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L’Istat: a febbraio aumenta la fiducia dei consumatori ma cala per le imprese

L’Istat: a febbraio aumenta la fiducia dei consumatori ma cala per le impreseRoma, 27 feb. (askanews) – A febbraio si stima un aumento del clima di fiducia dei consumatori (da 98,2 a 98,8) mentre l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese scende da 95,7 a 94,8. Lo ha reso noto l’Istat. Tra i consumatori, si evidenzia un miglioramento delle opinioni sulla situazione personale, corrente e futura mentre peggiorano le valutazioni sulla situazione economica generale: il clima personale aumenta da 97,1 a 98,3, quello corrente sale da 99,8 a 100,5 e il clima futuro passa da 96,1 a 96,6; invece il clima economico diminuisce da 101,3 a 100,2.


Con riferimento alle imprese, l’indice di fiducia aumenta lievemente solo nella manifattura (da 86,8 a 87,0) mentre diminuisce negli altri tre comparti indagati (nelle costruzioni l’indice scende da 104,2 a 103,4, nei servizi di mercato cala da 99,0 a 97,5 e nel commercio al dettaglio si riduce da 106,3 a 104,0). Quanto alle componenti degli indici di fiducia, nel comparto manifatturiero migliorano i giudizi sugli ordinativi, le scorte sono giudicate stabili e le aspettative sulla produzione sono in calo; nelle costruzioni e nei servizi di mercato tutte le componenti registrano una dinamica negativa. Per quanto riguarda il commercio al dettaglio, i giudizi e le attese sulle vendite sono improntati al pessimismo mentre il saldo dei giudizi sulle scorte di magazzino diminuisce.


“A febbraio 2025 – è il commento dell’Istat – l’indice di fiducia delle imprese diminuisce di quasi un punto percentuale segnalando un peggioramento in tutti i comparti indagati ad eccezione della manifattura dove aumenta lievemente. L’aumento del clima di fiducia dei consumatori è trainato da valutazioni in miglioramento soprattutto sulla situazione economica personale; dinamica decisamente positiva anche per il saldo dei giudizi sull’opportunità di effettuare acquisti di beni durevoli nella fase attuale”.

Papa, Vaticano: ha dormito bene e sta riposando

Papa, Vaticano: ha dormito bene e sta riposandoCittà del Vaticano, 27 feb. (askanews) – “Il Papa nella notte ha dormito bene e ora sta riposando”. E’ quanto si legge su una nota della Santa Sede sulla notte appena trascorsa da Papa Francesco all’Ospedale Gemelli di Roma, la quattordicesima dalla data del suo ricovero, avvenuto il 14 febbraio scorso.


“Anche questa sera, alle ore 21, in Piazza San Pietro, prosegue la recita del Santo Rosario per la salute di Papa Francesco”. A presiederla sarà ilCard. Baldassare Reina, Vicario Generale del Papa per la Diocesi di Roma. Lo rende noto la Segreteria di Stato della Santa Sede su X.

Mfe: 2024 in crescita, P.S. Berlusconi: pronti alla sfida europea

Mfe: 2024 in crescita, P.S. Berlusconi: pronti alla sfida europeaMilano, 27 feb. (askanews) – Numeri in crescita anche nel 2024 per Mfe-MediaForEurope, in controtendenza rispetto agli altri competitor europei e nonostante gli eventi sportivi internazionali (Europei di Calcio e Olimpiadi) non fossero nella disponibilità del gruppo. Il Biscione si dice pronto alla sfida europea, convinto che “il domani dei broadcaster passa da una crescita dimensionale indispensabile per poter resistere ai giganti globali”.


I ricavi del gruppo Mfe sfiorano i 3 miliardi (2,95 mld), in crescita del 5%, l’utile netto consolidato, escludendo il contributo generato dalla partecipazione detenuta in Prosieben, che svelerà i conti la prossima settimana, sale a 251 milioni (+15%). Il risultato operativo adjusted raggiunge i 370 milioni e il free cash flow cresce a 343 milioni (+23%), determinando una significativa riduzione dell’indebitamento finanziario netto sceso dai 903 milioni di fine 2023 a 692 milioni, nonostante la distribuzione di dividendi per 140 milioni. “I dati preliminari parlano chiaro: i risultati del 2024 sono ottimi, in controtendenza rispetto a tutti gli altri broadcaster. Il nostro indebitamento è ai minimi da dieci anni, un segnale chiaro della solidità del gruppo”, ha sottolineato l’AD, Pier Silvio Berlusconi. “In Italia abbiamo battuto il mercato. La nostra quota raggiunge per la prima volta il 40,9%”. Mfe, ha sottolineato, “cresce, investe e rafforza la sua leadership in Europa, nonostante una concorrenza che opera senza gli obblighi degli editori tradizionali. Siamo pronti alla sfida europea, ma è arrivato il momento di regole più giuste per tutti. Le big tech e i colossi dello streaming – ha sottolineato – godono di vantaggi che, alla lunga, penalizzeranno non solo il settore dei media, ma tutte le aziende nazionali ed europee. Potere finanziario e poche regole, peraltro non rispettate, nel medio e lungo termine rischiano di indebolire l’intera economia, colpendo i livelli occupazionali e i salari dei lavoratori italiani ed europei. L’Europa deve agire per difendere il proprio mercato e garantire una concorrenza equa”.


La raccolta pubblicitaria in Italia e Spagna nel 2024 è cresciuta del 4,7%, al di sopra delle aspettative. In Italia, in particolare, ha registrato una performance complessiva migliore del mercato (+6,8%). Il 2025 è iniziato con un andamento positivo per il gruppo, con una raccolta pubblicitaria che a gennaio ha segnato in entrambi i paesi circa un +1% su base annua. Sebbene la visibilità sull’andamento del mercato pubblicitario per il 2025 rimanga limitata, assicura Mfe, “ci sono buone aspettative per il 2025 grazie al contesto favorevole di un anno dispari, privo di grandi eventi sportivi”.

Gene Hackman e la moglie trovati morti nella casa di Santa Fe

Gene Hackman e la moglie trovati morti nella casa di Santa FeRoma, 27 feb. (askanews) – L’attore Gene Hackman e la moglie Betsy Arakawa sono stati trovati morti nella loro casa di Santa Fe insieme al loro cane. Lo sceriffo della contea ha confermato di averli trovati senza vita poco dopo la mezzanotte di giovedì . Al momento non ci sono cause del decesso né segni evidenti di un atto criminale. Santa Fe è la capitale del New Mexico. L’attore aveva 95 anni, la moglie 63. Lo sceriffo Adan Mendoza ha detto che non ci sono segni evidenti di un atto criminali, ma non ha fatto ipotesi sulla causa di morte. Hackman si è ritirato da venti anni dalle scene. L’ultimo film è del 2004.

Eni, intesa con Petronas per joint venture su asset in Indonesia e Malesia

Eni, intesa con Petronas per joint venture su asset in Indonesia e MalesiaRoma, 27 feb. (askanews) – Eni e Petronas hanno annunciato un Memorandum of understanding esclusivo per definire la costituzione di una joint venture per la gestione di una selezione di asset upstream in Indonesia e Malesia. “Le società ritengono che questa jv – sottolinea una nota – creerà significative opportunità di crescita, sia in Malesia che in Indonesia, e potrà generare sinergie efficaci per diventare uno dei principali operatori nel settore del Gnl nella regione, garantendo nel medio termine una produzione sostenibile di 500 mila barili di olio equivalente al giorno”.


Le riserve della joint venture, spiega la società, “ammontano a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente (boe), e il potenziale esplorativo è di circa 10 miliardi di boe. La joint venture si concentrerà su investimenti in nuovi progetti di sviluppo di gas, riflettendo l’impegno delle società nella transizione energetica e supportando la crescente domanda regionale di gas. errà sviluppato un business plan completo per cogliere le opportunità future nell’ambito dell’esplorazione, dello sviluppo e della potenziale crescita del portafoglio”. “In base a questo accordo, gli asset manterranno la loro attuale struttura operativa, con un’attenzione particolare alla salute, la sicurezza e l’ambiente (Hse), alle tempistiche di realizzazione dei progetti e all’efficienza, mentre entrambe le società continueranno a mantenere i rispettivi impegni nell’ambito della sostenibilità. La nuova società farà leva sulle competenze e sulle capacità finanziarie di Eni e PETRONAS e si prevede che possa auto finanziarsi anche attraverso contributi esterni”.


Eni e Petronas “mirano a garantire la stabilità della produzione per gli asset in Malesia, e al contempo sostenere gli investimenti necessari per i nuovi sviluppi in Indonesia. Eni e Petronas hanno informato i governi indonesiano e malese delle loro intenzioni. Qualsiasi transazione finale sarà soggetta alle approvazioni governative, regolatorie e dei partner”.

Nvidia: ricavi in crescita del 78% grazie a domanda per Ia

Nvidia: ricavi in crescita del 78% grazie a domanda per IaRoma, 26 feb. (askanews) – Ricavi in crescita del 78% per Nvidia, nel quarto trimestre 2024. La compagnia che produce processori grafici ha annunciato i dati dopo la chiusura della Borsa di Wall street e i risultati sono superiori alle attese: i ricavi sono stati di 39,33 miliardi di dollari, contro i 38,05 previsti. Per l’intero anno fiscale i ricavi sono di 130,5 miliardi, in crescita del 114%. L’utile per azione, inoltre, è di 0,89 dollari, contro gli 0,84 previsti dagli analisti.

Dazi, Orsini (Confindustria): è un’ora buia, si rischia tenuta Ue

Dazi, Orsini (Confindustria): è un’ora buia, si rischia tenuta UeMilano, 26 feb. (askanews) – “E’ un’ora buia. E’ un cambio di paradigma, inaspettato e incredibile quello che arriva dagli Stati Uniti”. Così il Presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, commentando la notizia sui dazi che viene da oltreoceano dopo che il presidente Usa Donald Trump ha dichiarato che annuncerà molto presto dazi del 25% alle importazioni europee.


“La minaccia non è quella di un impatto solo sulle dinamiche commerciali – ha sottolineato -. La verità è ben più drammatica: qui si rischia la tenuta economica e sociale di molti stati dell’Unione e dell’Unione stessa. Quello che arriva dalla leadership americana è un attacco alle imprese e al lavoro europei. Il vero obiettivo è la deindustrializzazione del nostro continente, e quindi dei suoi livelli occupazionali”. “A rischio – prosegue Orsini – sono i valori fondanti delle democrazie occidentali cui ci vantiamo di appartenere: il patto sociale tra impresa e lavoro. Dobbiamo pensare seriamente a misure straordinarie per un momento straordinario. Alla luce delle notizie che vengono da Washington, l’Europa deve cambiare marcia: il tempo è finito, i provvedimenti che sono stati annunciati oggi a Bruxelles non bastano”.


“Voglio citare tre linee di azione nette: sburocratizzazione, meno norme; in seconda istanza: il Clean Industrial Deal deve essere un patto per la crescita, non per la decrescita. Stop a multe e a dazi autoimposti sulla manifattura europea. In terzo luogo – ha concluso Orsini -, serve, ed invochiamo dallo scorso anno, un piano industriale per la crescita economica e sociale europea”.

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardi

Exor vende il 4% di Ferrari, incasserà un assegno di 3 miliardiMilano, 26 feb. (askanews) – Exor vende il 4% di Ferrari e dall’operazione incasserà un assegno di 3 miliardi di euro che, in parte, saranno utilizzati per una nuova significativa acquisizione.


La holding della famiglia Agnelli-Elkann ha lanciato un’offerta di accelerated bookbuilding rivolta a investitori istituzionali su circa il 4% del capitale della casa di Maranello (pari a circa 7 milioni di azioni ordinarie detenute). Exor conferma il suo pieno impegno nel sostenere la strategia del Cavallino, oltre che a mantenere la sua posizione di maggiore azionista di lungo termine. Dopo il collocamento, tutti gli accordi di governance relativi alla partecipazione rimarranno invariati, incluso l’accordo tra Exor, Piero Ferrari e il Trust Piero Ferrari, che insieme continueranno a detenere una quota di voto in Ferrari vicina al 50%. Attualmente, Exor detiene il 24,9% dei diritti economici di Ferrari e il 36,7% dei diritti di voto. Al perfezionamento dell’operazione, Exor resterà il maggiore azionista singolo, con circa il 20% dei diritti economici e il 30% dei diritti di voto. L’operazione permetterà di ridurre la concentrazione del portafoglio della holding: i proventi della vendita, pari a circa 3 miliardi, saranno destinati a perseguire la diversificazione attraverso una nuova significativa acquisizione e al lancio di un nuovo programma di buyback da 1 miliardo.


“Nell’ultimo decennio, la performance di Ferrari ha contribuito in modo determinante a triplicare il Nav di Exor e il suo successo ha portato la sua quota nel nostro portafoglio da circa il 15% a circa il 50% del Nav”, ha commentato John Elkann, amministratore delegato di Exor. “La transazione ci consentirà di ridurre la nostra concentrazione e di migliorare la diversificazione effettuando una nuova importante acquisizione, in linea con il nostro obiettivo di costruire grandi aziende. Il nostro sostegno alla Ferrari e la nostra fiducia nel suo solido futuro sono incrollabili. Il nostro impegno a rimanere il suo maggiore azionista a lungo termine è più forte che mai”. Nell’ambito dell’ABB, Ferrari ha annunciato che intende acquistare fino al 10% delle azioni vendute fino a un massimo di 300 milioni di euro. L’acquisto di azioni proprie deve essere considerato come parte del programma pluriennale di 2 miliardi di euro di Ferrari e costituirà la settima tranche del programma di buyback che sarà finanziato dalle disponibilità liquide di Ferrari.

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%

Trump, Schlein: stop tentennamenti Meloni, dica che parte sta su dazi 25%Roma, 26 feb. (askanews) – “Trump annuncia dazi al 25% per l’Ue, una guerra commerciale che pagheranno imprese, lavoratrici e lavoratori italiani. E’ finito per Giorgia Meloni il tempo del tentennamento, deve scegliere da che parte stare”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando con i cronisti alla Camera.


Ha aggiunto la leader Pd: “Dopo il silenzio imbarazzante di questi giorni di attacchi di Trump sull’Ue e l’Ucraina ora dica da che parte sta. Perché questa guerra commerciale la pagano davvero le imprese, lavoratrici e lavoratori italiani”.

Ue, tutte le proposte per la semplificazione del Green Deal

Ue, tutte le proposte per la semplificazione del Green DealBruxelles, 26 feb. (askanews) – La Commissione europea ha approvato e presentato, oggi a Bruxelles, un pacchetto (‘Omnibus’) di comunicazioni e proposte legislative che mirano a semplificare fortemente gli oneri burocratici delle imprese, soprattutto quelle piccole e medie, sottoposte agli obblighi di rendicontazione previsti da una serie di normative del Green Deal: la direttiva sulla sostenibilità ambientale (Csrd), il regolamento sulla Tassonomia (ovvero i criteri di classificazione degli investimenti ‘verdi’), la direttiva sulla ‘diligenza dovuta’ (Csddd) nel controllo del rispetto delle norme socio- ambientali lungo tutta la catena del valore, e infine il regolamento Cbam sui dazi climatici (‘Carbon Border Adjustemnt Mechanism’), che riguarda in particolare le importazioni di acciaio, ferro e alluminio, cemento e fertilizzanti.


La Commissione, inoltre, ha presentato l’attesa comunicazione sul Clean Industrial Deal (‘Patto sull’industria pulita’), che delinea un piano strategico con una roadmap per accompagnare la decarbonizzazione dell’industria, in particolare nei settori ad alta intensità energetica e in quelli che utilizzano tecnologie pulite (‘clean tech’), mantenendo e rafforzando allo stesso tempo la competitività e la resilienza dei produttori europei. Il pacchetto ‘Omnibus’ include: 1) una proposta di direttiva che modifica entrambe le direttive Csrd e Csdd; 2) una seconda proposta di direttiva che posticipa di due anni l’applicazione di tutti gli obblighi di rendicontazione per le società che originariamente dovevano presentare i loro rapporti nel luglio 2026 e nel luglio 2027 (rispettivamente le grandi imprese e le Pmi); 3) una proposta di ‘atto delegato’ che riguarda il regolamento sulla Tassonomia degli investimenti ‘verdi’ e modifica alcuni requisiti sugli obblighi di rendicontazione delle imprese che vogliono qualificarsi per questo tipo di investimenti; 4) una proposta di regolamento che modifica il regolamento sui ‘dazi climatici’ (‘Meccanismo di adeguamento delle emissioni di carbonio alle frontiere’); 5) una proposta di regolamento che modifica il regolamento sul fondo ‘InvestEu’, individuando nuovi strumenti per aumentare i finanziamenti disponibili e soprattutto per mobilitare gli investimenti privati.


Oltre alla posticipazione degli obblighi di rendicontazione, le modifiche più importanti della direttiva Csrd riguardano il suo campo di applicazione, che viene fortemente ridotto (dell’80% circa rispetto al testo originale della direttiva), per essere limitato alle sole imprese più grandi: la soglia minima di applicazione passerà da 250 a 1.000 addetti, mentre resterà uguale l’altra soglia di applicazione, 50 milioni di euro di fatturato annuo o un bilancio di 25 milioni di euro. Inoltre, le imprese sotto queste soglie non potranno essere obbligate a fornire rapporti di sostenibilità dalle società più grandi (oltre al soglia minima) a cui forniscono merci o servizi. Nella direttiva Csddd, le valutazioni obbligatorie e il monitoraggio delle imprese partner nelle catene del valore, che le grandi aziende devono effettuare per rispettare la ‘diligenza dovuta’, dovranno essere presentate ogni cinque anni, invece di essere annuali come prevede il testo originario. Vengono anche ridotte sostanzialmente le informazioni che possono essere richieste alle Pmi dalle imprese più grandi quando devono monitorare le proprie catene del valore.


Vengono cancellate poi le disposizioni che prevedevano un regime armonizzato a livello Ue di responsabilità civile nel campo di applicazione della direttiva: eventuali azioni in giustizia o richieste di risarcimenti per danni saranno sottoposti alle diverse legislazioni nazionali degli Stati membri. In quest’ultimo caso, va rilevato, la semplificazione contraddice chiaramente un altro obiettivo su cui insiste spesso la Commissione, quello dell’armonizzazione delle regole nel mercato unico contro la frammentazione. Per quanto riguarda la Tassonomia, le modifiche più importanti riguardano una semplificazione del 70% dei dati e informazioni che dovranno essere forniti nella rendicontazione, e l’introduzione di una nuova soglia oltre la quale le società possono decidere di optare eventualmente per rapporti volontari sul loro allineamento ai criteri ambientali previsti: potranno farlo anche le imprese con più di 1.000 addetti e un fatturato fino a 450 milioni di euro. Ma è soprattutto sui ‘dazi climatici’ (regolamento Cbam) che le proposte della Commissione sembrano riuscire a conseguire al meglio il doppio intento di questa complessa revisione della legislazione sul Green Deal: il mantenimento sostanziale degli obiettivi ambientali e allo stesso tempo una drastica riduzione degli oneri burocratici e normativi sulle imprese, attraverso la semplificazione. Il Cbam impone il pagamento di un dazio compensativo alle imprese che importano prodotti da paesi terzi in cui non ci sono normativa equivalenti alla ‘borsa’ europea (Ets) dei permessi di emissioni di CO2. L’obiettivo è evitare di sottoporre a una concorrenza sleale le imprese europee nei settori implicati, e prevenire il ‘carbon leakage’, ovvero la delocalizzazione delle industrie fuori dall’Ue per non pagare i permessi di emissione.


La Commissione ha constatato che, così come era stato impostato originariamente, venivano imposti obblighi, controlli e valutazioni a tutti gli importatori nei settori coperti dal regolamento (acciaio, ferro e alluminio, fertilizzanti e cemento) senza una soglia che escludesse le importazioni con impatto trascurabile per l’effetto sulle emissioni clima-alteranti. La modifica introdotta ora, invece, esclude il 90% degli importatori dal campo di applicazione, e nonostante questo il regolamento continuerà a coprire il 99% delle emissioni originate dai prodotti importati. Inoltre, questa drastica modifica del campo di applicazione potrà servire da lezione quando, alla fine di quest’anno, ci sarà una revisione, già prevista, del regolamento Cbam, per valutare una sua possibile estensione ad altri settori. Il piano industriale ‘Clean Industial Deal’, presentato sempre oggi dalla Commissione, è l’altro pilastro di questo tentativo di attuare una profonda semplificazione amministrativa e allo stesso tempo mantenere e rafforzare la competitività delle imprese, senza rinnegare gli obiettivi del Green Deal. Il piano si concentra soprattutto su due settori strettamente collegati: le industrie ad alta intensità energetica e le tecnologie pulite. Le industrie ad alta intensità energetica necessitano di un sostegno urgente per conseguire la decarbonizzazione e l’elettrificazione. ‘Il settore – rileva la Commissione – deve far fronte a costi energetici elevati, concorrenza globale sleale e normative complesse, che ne danneggiano la competitività’. Quanto alle tecnologie pulite, sono cruciali per la trasformazione industriale, ma anche per la competitività e la crescita future. Inoltre, un elemento importante del Piano è quello del riciclo delle materie prime, per massimizzare le risorse limitate dell’Ue e ridurre le dipendenze eccessive dai fornitori di paesi terzi. La comunicazione prospetta misure volte a rafforzare l’intera catena del valore, e annuncia che la Commissione presenterà un piano d’azione per l’industria automobilistica a marzo e un piano d’azione per l’acciaio e i metalli in primavera, nonché altre altre iniziative su misura per l’industria chimica e per le tecnologie pulite. Il Clean Industrial Deal individua alcuni punti essenziali per la competitività dell’industria dell’Ue. Innanzitutto la riduzione dei costi energetici: a questo proposito la Commissione ha adottato oggi un piano d’azione sull’energia accessibile per ridurre le bollette energetiche per l’industria, le aziende e le famiglie. Il piano d’azione prevede una accelerazione dell’introduzione di energie pulite (rinnovabili e nucleare), accelererà l’elettrificazione, completerà il mercato interno dell’energia con interconnessioni fisiche e utilizzerà l’energia in modo più efficiente, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili importati. Inoltre, per stimolare la domanda sul mercato di prodotti fabbricati nell’Ue con l’impiego di energia ‘pulita’, la Commissione proporrà un ‘Industrial Decarbonisation Accelerator Act’ (una normativa sull’accelerazione della decarbonizzazione industriale), che introdurrà criteri di sostenibilità e requisiti ‘made in Europe’ negli appalti pubblici e privati. Con la revisione del quadro degli appalti pubblici nel 2026, inoltre, la Commissione introdurrà questi criteri di sostenibilità e preferenza europea nelle gare d’appalto per determinati settori strategici. L’Industrial Decarbonisation Accelerator Act lancerà anche un’etichetta volontaria di intensità di carbonio per i prodotti industriali, a partire dall’acciaio nel 2025, seguito dal cemento. La Commissione semplificherà e armonizzerà le metodologie di contabilizzazione delle emissioni di carbonio. Queste etichette informeranno i consumatori e consentiranno ai produttori di avere un vantaggio di marketing dai loro sforzi di decarbonizzazione. La Commissione adotterà anche un nuovo quadro per gli aiuti di Stato nell’ambito del Clean Industrial Deal, che consentirà un’approvazione semplificata e più rapida delle misure delle misure di sostegno pubblico per la realizzazione degli impianti di energie rinnovabili, l’attuazione della decarbonizzazione industriale e la garanzia di una capacità produttiva sufficiente di tecnologie pulite. La Banca europea per gli investimenti (Bei) lancerà anche una serie di nuovi strumenti finanziari concreti per supportare il Clean Industrial Deal, e in particolare un ‘Grids manufacturing package’ per fornire controgaranzie e altro supporto per la riduzione del rischio ai produttori di componenti della rete elettrica. E’ stato annunciato anche un un programma pilota congiunto Commissione europea-Bei di controgaranzie per i Power Purchase Agreement (Ppa), i contratti di fornitura elettrica per le Pmi e le industrie ad alta intensità energetica. Infine, la Commissione istituirà un meccanismo che consenta alle aziende europee di riunirsi e aggregare la loro domanda di materie prime, creando un ‘Centro Ue per le materie prime essenziali’ per acquisti aggregati congiunti per conto delle aziende interessate. Gli acquisti congiunti creano economie di scala e offrono maggiore leva per negoziare prezzi e condizioni migliori. Inoltre, l’Esecutivo Ue adotterà un ‘Circular Economy Act’ nel 2026 per accelerare la ‘transizione circolare’ e garantire che le materie prime rare siano utilizzate e riutilizzate in modo efficiente, per ridurre dipendenze globali dell’Ue e creare posti di lavoro di alta qualità. L’obiettivo è di avere il 24% di materiali ‘circolari’ (ovvero riciclati) entro il 2030.