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Gb, a febbraio scendono prezzi case, maggior calo da un decennio

Gb, a febbraio scendono prezzi case, maggior calo da un decennioRoma, 1 mar. (askanews) – I prezzi delle case nel Regno Unito sono diminuiti dell’1,1% annuo a febbraio, il loro primo calo annuale da giugno 2020 mettendo a segno la contrazione più netta da novembre 2012, secondo un rapporto ampiamente seguito della società edile Nationwide.
Febbraio ha visto un calo dello 0,5% su base mensile, con i prezzi ora inferiori del 3,7% rispetto al picco di agosto 2022 poiché i tassi ipotecari più elevati e una crisi del costo della vita hanno continuato a scoraggiare l’acquisto di case.
“La recente serie di dati deboli sui prezzi delle case è iniziata con la turbolenza del mercato finanziario in risposta al mini-Budget alla fine di settembre dello scorso anno”, ha dichiarato mercoledì il capo economista nazionale Robert Gardner in un comunicato stampa.
I tassi dei mutui sono aumentati vertiginosamente nel settembre 2022 dopo che il disastroso “mini-budget” di riduzione delle tasse dell’ex primo ministro Liz Truss aveva provocato un crollo record nel mercato dei titoli di stato del Regno Unito, portando infine a un intervento della Banca d’Inghilterra e alle dimissioni di Truss dopo soli 44 giorni min carica.
Il calo di febbraio probabilmente riflette il persistente danno alla fiducia e la compressione dei redditi delle famiglie, con l’inflazione che continua a superare la crescita dei salari e i tassi dei mutui che rimangono sostanzialmente più alti rispetto ai minimi del 2021, ha spiegato ancora Gardner.

Iran, Amnesty: oltre 500 morti da inizio proteste

Iran, Amnesty: oltre 500 morti da inizio protesteRoma, 1 mar. (askanews) – Nel nome di Mahsa Amini, al grido di Donna, Vita, Libertà, donne e uomini di ogni età e di ogni classe sociale si sono riversati nelle strade, in ogni regione dell’Iran, per dichiarare la loro aperta opposizione a un regime che ogni giorno opprime la sua popolazione con sistematiche discriminazioni di genere e violazioni delle libertà fondamentali. La protesta è divampata ormai dallo scorso settembre e prosegue da allora, nonostante il regime reprima nella violenza e nel sangue ogni forma di dissenso. 525 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e più di 19 mila persone sono state arrestate da settembre ad oggi.
Amnesty International svolge un costante lavoro di monitoraggio delle gravissime violazioni dei diritti umani che avvengono ogni giorno, per le strade di Teheran e di tutto l’Iran, per raccoglierne le prove e per fare pressione sulle istituzioni iraniane e internazionali, affinché vengano abolite leggi come quella sull’obbligo di portare il velo in luoghi pubblici, così come la pena di morte e la tortura.
Proseguire questa battaglia è imprescindibile: ecco perché l’Organizzazione rilancia l’appello ad unirsi, anche attraverso uno strumento di solidarietà concreta come il lascito solidale, intorno alle donne e agli uomini che in Iran stanno mettendo a repentaglio la loro stessa vita in nome di un ideale di libertà e di giustizia.
I DIRITTI DELLE DONNE IRANIANE CALPESTATI CON LA VIOLENZA
Secondo il codice penale islamico iraniano, qualsiasi atto ritenuto “offensivo” per la pubblica decenza è punito con la reclusione da dieci giorni a due mesi oppure con 74 frustate. Le donne che si mostrano in pubblico senza il velo devono essere punite con una reclusione da dieci giorni a due mesi o col pagamento di una multa in contanti. L’età minima della responsabilità penale per le ragazze in Iran è di nove anni, ma di fatto le autorità impongono il velo obbligatorio alle bimbe sin dall’età di sette anni, quando iniziano la scuola elementare. Chi non rispetta queste leggi finisce nelle mani della polizia e delle forze paramilitari, che ogni anno arrestano decine di migliaia di donne solo per aver mostrato ciocche di capelli sotto il velo o per aver indossato abiti colorati.
In strada le donne iraniane sono regolarmente sottoposte a molestie verbali e aggressioni fisiche da parte della polizia e delle forze paramilitari, anche solo se si fermano a parlare con qualcuno; vengono picchiate con schiaffi, pugni e manganelli e ammanettate. Essere una bambina o una ragazza, in Iran, significa essere alla mercé del regime in ogni momento.
LA MICCIA CHE HA RIACCESO L’INCENDIO: L’UCCISIONE DI MASHA AMINI
Il 13 settembre scorso Mahsa (Zhina) Amini, una ragazza di 22 anni di origini curde, è stata arrestata a Teheran dalla cosiddetta polizia morale, accusata di non indossare in modo corretto il velo obbligatorio. Secondo testimoni oculari, Mahsa Amini è stata picchiata violentemente mentre veniva trasferita con la forza nel centro di detenzione di Vozara a Teheran. In poche ore è stata trasferita all’ospedale di Kasra dopo essere entrata in coma. È morta tre giorni dopo. Immediatamente dopo la morte di Mahsa è esplosa la rivolta popolare, provocando una micidiale repressione da parte delle autorità iraniane.
PENA DI MORTE E PROCESSI SOMMARI: LA PROTESTA REPRESSA NEL SANGUE
525 manifestanti, tra cui 71 bambini, sono stati uccisi e più di 19 mila persone sono state arrestate da settembre ad oggi. L’8 dicembre scorso le autorità hanno messo a morte il manifestante Mohsen Shekari, dopo averlo condannato in un processo gravemente iniquo con l’accusa di “inimicizia contro Dio”. Quattro giorni dopo è stato impiccato un altro giovane manifestante, Majidreza Rahanvard, dopo un processo farsa a suo carico. Il 7 gennaio sono avvenute le esecuzioni di Mohammad Mehdi Karami e di Seyed Mohammad Hosseini. Tutti loro hanno subito processi iniqui: sono stati negati i loro diritti a essere difesi da un avvocato di propria scelta, alla presunzione di innocenza, a rimanere in silenzio non rispondendo alle domande e ad avere un processo giusto e pubblico. Numerosi imputati sono stati torturati e le loro confessioni, estorte in questo modo, sono state usate come prove nel corso dei processi. Le TV di stato hanno mandato in onda le “confessioni” forzate di almeno nove imputati, prima dei loro processi. Amnesty International teme che decine di altre persone rischino l’esecuzione, considerate le migliaia di rinvii a giudizio disposti finora. Il timore di imminenti esecuzioni è accresciuto dalle richieste da parte del parlamento e di altre istituzioni di avere processi rapidi ed esecuzioni pubbliche.
“Le autorità iraniane hanno ignorato i ripetuti appelli della comunità internazionale ad aprire indagini su tali crimini. Hanno diffuso una narrazione che mette in discussione le morti dei manifestanti, le attribuisce a suicidi, incidenti stradali, avvelenamenti, overdose o cause naturali e definisce coloro che protestano ‘vandali al soldo di potenze nemiche’ – spiega Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia – Proprio questo è il momento in cui la solidarietà internazionale risulta cruciale. Amnesty International è impegnata ogni giorno per documentare i crimini commessi dalle autorità iraniane, ma è fondamentale che tutti ci uniamo intorno alla lotta di migliaia di donne e di uomini che stanno rischiando la vita per costruire un futuro di diritti e libertà”.
LA CAMPAGNA LASCITI “CHI LOTTERÀ AL TUO POSTO QUANDO NON CI SARAI PIÙ?”
Continuare a lottare per sempre per un mondo più giusto, nel quale i diritti umani siamo rispettati, in Iran come nel resto del mondo: è l’invito che Amnesty International rivolge a tutti, attraverso la campagna “Chi lotterà al tuo posto quando non ci sarai più?”. Il lascito solidale è uno strumento di solidarietà concreta che non lede in alcun modo i diritti degli eredi legittimi e che non richiede grandi patrimoni. Per restare indipendente, l’Organizzazione non accetta fondi da governi, istituzioni né grandi aziende, ma vive delle donazioni provenienti da persone comuni. Per questo l’aiuto di ognuno è indispensabile, anche attraverso un lascito solidale. Tutti, attraverso un lascito testamentario, possono decidere di lasciare una somma di denaro, un bene immobile oppure mobile. Si tratta di un gesto non vincolante, che può essere ripensato e modificato in qualsiasi momento, per lasciare in eredità anche i propri ideali. Con un lascito testamentario in favore di Amnesty International, ognuno di noi può passare il testimone dei propri valori di giustizia, di equità, di rispetto dei diritti umani fondamentali a chi verrà dopo.

Nasce in Italia Loud, la prima app di podcasting collaborativo

Nasce in Italia Loud, la prima app di podcasting collaborativoRoma, 1 mar. (askanews) – Nata dall’esigenza di ritrovare quel sentimento di autenticità perduto, in un mondo non fatto ad immagine e somiglianza, ma solo d’immagine e finzione, LOUD è la prima app in Italia di podcasting collaborativo, che si impone l’obiettivo di ridare voce alle persone senza filtri e distinzioni. Sarà da oggi disponibile sullo store di tutti i dispositivi mobili sia iOS che Android.
LOUD è un social innovativo creato da Alessandra Faustini durante il primo lockdown. Oggigiorno la superficialità dell’immagine, governa e domina la maggioranza dei contenuti condivisi sui social. Non più socialità, bensì consumo di contenuti commerciali vuoti e mera esibizione, al punto tale che la salute mentale dei più giovani ne risente. LOUD è un modo innovativo per interrompere questo circolo vizioso e rendere la comunicazione dei social di nuovo umana e di valore e, per fare questo, si serve di una delle caratteristiche più umane possibili: la voce.
È innanzitutto necessario creare il proprio profilo scegliendo un nickname, una foto e – qui la prima novità – creare una “audio bio”, ovvero una biografia “parlata”. Dopodiché sarà possibile registrare e postare i loud, essenza dell’app: questi consistono in una nota vocale nella quale si potrà disquisire di un argomento a piacere, da intitolare e classificare con gli hashtag più opportuni. Gli altri utenti – chiamati louders – potranno interagire commentando con un’altra nota vocale, creando così una vera e propria catena. Il risultato è un podcast collaborativo e continuativo: collaborativo perché tutti possono commentare e contribuire al dibattito, continuativo perché i commenti verranno legati fra loro esclusivamente in ordine cronologico.
Il sistema di LOUD è, dunque, basato sul cosiddetto voice sharing, un settore che negli ultimi anni ha dimostrato di essere sempre più in crescita: podcast e audiolibri stanno diventando progressivamente un contenuto sempre più popolare e apprezzato. La voce, inimitabile e unica, permette di instaurare un rapporto più umano: è possibile connettersi alle altre persone in maniera sincera e spontanea. “La voce non mente, è credibile” afferma Alessandra Faustini, “è un mezzo intimo che riconsegna umanità alla comunicazione digitale”.
In una prospettiva di body positivity e di rispetto dei diritti individuali, con gli aggiornamenti futuri dell’app saranno innumerevoli le funzionalità che permetteranno di ridurre al massimo quel sentimento di inadeguatezza ormai fin troppo comune e normalizzato sui social. LOUD sarà, infatti, una piattaforma dotata di strumenti di audio editing per i louders che vogliono sperimentare con la propria voce.
In definitiva, LOUD si configura come una piattaforma democratica, che dà importanza ai contenuti creati dal basso in maniera collettiva: dalle singole opinioni nasce la complessità, l’incontro di più voci che genera un coro. Le possibilità di utilizzo sono illimitate, concedendo ai louders di appropriarsi della piattaforma e farla loro, per un’esperienza di utilizzo sempre in evoluzione e molteplice, senza scordarsi l’obiettivo ultimo: quello di creare uno scambio dinamico, fluido e intuitivo di opinioni e esperienze senza il pregiudizio dell’immagine.

Biofarma: Gianfranco Nazzi nuovo amministratore delegato

Biofarma: Gianfranco Nazzi nuovo amministratore delegatoMilano, 1 mar. (askanews) – Il Gruppo Biofarma – controllato da Ardian e dalla famiglia Scarpa, leader europeo nello sviluppo e nella produzione in conto terzi di integratori alimentari, dispositivi medici e cosmetici, con un particolare focus sul segmento dei probiotici – ha nominato Gianfranco Nazzi nuovo amministratore delegato.
Nel suo nuovo incarico, Nazzi guiderà il gruppo con l’obiettivo di continuarne il percorso di crescita organica ed inorganica, focalizzandosi sull’internazionalizzazione e sullo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie innovative per i clienti. Nato ad Udine, Nazzi vanta un’esperienza internazionale di oltre 20 anni maturata in diverse aziende multinazionali leader del settore farmaceutico. In particolare, prima di unirsi a Biofarma, ha ricoperto la carica di Ceo di Almirall, azienda farmaceutica internazionale leader in ambito dermatologico. In precedenza, ha lavorato in Teva fino a diventare Executive Vice President of the International Markets Region e membro dell’Executive Committee. In passato, ha inoltre ricoperto una serie di posizioni manageriali senior in altre grandi multinazionali del settore farmaceutico quali AstraZeneca, GSK e Eli Lilly.
Nazzi sostituisce come Ceo Maurizio Castorina, che mantiene il ruolo di consigliere nel cda di Biofarma Group.
Biofarma, con 282 milioni di fatturato e oltre 900 dipendenti, vanta sei siti produttivi, di cui quattro in Italia – a Mereto di Tomba (UD), headquarter del gruppo, Gallarate e Cusano Milanino e S. Pietro Viminario (PD) – e due in Francia, a L’Herbergement e Sérent

Cina, industria accelera: Pmi manifatturiero a top da febbraio 2012

Cina, industria accelera: Pmi manifatturiero a top da febbraio 2012Roma, 1 mar. (askanews) – L’attività manifatturiera cinese è cresciuta al ritmo più veloce in oltre un decennio a febbraio, smentendo tutte le aspettative, con la produzione in aumento dopo la revoca delle restrizioni COVID-19 alla fine dell’anno scorso.
L’indice dei responsabili degli acquisti nel settore manifatturiero (PMI) è balzato a 52,6 da 50,1 di gennaio secondo quanto reso noto dall’Ufficio nazionale di statistica cinese, sopra la soglia dei 50 punti che separa l’espansione e la contrazione dell’attività. Il PMI ha superato di gran lunga una previsione degli analisti di 50,5 ed è stata la lettura più alta dall’aprile 2012.

Kenya, morta turista italiana ricoverata per ustioni dopo incendio

Kenya, morta turista italiana ricoverata per ustioni dopo incendioRoma, 1 mar. (askanews) – Non ce l’ha fatta Michela Boldrini, la trentanovenne turista di Sarnico, in provincia di Bergamo, che da una settimana era ricoverata all’ospedale Aga Khan di Mombasa a causa delle ustioni riportate nell’incendio del resort Barracuda Inn di Watamu, avvenuto martedì scorso.
La donna, che era insieme con il cugino Mattia Ghilardi, originario della Valtellina, era al termine della sua vacanza e sarebbe dovuta partire il giorno dopo.
Per questa ragione, si legge sul sito malindikenya.net che riporta la notizia, istintivamente i due connazionali invece di scappare velocemente dall’hotel, avevano provato a rientrare in camera per recuperare i documenti di viaggio e qualche effetto personale. Ma nel giro di una trentina di secondi le fiamme hanno avvolto l’area in cui si trovavano, causando a entrambi gravi ustioni, che alla donna sono poi risultate fatali.
I medici dello Star Hospital, che hanno fornito le prime cure ai due e all’unica altra turista ricoverata, una donna napoletana, hanno subito giudicato Michela Boldrini in condizioni gravi. La donna è stata trasportata a Mombasa ed ammessa immediatamente nell’unità di terapia intensiva dell’Aga Khan.
Nonostante le cure del caso, le condizioni della turista bergamasca si sono aggravate giorno dopo giorno, fino a sembrare irreversibili. Questa mattina la morte, proprio mentre la madre stava per atterrare a Mombasa.
L’Ambasciata d’Italia in Kenya, tramite il Consolato Onorario, ha seguito fin dall’inizio la triste vicenda in contatto con le autorità locali e ha fornito assistenza.

Auto, anche Polonia pronta a votare contro stop termiche da 2035

Auto, anche Polonia pronta a votare contro stop termiche da 2035Roma, 28 feb. (askanews) – Oltre all’Italia anche la Polonia, domani, dovrebbe votare contro l’accordo dei governi con il Parlamento Ue per lo stop all’immissione sul mercato di nuove auto con motori a combustione (benzina o diesel) dal 2035. Lo riferiscono fonti diplomatiche a Bruxelles, secondo cui inoltre la Bulgaria dovrebbe asternersi, mentre non è ancora chiaro quale posizione assumerà la Germania.
Alcuni esponenti del governo tedesco vorrebbero lasciare aperta la strada per continuare a usare i motori a combustione ma con con carburanti a zero emissioni.
Domani il Coreper – cioè la riunione degli ambasciatori permanenti dei Paesi dell’Unione – verificherà se vi sia la maggioranza qualificata richiesta a favore dell’accordo, che dovrebbe essere formalmente votato successivamente dal Consiglio.

Nappini (Slow Food): cambiare il vino significa cambiare l’agroalimentare

Nappini (Slow Food): cambiare il vino significa cambiare l’agroalimentareMilano, 28 feb. (askanews) – “La Slow Wine Fair è la narrazione in forma di evento di un percorso più ampio che si chiama a Slow Wine Coalition, la coalizione internazionale non solo dei viticoltori ma anche di tutti i soggetti che, a vario titolo, hanno a che fare con il vino, i selezionatori, i venditori, i gastronomi, gli appassionati, i giornalisti del vino. È un percorso collettivo che incarna la nostra posizione sull’agricoltura in generale, un percorso di produzione del vino che sia rispettoso dell’ambiente, che tuteli la biodiversità, che è uno dei nostri principali ambiti di lavoro, che salvaguardi la fertilità del terreno (una questione importante in Italia dove abbiamo un rischio di desertificazione piuttosto significativo) ma anche che utilizzi le risorse comuni, come il suolo e l’acqua, in maniera non scellerata, e questo è un tema di diritti”. Lo ha detto la presidente di Slow Food Italia, Barbara Nappini parlando con askanews a Slow Wine Fair, la manifestazione dedicata al “vino buono, pulito e giusto” che si è conclusa oggi alla Fiera di Bologna.
“In questo senso è molto importante che il cambiamento avvenga nel vino perché il vino è un settore trainante, è un tema molto conosciuto e in Italia identitario, ma in generale è, da una parte un elemento quotidiano, con cui abbiamo a che fare tutti i giorni, e dall’altra è un ambito in cui c’è molta sensibilità ed è un comparto sostanzioso” ha spiegato Nappini, aggiungendo che “quindi se riuscissimo, e ci riusciremo perché è già in atto, ad attivare un cambiamento sul vino, è chiaro che questo ha un impatto sull’intero comparto agricoltura e dei sistemi produttivi alimentari: questa è la ricchezza della Slow Wine Fair e della Slow Wine Coalition”.
“Inoltre noi abbiamo una chiamata all’azione che ci dice che a livello globale, perché questa coalizione ha dimensione e prospettiva globali, dobbiamo lavorare sulla tutela della biodiversità e questo progetto lavora in quella direzione” ha proseguito la presidente, continuando “una chiamata che ci dice che dobbiamo fare educazione e qui si fa educazione perché attraverso la piacevolezza della degustazione si racconta tutto quello che avviene prima del calice e quindi si diffonde consapevolezza e conoscenza sul mondo del vino. E poi c’è tutto il tema dell’advocacy – ha evidenziato – perché noi dobbiamo lavorare per influenzare le scelte politiche e questa tre giorni, inserita in un percorso che dura un intero anno, è importante perché ogni volta è occasione di riflessioni approfondite ed oneste sul vino e sul mondo della produzione: è importante poi che la politica le raccolga e le metta a terra con normative adeguate”.

Terzo polo, Calenda: ok al partito unico Azione-Iv entro l’autunno

Terzo polo, Calenda: ok al partito unico Azione-Iv entro l’autunnoRoma, 28 feb. (askanews) – Il leader del Terzo Polo Carlo Calenda ha presentato al comitato politico della Federazione Azione-Italia Viva una road map per arrivare al partito unico entro l’autunno di quest’anno. Il processo partirà con la scrittura di un manifesto politico e di valori aperto al contributo di associazioni, movimenti e personalità delle aree politiche liberal-democratica, popolare e riformista. Il processo sarà organizzato democraticamente e a partire dai territori, spiega una nota congiunta al termine della riunione del comitato politico di Azione e Italia Viva.
Il comitato si riunirà la prossima settimana per l’approvazione del documento presentato. “E’ nostra responsabilità dare una risposta immediata ai milioni di italiani che non si riconoscono nel populismo di destra e di sinistra e vogliono una politica responsabile, pragmatica e seria”, dichiara il leader Carlo Calenda.

Naufragio migranti, Occhiuto: paese civile salva persone in mare

Naufragio migranti, Occhiuto: paese civile salva persone in mareRoma, 28 feb. (askanews) – “Non è giusto addossare a questi uomini delle istituzioni responsabilità che non hanno, certo è che in un paese civile le spiagge non si trasformano in cimiteri, in un paese civile non muoiono bambini che non si ha nemmeno la possibilità di riconoscere, in un paese civile le persone si salvano in mare, è vero che non si poteva intervenire a causa delle condizioni di oggettiva mareggiata, ma nel 2023 forse l’Ue dovrebbe prevedere che si possano salvare comunque, in qualsiasi condizione metereologica, bambini, donne e uomini che altrimenti muoiono in mare. Il Mediterraneo non può essere il cimitero dei migranti”. Lo ha detto il governatore della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, intervistato dal Tg4.