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Bankitalia, Panetta: per Italia è “cruciale” ridurre il debito pubblico

Bankitalia, Panetta: per Italia è “cruciale” ridurre il debito pubblicoRoma, 21 ago. (askanews) – Per l’Italia il “problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto”. Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, a pochi giorni dall’entrata nel vivo del dibattito parlamentare sulla manovra economica per il 2025, sceglie la tribuna del Meeting di Rimini per un discorso che, cifre alla mano, segnala come il futuro dell’Italia e dell’Europa siano inscindibilmente connessi e per sollecitare il Governo e il Parlamento a una “gestione prudente dei conti pubblici”.


Pur segnalando, in analogia con le sue ultime “Considerazioni finali” i progressi dell’economia italiana dopo la Pandemia che “ci consentono di guardare al futuro con fiducia”, il numero uno di Via Nazionale lancia un monito che non si presta a equivoci: per l’Italia, “il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto. Un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire; espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo”. Panetta cita un elemento molto significativo: “L’Italia – spiega è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione. Sottolineo questo confronto perché è emblematico di come l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità”. Di qui il chiaro segnale alle istituzioni politiche: “Affrontare il nodo del debito richiede politiche di bilancio orientate alla stabilità e al graduale conseguimento di avanzi primari adeguati. Tuttavia, la riduzione del debito sarà ardua senza un’accelerazione dello sviluppo economico”. Per Bankitalia “la strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilità di successo e rafforzerebbe la credibilità delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi”.


Come accelerare la crescita del Paese? Panetta nel suo discorso ha ricordato di essersi soffermato nelle Considerazioni finali dello scorso maggio “sui problemi strutturali che da un quarto di secolo frenano il nostro sviluppo: dalla bassa crescita all’insoddisfacente andamento degli investimenti, dalla stagnazione della produttività fino alla preoccupante prospettiva demografica”. Poi ha sottolineato che “la crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia, ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti. Dobbiamo concentrarci sulle finalità essenziali: rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività del lavoro, aumentare l’occupazione di giovani e donne, definire politiche migratorie adeguate”. Gran parte del discorso del governatore della Banca d’Italia è stata dedicata all’Europa e al suo rapporto inestricabile con l’Italia.


“Rafforzare l’Europa, e con essa l’Italia, ha sottolineato Panetta – non è solo una necessità economica, ma anche il modo per affermare la nostra sovranità strategica e i nostri valori fondamentali. “Per superare le sue debolezze e tenere il passo con il progresso a livello mondiale, l’Unione europea dovrà avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni. Tra le riforme, ho già sottolineato l’importanza di creare una capacità fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea – caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale – rimane squilibrata. L’idea che la UEM possa funzionare efficacemente senza una capacità fiscale centralizzata è semplicemente un’illusione, e va superata. Una politica fiscale comune correggerebbe questo squilibrio e rafforzerebbe la coesione tra paesi membri, facilitando la realizzazione di investimenti strategici su larga scala”. Tra le altre riforme necessarie per la competitività dell’economia europea Panetta ricorda “l’allargamento del mercato unico ai settori oggi esclusi, come le telecomunicazioni e l’energia, al fine di stimolare concorrenza ed efficienza; la realizzazione di un ambiente normativo favorevole all’attività imprenditoriale, che possa attrarre investimenti privati e incentivare l’innovazione; il potenziamento dei legami tra il mondo accademico e il sistema produttivo, al fine di trasformare i risultati della ricerca in prodotti e servizi competitivi sul mercato globale. Anche sul fronte dei mercati finanziari, nel quale l’integrazione è molto avanzata, da anni mancano progressi significativi verso il completamento dell’Unione bancaria e la realizzazione di un mercato unico dei capitali”.


Quanto agli investimenti, il numero uno di Via Nazionale ricorda che “i leader europei hanno già individuato i settori chiave su cui concentrare l’impegno: la doppia transizione – ambientale e digitale – e comparti strategici come l’alimentare, l’energia, la sanità e la difesa, nei quali è necessario ridurre la dipendenza dall’estero. Investimenti in questi settori saranno efficaci se realizzati a livello europeo, con fondi sia pubblici sia privati. La spesa richiesta è talmente ingente – dell’ordine di centinaia di miliardi all’anno per molti anni11 – che è irrealistico pensare che le sole finanze pubbliche o i singoli paesi possano sostenerla da soli”. Un passaggio importante del discorso di Panetta riguarda la demografia, il mercato del lavoro e l’immigrazione in Europa. Le proiezioni demografiche indicano che nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici. Per contrastare questi effetti, è essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi – tra cui l’Italia – dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi. Anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura. L’ingresso di immigrati regolari andrà gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro”. La conclusione del discorso di Panetta è dedicata, se mai ci fosse stata la necessità di ribadirlo, proprio al destino comune di Italia ed Europa. “Le ricette – ha sottolineato – sono quelle che ci hanno guidato sin qui, basate sul principio della cooperazione e sull’obiettivo di costruire un’economia moderna, capace di affrontare le sfide globali. Con il fine di conseguire una crescita sostenuta e inclusiva come condizione per il bene comune e la concordia. Il contributo dell’Italia sarà decisivo in questo percorso: affrontare le debolezze strutturali, ridurre il debito pubblico e promuovere una crescita elevata non solo rafforzerà la nostra economia, ma contribuirà anche alla solidità dell’intera Unione europea. Solo così potremo lasciare alle generazioni future un’Italia e un’Europa che abbiano saputo distinguere l’essenziale dal superfluo, orientando le proprie scelte verso ciò che conta davvero”.

Bankitalia, Panetta: per Italia “cruciale” ridurre debito pubblico

Bankitalia, Panetta: per Italia “cruciale” ridurre debito pubblicoRoma, 21 ago. (askanews) – Per l’Italia il “problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto”. Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, a pochi giorni dall’entrata nel vivo del dibattito parlamentare sulla manovra economica per il 2025, sceglie la tribuna del Meeting di Rimini per un discorso che, cifre alla mano, segnala come il futuro dell’Italia e dell’Europa siano inscindibilmente connessi e per sollecitare il Governo e il Parlamento a una “gestione prudente dei conti pubblici”.


Pur segnalando, in analogia con le sue ultime “Considerazioni finali” i progressi dell’economia italiana dopo la Pandemia che “ci consentono di guardare al futuro con fiducia”, il numero uno di Via Nazionale lancia un monito che non si presta a equivoci: per l’Italia, “il problema cruciale rimane la riduzione del debito pubblico in rapporto al prodotto. Un debito elevato rende più onerosi i finanziamenti alle imprese, frenandone la competitività e l’incentivo a investire; espone l’economia italiana ai movimenti erratici dei mercati finanziari. Sottrae risorse alle politiche anticicliche, agli interventi sociali e alle misure in favore dello sviluppo”. Panetta cita un elemento molto significativo: “L’Italia – spiega è l’unico paese dell’area dell’euro in cui la spesa pubblica per interessi sul debito è pressoché equivalente a quella per l’istruzione. Sottolineo questo confronto perché è emblematico di come l’alto debito stia gravando sul futuro delle giovani generazioni, limitando le loro opportunità”. Di qui il chiaro segnale alle istituzioni politiche: “Affrontare il nodo del debito richiede politiche di bilancio orientate alla stabilità e al graduale conseguimento di avanzi primari adeguati. Tuttavia, la riduzione del debito sarà ardua senza un’accelerazione dello sviluppo economico”. Per Bankitalia “la strada maestra passa per una gestione prudente dei conti pubblici, affiancata da un deciso incremento della produttività e della crescita. Questo circolo virtuoso aumenterebbe significativamente le probabilità di successo e rafforzerebbe la credibilità delle nostre politiche, alleggerendo il peso della spesa per interessi”.


Come accelerare la crescita del Paese? Panetta nel suo discorso ha ricordato di essersi soffermato nelle Considerazioni finali dello scorso maggio “sui problemi strutturali che da un quarto di secolo frenano il nostro sviluppo: dalla bassa crescita all’insoddisfacente andamento degli investimenti, dalla stagnazione della produttività fino alla preoccupante prospettiva demografica”. Poi ha sottolineato che “la crescita resta l’obiettivo fondamentale per l’Italia, ma per ottenerla dobbiamo affrontare con decisione i problemi strutturali irrisolti. Dobbiamo concentrarci sulle finalità essenziali: rafforzare la concorrenza, potenziare il capitale umano, accrescere la produttività del lavoro, aumentare l’occupazione di giovani e donne, definire politiche migratorie adeguate”. Gran parte del discorso del governatore della Banca d’Italia è stata dedicata all’Europa e al suo rapporto inestricabile con l’Italia.


“Rafforzare l’Europa, e con essa l’Italia, ha sottolineato Panetta – non è solo una necessità economica, ma anche il modo per affermare la nostra sovranità strategica e i nostri valori fondamentali. “Per superare le sue debolezze e tenere il passo con il progresso a livello mondiale, l’Unione europea dovrà avviare riforme profonde ed effettuare investimenti ingenti nei prossimi anni. Tra le riforme, ho già sottolineato l’importanza di creare una capacità fiscale comune, senza la quale l’attuale governance europea – caratterizzata da una politica monetaria unica e da politiche di bilancio frammentate a livello nazionale – rimane squilibrata. L’idea che la UEM possa funzionare efficacemente senza una capacità fiscale centralizzata è semplicemente un’illusione, e va superata. Una politica fiscale comune correggerebbe questo squilibrio e rafforzerebbe la coesione tra paesi membri, facilitando la realizzazione di investimenti strategici su larga scala”. Tra le altre riforme necessarie per la competitività dell’economia europea Panetta ricorda “l’allargamento del mercato unico ai settori oggi esclusi, come le telecomunicazioni e l’energia, al fine di stimolare concorrenza ed efficienza; la realizzazione di un ambiente normativo favorevole all’attività imprenditoriale, che possa attrarre investimenti privati e incentivare l’innovazione; il potenziamento dei legami tra il mondo accademico e il sistema produttivo, al fine di trasformare i risultati della ricerca in prodotti e servizi competitivi sul mercato globale. Anche sul fronte dei mercati finanziari, nel quale l’integrazione è molto avanzata, da anni mancano progressi significativi verso il completamento dell’Unione bancaria e la realizzazione di un mercato unico dei capitali”.


Quanto agli investimenti, il numero uno di Via Nazionale ricorda che “i leader europei hanno già individuato i settori chiave su cui concentrare l’impegno: la doppia transizione – ambientale e digitale – e comparti strategici come l’alimentare, l’energia, la sanità e la difesa, nei quali è necessario ridurre la dipendenza dall’estero. Investimenti in questi settori saranno efficaci se realizzati a livello europeo, con fondi sia pubblici sia privati. La spesa richiesta è talmente ingente – dell’ordine di centinaia di miliardi all’anno per molti anni11 – che è irrealistico pensare che le sole finanze pubbliche o i singoli paesi possano sostenerla da soli”. Un passaggio importante del discorso di Panetta riguarda la demografia, il mercato del lavoro e l’immigrazione in Europa. Le proiezioni demografiche indicano che nei prossimi decenni si ridurrà il numero di cittadini europei in età da lavoro e aumenterà il numero degli anziani. Questa dinamica rischia di avere effetti negativi sulla tenuta dei sistemi pensionistici, sul sistema sanitario, sulla propensione a intraprendere e a innovare, sulla sostenibilità dei debiti pubblici. Per contrastare questi effetti, è essenziale rafforzare il capitale umano e aumentare l’occupazione di giovani e donne, in particolare nei paesi – tra cui l’Italia – dove i divari di partecipazione al mercato del lavoro per genere ed età sono ancora troppo ampi. Anche misure che favoriscano un afflusso di lavoratori stranieri regolari costituiscono una risposta razionale sul piano economico, indipendentemente da valutazioni di altra natura. L’ingresso di immigrati regolari andrà gestito in maniera coordinata all’interno dell’Unione, bilanciando le esigenze produttive con gli equilibri sociali e rafforzando l’integrazione dei cittadini stranieri nel sistema di istruzione e nel mercato del lavoro”.

Calcio, messaggio d’addio di Eriksson: non dispiacetevi sorridete

Calcio, messaggio d’addio di Eriksson: non dispiacetevi sorrideteRoma, 21 ago. (askanews) – “Ho avuto una bella vita, sì. Penso che tutti noi abbiamo paura del giorno in cui moriremo. Ma la vita riguarda anche la morte. Spero che alla fine la gente dirà, sì, era un brav’uomo, ma non tutti lo diranno” . Sono le parole di Sven Eriksson in un documentario di Amazon Prime Video di prossima uscita, nel quale l’ex allenatore di Sampdoria e Lazio, malato terminale per un cancro al pancreas, ha voluto lasciare un messaggio d’addio, di cui il Daily Mail ha riportato le frasi estrapolate dal trailer. “Spero che mi ricorderete come un ragazzo positivo che cercava di fare tutto il possibile – ha aggiunto il 76enne ex tecnico – Non dispiacetevi, sorridete. Grazie di tutto, allenatori, giocatori, il pubblico, è stato fantastico. Prendetevi cura di voi stessi e prendetevi cura della vostra vita. E vivetela”. L’ex ct dell’Inghilterra conclude il suo messaggio con “ciao”. Nel documentario intervengono anche figure chiave della sua vita, tra cui David Beckham e Wayne Rooney.

De Gasperi, postulatore: su tomba preghiere per sua beatificazione

De Gasperi, postulatore: su tomba preghiere per sua beatificazioneRimini, 21 ago. (askanews) – “Il parroco attuale di San Lorenzo, quando apre la chiesa la mattina, trova bigliettini che la gente inserisce sotto la tomba di Alcide De Gaperi. Come anche ci sono studenti che pregano alla sua tomba prima di un esame. La richiesta della sua beatificazione viene dalle persone comuni, ed è una richiesta istintiva che si chiama devozione popolare, fama di santità”. Lo ha affermato Paolo Villotta, postulatore della causa di beatificazione di Alcide De Gasperi, intervenendo al Meeting all’incontro “Servus inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio”.


Villotta ha ricordato che De Gasperi (sepolto nella chiesa di San Lorenzo fuori le mura a Roma) è nella prima fase del processo di beatificazione, quella caratterizzata dal titolo “Servo di Dio”. Tale fase di ricerca si conclude con l’eventuale riconoscimento che la persona ha vissuto le virtù cristiane a livello eroico e a quel punto si attribuisce il titolo di “Venerabile”.

Meeting Rimini, le lezioni e i progetti incompiuti di De Gasperi

Meeting Rimini, le lezioni e i progetti incompiuti di De GasperiRimini, 21 ago. (askanews) – La “sistemazione dell’assetto politico istituzionale dell’Italia, cioè la debolezza del governo”, e “il progetto di difesa europea, che è tornato di grande attualità”. Sono queste “operazioni politiche rimaste incompiute” le prime due lezioni che possiamo apprendere da Alcide De Gasperi secondo Antonio Polito, editorialista del Corriere della sera e autore del libro “Il costruttore” dedicato allo statista trentino.


De Gasperi, di cui ricorre il settantesimo anniversario della morte, al Meeting di Rimini è protagonista di una mostra a cura dalla Fondazione De Gasperi.  Intervenendo all’incontro “Servus inutilis. Alcide De Gasperi e la politica come servizio”, Polito ha ricordato il tentativo di De Gasperi di risolvere il problema della debolezza del governo con una riforma elettorale in senso maggioritario, “ma non gli riuscì, e siamo ancora a quel punto, dopo tante leggi elettorali e riforme istituzionali”. Mentre la difesa europea era per De Gasperi “un sistema per accelerare anche bruscamente l’integrazione politica europea”, ma si fermò alla morte del politico, “e ora se ne riparla, con le vicende internazionali che viviamo”.

Cittadinanza, Tajani: svegliamoci, Paese pronto per lo Ius scholae

Cittadinanza, Tajani: svegliamoci, Paese pronto per lo Ius scholaeRoma, 21 ago. (askanews) – “Ma mica ho sentito Schlein per fare un inciucio. Né lavoro ad un accordo sottobanco con il Pd. È solo quello che pensiamo, da sempre. È quello di cui ha bisogno il nostro Paese. Ragazzi, l’Italia è cambiata!”, dice il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Repubblica difendendo il sostegno allo ius scholae.


“Abbiamo ricevuto in due anni 170 mila ucraini. È la nostra storia, l’impero romano accoglieva, in Sicilia è pieno di cognomi di origine araba. Abbiamo comunità arbereshe: ma sono italiani, eh! Il mio stesso cognome è di origine araba. Negli Usa qualcuno pensa che non siano buoni americani gli italoamericani? Nancy Pelosi non è americana? Alain Delon aveva la nonna di Cassino. Sarà la mia educazione cristiana, ma per me non esistono differenze di colore o etnia. Un buon italiano è chi crede nell’Italia, la conosce, la difende. Quanti militari figli di stranieri ci sono nel nostro esercito? E poi gli atleti, le scuole in cui vanno i nostri figli. Il mondo cambia e continua a cambiare, svegliamoci”, sostiene Tajani. Il vicepremier ammette che lo ius scholae non è nel programma di governo, “verissimo, non è nel programma, ma nei programmi di governo non sempre c’è tutto, si possono arricchire” e sottolinea che “non è la nostra priorità, che sono altre: l’economia e l’emergenza carceri. E però non siamo un partito unico, ognuno ha le sue idee. Non c’è stata nessuna trasformazione di FI, lo Ius scholae lo voleva già Berlusconi” e “non è che cade il governo se abbiamo votato diversamente su von der Leyen o se portiamo avanti le nostre idee sulla cittadinanza”.


Tajani spiega che “non basterà essere iscritti. Servirà un percorso di studi completo. E tutto questo non ha nulla a che vedere con l’immigrazione illegale: mica diamo la cittadinanza ai clandestini, né parliamo di Ius soli. Parliamo dei figli di ucraini fuggiti dalla guerra o di chi lavora regolarmente dopo essere arrivato, magari con il decreto flussi” e “io comunque non faccio polemica, dico che è solo la nostra identità”. “Ripeto: nessun inciucio col Pd, nessun tradimento. Ma se il Pd si dice d’accordo con me, non posso essere io a cambiare idea. I sondaggi dicono che gli italiani sono a favore dello Ius scholae. Detto ciò, c’è tempo. Prima ne voglio parlare con i gruppi di FI. E sarebbe un’iniziativa dei nostri parlamentari, non del governo”, precisa.

FdI, Calenda: Arianna Meloni? Zuffa su storia che non ha senso

FdI, Calenda: Arianna Meloni? Zuffa su storia che non ha sensoRoma, 21 ago. (askanews) – “Il caso Arianna Meloni? Siamo alle solite: l’estate è iniziata azzuffandosi su faccende insignificanti come l’inquinamento della Senna e finisce combattendo su storie che non hanno senso”: lo ha detto Carlo Calenda, intervistato dal Quotidiano nazionale.


Ha ragione la premier a parlare di complotto? “No: non c’è un’inchiesta”, ha tagliato corto il leader di Azione. “Invece di liquidare con un’alzata di sopracciglio chi si mostra turbato perché la sorella, capo della segreteria di FdI, si occupa come è probabile di nomine in Rai, la butta sul golpe. È assurdo”. Lo scontro su questo tema è “un’arma di distrazione di massa”, a giudizio di Calenda: “Vale per lei come per l’opposizione. È lo schema di gioco: parlare di un incontro di boxe o degli zebedei di Vannacci per non affrontare nodi politici seri”.

Manovra, Cisl (Sbarra): governo convochi subito i sindacati

Manovra, Cisl (Sbarra): governo convochi subito i sindacatiRimini, 21 ago. (askanews) – “Al governo chiediamo di convocarci subito per poter discutere insieme del piano pluriennale di riforme e investimenti da consegnare alla Commissione europea a metà settembre”. Lo ha chiesto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un’intervista a ilSussidiario.net nel giorno della sua presenza al Meeting di Rimini.


“Si tratta di un documento strategico per individuare priorità d’intervento negli anni a cavallo del Pnrr – ha aggiunto Sbarra -. Deve partire subito un dialogo responsabile, pragmatico, essenziale per convergere su obiettivi comuni che si chiamano crescita e sostenibilità sociale, innovazione e formazione, nuove tutele e coesione, partecipazione e centralità del lavoro stabile, dignitoso, produttivo”.

Riforme, Sbarra: da Cgil e Uil venature ideologiche su referendum

Riforme, Sbarra: da Cgil e Uil venature ideologiche su referendumRimini, 21 ago. (askanews) – “Il pluralismo sindacale è una ricchezza quando nessuno si ammanta di un improbabile e antistorico ruolo egemonico. Cgil e Uil percorrono oggi, con i referendum, una strada legittima, ma in cui noi percepiamo venature ideologiche, che deresponsabilizzano il sindacato depotenziando la sua capacità di stare ai tavoli, che sono stati e sono reali”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un’intervista a ilSussidiario.net nel giorno della sua presenza al Meeting di Rimini, ricordando che su premierato “bisogna ragionare senza ideologie, senza elmetto in testa”.


“Sul Jobs Act, sono i numeri a parlare – ha aggiunto Sbarra -. La crescita dell’occupazione dopo l’emergenza sanitaria ha generato un saldo positivo di oltre 900 mila posti rispetto al 31 dicembre 2019, con una forte contrazione dei rapporti a tempo determinato (-240 mila unità). Si riduce inoltre il bacino di disoccupati e inattivi. Il problema non è dunque nello stock, ma nella capacità del lavoro di esprimere valore aggiunto e quindi anche di essere meglio pagato. Significa politiche attive, formazione, competenze e un nuovo Statuto della persona nel mercato del lavoro”. Il segretario della Cisl è intervenuto anche sul tema dell’autonomia: “noi siamo con Sabino Cassese e diciamo che la Legge Calderoli va cambiata e migliorata, ma senza furori ‘giacobini’ – ha spiegato -. Nessun referendum può cambiare il principio iscritto nel 2001 con l’articolo 116 della Costituzione. Si tratta di dare a quel dettato un quadro regolatorio equo e solidale, che rafforzi l’unità nazionale, finanziando i Lep, istituendo una adeguata perequazione nazionale, lasciando fuori scuola e contrattazione e sottoponendo ogni intesa regionale a un accordo concertato con le parti sociali”.


In merito al premierato ha auspicato una discussione “senza ideologie, senza elmetto in testa”. Perché “non si può negare che nodi di sistema da sciogliere ci siano, che la durata dei Governi sia troppo breve e che le logiche di corto respiro penalizzino l’efficacia di ogni azione riformatrice”. Ma “governabilità, stabilità e velocità decisionale che oggi sono richieste alle democrazie per il loro stesso bene – ha concluso Sbarra – devono essere accompagnate da pluralismo, partecipazione, pieno riconoscimento della rappresentanza, centralità del Parlamento e piena salvaguardia del ruolo del capo dello Stato”.

Auto, Sbarra (Cisl): no pregiudizi su stabilimento cinese in Italia

Auto, Sbarra (Cisl): no pregiudizi su stabilimento cinese in ItaliaRimini, 21 ago. (askanews) – “Nessun pregiudizio, né impostazione protezionistica dalla Cisl” sulla eventuale “apertura di uno stabilimento di un marchio” automobilistico “cinese in Italia” che anzi “potrebbe rappresentare un’opportunità per il nostro Paese, specialmente in termini di creazione di posti di lavoro e trasferimento di know-how tecnologico”. Però “è fondamentale porre condizionalità stringenti di natura sociale e contrattuale” e “nel rispetto delle regole del mercato del lavoro italiano e degli standard sociali europei”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, in un’intervista a ilSussidiario.net nel giorno della sua presenza al Meeting di Rimini.


“Dovremmo assicurarci – ha aggiunto Sbarra – che vi sia un reale beneficio per le filiere produttive italiane, evitando che l’Italia diventi semplicemente un sito di assemblaggio, e si confermi piuttosto parte integrante di un processo produttivo di alta qualità”.