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Sudcorea: Kim Jong Un possiede 70 kg di plutonio per bombe nucleari

Sudcorea: Kim Jong Un possiede 70 kg di plutonio per bombe nucleariRoma, 16 feb. (askanews) – La Corea del Nord possiede qualcosa come 70 kg di plutonio per costruire bombe atomiche. Questa la valutazione fornita dal ministero degli Esteri sudcoreano nel suo Libro bianco sulla difesa 2022, un documento strategico biennale che definisce la posizione internazionale di Seoul in termini di sicurezza.
Nel precedente documento del 2020 – secondo quanto riferisce l’agenzia di stampa Yonhap – la valutazione era di 50 kg. Per costruire un ordigno nucleare sono necessari circa 6 kg di plutonio.
Nel documento è definita anche “considerevole” ìanche la quantità di uranio altamente arricchito (HEU) nelle mani di Pyongyang. Per costruire una bomba nucleare sono necessari tra i 15 e i 20 kg di HEU:
Il Libro bianco sulla difesa di cui si è data notizia oggi prende anche atto delle evoluzioni nella tecnologia missilistica da parte della Corea del Nord, in particolare dando conto anche del missile balistico intercontinentale Hwasong-17 e di altri missili tattici a corto raggio. Inoltre segnala come Pryongyang stia spingendo sullo sviluppo di missili a propellente solido, “più vantaggiosi di quelli a propellente liquido in termini di impiego operativo”, e migliorando le capacità di evasione di questi ordigni. Ancora da valutare più approfonditamente è invece la capacità di rientro in atmosfera dei missili balistici intercontinentali nordcoreani, i cui lanci sono avvenuti su traiettorie non standard.

Crosetto avverte: l’Italia sarà il “Pierino della Nato”

Crosetto avverte: l’Italia sarà il “Pierino della Nato”Roma, 16 feb. (askanews) – La richiesta avanzata ieri dai Paesi membri della Nato, durante il vertice dei ministri della Difesa dell’Alleanza a Bruxelles, è stata di raggiungere “il 2% del Pil nel 2024” e di considerare questa percentuale “un punto di partenza e non di arrivo”. Un traguardo che l’Italia, oggi ferma all’1,38%, non potrà tagliare senza un aiuto dell’Unione europea, ha precisato oggi Guido Crosetto nella sua audizione sulle linee programmatiche alle commissioni riunite Difesa della Camera ed Esteri e Difesa del Senato. E quando questo tema “verrà posto al vertice di Vilnius” l’11 e 12 luglio prossimi, “alla fine noi saremo il Pierino della Nato, perché saremo gli unici a non raggiungerlo, a non essere chiari nei tempi con cui lo otterremo, quando gli altri stanno parlando già di arrivare al 2-3%”.
Un aumento che coincide con le sempre più pressanti richieste di aiuto da parte dell’Ucraina, impegnata in una guerra che, secondo il ministro, sarà “lunghissima”. Non si tratta solo di carri armati. Kiev vorrebbe ricevere attrezzature contro attacchi nucleari, batteriologici e chimici. “Probabilmente noi li daremo come Italia, perché di fronte a una richiesta di questo tipo è difficile” dire di no, “e tutto quello che potremo fare, lo faremo”, ha confermato Crosetto.
L’Italia ha sposato da tempo la linea degli Alleati di destinare il 2% del Pil alla Difesa. Una scelta, ha ricordato il ministro, che risale al 2014 ed “è stata ribadita da tutti i governi che dal 2014 si sono susseguiti”. Ieri però, a Bruxelles, Crosetto è stato chiaro: “l’unica persona che in un consesso Nato ha detto che il 2% per l’Italia è difficile da raggiungere è stato il sottoscritto. Per la prima volta in quel consesso”, ha confermato, aggiungendo poi di avere detto “sì a fatica”. Il titolare della Difesa in particolare, ha spiegato che stante le conzioni finanziarie dovute alla crisi e il fatto che l’Europa vuole mettere vincoli al bilancio, “questo impegno è difficile da raggiungere”. Tanto più che è considerato “il punto di partenza, non di arrivo, perché paesi come la Polonia investono il 4%, perché l’Inghilterra ha detto che dobbiamo mettere come parametro il 3%”, ha ricordato. Solo un Paese, ha poi precisato, ha detto che non sarebbe arrivato al 2%: il Lussemburgo. Hanno 1.000 soldati e il 2% equivarrebbe a circa 2 miliardi di euro: “non abbiamo dove spenderli”, ha detto il ministro della Difesa lussemburghese.
L’Italia, oggi è ferma all’1,38%. “Per quest’anno, il 2023 sarà l’1,48%. A legislazione vigente, nel 2028 sarà l’1,39%”, ha poi precisato Crosetto, sottolineando che proprio da questo nasce la sua “proposta dello scorporo”. “Nasce perché l’unico modo di non togliere risorse per gli interventi sociali è quello di non calcolare quelle spese all’interno dei vincoli del bilancio”. Se si è costretti a calcolare quell’aumento di spesa all’interno dei vincoli di bilancio, è il ragionamento del ministro, si obbliga il Parlamento a usare quelle risorse, “prendendole da altre parti”. Escludere quelle spese dai vincoli di bilancio, invece, consentirebbe “di investire proprio nei settori in difficoltà adesso”. “La mia”, ha insistito, “è una richiesta in aiuto per investimenti per il sociale, la sanità, per gli interventi economici, per intervenire nei settori dove c’è crisi reale”. Ed è una proposta, ha suo dire, “che dovrebbe essere sostenuta dalle forze politiche” perché consentirebbe proprio alle forze politiche “uno spazio di intervento proprio nei settori di crisi, in cui abbiamo bisogno”.
La richiesta di aumento dei fondi per la Difesa è d’altra parte giustificata dalla percezione che “quello che sta succedendo nel mondo aumenterà l’insicurezza del mondo”. In Ucraina, “i tempi del conflitto saranno lunghissimi”. La Russia “non ha alcuna intenzione di abbandonare le aree occupate” e l’Ucraina non può consentire questa occupazione. “Auspico e posso intravedere un cessate il fuoco, che non significa la fine della guerra”, ha spiegato Crosetto. “Il giorno in cui cesseranno le armi si potrà iniziare un ragionamento. Ma oggi non mi pare ci siano le condizioni da parte della Russia di terminare questi attacchi”, ha aggiunto, ricordando che l’Ucraina chiede aiuti ogni giorno “perché ogni giorno cadono bombe, ci sono carri armati che vanno avanti e truppe che cercano di occupare città, suonano sirene che ti dicono di andare ai rifugi”.
Kiev non chiede solo tank. Sono “arrivate richieste molto specifiche nei giorni scorsi”, anche di cose molto più preoccupanti, tipo attrezzature di difesa da attacchi nucleari, batteriologici e chimici, che fanno meno notizia dei carri armati, ma che probabilmente noi daremo come Italia, perché di fronte a una richiesta di questo tipo è difficile” dire di no, “e tutto quello che potremo fare, lo faremo”, ha sottolineato il ministro, senza entrare nei dettagli di quello che sarà fatto.
Ma in questo “scenario geopolitico problematico”, non c’è solo il fronte Est. Esiste anche un fronte Sud: “è la mia grande preoccupazione”, ha precisato Crosetto. Qui “il terrorismo sta crescendo di pari passo con la crescita della povertà e del cambiamento climatico, che strappa pezzi di terra alla possibilità di essere coltivati. “Il tema fondamentale nei prossimi anni sarà per noi l’Africa. Il nostro destino è indissolubilmente legato alla crescita economica dell’Africa, non soltanto per il problema dell’immigrazione. O quel continente cresce economicamente, ha la possibilità di svilupparsi, e noi dobbiamo aiutarlo, oppure questo sarà un problema, perché stante la capacità di produrre ricchezza che c’è adesso, non possono che aumentare terroristi e criminali”. (di Corrado Accaputo)

Cina sanziona Lockheed Martin e Raytheon per armi a Taiwan

Cina sanziona Lockheed Martin e Raytheon per armi a TaiwanRoma, 16 feb. (askanews) – Pechino ha deciso di adottare sanzioni contro le compagnie statunitensi Lockheed Martin e Raytheon, di fatto vietando loro ogni attività in Cina, perché queste “hanno pertecipato alla vendita di armi a Taiwan”. Lo si legge in una nota diffusa da Ministero del Commercio cinese.
Le autorità cinesi “hanno deciso di includere Lockheed Martin Corporation e Raytheon Missiles & Defence, che hanno partecipato alla vendita di armi a Taiwan , nell’elenco delle entità inaffidabili”, si legge nella nota.
Alle due compagnie americane “è vietato svolgere attività di importazione ed esportazione relative alla Cina” e viene “proibito effettuare nuovi investimenti in Cina”. Inoltre il provvedimento include un “divieto di ingresso (nel paese) al personale dirigente delle predette imprese”, la cancellazione e la nefgazione di “permessi di lavoro, soggiorno e residenza del suddetto personale dirigente in Cina”; l’”imposizione di ammende (…) il cui importo è il doppio dell’importo del contratto di vendita di armi di ciascuna impresa a Taiwan”.
Nella nota, inoltre, il ministero segnala che se il pagamento delle ammente non avverrà entro 15 giorni a partire da oggi, verranno adottate ulteriori sanzioni contro le due compagnie.
Non è chiaro a livello pratico cosa implichi il provvedimento, visto che alle compagnie produttrici di sistemi d’arma, quali sono Lockheed Martin e Raytheon, che è una controllata di Lockheed Martin, era già stata imposta una serie di blocchi molto vincolanti nel commercio con la Cina anche da parte di Washington.

Urso: imprese Italia possono affrontare tempesta deglobalizzazione

Urso: imprese Italia possono affrontare tempesta deglobalizzazioneRoma, 16 feb. (askanews) – “Questo governo è consapevole” delle sfide date dalla deglobalizzazione “e ha una strategia chiara sul ruolo dell’Italia per attraversare questa tempesta, imprese e il nostro sistema sociale sono più adeguati di altri ad affrontarla. Lo hanno dimostrato con la resilienza e la capacità reattiva e di flessibilità e determinazione che hanno stupito i nostri partner europei nella pandemia”, ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso alla Cabina di Regia sull’internazionalizzazione.
“L’economia italiana reale e il settore produttivo hanno reagito meglio, anche orientando l’export nei mercati in crescita, di quanto abbiano fatto altre economie significative ed importanti dell’Ue”, ha aggiunto.

Sudcorea adotta definizione della Corea del Nord come “nemico”

Sudcorea adotta definizione della Corea del Nord come “nemico”Roma, 16 feb. (askanews) – Il ministero della Difesa sudcoreano ha fatto riferimento alla Corea del Nord come regime “nemico” nell’ultimo documento di strategia di difesa e sicurezza. Si tratta di una definizione che non veniva adottata da sei anni, segno di un inasprimento dei rapporti alla luce della minaccia nucleare e missilistica di Pyongyang, che si è inasprita.
Il Libro bianco sulla difesa 2022, prodotto dal ministero, inoltre ha descritto il Giappone come “stretto vicino” a rispecchiare un tentativo di Seoul di migliorare i rapporti con Tokyo in vista di tempi peggiori nei rapporti col Nord e sotto la pressione Usa che gradisce un compattamento dei suoi alleati regionali in chiave anti-cinese.
Si tratta del primo documento di definizione della politica di difesa di Seoul da quando, a maggio 2022, il conservatore Yoon Suk-yeol è succeduto alla presidenza a Moon Jae-in, progressista e fautore del disgelo col regime di Kim Jong Un. Il Libro bianco viene stilato ogni due anni.
“Visto che la Corea del Nord ci ha definito come ‘indubbio nemico’ nell’ultima riunione plenaria del Comitato centrale del partito di governo nel dicembre 2022 e continua a porre una minaccia militare senza rinunciare al suo programma nucleare, il regime e i militari di tale regime, vettori di tale minaccia, sono il nostro nemico”, si legge nel documento sudcoreano.
La Corea del Sud ha definito per la prima volta “nemica” la Corea del Nord nel Libro bianco del 1995, quando il regime dell’allora leader Kim Jong Il, padre dell’attuale capo supremo di Pyongyang, minacciò di ridurre Seoul in un “mare di fiamme”. Nel 2004 la definizione fu sostituita da una più morbida e si fece riferimento al regno di Kim come “minaccia militare diretta”.
Dal 2010 al 2016 la definizione di “nemico” tornò, dopo che unità nordcoreane affondarono una corvetta sudcoreana, uccidendo 46 membri dell’equipaggio, e dopo un attacco contro un’isola al confine in cui morirono quattro persone. Solo nel 2018 e in quella del 2020 si tornò all’indicazione più morbida.
Nel documento ultimo, tra l’altro, il capo supremo nordcoreano Kim Jong Un viene chiamato solo per nome, senza titoli ufficiali, mentre nella precedente era definito “presidente della Commissione affari di stato”.
Simmetricamente, nel documento ultimo viene modificata la definizione per il Giappone, che torna a essere “stretto vicino”, come era nel 2018. “La Repubblica di Corea e il Giappne condividono valori e il Giappone è uno stretto paese vicino con cui costruire relazioni cooperative che servano i comuni interessi”, si legge nel documento.
Nella precedente versione il Giappone era definito semplicemente come “un paese vicino” con cui cooperare “non solo per le relazioni bilaterali ma anche per la pace e la prosperità in Asia nordorientale e nel mondo”.

Pais (Sardegna): continuità digitale nuova frontiera coesione Ue

Pais (Sardegna): continuità digitale nuova frontiera coesione UeRoma, 16 feb. (askanews) – “La continuità digitale è la nuova frontiera della coesione dell’Unione europea. Attraverso l’interoperabilità, pensata per favorire e migliorare la qualità della vita dei cittadini dell’Unione, saranno soprattutto i territori periferici, le zone interne soprattutto quelle a rischio spopolamento, e le isole, spesso sacrificate da politiche miopi sui collegamenti, sui trasporti delle persone, delle merci e dell’energia a trarre i maggiori benefici: essi vedranno diminuire il gap che li separa dal centro decisionale e amministrativo dell’Unione”. Lo ha detto il presidente del Consiglio regionale della Sardegna, Michele Pais, intervenendo come relatore, a Bruxelles, sull’interoperabilità davanti alla Commissione europea per i problemi economici e monetari (Econ).
Il percorso, iniziato con la relazione di Pais, dovrebbe concludersi nel mese di maggio, con l’approvazione da parte della sessione plenaria del Comitato delle Regioni.
“Auspichiamo entro il 2030 la nascita e lo sviluppo di una rete di amministrazioni pubbliche interconnesse che collaborino strettamente per ridurre l’attuale frammentazione nell’attuazione delle politiche e nel perseguimento degli obiettivi digitali dell’Ue”, ha aggiunto il Presidente Pais.
Per il Presidente Pais il percorso è impegnativo e i tempi sono ridotti: “L’Europa deve prepararsi meglio, effettuare più test di resistenza sulle infrastrutture informatiche, investire in una digitalizzazione sicura che aumenti i collegamenti tra gli Stati membri al fine di ottimizzare la qualità dei servizi pubblici e cogliere significativi vantaggi economici anche per le imprese”.
“In questo progetto di cooperazione, per perseguire obiettivi comuni, grande ruolo devono avere gli Enti territoriali, soprattutto quelli insulari, periferici e quelli interessati dal fenomeno dello spopolamento che devono essere sostenuti in questo loro coinvolgimento prevedendo, prima di tutto, che i costi della transizione digitale non siano tutti a carico delle amministrazioni locali ma che ci sia un sostegno da parte delle autorità nazionali ed europee”, ha concluso.

Tajani: diplomazia economica fondamentale per crescita Italia

Tajani: diplomazia economica fondamentale per crescita ItaliaRoma, 16 feb. (askanews) – “La filosofia del governo è quella di lavorare insieme, non più a compartimenti stagni per fare sì che la politica del Paese sia frutto di un’azione collettiva. E questo si può fare solo se lavoriamo per l’internazionalizzaizone del nostro sistema produttivo che è l’esatto contrario della delocalizzaizone. Rafforzeremo strategicamente questo lavoro, grazie alla presenza italiana nelle ambasciate nel mondo, perché la diplomazia economica è fondamentale per la crescita del Sistema Italia”, lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani alla Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione.

Abi, Silvia Attanasio designata presidente di Abilab

Abi, Silvia Attanasio designata presidente di AbilabRoma, 16 feb. (askanews) – Il comitato esecutivo dell’Abi, presieduto da Antonio Patuelli, riunitosi a Roma, ha designato quale presidente di Abilab (centro di ricerca per l’innovazione in banca) Silvia Attanasio, dirigente responsabile dell’Ufficio Innovazione dell’Abi. Lo comunica la stessa Associazione bancaria, aggiungendo con un comunicato che la Bce ha informato la Federazione Bancaria Europea (Ebf) di aver accettato la candidatura di Rita Camporeale, direttore centrale responsabile del Servizio Sistemi di pagamento dell’Abi, a far parte, in quota Ebf, del Digital euro scheme rulebook development group (Rdg).

Turismo e sostenibilità: Kel 12, la B Corp italiana del settore

Turismo e sostenibilità: Kel 12, la B Corp italiana del settoreMilano, 16 feb. (askanews) – Un’idea di viaggi culturali che è nata nel 1978 e che tuttora è in buona salute: Kel 12 è un tour operator che, partendo dal Sahara, porta turisti alla ricerca di autenticità in molte aree del mondo. Oggi però è anche il primo operatore del turismo in Italia a essere certificato come B Corp, ossia una Società Benefit che oltre al profitto è chiamata a perseguire anche obiettivi di beneficio comune.
“Per noi la certificazione B Corp – ha detto ad askanews Massimo Grossi, presidente di Kel 12- ha solo ratificato un modo di operare che già avevamo. È chiaro che essere Società Benefit in maniera ufficiale significa sottoporsi anche a una serie di analisi, controlli, e certificazioni e rende il business sicuramente un po’ complicato”.
Se un’idea di turismo responsabile ha sempre accompagnato il progetto di Kel 12, oggi questo impegno viene messo nero su bianco, per esempio attraverso la pubblicazione di un report d’impatto delle azioni intraprese. E tra gli obiettivi, come ci ha detto l’amministratore delegato Gianluca Rubino, c’è anche quello di portare reddito nei Paesi in cui si opera. “Noi facciamo anche molta formazione – ci ha spiegato – per esempio in Namibia stiamo facendo corsi di italiano per le nostre guide; in Algeria compriamo i materiali, come le tende e poi li portiamo sul posto, i nostri tour leader affiancano le guide sempre, facciamo un lavoro in più”.
I numeri, comunque, sono molto positivi: al 30 settembre 2022 Kel 12 ha quasi raggiunto i livelli del 2019 e per il 2023 si prevede di portare il volume d’affari da 13 a 22 milioni di euro. Con l’obiettivo a tre anni di arrivare a 25 milioni.
“A me spiace che Kel 12 sia la prima B Corp Italiana nel turismo – ha aggiunto Rubino – e spero che non sia l’ultima. Perché secondo me proprio noi del turismo dobbiamo perseguire un percorso di sostenibilità, perché per il fatto stesso che viaggiare vuol dire aprirsi ad altre culture e ad altri popoli, vuol dire conoscere, dobbiamo rispettare questo mondo e dobbiamo aiutare a farlo, se non lo facciamo noi nel turismo non vedo che debba farlo”.
Anche perché le tendenze del mercato sono molto chiare. “Siamo convinti – ha concluso Grossi – che in futuro o si è sostenibili o non si è sul mercato: non ci saranno vie di mezzo. E questo è il motivo principale che ci ha portato a fare questa scelta. È un percorso di miglioramento continuo e per noi la certificazione B Corp è, oltre che un onore, un punto di partenza, non certamente un punto d’arrivo o un obiettivo”.
Un punto di partenza per altre scoperte nel mondo, ma anche per un’idea di turismo chiamata a ripensare se stessa.

Ferrero: fatturato consolidato 2022 sale a 14 mld (+10,4%)

Ferrero: fatturato consolidato 2022 sale a 14 mld (+10,4%)Mlo, 16 feb. (askanews) – Il gruppo Ferrero ha chiuso l’esercizio terminato il 31 agosto 2022 con un fatturato consolidato di 14 miliardi di euro, con un incremento del 10,4% rispetto all’anno precedente, quando aveva registrato un fatturato consolidato di 12,7 miliardi di euro. È quanto riporta una nota del gruppo dolciario di Alba dopo l’approvazione del bilancio consolidato da parte della capogruppo Ferrero International.
L’anno fiscale 2021/2022, spiega la nota, è stato caratterizzato da un contesto economico e geopolitico complesso, in cui il gruppo è riuscito a crescere “grazie alla resilienza delle sue persone, dei suoi marchi e del suo modello di business”. A trainare la crescita Stati Uniti e Italia con una aumento del fatturato di marchi iconici come Nutella, Ferrero Rocher, Kinder Bueno e Kinder Joy, accanto al consolidamento delle quote di mercato nella maggior parte dei Paesi.
Il gruppo di Alba ha investito inoltre 830 milioni di euro nell’esercizio chiuso al 31 agosto 2022. “Per sostenere l’innovazione, il gruppo Ferrero – si legge nella nota – ha continuato a incrementare gli investimenti nei suoi marchi iconici, rafforzando contestualmente le attività interne di ricerca e sviluppo. Ha inoltre ampliato la propria capacità produttiva con investimenti totali di 830 milioni di euro. Sull’ammontare totale degli investimenti la parte più significativa è stata focalizzata su immobili, impianti e macchinari (733 milioni di euro), principalmente in Italia, Stati Uniti, Germania e Polonia”.
Al 31 agosto il gruppo era costituito da 109 società consolidate a livello mondiale e 32 stabilimenti produttivi, con una presenza dei propri prodotti in 170 Paesi. L’organico medio è salito a 36.756 unità dai 34.374 dipendenti del 2020/2021. L’organico puntuale al 31 agosto 2022 ammontava a 41.441 dipendenti, in aumento rispetto ai 38.767 al 31 agosto 2021. A fine giugno 2022, è stata inoltre finalizzata l’acquisizione di Fulfill Nutrition, un’azienda di barrette vitaminiche e proteiche di alta qualità. Questa operazione permette a Ferrero di espandersi nel segmento di mercato better-for-you, incontrando le esigenze e le tendenze in evoluzione dei consumatori.