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Addio ad Arnaldo Forlani, il leader della Dc protagonista del “Caf”

Addio ad Arnaldo Forlani, il leader della Dc protagonista del “Caf”Roma, 7 lug. (askanews) – E’ morto a Roma a 97 anni (nato l’8 dicembre 1925) Arnaldo Forlani: uomo simbolo dell’ultima stagione della Democrazia Cristiana di cui è stato a lungo segretario e presidente. E anche presidente del Consiglio, vicepresidente del Consiglio, ministro. Oltre a esserne s Uomo di mediaziioni e lodi interni alla Balena Bianca e fra i partiti di governo, tessitore e capo della corrente dorotea del partito di piazza del Gesù è stato da sempre avversario di ogni alleanza con il Partito Comunista. Ha inventato il “preambolo” come metodo di accordo politico per realizzare maggioranze interne alla Dc e formare governi. Suo anche il copy right delle “convergenze parallele” fra forze politiche E’ stato fra i protagonisti con Bettino Craxi e Giulio Andreotti del “Caf” (Craxi-Andreotti-Forlani): il patto di potere che negli anni ’80 ha governato il Paese con una formula di governo pentapartita (Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli) che teneva il Pci all’opposizione, dopo l’avvicinamento Dc-Pci prima del rapimento e dellpassassino di Aldo Moro. Forlani fu travolto in pieno da Tangentopoli che ne segnò la fine politica. Difese fino ad avere la bava alla bocca in Tribunale il suo operato di segretario e quello del suo segretario amministratrivo Severino Citaristi dalle accuse di tangenti di Antonio Di Pietro e del pool Mani pulite. “Coniglio Mannaro” lo aveva definito Pansa: perchè ai modi dimessi, ai toni e gli sguardi bassi, le parole spesso vuote per non rivelare nulla, ha sempre unito una determinazione e un piglio felini traditi da una frequente espressione a denti stretti e digrignati. Nato a Pescara l’8 dicembre 1925, dopo si era nuovamente ritirato per anni dopo le dimissioni da segretario Dc in seguito alle accuse per Tangentopoli, Forlani con i suoi 97 anni suonati risulta essere stato finora il presidente del Consiglio più longevo della storia della Repubblica italiana. Non gli sono sopravissuti nessuno dei suoi fratelli-coltelli di Democrazia Cristiana (Giulio Andreotti, Ciriaco De Mita, Antonio Gava) e di pentapartito (Bettino Craxi, Giovanni Spadolini, Renato Altissimo ) che con lui condivisero il potere poliitco in Italia negli anni ’80.

Forlani nella Dc era cresciuto nel dopo guerra alla scuoladi Amintore Fanfani, di cui era più giovane braccio esecutivo nella corrente delle “Nuove Cronache”. Da lui con clamore abbandonata e di fatto svuotata agli inizi degli anni ottanta, con la confluenza insieme ad Antonio Gava e Vincenzo Scotti nella corrente del “Grande Centro” che divenne fulcro del potere interno alla Dc in equilibrio ma soprattutto in contrapposizione alla sinistra Dc di Zaccagnini De Mita Martinazzoli Bodrato Mancino e del più giovane Mattarella, rimasta tragicamente orfana di Aldo Moro. E’ stato segretario della Dc in due diversi cicli: una prima volta nel quadriennio 1969-1973; una seconda nel triennio 1989-1992. Fra l’una e l’altra è stato presidente del Consiglio nazionale del partito: la delicata carica ricoperta da Aldo Moro quando fu rapito e ucciso dalle Brigate Rosse Nei Governi italiani repubblicani, poi, Forlani ha fatto en plein di tutte le principali cariche: presidente e vicepresidente del Consiglio; ministro degli Esteri, ministro della Difesa, ministro delle Partecipazioni statali. Non è riuscito invece, al pari dei suoi alleati-rivali Bettino Craxi e Giulio Andreotti, a diventare Presidente della Repubblica. Nel tragico 1992 dopo le dimissioni dal Quirinale di Francesco Cossiga, veti incrociati fra lui Andreotti e Craxi esercitati da rispettivi e reciproci franchi tiratori impallinarono tutte e tre le candidature. E paralizzarono l’elezione del successore di Cossiga. Sbloccate solo dalle bombe della tragedia di Capaci che fece eleggere al Quirinale in meno di 24 ore il da poco presidente della Camera ed ex ministro della Camera senza correnti Oscar Luigi Scalfaro, inviso a tutti e tre i contendenti ma proprio per questo unico nome di possibile rapida convergenza a fronte dell’attacco al cuore dello Stato portato dalla mafia a Capaci. Il combinato disposto degli avvisi di garanzia di Tangentopoli e l’elezione fratricida di Scalfaro portarono alla fine prima del Caf e poi del sesto governo Andreotti che ne era stato l’ultimo prodotto dopo i due di Bettino Craxi e quello di Giovanni Spadolini, primi presidenti del Consiglio non dc della storia repubblicana.

Era nato nel 1981 a Milano in un camper (passato appunto alla storia come “patto del camper”) parcheggiato nel piazzale delle ex fabbriche ex Ansaldo dove Craxi riuniva il 45esimo congresso Psi e Forlani e Andreotti erano ospiti. Formalmente serviva a sancire la “pari dignità” nel pentapartito fra Dc e partiti laici nelle alleanze di governo isnieme, Politicamente segnava la fine della premiership nel Paese e della leadership nella Dc di Ciriaco De Mita e del centrosinistra. Lo stesso Ciriaco De Mita con il quale, invece, una decina di ani prima (1969) Forlani in nome del ricambio generazionale interno alla Dc aveva realizzato il “patto di san Ginesio” dando vita al primo storico “preambolo”: per fissare nero su bianco i punti di intesa fra posizioni poliiche storicamente diverse se non alternative. La più pura essenza politica dc, insomma, che Arnaldo Forlani ha incarnato come pochi altri. “Apprendo con commozione la notizia della scomparsa di Arnaldo Forlani, e desidero esprimere ai figli e ai familiari i sentimenti della mia solidarietà e vicinanza”. È quanto ha affermato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in una dichiarazione diffusa dopo la morte dell’ex leader della Dc.

“Forlani – ha dichiarato Mattarella – è stata una personalità di spicco della Repubblica per una lunga stagione, e la sua azione nel governo e nel partito di maggioranza relativa ha contribuito all’indirizzo del Paese, alla sua crescita democratica, allo sviluppo economico e al consolidamento del ruolo italiano in Europa, nell’Alleanza Atlantica, nel consesso internazionale. Lascia un segno di grande rilievo nella storia repubblicana”. Forlani “è stato presidente del Consiglio in una fase di profondi cambiamenti, ha ricoperto diversi e rilevanti incarichi ministeriali, è stato eletto in Parlamento per oltre 35 anni e ha concluso l’attività parlamentare al Parlamento europeo”, ha ricordato il presidente Mattarella. “La formazione cattolico democratica lo ha spinto fin da giovanissimo all’impegno politico, prima nella sua Pesaro, poi assumendo funzioni sempre più rilevanti nella Democrazia Cristiana di cui è stato protagonista e leader in passaggi cruciali, non solo per il suo partito ma per l’intro Paese. La fermezza delle posizioni si univa in lui con stile di cortesia e con atteggiamento rispettoso con gli interlocutori anche di posizioni contrapposte, atteggiamenti che assumevano essi stessi un valore politico e democratico.”

Secondo il Ministero della Giustizia “l’imputazione coatta è irragionevole, è da riformare”

Secondo il Ministero della Giustizia “l’imputazione coatta è irragionevole, è da riformare”Milano, 7 lug. (askanews) – “Secondo fonti ministeriali, l’imputazione coatta nei confronti dell’On. Delmastro Delle Vedove, come nei confronti di qualsiasi altro indagato, dimostra l’irrazionalità del nostro sistema. Nel processo che ne segue, infatti, l’accusa non farà altro che insistere nella richiesta di proscioglimento in coerenza con la richiesta di archiviazione. Laddove, al contrario, chiederà una condanna non farà altro che contraddire se stesso”. Lo scrive il ministero della Giustizia in una nota.

“Nel processo accusatorio – prosegue il comunicato – il Pubblico Ministero, che non è nè deve essere soggetto al potere esecutivo ed è assolutamente indipendente, è il monopolista dell’azione penale e quindi razionalmente non può essere smentito da un giudice sulla base di elementi cui l’accusatore stesso non crede. La grandissima parte delle imputazioni coatte si conclude, infatti, con assoluzioni dopo processi lunghi e dolorosi quanto inutili, con grande spreco di risorse umane ed economiche anche per le necessarie attività difensive. Per questo è necessaria una riforma radicale che attui pienamente il sistema accusatorio”.

Dell’Utri: Berlusconi non mi doveva nulla, ma a lui ho dato la mia vita

Dell’Utri: Berlusconi non mi doveva nulla, ma a lui ho dato la mia vitaMilano, 7 lug. (askanews) – “Non me lo aspettavo perché nulla mi doveva il mio amico Silvio. Io ho dato tutto a lui, la mia vita, tutto”. Marcello Dell’Utri si dice “sorpreso” in una intervista al Corriere del lascito da 30 milioni ricevuto nelle disposizioni testamentarie dall’amico di sempre, Silvio Berlusconi, visto l’ultima volta “qualche giorno prima della fine”.

Afferma di non averne “mai parlato” prima con il Cavaliere. “Lui – dice – mi parlava sempre di futuro. Mi parlava di Forza Italia, di nuovi assetti, di come rifondarla” e respinge il “sospetto” che così il Cavaliere abbia pagato il suo silenzio sui presunti rapporti con personaggi mafiosi con un “cose dette dai seminatori dell’odio”. Nel concreto una parte dei 30 milioni “servirà anche per un progetto al quale lavoro da un anno. Una biblioteca di libri di letteratura siciliana nel cuore della Valle dei Templi”, una nota passione dell’ex senatore di Forza Italia. “Sarà il mio dono e anche quello del mio amico Silvio per Agrigento Capitale della Cultura 2025. Sarà pronta per quella data”. Il nome? “Bibliteca Utriana”.

Arriva il video di “Mediocrità”, il nuovo brano di Daniele Nick

Arriva il video di “Mediocrità”, il nuovo brano di Daniele NickRoma, 7 lug. (askanews) – Esce oggi il video di “Mediocrità”, il nuovo brano del cantautore polistrumentista romano Daniele Nick. Il singolo è uscito in radio lo scorso 9 giugno.

“Mediocrità”, brano prodotto da Orange Park Records e distribuito da Believe Distribution, è una critica aperta verso coloro che esprimono giudizi affrettati basati esclusivamente sull’apparenza. Daniele Nick in questo singolo esprime il disagio di non sentirsi mai nel posto giusto, dovuto alla totale mancanza di empatia di chi ha attorno. Rock duro, parole forti e messaggi provocatori, sono le armi con cui l’artista grida la propria opinione e trova la forza di essere sé stesso. Stilisticamente legato al rock italiano, Daniele Nick è uno sperimentatore di idee e generi, che inseguendo la sua smodata passione per la musica ha trovato in lei la forza per mostrarsi senza maschere o barriere, ed urlare al mondo il proprio pensiero. Nei suoi brani il cantautore compie un percorso introspettivo alla ricerca della verità e della giustizia, lasciando trasparire una marcata insofferenza nei confronti della società moderna a cui si sente estraneo. Daniele parla della sensibilità e della trasparenza come caratteristiche che portano inevitabilmente all’emarginazione, attraverso testi provocatori che esaltano il “diverso” e cercano risposte.

“Chi non ha mai avuto a che fare con persone, pensieri e considerazioni mediocri? Il mio nuovo brano ‘Mediocrità’ è una critica aperta verso coloro che giudicano la vita, il percorso e gli obiettivi altrui basandosi esclusivamente sull’apparenza – spiega Daniele Nick – la musica mi ha dato nuovamente la possibilità di trovare, attraverso la potenza del Rock, tutte le risposte che cercavo e che avrei voluto dare a tempo debito. Spero che l’ascolto di questo brano possa trasmettere la giusta grinta alle persone che subiscono o hanno subito atteggiamenti di questo genere, dandogli la forza di affrontare qualsiasi avversità”.

Un incendio in una casa di riposo a Milano provoca 6 morti e 81 feriti

Un incendio in una casa di riposo a Milano provoca 6 morti e 81 feritiMilano, 7 lug. (askanews) – Sei pazienti morti e 81 ricoverati negli ospedali di Milano e hinterland. E’ questo il bilancio aggiornato alle 7 dell’incendio divampato intorno all’1.20 di questa notte nella residenza per anziani Casa dei Coniugi, in via dei 500 a Milano. Lo riporta l’ultimo bollettino aggiornato dell’Areu, l’agenzia regionale per l’emergenza urgenza.

Per i sei pazienti morti il decesso è stato constatato sul posto, mentre gli altri 81 feriti sono stati trasferiti in 15 diversi pronto soccorso delle strutture ospedaliere di Milano e hinterland. Tutti i pazienti ospedalizzati, spiega Areu, hanno riportato in forma più o meno severa sintomi da inalazione da fumo ma nessuno paziente risulta ustionato. Nel dettaglio due pazienti sono stati ricoverati in codice rosso, 14 in codice giallo e gli altri 65 in codice verde.

L’intervento di soccorso sanitario è stato effettuato dal’Areu con 15 ambulanze, tre automediche e due mezzi di coordinamento. Sul posto sono intervenuti oltre all’Agenzia regionale anche vigili del fuoco, forze dell’ordine e Protezione Civile E’ partito da una stanza al primo piano l’incendio che nella notte, intorno all’una, è divampato nella Rsa Casa dei coniugi, in via dei 500 a Milano. In quella stanza i vigili del fuoco hanno trovato le prime due vittime del tragico incidente che ha provocato – è il bilancio provvisorio – la morte di altre quattro anziani. Il rogo ha poi generato un’enorme quantità di fumo, spiegano i vigili del fuoco, che è all’origine della causa del decesso degli altri pazienti. I vigili del fuoco sono intervenuti in massa cercando di mettere in salvo il maggior numero di pazienti possibili. La difficoltà maggiore è stata legata proprio al fatto che molti di loro non camminano o sono allettati: un centinaio di ospiti, raccontano i soccorritori, sono stati tratti in salvo trasportati con teli o lenzuola.

Nelle prossime ore si lavorerà per mettere in sicurezza lo stabile e accertare le cause dell’incendio. Al momento i vigili del fuoco non si sbilanciano all’origine dell’incidente.

Incendio in una casa di riposo nella notte a Milano, 6 morti e 81 feriti

Incendio in una casa di riposo nella notte a Milano, 6 morti e 81 feritiMilano, 7 lug. (askanews) – Sei pazienti morti e 81 ricoverati negli ospedali di Milano e hinterland. E’ questo il bilancio aggiornato alle 7 dell’incendio divampato intorno all’1.20 di questa notte nella residenza per anziani Casa dei Coniugi, in via dei 500 a Milano. Lo riporta l’ultimo bollettino aggiornato dell’Areu, l’agenzia regionale per l’emergenza urgenza.

Per i sei pazienti morti il decesso è stato constatato sul posto, mentre gli altri 81 feriti sono stati trasferiti in 15 diversi pronto soccorso delle strutture ospedaliere di Milano e hinterland. Tutti i pazienti ospedalizzati, spiega Areu, hanno riportato in forma più o meno severa sintomi da inalazione da fumo ma nessuno paziente risulta ustionato. Nel dettaglio due pazienti sono stati ricoverati in codice rosso, 14 in codice giallo e gli altri 65 in codice verde.

L’intervento di soccorso sanitario è stato effettuato dal’Areu con 15 ambulanze, tre automediche e due mezzi di coordinamento. Sul posto sono intervenuti oltre all’Agenzia regionale anche vigili del fuoco, forze dell’ordine e Protezione Civile Red

”Come d’aria” di D’Adamo vince LXXVII edizione del Premio Strega

”Come d’aria” di D’Adamo vince LXXVII edizione del Premio StregaRoma, 7 lug. (askanews) – “Come d’aria” di Ada d’Adamo, scomparsa lo scorso aprile, è il libro vincitore della LXXVII edizione del Premio Strega: nel libro edito da Elliot, la scrittrice ha narrato della malattia che l’ha uccisa e del rapporto con la figlia Daria, anch’essa malata, dalla nascita, e da lei accudita per tutta la vita.

D’Adamo ha prevalso con 185 voti su Rosella Postorino, arrivata seconda a 170 voti con “Mi limitavo ad amare te, edito da Feltrinelli. A seguire con 75 voti Andrea Canobbio con La traversata notturna (ed. La nave di Teseo), poi Maria Grazia Calandrone che ha ottenuto 72 voti per il suo Dove non mi hai portata (Einaudi), e infine Romana Petri con Rubare la notte (Mondadori), che ha avuto 59 preferenze.

E’ morto Arnaldo Forlani,il leader Dc protagonista del “Caf”

E’ morto Arnaldo Forlani,il leader Dc protagonista del “Caf”Roma, 6 lug. (askanews) – E morto a Roma a 97 anni (nato l’8 dicembre 1925) Arnaldo Forlani: uomo simbolo dell’ultima stagione della Democrazia Cristiana di cui è stato a lungo segretario e presidente. E anche presidente del Consiglio, vicepresidente del Consiglio, ministro. Oltre a esserne s Uomo di mediaziioni e lodi interni alla Balena Bianca e fra i partiti di governo, tessitore e capo della corrente dorotea del partito di piazza del Gesù è stato da sempre avversario di ogni alleanza con il Partito Comunista. Ha inventato il “preambolo” come metodo di accordo politico per realizzare maggioranze interne alla Dc e formare governi. Suo anche il copy right delle “convergenze parallele” fra forze politiche

E’ stato fra i protagonisti con Bettino Craxi e Giulio Andreotti del “Caf” (Craxi-Andreotti-Forlani): il patto di potere che negli anni ’80 ha governato il Paese con una formula di governo pentapartita (Dc-Psi-Psdi-Pri-Pli) che teneva il Pci all’opposizione, dopo l’avvicinamento Dc-Pci prima del rapimento e dell’ assassino di Aldo Moro. Forlani fu travolto in pieno da Tangentopoli che ne segnò la fine politica. Difese fino ad avere la bava alla bocca in Tribunale il suo operato di segretario e quello del suo segretario amministratrivo Severino Citaristi dalle accuse di tangenti di Antonio Di Pietro e del pool Mani pulite. “Coniglio Mannaro” lo aveva definito Pansa: perchè ai modi dimessi, ai toni e gli sguardi bassi, le parole spesso vuote per non rivelare nulla, ha sempre unito una determinazione e un piglio felini traditi da una frequente espressione a denti stretti e digrignati .

Delmastro-Santanchè, Governo: parte magistratura fa campagna per Europee

Delmastro-Santanchè, Governo: parte magistratura fa campagna per EuropeeRoma, 6 lug. (askanews) – “In un processo di parti non è consueto che la parte pubblica chieda l’archiviazione e il giudice dell’udienza preliminare imponga che si avvii il giudizio. In un procedimento in cui gli atti di indagine sono secretati è fuori legge che si apprenda di essere indagati dai giornali, curiosamente nel giorno in cui si è chiamati a riferire in Parlamento, dopo aver chiesto informazioni all’autorità giudiziaria. Quando questo interessa due esponenti del governo in carica è lecito domandarsi se una fascia della magistratura abbia scelto di svolgere un ruolo attivo di opposizione. E abbia deciso così di inaugurare anzitempo la campagna elettorale per le elezioni europee”. Lo affermano fonti di Palazzo Chigi riferendosi ai casi Delmastro e Santanchè.

Storia, arte, cultura di massa: la pittura di Yan Pei-Ming

Storia, arte, cultura di massa: la pittura di Yan Pei-MingMilano, 6 lug. (askanews) – Dal 7 luglio al 3 settembre 2023 Palazzo Strozzi a Firenze presenta Yan Pei-Ming. Pittore di storie, la più grande mostra mai dedicata in Italia all’artista franco-cinese, parte del progetto Palazzo Strozzi Future Art sviluppato con la Fondazione Hillary Merkus Recordati. A cura di Arturo Galansino, l’esposizione propone un percorso di oltre trenta opere che permettono di esplorare la potente e originale ricerca dell’artista sulla relazione tra immagine e realtà, in un cortocircuito tra vita personale e storia collettiva, simboli e icone della cultura e della storia dell’arte tra Oriente e Occidente.

Celebre per una profonda e appassionata riflessione sulla pittura nell’arte di oggi, Yan Pei-Ming invita a ripensare il rapporto tra storia e contemporaneità, memoria e presente. Esplorando generi come il ritratto, il paesaggio, la natura morta e la pittura di storia, i suoi dipinti prendono vita a partire dal modello di immagini fotografiche estrapolate da fonti diverse, come immagini personali, copertine di giornali, still cinematografici o celebri opere della storia dell’arte. Yan Pei-Ming ci porta a riflettere sulla contraddizione tra realtà e rappresentazione, verità e costruzione delle immagini, tema sempre più centrale nell’era della riproduzione e della condivisione digitale della storia pubblica e delle nostre vite private. È così che in mostra si alternano monumentali autoritratti e ritratti della madre e del padre o di personaggi storici come Mao Zedong e Adolf Hitler insieme a originali reinterpretazioni di opere come la Monna Lisa di Leonardo o l’Innocenzo X di Velázquez o di due copertine della rivista Time dedicate rispettivamente nel 2008 al presidente russo Vladimir Putin e nel 2022 a quello ucraino Volodymyr Zelensky. In diretta connessione con l’Italia l’esposizione ospita inoltre una sequenza di dipinti legati a celebri immagini fotografiche che hanno documentato drammatici momenti della storia italiana del Novecento, in una sorta di trilogia di deposizioni laiche: l’esposizione a testa in giù dei corpi di Benito Mussolini e Claretta Petacci a Piazzale Loreto a Milano nel 1945; il corpo riverso di Pier Paolo Pasolini all’idroscalo di Ostia nel 1975; il ritrovamento di Aldo Moro nel bagagliaio di un’auto a Roma nel 1978.

Nato a Shanghai nel 1960, Yan Pei-Ming si trasferisce nel 1980 in Francia, dove oggi vive e lavora. Come egli stesso afferma: “Presumo di essere un artista cinese ed europeo, ma sono prima di tutto un artista”. Cresciuto in Cina durante la Rivoluzione Culturale, si è infatti formato sulla storia dell’arte europea fondendo insieme tecniche, fonti e temi che ibridano Oriente e Occidente. Fondamentali per l’artista sono modelli iconografici della cultura visiva occidentale, ma a questi si uniscono anche soggetti che rimandano in maniera diretta alla Cina come le figure della tigre e del dragone o quelle di Mao e Bruce Lee, mito della sua infanzia e iconico anello di congiunzione tra Ovest ed Est, Hollywood e Hong Kong. Yan Pei-Ming è pittore di storia e di storie: “pittore di storia” quando rilegge momenti iconici del passato anche recente, ma anche “pittore di storie” personali. Come egli stesso afferma: non sono un pittore romantico, sono un pittore del nostro tempo. Ritraendo sé stesso e i propri familiari o celebri figure o momenti storici, Yan Pei-Ming esalta un rapporto diretto e quasi brutale con i propri modelli attraverso uno stile basato su pennellate vigorose e ampie stese direttamente senza disegni preparatori. Egli stesso si definisce “pittore d’assalto”: Yan Pei-Ming attacca la tela con grande energia, quasi in un corpo a corpo con la materia pittorica. La tavolozza è spesso bicolore: nera e bianca, rossa e bianca, blu e bianca. Il colore diviene un modo per amplificare la forza espressiva dei suoi quadri, spesso creati in formati monumentali, in cui lo spettatore sembra poter “entrare”. Le immagini diventano quasi astratte a distanza ravvicinata, macchie di colore che si intrecciano e sovrappongono, acquisendo nitidezza solo da lontano. La stessa nitidezza che si può percepire per avvenimenti di un passato prossimo, che necessitano di un distacco cronologico per essere compresi e analizzati.

“La pittura di Yan Pei-Ming è potente e diretta, come dice lui stesso: “non è una carezza”, afferma Arturo Galansino, Direttore Generale della Fondazione Palazzo Strozzi e curatore della mostra. “Con questa mostra Palazzo Strozzi prosegue la sua missione nel creare un dialogo tra passato e presente, coinvolgendo artisti che sanno interpretare il nostro tempo. Yan Pei-Ming riflette sulla condizione umana, fondendo insieme fonti diverse tra realtà e immaginazione, vita privata e storia pubblica. È pittore di storie e non solo di Storia perché nella sua pittura si ritrovano immagini che hanno segnato il passato recente assieme a capolavori della storia dell’arte e al racconto intimo della propria vicenda personale. L’artista esplora le potenzialità della pittura e la capacità di questo mezzo di essere attuale, accessibile e coinvolgente per tutti”.