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Meloni: materie STEM strategiche per vincere sfida competenze

Meloni: materie STEM strategiche per vincere sfida competenzeMilano, 4 feb. (askanews) – “Vincere la sfida delle competenze è decisivo per costruire una Nazione sempre più competitiva e protagonista delle grandi trasformazioni della nostra epoca. È un traguardo che possiamo raggiungere solo se siamo capaci di fare gioco di squadra, coinvolgendo in questa missione le famiglie, la scuola, le università, le imprese, gli ordini professionali, i luoghi di cultura e i mezzi di comunicazione”. È quanto dichiara la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in occasione della Settimana nazionale delle discipline STEM (4-11 febbraio 2025), istituita con la legge 24 novembre 2023, n. 187: “È un’iniziativa nella quale crediamo fortemente, perché riteniamo strategico per il futuro della Nazione far crescere nelle giovani generazioni l’interesse nei confronti delle materie scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, discipline sempre più al centro dei cambiamenti che i nostri sistemi economici, sociali e produttivi stanno attraversando”.


Meloni cita la Banca Mondiale, per la quale “l’80% della ricchezza delle Nazioni più avanzate è rappresentata dal sapere. In questo scenario, le materie STEM stanno assumendo un ruolo sempre più determinante e offrono grandi opportunità e prospettive. Purtroppo, in Italia gli indicatori descrivono un disallineamento tra domanda e offerta. Per l’Istat solo un quarto dei laureati italiani tra i 25 e i 34 anni ha studiato materie STEM, e le imprese italiane dichiarano di avere difficoltà a trovare profili professionali con preparazione in queste discipline”. E assicura: “Il Governo è determinato ad invertire questa tendenza, e ha già compiuto i primi passi in questa direzione. Mi riferisco, ad esempio, alla riforma dell’istruzione tecnico-professionale per creare un collegamento stabile e strutturale tra i percorsi dell’istruzione tecnica e professionale, gli ITS e le filiere produttive; all’istituzione del Liceo del Made in Italy che abbraccia materie umanistiche e materie STEM; agli incentivi per favorire l’assunzione in azienda dei titolari di contratti di ricerca e ricercatori o alle risorse stanziate per l’orientamento e il piano lauree scientifiche. C’è ancora molto lavoro da fare, ma siamo convinti che il cammino intrapreso sia quello giusto”. E conclude: “Credere nel futuro dell’Italia vuol dire anche lavorare per formare le professioni e i professionisti del domani, contribuendo così a risvegliare quel coraggio e quella capacità di osare che sono innati nel nostro popolo e che hanno consentito alla nostra Nazione di diventare quello che è”.

Meloni: gestione migranti terreno fertile per criminalità, controlli rafforzati

Meloni: gestione migranti terreno fertile per criminalità, controlli rafforzatiRoma, 4 feb. (askanews) – “L’inchiesta della Dda di Salerno, che ha portato a 36 indagati e svelato oltre 2mila richieste false di permessi di soggiorno, conferma ancora una volta quanto denunciato dal governo: per anni, la gestione dei flussi migratori è stata terreno fertile per criminali senza scrupoli”. Lo scrive sui social la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, commentando la notizia dell’operazione di polizia di lunedì.


“Un sistema che speculava sull’immigrazione, sfruttando cittadini stranieri disposti a pagare pur di ottenere un permesso di soggiorno e alimentando un giro d’affari illecito da milioni di euro”, sottolinea la premier. “Abbiamo deciso di rafforzare i controlli per impedire che le quote di ingresso regolare finiscano nelle mani di chi sfrutta l’immigrazione per fare affari. E non a caso, ho presentato un esposto all’Antimafia per fare luce sulle troppe anomalie di questo sistema. L’immigrazione non può essere lasciata in balìa della criminalità. Continueremo a lavorare per ristabilire regole serie e legalità”, assicura Meloni.

Cinema, Juliette Binoche presidente di giuria al Festival di Cannes

Cinema, Juliette Binoche presidente di giuria al Festival di CannesRoma, 4 feb. (askanews) – Sarà Juliette Binoche a presiedere la giuria della 78esima edizione del Festival di Cannes, in programma dal 13 al 24 maggio. L’attrice 60enne succede alla regista di “Barbie” Greta Gerwig, presidente lo scorso anno. È la seconda volta nella storia del festival, sottolineano gli organizzatori, che sono due artiste a passarsi il testimone come presidenti di giuria: la prima volta toccò negli anni ’60 a Sophia Loren che prese il posto di Olivia de Havilland.


Binoche è una delle star francesi più conosciute e apprezzate da pubblico e critica. Ha vinto un premio a Cannes per “Copie conformi” dell’iraniano Abbas Kiarostami, oltre che alla Mostra del Cinema di Venezia e alla Berlinale. È anche una delle poche francesi ad aver vinto un Oscar, nel 1997 per “Il paziente inglese”. Attrice che ha lavorato con i più grandi registi, non solo francesi come Jean-Luc Godard; a dirigerla, tra i tanti, il polacco Krzysztof Kieslowski, il canadese David Cronenberg e l’austriaco Michael Haneke. A Cannes è un habitué, ha iniziato nel 1985 con “Rendez-vous”, considerato il suo film della svolta.


“Non vedo l’ora di condividere questi momenti di vita con i membri della giuria e con il pubblico – ha commentato – soppeso il privilegio, la responsabilità e l’assoluta necessità di umiltà”. Il Festival ha scelto un’artista impegnata, dalle battaglie per i diritti umani a quella per le donne in Iran, per l’ecologia o i migranti. Solo pochi giorni fa Binoche ha firmato un appello per “difendere la cultura” contro i tagli di bilancio previsti dal governo francese e negli ultimi anni è stata in prima linea nel movimento #MeToo invitando anche gli uomini a rompere il silenzio su questo tema.

Borse Europa virano tutte in rosso, Milano -0,82%, Londra -0,67%

Borse Europa virano tutte in rosso, Milano -0,82%, Londra -0,67%Roma, 4 feb. (askanews) – Sono rapidamente sfumati i tentativi di stabilizzazione e leggero recupero delle Borse in Europa, dove tornano i cali in un clima di volatilità legato all’incertezza sulle tensioni commerciali con gli Stati Uniti.


Dopo meno di un’ora da inizio seduta Francoforte, che aveva aperto in rialzo, perde lo 0,39%, Londra cala dello 0,67%, Parigi perde lo 0,49%. Alla Borsa di Milano, dove anche in questo caso la seduta era partita con moderati guadagni, l’indice Ftse-Mib perde lo 0,82%. Nel fine settimana l’amministrazione Usa ha varato pesanti dazi su Messico, Canada e altri Paesi. Successivamente il presidente Donald Trump ha avvertito che misure simili sull’Europa sarebbero arrivate “molto presto”. Subito dopo lo stesso Trump ha concordato un mese di tregua sia con il Canada che con il Messico mentre verranno condotte trattative.


Nel frattempo, la Cina ha annunciato una serie di ritorsioni, prevedendo a sua volta dazi contro le importazioni di energia dagli Stati Uniti mentre ha avviato di una indagine su Google. Insomma, tutti gli ingredienti per una possibile guerra commerciale su scala globale.

”Disegnare il cambiamento”, 30 anni di architettura e società

”Disegnare il cambiamento”, 30 anni di architettura e societàMilano, 4 feb. (askanews) – “La storia che vogliamo raccontarvi comincia con un insegnamento fondamentale: i periodi di crisi sono anche quelli che permettono il cambiamento e l’innovazione. Quando crollano i vecchi paradigmi si apre spazio per fare cose diverse, ma per fare ciò sono necessarie due qualità: il coraggio e uno sguardo aperto e curioso”. Così Mario Calabresi apre la sua introduzione a “Disegnare il cambiamento. 1994 – 2024. Un viaggio tra società, tecnologia e architettura”.


Dopo la presentazione con Mario Calabresi in anteprima a Milano avvenuta all’interno di Future for Cities – il Festival delle città che cambiano – “Disegnare il Cambiamento”, edito da Editoriale Giorgio Mondadori e curato da Will e Chora Media, arriva in libreria per offrire al lettore un punto di vista privilegiato sui trent’anni, 1994-2024, in cui è cambiato tutto. Dai nuovi scenari geopolitici alla rivoluzione digitale, dal lavoro alle accelerazioni della società fino alla ricerca di una nuova empatia con il pianeta: il cambiamento attraversa ogni dimensione, rovescia paradigmi, e consegna un tempo di radicale incertezza chiedendo risposte a domande inedite. C’è un luogo che anticipa tutto questo, lo incarna e lo genera: è la città, uno spazio denso e in evoluzione da cui passano le sfide di oggi. Sempre più il ruolo di chi progetta e dell’architettura è interpretare il cambiamento, plasmando gli spazi dove abitiamo, lavoriamo, ci muoviamo, ci incontriamo.


Un mosaico del nostro tempo in cui il tratteggio della storia, descritta da Mario Calabresi; della società che cambia, ritratta da Paolo Di Paolo; dell’irrompere della tecnologia nelle nostre vite, riportata da Luca De Biase, si fonde con l’evolvere dell’architettura, ripercorsa da Massimo Roj, che 30 anni fa ha fondato la società di progettazione integrata Progetto CMR. Un viaggio, dal 1994 al 2024, che ha visto sgretolarsi ogni paradigma e ogni certezza: la società che si è fatta liquida e la tecnologia che ha cambiato il nostro modo di interagire e di interpretare la realtà. In questo scenario è nato un nuovo modo di fare progettazione, integrando architettura, ingegneria e design. Nelle pagine del libro, il progettare – inteso come “pro-jectare”, guardare avanti – corre al ritmo serrato dell’evoluzione dei social, degli stravolgimenti geo-politici, dei cambi di governo nazionali, delle città che si trasformano e delle grandi sfide del mondo di oggi, fino a tracciare la direzione dei prossimi 30 anni.


Disegnare il cambiamento si apre al pubblico per un’esperienza che non si esaurisce nella lettura: per chi volesse approfondire gli aspetti tracciati dell’evoluzione tecnologica, storica, sociale e architettonica su tutte le piattaforme libere di ascolto saranno pubblicate puntate speciali del podcast Città, in cui i protagonisti del libro in dialogo con Mario Calabresi e l’host Paolo Bovio, autore di Will & Chora Media, allargheranno lo sguardo al futuro.

Trump congela dazi a Messico e Canada, Meloni invita Ue a dialogo

Trump congela dazi a Messico e Canada, Meloni invita Ue a dialogoBruxelles, 3 feb. (askanews) – Di fronte alla minaccia di Donald Trump di imporre dazi all’Europa, l’Ue deve rispondere con il “dialogo”. E’ questo, secondo quanto si apprende, il senso dell’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al summit informale dei leader europei a Bruxelles.


L’incontro, definito “ritiro”, era stato convocato per un confronto “aperto” sul tema della difesa, una delle priorità europee di fronte al protrarsi della guerra in Ucraina ma anche all’eventuale disimpegno degli Usa dalla Nato. Ma la questione dazi è stata resa urgente dalla mossa di Trump, che sabato ha deciso di imporre alte tariffe alle merci provenienti da Messico, Canada e Cina. Entrando questa mattina al summit, sia Emmanuel Macron (“l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire”) che Olaf Scholz (“Dobbiamo reagire alle politiche doganali con politiche doganali”) erano stati molto duri. Nel corso della giornata, però, il quadro è sembrato cambiare. Trump ha “congelato” le misure contro Messico e Canada, aprendo anche auna trattativa con la Cina. Decisioni – ha spiegato una fonte a Bruxelles – che hanno dato una speranza dell’Europa: quella che la tattica del tycoon sia sparare una “cannonata” per poi trattare. E qui Meloni potrebbe inserirsi come ‘facilitatrice’, in virtù del rapporto privilegiato con il presidente Usa, cementato dalla visita a Mar-a-Lago e poi dalla partecipazione, unica leader europea, all’Inauguration Day.


La presidente del Consiglio non ha parlato con i giornalisti né all’arrivo a Bruxelles né prima di ripartire per Roma, ma secondo quanto si apprende nel corso dell’incontro ha ribadito che una guerra commerciale “non conviene a nessuno”. Piuttosto serve il dialogo per arrivare a soluzioni “equilibrate”, con un riequilibrio della bilancia commerciale che sia “sostenibile” e vantaggioso per entrambe le parti. Soluzioni che potrebbero passare – come suggeriscono alcuni Stati – da un incremento degli acquisti di armamenti e GNL dagli Usa.

Risultati e classifica serie A: La Lazio torna quarta

Risultati e classifica serie A: La Lazio torna quartaRoma, 3 feb. (askanews) – Questo il programma e i risultati della 23esima giornata di serie A dopo Cagliari-Lazio 1-2


23esima giornata Parma-Lecce 1-3, Monza-Hellas Verona 0-1, Udinese-Venezia 3-2, Atalanta-Torino 1-1, Bologna-Como 2-0, Juventus-Empoli 4-1, Fiorentina-Genoa 2-1, Milan-Inter 1-0, Roma-Napoli 1-1, Cagliari-Lazio 1-2. Classifica: Napoli 54, Inter* 51, Atalanta 47, Lazio 42, Juventus 40, Fiorentina* 39, Bologna 37, Milan* 35, Roma 31, Udinese 29, Torino 27, Genoa 26, Lecce, Verona 23, Como 22, Cagliari, Empoli 21, Parma 20, Venezia 16, Monza 13. * una partita in meno


24^ GIORNATA (7-10 febbraio) venerdì 7 febbraio ore 20.45 Como-Juventus, sabato 8 febbraio ore 15 Verona-Atalanta, ore 18 Empoli-Milan, ore 20.45 Torino-Genoa, domenica 9 febbraio ore 12.30 Venezia-Roma, ore 15 Cagliari-Parma, Lazio-Monza, ore 18 Lecce-Bologna, ore 20.45 Napoli-Udinese, lunedì 10 febbraio ore 20.45 Inter-Fiorentina

Immunità agita centrodestra. Fi rilancia, Lega pronta ma stop Fdi

Immunità agita centrodestra. Fi rilancia, Lega pronta ma stop FdiRoma, 3 feb. (askanews) – E’ scivolosa la materia dell’immunità parlamentare, riformata sull’onda di Mani pulite nel 1993, in particolare mentre si fa sempre più incandescente lo scontro tra governo e magistratura, con le implicazioni spinose e ancora tutte da spiegare, in Parlamento, sulla vicenda di Almasri, riaccompagnato in Libia su un aereo di Stato. Il sasso lanciato da Forza Italia, sull’ipotesi di rimettere mano alle norme costituzionali che escludono l’immunità sui reati penali, ha incontrato il favore di esponenti della Lega come Claudio Borghi (“Ecco qui… immigrati più mancanza di immunità parlamentare = legioni di denunciatori. Ripristinare subito articolo 68 Costituzione”, ha scritto su X il senatore leghista). Ma un alt è arrivato da Fratelli d’Italia che detengono la ‘golden power’ nel centrodestra.


Il presidente della commissione Affari costituzionali del Senato, Alberto Balboni, ha ricordato la posizione prevalente del partito della premier Giorgia Meloni e ha risposto con nettezza: “non vedo il motivo” di ritornare al vecchio articolo 68: l’attuale versione “garantisce ai parlamentari l’insindacabilità delle opinioni espresse nell’esercizio del loro mandato perché noi rappresentiamo la volontà degli elettori e questo è giusto ma – ha proseguito – sono anche convinto che se un parlamentare commette un reato comune, come un qualsiasi altro cittadino è giusto che risponda come qualsiasi altro cittadino. Anzi: io gli raddoppierei la pena visto che è un parlamentare a farlo”. Meglio quindi concentrarsi sulle altre riforme istituzionali già in cantiere, ha aggiunto, precisando tuttavia di parlare a “titolo personale”. Il vicepremier Antonio Tajani, interpellato in proposito, ha messo le mani avanti (“non ne abbiamo parlato” in Fi) ma ha puntualizzato: “Potrebbe anche essere un’idea, io personalmente non sono contrario, sarebbe da discutere e vedere in che termini, bisognerebbe vedere per quali reati e per cosa”. Per Stefania Craxi, la riforma costituzionale fu una “sottomissione della politica, sinonimo di cedimento al morbo giustizialista”.


Il sottosegretario alla Giustizia, il leghista Andrea Ostellari, non ha mostrato di disdegnare l’intervento della Fondazione Luigi Einaudi che ha colto l’occasione per annunciare per le “prossime ore” la presentazione di un ddl (“parlamentare” se godrà di un’adesione “trasversale di rappresentanti della varie forze politiche” o una “proposta di legge di iniziativa popolare”). In quale direzione lo rende evidente il testo del presidente, Giuseppe Benedetto, ‘L’eutanasia della democrazia. Il colpo di mani pulite, con la prefazione di Sabino Cassese, dove si sostiene che la decisione di riformare l’immunità, nel 1993, fu quanto meno “affrettata” e finì per incidere sul “rapporto tra poteri dello Stato”. Ostellari ha quindi evocato libertà di movimento: “seguo con attenzione la proposta della Fondazione Luigi Einaudi. L’articolo 68 della Costituzione non ha nulla a che fare con i privilegi dei singoli, ma molto con la qualità della nostra democrazia. Per questo apprezzo un’iniziativa innanzitutto culturale, che merita di essere approfondita senza connotazioni di partito. Sia il parlamento a valutare il percorso migliore per riequilibrare i poteri”. Esplicito il collega Alberto Bagnai che ha chiesto di “sottrarre alla demagogia” il dibattito.


Tra le opposizioni, a mettersi subito sul piede di guerra è stato il Movimento Cinque Stelle. Il primo a commentare, in mattinata, il presidente Giuseppe Conte, che ha invitato “tutti” ad opporsi al “delirio di onnipotenza” di “Meloni e soci contro i giudici”. “Dopo il ripristino dei vitalizi al Senato, l’abolizione del reato per i politici che abusano del loro potere, l’aumento degli stipendi dei ministri e la imbarazzante difesa della ministra Santanchè tenuta incollata alla poltrona, ecco che ci provano con l’immunità e il ritorno di uno scudo che renda intoccabili esponenti del Governo ed eletti”, ha scritto Conte su X. Seguito da una batteria di comunicati di parlamentari Cinque Stelle. Per il Pd si è espressa la capogruppo alla Camera Chiara Braga. Prendendo la parola in Aula per tornare a sollecitare, insieme alle altre opposizioni, l’informativa (cancellata la scorsa settimana) su Almasri, Braga ha attaccato il governo Meloni e la sua maggioranza: il caso del generale libico “sta svelando le reali volontà di questo Governo, non solo su quella vicenda ma perché ci sta dicendo che questa maggioranza sta pensando a reintrodurre, a fronte di quella vicenda, l’immunità per membri del Governo, per parlamentari; sta teorizzando la necessità di sottoporre la magistratura al volere, al controllo del potere politico; sta pensando di potersi scegliere i giudici che vuole per avere le sentenze e i pronunciamenti che vuole, in barba al rispetto del diritto internazionale e nazionale”.


Angelo Bonelli di Avs ha parlato di “proposta indecente”. “La destra al governo, dopo aver cancellato l’abuso d’ufficio, ridotto e depotenziato le intercettazioni penalizzando le attività investigative nella lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, dopo aver avviato un attacco frontale alla magistratura per delegittimarla, ora salta fuori la proposta dell’immunità parlamentare. Una destra che un tempo si definiva ‘sociale’, oggi si rivela invece la destra dei privilegi”, ha osservato.

Meloni e la partita dei dazi, equilibrio difficile tra Trump e Ue

Meloni e la partita dei dazi, equilibrio difficile tra Trump e UeBruxelles, 3 feb. (askanews) – E’ un crinale scivoloso quello su cui cammina Giorgia Meloni nella partita sui possibili dazi americani all’Europa. La premier si è posta l’obiettivo di far da ‘ponte’ tra Bruxelles e Washington, ma rischia di rimanere stretta tra l’aggressività di Donald Trump e l’inevitabile risposta dell’Europa.


Anche se ufficialmente non all’ordine del giorno del ritiro informale di Bruxelles, convocato per parlare di difesa, il tema dei dazi è stato il cuore della discussione della mattinata a Palais d’Egmont. Del resto la questione è urgente, a maggior ragione dopo la mossa del tycoon che ha deciso di incrementare le tariffe sui beni di Messico, Cina e Canada e minacciato nuovamente di voler fare altrettanto con l’Ue. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa ha discusso della questione in una telefonata notturna con il primo ministro canadese Justin Trudeau, che in risposta a Trump ha presentato una lista di prodotti americani che saranno colpiti da dazi al 25% per 107 miliardi di dollari. E poi ha stravolto l’ordine del giorno per affrontare subito la questione. Dal confronto è emersa una prima posizione, comunque molto timida, che è sostanzialmente un appello alla ragionevolezza all’inquilino della Casa Bianca. Fonti europee hanno parlato di un “forte consenso” sul fatto che “i dazi tra Stati Uniti e Ue sarebbero dannosi per entrambe le parti” e che “quando sorgono problemi è necessario trovare soluzioni”. Ben più marcate le posizioni espresse all’arrivo a Bruxelles da molti leader. Kaja Kallas, Alta rappresentante per la politica estera e di sicurezza, assicura che “ci stiamo preparando” a rispondere; per Emmanuel Macron “l’Europa dovrà farsi rispettare e reagire”; Mette Frederiksen, premier danese, auspica una “risposta collettiva e robusta”. La stessa linea di Olaf Scholz, cancelliere di quella Germania che sarebbe uno dei Paesi più colpiti da una guerra commerciale: ricorda a Trump che l’Ue può “reagire alle politiche doganali con politiche doganali. Dobbiamo farlo e lo faremo”.


La speranza a Bruxelles, sottolinea una fonte europea, è che la strategia di Trump sia sparare “una cannonata” per poi raggiungere un accordo (come sta avvenenendo con il Messico e, forse, con il Canada). E qui potrebbe entrare in gioco Meloni come ‘facilitatrice’ del dialogo. La premier, arrivando al summit, è stata una dei pochi tra i capi di Stato e di governo a non fermarsi per il ‘doorstep’. Se sulla difesa la sua linea è chiara (bisogna investire di più, ma servono strumenti nuovi e comuni per finanziare la spesa), sulla questione dazi si sta tenendo in un difficile equilibrio e anche oggi con i partner avrebbe ribadito la necessità di un “dialogo”, che lei potrebbe favorire visto il rapporto privilegiato con Trump cementato dalla visita a Mar-a-Lago e dalla partecipazione all’Inauguration Day, unica leader europea presente. Il primo obiettivo è l’organizzazione di un colloquio telefonico tra il presidente americano e Ursula von der Leyen. Se però il tycoon decidesse di procedere a testa bassa con i dazi (starebbe valutando un 10% di tariffa), Meloni non potrebbe far altro che schierarsi con l’Europa, a meno di una clamorosa rottura del fronte comunitario con iniziative autonome di singoli Paesi per strappare un trattamento più morbido. Proprio questo, la divisione dell’Unione, sarebbe il progetto del presidente americano. Ed è quello che paventa, da Bruxelles, anche la segretaria del Pd Elly Schlein. “Tra essere i primi della classe o quelli con la relazione più amicale ed essere funzionali a un disegno di disgregazione dell’Europa, il passo è breve – ha detto riferendosi alla premier -. Se si vuole fare l’interesse dell’Italia oggi più che mai bisognerebbe puntare all’unità europea”.


Del resto, se anche ci fosse, da parte di Meloni, la tentazione di sfruttare il ‘feeling’ con Trump per evitare o ridurre danni all’Italia, questa difficilmente sarebbe una strategia vincente. L’eventuale risposta Ue a dazi americani, infatti, dovrebbe essere approvata a maggioranza qualificata dei rappresentanti degli Stati membri e quindi opporsi da una parte farebbe sorgere un problema reputazionale; dall’altra rischierebbe di essere comunque inutile, perchè per bloccare le decisioni occorrerebbe una minoranza di blocco, cioè sostanzialmente due Stati grandi e alcuni piccoli (che complessivamente raggiungano il 35% della popolazione e il 45% degli Stati membri).

Miart 2025: big internazionali e dialogo con il territorio

Miart 2025: big internazionali e dialogo con il territorioMilano, 3 feb. (askanews) – Cento anni di arte, gallerie da 30 Paesi e cinque continenti, l’edizione 2025 della fiera miart, in programma dal 4 al 6 aprile negli spazi dell’Allianz MiCo di Milano, punta sia sull’internazionalità sia sulla relazione con il territorio. A dirigerla, con uno staff curatoriale rafforzato, è ancora Nicola Ricciardi, che ha sottolineato l’ingresso o il ritorno di importanti gallerie. “Aumentano la qualità e anche i metri quadri che queste gallerie portano. Abbiamo ingressi importantissimi: Sadie Coles, Victoria Miro, Esther Schipper, Meyer Riegger., gallerie che di solito si trovano nel primo corridoio di Art Basel e di Frieze e che ora decidono di puntare su Milano. E tra queste un grande ritorno anche italiano, che è Massimo De Carlo, che non faceva miart dal 2019, ma decide di puntare sulla nostra città. Quindi qualità all’interno della fiera con progetti molto rigorosi, molto curati, ma anche qualità fuori, perché siamo usciti, come da tradizione, anche nella città, cercando di promuovere e farci anche noi stessi portavoce di una serie di mostre, di stanze, di progetti e di performance che saranno distribuite in tutto il territorio”.


Organizzata sulle tre sezioni Established, Emergent e Portal, miart copre un periodo che va dal primo Novecento fino alla più stretta attualità e ragiona pure sul contesto fieristico e culturale internazionale. Alla presentazione è intervenuto anche il presidente di Fiera Milano Carlo Bonomi. “Innanzitutto siamo molto soddisfatti dei numeri – ci ha detto – quasi 180 gallerie, 40% che vengono dall’estero, ma al di là dei numeri quantitativi la qualità che ci sarà quest’anno e di cui siamo molto orgogliosi. Ovviamente non possiamo pensare al momento di competere con New York, ma nel mondo sui temi culturali si stanno creando dei nuovi hub come Hong Kong, ma io credo che in Europa, l’Italia e Milano in particolare abbia tutte le chance di poter diventare veramente qualcosa di importante. E un territorio come Milano deve essere all’avanguardia su questi temi”. Come ogni anno, miart è parte della Milano Art Week, che coinvolge musei, istituzioni e spazi del territorio in una volontà di sinergia per l’offerta culturale e di confronto sulle forme in cui l’arte può svolgere un ruolo nella società. E poi una serie di mostre e appuntamenti dedicati a uno dei padri del contemporaneo come Robert Rauschenberg.


“Il sostegno a miart – ha ribadito Michele Coppola, direttore Arte, Cultura e Beni storici di Intesa Sanpaolo, main partner di miart – quest’anno è ancora più convinto, insieme a miart abbiamo lavorato con la Fondazione Rauschenberg per una ricorrenza importante, i cento anni dalla nascita dell’artista. L’idea di mettere a fattor comune una eccezionale fiera d’arte contemporanea e d’arte moderna con una collezione privata che tra l’altro ha preso vita attraverso un museo in piazza della Scala, le Gallerie d’Italia, che ospita dei capolavori di Rauschenberg e farlo in occasione di un momento innegabilmente internazionale di Milano, ecco credo che rappresenti un unicum”. Altro elemento tradizionale di miart sono i diversi premi previsti e il Fondo di acquisizione di Fiera Milano da 100mila euro confermato anche per il 2025.