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Il Papa: fratelli malati in questo momento condivido molto questa ‘scuola’

Il Papa: fratelli malati in questo momento condivido molto questa ‘scuola’Città del Vaticano, 6 apr. (askanews) – “Con voi, carissimi fratelli e sorelle malati, in questo momento della mia vita condivido molto: l’esperienza dell’infermità, di sentirci deboli, di dipendere dagli altri in tante cose, di aver bisogno di sostegno”. Papa Francesco ha fatto un breve cenno alla sua attuale situazione di infermità e convalescenza dopo un lungo periodo ospedaliero, rivolgendosi stamane ai malati nella sua omelia (letta da mons. Rino Fisichella) in occasione della messa in Piazza San Pietro per il Giubileo degli ammalati e del mondo della sanità. Messa che non ha potuto presiedere perché ancora in convalescenza “protetta” a Casa Santa Marta in Vaticano.


Una situazione, quella dell’infermità fisica, ha aggiunto il Papa “non sempre facile, che però è una scuola in cui impariamo ogni giorno ad amare e a lasciarci amare, senza pretendere e senza respingere, senza rimpiangere e senza disperare, grati a Dio e ai fratelli per il bene che riceviamo, abbandonati e fiduciosi per quello che ancora deve Venire”. “La camera dell’ospedale e il letto dell’infermità possono essere luoghi in cui sentire la voce del Signore”, ha concluso Francesco.

Meloni: no allarmismi sui dazi, pronti a negoziare e a sostenere imprese

Meloni: no allarmismi sui dazi, pronti a negoziare e a sostenere impreseFirenze, 6 apr. (askanews) – “Affronteremo anche il tema dei dazi, con determinazione e pragmatismo, senza allarmismi. Non abbiamo condiviso ovviamente la scelta degli Stati Uniti, ma siamo pronti a mettere in campo tutti gli strumenti – negoziali ed economici – necessari per sostenere le nostre imprese e i nostri settori che dovessero risultare penalizzati”. Lo ha detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in un video messaggio registrato inviato al congresso della Lega di Firenze.


“E torneremo a chiedere con forza all’Europa – ha proseguito Meloni – di rivedere con forza le normative ideologiche del Green Deal e l’eccesso di regolamentazione in ogni settore, che oggi costituiscono dei veri e propri dazi interni che finirebbero per sommarsi in modo insensato a quelli esterni. Ne avremmo felicemente fatto a meno, ovviamente, però io sono convinta che gli italiani si sentano rassicurati dal fatto che alla guida dell’Italia ci sia questo Governo in questo momento. Nessuno di noi è perfetto, abbiamo sbagliato molte volte e sbaglieremo ancora, però i cittadini sanno che su di noi potranno sempre contare perché l’unica cosa che ci interessa è fare l’interesse dell’Italia e degli italiani”.

Lega, a sorpresa collegamento di Le Pen: a rischio la libertà in Europa

Lega, a sorpresa collegamento di Le Pen: a rischio la libertà in EuropaFirenze, 6 apr. (askanews) – Nel giorno delle manifestazioni di piazza in Francia per protestare contro la sentenza che esclude Marine Le Pen dalle prossime presidenziali francesi, la leader del Rassemblement Nationale si collega a sorpresa con il congresso della Lega, per un breve scambio di battute con Matteo Salvini: “Sai benissimo quello che sto vivendo perchè l’hai vissuto anche te, gli attacchi della giustizia contro i dirigenti che protegggono la sovranità del Paese”, dice Le Pen al leader leghista, riferendosi al processo Open Arms. La sentenza della magistratura francese “scrive la parola fine a tutti i principi dello stato di diritto, i francesi non potranno scegliere, non potranno votare per un candidato che loro vogliono alla guida del Paese visto che era favorita. Ma non cederemo mai, utilizzeremo tutti gli strumenti giuridici per poterci presentare a queste elezioni presidenziali”, assicura Le Pen.


E Salvini osserva: “È singolare che in Francia e a Bruxelles danno lezioni di democrazia quelli che stanno sottraendo democrazia: in Romania, con l’esclusione di un candidato, in Germania, riconvocando un Parlamento decaduto, ma possono solo ritardare il cambiamento, non fermarlo”. Le Pen ovviamente concorda: “È la libertà di tutti i nostri popoli ad essere messa in discussione. La nostra sarà una lotta pacifica, democratica e l’esempio viene da Martin Luther King. Noi sovranisti non siamo cittadini di serie B”.

Lega, Vannacci: grazie Matteo, da oggi andiamo avanti insieme

Lega, Vannacci: grazie Matteo, da oggi andiamo avanti insiemeFirenze, 6 apr. (askanews) – “Ringrazio Matteo, da oggi andiamo avanti insieme”. L’eurodeputato Roberto Vannacci saluta così i lsegretario della Lega dal palco del congresso di Firenze, dove ha appena ricevuto dallo stesso Salvini la tessera della Lega. “Ringrazio gli entusiasti che ci danno coraggio, ringrazio i critici perchè la critica è il concime del progresso, e ringrazio anche i perplessi perchè tutto ciò che non ci uccide ci rende più forti”, aggiunge Vannacci.


Che elogia il partito in cui è entrato oggi ufficialmente: “La Lega è l’unico partito sovranista in grado di incidere. Lotta, cade, si sporca, tira in porta e ogni tanto fa gol, come ha fatto con l’approvazione deldecreto sicurezza. La Lega non si limita a stare sugli spalti, ma incide nelle istituzioni”.

Governo, Meloni alla Lega: avanti su premierato, giustizia, Autonomia

Governo, Meloni alla Lega: avanti su premierato, giustizia, AutonomiaFirenze, 6 apr. (askanews) – “Andremo avanti pancia a terra fino a fine legislatura per dare col premierato un sistema politico stabile, per liberare con la riforma della giustozia la magistratura dalle correnti politiczzate, per garantire con Autonomia differenziata gli stessi liveli di prestazione e a tutti i cittadini indipendentemente da dove vivono”. Lo ha detto Giorgia Meloni, in un video messaggio al congresso della Lega in corso a Firenze. “Continueremo a difendere i confini, non arretreremo di un millimetro sulla sicurezza”, ha aggiunto la presidente del Consiglio.


“La nostra coesione e compattezza ci hanno permesso di avere una visione di sviluppo per il Paese, di mettere in cantiere le grandi riforme che servono da anni e che sono nel nostro programma che intendiamo rispettare punto per punto. Perchè è questo che ci differenzia dalla sinistra: condividiamo la stessa visiione e rispettiamo gli impegni con i cittadini”, ha rivendicato Meloni.

Formula1, Verstappen vince a Suzuka

Formula1, Verstappen vince a SuzukaRoma, 6 apr. (askanews) – Max Verstappen fa festa a Suzuka per il quarto anno consecutivo. L’olandese mette mette in fila le McLaren di questo momento e comandare dal primo all’ultimo dei 53 giri del GP del Giappone è tanta roba. Una gestione di gara da primo della classe, per Verstappen, su una macchina potenzialmente inferiore alle altre due. Norris viene domato sin dalla partenza e termina secondo non senza prima aver sentito il fiato sul collo del compagno di squadra Piastri nel finale di gara, ma difende comunque la leadership del campionato piloti con un solo punto di vantaggio. In mezzo qualche scintilla con il quattro volte iridato, entrambi protagonisti di un corpo a corpo in uscita dalla pit lane dopo il cambio gomme. Quarto posto per la Ferrari con Charles Leclerc, seppur tanto staccato dal podio. Bravo comunque il monegasco a difendersi dalle Mercedes. Russell precede uno scatenato Kimi Antonelli (6°), che alla sua prima volta sul circuito di Suzuka a 18 anni e 7 mesi si regala anche dieci giri in testa e il giro veloce, battendo il record di giovinezza di Verstappen. Non rende invece la strategia alternativa dell’altra Rossa di Lewis Hamilton: partito con mescola di gomme più dura, nella seconda parte di gara con le medie non si accende e non va oltre il settimo posto finale. Niente punti per il padrone di casa Tsunoda, 12° al suo esordio in Red Bull.

La classifica di serie A, Fiorentina aggancia la Lazio

La classifica di serie A, Fiorentina aggancia la LazioRoma, 6 apr. (askanews) – Questi i risultati e la classifica di serie A dopo Milan-Fiorentina 2-2


Genoa-Udinese 1-0, Monza-Como 1-3, Parma-Inter 2-2, Milan-Fiorentina 2-2, domenica 6 aprile ore 12.30 Lecce-Venezia, ore 15 Empoli-Cagliari, Torino-Verona, ore 18 Atalanta-Lazio, ore 20.45 Roma-Juventus, lunedì 7 aprile ore 20.45 Bologna-Napoli. Classifica: Inter 68, Napoli 64, Atalanta 58, Bologna 56, Juventus 55, Roma, Lazio, Fiorentina 52, Milan 48, Udinese 40, Torino, Genoa 38, Como 33, Verona 30, Cagliari 29, Parma 27, Lecce 25, Empoli 23, Venezia 20, Monza 15.


32ª Giornata Venerdì 11 aprile ore 20.45 Udinese-Milan; sabato 12 aprile ore 15 Venezia-Monza, ore 18 Inter-Cagliari, ore 20.45 Juventus-Lecce, Domenica 13 aprile ore 12.30 Atalanta-Bologna, ore 15 Fiorentina-Parma, Hellas Verona-Genoa, ore 18 Como-Torino, ore 20,45 Lazio-Roma, lunedì 14 aprile ore 20.45 Napoli-Empoli.

”Il partigiano che divenne imperatore”, in libreria la vera storia di Ilio Barontini

”Il partigiano che divenne imperatore”, in libreria la vera storia di Ilio BarontiniRoma, 5 apr. (askanews) – E’ in libreria per Laterza “Il partigiano che divenne imperatore” nuovo lavoro del giornalista e scrittore spezzino Marco Ferrari, già autore, fra l’altro, di “Mare verticale, dalle Cinque Terre a Bocca di Magra”; “L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte”; “Ahi, Sudamerica! Oriundi, tango e fútbol”; “Alla rivoluzione sulla Due Cavalli, con ritorno a Lisbona 50 anni dopo”.


Il nuovo libro di Ferrari racconta una storia vera e dimenticata in cui si respira l’odore acre del Novecento ma che potrebbe uscire dalle pagine di Graham Greene. Siamo nel 1938, Ilio Barontini, comunista livornese, ha combattuto nella guerra di Spagna tanto da diventare l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti. A Parigi viene scelto dai servizi segreti francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che devono resistere alla conquista fascista. Dopo molti colloqui con il segretario del Negus, le autorità francesi e i dirigenti del Partito Comunista, raggiunge le zone sotto il controllo della resistenza attraversando Egitto e Sudan con le credenziali di Hailé Selassié trascritte su fazzoletti di seta per sfuggire al controllo nemico. Nell’estate del ’39 venne raggiunto da Anton Ukmar, ex ferroviere sloveno di Gorizia conosciuto in Spagna, da Bruno Rolla, comunista spezzino, dal colonnello Paul Robert Monnier del Deuxième Bureau, il servizio di informazioni militari, e dal segretario del Negus Lorenzo Talzar. Mussolini aveva conquistato con l’uso dell’iprite i villaggi e le città più importanti, la ferrovia Addis Abeba-Gibuti e le principali vie di comunicazione, ma una parte considerevole del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi.


Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme. Marco Ferrari, giornalista e scrittore spezzino, per AU del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme.


ornalista e scrittore spezzino, per AU del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme. Bocca di Magra; L’incredibile storia di António Salazar, il dittatore che morì due volte; Ahi, Sudamerica! Oriundi, tango e fútbol; Alla rivoluzione sulla Due Cavalli. con Ritorno a Lisbona 50 anni dopo. Un fantasma si aggira per l’Europa e per l’Africa. È il fantasma di un uomo che guida le Brigate internazionali in Spagna, e poi attraversa i deserti del Sudan. Un fantasma che diventa imperatore d’Etiopia per conto di Hailé Selassié e guida i partigiani abissini contro i fascisti italiani. Un fantasma che ha un nome, Ilio Barontini, e questa è la sua storia.


Questo libro racconta una storia vera e dimenticata. Una storia in cui si respira l’odore acre del Novecento ma che potrebbe uscire dalle pagine di Graham Greene. Siamo nel 1938, Ilio Barontini, comunista livornese, ha combattuto nella guerra di Spagna tanto da diventare l’eroe della battaglia di Guadalajara, dove le brigate internazionali sconfissero i fascisti. A Parigi viene scelto dai servizi segreti francesi e britannici per una missione rischiosissima: organizzare le forze partigiane abissine che devono resistere alla conquista fascista. Dopo molti colloqui con il segretario del Negus, le autorità francesi e i dirigenti del Partito Comunista, raggiunge le zone sotto il controllo della resistenza attraversando Egitto e Sudan con le credenziali di Hailé Selassié trascritte su fazzoletti di seta per sfuggire al controllo nemico. Nell’estate del ’39 venne raggiunto da Anton Ukmar, ex ferroviere sloveno di Gorizia conosciuto in Spagna, da Bruno Rolla, comunista spezzino, dal colonnello Paul Robert Monnier del Deuxième Bureau, il servizio di informazioni militari, e dal segretario del Negus Lorenzo Talzar. Mussolini aveva conquistato con l’uso dell’iprite i villaggi e le città più importanti, la ferrovia Addis Abeba-Gibuti e le principali vie di comunicazione, ma una parte considerevole del territorio era ancora in mano agli Arbegnuoc, i patrioti etiopi. Barontini formò un esercito di oltre 250 mila uomini composto da piccole formazioni mobili e venne nominato dal Negus vice-imperatore di Abissinia. Dotato dello scettro imperiale, il comunista di Livorno tenne a bada i vari Ras, portò a termine missioni importanti e pubblicò un giornale bilingue, “La voce degli Abissini”, tanto da diventare una leggenda. La missione terminò nel giugno 1940, quando i tre amici intrapresero la via del ritorno tra malattie e assalti di predoni. Si ritrovarono miracolosamente vivi a Khartum dove scattarono l’unica fotografia che li ritrae tutti e tre insieme

M5S, Conte vince la scommessa: tanti in piazza, non solo i suoi

M5S, Conte vince la scommessa: tanti in piazza, non solo i suoiRoma, 5 apr. (askanews) – “Oggi nasce una grande alternativa all’Italia del riarmo, dei tagli alla sanità, alla scuola, alle imprese. Li fermeremo. Tutti insieme. È solo l’inizio”. Sta in quel “tutti insieme” che Giuseppe Conte orgogliosamente proclama sui suoi canali social il senso della scommessa vinta dal Movimento 5 stelle, capace di chiamare in piazza a Roma decine di migliaia di persone e soprattutto di mettersi alla testa della protesta contro il riarmo europeo e per la fine del “genocidio” contro i palestinesi, secondo tema più citato dagli oratori sul palco dei Fori imperiali e più visibile nel corteo, per bandiere, striscioni e kefie dedicati alla tragedia in corso.


“Tutti insieme” perché stavolta in piazza non si è vista solo la capacità organizzativa del suo Movimento, ma una parte non marginale del “popolo” pacifista e della diaspora di quella sinistra che un tempo si autodefiniva “radicale”. Ma “tutti insieme” anche perché in piazza, con la presenza di Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di AVS e con la delegazione del Partito democratico guidata da Francesco Boccia, si è manifestato un fronte di opposizione che per ora sembra non potere e non volere isolare i 5 stelle. “Calenda, cancella questa piazza”, cantavano i giovani M5S in testa al corteo, sbeffeggiando il leader di Azione che ha auspicato la “cancellazione” (politica) del Movimento. “Siamo centomila!” l’annuncio di Conte dal palco, certamente esagerato ma tutt’altro che sorprendente a fronte di un corteo di massa superiore alle aspettative degli stessi organizzatori, certamente nell’ordine delle decine di migliaia, con la coda del corteo partita da piazza Vittorio Emanuele II quando ai Fori imperiali si affacciavano già le avanguardie della manifestazione. Piazza molto composta, tutto sommato silente come è tradizione per i 5 stelle che hanno una base lontana dalla militanza partitica tradizionale: “Viva l’Italia antifascista”, “fuori la mafia dallo Stato” e “Palestina libera” tra gli slogan più popolari nel corteo. E quando dal palco Barbara Spinelli, giornalista, ex europarlamentare e figlia di quell’Altiero coautore del Manifesto di Ventotene, critica il Pd per i suoi voti in Europa sul tema della guerra e del riarmo, solo qualche fischio non troppo partecipato sottolinea la distanza che ancora intercorre fra le due formazioni politiche che dovrebbero costituire l’ossatura del futuro centrosinistra. E se Sandro Ruotolo del Pd sottolinea con i cronisti che punti in comune ce ne sono, “siamo insieme – dice – per una Europa di pace non il riarmo dei 27 Stati, sono le destre europea e americana che non la vogliono l’Europa”, il verde Angelo Bonelli che invece fa parte della lista degli oratori ufficiali fa appello direttamente a Conte: “Abbiamo il dovere, lo dico a Giuseppe, di costruire una alternativa a una destra che sta sfasciando lo Stato e vuole fermare le politiche sul clima. Una maggioranza che non dice una parola sulla vergogna del genocidio del popolo palestinese”. Il suo alleato in AVS Nicola Fratoianni è sulla stessa lunghezza d’onda: “Questa destra è una destra che dobbiamo cacciare. A noi, insieme, uniti, la responsabilità di costruire una alternativa”, dice alla folla dei Fori.


Non a caso Conte, consapevole di non potersi limitare a motivare i suoi, apre il suo discorso con un sentito “grazie a chi è in piazza con idee diverse. Vi rispettiamo”. E conclude con una promessa: “Oggi si rompe la farlocca luna di miele che Meloni ha costruito con una parte degli italiani. Di qui parte l’alternativa a un governo vigliacco. Da qui partirà una grande onda che si farà sentire in tutta Italia e in tutta Europa”.

Il congresso della Lega accoglie Musk e rivuole Salvini al Viminale

Il congresso della Lega accoglie Musk e rivuole Salvini al ViminaleFirenze, 5 apr. (askanews) – Giorgia Meloni aveva già detto di no, nei giorni immediatamente successivi all’assoluzione di Matteo Salvini. Ma ora la Lega insiste: il segretario deve tornare al Viminale, a guidare il ministero dell’Interno. E il congresso di Firenze accoglie con una standing ovation la proposta, lanciata per primo dal capogruppo alla Camera Riccardo Molinari. Il diretto interessato resta seduto, impassibile. “Riflessivo”, dicono i suoi. Ma tutti coloro che interverranno a seguire, rilanceranno la richiesta: l’altro capogruppo Massimiliano Romeo, i vice segretari Andrea Crippa, Claudio Durigon. Insomma, tutti i vertici del partito a sostegno di un’ipotesi che riaprirà tensioni nel governo e nella maggioranza.


Del resto che la questione non fosse stata definitivamente accantonata lo si era capito quando su X il referente in Italia di Elon Musk, Andrea Stroppa, aveva battuto per giorni sul tema, sponsorizzando anche con un sondaggio il ritorno di Salvini al ministero dell’Interno. Sponsor pesante, Musk, che è entrato in campo al congresso sottolineando l’identità di vedute con la Lega su molte questioni. Quindici minuti di video collegmento da Washington, per insistere sulla “follia dell’immigrazione di massa”, per mettere in guardia dal rischio di “massacri in Europa” ad opera di terroristi, per insistere sulla necessità di mettere fine alla guerra in Ucraina, e per superare la questione dazi arrivando addirittura a ipotizzare una zona di libero scambio Ue-Usa con “zero dazi”. Salvini gongola, incassa l’investitura di Musk e resta di lato sulla scena del congresso. Un breve saluto all’apertura delle assise, per sottolineare che è “il primo congresso nazionale” con delegati da tutta Italia, e tutto centrato sulle critiche all’Unione Europea, individuate come l’elemento di continuità con la vecchia Lega: da Umberto Bossi a Roberto Maroni, si vanno a ripescare gli attacchi di quasi 30 anni fa alla Ue. Per il resto, il segretario uscente e che sarà riconfermato domani, assicura l’unità della maggioranza: “La Lega e il governo sono una cosa sola, si mettano l’anima in pace Conte e Schlein. La Lega è garanzia che il governo avrà vita lunga, è il collante del governo”, dice Salvini, lasciando intendere che domani arriveranno i messaggi degli alleati di governo. Cioè probabilmente di Giorgia Meloni, ma non di Antonio Tajani.


Ma in realtà i messaggi dal congresso non sono rassicuranti per la maggioranza. La questione Viminale riaperta, e il confronto sulle Regionali che viene declinato così da Massimiliano Romeo: “A un certo punto con Meloni un discorso lo dovremo fare molto chiaramente: le regioni in cui governa la Lega devono restare alla Lega. Tutte. Lombardia compresa”. Altro tema caldo, l’Autonomia e oltre, il federalismo fiscale e addirittura le macroregioni: “Qualcuno dice che siamo fedeli alla maggioranza? La fedeltà è dei cani, noi siamo leali che è un’altra roba. E alla maggioranza ricordiamo con molta lealtà che ci siamo presi l’impegno dell’Autonomia e delle riforme”, dice Luca Zaia. E Calderoli gli fa da sponda: “A volte bisogna alzare la voce”. Molinari rilancia le macroregioni care a Gianfranco Miglio e alla Lega della prima ora, e ancora Calderoli raccoglie l’invito: “Che bello sarebbe… Anche con i propri organi…”. Ovvero il vecchio Parlamento del Nord.


Quanto di queste spine resteranno davvero conficcate nel fianco della premier, lo si capirà domenica, con l’intervento conclusivo di Matteo Salvini. Che intanto ha portato a casa le modifiche statutarie che auspica disinneschino il dualismo con Vannacci: se prenderà la tessera potrà essere nominato vice segretario, ma prima di 7 anni di militanza non potrà fare il segretario. E i ogni caso, Salvini resterà in carica per i prossimi 4 anni, con l’allungamento di un anno della durata degli organi.