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Difesa Ue, Meloni: proporrò a Parlamento di non usare fondi coesione

Difesa Ue, Meloni: proporrò a Parlamento di non usare fondi coesioneBruxelles, 6 mar. (askanews) – “Abbiamo condotto una battaglia per escludere la possibilità che venissero forzatamente dirottate risorse dai fondi di coesione alle spese per la difesa. E’ rimasta una clausola per cui alcuni nazioni volontariamente possono fare questa spesa ma io proporrò al Parlamento di chiarire che l’Italia non intende dirottare i fondi di coesione, importantissimi, all’acquisto di armi. E’ la proposta che porterò avanti”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, parlando con i giornalisti a Bruxelles.

Papa, “quadro clinico stabile. Continua con beneficio le terapie”

Papa, “quadro clinico stabile. Continua con beneficio le terapie”Città del Vaticano, 6 mar. (askanews) – “Le condizioni cliniche del Santo Padre sono rimaste stabili rispetto ai giorni precedenti. Anche oggi non ha presentato episodi di insufficienza respiratoria. Il Santo Padre ha continuato con beneficio la fisioterapia respiratoria e quella motoria. I parametri emodinamici e gli esami del sangue sono rimasti stabili”. Lo riferisce il bollettino della Sala stampa Vaticana.


“Non ha presentato febbre. I medici mantengono ancora la prognosi riservata. In considerazione della stabilità del quadro clinico il prossimo bollettino medico verrà diffuso nella giornata di sabato”, aggiunge. “Quest’oggi il Santo Padre si è dedicato ad alcune attività lavorative nel corso della mattina e del pomeriggio, alternando il riposo e la preghiera. Prima di pranzo ha ricevuto l’Eucarestia”, conclude il bollettino.

Tim, Videndi: vogliamo vendere nostra quota, nelle migliori condizioni

Tim, Videndi: vogliamo vendere nostra quota, nelle migliori condizioniRoma, 6 mar. (askanews) – “Abbiamo chiarito che la nostra intenzione è di vendere la nostra quota in Telecom Italia e questo è il piano. Abbiamo visto molte speculazioni su questo ma quando saremo nella poszione di uscire dalla compagnia nelle migliori condizioni lo faremo. Siamo pragmatici e azionisti attivi e vogliamo dedicarci a fondo a trovare una soluzione per quanto riguarda l’attuale situazione”. Lo ha detto il ceo di Vivendi, Arnaud de Puyfontaine in una call con gli analisti sui risultati del gruppo francese, primo azionista di Tim con una quota del 23,75%.

La power ballad Asteroide è il nuovo singolo di Valentina Parisse

La power ballad Asteroide è il nuovo singolo di Valentina ParisseMilano, 6 mar. (askanews) – Asteroide è il nuovo singolo di Valentina Parisse in uscita venerdì 7 marzo su tutte le piattaforme digitali e in rotazione radiofonica. Pubblicato dalla label indipendente LAB e distribuito da ADA/Warner, il brano è estratto dell’EP “VP” che verrà rilasciato a fine mese. Il nuovo percorso musicale di Valentina propone un sound innovativo che fonde elementi pop e rock in una chiave estremamente contemporanea, riflettendo l’evoluzione artistica della cantautrice pronta ad aprire un nuovo capitolo della sua carriera.


Chris Lord Alge, già 5 volte vincitore del Grammy Award, ha co-prodotto con GRND e Gianni Pollex e mixato Asteroide, brano capace di portarci in un viaggio emotivo intenso, dove il cuore brucia di nostalgia, proprio come l’impatto di un asteroide in collisione, raccontando il peso delle assenze e delle parole non dette (Dentro, dentro sto cercando / Di trovare le parole giuste / Da spedire al tuo indirizzo / Anche se non serve). Un invito ad affrontare la fine di un rapporto con consapevolezza, mentre la mancanza si mescola alla voglia di lasciar andare (Brucia il cuore come un asteroide / Mentre chiude l’ultimo locale / Io vorrei lasciarti andare / Anche se l’impatto fa tremare). La canzone mette in scena il contrasto tra il desiderio di trattenere e la necessità di accettare la perdita, in un’atmosfera intima e viscerale. Un ritratto autentico della vulnerabilità umana che lascia spazio a una riflessione profonda sulla memoria, sul vuoto e sulla paura di non ritrovare più ciò che si è amato (Ho paura di guardarmi intorno / E di te non ritrovare niente). “L’EP “VP” come le iniziali dell’artista, in uscita tra poche settimane è anch’esso prodotto dal rinomato ingegnere del suono Chris Lord Alge con cui Valentina ha lavorato presso i suoi studios di Los Angeles nel corso dell’ultimo anno e oltre ad Asteroide conterrà i brani ancora inediti Colpa di Battisti, Ragazze tristi, Taxi e Foglie rosse e il brano Minimal. “L’intero progetto racconta di una donna estremamente contemporanea, senza fronzoli e sovrastrutture, consapevole delle proprie fragilità ma anche dei propri punti di forza. C’è una buona dose di autoironia, perché è proprio da questa e dal prendersi un po’ in giro che comincia la propria libertà” racconta Valentina Parisse: “Asteroide è il punto di partenza di questo percorso: nasce da una storia personale. L’Asteroide è simbolo di qualcosa di totalmente inaspettato e inarrestabile che arriva all’improvviso nella vita così come accade per le emozioni che ci esplodono forte nel petto, dalle quali non ci si può nascondere”. Grazie al sound coinvolgente, Asteroide si distingue come una power ballad intensa, caratterizzata da una melodia fresca e immediata destinata a rimanere impressa.

Bce taglia ancora i tassi ma ora potrebbe rallentare il passo

Bce taglia ancora i tassi ma ora potrebbe rallentare il passoRoma, 6 mar. (askanews) – La Banca centrale europea ha deciso un nuovo taglio da 0,25 punti percentuali ai tassi di interesse di riferimento dell’area euro, mentre ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla crescita economica. Al tempo stesso il Consiglio direttivo ha fornito segnali che fanno pensare ad un possibile cambio di passo sulla manovra di riduzione del freno monetario.


Con il taglio di oggi, infatti – con cui il tasso sui depositi, che resta il principale riferimento per il mercato, scende al 2,50% – “la politica monetaria diviene sensibilmente meno restrittiva”, recita il comunicato sulle decisioni. Una modifica significativa rispetto alle precedenti comunicazioni, che indicavano la linea monetaria come semplicemente “restrittiva”. Diversi analisti, ma non tutti, vi leggono un segnale sull’intenzione di fare una pausa sui tagli dei tassi al prossimo direttorio, che si terrà il 17 aprile. Interpellata su questa ipotesi, la presidente Christine Lagarde ha evitato di sbilanciarsi. Tanto più in questa fase di elevata incertezza, la Bce non intende vincolarsi ad un percorso predeterminato sui tassi. “Se i dati ci diranno che per raggiungere la destinazione la linea monetaria appropriata sarà tagliare lo faremo, se ci diranno che non è il caso allora non lo faremo e faremo una pausa. Decideremo volta per volta – ha detto -. Mi rendo conto che sia frustrante, mi dispiace, ma qualunque cosa dicessi di più non sarebbe responsabile, mentre la situazione cambia da un giorno con l’altro”.


Intanto la Bce ha rivisto al ribasso le sue previsioni sulla crescita economica media nell’area euro. Ora i tecnici dell’istituzione si attendono 0,9% del Pil quest’anno, 1,2% nel 2026 e 1,3% nel 2027. Nelle precedenti stime, lo scorso dicembre, indicavano 1,1% nel 2025, dell’1,4% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Ha invece rimodulato quelle sull’inflazione: ora indicano 2,3% quest’anno, 1,9% nel 2026 e 2% nel 2027. Nelle precedenti stime indicavano 2,1% nel 2025, 1,9% nel 2026 e 2,1% nel 2027. L’obiettivo di inflazione della Bce è al 2%. Secondo l’istituzione una guerra commerciale innescata dai dazi decisi dall’amministrazione Usa dovrebbe indebolire la crescita economica dell’area euro e aumentare l’incertezza sul futuro dell’inflazione. “Una escalation delle tensioni commerciali abbasserebbe la crescita dell’area euro minando le esportazioni – ha detto Lagarde – e indebolendo l’economia globale”. Al tempo stesso “le crescenti frizioni nel commercio internazionale stanno aggiungendo incertezza alle prospettive per l’inflazione nell’area euro”.


“Una generale escalation delle tensioni potrebbe far deprezzare l’euro – ha proseguito – e aumentare i costi alle importazioni, che potrebbero creare pressioni al rialzo sull’inflazione. Al tempo stesso una minore domanda di esportazioni e un dirottamento di esportazione nell’area euro da altri paesi in sovracapacità potrebbe creare pressioni al ribasso sull’inflazione”. Invece, secondo il direttorio della Bce sia il piano di “riarmo” annunciato dalla Commissione europea, sia gli accordi in Germania tra Cdu e Spd per aumentare le spese in disavanzo avranno effetti “chiaramente a sostegno della crescita economica dell’area euro. Tutto poi è da valutare nei dettagli e siamo molto attenti a ulteriori sviluppi”. Ad ogni modo “è un lavoro in corso, dovremo capire come questo lavorerà, le tempistiche, i finanziamenti così potremo trarre delle conclusioni e valutare quanto contribuirà alla crescita e che impatto avrà su eventualmente sull’inflazione. Questa parte del lavoro non l’abbiamo ovviamente determinata”, ha aggiunto.


Infine, Lagarde ha mantenuto una linea causa sull’ipotesi che è stata riportata nelle discussioni da ricostruzioni di stampa, di passare alla confisca vera a propria dei titoli congelati della Russia, prevalentemente in Europa, a seguito della guerra in Ucraina. In merito alle ricadute che ci sarebbero da parte di altri investitori esteri, ha avvertito, qualunque decisione andrebbe basata sulle normative internazionali. L’euro ha consolidato i rialzi delle ultime due sedute e nel pomeriggio si scambia a 1,0828 dollari, sempre sui massimi da 4 mesi. Le Borse europee hanno chiuso in ordine sparso, la più positiva Francoforte (+1,59%) che continua a presagire una pioggia di spesa pubblica, Londra invece ha concluso con un meno 0,68%, Milano al più 0,68%. (fonte immagine: ECB 2025).

Marattin: nasce partito libdem alternativo a Meloni e Schlein

Marattin: nasce partito libdem alternativo a Meloni e SchleinRoma, 6 mar. (askanews) – “L’8 marzo a Roma nasce un nuovo soggetto politico che aggrega quattro associazioni di area terzopolista (Orizzonti Liberali, Libdem, Nos e Liberal Forum, ndr) con l’obiettivo delle elezioni politiche nel 2027: gli italiani non si devono ritrovare con l’opzione fra il governo Schlein, magari con Landini ministro del Lavoro, e il governo Meloni, con Salvini ministro dell’Interno”. Così Luigi Marattin, deputato del Gruppo Misto, uno dei promotori dell’iniziativa di sabato nella capitale.


“Pensiamo che ci sia un pezzo d’Italia che non vuole contribuire con il proprio voto a realizzare uno di questi due scenari, pensiamo che ci sia un pezzo d’Italia che crede ancora a un approccio liberale, democratico, autonomo da i due poli, focalizzato sulla crescita, sulla distribuzione delle opportunità, sulla creazione di ricchezza, sulla riduzione della spesa pubblica per tagliare le tasse, sulla rivoluzione concorrenziale”, ha aggiunto. “Queste cose non le offrono i due poli e allora, c’è bisogno di un’offerta politica che colmi questo modo di rappresentanza”, ha sottolineto Marattin che nel settembre scorso ha lasciato Italia viva per fondare l’associazione Orizzonti liberali. “C’è un pezzo d’Italia che è stanco di sentire da trent’anni che i politici promettono di ridurre le tasse. Abbiamo visto ieri che anche il centro-destra in questi primi due anni ha alzato la pressione fiscale di quasi un punto di Pil”, ha ricordato Marattin. “Le tasse in Italia non potranno mai diminuire veramente finché non si agisce sulla spesa pubblica che ormai è un treno impazzito in questo Paese, finché non si prende atto che in Italia la spesa pubblica è stata utilizzata per acquistare consenso politico ma ora deve essere tagliata, ridotta efficientata e quei risparmi devono tornare in tasca ai cittadini italiani”, ha spiegato ancora.


Per Marattin, professore associato di economia politica, “non c’è nessuno che dice che abbiamo bisogno di una vera rivoluzione di liberalizzazioni: dai tassisti ai balneari, dal commercio alle professioni e ai servizi pubblici locali. Servono più mercato e più concorrenza, perché danno maggiore equità, maggiore opportunità, minori prezzi, più crescita. In Italia, queste due cose, destra e sinistra non le dicono perché una è convinta che siano il braccio della tecnocrazia finanziaria, l’altra che siano il braccio del liberismo sfrenato. Invece sono cose che servono all’Italia e c’è un pezzo d’Italia che le vuole, ma che non sa chi votare perché sulla scheda elettorale non c’è un’offerta politica che faccia di queste due e altre cose l’architrave di una visione d’Italia diversa da quella che gli attuali poli propongono”, ha proseguito Marattin.

Meloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità)

Meloni al Consiglio Ue: no ai fondi di coesione per le armi (e più flessibilità al Patto di stabilità)Bruxelles, 6 mar. (askanews) – No al “dirottamento” dei fondi di coesione all’acquisto di armi, che comunque dovranno rientrare nel calcolo Nato. E bene anche la disponibilità tedesca a modificare i vincoli del Patto di stabilità, ma non solo per le spese in difesa. E’ questa, nella sostanza, la posizione che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sostiene oggi nel confronto sulla difesa europea al Consiglio europeo straordinario in corso a Bruxelles.


Nell’ambito dei lavori, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spiegherà meglio e dettaglierà il piano “ReArm Europe” annunciato nei giorni scorsi. Proprio il nome, secondo Meloni, è stata una scelta “infelice” perchè non dà l’idea dell’intervento complessivo in una dimensione – quella della difesa e della sicurezza – che non riguarda solo gli armamenti ma anche aspetti come cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo.


Per quanto riguarda i fondi di coesione, il governo, sottolineano fonti italiane, sta conducendo una “battaglia”, anche in coordinamento con altri Stati membri, per evitare uno spostamento delle risorse di coesione verso il riarmo. L’Italia è infatti “contraria” a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione che devono invece restare “vincolati” agli obiettivi previsti. Roma, ribadirà Meloni, ha dato l’ok alla “volontarietà” sull’utilizzo dei fondi di coesione perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma sicuramente il Governo italiano non intende “dirottare” fondi di coesione sull’acquisto di armi. La premier considera anche “positiva”, come già detto, l’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil e ha accolto “favorevolmente” la proposta tedesca di arrivare anche a una revisione organica del Patto di stabilità che, secondo l’Italia, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche la sicurezza in senso più ampio e altri “beni pubblici” europei a partire dalla “competitività”.


Infine, Meloni spiegherà anche che per l’Italia l’”interezza” dei fondi previsti deve essere destinata a “spese ammissibili” al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Per il governo, in pratica, l’operazione ha “un senso” se si riesce a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche nell’ambito dell’Alleanza atlantica, per incrementare il livello di spesa come più volte richiesto in primo luogo da Donald Trump. Su questo l’Italia presenterà una proposta di lavoro affinché Commissione e Servizio europeo per l’azione esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza, preciserà Meloni, ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed essere contabilizzato in ambito Nato.

Meloni a Ue, no fondi coesione per armi e spese in calcolo Nato

Meloni a Ue, no fondi coesione per armi e spese in calcolo NatoBruxelles, 6 mar. (askanews) – No al “dirottamento” dei fondi di coesione all’acquisto di armi, che comunque dovranno rientrare nel calcolo Nato. E bene anche la disponibilità tedesca a modificare i vincoli del Patto di stabilità, ma non solo per le spese in difesa. E’ questa, nella sostanza, la posizione che la presidente del Consiglio Giorgia Meloni sostiene oggi nel confronto sulla difesa europea al Consiglio europeo straordinario in corso a Bruxelles.


Nell’ambito dei lavori, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen spiegherà meglio e dettaglierà il piano “ReArm Europe” annunciato nei giorni scorsi. Proprio il nome, secondo Meloni, è stata una scelta “infelice” perchè non dà l’idea dell’intervento complessivo in una dimensione – quella della difesa e della sicurezza – che non riguarda solo gli armamenti ma anche aspetti come cybersicurezza, infrastrutture, ricerca e sviluppo.


Per quanto riguarda i fondi di coesione, il governo, sottolineano fonti italiane, sta conducendo una “battaglia”, anche in coordinamento con altri Stati membri, per evitare uno spostamento delle risorse di coesione verso il riarmo. L’Italia è infatti “contraria” a utilizzare per il riarmo europeo i fondi di coesione che devono invece restare “vincolati” agli obiettivi previsti. Roma, ribadirà Meloni, ha dato l’ok alla “volontarietà” sull’utilizzo dei fondi di coesione perché non si oppone al fatto che Stati che stanno al confine con la Russia possano considerare quella una loro priorità, ma sicuramente il Governo italiano non intende “dirottare” fondi di coesione sull’acquisto di armi. La premier considera anche “positiva”, come già detto, l’esclusione delle spese di difesa dal calcolo del rapporto deficit/Pil e ha accolto “favorevolmente” la proposta tedesca di arrivare anche a una revisione organica del Patto di stabilità che, secondo l’Italia, non dovrebbe fermarsi alle materie della difesa, ma comprendere anche la sicurezza in senso più ampio e altri “beni pubblici” europei a partire dalla “competitività”.


Infine, Meloni spiegherà anche che per l’Italia l’”interezza” dei fondi previsti deve essere destinata a “spese ammissibili” al calcolo delle spese di difesa in ambito Nato. Per il governo, in pratica, l’operazione ha “un senso” se si riesce a creare un meccanismo quasi automatico di riconoscimento delle risorse investite dagli Stati membri Ue nei programmi di difesa europei anche nell’ambito dell’Alleanza atlantica, per incrementare il livello di spesa come più volte richiesto in primo luogo da Donald Trump. Su questo l’Italia presenterà una proposta di lavoro affinché Commissione e Servizio europeo per l’azione esterna stabiliscano un meccanismo di rendicontazione obiettivo, omogeneo e trasparente di questo tipo di spese. In sostanza, preciserà Meloni, ogni euro in più investito nella difesa europea deve contare ed essere contabilizzato in ambito Nato.

Lagarde: guerra dazi riduce crescita e alza incertezza su inflazione

Lagarde: guerra dazi riduce crescita e alza incertezza su inflazioneRoma, 6 mar. (askanews) – Una guerra commerciale innescata dai dazi decisi dall’amministrazione Usa dovrebbe indebolire la crescita economica dell’area euro e aumentano l’incertezza sul futuro dell’inflazione. Lo ha riferito la presidente della Bce, Christine Lagarde nella conferenza stampa al termine del Consiglio direttivo.


“Una escalation delle tensioni commerciali abbasserebbe la crescita dell’area euro minando le esportazioni – ha detto – e indebolendo l’economia globale”. Al tempo stesso “le crescenti frizioni nel commercio internazionale stanno aggiungendo incertezza alle prospettive per l’inflazione nell’area euro”. “Una generale escalation delle tensioni potrebbe far deprezzare l’euro – ha proseguito – e aumentare i costi alle importazioni, che potrebbero creare pressioni al rialzo sull’inflazione. Al tempo stesso una minore domanda di esportazioni e un dirottamento di esportazione nell’area euro da altri paesi in sovracapacità potrebbe creare pressioni al ribasso sull’inflazione”. (fonte immagine: ECB 2025).

La camera approva il ddl spazio. Deputati di Avs protestano in aula coi cartelloni: “Giù la Musk”

La camera approva il ddl spazio. Deputati di Avs protestano in aula coi cartelloni: “Giù la Musk”Roma, 6 mar. (askanews) – L’aula della Camera ha approvato con 133 voti a favore, 89 voti contrari e 2 astenuti il ddl spazio che contiene disposizioni in materia di economia dello spazio. Il provvedimento passa ora all’esame del Senato. Le opposizioni hanno votato no parlando di “occasione persa” e di “regalo” di Giorgia Meloni a Elon Musk. Moltissimi sono stati infatti gli interventi, le critiche e gli emendamenti da parte dell’opposizione che si sono concentrate sull’articolo 25 sulla possibilità di affidare a un’azienda straniera – Starlink di Elon Musk – il backup delle comunicazioni strategiche.


Critiche sfociate anche in una protesta in aula. I parlamentari di Avs hanno denunciato i “regali” della maggioranza a Elon Musk attraverso Starlink ed esposto cartelli con su scritto: “Giù la Musk”. I cartelli sono stati esposti per qualche istante durante le dichiarazioni di voto e poi il presidente di turno dell’aula Sergio Costa ha chiesto di rimuoverli. Ecco alcune delle novità contenute nel ddl spazio e sulla space economy che oggi è stato approvato alla Camera in prima lettura. Obbligo per le attività spaziali svolte in Italia e per gli operatori italiani attivi all’estero di ottenere un’autorizzazione, istituzione di un Fondo, con una dotazione di 35 milioni di euro per il 2025, finalizzato ala crescita del mercato delle tecnologie spaziali, misure per facilitare l’accesso di Pmi e start-up ai contratti pubblici nel settore spaziale e aerospaziale. Il provvedimento, proposto dal Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, che ha anche la delega sulle politiche del settore, regola l’accesso allo Spazio, promuove investimenti nella Space Economy per accrescere la competitività nazionale, incentiva la ricerca e lo sviluppo di competenze e per valorizzare le tecnologie per l’osservazione della Terra, utili nella prevenzione dei rischi naturali e antropici.


Nel merito, il ddl introduce per le attività spaziali svolte sul territorio italiano e per gli operatori nazionali attivi all’estero, l’obbligo di ottenere un’autorizzazione, subordinata al rispetto di requisiti riguardanti la sicurezza, la resilienza e la sostenibilità delle attività. Per il lancio di satelliti appartenenti alla stessa costellazione, è prevista un’unica autorizzazione. L’Agenzia Spaziale Italiana vigilerà sugli operatori e potrà revocare l’autorizzazione in caso di violazioni. Gestirà inoltre l’iscrizione nel Registro nazionale degli oggetti lanciati nello spazio per cui l’Italia è Stato di lancio. Il Mimit provvederà alla costituzione di una riserva di capacità trasmissiva nazionale attraverso comunicazioni satellitari, utilizzando satelliti e costellazioni in orbita geostazionaria. Il Comitato interministeriale per le politiche spaziali e la ricerca aerospaziale (Comint) promuoverà la definizione di un livello di ambizione realistico, i costi e il percorso per la realizzazione di una costellazione satellitare nazionale in orbita bassa.


Per quanto riguarda la responsabilità in caso di danni derivanti da attività spaziale, il ddl impone agli operatori un’assicurazione con massimale di 100 milioni di euro per episodio. Massimali gradatamente inferiori potranno essere stabiliti in base alla dimensione dell’attività spaziale, alle esperienze pregresse dell’operatore o con particolare attenzione nel caso di operatori qualificati come start-up innovative o con finalità esclusiva di ricerca. Il Comint, con ASI e in consultazione con Mimit, Mef e Mur, elaborerà un Piano Nazionale per l’Economia dello Spazio di almeno cinque anni.


Per promuovere il settore e favorire la crescita del mercato delle tecnologie spaziali e delle infrastrutture, viene istituito un Fondo pluriennale per la Space Economy, con 35 milioni di euro stanziati per il 2025 dal Mimit. Un’attenzione particolare viene riservata alle pmi e alle start-up del settore. Per facilitare il loro accesso ai contratti pubblici nel settore spaziale e aerospaziale, in caso di appalti non suddivisi in lotti viene riservata loro una quota di almeno il 10% del valore del contratto. Con Dpcm, d’intesa con Mit, Difesa, Mimit e Mef, saranno definite le caratteristiche e i requisiti tecnici degli spazioporti, siti per il lancio, decollo o rientro di veicoli suborbitali o orbitali.