Trieste, 27 mar. (askanews) – “Se c’è una cosa che tutti noi sappiamo, come imprenditori, è che ogni giorno affrontiamo una sfida e che le cose si possono cambiare, se no non saremmo così bravi a realizzare prodotti che ci inviano in tutto il mondo e che ci hanno consentito di fare un record di export l’anno scorso, oltre 625 miliardi. In un mercato internazionale che si contraeva, noi abbiamo guadagnato quote di mercato”. Così il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, all’assemblea di Confindustria Alto Adriatico, a Trieste. Poi Bonomi si è rivolto ai 400 giovani presenti in sala. “Provate anche voi questo stesso impegno e questa stessa voglia che hanno i vostri genitori, gli imprenditori italiani”, trasformando la passione in determinazione” ha detto.
“Noi abbiamo una responsabilità pesante nei loro confronti e non dobbiamo pensare che siano destinati a pensare come noi o che facciano come abbiamo fatto noi” ha aggiunto citando Madre Teresa di Calcutta.
Milano, 27 mar. (askanews) – Alfredo Cospito resta detenuto al 41bis. Lo ha stabilito il Tribunale di Sorveglianza di Milano rigettando la richiesta del suo difensore di concedergli il differimento della pena con la formula della detenzione domiciliare nell’abitazione della sorella, a Pescara.
L’anarchico è in sciopero della fame da 5 mesi per protestare contro il regime di carcere duro. Il collegio presieduto dal giudice Giovanna Di Rosa, presidente del Tribunale di Sorveglianza di Milano, ha inoltre rigettato la richiesta della procura generale milanese di collocare Cospito “in maniera stabile” nel reparto detenuti dell’ospedale San Paolo.
Roma, 27 mar. (askanews) – La Commissione europea ha concluso che un prestito di Stato di 400 milioni di euro concesso dall’Italia nel 2019 ad Alitalia è illegale ai sensi delle norme della UE sugli aiuti di Stato. L’Italia deve quindi recuperare l’aiuto di Stato illegittimo, più gli interessi, da Alitalia. Lo annuncia l’esecutivo Ue in una nota. Non toccherà comunque a ITA rimborsare il prestito. Infatti la commissione ricorda di aver già rilevato nel settembre 2021 che ITA Airways, che ha acquisito parte degli asset di Alitalia nel 2021, non è il successore economico di Alitalia e che pertanto non è tenuta a rimborsare l’aiuto di Stato illegale ricevuto da Alitalia.
Nel maggio 2017 – ricapitola la Commissione – Alitalia è stata posta in procedura concorsuale ai sensi del diritto fallimentare italiano, continuando comunque ad operare come compagnia aerea. Al fine di mantenere operativa Alitalia, nel 2017 e nel 2019, l’Italia ha concesso alla società prestiti rispettivamente per un importo di 900 milioni di euro e 400 milioni di euro. Questi prestiti non sono mai stati rimborsati. Nel 2018 la Commissione ha avviato un’indagine formale per stabilire se due prestiti concessi nel 2017 (per un totale di 900 milioni) fossero conformi alle norme dell’UE sugli aiuti di Stato. Nel febbraio 2020 la Commissione ha avviato un’indagine formale per stabilire se il prestito di Stato aggiuntivo di 400 milioni di euro concesso dall’Italia il 26 ottobre 2019 fosse in linea con le norme dell’UE sugli aiuti di Stato. Nel settembre 2021 la Commissione ha concluso che i prestiti di Stato da 900 milioni di euro ad Alitalia erano illegali ai sensi delle norme dell’UE sugli aiuti di Stato. Oggi la Commissione ha concluso che, concedendo nel 2019 il prestito di 400 milioni di euro di aiuti di Stato, l’Italia non si è comportata come avrebbe fatto un operatore privato, non avendo valutato in anticipo la probabilità di rimborso dei prestiti, ma ha puntato a garantire la continuità del servizio dei voli nazionali e internazionali di Alitalia. Inoltre, la Commissione ha ritenuto che l’aiuto non potesse essere approvato nell’ambito di un salvataggio, perché Alitalia aveva già beneficiato di aiuti precedenti, vale a dire due prestiti concessi nel 2017. La Commissione ha concluso che nessun investitore privato avrebbe concesso all’epoca il prestito alla compagnia e che il prestito ha conferito ad Alitalia un ingiusto vantaggio economico rispetto ai suoi concorrenti sulle rotte nazionali, europee e mondiali.
Roma, 27 mar. (askanews) – Sono stati attribuiti alla regista Liliana Cavani e all’attore Tony Leung Chiu-wai i Leoni d’Oro alla carriera della 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia (30 agosto – 9 settembre 2023). La decisione è stata presa dal cda della Biennale, che ha fatto propria la proposta del direttore della Mostra, Alberto Barbera.
“Sono molto felice e grata alla Biennale di Venezia per questa sorpresa bellissima”, ha dichiarato Liliana Cavani, che ha partecipato alla Mostra di Venezia già nel 1965 con “Philippe Pétain: Processo a Vichy”, Leone di San Marco per il documentario, e poi più volte con “Francesco d’Assisi” (1966), “Galileo” (1968), “I cannibali” (1969), tra gli altri, fino a “Il gioco di Ripley” (2002) e “Clarisse” (2012). Tony Leung Chiu-wai – che ha interpretato tre film Leoni d’Oro a Venezia, “Città dolente” (1989) di Hou Hsiao-hsien, “Cyclo” (1995) di Tran Anh Hung e “Lust, Caution” (2007) di Ang Lee – nell’accettare la proposta ha dichiarato: “Sono colpito e onorato dalla notizia della Biennale di Venezia. Condivido idealmente questo premio con tutti i cineasti con cui ho lavorato. Questo riconoscimento è anche un omaggio a tutti loro”.
A proposito di questi riconoscimenti, il direttore Alberto Barbera ha affermato: “Protagonista tra i più emblematici del nuovo cinema italiano degli anni Sessanta, con un lavoro che in seguito attraversa oltre sessant’anni di storia dello spettacolo, Liliana Cavani è un’artista polivalente capace di frequentare la televisione, il teatro e la musica lirica con il medesimo spirito non convenzionale, e la stessa inquietudine intellettuale che hanno reso celebri i suoi film. Il suo è sempre stato un pensiero anticonformista, libero da preconcetti ideologici e svincolato da condizionamenti di sorta, mosso dall’urgenza della ricerca continua di una verità celata nelle parti più nascoste e misteriose dell’animo umano, fino ai confini della spiritualità. I personaggi dei suoi film sono calati in un contesto storico che testimonia una tensione esistenziale verso il cambiamento, giovani che cercano risposte a quesiti importanti, soggetti complessi e problematici nei quali si riflette l’irrisolto conflitto fra individuo e società. Il suo è uno sguardo politico nel senso più alto del termine, anti-dogmatico, non allineato, coraggioso nell’affrontare anche i più impegnativi tabù, estraneo alle mode, refrattario ai compromessi e agli opportunismi produttivi, aperto invece a una fertile ambiguità nei confronti dei personaggi e delle situazioni messe in scena. Una feconda lezione che è insieme di estetica e di etica, da parte di una protagonista del nostro cinema, che ne definisce la perenne modernità”. “Tony Leung – ha proseguito – è uno degli interpreti più carismatici del cinema contemporaneo, la cui eccezionale carriera è stata in grado di evolversi in parallelo allo sviluppo del cinema in chiave transnazionale e globale. Affermatosi come star della scena pop di Hong Kong negli anni Ottanta, è oggi internazionalmente riconosciuto come uno degli attori più significativi e versatili della sua generazione, in grado di dare vita a personaggi indimenticabili nei generi più vari e a ogni latitudine”.
Trieste, 27 mar. (askanews) – “E’ in corso l’elaborazione di un sistema, una specie di piattaforma, che dovrebbe in qualche modo permettere di smaltire tutto l’arretrato. Abbiamo sensibilizzato le istituzioni e le banche”. Così il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti sui crediti incagliati. “Le banche e le poste hanno annunciato che ricominceranno, in un quadro di maggiori certezze che abbiamo dato sotto il profilo giuridico, ad acquistare questi crediti – ha spiegato il ministro a margine di un incontro a Trieste.
Giorgetti ha poi ricordato che il problema “non si è venuto certo a creare per i provvedimenti di questo governo ma è ereditata dalla grande confusione e dal Far West che si era venuto a creare nel 2020-22. Quelli che sono in difficoltà sono coloro che hanno iniziato i lavori nel 2022 in epoca antecedente il governo Meloni”.
Trieste, 27 mar. (askanews) – “Ho visto polemiche, ma come Governo penso sia una cosa giusta per i cittadini e che non comporti problemi per la finanza pubblica. Quindi perché no? Anzi assolutamente sì”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha risposto, questa mattina a Trieste, a chi gli chiedeva se per quanto riguarda il superbonus si va verso l’allungamento della possibilità di detrarre.
Per quanto riguarda il decreto superbonus, “Oggi è l’ultimo giorno per gli emendamenti e speriamo – ha detto Giorgetti – di dare risposte risolutive. Io sono assolutamente favorevole al sistema delle detrazioni: 5, 10 anche 20 anni. Il principio è che non si debba passare necessariamente dal sistema della cessione che è fallito e che ha mandato in tilt il sistema delle banche e di chi devono acquistare”.
Trapani, 26 mar. (askanews) – Sei morti e un ferito grave: è il tragico bilancio di un incidente stradale verificatosi, questa sera, nel trapanese sulla Provinciale 16, nel rettilineo della frazione di Lentina che dalle 187 conduce a Custonaci. Due auto, una Doblò e una Alfa Romeo 156, per cause che sono ancora in corso di accertamento, si sono scontrate frontalmente. I morti sono quattro uomini e due donne, di cui non si conosce ancora l’identità. Sono in corso le operazioni da parte di due squadre di vigili del fuoco, inviate da Trapani e Alcamo.
L’impatto è stato violentissimo. Le due vetture si sono ridotte in un ammasso di ferraglie. L’allarme è scattato intorno alle 19.
Milano, 27 mar. (askanews) – Il teatro contemporaneo è uno spazio nel quale ciò che accade sul palco ha una relazione più diretta, più compromessa per molti versi, con chi sta di fronte a esso. È una questione biunivoca in modo molto più profondo rispetto alla normale dinamica spettacolo-spettatore. Perché molto spesso a essere messe in scena, più che una storia nella quale è più o meno possibile identificarsi, sono delle vere e proprie varianti di noi stessi, delle letture dei nostri comportamenti, come specie, è ovvio, ma anche come singoli specifici individui. E questo rende scomoda, ma anche estremamente interessante, quella poltrona rivestita di rosso in platea. Succede anche con “Apple Banana”, lo spettacolo progettato per il teatro Elfo Puccini di Milano da un gruppo informale di artisti, La variante umana, e interpretato da uno di loro, Marco Bonadei, che costruisce, più che un monologo, un dialogo asimmetrico con se stesso, con le dinamiche comunicative della società, ma anche con la messa in scena, nella quale le luci e la scenografia, nella loro sofisticata semplicità, giocano un ruolo decisivo.
Il protagonista si chiama George ed è una scimmia-umana, è la scimmia che fuma per divertire le persone che lo guardano in gabbia allo zoo. Ma è anche qualcuno che vive dentro un sistema sociale che è fatto di voci melliflue da annunciatori televisivi, di voyeurismo e di una narcosi tecnologica rappresentata dall’unico oggetto che resta sempre in scena, oltre alle banane: un cellulare. George da subito ci informa di non sapere scegliere tra un nuovo cellulare e una banana e questa incapacità di scelta è la sua (e nostra) condizione ontologica principale. George (e noi come membri di un sistema sociale ormai dominato da ossessioni tecnologiche) non può scegliere, non ha più nessuno strumento per farlo e in questa sospensione riemergono i ricordi della giungla, il perenne conflitto tra la componente più selvaggia della nostra specie e la razionalità che abbiamo faticosamente acquisito. Ma la sensazione, guardando “Apple Banana”, è che per questa razionalità ci sia sempre meno spazio, sembra essere diventata inutile, superflua. Incapace di sciogliere i continui e costanti dilemmi di fronte ai quali un mondo che vuole solo risposte nette a domande impossibili pone George e ciascuno di noi. Marco Bonadei sa muoversi sul palco, sa controllare senza ammiccamenti le situazioni e le contraddizioni, il suo discorso autoriale e attoriale è efficace, fa da collante a tutti i momenti dello spettacolo. In sala il pubblico ride, come spesso accade quando è in difficoltà, ma sul palco ogni passaggio è coerente e gestito, ogni battuta è vera, ma può essere contemporaneamente smentita, con la stessa assertività, poco dopo. È qui che lo spettacolo funziona di più: nel suo mettere tutto sul piatto – Bonadei gioca a carte scoperte, non potrebbe fare altrimenti, è una scimmia -, ma al tempo stesso non c’è nessuna interpretazione preconfezionata, tutte le contraddizioni restano, e come tali sono il tema della messa in scena. Senza consolazione, ma con lucidità. E la lucidità appare più importante, senza dubbio. George non sa scegliere tra banana e cellulare, ma Marco Bonadei sa benissimo che il suo corpo di attore deve essere parte di questa impossibilità. Sa che deve impersonare questa impossibilità, e lo fa con grande pulizia e dedizione. (Sa anche che quello che sta interpretando è pure un capitolo della infinita conflittualità tra la specie umana e la natura, che oggi si manifesta in modi clamorosi e devastanti. Questa è attualità, verrebbe da dire).
Le voci fuori campo, come annunci al supermercato; le varie forme di lusinghe più o meno triviali che il mondo offre (un po’ alla “Blade Runner” ho pensato in un paio di momenti); perfino la malinconia della vita libera nella giungla: sono tutte forme di un modo di pensare che ci arriva da fuori, che se lo guardiamo con onestà ci si svela per quello che è: alieno. È Ballard oppure la Società dello spettacolo aggiornata all’uomo-scimmia digitale del XXI secolo, fin troppo banale sottolinearlo. O forse no, forse si tratta solo di giocare con i codici della comunicazione contemporanea, e lo spettacolo lo fa magistralmente, senza ulteriori interpretazioni, lasciando che sia il grado zero della storia a emergere, per poi generare, in un secondo momento, le altre sensazioni. Come in ogni opera d’arte contemporanea sono possibili molti discorsi, che non si escludono l’un l’altro, pur nella diversità. Ecco, “Apple Banana” forse mette in scena esattamente questo aspetto, che è cruciale per chiunque voglia provare a guardare a occhi aperti il nostro presente, la cultura e la nostra stessa vita di individui all’inizio del terzo millennio. Il principio di indeterminazione, in fondo, è uno di quelli su cui si fonda anche la ricerca scientifica oggi, ogni tanto è utile pensarci. Anche davanti a un contraddittorio uomo scimmia all’Elfo Puccini.
Milano, 26 mar. (askanews) – “Si sceglie la donna che dà l’ovocita secondo i classici criteri: alta, bella, bionda, in genere una donna dell’Est. Siamo alla selezione della razza? Assolutamente, le donne nere costano molto meno di quelle bianche, quindi anche con connotazioni evidentemente razziste. Poi la donna che affitta l’utero viene selezionata con altri criteri e ad essa va una cifra relativa nonostante i costi alti a causa delle società di intermediazione e delle consulenze legali che costano molto”. Lo ha detto il ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità, Eugenia Roccella, a Zona Bianca su Retequattro a proposito della pratica, illegale in Italia, dell’utero in affitto o gestazione per altri.
“Sull’utero in affitto ci sono delle fiere, si fanno in Europa, se ne doveva fare una anche a Milano poi hanno pensato che visto che è un reato la propaganda forse non era il caso, e nelle fiere si vede benissimo” che è un mercato, “si vedono i depliant, le consulenze, le offerte che vengono fatte, di minor costo, si può scegliere tutto perché il committente a tutti i diritti, semplicemente deve pagare” ha aggiunto. “Ci sono sempre due madri diverse, due donne, una è quella che dà gli ovociti sempre attraverso il prezzo preciso sul catalogo, quindi dà le caratteristiche genetiche, trasmette il Dna. L’altra invece è quella che fa il vero utero in affitto e in questo caso viene scelta secondo altri criteri: deve essere una donna che ha già partorito, che dà garanzie di salute, ma non devi avere le caratteristiche estetiche tipiche di chi poi scegli in questo caso” ha ribadito.
Roma, 26 mar. (askanews) – E’ morto, a Ravenna, l’attore e regista Ivano Marescotti. Aveva 77 anni. Era da qualche giorno ricoverato all’ospedale civile di Ravenna a causa del peggioramento delle sue condizioni fisiche legate a una grave malattia. E’ stato sul piccolo e sul grande schermo l’immagine più iconica di personaggi cultura e linguaggio romagnolo. Il 10 febbraio 2022, via Facebook, aveva annunciato la decisione di ritirarsi dalla scuola di teatro con sede a Ravenna per dedicarsi esclusivamente al “Teatro Accademia Marescotti”.
Ivano Marescotti lascia una figlia, Iliade, nata nel 2003, che ha partecipato al 55esimo Zecchino d’Oro. E la moglie, sua compagna da anni, sposata solo nel febbraio 2022 con rito con rito civile celebrato in romagnolo nei locali dell’Ecomuseo delle erbe palustri, dove sono custoditi diversi manufatti nella prima metà del XX secolo, alcuni dei quali realizzati dal padre dell’attore. Nato a Villanova (comune di Bagnacavallo, nella Bassa Romagna), dopo il diploma conseguito al liceo artistico Nervi-Severini di Ravenna lavora per dieci anni all’ufficio urbanistica del comune di Ravenna. Progetta di iscriversi all’università, poi nel 1981 prende la decisione definitiva: si licenzia ed intraprende l’attività teatrale. Lavora fra gli altri con Leo de Berardinis, Mario Martone, Carlo Cecchi, Giampiero Solari, Giorgio Albertazzi, Marco Martinelli.
L’esordio al cinema è datato 1989, con una piccola parte nel film La cintura. Nello stesso anno l’incontro con Silvio Soldini e la partecipazione al film L’aria serena dell’ovest lo convince a dedicarsi prevalentemente al cinema.Interpreta oltre cinquanta film, lavorando con registi quali Anthony Minghella, Ridley Scott e Roberto Benigni (Johnny Stecchino e Il mostro), nonché Marco Risi, Pupi Avati, Sandro Baldoni, Maurizio Nichetti, Carlo Mazzacurati, Antonello Grimaldi e Klaus Maria Brandauer. La sua attività cinematografica gli frutta 6 candidature al Nastro d’argento, che vince nel 2004 per l’interpretazione nel cortometraggio Assicurazione sulla vita di Tommaso Cariboni e Augusto Modigliani. Dal 1993 inizia un approfondito lavoro di recupero del romagnolo, tornando in teatro con i testi di Raffaello Baldini, per poi rileggere e riscrivere alla sua maniera grandi come Dante (Dante, un patàca ispirato alla Divina Commedia) e Ariosto (Bagnacavàl, una contaminazione tra il basso romagnolo e l’Orlando Furioso).Nel 1998 appare nel video di Ti lascio una parola Goodbye, canzone dell’album de I Nomadi Una storia da raccontare. Dal 2002 il Comune di Conselice gli assegna in gestione la programmazione del Teatro comunale dove, oltre a gestire un cartellone teatrale nazionale, progetta e produce i suoi spettacoli. Nel 2004 costituisce la Patàka S.r.l. con la quale gestisce le proprie proposte culturali. In King Arthur (2004), con Clive Owen, Keira Knightley e Ioan Gruffudd, interpreta il ruolo del vescovo Germano.
Nel 2006 è nel cast della fiction Rai Raccontami, nella quale interpreta un costruttore edile, Livio Sartori, che interpreterà anche nel secondo capitolo. Nel 2008 partecipa alla fiction I liceali per Mediaset nella parte del prof. Gualtiero Cavicchioli, e al film AlbaKiara nel ruolo del Commissario Guidotti. Nel 2009 partecipa al film “Cado dalle nubi”, nel quale ricopre il ruolo di un leghista padre della ragazza che ha una relazione con Checco Zalone, il quale interpreta invece un meridionale trasferitosi al nord. Col comico e cantante pugliese reciterà ancora nel film Che bella giornata, uscito nel 2011, interpretando la parte di un colonnello dei Carabinieri. Nel 2010 ha partecipato al cortometraggio Overbooking diretto da Michele Mortara. Nel 2011 incide, per le edizioni Zanichelli, i 100 canti della Divina Commedia di Dante Alighieri. Nel 2014 si candida alle Elezioni europee con la Lista Tsipras. In piena campagna elettorale la Rai cancella, a sua insaputa, dalla quarta puntata in poi delle sei in totale, le scene di Una buona stagione in cui compariva. Per questa ragione fece alla Rai.