e Democrazia (con la Lega), e poi il Ppe (salvo una trentina di contrari, soprattutto polacchi, e una decina di astenuti) e i Liberali di Renew (con cinque contrari e 14 astenuti), mentre si sono spaccati a metà i Conservatori dell’Ecr (con 29 favorevoli, tra cui gli italiani di Fdi, 31 contrari e un astenuto) e il gruppo dei Socialisti e Democratici (55 a favore, 71 contrari e due astenuti). Tra i contrari, molto compatti i gruppi dei Verdi e della Sinistra, e la delegazione del M5s. Spaccatura interna anche per il Pd: Bresso, De Castro, Gualmini, Picierno, Rondinelli e Variati si sono espressi a favore, mentre Bartolo, Benifei (il capodelegazione), Covassi, Laureti, Moretti, Pisapia e Smeriglio hanno votato contro.

Rai, sit-in opposizioni, c’è anche Iv. Schlein: basta con Tele Meloni

Rai, sit-in opposizioni, c’è anche Iv. Schlein: basta con Tele MeloniRoma, 7 feb. (askanews) – “Basta con Tele Meloni”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando al sit-in davanti alla sede della Rai in viale Mazzini convocato dai democratici. “Ci sono alcuni principi fondamentali su cui dobbiamo unire le nostre forze”, ha detto ringraziando Più Europa, Iv, i Socialisti, Verdi e Sinistra, Articolo 21 che hanno aderito all’iniziativa.


“Lo dobbiamo fare per l’indipendenza del servizio pubblico che è di tutti e per difendere la libertà di stampa. Basta con Tele Meloni e con un servizio pubblico svilito a essere portavoce della propaganda di questo governo. E basta con gli attacchi al giornalismo d’inchiesta da parte di questo governo”. “Il sistema di governance della Rai va modificato, la Rai va sottratta all’influenza della politica e dei partiti. Così si potrà migliorare la qualità del servizio pubblico e naturalmente ci lavoreremo insieme a tutti coloro che vorranno”, ha detto ancora Schlein.


“Grazie a Elly Schlein. Non siamo d’accordo su tutto, ma abbiamo detto subito sì all’iniziativa del Pd perché pensiamo che sia una scelta forte, libera, coraggiosa”. ha spiegato Maria Elena Boschi parlando al sit-in davanti alla Rai convocato dal Pd. “Intendiamoci – ha aggiunto l’esponente di Iv – il problema del paese non è la Rai, ma il governo. Un governo di pistoleri, di cognati, che sta rendendo l’Italia meno sicura, un paese più povero. Un governo che perde tutte le sfide europee, dal patto di stabilità alla Bei. Un governo che lascia una nostra connazionale – Ilaria Salis – nelle carceri ungheresi in condizioni degradanti per non avere il coraggio di chiedere a Orban il rispetto dello stato di diritto”. Ha aggiunto Boschi: “La Rai non racconta più la realtà, ma sta diventando pericolosamente parte della macchina di propaganda di Giorgia Meloni. E Giorgia Meloni sta esagerando. Il servizio pubblico deve dare voce alle opposizioni perché sono il sale della democrazia. Non chiediamo più spazio per noi ma rispetto per le istituzioni e che la Rai svolga il ruolo di servizio pubblico”.

Scontro Conte-Meloni sul Mes, Avs e Pd lasciano Giurì onore: non imparziale

Scontro Conte-Meloni sul Mes, Avs e Pd lasciano Giurì onore: non imparzialeRoma, 7 feb. (askanews) – Stefano Vaccari (Pd) e Filiberto Zaccari (Avs) si dimettono dal Giurì d’onore per “mancanza di terzietà” sul caso Mes che vede contrapposti la premier Giorgia Meloni e il leader M5s Giuseppe Conte. Con una lettera al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e al presidente del Giurì, Giorgio Mulè, i due esponenti della minoranza nell’organismo di Montecitorio motivano la loro decisione argomentando che non condividono i contenuti della relazione finale che a loro avviso avvalora la tesi della premier.


Si trattava di giudicare il “caso” delle dichiarazioni fatte da Giorgia Meloni contro Giuseppe Conte a proposito dell’approvazione del Mes quando il leader M5s era alla guida di palazzo Chigi. Conte ha chiesto la convocazione del Giurì d’onore della Camera per ristabilire la verità dei fatti. Ma secondo i rappresentanti dell’opposizione l’organismo non è imparziale: “Nella relazione che ci è stata sottoposta dal Presidente, sono prevalse alcune motivazioni, ancorchè significative, di ordine politico e interpretative che contrastano con la realtà dei fatti accertati e rendono evidente la volontà della maggioranza di avvalorare la versione accusatoria della Presidente Meloni”, ha spiegato Vaccari.


“Devo purtroppo constatare che la rilevanza riconosciuta al pur importante dibattito politico ha fuorviato in modo determinante i lavori della Commissione d’indagine – ha aggiunto Zaratti -. Se nella prima parte della relazione proposta vi è una chiara ricostruzione dei fatti e dei documenti, che mostrano in modo inequivocabile la correttezza istituzionale e formale delle procedure parlamentari adottate dal Presidente Conte in relazione alla materia in questione, nella seconda parte si adducono motivazioni di ordine unicamente politico, finalizzate ad avvalorale le tesi accusatorie, sostenute dalla Presidente Meloni. Dispiace constatare che la terzietà della commissione d’indagine è così venuta meno”. “Sono sorpreso e amareggiato – ha ribattuto il presidente del Giurì, Giorgio Mulè – dalla decisione improvvisa degli onorevoli Stefano Vaccari e Filiberto Zaratti di dimettersi dalla Commissione di indagine nominata dal presidente della Camera dei deputati. Mai e in nessuna occasione, mai e in nessuna forma, fin dalla prima seduta del 10 gennaio e per le successive sei, gli onorevoli Vaccari e Zaratti avevano manifestato alcuna lagnanza, sollevato alcuna protesta, presentato alcun reclamo, palesato rimostranze rispetto all’organizzazione e all’evolversi dei lavori: al contrario, avevano sempre manifestato spirito collaborativo e istituzionale nell’assolvimento dell’incarico ricevuto”.