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Festival della canzone cristiana a Sanremo, ecco i 24 concorrenti

Festival della canzone cristiana a Sanremo, ecco i 24 concorrentiRoma, 4 gen. (askanews) – Il 15 dicembre si sono chiuse le iscrizioni alla terza edizione del Sanremo Cristian Music Festival, Festival della Canzone Cristiana Sanremo 2024, sanremofestivaldellacanzonecristiana.it, che si svolgerà a Sanremo, nel Teatro Festival della Canzone Cristiana – Fos, in diretta televisiva nazionale, dal 7 al 9 febbraio 2024, in concomitanza con la settantaquattresima edizione del Festival della Canzone Italiana.

Sarà un Festival nel Festival, una staffetta musicale tra la musica leggera del Festival della Canzone Italiana, diretto da Amadeus e la Christian Music del Festival della Canzone Cristiana, ideato dal cantautore Fabrizio Venturi, di cui è anche il direttore artistico, il quale ha già reso noti alla stampa i nomi dei 24 artisti in gara. Poche ore fa Venturi ha comunicato anche il nome delle due conduttrici che, al suo fianco, condurranno la terza edizione del Festival di Sanremo Cristiano, che sono Daniela Fazzolari e Susanna Messaggio. Per l’attrice Daniela Fazzolari, volto di numerose fiction Tv, tra le quali “Centovetrine”, “Un Passo dal Cielo”, “Ris”, “Distretto di Polizia” e “Don Matteo”, si tratta della sua seconda conduzione dopo quella dello scorso anno. L’attrice è apparsa anche sul grande schermo in “Non ho sonno”, thriller diretto da Dario Argento e “Soldato sotto la Luna”, diretto da Massimo Paolucci, in cui ha recitato, in veste di protagonista, al fianco di star americane, tra le quali Abel Ferrara, Thomas Araba e Daniel McVicaro.

Per la prima volta Susanna Messaggio è co-conduttrice del Festival della Canzone Cristiana. Volto noto al grande pubblico, soprattutto per la sua lunga carriera di personaggio televisivo, che l’ha vista in trasmissioni come “Portobello” di Enzo Tortora e valletta in varie trasmissioni di Mediaset, al fianco di Mike Bongiorno. Ha scritto su numerose testate nazionali, tra cui Il Giorno, il Corriere della Sera e Salve. Come conduttrice ha lavorato insieme ad altri noti personaggi della televisione italiana, conducendo Azzurro, un programma musicale molto popolare, e il Festivalbar per ben sei edizioni consecutive. Come attrice ha recitato per il grande schermo nei film “Lui è peggio di me” del regista Enrico Oldoini e in “Italian Fast Food” di Lodovico Gasparini.

“Sarà una terza edizione che vedrà due donne, conosciute dal grande pubblico, condurre insieme a me la terza edizione del Festival della Canzone Cristiana. Il Festival porrà al centro il tema del dialogo e del disarmo nucleare mediante la campagna Senzatomica e vedrà l’esibizione sul palco di ospiti internazionali della Christian Music, di cantanti e musicisti di fede ebraica, islamica e cristiana, uniti per inneggiare alla pace”. Lo ha detto il conduttore Fabrizio Venturi. “Solo pochi giorni fa ho comunicato i nomi dei concorrenti, le cui canzoni sono di levatura altissima, sia per quanto riguarda i testi, sia per quanto riguarda la parte musicale – ha continuato – Non vi è dubbio che la Christian Music stia sempre più affermandosi anche nel nostro Paese”. Dopo l’annuncio di Amadeus dei nomi dei 24 cantanti big che saliranno sul Palco dell’Ariston, c’è stato l’annuncio di Fabrizio Venturi dei nomi dei 24 concorrenti che saliranno sul Palco del Teatro del Festival della Canzone Cristiana – Fos, i quali si contenderanno i pregiati trofei creati dal prestigioso Maestro orafo Michele Affidato.

Ecco i nominativi e le rispettive canzoni dei concorrenti alla terza edizione del Festival della Canzone Cristiana. Agostino Sammarco – Amati; Andrea Caciolli – Un oceano di pace; Aystarr- Tu sei la mia luce; Carboidrati – Padre; Ellesd – JAVÉH in feat con Biancosporco; Federica Paradiso – Puoi ascoltarmi Dio? Lettera a Fouad; Gabylo – Madre Maria; Giuseppe Marchese – Un lampo nei suoi occhi; Giuseppe Santilli – Il posto di Dio (Amore nascosto); Ivano Barbanera – Una vita da non morire mai; Maia Graziano – Why Not; Marcos – Come il vento; Maurizio e Sara – Restate giovani; Migi Marton – Tu che sei; Nazzareno Carchidi – Ti prenderò teneramente; Noemi Cainero – Regina; Nova – Tu verrai; Piero Chiappano – L’amore per la strada; Raffaele Mario Arteca feat Ilenia Sala – Salvaci tu; Rosa la figlia del vento – Non ho smesso di amarti; Rosa Pirone – Passa il favore; Severance – La tua pelle; Susy – Ninnananna per le mamme; Tiziana Scala – Io canto a te.

Meloni sospende Pozzolo e striglia Fdi. E su Anas assolve Salvini

Meloni sospende Pozzolo e striglia Fdi. E su Anas assolve SalviniRoma, 4 gen. (askanews) – Giorgia Meloni ‘striglia’ il suo partito, in cui non tutti avvertono il peso della “responsabilità” e ‘assolve’ Matteo Salvini sul caso dell’inchiesta Anas che coinvolge Denis e Tommaso Verdini. Dopo due rinvii per motivi di salute, la presidente del Consiglio è arrivata alla conferenza stampa di fine anno consapevole di dover affrontare due ‘casi’ che, negli ultimi giorni, stanno mettendo in fibrillazione la maggioranza e il governo.

Il primo è quello del deputato Emanuele Pozzolo, che nella notte di Capodanno ad una festa a cui era presente anche il sottosegretario Andrea Delmastro ha portato una pistola da cui – per circostanze ancora da chiarire – è partito un colpo che ha ferito un uomo. Un episodio che ha fatto infuriare la premier, che oggi aveva pronta la risposta per cercare di chiudere la questione. Pozzolo, ha detto, ha mancato al dovere di custodire l’arma con “responsabilità e serietà” e per questo ha chiesto agli organi di garanzia di Fdi di sospenderlo. Questa vicenda, per lei, non solleva un problema di selezione della classe dirigente del partito, ma mostra un tema di “responsabilità” evidenziato anche in altri episodi. “Sicuramente – scandisce – non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle, se le persone che sono intorno a me non capiscono quella responsabilità. Su questo sono rigida”. La premier perde poi la pazienza quando un cronista parla di “conduzione familiare” del suo partito. “Questa accusa continua di familismo – si scalda – comincia a stufarmi. Nell’attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi, entrambe a sinistra: una nel Pd e una in Si. Il gruppo di Si è di 8 persone, queste due persone sono il 25% del gruppo. Non ho mai sentito accuse di familismo. E sa una cosa? Sarebbe sbagliato farlo! Chi conosce la storia di chi milita nella politica sa che la politica diventa spesso tanto altro, che quando dedichi alla politica tutto quello che hai, accade che le persone che fanno politica con te diventino anche i tuoi amici, fidanzati, tuo marito e tua moglie. Ma questo non vuol dire togliere il valore di un militante politico. Questo tema non l’ho mai posto io e non accetto che questo lavoro si faccia con me. Mia sorella è militante da 30 anni di Fdi e lavora a Fdi, forse la potevo mettere in una partecipata statale come hanno fatto per diversi altri parenti, ma non me la sono sentita”.

L’altra ‘grana’, politicamente anche più rilevante, è l’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti Anas, che vede Tommaso Verdini agli arresti domiciliari e il padre Denis indagato. La premier è cauta, invita ad “attendere il lavoro della magistratura” ma difende il suo ministro delle Infrastrutture e vice Salvini, cercando di mettere al riparo l’esecutivo. “Sicuramente da quello che ho letto – spiega – le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non viene chiamato in causa e quindi non ritengo che Salvini debba riferire in aula su questa materia”. Comunque, attacca, “è sempre un errore quando si tenta di trasformare un fatto come questo in un caso politico, in questo caso contro il governo”. Sicuramente dunque per Meloni non c’è una “questione morale” come sostenuto da Giuseppe Conte, che non può “farmi lezioni di morale” dato che “è stato indagato e non si è dimesso, Virginia Raggi è stata indagata e Conte l’ha sostenuta alla ricandidatura a sindaco, Beppe Grillo è stato indagato e Conte gli ha fatto la solidarietà”. Piuttosto, accusa, la cosa “che mi fa paura è che si consideri normale” che “persone di nomina politica” come il consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni, “anche se nominate a incarichi super partes, si comportino da militanti politici” perché “questa è la mentalità che ha devastato le istituzioni della Repubblica” e su questo “mi attendo una risposta parte del segretario Pd Elly Schlein e magari anche da chi ha nominato questa persona”, ossia Paolo Gentiloni. La premier torna poi ad adombrare “attacchi” di chi – ma non fa esempi – “pensa di poter dare le carte”, di operare dei “condizionamenti” sull’esecutivo ma ha trovato “la persona sbagliata” perchè “non sono una persona che si spaventa facilmente”. Venendo all’anno appena iniziato, la premier annuncia che due “priorità” sono la riforma della burocrazia e la riforma della giustizia, ma anche il premierato, che inizierà il suo percorso parlamentare. “Una delle riforme più importanti che si possono regalare all’Italia, di cui vado fiera”, con cui “non tocchiamo i poteri del presidente della Repubblica” mentre “si crea un equilibrio che rafforza la stabilità del governo”. Meloni è consapevole che difficilmente la riforma raggiungerà la maggioranza qualificata in Parlamento e dunque ci sarà il referendum, ma lei non vuole fare “come Renzi” che fu costretto a dimettersi: “Il referendum – mette le mani avanti – non è su di me, perché io sono il presidente di questa nazione. Il referendum è sul futuro di questa nazione”. Per quanto riguarda la legge elettorale da associare, eventualmente, al premierato, ancora non si è fatta un’idea ma la soglia “ci deve essere per forza”, per il premio di maggioranza “ci vuole un range che non sia troppo alto tra i voti che si prendono e le persone che si eleggono” e “io sono favorevolissima al ritorno alle preferenze, all’abolizione delle liste bloccate”.

Il 2024 sarà anche un anno di test elettorali, per le comunali (su cui il centrodestra deve trovare “prima possibile” un accordo) e sulle europee che però non saranno – assicura – un’occasione per cambiare gli assetti del governo: “Non voglio e non lavoro a un rimpasto dei ministri, sono contenta della mia squadra”.

Schlein pronta a sfida con Meloni: “Ribattiamo colpo su colpo

Schlein pronta a sfida con Meloni: “Ribattiamo colpo su colpoRoma, 4 gen. (askanews) – Sarà una sfida Meloni-Schlein quella dei prossimi mesi, o almeno così pare dopo la conferenza stampa della presidente del Consiglio. Il copione, del resto, era andato già in scena a metà dicembre, quando negli stessi giorni le due leader si erano confrontate a distanza, una dal palco di Atreju l’altra dal forum Pd sull’Europa. Ora Meloni si dice pronta al confronto tv con la segretaria Pd, e dice che sarebbe un “test di alto livello” se entrambe si candidassero per le elezioni di giugno. Schlein, d’altro canto, aveva attaccato già pochi minuti prima dell’inizio della conferenza stampa e dal suo entourage si ribadisce la disponibilità ad un confronto tv – o magari anche a più di uno da qui alle europee – anche se restano da stabilire data e rete.

La dichiarazione ‘preventiva’ di Schlein era già una bocciatura, la leader Pd non aveva dubbi sulla linea che la premier avrebbe tenuto: “Fra poco assisteremo ad una conferenza stampa in cui Meloni proverà a difendere l’indifendibile”. In particolare “Meloni proverà a difendere l’indifendibile, dai disastri della manovra economica che taglia pensioni e sanità all’affossamento del salario minimo, dalla riforma costituzionale che riduce i poteri del Presidente della Repubblica allo smacco di aver accettato a testa bassa un compromesso dannoso sul Patto di Stabilità”. “Le ribatteremo punto per punto – concludeva la segretaria Pd – ma ci aspettiamo che la prima cosa che dica appena si siederà di fronte ai giornalisti è chiedere scusa per Pozzolo e pretendere le sue dimissioni”. E la replica è stata affidata ai capigruppo in Parlamento Francesco Boccia e Chiara Braga: dalla premier, affermano, solo “falsità, propaganda e attacchi ingiustificati all’opposizione”.

Dal fronte M5s Giuseppe Conte replica col sarcasmo: “Qual è il colmo per chi si definisce ‘patriota’? Fare la fine di Giorgia Meloni. La Presidente del Consiglio si è piegata a Germania e Francia per un accordo sul Patto di stabilità con cui all’Italia saranno imposti tagli e tasse per oltre 12 miliardi l’anno”. Il leader 5 stelle attacca rimproverando alla premier un atteggiamento pocoà sovranista: “In conferenza stampa non è potuta scappare dalle domande e la risposta è stata la seguente: ‘Sono soddisfatta, a condizioni date, dell’accordo che abbiamo fatto sul Patto di stabilità, chiaramente non è il Patto che avrei voluto io. E allora perché ha detto sì?”. Ma non fanno sconti nemmeno i centristi, nelle loro varie articolazioni. Carlo Calenda rimprovera la premier di avere svicolato dai veri temi: “Poco o nulla su ciò che è importante: sanità, salari, istruzione, Pnrr, politica industriale. Molte invettive contro la sinistra, qualche gossip, una spruzzata di influencer, due battute e molta cronaca. Si sente la più completa assenza di un progetto per l’Italia. Questa la sintesi della conferenza di Meloni”.

Drastico Matteo Renzi: “Mai sentite così tante bugie tutte insieme. “Buon 2024, cara presidente Meloni. Per il prossimo anno anche meno, per favore: meno post, meno bugie e soprattutto meno tasse. Facci questo regalo: almeno togli le tasse che hai messo tu”.

Meloni in conferenza stampa: è presto per la manovra bis

Meloni in conferenza stampa: è presto per la manovra bisRoma, 4 gen. (askanews) – Non esclude l’eventualità, “ma è presto per dirlo”, che in corso d’anno sia necessaria una manovra correttiva sui conti pubblici, anche se le stime di crescita della Commissione di Bruxelles collocano l’Italia sopra la media europea; apre all’ingresso di soci privati, con quote di minoranze, nel capitale delle Ferrovie dello Stato e alla riduzione della partecipazione dello Stato in Poste pur mantenendone il controllo; in tema di legge sulla concorrenza assicura che l’appello del presidente della Repubblica Mattarella sulla questione degli ambulanti “non resterà inascoltato” e sui balnerari spiega che è necessario un “riordino” della normativa. Molti i temi economici affrontati dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa di fine anno, rimandata a oggi per motivi di salute.

Torna anche sul Mes, il fondo Salva-Stati per il quale il Parlamento ha detto no alla ratifica. “Il Mes è uno strumento che esiste da tempo e che è obsoleto. Nella reazione dei mercati – sostiene Meloni – si legge una consapevolezza che è uno strumento obsoleto. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace e questa è la strada su cui il governo deve lavorare”. Quindi una stoccata a Giuseppe Conte che “ha sottoscritto la modifica di un Trattato quando sapeva che non c’era maggioranza per ratificarla, questo ha messo l’Italia in una posizione di difficoltà”. In diverse occasioni la premier sottolinea i “segnali incoraggianti” sulla situazione economica, pur nella attuale difficile congiuntura internazionale: “Nel 2023 la Borsa italiana ha fatto la migliore performance del mondo, lo spread si è attestato a 160 punti ed era a 220 quando il governo si è insediato, i positivi dati sull’occupazione”, dice. Ma alla domanda se in corso d’anno ritenga di dover varare una manovra correttiva per evitare che i conti pubblici vadano fuori controllo, Meloni risponde: “E’ molto presto per dirlo. Intanto manteniamo aperto l’osservatorio su alcuni temi, ad esempio sui tassi di interesse, che vanno considerati. E in corso d’anno si valuterà cosa fare”. E sui tassi auspica “ragionevolezza” da parte della Bce.

Sull’accordo raggiunto a Bruxelles sul nuovo Patto di Stabilità che “si applica dal 2025 e non dal 2024”, come a dire che per quest’anno possiamo ancora beneficiare di un po’ di flessibilità sul deficit e sul debito “sono soddisfatta, alle condizioni date”. Certo “non è il Patto che avrei voluto io. Quel che emerge è che non c’è un superiore interesse comune europeo, ma nazioni che valutano il proprio interesse e si cerca una sintesi”. Per la legge di bilancio per il 2025, che si preannuncia particolarmente complicata se si vuole confermare il taglio del cuneo fiscale e rispettare i vincoli del Patto, la Presidente del Consiglio riferisce di preferire la strada dei tagli alle spese piuttosto che quella dell’aumento delle tasse. Qualche indicazione giunge dalla premier sulle privatizzazioni, per le quali la Nadef stima 20 miliardi di euro in tre anni, nel periodo 2024-2026. Il governo pensa ad una “riduzione della quota statale” in Poste, “senza ridurre il controllo pubblico” e “all’ingresso di quote minoritarie di privati in Fs”, ma i tempi saranno “lunghi” e non dipenderanno soltanto dal governo. Con il Monte dei Paschi di Siena “è stato dato un bel segnale e una quota di risorse è rientrata”. In generale, la logica delle privatizzazioni del governo è di “ridurre la presenza dello Stato dove essa non è necessaria. In questo caso si può indietreggiare. Dove la presenza dello Stato è necessaria, va riaffermata e deve servire a controllare quello che è strategico. Ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato”.

Inevitabile un chiarimento in tema di concorrenza, dopo il richiamamo di Mattarella a Governo e Parlamento ad intervenire sul commercio ambulante. L’appello del Presidente “non rimarrà inascoltato – assicura -. Ne discuteremo con i partiti di maggioranza e con i ministri interessati”. E aggiunge sui balnerari, altro nodo da affrontare sempre in tema di concorrenza: “Abbiamo lavorato alla mappatura delle coste per stabilire se esista scarsità del bene, un principio alla base della direttiva Bolkenstein. Ora l’obiettivo del governo è riordinare la normativa e per questo è necessario un confronto con la Commissione europea”. Altro tema caldo, quello delle pensioni. La materia “va affontata in maniera più organica di quanto si sia fatto finora, con le parti sociali, se esse hanno voglia di fare questo lavoro con noi”. L’obiettivo è creare una sostenibilità del sistema garantendo i giovani. “So che ci sta lavorando la ministra Calderone e so che c’era una richiesta dei sindacati a confrontarsi. Penso sia cosa estremamente proficua”, chiude Meloni.

Meloni sospende Pozzolo e striglia Fdi. Su Anas assolve Salvini

Meloni sospende Pozzolo e striglia Fdi. Su Anas assolve SalviniRoma, 4 gen. (askanews) – Giorgia Meloni ‘striglia’ il suo partito, in cui non tutti avvertono il peso della “responsabilità” e ‘assolve’ Matteo Salvini sul caso dell’inchiesta Anas che coinvolge Denis e Tommaso Verdini. Dopo due rinvii per motivi di salute, la presidente del Consiglio è arrivata alla conferenza stampa di fine anno consapevole di dover affrontare due ‘casi’ che, negli ultimi giorni, stanno mettendo in fibrillazione la maggioranza e il governo.

Il primo è quello del deputato Emanuele Pozzolo, che nella notte di Capodanno ad una festa a cui era presente anche il sottosegretario Andrea Delmastro ha portato una pistola da cui – per circostanze ancora da chiarire – è partito un colpo che ha ferito un uomo. Un episodio che ha fatto infuriare la premier, che oggi aveva pronta la risposta per cercare di chiudere la questione. Pozzolo, ha detto, ha mancato al dovere di custodire l’arma con “responsabilità e serietà” e per questo ha chiesto agli organi di garanzia di Fdi di sospenderlo. Questa vicenda, per lei, non solleva un problema di selezione della classe dirigente del partito, ma mostra un tema di “responsabilità” evidenziato anche in altri episodi. “Sicuramente – scandisce – non sono disposta a fare questa vita, con la responsabilità che ho sulle spalle, se le persone che sono intorno a me non capiscono quella responsabilità. Su questo sono rigida”. La premier perde poi la pazienza quando un cronista parla di “conduzione familiare” del suo partito. “Questa accusa continua di familismo – si scalda – comincia a stufarmi. Nell’attuale legislatura ci sono due coppie di coniugi, entrambe a sinistra: una nel Pd e una in Si. Il gruppo di Si è di 8 persone, queste due persone sono il 25% del gruppo. Non ho mai sentito accuse di familismo. E sa una cosa? Sarebbe sbagliato farlo! Chi conosce la storia di chi milita nella politica sa che la politica diventa spesso tanto altro, che quando dedichi alla politica tutto quello che hai, accade che le persone che fanno politica con te diventino anche i tuoi amici, fidanzati, tuo marito e tua moglie. Ma questo non vuol dire togliere il valore di un militante politico. Questo tema non l’ho mai posto io e non accetto che questo lavoro si faccia con me. Mia sorella è militante da 30 anni di Fdi e lavora a Fdi, forse la potevo mettere in una partecipata statale come hanno fatto per diversi altri parenti, ma non me la sono sentita”.

L’altra ‘grana’, politicamente anche più rilevante, è l’inchiesta della Procura di Roma sugli appalti Anas, che vede Tommaso Verdini agli arresti domiciliari e il padre Denis indagato. La premier è cauta, invita ad “attendere il lavoro della magistratura” ma difende il suo ministro delle Infrastrutture e vice Salvini, cercando di mettere al riparo l’esecutivo. “Sicuramente da quello che ho letto – spiega – le intercettazioni fanno riferimento al precedente governo, Salvini non viene chiamato in causa e quindi non ritengo che Salvini debba riferire in aula su questa materia”. Comunque, attacca, “è sempre un errore quando si tenta di trasformare un fatto come questo in un caso politico, in questo caso contro il governo”. Sicuramente dunque per Meloni non c’è una “questione morale” come sostenuto da Giuseppe Conte, che non può “farmi lezioni di morale” dato che “è stato indagato e non si è dimesso, Virginia Raggi è stata indagata e Conte l’ha sostenuta alla ricandidatura a sindaco, Beppe Grillo è stato indagato e Conte gli ha fatto la solidarietà”. Piuttosto, accusa, la cosa “che mi fa paura è che si consideri normale” che “persone di nomina politica” come il consigliere della Corte dei Conti Marcello Degni, “anche se nominate a incarichi super partes, si comportino da militanti politici” perché “questa è la mentalità che ha devastato le istituzioni della Repubblica” e su questo “mi attendo una risposta parte del segretario Pd Elly Schlein e magari anche da chi ha nominato questa persona”, ossia Paolo Gentiloni. La premier torna poi ad adombrare “attacchi” di chi – ma non fa esempi – “pensa di poter dare le carte”, di operare dei “condizionamenti” sull’esecutivo ma ha trovato “la persona sbagliata” perchè “non sono una persona che si spaventa facilmente”. Venendo all’anno appena iniziato, la premier annuncia che due “priorità” sono la riforma della burocrazia e la riforma della giustizia, ma anche il premierato, che inizierà il suo percorso parlamentare. “Una delle riforme più importanti che si possono regalare all’Italia, di cui vado fiera”, con cui “non tocchiamo i poteri del presidente della Repubblica” mentre “si crea un equilibrio che rafforza la stabilità del governo”. Meloni è consapevole che difficilmente la riforma raggiungerà la maggioranza qualificata in Parlamento e dunque ci sarà il referendum, ma lei non vuole fare “come Renzi” che fu costretto a dimettersi: “Il referendum – mette le mani avanti – non è su di me, perché io sono il presidente di questa nazione. Il referendum è sul futuro di questa nazione”. Per quanto riguarda la legge elettorale da associare, eventualmente, al premierato, ancora non si è fatta un’idea ma la soglia “ci deve essere per forza”, per il premio di maggioranza “ci vuole un range che non sia troppo alto tra i voti che si prendono e le persone che si eleggono” e “io sono favorevolissima al ritorno alle preferenze, all’abolizione delle liste bloccate”.

Il 2024 sarà anche un anno di test elettorali, per le comunali (su cui il centrodestra deve trovare “prima possibile” un accordo) e sulle europee che però non saranno – assicura – un’occasione per cambiare gli assetti del governo: “Non voglio e non lavoro a un rimpasto dei ministri, sono contenta della mia squadra”.

Meloni più vicina alla candidatura per le elezioni europee, sfida Schlein in tv

Meloni più vicina alla candidatura per le elezioni europee, sfida Schlein in tvRoma, 4 gen. (askanews) – Giorgia Meloni valuta ancora la candidatura alle Europee (e propende per il sì) ma intanto lancia la ‘sfida’ alla segretaria del Pd Elly Schlein, con cui è pronta al confronto televisivo. La premier ne ha parlato questa mattina nella lunga conferenza stampa di fine anno, che era stata rinviata due volte per problemi di salute.

La riserva sulla sua partecipazione diretta al voto di giugno ancora non è pienamente sciolta, ma Meloni lascia capire che è intenzionata a correre. “Non ho ancora preso la decisione – spiega – niente conta di più per me che sapere di avere il consenso dei cittadini. Anche oggi che sono premier il misurarsi col consenso sarebbe una cosa utile e interessante. Né mi convince la tesi di chi dice che candidarsi alle europee è una presa in giro dei cittadini perché poi ci si dimette, ma i cittadini lo sanno, anche questa è democrazia”. Dunque la scelta sembra presa, però sarà condivisa con gli alleati perchè “è una scelta che è corretto fare insieme”. Il ‘nodo’ comunque verrà sciolto presto perchè la campagna è già iniziata, in particolare da parte della Lega: Matteo Salvini punta a marcare le differenze da Fdi per recuperare consensi e questo potrebbe creare problemi alla stabilità dell’esecutivo, che però Meloni nega: “Credo che quelle differenze siano un valore aggiunto e che si possa crescere tutti quanti. Non mi pare ci sia da parte di alcuno la volontà di sottomettere la tenuta del governo all’interesse di partito”. L’avversario, dunque, è il campo delle opposizioni, e qui arriva la ‘sfida’ a Schlein (che avrebbe accettato un faccia a faccia su Sky), perchè è “normale e giusto che il presidente del Consiglio si confronti col leader dell’opposizione”.

Su come schierarsi dopo il voto, la presidente del Consiglio è cauta ma fa capire la linea. Intanto, assicura di lavorare per “una maggioranza alternativa” a quella attuale (Ppe, Pse, Liberali) che “ha dimostrato di potere esistere”. Ma se invece, come appare dai sondaggi, si dovesse profilare una nuova ‘maggioranza Ursula’, spiega quale sarà l’orientamento: separare il sostegno alla Commissione dallo schieramento al Parlamento di Strasburgo. Dunque ok all’esecutivo comunitario perchè “ovviamente quando si fa un accordo e ciascun governo nomina il suo commissario poi i partiti di governo tendono a favorire la nascita di quella Commissione” mentre “non sarei disposta a fare una maggioranza stabile con la sinistra in Parlamento”. Dunque il perimetro resta quello dei conservatori di Ecr, di cui è presidente, mentre con partiti come Afd (alleato della Lega) ci sono “distanze insormontabili, a partire dal rapporto con la Russia, su cui invece il partito di Le Pen sta facendo un ragionamento interessante”. In conferenza stampa emerge anche il possibile ruolo di Mario Draghi che alcuni – a partire da Emmanuel Macron – vorrebbero alla guida della Commissione o del Consiglio. Sul tema Meloni non si sbilancia ma non appare entusiasta. Per il “toto-nomi” è presto, assicura, ricordando che il suo stesso predecessore “ha detto di non essere disponibile”. E comunque a lei interessa avere “una politica europea più forte negli scenari di crisi, più efficace, più determinata nell’agenda strategica e nella sovranità strategica per non consegnarsi a nuove pericolose dipendenze, più efficace e ferma nella difesa dei confini, più capace di armonizzare il tema della transizione con la sostenibilità economica e sociale. E naturalmente perchè l’Italia abbia un ruolo importante in linea con il suo peso”. A questo proposito, assicura Meloni, non c’è un pericolo di isolamento del Paese – che “non ha minori diritti delle altre nazioni” – neanche dopo la mancata ratifica del Mes. “La modifica del Mes è stata bocciata perchè non c’è mai stata la maggioranza in Parlamento” ed è Giuseppe Conte ad aver fatto “un errore” sottoscrivendo un trattato “sapendo che non c’era maggioranza” e mettendo così l’Italia in una “situazione difficile”. Comunque, ribadisce la premier, “il Mes è uno strumento che esiste da tempo e che è obsoleto” e questa “può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace”. Infine la presidente del Consiglio ribadisce anche la convinzione che il no al Mes non sia in relazione con il nuovo Patto di stabilità, che “non è il Patto che avrei voluto io” ma è una “sintesi” di cui “sono soddisfatta, alle condizioni date”.

Meloni: presto per manovra bis. Meglio tagli spese che più tasse

Meloni: presto per manovra bis. Meglio tagli spese che più tasseRoma, 4 gen. (askanews) – Non esclude l’eventualità, “ma è presto per dirlo”, che in corso d’anno sia necessaria una manovra correttiva sui conti pubblici, anche se le stime di crescita della Commissione di Bruxelles collocano l’Italia sopra la media europea; apre all’ingresso di soci privati, con quote di minoranze, nel capitale delle Ferrovie dello Stato e alla riduzione della partecipazione dello Stato in Poste pur mantenendone il controllo; in tema di legge sulla concorrenza assicura che l’appello del presidente della Repubblica Mattarella sulla questione degli ambulanti “non resterà inascoltato” e sui balneari spiega che è necessario un “riordino” della normativa. Molti i temi economici affrontati dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, rispondendo alle domande dei giornalisti nella conferenza stampa di fine anno, rimandata a oggi per motivi di salute.

Torna anche sul Mes, il fondo Salva-Stati per il quale il Parlamento ha detto no alla ratifica. “Il Mes è uno strumento che esiste da tempo e che è obsoleto. Nella reazione dei mercati – sostiene Meloni – si legge una consapevolezza che è uno strumento obsoleto. Se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno, forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per trasformarlo in qualcosa di più efficace e questa è la strada su cui il governo deve lavorare”. Quindi una stoccata a Giuseppe Conte che “ha sottoscritto la modifica di un Trattato quando sapeva che non c’era maggioranza per ratificarla, questo ha messo l’Italia in una posizione di difficoltà”. In diverse occasioni la premier sottolinea i “segnali incoraggianti” sulla situazione economica, pur nella attuale difficile congiuntura internazionale: “Nel 2023 la Borsa italiana ha fatto la migliore performance del mondo, lo spread si è attestato a 160 punti ed era a 220 quando il governo si è insediato, i positivi dati sull’occupazione”, dice. Ma alla domanda se in corso d’anno ritenga di dover varare una manovra correttiva per evitare che i conti pubblici vadano fuori controllo, Meloni risponde: “E’ molto presto per dirlo. Intanto manteniamo aperto l’osservatorio su alcuni temi, ad esempio sui tassi di interesse, che vanno considerati. E in corso d’anno si valuterà cosa fare”. E sui tassi auspica “ragionevolezza” da parte della Bce.

Sull’accordo raggiunto a Bruxelles sul nuovo Patto di Stabilità che “si applica dal 2025 e non dal 2024”, come a dire che per quest’anno possiamo ancora beneficiare di un po di flessibilità sul deficit e sul debito “sono soddisfatta, alle condizioni date”. Certo “non è il Patto che avrei voluto io. Quel che emerge è che non c’è un superiore interesse comune europeo, ma nazioni che valutano il proprio interesse e si cerca una sintesi”. Per la legge di bilancio per il 2025, che si preannuncia particolarmente complicata se si vuole confermare il taglio del cuneo fiscale e rispettare i vincoli del Patto, la Presidente del Consiglio riferisce di preferire la strada dei tagli alle spese piuttosto che quella dell’aumento delle tasse. Qualche indicazione giunge dalla premier sulle privatizzazioni, per le quali la Nadef stima 20 miliardi di euro in tre anni, nel periodo 2024-2026. Il governo pensa ad una “riduzione della quota statale” in Poste, “senza ridurre il controllo pubblico” e “all’ingresso di quote minoritarie di privati in Fs”, ma i tempi saranno “lunghi” e non dipenderanno soltanto dal governo. Con il Monte dei Paschi di Siena “è stato dato un bel segnale e una quota di risorse è rientrata”. In generale, la logica delle privatizzazioni del governo è di “ridurre la presenza dello Stato dove essa non è necessaria. In questo caso si può indietreggiare. Dove la presenza dello Stato è necessaria, va riaffermata e deve servire a controllare quello che è strategico. Ma questo non vuol dire non aprirsi anche al mercato”.

Inevitabile un chiarimento in tema di concorrenza, dopo il richiamo di Mattarella a Governo e Parlamento ad intervenire sul commercio ambulante. L’appello del Presidente “non rimarrà inascoltato – assicura -. Ne discuteremo con i partiti di maggioranza e con i ministri interessati”. E aggiunge sui balnerari, altro nodo da affrontare sempre in tema di concorrenza: “Abbiamo lavorato alla mappatura delle coste per stabilire se esista scarsità del bene, un principio alla base della direttiva Bolkenstein. Ora l’obiettivo del governo è riordinare la normativa e per questo è necessario un confronto con la Commissione europea”. Altro tema caldo, quello delle pensioni. La materia “va affontata in maniera più organica di quanto si sia fatto finora, con le parti sociali, se esse hanno voglia di fare questo lavoro con noi”. L’obiettivo è creare una sostenibilità del sistema garantendo i giovani. “So che ci sta lavorando la ministra Calderone e so che c’era una richiesta dei sindacati a confrontarsi. Penso sia cosa estremamente proficua”, chiude Meloni.

Commercio ambulante, Felice (Confimprese): no limite autorizzazioni

Commercio ambulante, Felice (Confimprese): no limite autorizzazioniRoma, 4 gen. (askanews) – Con una nota inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni ed al Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, il vice Presidente Vicario di Confimprese Italia, Giovanni Felice ha voluto esprimere la posizione dell’associazione in merito alla lettera del Presidente Mattarella del 30 Dicembre scorso con il “richiamo al Governo ed al Parlamento” riferito, tra gli altri, ai contenuti dell’articolo 11 della legge sulla concorrenza sulla quale il Capo dello Stato ritiene “la legge, in materia di assegnazione delle concessioni per il commercio su aree pubbliche, oltre a disciplinare le modalità di rilascio delle nuove concessioni, introduce l’ennesima proroga automatica delle concessioni in essere, per un periodo estremamente lungo, in modo che appare incompatibile con i principi più volte ribaditi dalla Corte di Giustizia, dalla Corte costituzionale, dalla giurisprudenza amministrativa e dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato in materia di apertura al mercato dei servizi”.

“Per Confimprese, invece, c’è il rischio che scoppi una vera e propria guerra per le licenze in una categoria già molto vessata dalla crisi economica” ha dichiarato il VicePresidente vicario Giovanni Felice. “Pur condividendo lo spirito interpretativo della norma non possiamo fare a meno di rilevare alcune palesi contraddizioni tra l’applicazione teorica e la realtà. Se è vero che la Corte Costituzionale e la Giustizia Amministrativa si sono pronunciate – prosegue – sulle conflittuali leggi in vigore, il problema non è nel conflitto tra le norme emanate dalle varie istituzioni, ma nello stabilire se il commercio su aree pubbliche, in data odierna, rientri tra quelli che sempre in base alle direttive comunitarie sono così regolamentate – nel caso in cui il numero delle autorizzazioni disponibili per una determinata attività economica sia limitato a causa della scarsità di risorse naturali o delle capacità tecniche utilizzabili, l’autorizzazione deve essere rilasciata per una durata limitata”. “A supporto della nostra tesi – insiste il Vicepresidente Felice – ovvero che il commercio su aree pubbliche non rientra più nella fattispecie in oggetto, ci sono i dati dell’osservatorio nazionale sul commercio, che evidenziano come le autorizzazioni attualmente in vigore sono al minimo storico rispetto al 2006. Infatti, dopo avere raggiunto un picco nel 2016 con 195.583 autorizzazioni in Italia al 31 marzo 2023 sono 16.0145, oltre 35.000 unità in meno, di cui 19.056 nell’ultimo triennio. Come si fa a sostenere che la domanda è maggiore della disponibilità di posteggi se ad oggi c’è grande disponibilità degli stessi in tanti mercati? Ad oggi, i Comuni mirano a restringerli ed a rendere ancora più periferiche le loro dislocazioni accentuando le condizioni di crisi del settore. “Appare pacifico, che pur sottraendo il commercio su aree pubbliche “dalle attività economiche limitate”, vanno comunque individuate modalità di rinnovo che tengano conto delle indicazioni della Comunità Europea, ma che non diventino elemento per generare confusione e per favorire possibili elementi speculativi. Il rischio che palesiamo – precisa Felice – non riguarda l’esigenza di nuovi accessi nei mercati, ma una bagarre interna per l’ottenimento di posteggi presumibilmente più redditizi, che magari sono tali solo per le capacità di chi oggi li gestisce. Non bisogna scordare che molti comuni non procedono alla pubblicazione degli avvisi per l’assegnazione dei posteggi resisi vacanti, creando i presupposti per una diminuzione del servizio che offrono i mercati, generando un danno economico per gli operatori che in esso operano. Come Confimprese Italia proponiamo che il primo step verso il rinnovo delle autorizzazioni possa essere quello di assegnare i posteggi resisi vacanti, e poi, anche in relazione alle richieste pervenute ai Comuni, individuare i criteri ed i tempi medi di rinnovo, che nel caso dei mercati settimanali, non possono essere inferiori all’ammortamento del costo dei beni necessari all’attività, quali ad esempio il mezzo di trasporto o l’autonegozio. Ritornare al periodo previsto dalla precedente normativa, un periodo di 9 anni, potrebbe essere una scelta. Resta salva la necessità di individuare tra i requisiti prioritari per il rinnovo un livello di professionalità tale da garantire la salvaguardia del sistema mercato. Il mercato è un elemento aggregato e basta un abbassamento della professionalità di un paio di operatori commerciali per far venire meno la qualità del servizio offerto, con grave danno per i consumatori, specialmente quelli a basso reddito e quindi la sua attrattività e la conseguente redditività per gli operatori che in esso svolgono la propria attività”, ha concluso.

Collezione Peggy Guggenheim, nel 2023 oltre 378mila visitatori

Collezione Peggy Guggenheim, nel 2023 oltre 378mila visitatoriMilano, 4 gen. (askanews) – Il 2023 della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia si è chiuso con oltre 378.000 presenze durante i 315 giorni di attività, con una media giornaliera di 1.200 ospiti, risultato che è pressoché in pari con il 2022. A questa cifra vanno aggiunte oltre 5mila persone che hanno visitato la collezione in occasione di inaugurazioni, eventi istituzionali, corporate e privati, e oltre 10mila partecipanti a Public Programs, Kids Day, programmi di accessibilità, visite legate al progetto A scuola di Guggenheim.

“Siamo assolutamente soddisfatti dei risultati ottenuti in questo 2023 che si è appena concluso – ha commentato la direttrice del museo veneziano Karole P. B. Vail -. In un anno che ha visto Venezia ospitare la Biennale di Architettura, nonché importanti rassegne d’arte organizzate dalle varie istituzioni cittadine, il nostro museo ha registrato un eccellente numero di visitatori, che è andato oltre le aspettative. Siamo entusiasti di come critica e pubblico abbiano accolto l’omaggio dedicato allo spazialista veneziano Edmondo Bacci, e ora la mostra che vede protagonista Marcel Duchamp, osannata dalla stampa e amata dai nostri visitatori. Siamo oggi già al lavoro sul programma espositivo dell’anno, che vedrà Jean Cocteau e Marina Apollonio al centro di due grandi monografiche in apertura rispettivamente ad aprile e ottobre, e naturalmente non mancheranno attività collaterali gratuite, Public Programs, e progetti di accessibilità e inclusività, per ogni tipo di pubblico e per i nostri soci”. E se la mostra Marcel Duchamp e la seduzione della copia, che rimarrà aperta fino al 18 marzo, ha già registrato dalla sua apertura il 14 ottobre quasi 90mila presenze, c’è attesa per la prima retrospettiva mai realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau, Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere, in apertura il 13 aprile. Con oltre centocinquanta opere, tra disegni, lavori grafici, gioielli, arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari, la mostra getta luce sull’ecletticità che sempre caratterizzò il linguaggio artistico di Cocteau, tracciando così lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima dell’enfant terrible della scena artistica francese, ripercorrendone i momenti salienti della tumultuosa carriera artistica, nonché l’amicizia che lo legò a Peggy Guggenheim. Fu proprio con una mostra di disegni di Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Guggenheim iniziò la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938.

Seguirà in autunno un omaggio a Marina Apollonio, Marina Apollonio. Oltre il cerchio, prima personale dedicata a una delle protagoniste più importanti del movimento ottico-cinetico internazionale, sostenuta e collezionata dalla mecenate americana nel corso degli anni ’60.

Meloni: manovra correttiva? Presto per dirlo. Vediamo i tassi

Meloni: manovra correttiva? Presto per dirlo. Vediamo i tassiRoma, 4 gen. (askanews) – Sarà necessaria una manovra correttiva in corso d’anno? “Mi pare molto presto per dirlo. Intanto manteniamo aperto l’osservatorio su alcuni temi, ad esempio sui tassi di interesse, che vanno valutati. E in corso d’anno si valuterà cosa fare”. Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella conferenza stampa di fine anno.

La premier ha premesso che “tutti i Paesi europei hanno fatto previsioni che sono state poi aggiornate” a causa della situazione internazionale e che il nuovo Patto di stabilità “si applica nel 2025 non nel 2024”. Meloni ha poi detto di essere contenta per il fatto che secondo le stime aggiornate della Commissione europea, l’Italia si attesta su una crescita superiore alla media europea. Ci sono poi “segnali incoraggianti: la borsa italiana ha fatto la migliore performance del mondo, lo spread si è attestato a 160 punti ed era a 220 quando il governo si è insediato, i dati sull’occupazione”.