Eshkol Nevo: il terrorismo islamico non è solo un problema di IsraeleMilano, 8 ott. (askanews) – Ha chiesto al pubblico un minuto di silenzio per ricordare le vittime dell’attacco di Hamas in Israele. Lo scrittore israeliano Eshkol Nevo, autore di romanzi di successo tra i quali “Tre Piani” e “La simmetria dei desideri”, è ospite del Wired Next Fest al Castello Sforzesco di Milano. Invitato per un talk dal titolo “La democrazia in Israele”, sulla contestata riforma della giustizia voluta dal governo israeliano, Nevo ha parlato dell’attacco di Hamas contro la sua terra: “Beh, a dire il vero sono devastato – ha esordito – mi sono svegliato stamattina e ho ricevuto un messaggio in cui era scritto che il figlio di un mio caro amico è rimasto ucciso nella notte. Lo conoscevo da quando era bambino. Ho pensato a lui per tutta la giornata. Dopo aver finito di piangere, ho chiamato mia figlia. Mia figlia è nell’esercito israeliano adesso. Ha 19 anni. E piangeva anche lei perché una delle sue amiche è stata rapita nella Striscia di Gaza. Quindi è una giornata molto dura con sentimenti molto pesanti. Preoccupante, anche triste. È così che mi sento in questo momento”, ha raccontato Nevo, visibilmente commosso.
“Proprio ieri – ha aggiunto Nevo – mia moglie e le altre mie figlie, che erano con me a Torino per i miei impegni con la Scuola Holden, dovevano tornare in Israele, ma il loro volo per Tel Aviv è stato deviato a Cipro. Da lì sono state riportate a Torino”. “Non sono un analista politico, sono uno scrittore e un padre – ha sottolineato – Questa forma di terrorismo islamico estremo non è solo un problema di Israele. Lo abbiamo visto accadere l’11 settembre negli Stati Uniti. L’abbiamo visto accadere a Londra. L’Isis, Al-Qaeda e Hamas fanno parte di questo Islam estremo e crudele. Un’ondata spietata e questo sicuramente non contribuisce alla pace perché ora mentre parliamo si verificano dei traumi e poi si verificano post-traumi e per superarli e arrivare a un accordo pacifico o anche solo per discuterne è necessario guarire le ferite e più ferite hai, più occorre guarire. Forse l’intera azione è stata un tentativo di interferire o di impedire la possibilità di una sorta di accordo di pace tra Arabia Saudita e Israele. Non lo so, come ho detto, non sono un politico, ma questo è il male, è il male puro”, ha concluso.
Meloni sente Netanyahu: piena solidarietà per gli attacchiRoma, 8 ott. (askanews) – La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha avuto oggi una conversazione telefonica con il premier dello Stato d’Israele, Benjamin Netanyahu. Lo riferisce una nota di Palazzo Chigi. Meloni ha ribadito la piena solidarietà del Governo italiano per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime, agli ostaggi e ai feriti. Il Governo lavorerà con i partner internazionali per coordinare il sostegno. L’Italia è al fianco del popolo israeliano in questo difficile momento, aggiunge il comunicato.
Prorogata fino al 7 gennaio 2024 la mostra NERO Perugino BurriRoma, 8 ott. (askanews) – Forte di un grande successo di pubblico e critica, la mostra NERO Perugino Burri organizzata da Fondazione Perugia in collaborazione con Fondazione Burri in corso a Palazzo Baldeschi a Perugia, è stata prorogata fino al 7 gennaio 2024.
Continuano dunque le celebrazioni per il Cinquecentenario dalla morte di Pietro Vannucci, detto il Perugino, con un’importante novità in mostra: l’arrivo dalle Gallerie degli Uffizi della Santa Maria Maddalena,considerata fra i capolavori assoluti del Meglio Maestro d’Italia. A metà ottobre l’opera arriverà nel capoluogo umbro direttamente da Shangai, dove è stata esposta insieme ad altri dipinti del museo fiorentino. Si tratta di una delle meraviglie della pittura da cavalletto di Perugino, che qui risulta più vicino alle atmosfere leonardesche. Confermata poi la presenza in mostra della Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina, un prestito d’eccezione dal Museo del Louvre di Parigi e per la prima volta esposta in Italia.
La mostra NERO Perugino Burri, nata da un’idea della Fondazione Perugia e realizzata in collaborazione con Fondazione Burri, è curata dalla storica dell’arte Vittoria Garibaldi e dal Presidente di Fondazione Burri Bruno Corà, che hanno accolto con entusiasmo la sfida di far interagire le opere di Perugino con quelle di Alberto Burri, due artisti così lontani nel tempo, ma solo apparentemente distanti, e accomunati dal profondo legame verso la loro terra natia, l’Umbria. La mostra, infatti, composta da circa venti opere, mette in dialogo due tra i più grandi artisti umbri attraverso il comune denominatore del nero: un colore problematico, spesso evitato dagli artisti, ma usato sapientemente da entrambi, che rappresenta una grande innovazione per l’epoca del Perugino ed uno dei tratti più ricorrenti nell’opera di Burri.
“Siamo estremamente felici di essere riusciti a garantire il prolungamento della mostra, un traguardo auspicabile anche per aprirci al mondo della scuola” commentano Cristina Colaiacovo, presidente di Fondazione Perugia, e Bruno Corà, presidente di Fondazione Burri: “La positiva accoglienza del nostro progetto, ambizioso e unico nel suo genere, dà ragione dell’intuizione di far dialogare in maniera inedita due protagonisti dell’arte mondiale, valorizzando entrambi e consentendo ai visitatori di immergersi in un’atmosfera intima ed emozionale, capace di annullare il tempo e far trionfare la bellezza e i colori, a partire dal nero. Sempre nel segno dell’idea, posta alla base del percorso, per cui tutta l’arte ci è contemporanea, perché siamo noi a fruirne”. L’idea della mostra è nata dall’opera del Perugino la Madonna col Bambino e due cherubini, una pregiata tavola dal sapore intimo e familiare conservata proprio nella collezione permanente di Fondazione Perugia. Il capolavoro ritrae la Vergine con il bambino che si stagliano su uno sfondo completamente nero, permettendo agli incarnati e ai colori delle vesti di risaltare in un modo assolutamente innovativo per l’epoca. Sono questi gli anni più belli del percorso del maestro, quando, attivo a Firenze, conosce e assorbe la pittura fiamminga e la luce di Leonardo, ma è anche coinvolto dall’atmosfera di Venezia dove si reca più volte nel corso degli anni Novanta.
Da qui la volontà di indagare l’uso dello sfondo nero in alcune opere del Perugino, tutte di piccolo formato e datate a cavallo tra il XV e il XVI secolo, dove non c’è nessun paesaggio ideale o preso in prestito da una suggestione visiva, nessuna architettura prospettica, solo il profondo nero su cui si stagliano i protagonisti della scena, come mai si era visto prima. Questa ricerca ha permesso di ottenere importanti prestiti, come lo splendido Ritratto di Francesco delle Opere, probabilmente dipinto a Venezia, e il Ritratto di giovinetto, provenienti dalla Galleria degli Uffizi, e ancora la Madonna con Bambino tra San Giovanni e Santa Caterina del Museo del Louvre. E da ultimo è arrivata in mostra anche la Santa Maria Maddalena della Galleria Palatina, uno dei capolavori della pittura da cavalletto di Perugino in cui risulta più vicino alle atmosfere leonardesche. In dialogo con le tavole di Perugino ci sono una decina di opere di Alberto Burri, in cui si può ritrovare il medesimo interesse per il nero inteso sempre non come mancanza di colore, ma come buio che permette alla luce di emergere. Burri è stato un grande ammiratore e conoscitore dell’arte italiana del Rinascimento, come racconta la curatrice Vittoria Garibaldi: “Ho avuto l’onore di conoscere, ma soprattutto di frequentare Alberto Burri negli anni Ottanta. Era solito ripercorrere le vie del Rinascimento dell’Italia centrale insieme ai suoi più cari amici come Nemo Sarteanesi. È questo un dialogo dalle radici lontane e che trova conferma nelle linee, nelle forme e nelle sensibilità cromatiche che uniscono i due grandi artisti”. In particolare l’Umbria, terra amata, animata da Piero della Francesca, da Raffaello e ovviamente da Perugino, ha lasciato radici indissolubili in Burri che si rivelano e trovano conferma nelle forme, nei colori e nelle composizioni delle sue opere, da Catrame del 1949 e Nero Cellotex del 1968. Qui la materia emerge prepotente dalla tela e l’attenzione è posta tutta sull’equilibrio tra forma e colore, con una predilezione per il nero e lo scuro, tratto diventato emblematico dell’artista tanto da essere soprannominato “il maestro dei neri”. Le opere di Burri così possono essere considerate una ideale dialettica proposizione con le tavole del Perugino: se nel Quattrocento il fondo nero serviva a far risaltare il soggetto principale dell’opera, in Burri il nero è protagonista e diventa materia viva che si espande ed emerge. Per l’occasione è stato effettuato un totale restyling del piano nobile di Palazzo Baldeschi, creando un’atmosfera immersiva e un suggestivo gioco di luci, in un percorso emotivamente coinvolgente. A corredo della mostra è presente il catalogo curato da Vittoria Garibaldi e Bruno Corà, edito da Fabrizio Fabbri Editore. Il progetto grafico dell’allestimento della mostra è a cura di Giuseppe Trivellini.
Teatro, “Il padre della sposa” alla Sala Umberto di RomaRoma, 8 ott. (askanews) – Dopo il grande successo della passata stagione arriva alla Sala Umberto di Roma “Il padre della sposa” con Gianfranco Jannuzzo e Barbara De Rossi, diretti da Gianluca Guidi in uno spettacolo dalla raffinata comicità.
Giovanni, dentista sposato con Michelle e padre di famiglia, ha una bella figlia, Alice, che sta per convolare a nozze; figlia a cui vuole molto bene e di cui è molto geloso. La ragazza sta per sposare Ludo, rampollo di una ricca famiglia, ma l’imminente matrimonio avrà un effetto straziante sul povero padre, che in cuor suo non accetta l’idea che oramai la figlia sia una donna. Il solo pensiero di lasciare la sua adorata fanciulla nelle mani di uno sconosciuto lo fa andar di matto. A peggiorare le cose ci si metterà anche l’esorbitante costo del matrimonio. Così la famiglia e i parenti del povero dentista vivranno momenti di alta tensione, essendo testimoni dei suoi bizzarri comportamenti che si amplificheranno dopo l’incontro con Boris, il noto eccentrico “wedding planner”, incaricato di organizzare una cerimonia sofisticata. Una commedia piena di umorismo, con situazioni tenere e divertenti.
A Parma un viaggio nella musica di Miecio HorszowskiRoma, 8 ott. (askanews) – Attraverso documenti originali e inediti tra cui diari, lettere, fotografie, prestigiosi autografi di importanti protagonisti della storia, non solo musicale del ‘900, la mostra racconta la straordinaria, ed eccezionalmente lunga, carriera, di Miecio Horszowski musicista enfant prodige che suonò nei più grandi teatri europei tra tournée in Italia, Sud America e Stati Uniti.
Il Comune di Parma rende omaggio al pianista polacco Miecio Horszowski con una mostra alla Casa della Musica che si snoda anche nelle altre sedi dei Musei della Musica, in un percorso ricco e completo, per far scoprire questa figura unica e originale che ha attraversato tutto il Novecento. Miecio Horszowski è una figura già legata alla città, poiché proprio all’Archivio Storico del Teatro Regio, che ha sede a Casa della Musica, è stato donato nel 2015 il suo archivio, in virtù del legame e dell’amicizia con Arturo Toscanini, il celebre direttore d’orchestra parmigiano.
L’esposizione sarà altamente inclusiva, grazie alla sperimentazione di linguaggi e forme espressive innovativi, infatti sono state create appositamente una guida a fumetti e un’applicazione che permetteranno un’ampia fruibilità del percorso espositivo e dei contenuti. La mostra “Viaggio nella musica di Miecio Horszowski” realizzata dalla Casa della Musica del Comune di Parma, ha aperto i battenti il 30 settembre e resterà aperta fino al 30 giugno 2024 a cura di Cristina Gnudi e Federica Biancheri con il coordinamento di Manuela Calderini. Mieczyslaw Horszowski, conosciuto con l’abbreviazione di Miecio, nasce a Leopoli nel 1892, allora città polacca e ora in territorio ucraino e muore a Philadelphia nel 1993 a oltre cent’anni; ben presto si rivela un talentuoso pianista la cui carriera lo ha portato a suonare a Milano, Londra, New York, Tokyo e su tutti i principali palcoscenici del mondo, sia come solista che in formazione da camera; testimone di grandi eventi storici a fianco di celebrità del suo tempo. La sua lunga vita ha attraversato tutto il Novecento in un viaggio che merita di essere conosciuto.
La mostra di Parma vuole raccontare la sua storia e la sua figura non solo al pubblico di addetti ai lavori, ma anche avvicinare i non specialisti, sperimentando diversi canali di comunicazione a più livelli per intercettare pubblici eterogenei, soprattutto attraverso un linguaggio inclusivo. Nascono così due prodotti: una guida a fumetti per rendere più accessibili i contenuti in modo accattivante anche ai bambini e adolescenti, e un’applicazione che permetterà di accedere al percorso attraverso testi ad alta leggibilità, grafica e gaming. L’esposizione si snoda nelle sedi che compongono i Musei della Musica di Parma: Museo dell’Opera, Casa del Suono e Museo Casa natale Arturo Toscanini, un vero e proprio viaggio che porterà il pubblico alla scoperta di Horszowski della Casa della Musica. Al termine della Mostra i documenti esposti nei Musei della Musica verranno valorizzati rimanendo nel percorso espositivo di ciascun Museo. Il primo piano di Palazzo Cusani è il nucleo da cui prende avvio la mostra: qui il visitatore incontra un progetto grafico accattivante costituito da testi e immagini, tratti dai documenti inediti e conservati negli archivi della Casa della Musica, affiancati da video e documenti originali come diari, lettere, fotografie e prestigiosi autografi di importanti protagonisti della storia non solo musicale del ‘900. Sono nove le sezioni tematiche in cui si svolge la narrazione che spaziano tra argomenti diversificati; iniziando con i motivi che hanno spinto alla realizzazione della mostra, e quindi la donazione dell’archivio, si inquadra poi brevemente il profilo biografico di Horszowski; l’infanzia da bambino prodigio in giro per l’Europa accompagnato dalla madre Janina Roza e i viaggi in Sud America nei primi anni del ‘900 sono tra le prime sezioni che si incontrano e non mancano poi gli interessi culturali, soprattutto il cinema, la poesia, la letteratura, la filosofia di cui tanto sappiamo grazie ai diari e alle lettere arrivati insieme all’archivio, ma anche la passione per la montagna, un amore testimoniato dalle fotografie e dalle narrazioni di chi l’ha conosciuto. Grande attenzione è posta alle celebri figure di cui Horszowski fu amico, come Pablo Casals, violoncellista e direttore d’orchestra spagnolo noto per la sua opposizione al regime franchista; Arturo Toscanini come già detto, di cui Miecio è stato uno dei 15 pianisti che lo affiancarono in concerto; ci sono anche personaggi politici come il presidente John Fitzgerald Kennedy e la first lady Jacqueline alla cui presenza suonò nel 1961 o la Regina Alexandra d’Inghilterra, bisnonna dell’attuale Re Carlo III, che lo volle a Buckingham Palace nel 1906, lo stesso anno in cui suonò per Papa Pio X. Al piano terra di Palazzo Cusani, nel Museo dell’Opera, sarà approfondito il rapporto tra Horszowski e Parma ripercorrendo la sua carriera al Teatro Regio di Parma dal primo concerto a 14 anni nel 1907, fino all’ultima esibizione diretta da Rudolf Baumgartner nel 1982. La Casa del Suono, nell’ex Chiesa di Santa Elisabetta, ospita un approfondimento sul lavoro del pianista in ambito di incisione discografica e lì sarà possibile ascoltare le registrazioni che Horszowski effettuò presso il Metropolitan Museum of Art di New York sul fortepiano Cristofori del 1720, un ascolto accompagnato da un percorso didattico, attraverso testi e immagini, per scoprire la storia del pianoforte e il suo funzionamento. Infine al Museo Casa natale di Arturo Toscanini sarà inserito un focus su alcuni aspetti inediti del rapporto tra il pianista e il direttore d’orchestra.
La Casa della Musica in questo progetto ha inoltre investito nella digitalizzazione e nella rimozione delle barriere cognitive. La guida a fumetti è realizzata da artisti con disabilità intellettive durante un workshop ideato ad hoc dall’artista Martina Sarritzu; inoltre i testi a corredo della mostra sono tutti tradotti in linguaggio Easy to Read (Etr), pittogrammi in Comunicazione Alternativa e Aumentativa (CAA), e secondo le linee guida per la redazione di didascalie e pannelli elaborate dalla Direzione Generale Musei del MIC. Tutto questo materiale è inserito in una applicazione specifica e appositamente creata (che comprende un tour virtuale e approfondimenti). Alla realizzazione della comunicazione accessibile hanno collaborato realtà specializzate, tra le quali Artètipi APS e Sefora Srl Impresa Sociale Anffass. Questo progetto viene realizzato inoltre con il sostegno di Fondazione Cariparma e il patrocinio di Regione Emilia Romagna, Comune di Genova, Consolato Generale Polacco di Milano, Curtis Institute of Music di Philadelphia, Marlboro Festival. Il percorso espositivo sarà affiancato da un ricco cartellone di eventi collaterali e laboratori didattici per le scuole e le famiglie, articolati nei mesi di apertura della mostra, grazie anche alla collaborazione degli Enti Musicali del territorio coordinati dalla Casa della Musica. ‘La mostra di Miecio Horszowski ci permette anzitutto di valorizzare quello che è un patrimonio archivistico molto prezioso e importante che conserviamo presso Casa della Musica, ci permette anche di fare luce su una delle figure fondamentali del Novecento musicale a livello internazionale’ ha detto il Sindaco Michele Guerra ‘ci permette di farlo valorizzando le competenze curatoriali che sono all’interno di Casa della Musica e sperimentando, per la prima volta a Parma, un intero percorso espositivo che si avvarrà di strumenti performanti nel segno dell’inclusività’. ‘Miecio Horszowski è un’emblematica figura di musicista del ‘900, il suo longevo talento, la sua vasta cultura lo hanno messo in contatto con i protagonisti di un secolo in cui il fermento musicale ha resistito a conflitti mondiali, a condizioni economiche non brillanti e ha seguito l’affermarsi di tecnologie sempre più di massa e sempre più sofisticate’ ha sottolineato il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura Lorenzo Lavagetto ‘Miecio ha avuto i polpastrelli sulla tastiera per quasi cento anni, è stato spesso diretto da Arturo Toscanini e Parma è stata scelta come custode del suo archivio biografico ed artistico. La città della musica, con questa mostra, trova un’occasione per amplificare la sua vocazione di centro di valorizzazione e divulgazione di cultura musicale. Si tratta di un percorso che segue una vita che ha aderito al suo tempo, che mette in campo il suggestivo ascolto di incisioni d’epoca, ma anche laboratori interattivi per tutte le età e un allestimento che ha voluto rimuovere le barriere date da disabilità cognitive. Horszowski è la scoperta di una storia nella grande storia, è la scoperta di quanto la grande musica possa essere davvero per tutti’.
La voce degli Audio 2 Gianni Donzelli omaggia Lucio BattistiRoma, 8 ott. (askanews) – Gianni Donzelli è la voce storica degli Audio 2, quest’anno festeggia i suoi 30 anni di carriera, con uno spettacolo – il 20 ottobre alle 21.00 – al Teatro Garbatella di Roma. Vanta numerose collaborazioni artistiche come autore dei più grandi nomi della musica italiana come Mina, Celentano, Mogol, Peppino di Capri, Little Tony e Pieraccioni, per il quale ha scritto la colonna sonora del suo film d’esordio “I Laureati”.
In questo nuovissimo tour ha deciso di strutturare uno spettacolo, che vedrà, in scaletta, i suoi più grandi successi “Alle venti”, “Neve”, “Io ho te”, “Specchi riflessi” ma anche pezzi iconici come “Acqua e sale” scritta per Mina e Celentano. Cuore della serata sarà un “generoso” omaggio al grande Lucio Battisti che è stato, sin da quando era adolescente, l’Artista che fortemente lo ispirò, interpretando alcuni dei suoi meravigliosi brani, strutturati con un arrangiamento molto vicino alle versioni originali come “Il mio canto libero”, I giardini di marzo”, “La canzone del sole”, “Il tempo di morire”, solo per citarne alcuni. “La prima tappa del tour è Roma. La scelta non è casuale” – racconta Gianni Donzelli – “infatti Roma è la città che mi ha dato i ‘natali artistici’, la mia prima serata fu proprio in un noto locale romano quindi per questa nuova esperienza riparto da qui. Il teatro ha un sapore nuovo, a questo punto della mia carriera sentivo il bisogno di tornare a contatto con il mio pubblico e affrontare una nuova sfida. Durante questo fantastico percorso che attraverserà un po’ tutta l’Italia, troverò in ogni tappa un mio collega che a sorpresa improvviserà con me sul palco perché la musica è da sempre condivisione. La serata inoltre sarà un grandissimo omaggio al grande Lucio Battisti che da sempre ha fatto parte della mia vita e magari sarà l’occasione per raccontare alcuni aneddoti!”
Parchi divertimento, Leolandia inaugura HallEOoweenRoma, 8 ott. (askanews) – Con l’arrivo dell’autunno, Leolandia, il parco a tema specializzato nell’accoglienza dei bambini a due passi da Milano, si trasforma in HalLEOween, un magico mondo pieno di sorprese, dolcetti e scherzetti. Tra le novità principali, l’arrivo dei draghi, nuovi protagonisti dell’offerta di intrattenimento di Leolandia, insieme a zucche parlanti, fantasmini svolazzanti, streghette alle prese con intrugli in giganteschi pentoloni, vampiri, zombie e dispettosi mostriciattoli!
Tappa obbligata al Golfo del Drago Marino, la nuova area giochi di Leolandia animata dal Festival delle Scope Magiche, vero e proprio raduno di scope incantate alle prese con le lezioni di volo in vista della notte del 31 ottobre. Tutto sotto lo sguardo vigile dell’enorme drago, lungo 25 metri e alto 9 metri, pronto a proteggere il suo fortino dall’assalto di bizzarri e simpatici personaggi. Le novità non sono finite: a far compagnia a Bluey, la cagnolina di Blu Heeler più amata dai bambini, a grande richiesta è arrivata la sorellina Bingo! I bambini e le loro famiglie avranno la possibilità di partecipare al loro mini-live show, giocare a Keepy Uppy senza far mai cadere il pallone a terra e divertirsi a imitare le loro beniamine cimentandosi nella prova del Cane Copione! Al termine, i piccoli potranno salire sul palco e mettersi in posa per farsi scattare una foto ricordo davvero speciale insieme alle due sorelline, Bluey e Bingo.
Per tutto il mese di ottobre, le giornate saranno scandite anche da tanti spettacoli nuovi di zecca, che coinvolgeranno i piccoli ospiti in prima persona: la festa inizia dal mattino, tra mistero e allegria, con tutti i protagonisti del parco nel welcome show “Benvenuti a HalLEOween!”. In “Leo e la Bambola Stregata”, i padroni di casa Leo e Mia saranno alle prese con una bambola che, grazie a poteri misteriosi, sarà in grado di muoversi e ballare con loro le divertenti babydance di Leolandia. Alla LeoArena sarà invece allestito l’inedito show “Le Streghe della Luna”, con protagoniste delle simpatiche streghette che dovranno difendere i loro medaglioni magici dalle grinfie dei potenti stregoni del fuoco. Confermato a grande richiesta il musical “I Fiori della Magia”, ospitato nella cornice del Galeone della Riva dei Pirati, mentre a fine giornata, imperdibile l’appuntamento con la Parata di HalLEOween, con avvolgenti coreografie e coloratissimi costumi che illumineranno il parco al tramonto. Tra una giostra e l’altra, gli ospiti potranno rifocillarsi con le proposte dello street food classico di Halloween: zucchero filato, mele caramellate, marshmallow e bretzel. Previsti anche tanti menù che abbracciano la tradizione culinaria locale: nella nuova Taverna del Viaggiatore, posta proprio di fronte al Golfo del Drago Marino, si potrà ad esempio assaggiare la tipica polenta bergamasca, accompagnata, per i più grandicelli, da birra e vin brulè!
Non mancheranno ovviamente all’appuntamento tutti i principali personaggi dei cartoni animati tanto amati dai più piccoli, che potranno incontrare da vicino i PJ Masks – Superpigiamini a PJ Masks City, Masha e Orso nella loro Foresta e Ladybug e Chat Noir direttamente da Miraculous. Ma non solo: potranno scatenarsi in compagnia di Bing e Flop o visitare il parco a bordo degli scintillanti e rinnovati vagoni del Trenino Thomas. Divertimento assicurato anche con lo spettacolo “Esiste Davvero!”, lo show, unico in Italia, che riunisce sullo stesso palco tutti i beniamini dei bambini.
”VajontS 23″, il 9 ottobre al Brancaccio di Roma in scena la tragediaRoma, 8 ott. (askanews) – Trent’anni fa Il racconto del Vajont era la voce e il corpo di Marco Paolini. Lunedì sera, 9 ottobre, nel 60esimo anniversario della tragedia del Vajont che costò la vita a 2000 persone, diventerà VajontS 23, azione corale di teatro civile messa in scena in contemporanea in 130 teatri dall’Alto Adige alla Sicilia e anche all’estero.
A Roma al Teatro Brancaccio in via Merulana 244 trenta artisti di diverse generazioni, accompagnati da due musicisti, si alterneranno nella lettura di VajontS 23. In scena ci saranno: Laura Adriani, Valerio Aprea, Marianna Aprile, Antonio Bannò, Luca Barbarossa, Mia Benedetta, Barbora Bobulova, Paolo Calabresi, Francesco Colella, Ileana D’Ambra, Massimo De Lorenzo, Carlo De Ruggieri, Massimo Di Lorenzo (chitarra), Giovanna Famulari (violoncello), Martina Ferragamo, Isabella Ferrari, Anna Ferzetti, Marta Gastini, Sara Lazzaro, Neri Marcorè, Antonio Muro, Filippo Nigro, Edoardo Purgatori, Elena Radonicich, Vanessa Roghi, Fabrizia Sacchi, Vanessa Scalera, Pietro Sermonti, Alessandro Tiberi, Thomas Trabacchi, Giulia Vecchio e Luca Zingaretti. La storia del Vajont riscritta, 25 anni dopo il racconto televisivo, da Marco Paolini con la collaborazione di Marco Martinelli, drammaturgo e regista del Teatro delle Albe, non è più solo un racconto di memoria e di denuncia sociale, ma diventa una sveglia. La narrazione di quel che è accaduto si moltiplica in un coro di tanti racconti per richiamare l’attenzione su quel che potrebbe accadere. “Quella del Vajont – spiega Paolini – è la storia di un avvenimento che inizia lentamente e poi accelera. Inesorabile. Si sono ignorati i segni e, quando si è presa coscienza, era troppo tardi. In tempo di crisi climatica, non si possono ripetere le inerzie, non possiamo permetterci di calcolare il rischio con l’ipotesi meno pericolosa tra tante. Tra le tante scartate perché inconcepibili, non perché impossibili”.
Grandi attori e allievi delle scuole di teatro, teatri stabili e compagnie di teatro di ricerca, musicisti e danzatori, maestranze, personale e spettatori arruolati come lettori si riuniranno nei posti più diversi, dallo Strehler di Milano ai piccoli teatri di provincia, a scuole, chiese, centri civici, biblioteche, piazze di quartiere, dighe e centri parrocchiali. Ciascuno realizzerà un proprio allestimento di VajontS 23 a partire dalle peculiarità del suo territorio. E poi, tutti si fermeranno alle 22.39, l’ora in cui la montagna franò nella diga. VajontS 23 sarà come un canovaccio. Ci sarà chi lo metterà in scena integralmente, chi lo userà come uno spunto e lo legherà alle tante tragedie annunciate che si sono succedute dal 1963 a oggi: in Toscana l’alluvione di Firenze del 1966, in Piemonte si racconterà di quando il Po e il Tanaro esondarono nel 1994, in Veneto delle alluvioni del 1966 e del 2010, in Campania della frana di Sarno del 1998, in Friuli degli incendi del Carso nel 2022, in Alto Adige della valanga della Marmolada del 3 luglio del 2022 e in Romagna dell’alluvione di maggio.
A Roma mostra fotografica “Romanzo italiano” curata da Giusy TiganoRoma, 8 ott. (askanews) – Si svolgerà dal 12 al 29 ottobre presso lo Spazio Field di Palazzo Brancaccio a Roma la mostra “Romanzo italiano”. Curata da Giusy Tigano, organizzata dall’agenzia fotografica milanese GT Art Photo Agency in collaborazione con SMI Technologies & Consulting Srl, con il patrocinio del Municipio I di Roma Centro, la mostra presenta 120 fotografie in bianco e nero di due autori di rilievo nel panorama fotografico nazionale e internazionale, che si confrontano e lasciano dialogare le proprie fotografie in maniera toccante e profonda per comporre insieme una narrazione a due voci su un tema comune, quello del matrimonio.
Osservando le fotografie di Carlisi e Cito ci si trova di fronte a un romanzo per immagini intenso, incalzante e sorprendente, che esce completamente dagli schemi e rimane impermeabile alle convenzioni classiche della più comune fotografia di settore, ancorata a stereotipi di stile e di linguaggio, per lasciare spazio a un’esplorazione del tema defilata, spiazzante e in controtendenza. Oltre 120 fotografie in bianco e nero si susseguono e si intrecciano – in una location d’eccezione – come elementi armonici di una partitura che si ripete quasi immutata da secoli, per raccontare, con sguardo a volte poetico e a volte ironico e disincantato, le sorprese emotive e i molteplici risvolti relazionali e sociali di uno dei riti di passaggio fondamentali della nostra società e della nostra cultura, che da sempre si fa vetrina di costume, storia sociale, emozione condivisa.
Le immagini del siciliano Franco Carlisi sono una selezione del più ampio progetto “Il Valzer di un giorno”, il cui libro, con la prefazione di Andrea camilleri, è stato vincitore del Premio Bastianelli nel 2011 e del Premio Pisa nel 2013. Nel sontuoso bianco/nero delle stampe le fotografie accettano la sfida del tempo, per sorprendere nel suo flusso caotico l’attimo in cui il senso si rapprende, in un abbraccio, in una movenza, nella lacrima di una sposa, in una coppia che si invola in una giostra, dispiegandosi in una spazialità ricca di sinuosità e di anfratti, di tonalità intermedie fra lo scuro denso delle ombre e i bianchi accesi di una luce che non si arrende. La selezione fotografica del napoletano Francesco Cito è invece parte del più ampio progetto “Matrimoni Napoletani” (o “Neapolitan Wedding”), vincitore del prestigioso World Press Photo nel 1995 (categoria “Day in the life”, 3° premio). Anche in questo caso, non si rinviene traccia della staticità e della monotona ripetitività della classica fotografia matrimonialista “di mestiere”, spesso assoggettata per necessità alle specifiche richieste degli sposi; si delinea piuttosto una cifra espressiva fortemente autoriale e slegata dai dettami della fotografia di genere convenzionale e stereotipata. L’evento espositivo si presenta come un progetto a tutto tondo in grado di esprimere la carica visionaria dei due fotografi, che – pur differenziandosi tra loro, lavorando in geografie differenti e mantenendo intatta la propria identità autoriale distinta e singolare – sono in grado di rappresentare un tema tutto italiano in maniera congiunta e coerente, quasi simbiotica, dimostrando un’originalità inedita e sorprendente, una profonda e amabile leggerezza, e una rara e commovente sensibilità.
La mostra è organizzata grazie alla preziosa collaborazione con SMI Technologies and Consulting Srl, che da sempre crede fortemente nel sostegno alla creatività e all’innovazione: “Per le aziende del gruppo SMI coltivare una passione significa imparare ad ascoltarsi, a rispettare sé stessi e gli altri, rispettare l’arte. Eventi come questi rappresentano un’occasione di incontro fra la passione e la magia delle opere degli artisti. “Romanzo Italiano” è un’opportunità imperdibile” (Cesare Pizzuto, CEO di SMI Technologies and Consulting). Durante l’inaugurazione della mostra, che si terrà giovedì 12 ottobre a partire dalle ore 18.30, è prevista una performance musicale del pianista e compositore Davide Ferro. La mostra è accompagnata da un catalogo completo che potrà essere acquistato presso lo Spazio Field durante tutta la durata dell’esposizione. Tutte le opere presenti in mostra possono essere acquistate come stampe fine art in edizione limitata, certificate e firmate in originale dagli autori, rivolgendosi all’agenzia GT Art Photo Agency.
Un nuovo Emiliano Ponzi: mostre di pittura oltre l’illustrazioneMilano, 7 ott. (askanews) – Dall’illustrazione alla pittura, dal lavoro in digitale ai colori stesi sulla tela. Emiliano Ponzi, uno degli illustratori italiani più noti sulla scena internazionale, ha presentato tre mostre come pittore, a Milano, Verona e Torino con la Galleria Marcorossi artecontemporanea, riunite sotto il titolo “In principio era la fine”. Un cambio di forma espressiva interessante, per vedere come lo stile di Ponzi, molto pulito, caldo e riconoscibile, si traferisce nel lavoro pittorico vero e proprio.
“È stato veramente un cambiare paradigma – ha spiegato l’artista ad askanews – dove all’illustrazione ho affiancato la pittura perché l’illustrazione chiaramente è la mia grande passione e lo rimane sempre, però ho bisogno del quinto senso, del tatto, quindi di tornare a sporcarmi le mani, a fare delle cose che fossero pezzi unici, faticosi fisicamente da fare e che fossero anche deperibili in qualche modo e non riproducibili”. Famoso per le copertine delle riviste e dei libri, per i progetti sulla metropolitana di New York – dove ore vive – e sul West americano, Emiliano Ponzi è un artista calato nel nostro tempo, con una forte capacità di stare sul mercato, ma anche con un’inquietudine, che si trasforma in nuovi percorsi. “Io credo che ci sono due tipi di visioni del sentirsi persone creative – ha aggiunto -. Una è fare branding, quindi essere sempre uguale a se stessi, continuare sempre a riproporre gli stessi codici, la stessa estetica per essere riconoscibili e c’è invece l’artista, forse un po’ più sfortunato, tipo me, che è quello che deve seguire l’esigenza, quello che sente, quindi anche rischiare cambiando di perdere un pezzo di identità all’apparenza, ma invece puoi guadagnare nuovi pezzi di identità di te stesso che prima non conoscevi”.
E l’Emiliano Ponzi pittore esiste, ha una forza, sfrutta il background dell’illustratore, ma si apre a nuove possibilità e nuovi rischi. Ma soprattutto, ci pare, a dare nuovo respiro alla sua passione.