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Cos’ha detto Beppe Grillo sulla Shoah

Cos’ha detto Beppe Grillo sulla ShoahRoma, 27 gen. (askanews) – “Mio padre era un ragazzo del ’99, quando io e mio fratello chiedevamo a lui e a mio nonno cosa era successo non c’era verso di smuoverli su alcun ricordo: ‘non potete capire’. Da questo ho capito che certi dolori sono talmente enormi e devastanti che sono incomunicabili…”. Lo afferma Beppe Grillo in un video sui social.

“Ora viviamo in un momento con una reminiscenza di odio, razzismo, antisemitismo continuamente alimentata proprio per il tramandarsi alle giovani generaioni di ricordi di popoli che si sono scannati mille anni fa”, sottolinea Grillo che quindi lancia la sua proposta: “Bisognerebbe avere il coraggio di interrompere questo ciclo distruttivo, il coraggio di dimenticare per poter perdonare, la cosa più difficile è dimenticare le cose successe e passare alle nuove generazioni altri valori e concetti, io propongo che ci sia un giorno della dimenticanza e del perdono”, conclude.

Giorno Memoria,La Russa: Shoah male assoluto, ripudiare ogni odio

Giorno Memoria,La Russa: Shoah male assoluto, ripudiare ogni odioMilano, 27 gen. (askanews) – “In occasione del Giorno della Memoria desidero rinnovare il sentimento di sincera vicinanza al popolo ebraico e inchinarmi alla memoria di chi non c’è più. La Shoah è senza ombra di dubbio il male assoluto, una tragedia immane, il simbolo di un odio bestiale che mai più deve ripetersi”. Così il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

“È necessaria, anzi indispensabile, una memoria condivisa che ripudi con forza ogni forma di odio, di razzismo, di antisemitismo e antisionismo. Il Giorno della Memoria e i crimini della Shoah devono entrare nella quotidianità, nelle scuole, nel cuore dei giovani, perché ogni giorno dell’anno sia il Giorno della Memoria” ha aggiunto. Asa

Ludovico Einaudi torna all’Arena di Verona il 10 luglio 2024

Ludovico Einaudi torna all’Arena di Verona il 10 luglio 2024Milano, 27 gen. (askanews) – A dieci anni dal memorabile concerto dell’estate 2014 e a poco più di dieci dall’uscita di uno dei suoi album più significativi e amati, Ludovico Einaudi torna all’Arena di Verona sulle tracce di “In A Time Lapse” per immaginarle in una nuova maniera con un nuovo organico strumentale. Dice il compositore:

“Ho pensato a In A Time Lapse un po’ per il decennale appena festeggiato e un po’ perché credo sia un progetto ancora molto attuale, con diversi brani divenuti dei miei classici, come Experience, che suono spesso. A seconda dell’organico con cui scelgo di suonare, lo ricucio e lo reinvento ogni volta” Insieme ad Einaudi al pianoforte, suoneranno Federico Mecozzi, violino e viola, Redi Hasa, violoncello e violoncello elettrico, Rocco Nigro, fisarmonica, Alberto Fabris, basso elettrico e basso synth, Sebastiano De Gennaro, percussioni, Gianluca Mancini, live electronics e il polistrumentista Francesco Arcuri.

Il 2024 comincia bene per Ludovico Einaudi con tre concerti in gennaio all’Opera House di Dubai, a Hegra in Arabia Saudita e all’Esplanade di Singapore. Da qui poi si muoverà in Australia a febbraio con una residenza di cinque concerti esauriti alla Sydney Opera House, tre al Perth Festival e alla Myer Music Bowl di Melbourne. Nell’estate sta prendendo forma un tour nei grandi teatri antichi come quelli di Vienne e Carcassonne. L’anno appena concluso è stato ancora una volta degno di nota, con tour sold out nei grandi teatri del Sudamerica (Brasile, Argentina, Colombia, Costa Rica, Messico), e nelle grandi arene d’Europa (Ungheria, Austria, Slovenia, Repubblica Ceca, Francia, Belgio, Svizzera) e Regno Unito. Nel primo autunno ancora un tour in Asia Minore e in Asia Centrale, dalla Turchia al Kazakhstan all’Uzbekistan alla Georgia, culminato con lo straordinario concerto di piano solo in piazza Registan a Samarcanda.

Ex Ilva, fonti: grande preoccupazione se fondate notizie stop impianti

Ex Ilva, fonti: grande preoccupazione se fondate notizie stop impiantiMilano, 26 gen. (askanews) – Invitalia avrebbe inviato una comunicazione ad Acciaierie d’Italia e Acciaierie d’Italia Holding per esprimere la “grande preoccupazione se fossero fondate le notizie circa un eventuale spegnimento degli impianti, con le gravissime conseguenze, potenzialmente disastrose e irreversibili, in particolare per i lavoratori, per i fornitori, oltre che naturalmente per la continuità aziendale”. Lo si apprende da fonti vicino al dossier. Nella comunicazione, Invitalia avrebbe invitato ADI ad assumere tutte le iniziative necessarie per garantire la continuità aziendale e la sicurezza dei lavoratori e degli impianti.

L’Agenzia nazionale per lo sviluppo, spiegano ancora le fonti, avrebbe inoltre richiamato ADI a esercitare i propri compiti e doveri gestori essendo chiaro che Invitalia non ha alcuna prerogativa o diritto di governance in tal senso e ha chiesto di essere informata tempestivamente delle iniziative assunte dai Commissari in relazione all’ispezione che gli stessi avrebbero richiesto sugli impianti, di cui ha appreso dalle agenzia di stampa.

JPMorgan-Chase, cambio nella leadership per preparare post Dimon

JPMorgan-Chase, cambio nella leadership per preparare post DimonNew York, 26 gen. (askanews) – La più grande banca degli Stati Uniti, JPMorgan Chase ha cambiato o ampliato i ruoli di diversi dirigenti considerati favoriti per succedere al CEO Jamie Dimon. Jennifer Piepszak, co-responsabile della gigantesca banca di consumo di JPMorgan, diventerà ora co-responsabile della banca commerciale e di investimento dell’azienda insieme a Troy Rohrbaugh, un leader veterano delle operazioni commerciali della banca. Jennifer Piepszak è considerata un potenziale successore di Jamie Dimon.

Marianne Lake, passerà da co-responsabile del settore consumer banking a amministratore unico. Intanto Daniel Pinto, che è il braccio destro di Dimon come presidente e direttore operativo, sta rinunciando al controllo quotidiano della banca aziendale e di investimento. Dimon ha detto che lui e Pinto continueranno a “gestire congiuntamente la nostra azienda”. Dimon, che ha 67 anni e guida la banca dal 2005, ha detto che gli restano ancora altri anni prima di andare in pensione. Nel 2021 gli è stato concesso un bonus del valore di circa 50 milioni di dollari a condizione che rimanesse in banca fino al 2026.

JPMorgan avrà ora tre linee di business invece di quattro: la nuova banca commerciale e di investimento; il settore bancario dei consumatori e della comunità e la gestione patrimoniale

Strage Sinnai, assolto e in libertà Beniamino Zuncheddu

Strage Sinnai, assolto e in libertà Beniamino ZunchedduRoma, 26 gen. (askanews) – Revocata la condanna nei confronti di Beniamino Zuncheddu, il pastore sardo all’ergastolo per la strage del Sinnai, avvenuta nel gennaio 1991 e in cui persero la vita tre persone. I giudici della IV sezione della corte d’appello di Roma hanno assolto con formula piena, per non aver commesso il fatto, all’esito del processo di revisione. Così come aveva chiesto il procuratore generale, Francesco Piantoni, nel suo intervento. Zuncheddu, per oltre 32 anni in carcere, torna, con la sentenza di stasera, in libertà.

Italia-Africa, da domenica si alza il velo sul Piano Mattei

Italia-Africa, da domenica si alza il velo sul Piano MatteiRoma, 26 gen. (askanews) – La Conferenza Italia-Africa, in programma a Roma domenica 28 e lunedì 29 gennaio, è il primo appuntamento internazionale che si svolge in Italia dall’avvio della Presidenza del G7, elemento – secondo quanto si apprende – utile a sottolineare l’importanza che l’Italia dà al partenariato con le Nazioni del Continente africano. E’ la prima volta che la conferenza viene elevata a rango di vertice di capi di Stato e di Governo, visto che finora si è svolta sempre a livello ministeriale.

Il vertice inizierà a Roma la sera del 28 gennaio. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riceverà al Quirinale i Capi delegazione. Il giorno seguente, il 29 gennaio, prenderanno il via i lavori, che saranno ospitati a Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica. La scelta del coinvolgimento delle più alte Istituzioni italiane – sempre secondo quanto si apprende – è segno dell’importanza che si attribuisce all’evento. In particolare, la scelta del Senato sottolineerebbe la centralità del Parlamento, anche nella definizione del Piano Mattei per l’Africa. Alla Conferenza è prevista un’ampia partecipazione, con oltre 25 Capi di Stato e di governo delle Nazioni africane, l’Unione Africana, oltre ai vertici dell’Unione europea (ci saranno tutti e tre i Presidenti delle Istituzioni Ue). La presenza dei massimi rappresentanti delle Istituzioni Ue è un segnale importante del sostegno dell’Unione europea al percorso tracciato dall’Italia.

Parteciperanno inoltre le principali Organizzazioni Internazionali, a partire dall’Onu, le istituzioni finanziarie internazionali, con in testa il Fondo Monetario Internazionale e le Banche Multilaterali di Sviluppo. Il vertice sarà l’occasione per la presentazione dei principi generali del Piano Mattei, al quale il Governo Meloni sta lavorando fin dal suo insediamento con il coinvolgimento di tutti i Ministeri. Punto qualificante del Piano è la metodologia, ispirata a un approccio ‘globale’ e ‘non-predatorio’, mirato a fornire risposte alle esigenze rappresentate dal Continente africano, riconoscendo la centralità della condivisione dello sviluppo socioeconomico sostenibile e delle responsabilità per la stabilità e la sicurezza quale fondamento di rapporti duraturi di reciproco beneficio tra l’Africa e l’Europa.

In una prima fase il Piano Mattei si concentrerà in progetti pilota e in una seconda fase si estenderà ad altre Nazioni del Continente. Le direttrici di intervento saranno istruzione/formazione; sanità; acqua e igiene; agricoltura; energia; infrastrutture. In questo lavoro sarà centrale la condivisione e la collaborazione con gli Stati africani, sia nelle fasi di elaborazione, sia nella fase di definizione e attuazione dei progetti che compongono il Piano. I progetti del Piano saranno concentrati su aree ritenute particolarmente importanti per lo sviluppo delle zone interessate. La condivisione sarà utile al fine di individuare iniziative che possano generare ritorni economici e sociali destinati a rimanere sul territorio e costituire una leva stabile di risorse per successive espansioni e quindi il vertice Italia-Africa sarà fondamentale per raccogliere contributi, spunti e proposte concrete dei partner africani.

In un momento successivo, a febbraio, si svolgerà la prima Cabina di Regia prevista dal decreto che istituisce la governance del Piano Mattei, che è stato convertito dal Parlamento, e allo stesso tempo inizieranno le missioni della Struttura del Piano Mattei in Africa. Il governo – spiegano fonti italiane – punta a coinvolgere nel Piano tutto il Sistema Italia, a partire dalle realtà che a vario titolo si occupano e si stanno occupando di Africa (vale a dire tutto il sistema delle aziende partecipate dallo Stato). L’Esecutivo intende rendere pienamente partecipi di questo processo anche le Nazioni Unite, l’Ue, le istituzioni finanziarie internazionali e le banche multilaterali di sviluppo. Nei vari incontri che ha avuto, la presidente del Consiglio Meloni avrebbe già riscontrato l’interesse di molti Stati partner dell’Italia a contribuire e a sostenere progetti comuni. Per il governo si tratta di un lavoro importante, da portare avanti con determinazione perché considerato una sfida che non interessa solo l’Italia ma l’intera Europa e tutta la comunità internazionale.

Letta ai 30 anni Fi porta “sostegno” figli Cav e ‘benedice’ Tajani

Letta ai 30 anni Fi porta “sostegno” figli Cav e ‘benedice’ TajaniRoma, 26 gen. (askanews) – Da quel 12 giugno, in cui è morto il padre e fondatore, il registro è sempre lo stesso: mostrarsi grati ma non nostalgici, fieri del passato ma con la capacità di guardare avanti. Ed è un po il concetto ripreso nel titolo scelto per questo trentennale della discesa in campo di Silvio Berlusconi che Forza Italia ha celebrato al salone delle Fontane dell’Eur: “Le radici del futuro”. Una formula che tenta di scongiurare l’horror vacui seguito alla morte del Cavaliere, esorcizzare il rischio di scomparire che in tanti hanno profetizzato, preparare la decisiva sfida delle elezioni Europee, unica e vera cartina di tornasole dello stato di salute del partito.

A fare davvero la differenza dalle altre manifestazioni organizzate negli ultimi mesi, compreso il Berlusconi day tenuto a Paestum nel giorno del compleanno dell’ex premier, è l’intervento di Gianni Letta. L’uomo che più di tutti in vita è stato vicino al leader, gran consigliori, braccio destro, tra i pochi a poterlo contraddire e ad essere ciononostante ascoltato. Parole attesissime le sue, tanto più che si tratta del suo primo intervento pubblico a un evento di Forza Italia, partito del quale, peraltro, non ha mai preso la tessera. Ma ancor di più perché nessuno come lui in questo momento rappresenta l’anello di congiunzione tra la famiglia del Cavaliere e la sua creatura politica. E il discorso che Letta pronuncia non è solo una dichiarazione di affetto verso Berlusconi, ma anche una sorta di benedizione – per interposta famiglia – di Tajani come segretario, ruolo che ha assunto subito dopo la morte del Cavaliere e che il congresso del 23 e 24 febbraio confermerà.

Per il vicepremier è una mano tesa sulla testa molto significativa, anche perché l’ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio parla di “sostegno” dei figli “in continuità” con il padre. Non vuol dire che arriveranno altri soldi, il partito deve tenersi in piedi da solo hanno fatto sapere, ma non verrà mai rivendicato quel credito di 100 milioni ereditato. E vuol dire anche che, almeno per ora, vengono messe a tacere le voci di una insoddisfazione dell’attività svolta al governo e di una conseguente ipotesi di impegno in politica del secondogenito. “Quando Silvio il 12 giugno è scomparso, Antonio Tajani era il numero due. E una delle ultime dichiarazioni che ha reso la stampa dal San Raffaele fu quella per dire ‘in tanti anni che ho avuto vicino a me l’amico Tajani, non ha mai sbagliato una dichiarazione o un intervento. Può continuare così’. Questo è il messaggio che la famiglia vi manda per mio mezzo”, dice Letta. Tajani, inquadrato in platea, incassa visibilmente emozionato e contento. Ma preferisce rispondere con un pizzico di falsa modestia. “Non esiste l’erede di Silvio Berlusconi, non esiste il presidente di Forza Italia perché ce n’è stato e ce ne sarà uno soltanto. Ma ci sono gli eredi di Silvio Berlusconi che siete voi, che sono i milioni di italiani che votano Fi, i militanti”. La sfida per le Europee è lanciata e il segretario non vuole giocarla al ribasso. “La vittoria si avvicina, io sono convinto che l’obiettivo del 10% alle prossime Europee è assolutamente raggiungibile. Dipende soltanto da noi. Qualcuno non si accorgerà che stiamo arrivando, ma è così”, afferma.

Mattarella a Israele: chi ha sofferto non neghi diritto Stato ad altri

Mattarella a Israele: chi ha sofferto non neghi diritto Stato ad altriRoma, 26 gen. (askanews) – Nel giorno delle celebrazioni al Quirinale del Giorno della memoria Sergio Mattarella non ha dubbi nel definire l’attacco terroristico di Hamas contro Israele “una raccapricciante replica degli orrori della Shoa”. Ma proprio perchè l’Italia vede “Israele come Paese a noi vicino e pienamente amico, oggi e in futuro, per condivisione di storia e di valori” e ribadendo che “siamo e saremo sempre impegnati per la sua sicurezza”, il capo dello Stato fa un passo oltre e invoca proprio da parte di Israele un cambio di prospettiva: “Coloro che hanno sofferto il turpe tentativo di cancellare il proprio popolo dalla terra sanno che non si può negare a un altro popolo il diritto a uno stato”.

Al Quirinale c’è mezzo governo ad ascoltare le parole del Presidente, Giorgia Meloni siede accanto ad Antonio Tajani, reduce da un viaggio a Gerusalemme, più in là c’è il ministro della Difesa, Guido Crosetto e poi Piantedosi, Valditara, Abodi, i presidenti delle Camere, il Presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera. La cerimonia è dedicata quest’anno ai “Giusti tra le nazioni”, così vengono definiti i non-ebrei che hanno agito in modo eroico a rischio della propria vita e senza interesse personale per salvare anche un solo ebreo dal genocidio nazista della Shoah. Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau, ha portato la sua testimonianza intervistato da uno studente di rientro dal “Viaggio della Memoria”, in ricordo delle vittime della Shoah, organizzato in Polonia dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Mattarella esordisce citando Primo Levi: “‘La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: ne rappresenta il fondamento condotto all’estremo, oltre ogni limite della legge morale che è incisa nella coscienza umana”. Sopravvissuto all’inferno di Auschwitz, Levi dava questo giudizio “sulle radici e sulle responsabilità prime del più grave sterminio, organizzato e programmato ai danni di donne e uomini definiti di razze inferiori, compiuto nella storia dell’umanità”.

“Auschwitz fu un orrore assoluto, senza precedenti – cui null’altro può essere parificato, – scandisce il Presidente della Repubblica – ideato e realizzato in nome di ideologie fondate sul mito della razza, dell’odio, del fanatismo, della prevaricazione. Un orrore che sembrava inconcepibile tanto era lontano dai sentimenti che normalmente si attribuiscono al genere umano”, avverte Mattarella, eppure quelle “ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo, sono stati virus micidiali, prodotti dall’uomo, che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa”. Ciò che preoccupa il capo dello Stato è che “anche ai nostri giorni, la ruota della storia sembra talvolta smarrire la sua strada, portando l’umanità indietro, a tempi e a stagioni che mai avremmo pensato di rivivere” ed ecco che “parole d’ordine, gesti di odio e di terrore sembrano di nuovo affascinare e attrarre, nel nostro Continente ma anche altrove”. Di nuovo “il fanatismo, religioso o nazionalista, che non tollera non soltanto il diritto ma neppure la presenza dell’altro, del diverso, ritiene di poter imporre la sua visione con la forza, la guerra e la violenza, violando i principi fondamentali del diritto internazionale e della civiltà umana”, insomma “siamo di fronte a un nuovo ‘crinale apocalittico”, dice prendendo a presto un’espressione cara a Giorgio La Pira.

Il ritorno dell’antisemitismo è ciò che ha prodotto la “feroce strage antisemita di innocenti nell’aggressione di terrorismo che, in quella pagina di vergogna per l’umanità, avvenuta il 7 ottobre, non ha risparmiato nemmeno ragazzi, bambini e persino neonati”, dice Mattarella. Per quegli ostaggi ancora nelle “mani crudeli di Hamas cresce l’angoscia di giorno in giorno”. L’angoscia cresce però “anche per le numerose vittime tra la popolazione civile palestinese nella striscia di Gaza. Tante donne e bambini… anche perché una reazione con così drammatiche conseguenze sui civili, rischia di far sorgere nuove leve di risentimenti e di odio. Può accrescere gli ostacoli per il raggiungimento di una soluzione capace di assicurare pace e prosperità in quella regione, così centrale nella storia dell’umanità e così martoriata”. L’appello del capo dello Stato si conclude con uno spiraglio di ottimismo: “Ci ostiniamo a restare fiduciosi nel futuro dell’umanità – dice -. Nella convinzione profonda che un futuro intriso di intolleranza, di guerra e di violenza, non sia il desiderio iscritto nelle coscienze delle donne e degli uomini. I Giusti, con il loro coraggio, la loro speranza e il loro sacrificio ci indicano la direzione e ci spronano ad agire, con determinazione e a tutti i livelli, contro i predicatori di odio e i portatori di morte”. E tra di loro i “Giusti italiani sono tra le radici migliori della nostra Repubblica. Per questo li celebriamo e li onoriamo, tutti insieme, come popolo italiano e come comunità, nel Giorno della memoria”.

Auto elettrica, la Commissione: le regole di mercato Ue vanno rispettate

Auto elettrica, la Commissione: le regole di mercato Ue vanno rispettateBruxelles, 26 gen. (askanews) – Se per attuare la transizione verso l’obiettivo delle auto a zero emissioni nel 2035 sarà necessario nei prossimi anni assicurare la disponibilità di veicoli elettrici a basso prezzo, perché possano acquistarli anche i cittadini con redditi medio-bassi, ciò non significa che a questo obiettivo debbano essere sacrificate le regole contro il dumping e sulle pari condizioni del mercato Ue, rinunciando, ad esempio, alle indagini e agli eventuali dazi anti sovvenzioni riguardo ai veicoli cinesi che falsano la concorrenza. Questi strumenti per tutelare il mercato Ue sono “complementari”, e non contraddittori rispetto alla regolamentazione che ha fornito certezza giuridica e obiettivi chiari all’industria automotive europea.

E’ quanto ha affermato in sintesi, oggi a Bruxelles il portavoce capo della Commissione europea, Eric Mamer, durante il briefing quotidiano per la stampa dell’Esecutivo comunitario. La Commissione sta conducendo dall’autunno scorso un’indagine anti sovvenzioni proprio sulle auto elettriche cinesi, che hanno invaso il mercato europeo con modelli elettrici a prezzi ultra competitivi rispetto a quelli dell’industria locale. á “Noi crediamo, ovviamente – ha detto Mamer, in risposta a un giornalista che chiedeva come si possa “quadrare il cerchio” -, che ci sia un mercato per i veicoli elettrici in Europa. La Commissione ha messo in atto un quadro normativo per i veicoli con l’obiettivo che le auto nuove non emettano più CO2 dal 2035. Quindi, l’intera catena del valore automobilistica in Europa ha ora la certezza normativa per poter effettuare gli investimenti necessari al fine di sviluppare la propria capacità per rispondere alla domanda del mercato”. “Questa è la prima risposta alla domanda su come far quadrare il cerchio: garantire che vi siano incentivi adeguati per l’industria europea”, in modo che “faccia gli investimenti necessari. Ma in realtà – ha puntualizzato il portavoce – , garantire che il mercato funzioni in modo efficace è parte di questo”, ovvero parte di questi incentivi. á “E’ proprio per questo motivo – ha spiegato Mamer – che è necessario assicurarsi di non avere automobili prodotte altrove che distorcerebbero il mercato attraverso sussidi non giustificati. Quindi, per noi non c’è contraddizione; c’è in realtà una complementarità” tra le due cose.

Secondo il portavoce della Commissione, poi, “riguardo ai prezzi, è necessario distinguere tra effetti a breve e a medio termine. Potrebbe essere considerato molto positivo disporre di auto elettriche molto economiche, che arrivano in una fase iniziale sul mercato e spazzano via la concorrenza europea. Ma se non ci fosse più concorrenza europea, che cosa impedirebbe poi ai produttori extra-Ue di aumentare i prezzi? Giusto per fare un esempio del tipo di considerazioni che bisogna fare quando si pensa agli effetti a lungo termine delle nostre politiche”. Questo vuol dire, gli è stato chiesto, che si vuole dare più tempo all’industria europea, per migliorare la sua produzione di veicoli elettrici , in modo da riuscire successivamente a venderli a costo più basso, visto che oggi sono molto più costosi di quelli tradizionali?

“Non è affatto quello che ho detto. Non si tratta – ha replicato Mamer – di dare tempo a un segmento del settore rispetto a un altro. Si trattava di garantire l’esistenza di un quadro normativo che promuova gli investimenti e, in secondo luogo, di avere un mercato che funzioni adeguatamente. Non si tratta quindi di istituire alcun tipo di barriera che impedisca la vendita in Europa dei veicoli prodotti secondo criteri basati sul mercato”. Quello che sta facendo la Commissione, invece, è “garantire che le auto che arrivano in Europa rispettino le regole del nostro mercato, siano esse prodotte in Europa o fuori dall’Europa”, ha concluso il portavoce.

La stessa presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, aveva fatto riferimento nel settembre scorso a Strasburgo, durante il suo “discorso sullo stato dell’Unione” al Parlamento europeo, alla vicenda dello smantellamento della produzione europea di cellule fotovoltaiche, a causa dell’invasione sul mercato, nel periodo successivo al 2007, dei prodotti cinesi a basso costo, che poterono approfittare del sostegno alle energie rinnovabili che l’Ue aveva predisposto in vista degli obiettivi del 2020. “Non abbiamo dimenticato – aveva detto von der Leyen agli eurodeputati – l’impatto che ebbero sulla nostra industria solare le pratiche sleali di mercato della Cina”, aggiungendo che “molte giovani imprese furono spinte fuori dal mercato dai concorrenti cinesi pesantemente sussidiati”.