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Russia, Mantovano: irragionevoli non sanzioni ma loro applicazione

Russia, Mantovano: irragionevoli non sanzioni ma loro applicazioneRoma, 12 lug. (askanews) – Le sanzioni imposte alla Russia dopo l’aggressione all’Ucraina hanno un’applicazione “irragionevole”. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano nel suo intervento al convengo “Le culture della sicurezza e dell’intelligence economica nell’infosfera” all’Università Luiss di Roma.


Sul tema, ha spiegato Mantovano, si registra un “approccio non soltanto italiano, ma occidentale, di impronta formalistico-burocratica: quello in virtù del quale in Europa vengono sanzionati gli oligarchi, ma non le aziende europee a loro indirettamente riconducibili”. Inoltre, “la Russia ha messo in piedi un sistema di contrasto alle sanzioni efficace, perché si basa su una forte e strutturata cooperazione tra imprese nazionali e Governo. Un’impresa russa potrebbe veder riconosciuto da tribunali europei il diritto al risarcimento per i danni subiti dallo scioglimento di un contratto dovuto alle sanzioni e, in tal caso, troverà pieno ristoro sia in Europa che in Russia. Un operatore europeo difficilmente otterrà analoga soddisfazione”. “Oggi gli immobili, ma soprattutto i mobili registrati, tutti di pregio, sequestrati in Italia agli oligarchi sottoposti a sanzione, hanno un costo pesante di manutenzione e non riescono a essere messi a reddito. Fra qualche anno – ha proseguito Mantovano – non è escluso che questi beni saranno restituiti e che dovremo indennizzare rubinetti nel frattempo deteriorati. È un meccanismo tutto in perdita. A scanso di equivoci, non sto contestando le sanzioni: contesto l’irragionevolezza della loro applicazione”, ha sottolineato Mantovano.


Secondo il sottosegretario “è evidente che l’Italia e l’Europa debbano restare ben distanti da un modello che nega elementari principi di diritto. Dovremmo però interrogarci di più sulla ridotta capacità europea di fare sistema in modo efficace, al di là delle narrative con cui tendiamo a dissimulare le nostre vulnerabilità”.

Violenze e minacce, arrestati a Verona 7 estremisti di destra. Il gip: socialmente pericolosi

Violenze e minacce, arrestati a Verona 7 estremisti di destra. Il gip: socialmente pericolosiRoma, 12 lug. (askanews) – Operazione della Polizia di Stato che ha portato a 7 misure cautelari e 29 indagati negli ambienti di estrema destra per diversi episodi di violenza Nella mattinata di oggi, la polizia di Stato di Verona ha dato, infatti, esecuzione alle 7 misure cautelari degli arresti domiciliari nei confronti di sei veronesi e di un trentino di età compresa tra i 19 e i 27 anni, nell’ambito di un’indagine che vede coinvolte complessivamente 29 persone per alcuni episodi per i quali sono stati contestati a vario titolo i reati di lesioni, violenza privata, minacce, danneggiamento pluriaggravati e porto di oggetti atti ad offendere. Tra gli episodi più significativi si ricorda l’aggressione perpetrata in via Mazzini ai danni di un giovane nel contesto della propugnata “lotta alle baby gang”, le violenze commesse ai danni di alcuni tifosi marocchini in Corso Porta Nuova nelle fasi finali del campionato di calcio in Qatar e l’agguato messo in atto nel corso della “Festa in Rosso” a Quinzano del luglio 2023. Per alcune di queste azioni violente, come nell’episodio contro i tifosi marocchini, il giudice ha riconosciuto altresì l’aggravante della finalità dell’odio e della discriminazione razziale. In quella circostanza rimasero coinvolti diversi giovani marocchini, che subivano lesioni e danneggiamenti alle vetture sulle quali erano a bordo. I fatti contestati riguardano poi ancora quanto accaduto nel luglio 2023 a margine dell’annuale “Festa in Rosso” di Quinzano dove, oltre all’esplosione di un rudimentale ordigno, sono state perpetrate violenze nei confronti di partecipanti anche con l’uso di bastoni e bottiglie di vetro. Due degli arrestati, più recentemente, sono stati identificati tra i 67 tifosi italiani che lo scorso 15 giugno a Dortmund – prima della partita Italia – Albania del Campionato europeo “Euro 2024” – sono stati intercettati dalle autorità tedesche, nella circostanza supportate da funzionari di polizia italiani, poco prima di aggredire un gruppo di supporter albanesi. All’atto del controllo, sono stati rinvenuti numerosi passamontagna, bombe carta e materiale atto ad offendere e tutti i tifosi sono stati sottoposti ad un fermo preventivo. Uno dei due veronesi fermati in Germania – tra l’altro – risulta anche destinatario di un Daspo internazionale, violando pertanto anche la misura di prevenzione del Questore. I destinatari delle misure cautelari sono tutti noti alla Forze di Polizia per il compimento di atti della medesima indole, alcuni dei quali compiuti anche in ambito sportivo. Oltre alla militanza nei contesti dell’estremismo di destra scaligero, infatti, alcuni di loro gravitano anche nel gruppo Ultras “North Side” del Chievo Verona. Nella misura cautelare, il GIP ha voluto sottolineare come molti degli indagati abbiano commesso i fatti in esame nonostante fossero già stati denunciati in stato di libertà oltre che destinatari di provvedimenti amministrativi da parte del Questore, facendo emergere “totale sprezzo per le guardie”, come loro definiscono i poliziotti.


Sulla base dei “gravi indizi di colpevolezza rilevati e dall’aggressività delle condotte poste in essere”, il giudice delle indagini preliminari ha ritenuto di applicare gli arresti domiciliari “sulla base di un quadro di pericolosità sociale di apprezzabile gravità tale da poter fondatamente ritenere la possibile reiterazione di ulteriori reati della stessa specie”, si spiega. Dalle evidenze investigative acquisite dagli uomini della DIGOS della Questura di Verona, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, gli indagati sono stati ritenuti “incapaci di contenere i propri impulsi e veicolare le proprie idee in modo pacifico”, traendo dal gruppo di appartenenza incitamento e approvazione e mostrando di considerare il ricorso alla violenza una modalità di affermazione delle proprie idee e di sopraffazione sull’avversario.

Caro estate, Federconsumatori: trasporti +10%, hotel +17%

Caro estate, Federconsumatori: trasporti +10%, hotel +17%Roma, 12 lug. (askanews) – Aumenti in arrivo per le vacanze estive. Come ogni anno, con l’avvicinarsi del picco delle partenze tra luglio e agosto, le associazioni dei consumatori rilevano rincari. In particolare secondo Federconsumatori “quest’anno, il 41,3% degli italiani andrà in vacanza (+2,3% rispetto allo scorso anno). Di questi, il 52,7% opterà per un soggiorno “ridotto’, di 3-5 giorni, cercando soluzioni per contenere le spese, come l’ospitalità presso amici e parenti”.


Per Federconsumatori “si conferma anche quest’anno, inoltre, la tendenza a rimanere entro i confini nazionali (oltre l’80% degli italiani farà questa scelta), “anche a causa del rincaro dei voli, di oltre il 13% sulle tratte europee”. “Le vacanze, quindi, saranno all’insegna della prudenza e del risparmio: una necessità dettata in gran parte dalla scarsa disponibilità economica, ma anche dai costi sempre più proibitivi. Con l’avvicinarsi di agosto, infatti, non assistiamo solo a un surriscaldamento delle temperature, ma anche a un progressivo incremento dei prezzi”.


L’Osservatorio nazionale Federconsumatori, ha monitorato, oltre ai costi degli stabilimenti balneari (che aumentano mediamente del +5,2%), anche quelli per una vacanza al mare (che registra rincari del +10%) e in montagna (+4%). Ma spesso, a incidere sulla scelta di partire o meno e sul budget da stanziare per una vacanza sono i costi dei servizi e dei trasporti: “i primi aumentano mediamente del 10%, con in testa gli incrementi dei costi degli hotel (+17%), specialmente nelle città d’arte; i trasporti aumentano invece, mediamente, del +14% (a subire il rincaro maggiore sono i costi dei viaggi di medio-lunga percorrenza in auto, ovvero inferiore a 200km a tratta, che registrano una variazione del +20% rispetto al 2023)”.

Meloni al summit Nato “argina” l’effetto Salvini e su Biden dice: ‘L’ho visto bene’

Meloni al summit Nato “argina” l’effetto Salvini e su Biden dice: ‘L’ho visto bene’Washington, 12 lug. (askanews) – Dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini, Giorgia Meloni rassicura sulla “solidità” della sua maggioranza a sostegno dell’Ucraina, ma nel giorno dell’attesa conferenza stampa di Joe Biden non può esimersi dal parlare delle condizioni del presidente Usa, con cui si è confrontata in questi giorni al Vertice Nato di Washington.


“L’ho visto bene”, risponde a chi le chiede se l’ha trovato “lucido”: “Ho parlato con lui. Che impressione mi ha fatto? Mi ha fatto l’impressione che fa il presidente degli Usa: sta lavorando, ha organizzato un ottimo vertice”. Quando poi le viene chiesto se voterebbe per lui o per Trump, garantisce di non voler entrare nella campagna elettorale, lei che si definisce “vittima di ingerenze straniere”, ma ricorda che “le mie idee politiche le conoscete bene” e che il Partito repubblicano è iscritto, da ‘esterno’, ai Conservatori di Ecr. Ma quel che conta, assicura, è che “chiunque dovesse essere presidente degli Usa continueremo a lavorare bene”. Nel giorno in cui al vertice si è parlato di Ucraina (e in cui ha incontrato Volodymyr Zelensky), la premier non può poi evitare di parlare dell’insistente ‘controcanto’ di Salvini, contrario all’invio di nuove armi a Kiev. Meloni assicura che la maggioranza è “compatta” e mostra “solidità” su un tema “scritto nel nostro programma”. E però poco prima aveva fatto notare che “a chi dice che se si continua ad inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra, dico che dipende anche da cosa si invia. Perché se non avessimo mandato i sistemi di difesa anti-aerea, che io sono fiera di aver mandato, non è che i missili verso l’Ucraina non sarebbero partiti. Semplicemente avrebbero colpito più gente”. Un discorso generale ma che sembrava rivolto (anche) al suo vice.


Altro tema che crea qualche imbarazzo è l’attivismo di Viktor Orban, con le visite a Mosca e Pechino e quella, programmata, a Donald Trump. Meloni ammette che il premier ungherese e presidente di turno Ue ha agito senza un “mandato” europeo, ma sposa una linea ‘morbida’ nei suoi confronti: “Se fossero iniziative che potessero portare uno spiraglio di pace e di diplomazia non ci vedrei niente di male, direi ‘ben venga’, ma quando si dà questo segnale e il giorno dopo si ottiene che un ospedale viene bombardato, questo dimostra che non c’è nessuna volontà di dialogo da parte di Putin”. Una posizione ben diversa da chi, in Ue, pensa a un ‘boicottaggio’ della presidenza ungherese. Quanto alla visita al tycoon candidato alle presidenziali Usa, per lei non c’è “nessuna strategia e nessuna particolare implicazione” ma semplicemente “i leader politici hanno diritto di incontrare altri leader politici”. Nel punto stampa finale, allestito nella hall dell’albergo in cui alloggiava a Washington (una scelta che ha creato qualche frizione con lo staff dell’hotel) Meloni viene interpellata anche sulla partita per le cariche europee, con il voto previsto per il 18 luglio su Ursula von der Leyen. La presidente designata della Commissione incontrerà la prossima settimana Ecr, e “valuteremo” se votarla “a valle di quel che dirà”, spiega parlando da leader politica, mentre da presidente del Consiglio, garantisce, “il mio obiettivo è portare a casa il massimo risultato possibile per l’Italia”, a cui deve essere “riconosciuto il ruolo che le spetta in ragione del suo peso”. La premier non esclude poi, in futuro, “forme di collaborazione” con i Patrioti di Marine Le Pen e Orban.


Per quanto riguarda il summit Nato, si dice “soddisfatta” per i risultati, a partire dal sostegno “per tutto il tempo necessario” all’Ucraina (ma l’Alleanza “non è in guerra con la Russia”, precisa). Per l’Italia il risultato più importante è però il riconoscimento della rilevanza del fianco Sud. “Non possiamo essere da soli” – ribadisce – e da oggi c’è “una nuova fase di attenzione al fianco Sud” con “un pacchetto di misure” e con l’indicazione di un inviato speciale, “ruolo per cui l’Italia intende presentare la sua candidatura”. Affrontato, nel vertice, anche il tema del contributo all’alleanza: l’Italia è all’1,6% del Pil nelle spese in difesa, conferma “l’impegno per arrivare al 2%, compatibilmente con le nostre possibilità” ma chiede anche di considerare il contributo di uomini nelle missioni di pace. E la presidente del Consiglio sollecita anche l’Europa a varare “soluzioni innovative” per finanziare gli investimenti. (di Alberto Ferrarese)

Umbria, Zigulí Test Event FEI Endurance European Championship

Umbria, Zigulí Test Event FEI Endurance European ChampionshipRoma, 12 lug. (askanews) – L’Umbria e il lago Trasimeno tornano protagonisti dell’endurance equestre internazionale: il countdown è iniziato. Manca infatti poco più di un mese all’atteso Zigulí Test Event FEI Endurance European Championship 2025, che si svolgerà dal 29 al 31 agosto 2024 a Castiglione del Lago, lo stesso suggestivo scenario designato dalla Federazione Equestre Internazionale (FEI) ad ospitare i campionati europei il prossimo anno. L’area verde dell’ex aeroporto Eleuteri, cuore pulsante dell’evento, fungerà da punto di partenza e di arrivo del tracciato di gara, che si snoderà interamente nel comune di Castiglione del Lago, tra colline, borghi medievali e scenari lacustri ricchi di fascino.


L’anteprima a Castiglione del Lago richiamerà i migliori atleti dell’endurance internazionale, pronti a confrontarsi e a testare il percorso del campionato europeo 2025, già noto e apprezzatissimo per la qualità dei fondi e la morbida altimetria che lo rendono una delle location più adatte ad ospitare gare di altissimo livello. Le competizioni si disputeranno per tre diverse categorie, sulla distanza di 160 km, che varrà come vero test event per il 2025, e anche sui percorsi di 120 e 100 km. Dopo il successo del Campionato Europeo Open 2001, quella del prossimo anno sarà la terza rassegna continentale che si svolgerà in Umbria, se si considera l’Europeo del 2009 ad Assisi, e la seconda a Castiglione del Lago, che si conferma così a pieno titolo capitale europea dell’endurance.


Una grande responsabilità per il comitato organizzatore Italia Endurance Stables & Academy, che in collaborazione con la Federazione Equestre Internazionale (FEI) e la Federazione Italiana Sport Equestri (FISE) e con il supporto istituzionale, è già al lavoro con un duplice obiettivo: garantire gli elevati standard che richiedono competizioni sportive di così alto livello e promuovere l’Umbria come punto di riferimento per il grande sport a contatto con la natura, come destinazione privilegiata di un turismo sostenibile e come opportunità di sviluppo e consolidamento di relazioni internazionali. Zigulì è il title sponsor che dà il nome al FEI Endurance European Championship 2025 e al Test Event in programma dal 29 al 31 agosto 2024 a Castiglione del Lago in provincia di Perugia.

Ex Ilva, Mimit: via libera da Commissione Ue a prestito ponte da 320 mln

Ex Ilva, Mimit: via libera da Commissione Ue a prestito ponte da 320 mlnRoma, 12 lug. (askanews) – Via libera dalla Commissione europea al prestito ponte da 320 mln per la ex Ilva. Lo annuncia il ministero delle Imprese e del Made in Italy.


Il Mimit “ha ricevuto la comfort letter dalla Commissione Europea riguardante il ‘prestito ponte’ di 320 milioni di euro per Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria. La lettera esprime una valutazione positiva sui termini del prestito, che prevede un tasso di interesse annuo dell’11,6%. Questa conferma attesta la validità del piano industriale elaborato dalla gestione commissariale e la capacità dell’azienda di restituire la somma in tempi congrui e senza configurarsi come aiuto di Stato”.

Meloni “argina” Salvini su Ucraina e promuove Biden: ‘L’ho visto bene’

Meloni “argina” Salvini su Ucraina e promuove Biden: ‘L’ho visto bene’Washington, 12 lug. (askanews) – Dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini, Giorgia Meloni rassicura sulla “solidità” della sua maggioranza a sostegno dell’Ucraina, ma nel giorno dell’attesa conferenza stampa di Joe Biden non può esimersi dal parlare delle condizioni del presidente Usa, con cui si è confrontata in questi giorni al Vertice Nato di Washington.


“L’ho visto bene”, risponde a chi le chiede se l’ha trovato “lucido”: “Ho parlato con lui. Che impressione mi ha fatto? Mi ha fatto l’impressione che fa il presidente degli Usa: sta lavorando, ha organizzato un ottimo vertice”. Quando poi le viene chiesto se voterebbe per lui o per Trump, garantisce di non voler entrare nella campagna elettorale, lei che si definisce “vittima di ingerenze straniere”, ma ricorda che “le mie idee politiche le conoscete bene” e che il Partito repubblicano è iscritto, da ‘esterno’, ai Conservatori di Ecr. Ma quel che conta, assicura, è che “chiunque dovesse essere presidente degli Usa continueremo a lavorare bene”. Nel giorno in cui al vertice si è parlato di Ucraina (e in cui ha incontrato Volodymyr Zelensky), la premier non può poi evitare di parlare dell’insistente ‘controcanto’ di Salvini, contrario all’invio di nuove armi a Kiev. Meloni assicura che la maggioranza è “compatta” e mostra “solidità” su un tema “scritto nel nostro programma”. E però poco prima aveva fatto notare che “a chi dice che se si continua ad inviare armi all’Ucraina si alimenta la guerra, dico che dipende anche da cosa si invia. Perché se non avessimo mandato i sistemi di difesa anti-aerea, che io sono fiera di aver mandato, non è che i missili verso l’Ucraina non sarebbero partiti. Semplicemente avrebbero colpito più gente”. Un discorso generale ma che sembrava rivolto (anche) al suo vice.


Altro tema che crea qualche imbarazzo è l’attivismo di Viktor Orban, con le visite a Mosca e Pechino e quella, programmata, a Donald Trump. Meloni ammette che il premier ungherese e presidente di turno Ue ha agito senza un “mandato” europeo, ma sposa una linea ‘morbida’ nei suoi confronti: “Se fossero iniziative che potessero portare uno spiraglio di pace e di diplomazia non ci vedrei niente di male, direi ‘ben venga’, ma quando si dà questo segnale e il giorno dopo si ottiene che un ospedale viene bombardato, questo dimostra che non c’è nessuna volontà di dialogo da parte di Putin”. Una posizione ben diversa da chi, in Ue, pensa a un ‘boicottaggio’ della presidenza ungherese. Quanto alla visita al tycoon candidato alle presidenziali Usa, per lei non c’è “nessuna strategia e nessuna particolare implicazione” ma semplicemente “i leader politici hanno diritto di incontrare altri leader politici”. Nel punto stampa finale, allestito nella hall dell’albergo in cui alloggiava a Washington (una scelta che ha creato qualche frizione con lo staff dell’hotel) Meloni viene interpellata anche sulla partita per le cariche europee, con il voto previsto per il 18 luglio su Ursula von der Leyen. La presidente designata della Commissione incontrerà la prossima settimana Ecr, e “valuteremo” se votarla “a valle di quel che dirà”, spiega parlando da leader politica, mentre da presidente del Consiglio, garantisce, “il mio obiettivo è portare a casa il massimo risultato possibile per l’Italia”, a cui deve essere “riconosciuto il ruolo che le spetta in ragione del suo peso”. La premier non esclude poi, in futuro, “forme di collaborazione” con i Patrioti di Marine Le Pen e Orban.


Per quanto riguarda il summit Nato, si dice “soddisfatta” per i risultati, a partire dal sostegno “per tutto il tempo necessario” all’Ucraina (ma l’Alleanza “non è in guerra con la Russia”, precisa). Per l’Italia il risultato più importante è però il riconoscimento della rilevanza del fianco Sud. “Non possiamo essere da soli” – ribadisce – e da oggi c’è “una nuova fase di attenzione al fianco Sud” con “un pacchetto di misure” e con l’indicazione di un inviato speciale, “ruolo per cui l’Italia intende presentare la sua candidatura”. Affrontato, nel vertice, anche il tema del contributo all’alleanza: l’Italia è all’1,6% del Pil nelle spese in difesa, conferma “l’impegno per arrivare al 2%, compatibilmente con le nostre possibilità” ma chiede anche di considerare il contributo di uomini nelle missioni di pace. E la presidente del Consiglio sollecita anche l’Europa a varare “soluzioni innovative” per finanziare gli investimenti.

Padel, all’Open FITP a Bari l’ora dei big: Cremona cerca rivincita

Padel, all’Open FITP a Bari l’ora dei big: Cremona cerca rivincitaRoma, 11 lug. (askanews) – Si entra nel vivo al Green Park di Bari con la composizione dei tabelloni maschili e femminili della Mediolanum Padel Cup, il torneo Open FITP che mette in palio un prize money di 15mila euro, tra i più alti mai registrati in Italia.


Tra i big in campo – si legge in una nota – è atteso Simone Cremona, perno della nazionale italiana fresco di convocazione per i prossimi Europei di Cagliari, numero 7 del ranking FITP e 109 della classifica FIP, la graduatoria mondiale. Cremona giocherà con il madrileno numero 124 del ranking FIP Jaime Fermosell, con cui forma la coppia testa di serie numero 1 del torneo. Altro nome in primo piano è quello di Cristian Calneggia, argentino protagonista della disciplina per molti anni, ex top 20 delle classifiche mondiali e attualmente numero 12 del ranking nazionale. Calneggia ha vinto l’ultima tappa della Mediolanum Padel Cup (giocata a Palermo a inizio giugno) in coppia con German Tamame, battendo in finale proprio Cremona. L’idea di una rivincita al Green Park tra Cremona e Calneggia accende il tabellone maschile con l’azzurro fermamente intenzionato a riscattarsi: “La finale di Palermo è stata bella e tiratissima. A Bari io e Jaime faremo di tutto per vincere, anche se ci sono giocatori di ottimo livello che daranno battaglia”.


Calneggia stavolta scenderà in campo con Martin Ariel Andornino (sono le teste di serie numero 2) altro giocatore di livello internazionale. “A Palermo abbiamo giocato davvero bene io e German, ma anche con Martin c’è grande feeling, ci conosciamo bene sia dentro che fuori dal campo e a Bari ci teniamo a fare bella figura. Obiettivo? Il solito, vincere”, il commento di Calneggia. Grandi firme del padel nazionale anche in campo femminile. Lara Meccico, fresca campionessa d’Italia con il Circolo Aniene di Roma e numero 12 del ranking FITP, è la testa di serie numero uno del tabellone donne in coppia con Chiara Giaquinta. Meccico-Giaquinta erano le numero uno anche a Palermo, dove hanno perso una tiratissima finale contro Paola Ciabattoni e la sua nuova compagna Clarissa Aima. Le vincitrici della tappa siciliana sono le teste di serie numero 2 a Bari e anche in questo caso c’è la possibilità della rivincita immediata. Non sarà facile però, perché in tabellone ci sono altre giocatrici top. A cominciare dalla numero 15 del ranking nazionale Erika Zanchetta, testa di serie numero 3 in coppia con Camilla Livioni. La numero 4 del tabellone è invece la perugina Antonella Cavicchi (18esima del ranking FITP) che scende in campo con Giulia Cascapera. Altra big è Martina Pugliesi, numero 20 del ranking FITP, che giocherà in coppia con Giulia Pisano.


In totale, al Green Park scenderanno in campo 100 atleti: 78 nel maschile e 22 nel femminile per un torneo che si conferma evento di altissimo profilo, così come accaduto nelle precedenti tappe, a Venezia Mestre e a Palermo.

Europarlamento, l’accordo tra i gruppi su presidenze commissioni

Europarlamento, l’accordo tra i gruppi su presidenze commissioniBruxelles, 11 lug. (askanews) – Un accordo politico di massima, raggiunto oggi fra i gruppi politici del Parlamento europeo, ha stabilito a quali gruppi verranno assegnate le presidenze e vicepresidenze delle commissioni parlamentari, tenendo conto dei nuovi equilibri tra i numeri di seggi determinati dalle elezioni di giugno, e alla chiave di ripartizione delle cariche basata sul “metodo D’Hondt”, (dal nome dello studioso belga Victor D’Hondt che lo inventò nel XIX secolo).


Le assegnazioni delle cariche dovranno comunque essere confermate dai voti nelle diverse commissioni, la settimana successiva alla prima plenaria di Strasburgo che inizia martedì prossimo. Inoltre, sono state cambiate le attribuzioni di quattro presidenze di commissione, rispetto alla bozza iniziale. Innanzitutto, per evitare che l’Ecr (Conservatori e Riformisti europei, il gruppo di Fdi e di Giorgia Meloni, ma anche del Pis polacco e di altri partiti di destra) avessero la presidenza della commissione Libe (Libertà pubbliche), che si occupa di controllo dello stato di diritto e delle politiche migratorie, il Ppe ha offerto uno scambio: ha ceduto all’Ecr la presidenza, che spettava ai Popolari, dell’ambitissima commissione Agri (Agricoltura), diventata ancora più influente, soprattutto per la destra, dopo la protesta dei trattori. L’Ecr ha accettato lo scambio, visto evidentemente il valore della contropartita in termini visibilità e riferimento alla base elettorale.


La seconda modifica riguarda le commissioni Trans (Trasporti e Turismo) e Cult (Cultura e istruzione), che teoricamente erano destinate al nuovo gruppo di estrema destra dei “Patrioti” (di cui fanno parte la Lega e il Rn di Marine Le Pen). In applicazione del cosiddetto “cordone sanitario” contro i partiti anti europei e della destra estrema, le presidenze di queste due commissioni saranno assegnate ad altri gruppi, ancora da decidere. L’Ecr si è schierato comunque contro il “cordone sanitario” e ha annunciato di non essere d’accordo sulla riassegnazione. L’accordo prevede che il Ppe (188 seggi) abbia la presidenza della commissione Itre (Industria, Ricerca ed Energia), della commissione Libe (invece della Agri), e poi delle commissioni Afet (Affari esteri), Afco (Affari costituzionali), Pech (Pesca), Cont (Controllo di bilancio) e della sottocommissione Sant (Sanità).


Il gruppo dei Socialisti e Democratici (S&D, 136 seggi) avrà la presidenza della commissione Econ (Affari economici e monetari), che però non sarà più assegnata all’italiana Irene Tinagli, della commissione Envi (Ambiente), che dovrebbe invece andare a un europarlamentare italiano, della commissione Inta (Commercio internazionale), e poi delle commissioni Regi (Politica regionale) e Femm (Diritti delle donne e Uguaglianza di genere). All’Ecr, diventato terzo gruppo per numero di seggi (78) andranno le presidenze della commissione Agri (Agricoltura), della commissione Budget (Bilancio Ue) e della commissione Peti (Petizioni).


A Liberali di Renew (77 seggi) saranno assegnate le presidenze delle commissioni Juri (giuridica) e Deve (Sviluppo) e della sottocommissione Sede (Sicurezza e Difesa). I Verdi (53 seggi) avranno le presidenze della commissione Imco (Mercato interno e Consumatori) e della sottocommissione Droi (Diritti umani). Alla Sinistra (The Left, 46 seggi, compresi gli otto del M5S), verranno assegnate infine la presidenza della commissione Empl (Laovoro e Affari sociali) e quella della sottocommissione Fisc (Materie fiscali).

Eurogruppo, lunedì conti 2025 e dibattito con Letta su competitività

Eurogruppo, lunedì conti 2025 e dibattito con Letta su competitivitàRoma, 11 lug. (askanews) – Lunedì all’Eurogruppo dei ministri delle Finanze inizieranno le discussioni sull’impostazione dei piani di bilancio per il prossimo anno e l’argomento dovrebbe anche essere oggetto di una comunicazione. Secondo quanto riporta un comunicato, l’Eurogruppo in forma allargata proseguirà con una discussione sulle necessità di finanziamenti per gli investimenti sulla competitività e in questo ambito verrà ascoltato anche il parere dell’ex premier italiano, Enrico Letta, a cui la Commissione europea uscente ha affidato l’incarico di stilare un rapporto.


Secondo fonti comunitarie, invece il rapporto che sempre Bruxelles ha affidato all’altro ex premier italiano (e ex presidente della Bce), Mario Draghi, dovrebbe essere pubblicato dopo l’estate. Dopo la conclusione dei lavori, attorno alle 19, si svolgerà la conferenza stampa del presidente Paschal Donohoe, del commissario Ue all’economia, Paolo Gentiloni e del direttore del Mes, Pierre Gramegna.