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Sarà un weekend con temporali e freddo al Centro-Sud

Sarà un weekend con temporali e freddo al Centro-SudRoma, 15 apr. (askanews) – Un nuovo ciclone dal Nord Atlantico è in arrivo su tutto il Centro-Sud: porterà piogge, vento e anche locali nevicate sull’Appennino fino ai 1300-1500 metri. Mattia Gussoni, meteorologo del sito www.iLMeteo.it, conferma che, dopo il passaggio di un primo ciclone nordatlantico con tantissima neve sulle Alpi centro-orientali, tornado in pianura padana e freddo anomalo su gran parte dell’Italia, ecco che arriva il bis.

Una bassa pressione, in discesa dalle Isole Britanniche, attraverserà oggi tutto il Mar Tirreno: sono previste piogge e locali temporali dalla Toscana fino alla Campania, piogge intense a tratti anche in Sardegna e a macchia di leopardo anche sul resto del Centro-Sud. Andrà meglio al Nord salvo isolati addensamenti specie sulle Alpi di confine. I venti continueranno ad essere protagonisti dai quadranti occidentali, con burrasche previste soprattutto in Sardegna. Domani sembrerà una domenica di novembre al Sud e sul versante adriatico: sono previste condizioni molto nuvolose con piogge sparse in un contesto termico che ricorderà più la fine dell’autunno che una primavera inoltrata. Va infatti ricordato che negli scorsi anni, in questi giorni, registravamo temperature diffusamente sopra i 20 gradi con picchi di 25°C: il 2023 ci sta regalando un mese di aprile decisamente fresco ed instabile, un po’ come accadeva prima dei cambiamenti climatici, nello scorso secolo.

La nuova settimana rimarrà ferita dai due cicloni: da lunedì l’alta pressione rimonterà prepotente su gran parte dell’Europa centro-settentrionale, ma sul Mediterraneo resterà una lacuna barica, una ferita, una goccia fredda in quota che causerà sull’Italia frequenti temporali pomeridiani ed ancora addensamenti al Sud, almeno fino a mercoledì. La proiezione per i giorni successivi vede la discesa di aria polare finlandese verso i Balcani; se questa discesa dovesse coinvolgere anche l’Italia, dovremo rimandare l’appuntamento con il sole ed il caldo a dopo il 25 aprile, altrimenti potremo già tirare fuori abiti più leggeri per il Ponte della Liberazione: al momento, con una probabilità del 70%, il periodo del Ponte sembra promettere tempo in miglioramento ovunque e temperature gradevoli, ma è tutto da confermare.

In sintesi, il mese di aprile 2023, che ci ha regalato un periodo pasquale tipico del Natale con nevicate su Alpi e Appennini a 900 metri, replicate poi negli ultimi giorni con il doppio ciclone anche sull’Appennino ligure-lombardo a quote collinari, sembra proseguire freddo ed instabile almeno fino all’inizio della terza decade, poi arriveremo ad un bivio: torneranno temperature in media con il periodo o saremo investiti dalla goccia fredda finlandese? Al momento, sembra più probabile la prima strada, quella che porta ad una mite festa della Liberazione, alla liberazione dal freddo, dai temporali e dalla pioggia stile autunnale al Centro-Sud ad iniziare dal prossimo weekend 22-23. Ma il ritorno del bel tempo potrebbe anche significare un rapido avvicinamento all’inizio della calda estate italiana: un anno fa il bollore e la canicola iniziarono il 10 di maggio e durarono ininterrotti per quasi 5 mesi.

Nasce la App “Prendi Nota-Napoli” di Pietà dei Turchini

Nasce la App “Prendi Nota-Napoli” di Pietà dei TurchiniRoma, 15 apr. (askanews) – La prima App gratuita che offre un’audioguida bilingue dedicata a Napoli e ai suoi luoghi da scoprire attraverso la sua storia musicale, dal Rinascimento alla canzone popolare, secondo percorsi tematici narrati e musicati dalla sconfinata library generata in 25 anni di attività dalla Fondazione Pietà dei Turchini, centro di Musica Antica, è disponibile da oggi per Play Store e Apple Store

Prosegue così l’impegno della fondazione per far conoscere la bellezza di Napoli e l’importanza che la musica ha avuto e ha oggi come anima della città e delle sue eccellenze: la nuova app, gratuita e bilingue in italiano e inglese, “Prendi Nota – Napoli”, è una vera e propria audioguida digitale che consentirà di passeggiare per la città seguendo gli infiniti ed inestricabili intrecci di musica, arte, architettura, letteratura – in definitiva pura civiltà europea e partenopea -percorrendo sentieri tematici dalla musica rinascimentale alla canzone popolare. Il tutto con un ampio corredo di foto, video, dettagliate spiegazioni e ovviamente la playlist specifica proveniente dall’infinito archivio musicale generato da Pietà dei Turchini nel suo costante lavoro venticinquennale. L’innovativo progetto è co-finanziato con i fondi Por Campania Fesr 2014-2020 O.S. 3.3 “Consolidamento, modernizzazione e diversificazione dei sistemi produttivi territoriali”, ed è stato curato in ogni dettaglio da Fondazione Pietà de’ Turchini con il supporto tecnico di Pynlab s.r.l.

Meloni: Italia sostiene Somalia per istituzioni stabili e forti

Meloni: Italia sostiene Somalia per istituzioni stabili e fortiAddis Abeba, 15 apr. (askanews) – “Ad Addis Abeba ho avuto il piacere di incontrare anche il presidente somalo Hassan Mohamud. La Somalia troverà sempre nell’Italia un partner privilegiato e solido nel sostenere gli sforzi volti a rafforzare le istituzioni somale e la stabilità dell’intero Corno d’Africa”. Lo scrive su Twitter la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel secondo giorno di visita ad Addis Abeba.

Proprio con il presidente somalo e con il primo ministro etiope Abiy Ahmed Ali, Meloni avrà, tra pochi minuti, un incontro trilaterale. Alle 12.10 ora locale (le 11.10 in Italia) Meloni visiterà poi la scuola italiana Galileo Galilei, il più grande istituto scolastico italiano all’estero, con 900 iscritti. Poi ripartirà per Roma.

Le compagne: “Avremmo voluto che Julia condividesse con noi il suo dolore”

Le compagne: “Avremmo voluto che Julia condividesse con noi il suo dolore”Roma, 14 apr. (askanews) – “Avremmo tanto voluto che Julia condividesse con noi il suo dolore, perché nella vita come nello sport qualsiasi ostacolo diventa più facile da superare se lo si affronta assieme, come una squadra. Non riusciamo a capacitarci dell’accaduto, non riusciamo a farcene una ragione: nulla ha mai anche solo lasciato presagire che una cosa del genere potesse accadere, altrimenti saremmo intervenute per tempo, sostenendoci come siamo abituate a fare ogni qualvolta qualcuna di noi si dovesse trovare in difficoltà”. Così le giocatrici della Igor Novara in una dichiarazione congiunta della squadra dopo la tragica scomparsa di Julia Ituma.

“È scontato quanto vero dire oggi che siamo distrutte e che non c’è minuto in cui ognuna di noi non si chieda il perché di quanto accaduto o non ripensi a come le cose sarebbero potute andare diversamente, se solo si fosse confidata con noi – si legge ancora nella nota delle compagne di squadra di Julia – Siamo consapevoli che dovremo fare i conti per tutta la vita con questa tragedia, come siamo consapevoli che dovremo affrontare la mancanza di Julia ogni giorno. Chiediamo a tutti di rispettare il nostro stato d’animo: a Istanbul abbiamo perso una di noi, una ragazza giovanissima che condivideva con noi obiettivi, sogni, passioni. Non ci sono parole per descrivere quello che stiamo provando e non c’è nulla che possa lenire il nostro dolore, lo stesso che sta provando la sua famiglia e che stanno affrontando tutti coloro, ed erano tanti, che a Julia volevano bene. Vi chiediamo sostegno e supporto, vi chiediamo di starci vicini” Sul sito della Igor Volley, oltre al messaggio scritto dalle compagne di Julia Ituma, è anche apparso un comunicato ufficiale della società: “Al fine di preservare e tutelare il proprio staff e le proprie atlete, già profondamente colpite dal dolore per la perdita di una compagna di squadra e amica, Igor Volley desidera precisare quanto segue, in relazione alle notizie divulgate nelle ultime ore da stampa turca e italiana: – Nessun messaggio di addio è stato inviato da Julia, in alcuna forma, a compagne di squadra, staff tecnico o dirigenza. – Sono da considerarsi assolutamente false anche le indiscrezioni secondo cui persone terze, preoccupate per le condizioni di Julia, avrebbero contattato prima della tragedia alcune compagne di squadra affinché le stessero vicino”.

Dl Cutro, il testo Fdi-Lega-Fi che di fatto azzera protezione speciale

Dl Cutro, il testo Fdi-Lega-Fi che di fatto azzera protezione specialeRoma, 14 apr. (askanews) – E’ in arrivo un forte giro di vite che di fatto punta ad azzerare il rilascio della protezione speciale a chi non ha ottenuto la protezione internazionale ma non può essere espulso o respinto perché a rischio di persecuzione, della vita e di violazioni sistematiche di diritti umani, trattamenti inumani o tortura. E’ quanto prevede una delle norme contenute nel subemendamento Fdi, Lega e Fi, al dl Cutro.

Nel testo, c’è anche una stretta sulla possibilità per chi ha ottenuto la protezione speciale di vedersela convertire in permessi di soggiorno per poter lavorare; stop anche per chi è nel nostro Paese a causa di gravi calamità e per cure mediche. Il permesso di soggiorno per calamità poi verrà concesso non più per “grave” calamità ma per calamità “contingente ed eccezionale” e si precisa che sarà rinnovabile (rispetto ai primi sei mesi) solo per ulteriori sei mesi e solo se permarranno le condizioni di “eccezionale” calamità. Pure il rinnovo non potrà essere convertito in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Si restringe inoltre la platea degli stranieri che non possono essere respinti o espulsi per motivi legati a gravi condizioni psicofisiche o patologiche.

Nelle ipotesi di divieto di respingimento o espulsione o estradizione di una persona non verrà più tenuto conto della natura e della effettività dei vincoli familiari dell’interessato e dell’esistenza di legami familiari e sociali con il suo paese d’origine. A fronte del giro di vite, nell’emendamento della maggioranza è stata invece inserita una norma per concedere il permesso di soggiorno alla vittima straniera che venga costretta o indotta a contrarre un matrimonio.

E’ guerra di cifre sull’adesione allo sciopero del personale Trenitalia

E’ guerra di cifre sull’adesione allo sciopero del personale TrenitaliaRoma, 14 apr. (askanews) – E’ guerra di cifre sullo sciopero di 8 ore che oggi ha coinvolto il personale di Trenitalia. Sciopero proclamato da Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal, per le condizioni di lavoro dei ferrovieri e dei lavotarori delle ditte appaltatrici di pulizia, nonché per le aggressioni contro il personale di bordo dei treni e delle stazioni.

Il gruppo Fs in una nota parla di disagi contenuti. “Rispetto al numero di corse che durante le 8 ore di sciopero sarebbero dovute circolare – ha spiegato la società -, quelle cancellate sono state il 40,37% nella Lunga Percorrenza (AV, Frecce e Intercity), e una media del 65,16 nei Regionali. Hanno circolato in sostanza tre treni a lunga percorrenza su cinque e, pur con differenze tra Regione e Regione, una media di un treno su tre nel trasporto regionale”. “Prima e durante lo sciopero – prosegue – ampia e capillare è stata l’attività informativa condotta da Trenitalia e dal Gruppo FS che ha trovato supporto ed eco sui media nazionali e territoriali. Questo, insieme ad altre iniziative gestionali, ha consentito di contenere i disagi per chi aveva necessità di spostarsi in treno. Oltre a quei treni nazionali la cui circolazione è garantita per legge dalle attuali norme sugli scioperi nei servizi pubblici, Trenitalia ha fatto viaggiare altri treni, sia a lunga percorrenza sia regionali, in coerenza con il personale disponibile perché non scioperante”.

Di “adesioni altissime” parlano invece i sindacati, secondo i quali l’astensione dal lavoro è stata “in media dell’80% tra equipaggi dei treni, addetti alle sale operative, impiegati e biglietterie con punte fino al 100% in alcune officine della manutenzione”. “L’altissima adesione allo sciopero di oggi – concludono Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal – dimostra, qualora ce ne fosse ancora bisogno, la fondatezza della vertenza e richiede l’avvio di un confronto urgente”.

La crisi nel terzo polo rilancia il dibattito nel Pd: chi prende voti al centro?

La crisi nel terzo polo rilancia il dibattito nel Pd: chi prende voti al centro?Roma, 14 apr. (askanews) – Nel Pd fanno battute, in tanti maramaldeggiano sul divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, e non potrebbe essere diversamente. Ma il naufragio del progetto centrista diventerà presto un tema politico molto serio anche in casa democratica. Il Pd visto in queste prime settimane non si preoccupava troppo di parlare anche agli elettori più moderati, Elly Schlein ha vinto soprattutto restituendo entusiasmo a quella sinistra che alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi si era rifugiata nel non voto o aveva addirittura optato per M5s, “per non regalare il nostro elettorato a Conte”, come dice uno degli esponenti della sinistra Pd.

L’obiettivo numero uno, del resto, era fermare “l’opa ostile” dei 5 stelle sull’elettorato di sinistra, consolidare il Pd riconquistando innanzitutto l’elettorato storico, la “base”, lasciando di fatto ad altri il compito di organizzare il voto di centro. Certo, il rapporto con Calenda e Renzi era assai complicato, ma del resto c’è tempo prima di doversi preoccupare di costruire un’alleanza stabile, le politiche non saranno a breve. L’implosione del terzo polo cambia il quadro e finirà per riaprire una discussione. Se non c’è un soggetto moderato a fianco del Pd, come si intercetta quell’elettorato? L’ala più moderata – quella che sosteneva Stefano Bonaccini per capirsi – tornerà a farsi sentire, a rilanciare un’impostazione simile a quella del Pd veltroniano delle origini. Enrico Borghi lo dice chiaramente: “Non c’è dubbio che quello che sta accadendo pone un tema di riflessione nel Pd. Serve la sintesi tra due culture. E’ evidente che torneremmo ad essere competitivi se dovesse nascere un partito che con Schlein copre saldamente l’arco di sinistrae attraverso altre figure è in grado anche di parlare al mondo più moderato o riformista”. Di fatto, appunto, è la “vocazione maggioritaria” dei tempi di Veltroni, lo schema che lo stesso Bonaccini aveva sostenuto durante la campagna per le primarie. Non è questa la visione della maggioranza del partito, quella che ha sostenuto Schlein alle primarie. Da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, passando per Articolo 1, l’idea è che il Pd debba caratterizzarsi appunto come partito chiaramente di sinistra, un partito “del lavoro” come ha ripetuto anche nei giorni scorsi Sandro Ruotolo.

“Quello schema del partito che tiene dentro tutto non funziona, ha funzionato solo con Veltroni”, dice un parlamentare della sinistra. “Non si riesce a parlare ai moderati e alla sinistra allo stesso tempo”. E Arturo Scotto aggiunge: “Nel congresso Pd chi evocava la vocazione maggioritaria ha perso la partita. Prima ancora della formula politologica conta la società, che è più frantumata e impaurita di 15 anni fa e chiede alla sinistra una connotazione più netta lungo le linee di frattura con la destra”. Per Scotto “il moderatismo è stato seppellito ovunque dopo il tonfo della classe media. Ed anche il tecnopopulismo di cui sono stati teorici – agitando l’agenda Draghi manco fosse il libretto rosso di Mao – appare un feticcio identitario”. Su questo punto l’analisi coincide con quella di Borghi: “La crisi del terzo polo è la conferma della bipolarizzazione del sistema politico italiano. In Azione-Iv convivevano due ambiguità: Renzi che ammiccava al centrodestra partendo da sinistra e l’idea calendiana di porsi come terzo polo alla Macron. Hanno dovuto fare i conti col principio di realtà: il bipolarismo ha tenuto”.

Non c’è spazio per un centro che non sta “nè di qua né di là”, insomma, su questo sono tutti d’accordo. Il punto, però, è come occupare lo spazio politico “riformista”, quello più moderato che magari non si riconosce in un Pd nettamente collocato “a sinistra”, categorie peraltro abbastanza logore. Già ieri Romano Prodi – non a caso sull’Avvenire – avvertiva: “Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50% è dura da soli. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra”. Per la sinistra del partito “in politica non restano mai i vuoti, lo spazio viene sempre occupato”. Più d’uno spera che possa essere lo stesso Giuseppe Conte a ricollocarsi: “Anziché fare concorrenza al Pd a sinistra lui – che di sinistra non è – potrebbe provare a prendere voti al centro, da cattolico progressista quale è”, dice uno. E se non sarà Conte a farlo, nascerà comunque qualcosa al centro e a fianco del Pd, in uno schema un po simile all’Ulivo, ai Ds-Margherita.

Non è quello che pensano nella minoranza Pd. Dice Borghi: “Dicono che non si possono prendere sia i voti moderati che quelli di sinistra? A me non fa schifo vincere le elezioni. Una sinistra di rappresentanza non è quello di cui ha bisogno il paese”. La questione non si risolverà in un giorno e la Schlein sa di avere davanti a sé del tempo, visto che la prima grande prova elettorale – le europee del prossimo anno – non richiede alleanze. Ma, come dice Prodi, senza conquistare anche il voto moderato la sfida alla destra sarà impossibile.

Crisi terzo polo rilancia dibattito Pd: chi prende voti centro?

Crisi terzo polo rilancia dibattito Pd: chi prende voti centro?Roma, 14 apr. (askanews) – Nel Pd fanno battute, in tanti maramaldeggiano sul divorzio tra Matteo Renzi e Carlo Calenda, e non potrebbe essere diversamente. Ma il naufragio del progetto centrista diventerà presto un tema politico molto serio anche in casa democratica. Il Pd visto in queste prime settimane non si preoccupava troppo di parlare anche agli elettori più moderati, Elly Schlein ha vinto soprattutto restituendo entusiasmo a quella sinistra che alle politiche e alle regionali dei mesi scorsi si era rifugiata nel non voto o aveva addirittura optato per M5s, “per non regalare il nostro elettorato a Conte”, come dice uno degli esponenti della sinistra Pd.

L’obiettivo numero uno, del resto, era fermare “l’opa ostile” dei 5 stelle sull’elettorato di sinistra, consolidare il Pd riconquistando innanzitutto l’elettorato storico, la “base”, lasciando di fatto ad altri il compito di organizzare il voto di centro. Certo, il rapporto con Calenda e Renzi era assai complicato, ma del resto c’è tempo prima di doversi preoccupare di costruire un’alleanza stabile, le politiche non saranno a breve. L’implosione del terzo polo cambia il quadro e finirà per riaprire una discussione. Se non c’è un soggetto moderato a fianco del Pd, come si intercetta quell’elettorato? L’ala più moderata – quella che sosteneva Stefano Bonaccini per capirsi – tornerà a farsi sentire, a rilanciare un’impostazione simile a quella del Pd veltroniano delle origini. Enrico Borghi lo dice chiaramente: “Non c’è dubbio che quello che sta accadendo pone un tema di riflessione nel Pd. Serve la sintesi tra due culture. E’ evidente che torneremmo ad essere competitivi se dovesse nascere un partito che con Schlein copre saldamente l’arco di sinistrae attraverso altre figure è in grado anche di parlare al mondo più moderato o riformista”. Di fatto, appunto, è la “vocazione maggioritaria” dei tempi di Veltroni, lo schema che lo stesso Bonaccini aveva sostenuto durante la campagna per le primarie. Non è questa la visione della maggioranza del partito, quella che ha sostenuto Schlein alle primarie. Da Andrea Orlando a Goffredo Bettini, passando per Articolo 1, l’idea è che il Pd debba caratterizzarsi appunto come partito chiaramente di sinistra, un partito “del lavoro” come ha ripetuto anche nei giorni scorsi Sandro Ruotolo.

“Quello schema del partito che tiene dentro tutto non funziona, ha funzionato solo con Veltroni”, dice un parlamentare della sinistra. “Non si riesce a parlare ai moderati e alla sinistra allo stesso tempo”. E Arturo Scotto aggiunge: “Nel congresso Pd chi evocava la vocazione maggioritaria ha perso la partita. Prima ancora della formula politologica conta la società, che è più frantumata e impaurita di 15 anni fa e chiede alla sinistra una connotazione più netta lungo le linee di frattura con la destra”. Per Scotto “il moderatismo è stato seppellito ovunque dopo il tonfo della classe media. Ed anche il tecnopopulismo di cui sono stati teorici – agitando l’agenda Draghi manco fosse il libretto rosso di Mao – appare un feticcio identitario”. Su questo punto l’analisi coincide con quella di Borghi: “La crisi del terzo polo è la conferma della bipolarizzazione del sistema politico italiano. In Azione-Iv convivevano due ambiguità: Renzi che ammiccava al centrodestra partendo da sinistra e l’idea calendiana di porsi come terzo polo alla Macron. Hanno dovuto fare i conti col principio di realtà: il bipolarismo ha tenuto”.

Non c’è spazio per un centro che non sta “nè di qua né di là”, insomma, su questo sono tutti d’accordo. Il punto, però, è come occupare lo spazio politico “riformista”, quello più moderato che magari non si riconosce in un Pd nettamente collocato “a sinistra”, categorie peraltro abbastanza logore. Già ieri Romano Prodi – non a caso sull’Avvenire – avvertiva: “Per vincere la coalizione è vitale, i moderati vanno recuperati. Passare dal 20 al 50% è dura da soli. Serve un dialogo vero al centro e a sinistra”. Per la sinistra del partito “in politica non restano mai i vuoti, lo spazio viene sempre occupato”. Più d’uno spera che possa essere lo stesso Giuseppe Conte a ricollocarsi: “Anziché fare concorrenza al Pd a sinistra lui – che di sinistra non è – potrebbe provare a prendere voti al centro, da cattolico progressista quale è”, dice uno. E se non sarà Conte a farlo, nascerà comunque qualcosa al centro e a fianco del Pd, in uno schema un po simile all’Ulivo, ai Ds-Margherita.

Non è quello che pensano nella minoranza Pd. Dice Borghi: “Dicono che non si possono prendere sia i voti moderati che quelli di sinistra? A me non fa schifo vincere le elezioni. Una sinistra di rappresentanza non è quello di cui ha bisogno il paese”. La questione non si risolverà in un giorno e la Schlein sa di avere davanti a sé del tempo, visto che la prima grande prova elettorale – le europee del prossimo anno – non richiede alleanze. Ma, come dice Prodi, senza conquistare anche il voto moderato la sfida alla destra sarà impossibile.

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobile

Massimiliano Gioni: Fondazione Trussardi, 20 anni da festa mobileMilano, 14 apr. (askanews) – “La torta è in regalo di Maurizio Cattelan che è, un artista molto legato alla Fondazione Trussardi, celebri i suoi bambini impiccati e le sue tattiche, per così dire, mordi e fuggi, hanno molto influenzato una Fondazione che non ha un luogo espositivo fisso, che si immagina come un museo mobile e ci piace anche chiamare una sorta di Festa Mobile che esiste da 20 anni, per cui la torta era la cosa più festiva”. Lo ha detto Massimiliano Gioni, direttore artistico di Fondazione Trussardi, presentando la grande torta celebrativa portata a miart.

“La torta – ha aggiunto Gioni – è una sorta di catalogo dei progetti realizzati, faremo un libro entro la fine dell’anno, ma questo è un catalogo di sculture di zucchero che raccontano 20 anni di progetti. È un’avventura che continua e che verrà celebrata anche con una mostra di Diego Marcon a giugno, ed è anche un’esplorazione della città di Milano reinventata dallo sguardo degli artisti e dall’energia della Fondazione, che ha aperto moltissimi spazi con 40 progetti in 20 anni, tuti gratuiti e ha portato l’arte nelle strade e nella vita quotidiana dei cittadini e dei turisti”.

Meloni: “A ottobre il Piano Mattei per l’Africa” (intanto dall’Onu arriva un richiamo sui migranti)

Meloni: “A ottobre il Piano Mattei per l’Africa” (intanto dall’Onu arriva un richiamo sui migranti)Addis Abeba, 14 apr. (askanews) – Giorgia Meloni presenterà a ottobre il suo Piano Mattei per l’Africa, con cui l’Italia vuole essere protagonista di una nuova stagione per il continente. Lo ha annunciato la stessa presidente del Consiglio, arrivata oggi ad Addis Abeba, in Etiopia, per una visita di due giorni. Cooperazione, sviluppo economico, migranti i temi al centro della missione, nel corso della quale Meloni ha incontrato il primo ministro Abiy Ahmed Ali e vedrà il presidente Hassan Sheikh Mohamud.

“C’è, sicuramente, un protagonismo italiano in Africa e nel Corno d’Africa che per noi è cruciale e sensibile”, ha detto Meloni parlando con i giornalisti. Sul Piano Mattei, ha spiegato, il governo sta lavorando “in cooperazione con i Paesi africani”, con l’obiettivo di lanciarlo al prossimo Summit intergovernativo Italia-Africa in autunno. Il Piano, ha sottolineato, “penso che produca molto più dello sforzo che richiede, per l’interesse nazionale italiano, per l’interesse europeo, per la stabilità di un continente sul quale forse negli ultimi anni non abbiamo fatto abbastanza e che oggi vede l’ingresso di attori diversi. E io credo che nell’opera di stabilizzazione e di sviluppo dell’Africa un ruolo forte dell’Italia e dell’Europa sia opportuno”. Intanto, però, il percorso intrapreso dal governo è quello di rinsaldare i rapporti bilaterali, a partire dai Paesi più “vicini”. L’Italia ha storiche relazioni con l’Etiopia, ancora attraversata da tensioni in alcune aree: la regione del Tigray, dove c’è una fragile pace, ma anche quella degli Amhara, teatro di scontri anche negli ultimi giorni. “L’Etiopia è un paese la cui stabilità è fondamentale”, ha sottolineato, garantendo “sostegno” in particolare “sul piano finanziario”, anche nell’ottica del contenimento dei flussi visto che oggi ci sono 823 mila rifugiati e 4,2 milioni di sfollati.

Per l’Italia, però, non c’è solo l’Etiopia tra le priorità. Per questo domani Meloni parteciperà a un incontro trilaterale con Abiy e con Hassan Sheikh Mohamud, presidente della Somalia, altro Paese la cui stabilizzazione ha un rilievo per Roma. Negli incontri di questi giorni, invece, non figura la presenza dell’Eritrea, che ha anch’essa storici rapporti con l’Italia ma che è sempre più nell’orbita di influenza della Russia, che ha espresso interesse a sviluppare progetti infrastrutturali nella città portuale di Massaua. Altro fronte caldo per il governo è la Tunisia, nel mezzo di una crisi profonda. Anche oggi Meloni ha ribadito l’impegno italiano per “lo sblocco dei finanziamenti”, per garantire una prospettiva al Paese, anche nell’ottica di ridurre le partenze, aumentate anche come conseguenze delle difficoltà di Tunisi. Sui migranti, però, è arrivato il richiamo dell’Onu al governo, dopo l’adozione dello stato di emergenza. Pur sollecitando l’Ue a maggiore “solidarietà con l’Italia” ed elogiando il lavoro di salvataggio della Guardia Costiera, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani Volker Turk ha voluto affermare che “qualsiasi nuova politica nell’ambito dello stato di emergenza deve essere in linea con gli obblighi in materia di diritti umani dell’Italia. Non si può derogare alla tutela dei diritti umani, come il diritto alla vita e il divieto di respingimento, nemmeno durante questi periodi”. Turk ha anche chiesto di “abbandonare la nuova e dura legge adottata all’inizio dell’anno che limita le operazioni di ricerca e salvataggio dei civili, e di astenersi dal criminalizzare coloro che sono impegnati a fornire assistenza salvavita”. Ma nel frattempo la Lega ha depositato un emendamento di maggioranza per una stretta alla protezione speciale ed esulta: “Si ritorna ai decreti Salvini”.