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Conte a Schlein: unità si costruisce con chiarezza di visione

Conte a Schlein: unità si costruisce con chiarezza di visioneRoma, 22 giu. (askanews) – Alla segretaria del Pd Elly Schlein che dice che divisi non si costruisce una alternativa al Governo, il leader del Movimento 5 stelle Giuseppe Conte replica, ai microfoni di La7 nel corso della trasmissione L’aria che tira, che “il modo migliore per costruire una alternativa a questa destra è innanzitutto far sentire il peso e la sostanza delle nostre posizioni, la chiarezza di una visione alternativa del Paese, questo governo ci sfida ogni giorno. La nostra posizione non è quella di chi dice state sbagliando ma di chi spiega come e perché loro si stanno dimostrando inadeguati e incapaci; dalla giustizia, al carovita, che stiamo subendo tutti noi italiani: la vera tassa sono i 61 miliardi spariti dai conti degli italiani, non solo non c’è una misura di investimenti ma nessuna misura per il carovita, anzi c’è una tassa patrimoniale da 61 miliardi”.

Quanto alla distanza che divide le due forze politiche sul tema della guerra in Ucraina, “è inutile nasconderlo – ha riconosciuto l’ex premier – il Pd ha maturato una posizione diversa sin dall’inizio che noi abbiamo criticato. Questa escalation militare non ha via d’uscita, la differenza è grande, rilevante e centrale perché non stiamo parlando solo delconflitto fra Russia e Ucraina ma degli scenari geopolitici dei decenni a venire. E molte delle difficoltà che gli italiani stanno affrontando sono dovute a questa emergenza che all’interno della Nato si vuole portare ad oltranza fino a vincere la guerra ma non ci viene detto come e quando si vincerebbe la guerra”. “Detto questo -ha concluso Conte – sul salario minimo finalmente si sta raggiungendo una convergenza col Partito democratico, non era stato possibile nemmeno durante i miei governi”.

Santanchè, opposizioni chiamano Meloni in Aula su caso Report

Santanchè, opposizioni chiamano Meloni in Aula su caso ReportRoma, 22 giu. (askanews) – Il caso sollevato da un’inchiesta del programma Report che vede protagonista la ministra del Turismo Daniela Santanchè irrompe nell’Aula della Camera dove le opposizioni chiedono che sia la premier Giorgia Meloni a venire a spiegare e a chiarire.

Fornitori non pagati, dipendenti che attendono ancora il tfr dopo essere stati licenziati e compensi d’oro per gli amministratori, aziende floride ridotte sul lastrico e strane operazioni finanziarie con fondi stranieri che hanno contribuito a creare un danno ai piccoli azionisti delle stesse società. Sono queste le vicende che vedrebbero protagonista Santanchè secondo l’inchiesta della trasmissione televisiva Report. : “Il presidente consglio venga in Aula a riferire su quanto sta emergendo sulle vicende o sugli affari e la gestione affari poco chiari ministra Santanchè – ha detto Toni Ricciardi vice cspogruppo del Pd -, le notizie giornalistiche lasciano noi e tutto il paese abbastanza interdetti crediamo che gravità sia tale e l’urgenza sia tale che la premier debba dire se ritiene che la ministra debba o possa proseguire la sua funzione di governo. Come Pd riteniamo che la ministra debba dimettersi immediatamente semplicemente per poter chiarire quanto sta emergendo”. Per Elisabetta Piccolotti di Alleanza Verdi e Sinistra “le notizie che riguardano la ministra Santanchè sono molto gravi e credo sia necessario vengano chiarite in quest’aula e che la premier Meloni prenda dei provvedimenti perchè non possono esserci ombre sui ministri del governo e in questo momento ci sono ombre molto pesanti”.

Infine è intervenuta per il M5s Alessandra Todde: “la ministra venga a spiegare in Parlamento quello che abbiamo appreso dalla stampa, notizie che se verificate mostrano un comportamento gravissimo sia perchè la cassa integrazione è uno strumento che serve ai più fragili e poveri, sia per rispetto verso gli imprenditori onesti. Questi comportamenti da personaggi che ricoprono ruoli istituzionali sono inaccettabili”.

”And Just Like That… 2″, da domani tornano Carrie Miranda, Charlotte

”And Just Like That… 2″, da domani tornano Carrie Miranda, CharlotteRoma, 22 giu. (askanews) – Da domani in esclusiva su Sky e in streaming solo su Now arriva la seconda stagione di “And Just Like That…, il nuovo capitolo del cult “Sex and the City”. Dal produttore esecutivo Michael Patrick King, i nuovi episodi – da domani tutti i venerdì su Sky Serie e su Now – vedono il ritorno delle protagoniste Sarah Jessica Parker, Cynthia Nixon e Kristin Davis.

Alla fine degli anni Novanta, “Sex and the City” ha preso d’assalto la televisione con la sua visione originale, onesta e divertente dell’amore, delle relazioni e del sesso, guadagnando legioni di fan in tutto il mondo. Venticinque anni dopo, “And Just Like That…” torna a raccontare la vita a New York di Carrie, Charlotte e Miranda, cui si aggiungono nel nuovo capitolo diversi nuovi personaggi. La seconda stagione chiude il capitolo del lutto di Carrie e lascia spazio alla gioia. Con il ritorno dello stilosissimo franchise, Carrie, Miranda, Charlotte e i loro amici sono pronti a godersi la rinascita. Perché anche dopo 25 anni, c’è sempre un’occasione per crescere. Fra il cast che ritorna nei nuovi episodi anche Sara Ramírez, Sarita Choudhury, Nicole Ari Parker, Karen Pittman, Mario Cantone, David Eigenberg, Evan Handler, Christopher Jackson, Niall Cunningham, Cathy Ang e Alexa Swinton.

Disponibile on demand su Sky e in streaming su now, inoltre, “And Just Like That… Il Documentario”, che a oltre vent’anni dal debutto di “Sex and the City” offre uno sguardo dietro le quinte delle riprese del nuovo capitolo, includendo filmati e interviste inedite, tra cui quelle a Sarah Jessica Parker, Cynthia Nixon e Kristin Davis. Con membri storici del cast e nuovi arrivati, oltre a scrittori, costumisti, produttori e troupe, questo tributo celebra il ritorno di Carrie, Charlotte e Miranda. Fra i registi della nuova stagione lo stesso King, Cynthia Nixon, Ry Russo-Young e Julie Rottenberg. La serie HBO “Sex and the City” è stata creata da Darren Star dal romanzo “Sex and the City” di Candace Bushnell.

Salvini: il Mes non è utile all’Italia, con Giorgetti perfetta sintonia

Salvini: il Mes non è utile all’Italia, con Giorgetti perfetta sintoniaRoma, 22 giu. (askanews) – “Sul Mes decide il Parlamento. Se arriverà la discussione in Parlamento, lì si voterà. Quella del ministero dell’Economia è un’opinione tecnica. Tecnicamente uno può fare i conti per quello che è il bilancio pubblico poi politicamente tutto il centrodestra, dalla Meloni al sottoscritto, ha sempre ritenuto che in questo momento il Mes non è strumento utile per il paese”. Lo ha detto il ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini a margine della presentazione del nuovo cantiere della stazione Venezia della metro C.

“Ieri ero a pranzo con Giorgetti. Abbiamo parlato di questo è di tanto altro e siamo in perfetta sintonia”, ha sottolineato Salvini. Quella del capo di gabinetto del Mef è “una risposta tecnica. Giorgetti è un politico, come lo sono io e se arriverà in Parlamento lo voteremo in modo politico – ha aggiunto Salvini -. Io in questo momento preferisco che il debito pubblico del mio Paese, con cui faccio le Metropolitane, sia in mano ai risparmiatori italiani e non in mano a soggetti esteri che poi possono decidere cosa fare”.

Meloni: è dovere di tutti difendere la libertà religiosa

Meloni: è dovere di tutti difendere la libertà religiosaRoma, 22 giu. (askanews) – “La libertà religiosa non è un diritto di serie B, non è una libertà che viene dopo altre o che può essere addirittura dimenticata a beneficio di sedicenti nuove libertà o diritti”. Così la Premier Giorgia Meloni in un videomessaggio per la presentazione della XVI edizione del Rapporto sulla libertà religiosa nel mondo della Fondazione pontificia ‘Aiuto alla Chiesa che Soffre’. “Allo stesso modo – ha proseguito la Premier – non possiamo dimenticare un altro fenomeno che tocca le società più sviluppate. Papa Francesco ci ha ammonito dal pericolo di una ‘persecuzione educata travestita di cultura, modernità e progresso’, che ‘in nome di un malinteso concetto di inclusione’ limita la possibilità dei credenti di esprimere le proprie convinzioni nell’ambito della vita sociale. È un’analisi che condivido, perché è profondamente sbagliato pensare che per accogliere l’altro si debba negare la propria identità, compresa l’identità religiosa. Solo se sei consapevole di ciò che sei puoi dialogare con l’altro, puoi rispettarlo, conoscerlo in profondità, trarre da quel dialogo un arricchimento”.

Per Meloni inoltre non bisogna “dimenticare il primo tipo di persecuzione, quello materiale, che affligge numerose Nazioni nel mondo. Una realtà sulla quale dobbiamo aprire gli occhi e agire subito, senza perdere ulteriore tempo. È quello che il Governo intende e fare e che ha iniziato a fare, a partire dal bando da oltre dieci milioni di euro per finanziare interventi a favore delle minoranze cristiane perseguitate, dalla Siria all’Iraq, dalla Nigeria al Pakistan. Un primo passo, al quale ne seguiranno molti altri”.

Bankitalia: il gender gap penalizza l’Italia, la maternità è un ostacolo per le donne nel mondo del lavoro

Bankitalia: il gender gap penalizza l’Italia, la maternità è un ostacolo per le donne nel mondo del lavoroRoma, 22 giu. (askanews) – Donne e lavoro un binomio complicato con l’Italia ancora indietro rispetto al resto d’Europa. Il gap con gli uomini è evidente soprattutto guardando ai salari che sono più bassi, per le donne, del 10% circa. I divari cominciano dai banchi di scuole: le ragazze, mediamente più brave, tendono a scegliere percorsi di studio associati a rendimenti inferiori nel mercato del lavoro. E le differenze si accentuano soprattutto dopo la nascita dei figli. La probabilità per le donne italiane di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli; questa differenza, benché si attenui nel tempo, è rintracciabile almeno fino a 15 anni dalla nascita del primogenito. A delineare il quadro è la vicedirettrice generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, al convegno “Le donne, il lavoro e la crescita economica”, sottolineando che “la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita le prospettive di crescita economica dell’Italia”.

Nonostante le recenti tendenze positive “i progressi registrati durante lo scorso decennio sono del tutto insufficienti: il tasso di partecipazione femminile si colloca ancora su un livello particolarmente basso nel confronto europeo, inferiore di quasi 13 punti percentuali rispetto alla media Ue. È ancora al di sotto di quel 60 per cento che era stato indicato come obiettivo da raggiungere entro il 2010 dall’Agenda di Lisbona e dei traguardi impliciti nell’Agenda Europa 2020 che avrebbero comportato per l’Italia un sostanziale allineamento della partecipazione femminile alla media europea”. Dati alla mano, Perrazzelli ha ricordato che nel 2012, in Italia “il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro era pari al 53,2 per cento, 20 punti inferiore rispetto a quello maschile; nei dieci anni successivi il tasso di attività femminile è aumentato di 3,3 punti, il doppio di quello degli uomini, e nel primo trimestre del 2023 ha raggiunto il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, il 57,3 per cento”. Questa tendenza positiva “va inquadrata – ha aggiunto – nel complessivo miglioramento della qualità del capitale umano. Già da almeno un paio di decenni le donne sono circa il 56 per cento dei laureati ogni anno. Nel 2022 le laureate in discipline scientifiche e tecnologiche sono state circa il 20 per cento in più rispetto al 2012. Un ulteriore tangibile risultato positivo riguarda la presenza femminile negli organi di amministrazione delle società quotate, pari a circa il 43 per cento nel 2022 a fronte del 7,4 per cento nel 2011: tale aumento è principalmente attribuibile all’attuazione della legge Golfo-Mosca”.

La situazione più difficile resta quella del Sud: “nel Mezzogiorno, a tassi di partecipazione particolarmente bassi per entrambi i generi si associa un divario uomo-donna pari a oltre 25 punti percentuali nel primo trimestre di quest’anno (circa 14 punti nel Centro Nord)”. E anche i dati relativi ai successi delle donne laureate “vanno interpretati secondo una visuale più ampia. Nonostante la crescita registrata nel numero di laureate nelle discipline Stem le donne che si laureano in materie scientifiche sono ancora solo il 15 per cento delle laureate totali (il 33 per cento tra gli uomini), suggerendo pertanto che vi sono ampi margini per ulteriori progressi in questo campo”. Il divario salariale tra uomini e donne, poi, “si attesta in media intorno al 10 per cento, un livello solo di poco inferiore a quello stimato per il 2012. Le carriere delle donne sono particolarmente lente e discontinue. La maggiore presenza delle donne nelle società quotate non ha indotto significativi cambiamenti nella composizione dei vertici delle società sottoposte alla normativa sulle quote di genere”, ha aggiunto.

Secondo l’esponente della Banca d’Italia “una parte rilevante dei divari dipende dalla scelta del percorso scolastico. Nonostante le ragazze siano mediamente più brave fin dalla scuola dell’obbligo, queste tendono poi a prediligere indirizzi di studio associati a rendimenti inferiori nel mercato del lavoro. Ciò vale sia per chi decide di conseguire solo il titolo di scuola secondaria superiore sia per coloro che intraprendono studi universitari”. Ancora oggi, “barriere culturali disincentivano troppe ragazze a non cimentarsi – ha spiegato la vicedirettrice della Banca d’Italia – con lo studio di quelle discipline, non solo scientifiche, che sono associate a migliori prospettive occupazionali e salariali. Queste barriere comportano un costo significativo per le donne che si manifesta immediatamente dopo il termine del percorso di istruzione: a un anno dalla laurea il divario salariale uomo-donna è già pari al 13 per cento; è del 16 per cento dopo un anno dal diploma, per coloro che decidono di non proseguire gli studi”.

Queste differenze, poi, “non si riducono nel corso della vita lavorativa, ma addirittura si accentuano, soprattutto dopo la nascita dei figli. Oggi siamo in grado di stimare quella che nella letteratura viene definita la child penalty, cioè la penalizzazione nel mercato del lavoro subita dalle donne in seguito alla nascita del primo figlio. Nonostante questa si sia ridotta negli ultimi decenni, la probabilità per le donne italiane di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli; questa differenza, benché si attenui nel tempo, è rintracciabile almeno fino a 15 anni dalla nascita del primogenito. A causa di questi ritardi, verso la fine della carriera lavorativa, le donne che appartengono al decimo superiore della distribuzione salariale guadagnano in media il 30 per cento in meno rispetto agli uomini che si trovano nell’ultimo decimo. Questa disparità riflette anche il fatto che le donne hanno difficoltà a raggiungere posizioni di vertice all’interno delle aziende, e spesso lavorano in settori che offrono compensi mediamente più bassi. Di conseguenza, anche i redditi pensionistici delle donne risultano significativamente inferiori”. In generale la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita “le prospettive di crescita economica dell’Italia. Le analisi sui paesi avanzati mostrano che a una più alta partecipazione femminile si associa un reddito pro capite significativamente più elevato: ciò non dipende solo dal fatto che una data espansione dell’offerta di lavoro porta nel lungo periodo a un aumento del prodotto; la letteratura economica mostra anche che una migliore allocazione dei talenti di uomini e donne sostiene la crescita della produttività a livello aggregato”, ha concluso.

Lavoro, Bankitalia: gender gap penalizza l’Italia, maternità un ostacolo

Lavoro, Bankitalia: gender gap penalizza l’Italia, maternità un ostacoloRoma, 22 giu. (askanews) – Donne e lavoro un binomio complicato con l’Italia ancora indietro rispetto al resto d’Europa. Il gap con gli uomini è evidente soprattutto guardando ai salari che sono più bassi, per le donne, del 10% circa. I divari cominciano dai banchi di scuole: le ragazze, mediamente più brave, tendono a scegliere percorsi di studio associati a rendimenti inferiori nel mercato del lavoro. E le differenze si accentuano soprattutto dopo la nascita dei figli. La probabilità per le donne italiane di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli; questa differenza, benché si attenui nel tempo, è rintracciabile almeno fino a 15 anni dalla nascita del primogenito. A delineare il quadro è la vicedirettrice generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli, al convegno “Le donne, il lavoro e la crescita economica”, sottolineando che “la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita le prospettive di crescita economica dell’Italia”.

Nonostante le recenti tendenze positive “i progressi registrati durante lo scorso decennio sono del tutto insufficienti: il tasso di partecipazione femminile si colloca ancora su un livello particolarmente basso nel confronto europeo, inferiore di quasi 13 punti percentuali rispetto alla media Ue. È ancora al di sotto di quel 60 per cento che era stato indicato come obiettivo da raggiungere entro il 2010 dall’Agenda di Lisbona e dei traguardi impliciti nell’Agenda Europa 2020 che avrebbero comportato per l’Italia un sostanziale allineamento della partecipazione femminile alla media europea”. Dati alla mano, Perrazzelli ha ricordato che nel 2012, in Italia “il tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro era pari al 53,2 per cento, 20 punti inferiore rispetto a quello maschile; nei dieci anni successivi il tasso di attività femminile è aumentato di 3,3 punti, il doppio di quello degli uomini, e nel primo trimestre del 2023 ha raggiunto il livello più alto dall’inizio delle serie storiche, il 57,3 per cento”. Questa tendenza positiva “va inquadrata – ha aggiunto – nel complessivo miglioramento della qualità del capitale umano. Già da almeno un paio di decenni le donne sono circa il 56 per cento dei laureati ogni anno. Nel 2022 le laureate in discipline scientifiche e tecnologiche sono state circa il 20 per cento in più rispetto al 2012. Un ulteriore tangibile risultato positivo riguarda la presenza femminile negli organi di amministrazione delle società quotate, pari a circa il 43 per cento nel 2022 a fronte del 7,4 per cento nel 2011: tale aumento è principalmente attribuibile all’attuazione della legge Golfo-Mosca”.

La situazione più difficile resta quella del Sud: “nel Mezzogiorno, a tassi di partecipazione particolarmente bassi per entrambi i generi si associa un divario uomo-donna pari a oltre 25 punti percentuali nel primo trimestre di quest’anno (circa 14 punti nel Centro Nord)”. E anche i dati relativi ai successi delle donne laureate “vanno interpretati secondo una visuale più ampia. Nonostante la crescita registrata nel numero di laureate nelle discipline Stem le donne che si laureano in materie scientifiche sono ancora solo il 15 per cento delle laureate totali (il 33 per cento tra gli uomini), suggerendo pertanto che vi sono ampi margini per ulteriori progressi in questo campo”. Il divario salariale tra uomini e donne, poi, “si attesta in media intorno al 10 per cento, un livello solo di poco inferiore a quello stimato per il 2012. Le carriere delle donne sono particolarmente lente e discontinue. La maggiore presenza delle donne nelle società quotate non ha indotto significativi cambiamenti nella composizione dei vertici delle società sottoposte alla normativa sulle quote di genere”, ha aggiunto.

Secondo l’esponente della Banca d’Italia “una parte rilevante dei divari dipende dalla scelta del percorso scolastico. Nonostante le ragazze siano mediamente più brave fin dalla scuola dell’obbligo, queste tendono poi a prediligere indirizzi di studio associati a rendimenti inferiori nel mercato del lavoro. Ciò vale sia per chi decide di conseguire solo il titolo di scuola secondaria superiore sia per coloro che intraprendono studi universitari”. Ancora oggi, “barriere culturali disincentivano troppe ragazze a non cimentarsi – ha spiegato la vicedirettrice della Banca d’Italia – con lo studio di quelle discipline, non solo scientifiche, che sono associate a migliori prospettive occupazionali e salariali. Queste barriere comportano un costo significativo per le donne che si manifesta immediatamente dopo il termine del percorso di istruzione: a un anno dalla laurea il divario salariale uomo-donna è già pari al 13 per cento; è del 16 per cento dopo un anno dal diploma, per coloro che decidono di non proseguire gli studi”.

Queste differenze, poi, “non si riducono nel corso della vita lavorativa, ma addirittura si accentuano, soprattutto dopo la nascita dei figli. Oggi siamo in grado di stimare quella che nella letteratura viene definita la child penalty, cioè la penalizzazione nel mercato del lavoro subita dalle donne in seguito alla nascita del primo figlio. Nonostante questa si sia ridotta negli ultimi decenni, la probabilità per le donne italiane di non avere più un impiego nei due anni successivi alla maternità è quasi doppia rispetto alle donne senza figli; questa differenza, benché si attenui nel tempo, è rintracciabile almeno fino a 15 anni dalla nascita del primogenito. A causa di questi ritardi, verso la fine della carriera lavorativa, le donne che appartengono al decimo superiore della distribuzione salariale guadagnano in media il 30 per cento in meno rispetto agli uomini che si trovano nell’ultimo decimo. Questa disparità riflette anche il fatto che le donne hanno difficoltà a raggiungere posizioni di vertice all’interno delle aziende, e spesso lavorano in settori che offrono compensi mediamente più bassi. Di conseguenza, anche i redditi pensionistici delle donne risultano significativamente inferiori”. In generale la bassa partecipazione femminile al mercato del lavoro limita “le prospettive di crescita economica dell’Italia. Le analisi sui paesi avanzati mostrano che a una più alta partecipazione femminile si associa un reddito pro capite significativamente più elevato: ciò non dipende solo dal fatto che una data espansione dell’offerta di lavoro porta nel lungo periodo a un aumento del prodotto; la letteratura economica mostra anche che una migliore allocazione dei talenti di uomini e donne sostiene la crescita della produttività a livello aggregato”, ha concluso.

Caso Orlandi, il Promotore di giustizia Vaticano trasmette gli atti alla Procura di Roma

Caso Orlandi, il Promotore di giustizia Vaticano trasmette gli atti alla Procura di RomaRoma, 22 giu. (askanews) – “In merito alla vicenda di Emanuela Orlandi, nei mesi scorsi questo ufficio ha raccolto tutte le evidenze reperibili nelle strutture del Vaticano e della Santa Sede, anche cercandone attestazione tramite conversazioni con le persone responsabili di alcuni uffici all’epoca dei fatti”. Lo afferma l’Ufficio del Promotore di Giustizia dello Stato della Citta del Vaticano.

Ufficio che “ha proceduto all’esame del materiale confermando alcune piste di indagine meritevoli di ulteriore approfondimento e trasmettendo tutta la relativa documentazione, nelle scorse settimane, alla procura di Roma, perché questa possa prenderne visione e procedere nella direzione che ritiene più opportuna”. Il Promotore proseguirà la sua attività in questo senso nei mesi a venire, vicino al dolore della famiglia di Emanuela e consapevole della sofferenza che si prova per la scomparsa di un congiunto”.

Maturità, un brano di Seneca al classico e lo studio di una funzione allo scientifico

Maturità, un brano di Seneca al classico e lo studio di una funzione allo scientificoRoma, 22 giu. (askanews) – Al liceo classico è uscito un brano di Seneca come autore della seconda prova scritta della Maturità 2023. ‘Chi è saggio non segue il volgo’ è il titolo a quanto riporta il sito Skuola.net ed è tratto da ‘Lettere morali, Agli studenti si chiede l’analisi e la comprensione del testo. Seneca non veniva proposto dal 2017 e sale al primo posto della classifica degli autori più proposti alla Maturità dal dopoguerra a oggi: con 16 ‘apparizioni’ eguaglia infatti Cicerone, assente dal 2009. Nell’ultimo esame di Stato pre-pandemia era stato infatti proposto un brano di Tacito. La soluzione di due problemi attraverso lo studio delle funzioni è la seconda prova proposta al liceo Scientifico. Secondo quanto riporta Skuola.net, non risultano elementi che rimandano alla vita quotidiana, cosa che invece caratterizzò le tracce di matematica invece negli ultimi anni prima del Covid. Sono otto i quesiti della prova di matematica del liceo scientifico: diversi di questi riguardano l’analisi matematica, dall’applicazione del Teorema di Rolle allo studio degli zeri di una funzione combinati con alcuni di geometria – dimostrazioni su triangoli e parallelepipedi – e di geometria analitica. Infine – un quesito sul calcolo delle probabilità, inerente un dado truccato.

Nordio: mai legittimati gli evasori fiscali

Nordio: mai legittimati gli evasori fiscaliRoma, 22 giu. (askanews) – “Ho letto che la segretaria del Pd Elly Schlein sostiene che legittimo gli evasori fiscali, ma è stata tratta in inganno da alcuni giornali che hanno volutamente alterato le cose dette da me alla Luiss. Poiché tra le poche qualità che mi riconosco c’è quella di esser chiaro, non dirò di essere stato travisato: hanno proprio alterato le mie parole, pronunciate tra l’altro davanti al procuratore di Milano, e a vari generali della Guardia di finanza”. E’ quanto haa detto il min istro della Giustizia, Carlo Nordio, in un’intervista al Corriere della Sera.

“Il discorso, pur fatto a braccio, è registrato: dico che il nostro sistema tributario è così impazzito che anche l’imprenditore più onesto che paghi tutte le tasse è sempre esposto ad indagini. È questo sistema che favorisce gli evasori, nonchi comeme lo denuncia. L’evasione si combatte con una semplificazione normativa e un rapporto più certo e leale tra Stato e contribuente. Ed è questo il senso della riforma illustrata dal viceministro Leo”, ha precisato il ministro.