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Superbonus, FIMAA: tavola rotonda su tassazione delle plusvalenze

Superbonus, FIMAA: tavola rotonda su tassazione delle plusvalenzeRoma, 23 ott. (askanews) – Un incontro tra politici e professionisti – notai, costruttori, agenti immobiliari, geometri – che sono dei player primari nel settore immobiliare, per analizzare insieme e confrontarsi sulle ripercussioni che la tassazione delle plusvalenze sulla vendita di immobili che sono stati oggetto di Superbonus 110% sta evidenziando sul mercato. È l’obiettivo della tavola rotonda a porte chiuse intitolata “La Tassazione delle Plusvalenze da SuperBonus” organizzata da FIMAA.


Ai lavori hanno partecipato l’on. Alberto Luigi Gusmeroli, Presidente Commissione Attività produttive della Camera; gli onorevoli Andrea de Bertoldi, Mauro Del Barba e Emiliano Fenu, componenti della Commissione Finanze della Camera; e la senatrice Lavinia Mennuni, della Commissione Bilancio del Senato. A rappresentare le associazioni di professionisti, sono intervenuti Maurizio Pezzetta, Vicepresidente vicario FIMAA; Cristoforo Florio Consulente fiscale FIMAA; Francesco Raponi, Componente della Commissione Studi Tributari del Consiglio Nazionale del Notariato; Livio Spinelli, Consigliere del Consiglio Nazionale dei Geometri e Geometri Laureati; Marco Zandonà, Direttore Area fiscale ANCE. “La norma che prevede la tassazione delle plusvalenze – ha spiegato il Vicepresidente vicario Pezzetta nel corso dell’incontro, – presenta diverse lacune, come la difficoltà in taluni casi di commisurare correttamente le plusvalenze; l’incertezza dei reali fattori che hanno determinato la rivalutazione di un immobile ad iniziare dalle oscillazioni del mercato, più che dagli interventi svolti, così come dal tempo trascorso dall’acquisto dell’immobile; la tassazione delle plusvalenze a seguito di lavori condominiali oggetto del beneficio che non hanno però riguardato il singolo immobile oggetto di vendita; la criticità in cui si trova chi ha stipulato un contratto preliminare di compravendita registrato e trascritto prima della Legge di Bilancio 2024 (Legge 213/2023), con un onere imprevisto che va a penalizzare la vendita. Le criticità emerse, sono state anche altre e si palesa la necessità di apportare almeno delle modifiche per intervenire su una norma che non esisteva al momento della richiesta di usufruire di questo Superbonus. È necessario pertanto apportare dei correttivi, per rendere questa misura più equa. Altrimenti si rischia di provocare evidenti ripercussioni all’interno del mercato immobiliare, determinando una contrazione nell’offerta e un aumento ingiustificato dei prezzi. Questo scenario – ha concluso Pezzetta – penalizzerebbe la popolazione e quindi il mercato immobiliare stesso”.


Al termine della tavola rotonda le Associazioni hanno deciso di redigere un documento congiunto per evidenziare le maggiori criticità della norma e suggerire le opportune modifiche. Tra le varie misure: la necessità di stabilire che l’importo dell’imponibile non possa superare quello dell’incentivo goduto; la richiesta di escludere dalla tassazione quegli immobili per i quali il preliminare è stato registrato prima del 1 gennaio 2024 – quindi prima dell’entrata in vigore della misura – anche se il contratto definitivo è stipulato successivamente; la proposta di tassare la plusvalenza sulla base delle “rate” di Superbonus effettivamente percepite (l’incentivo infatti viene spalmato su più anni d’imposta e è subordinato alla presenza di redditi imponibili); la richiesta di applicare la tassazione della plusvalenza ai soli immobili ceduti entro cinque anni – e non dieci, come prevede attualmente la norma – dal completamento dei lavori.

Incontro Mattarella-Meloni dopo Consiglio supremo difesa

Incontro Mattarella-Meloni dopo Consiglio supremo difesaRoma, 23 ott. (askanews) – Al termine della seduta di oggi al Quirinale del Consiglio supremo di difesa la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha avuto un colloquio con il presidente della Republica Sergio Mattarella.


Con ogni probabilità al centro dell’incontro ci sono stati l’attuale situazione, i provvedimenti e gli atti che devono essere affrontati da qui alla fine dell’anno, compresi manovra, decreti collegati, il decreto Albania, la nomina di un giudice della Corte costituzionale.

Ilaria Salis: mi auguro che l’Europarlamento non revochi la mia immunità

Ilaria Salis: mi auguro che l’Europarlamento non revochi la mia immunitàBruxelles, 23 ott. (askanews) – “Davvero in Ungheria è normale affermare che una persona è un criminale, un delinquente, che ha commesso un reato, prima che il giudice abbia emesso una sentenza? Davvero è normale che a fare queste affermazioni siano alti esponenti del governo, in barba alla separazione dei poteri?” E’ la domanda che Ilaria Salis ha posto al premier ungherese Viktor Orban e al suo portavoce Zoltan Kovac, durante la sua conferenza stampa, oggi a Strasburgo, convocata non appena si è saputo, ieri, della richiesta da parte del governo di Budapest di revocare l’immunità parlamentare dell’eurodeputata italiana della Sinistra.


“Non è ancora terminato nemmeno il primo grado di giudizio, eppure – ha continuato Salis – sono già stata condannata dai signori Orban e Kovac, così come da moltissimi membri di Fidesz (il partito di Orban, ndr) e anche dei Patrioti (i membri del gruppo di estrema destra al Parlamento europeo, ndr) di altri paesi. In quella che, per bocca del suo stesso primo ministro, è definita una ‘democrazia illiberale’, come possono i giudici – ha chiesto ancora l’europarlamentare – esaminare con la necessaria obiettività e serenità un imputato che è dipinto come un delinquente, come un nemico pubblico, come un ‘terrorista’, da un potere politico, che cerca di ottenere una condanna a una pena esemplare?” Salis si è proclamata innocente rispetto alle accuse di aggressione e violenze nei confronti di militanti di destra durante la “Giornata dell’Onore” a Budapest nel 2023, “una vergognosa commemorazione – l’ha definita -, dove ogni anno si radunano migliaia di neonazisti provenienti da tutta Europa, che il governo ungherese non solo non impedisce ma contribuisce a sostenere”. L’11 febbraio 2023, ha ricordato, “sono stata tirata giù da un taxi e ammanettata senza nessuna spiegazione. Sono stata accusata in modo arbitrario di fatti avvenuti nei giorni precedenti, rispetto ai quali sono innocente e mi sono sempre dichiarata tale. Non ci sono prove contro di me e non sono stata riconosciuta tra gli aggressori né dalle vittime né dai testimoni”. Eppure tuttora, ha aggiunto, “sono esposta al rischio di una pena enorme, fino a 24 anni di carcere duro, sproporzionata rispetto ai presunti reati, in un paese dove non ci sono le condizioni minime per un processo equo”.


Salis ha poi sottolineato le continue accuse diffamatorie nei suoi confronti, in particolare sui media filo governativi ungheresi. “Questa persecuzione, cominciata durante la mia detenzione ha assunto i connotati di un vero e proprio accanimento da quando sono stata eletta come europarlamentare. I continui attacchi pretestuosi nei miei confronti- ha accusato – hanno lo scopo di impedirmi di svolgere il mio mandato”. Questo, nell’ambito delle regole del Parlamento europeo, è forse il punto più importante che potrebbe essere invocato (“fumus persecutionis”) per motivare un eventuale rifiuto della revoca dell’immunità. L’europarlamentare ha descritto le condizioni della sua detenzione cautelare preventiva “in condizioni disumane e degradanti” per 15 mesi nelle carceri ungheresi, e il trattamento umiliante subito durante le audizioni in tribunale: “Sono stata condotta con mani e piedi incatenati e al guinzaglio di fronte al giudice durante le udienze del processo. Un trattamento del genere, oltre che essere umiliante, rischia anche di influenzare negativamente il giudice”.


“Quelle immagini, per fortuna – ha rilevato Salis -, hanno suscitato un’ondata di indignazione pubblica quasi senza precedenti nel mio paese. Anche la Commissione europea, in una risposta scritta a un’interrogazione sul mio caso, ha ribadito l’importanza del principio di presunzione di innocenza e ha fatto riferimento alla direttiva europea vieta di presentare gli imputati come colpevoli in tribunale, attraverso l’utilizzo di strumenti di coercizione fisica, come appunto le catene”. “La mia intenzione – ha puntualizzato l’eurodeputata – non è difendermi dal processo, ma io voglio difendermi all’interno di un processo che sia rispettoso dei diritti fondamentali, che sia rispettoso del principio di presunzione di innocenza, che sia rispettoso del principio di proporzionalità. Io voglio difendermi all’interno di un processo che sia giusto ed equo, e il problema è che questo, un processo di questo tipo, evidentemente non può svolgersi in Ungheria, e ne abbiamo già avuto ampie prove”.


“L’Ungheria – ha ricordato ancora Salis – è stata ripetutamente richiamata e sanzionata dalle autorità europee per violazioni dello stato di diritto, riguardanti, tra le altre cose, l’indipendenza della magistratura e i diritti umani. Dal 2018 è sottoposta a una procedura, ancora in corso, dell’articolo 7 del Trattato Ue, per il rischio di violazione dei valori fondamentali dell’Unione”. L’europarlamentare non ha risposto a un giornalista che chiedeva se si sia sentita abbastanza tutelata, come cittadina italiana, dalle istituzioni italiane, e se pensi che il governo italiano si impegnerà in sua difesa, ma si è limitata a replicare: “Penso che questa domanda andrebbe rivolta al governo”. La procedura riguardo alle richieste di revoca dell’immunità di un eurodeputato prevede che vi sia prima un’audizione a porte chiuse nella commissione Affari giuridici (Juri) del Parlamento europeo, e poi una votazione in plenaria delle conclusioni, a favore o contro la revoca, a cui è giunta (a maggioranza semplice) la commissione Juri. “Io andrò avanti, e auspico che il Parlamento non ceda di fronte alla prepotenza di un governo autoritario”, ha affermato Salis. E ha concluso: “mi auguro vivamente che il Parlamento europeo decida di difendere lo stato di diritto, di difendere i diritti umani e di non piegarsi alle prepotenze della democrazia illiberale di Orban”.

A Roma Summit Associazione Internazionale Gendarmerie e Forze Polizia

A Roma Summit Associazione Internazionale Gendarmerie e Forze PoliziaRoma, 23 ott. (askanews) – Si è aperto a Villa Madama, a Roma, il Summit annuale dell’Associazione Internazionale delle Gendarmerie e delle Forze di Polizia a statuto militare (FIEP), al termine del quale l’Arma dei Carabinieri, che aveva assunto la Presidenza nel mese di ottobre 2023, cederà il testimone alla Gendarmeria Nazionale Francese.


Hanno preso parte all’incontro i Comandanti/Direttori Generali delle 21 gendarmerie e Forze di Polizia a statuto militare che, nel soggiorno in Italia, verranno ricevuti dal Presidente della Repubblica. Annualmente, viene individuato un tema generale oggetto di studio, durante la Presidenza italiana, la FIEP ha focalizzato l’attenzione sul contrasto ai crimini ambientali, nell’ottica prioritaria della protezione della biodiversità e degli ecosistemi. La particolare tematica è molto sentita dall’Arma, la più articolata forza di polizia ambientale d’Europa, e il confronto con le altre gendarmerie e forze di polizia è risultato utile e propositivo per un impegno comune in difesa dell’ambiente, per lo sviluppo di buone pratiche condivise e protocolli comuni.


Nel 2024 la FIEP ha compiuto trent’anni. Il 12 maggio 1994, infatti, fu istituita a Madrid la Commissione Tripartita, composta dall’Arma dei Carabinieri, dalla Gendarmeria Nazionale francese e dalla Guardia Civil spagnola. Nel 1996 aderì la Guardia Nazionale Repubblicana portoghese e l’anno successivo l’associazione, nel frattempo divenuta Commissione Quadripartita, fu definitivamente denominata FIEP, acronimo costituito dalle iniziali dei nomi dei Paesi Membri in quel momento: France, Italia, Espana e Portugal. Con successive Dichiarazioni Comuni e con le modifiche allo statuto, l’organizzazione ha assunto carattere di “Associazione Internazionale” e attualmente sono 21 le gendarmerie e forze di polizia a statuto militare appartenenti alla FIEP in qualità di membri. Nella storia trentennale dell’Associazione, prima dell’incarico conclusosi con il meeting di questi giorni, l’Arma dei Carabinieri aveva assunto la Presidenza nel 1999, nel 2006 e nel 2014 in corrispondenza con il bicentenario di fondazione dell’Istituzione. Esperienze certamente positive nell’importante campo della cooperazione internazionale. Nel corso del Vertice odierno, è stato votato all’unanimità il riconoscimento dello status di membro all’Ispettorato dei Carabinieri moldavi. La loro partecipazione alle dinamiche dell’Associazione è stata supportata dall’Arma dei Carabinieri in aderenza con le linee strategiche di indirizzo politico estero nazionale.

Al via patente digitale e altri 2 documenti su app IO per 50.000 cittadini

Al via patente digitale e altri 2 documenti su app IO per 50.000 cittadiniMilano, 23 ott. (askanews) – In attesa della piena operatività del sistema di portafoglio digitale italiano (Sistema It-Wallet) parte oggi il rilascio di documenti su IO, la nuova funzionalità che permette di aggiungere al portafoglio di app IO la versione digitale della patente, della tessera sanitaria – tessera europea di assicurazione malattia e della carta europea della disabilità.


I tre documenti digitali potranno essere utilizzati in sostituzione dei corrispettivi documenti fisici e nello specifico, in questa prima fase, solo per interazioni offline: la patente di guida potrà essere utilizzata solo in Italia per dimostrare di essere abilitato alla guida in caso di controlli delle forze dell’ordine; la tessera sanitaria – tessera europea di assicurazione malattia, permetterà di accedere alle prestazioni fornite dal Servizio sanitario nazionale; la carta europea della disabilità avrà i medesimi usi già previsti con la versione del documento fisico. Si tratta di uno strumento non obbligatorio: i cittadini sono liberi di continuare a usare esclusivamente i documenti fisici. La funzionalità sarà progressivamente estesa ai cittadini italiani, conferendo così piena validità legale alle versioni digitali dei documenti. Il rilascio inizia oggi con i primi 50.000 cittadini. A seguire il 6 novembre altri 250.000, il 30 novembre 1.000.000 e infine il 4 dicembre per tutti gli utenti dell’app IO.


Nel rispetto della tutela della privacy e della normativa sulla protezione dei dati personali, gli utenti, all’interno delle prime tre finestre temporali di abilitazione sopracitate, saranno selezionati con criterio randomico all’interno della base utenti dell’app IO. Con documenti su IO, la sicurezza e la protezione dei dati dei cittadini sono sempre garantiti e l’identità è sempre verificata grazie all’autenticazione con Cie o Spid.


“Dopo due anni di lavoro costante e discreto, il governo ha mosso il primo passo verso la realizzazione del Sistema IT-Wallet, una rivoluzione digitale che ho fortemente sostenuto fin dal mio insediamento e che andrà a regime nel 2025 – ha dichiarato il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all’innovazione tecnologica Alessio Butti – Con l’introduzione dell’IT-Wallet, e anticipando i tempi del regolamento europeo Eidas 2, l’Italia intraprende un percorso ambizioso verso l’evoluzione dei servizi digitali. Questo strumento offrirà ai cittadini nuove opportunità per l’utilizzo della loro identità digitale, garantendo al tempo stesso massima sicurezza e tutela dei dati personali”.

Salis, mi auguro che Europarlamento rifiuti revoca mia immunità

Salis, mi auguro che Europarlamento rifiuti revoca mia immunitàBruxelles, 23 ott. (askanews) – “Davvero in Ungheria è normale affermare che una persona è un criminale, un delinquente, che ha commesso un reato, prima che il giudice abbia emesso una sentenza? Davvero è normale che a fare queste affermazioni siano alti esponenti del governo, in barba alla separazione dei poteri?”


E’ la domanda che Ilaria Salis ha posto al premier ungherese Viktor Orban e al suo portavoce Zoltan Kovac, durante la sua conferenza stampa, oggi a Strasburgo, convocata non appena si è saputo, ieri, della richiesta da parte del governo di Budapest di revocare l’immunità parlamentare dell’eurodeputata italiana della Sinistra. “Non è ancora terminato nemmeno il primo grado di giudizio, eppure – ha continuato Salis – sono già stata condannata dai signori Orban e Kovac, così come da moltissimi membri di Fidesz (il partito di Orban, ndr) e anche dei Patrioti (i membri del gruppo di estrema destra al Parlamento europeo, ndr) di altri paesi. In quella che, per bocca del suo stesso primo ministro, è definita una ‘democrazia illiberale’, come possono i giudici – ha chiesto ancora l’europarlamentare – esaminare con la necessaria obiettività e serenità un imputato che è dipinto come un delinquente, come un nemico pubblico, come un ‘terrorista’, da un potere politico, che cerca di ottenere una condanna a una pena esemplare?”


Salis si è proclamata innocente rispetto alle accuse di aggressione e violenze nei confronti di militanti di destra durante la “Giornata dell’Onore” a Budapest nel 2023, “una vergognosa commemorazione – l’ha definita -, dove ogni anno si radunano migliaia di neonazisti provenienti da tutta Europa, che il governo ungherese non solo non impedisce ma contribuisce a sostenere”. L’11 febbraio 2023, ha ricordato, “sono stata tirata giù da un taxi e ammanettata senza nessuna spiegazione. Sono stata accusata in modo arbitrario di fatti avvenuti nei giorni precedenti, rispetto ai quali sono innocente e mi sono sempre dichiarata tale. Non ci sono prove contro di me e non sono stata riconosciuta tra gli aggressori né dalle vittime né dai testimoni”. Eppure tuttora, ha aggiunto, “sono esposta al rischio di una pena enorme, fino a 24 anni di carcere duro, sproporzionata rispetto ai presunti reati, in un paese dove non ci sono le condizioni minime per un processo equo”.


Salis ha poi sottolineato le continue accuse diffamatorie nei suoi confronti, in particolare sui media filo governativi ungheresi. “Questa persecuzione, cominciata durante la mia detenzione ha assunto i connotati di un vero e proprio accanimento da quando sono stata eletta come europarlamentare. I continui attacchi pretestuosi nei miei confronti- ha accusato – hanno lo scopo di impedirmi di svolgere il mio mandato”. Questo, nell’ambito delle regole del Parlamento europeo, è forse il punto più importante che potrebbe essere invocato (“fumus persecutionis”) per motivare un eventuale rifiuto della revoca dell’immunità. L’europarlamentare ha descritto le condizioni della sua detenzione cautelare preventiva “in condizioni disumane e degradanti” per 15 mesi nelle carceri ungheresi, e il trattamento umiliante subito durante le audizioni in tribunale: “Sono stata condotta con mani e piedi incatenati e al guinzaglio di fronte al giudice durante le udienze del processo. Un trattamento del genere, oltre che essere umiliante, rischia anche di influenzare negativamente il giudice”.


“Quelle immagini, per fortuna – ha rilevato Salis -, hanno suscitato un’ondata di indignazione pubblica quasi senza precedenti nel mio paese. Anche la Commissione europea, in una risposta scritta a un’interrogazione sul mio caso, ha ribadito l’importanza del principio di presunzione di innocenza e ha fatto riferimento alla direttiva europea vieta di presentare gli imputati come colpevoli in tribunale, attraverso l’utilizzo di strumenti di coercizione fisica, come appunto le catene”. “La mia intenzione – ha puntualizzato l’eurodeputata – non è difendermi dal processo, ma io voglio difendermi all’interno di un processo che sia rispettoso dei diritti fondamentali, che sia rispettoso del principio di presunzione di innocenza, che sia rispettoso del principio di proporzionalità. Io voglio difendermi all’interno di un processo che sia giusto ed equo, e il problema è che questo, un processo di questo tipo, evidentemente non può svolgersi in Ungheria, e ne abbiamo già avuto ampie prove”. “L’Ungheria – ha ricordato ancora Salis – è stata ripetutamente richiamata e sanzionata dalle autorità europee per violazioni dello stato di diritto, riguardanti, tra le altre cose, l’indipendenza della magistratura e i diritti umani. Dal 2018 è sottoposta a una procedura, ancora in corso, dell’articolo 7 del Trattato Ue, per il rischio di violazione dei valori fondamentali dell’Unione”. L’europarlamentare non ha risposto a un giornalista che chiedeva se si sia sentita abbastanza tutelata, come cittadina italiana, dalle istituzioni italiane, e se pensi che il governo italiano si impegnerà in sua difesa, ma si è limitata a replicare: “Penso che questa domanda andrebbe rivolta al governo”. La procedura riguardo alle richieste di revoca dell’immunità di un eurodeputato prevede che vi sia prima un’audizione a porte chiuse nella commissione Affari giuridici (Juri) del Parlamento europeo, e poi una votazione in plenaria delle conclusioni, a favore o contro la revoca, a cui è giunta (a maggioranza semplice) la commissione Juri. “Io andrò avanti, e auspico che il Parlamento non ceda di fronte alla prepotenza di un governo autoritario”, ha affermato Salis. E ha concluso: “mi auguro vivamente che il Parlamento europeo decida di difendere lo stato di diritto, di difendere i diritti umani e di non piegarsi alle prepotenze della democrazia illiberale di Orban”.

Meloni: governo non ostacola imprese, da grean deal Ue disastri

Meloni: governo non ostacola imprese, da grean deal Ue disastriRoma, 23 ott. (askanews) – “Il Governo, fin dal suo insediamento, è al lavoro per mettere le imprese e i lavoratori nelle condizioni di esprimere al massimo il loro potenziale, non creando difficoltà e ostacoli. Troppi errori sono stati commessi in passato, e non intendiamo ripeterli. Penso, ad esempio, agli effetti disastrosi creati dall’approccio ideologico che ha accompagnato la nascita e lo sviluppo del Green Deal europeo. Inseguire la decarbonizzazione al prezzo della deindustrializzazione è un suicidio, ed è una strada che noi non intendiamo seguire”. Lo scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una lettera inviata all’Associazione Italiana Pressure Equipment (Aipe), che quest’anno celebra i dieci anni dalla sua costituzione.


“L’industria meccanica italiana – sottolinea – è uno dei comparti di eccellenza del tessuto produttivo nazionale, e contribuisce alla forza del nostro sistema manifatturiero e al prestigio dell’Italia sui mercati internazionali. La meccanica è uno dei gioielli del Made in Italy. Un marchio che tutto il mondo ci invidia e ha portato quest’anno l’Italia al quarto posto della classifica mondiale dell’export. scavalcando prima la Corea del Sud e poi il Giappone. Se la Nazione è riuscita a centrare questo straordinario risultato, lo si deve anche al contributo decisivo della meccanica, di cui la caldareria è un segmento importante. E un settore, il vostro, che si distingue per la spiccata propensione all’innovazione e alla grande capacità di adattamento sui mercati”.

Meloni: per la transizione green servono tutte le tecnologie, anche la fusione nucleare

Meloni: per la transizione green servono tutte le tecnologie, anche la fusione nucleareRoma, 23 ott. (askanews) – La transizione ecologica deve “essere fondata sul principio di neutralità tecnologica. Abbiamo bisogno di tutte le tecnologie che ci permettono di trasformare l’economia da lineare a circolare, e tutte le tecnologie utili alla transizione devono essere prese in considerazione. Le tecnologie già in uso, quelle che stiamo sperimentando e quelle che dobbiamo ancora scoprire. Non mi riferisco solo alle rinnovabili, ma anche al gas, ai biocarburanti, all’idrogeno, alla cattura dell’anidride carbonica. Senza dimenticare, infine, la grande prospettiva che arriva dalla possibilità di produrre, in un futuro non troppo lontano, energia dal nucleare da fusione”. Lo scrive la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in una lettera inviata all’Associazione italiana pressure equipment (Aipe), che quest’anno celebra i dieci anni dalla sua costituzione.


“L’Italia – aggiunge – è la patria di Enrico Fermi, e su questo fronte non è seconda a nessuno, grazie all’expertise tecnologico di cui disponiamo, alla nostra formazione accademica superiore e all’attività di ricerca e sviluppo, portata avanti dai nostri centri d’eccellenza e dal nostro sistema produttivo. É un obiettivo nel quale possiamo e dobbiamo credere. Sono certa che, in questa sfida, non mancherà il vostro contributo, la vostra determinazione e la vostra capacita di coniugare qualità e innovazione”.

Il Consiglio supremo di difesa: urgente il cessate il fuoco a Gaza

Il Consiglio supremo di difesa: urgente il cessate il fuoco a GazaRoma, 23 ott. (askanews) – Il Consiglio supremo di difesa “valuta urgente raggiungere un immediato cessate il fuoco a Gaza ed assicurare, con efficacia e senza ostacoli, la distribuzione degli aiuti umanitari”.


Il Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ritiene inoltre che “occorra con determinazione, lavorare ad una soluzione negoziata tra Israele e Palestina che, con il concorso della comunità internazionale, preveda la creazione di due Stati sovrani e indipendenti”. Alla riunione hanno partecipato: il Presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni; il Ministro della difesa, Guido Crosetto; il Ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso; il Capo di Stato maggiore della difesa, Generale Luciano Portolano. Erano altresì presenti il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Alfredo Mantovano; il Segretario generale della Presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti; il Consigliere del Presidente della Repubblica per gli Affari del Consiglio supremo di difesa e Segretario del Consiglio, Francesco Saverio Garofani.

M.O., CSD: inaccettabile attacchi a Unifil, presenza fondamentale

M.O., CSD: inaccettabile attacchi a Unifil, presenza fondamentaleRoma, 23 ott. (askanews) – Il Consiglio supremo di difesa, riunito questa mattina al Quirinale e presieduto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, “ritiene inaccettabili gli attacchi alle forze di pace dell’ONU da parte dell’esercito israeliano e sottolinea come tutte le parti in causa abbiano l’obbligo, ai sensi della Risoluzione 1701 nonché del diritto internazionale, di garantire la sicurezza e l’incolumità del personale e delle strutture dell’ONU”.


“Resta centrale la sicurezza e la tutela del personale di UNIFIL, la cui presenza risulta fondamentale per la stabilizzazione della regione”, si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione.