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Cufa CC, nei cantieri edili primo reato è l’abuso edilizio

Cufa CC, nei cantieri edili primo reato è l’abuso edilizioRoma, 27 giu. (askanews) – Le attività di controllo capillare su tutto il territorio italiano per la salvaguardia del patrimonio ambientale rappresentano la costante priorità del Comando Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri (CUFA).


Tali attività vengono poste in essere attraverso la prevenzione e la repressione dei reati e degli illeciti a tutela degli habitat e delle risorse naturali per la conservazione della biodiversità, oltre che da quelle di divulgazione ed educazione per la legalità ambientale tendenti a garantire un futuro sostenibile. Nell’ottica di questi obiettivi, il CUFA, attraverso il Comando Carabinieri per la Tutela della Biodiversità e dei Parchi, ha fatto il punto della situazione sui controlli nei cantieri edili nell’arco temporale che va da gennaio 2023 a febbraio 2024, riscontrando un cospicuo numero di reati relativi ad abusi edilizi.


Su 15051 controlli effettuati, infatti, sono 1669 quelli in cui sono state riscontrate violazioni alle norme urbanistiche per costruzioni o ristrutturazioni di immobili mentre i cantieri posti sotto sequestro sono stati 402. Tra i reati riscontrati, quello degli abusi edilizi è il numero più alto se si pensa che, sempre in base all’esito dei controlli complessivi, al secondo posto ci sono 1494 reati relativi alla gestione illecita dei rifiuti e, a seguire, 130 relativi alla sicurezza sul lavoro e sui lavoratori irregolari. Il totale dei soggetti denunciati è stato di 3296 mentre l’importo delle sanzioni amministrative ammonta a €1.716.563,64. Sul totale complessivo dei controlli, il primato dei reati attribuito agli abusi edilizi evidenzia e conferma come il nostro Paese, nel corso degli anni, sia costantemente interessato da una cementificazione “selvaggia” che è il principale nemico dell’equilibrio degli ecosistemi e, di conseguenza, della sicurezza della nostra salute. Basti pensare che già nel lontano 2016, secondo i dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), in Italia cresceva più il cemento che la popolazione.


Ecco perché il CUFA – spiega il comando in una nota – non risparmia energie da impiegare sui controlli, parte dei quali si concentrano nei cantieri edili. Oltre ai controlli e alla repressione dei reati, il Comando per la Tutela della Biodiversità dedica molto anche alla prevenzione mediante l’educazione e l’informazione sulla legalità ambientale, partendo dalle scuole sino alle collaborazioni con enti e istituzioni e la partecipazione ad eventi dove promuovere il concetto di conservazione della biodiversità e, quindi, di salvaguardia della vita.

Istat: a giugno sale fiducia consumatori, cala invece per le imprese

Istat: a giugno sale fiducia consumatori, cala invece per le impreseRoma, 27 giu. (askanews) – A giugno l’indice del clima di fiducia dei consumatori sale da 96,4 a 98,3, mentre l’indicatore composito di fiducia delle imprese scende da 95,1 a 94,5. Lo ha reso noto l’Istat.


A giugno, il clima di fiducia delle imprese mostra il terzo calo consecutivo, posizionandosi sul valore più basso da novembre 2023. “Il ribasso dell’indicatore complessivo è dovuto prevalentemente al peggioramento registrato nella manifattura e nei servizi”, ha spiegato l’Istat. L’indice di fiducia dei consumatori “aumenta per il secondo mese consecutivo e raggiunge il valore più elevato da febbraio 2022. Si segnala un diffuso miglioramento di tutte le variabili che compongono l’indice, ad eccezione dei giudizi sul bilancio familiare e delle opinioni sull’opportunità di risparmiare nel momento attuale”.

Ustica: Mattarella: collaborazione paesi amici per piena verità

Ustica: Mattarella: collaborazione paesi amici per piena veritàRoma, 27 giu. (askanews) – “La Repubblica non si stancherà di continuare a cercare e chiedere collaborazione anche ai Paesi amici per ricomporre pienamente quel che avvenne il 27 giugno 1980”. Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione del 44° anniversario della strage di Ustica.


“Nel cielo di Ustica, 44 anni or sono, si compì una strage di dimensioni immani. Rimasero uccise tutte le 81 persone a bordo del DC9 in volo da Bologna a Palermo. La Repubblica fu profondamente segnata da quella tragedia, che resta una ferita aperta anche perché una piena verità ancora manca e ciò contrasta con il bisogno di giustizia che alimenta la vita democratica – ricorda il capo dello Stato -. Nel giorno dell’anniversario, desidero anzitutto rinnovare i sensi di una profonda solidarietà ai familiari delle vittime, che non si sono arresi davanti a opacità, ostacoli, distorsioni e hanno sempre cercato, pur in condizione di umana sofferenza, di fare luce sulle circostanze e le responsabilità della tragedia”. “La loro opera, unita a quella di uomini dello Stato che hanno compiuto con capacità e dedizione il loro dovere, ha contribuito a diradare nebbie e a ricostruire lo scenario di quel tragico evento”, sottolinea Mattarella secondo il quale “la memoria è anche trasmissione, ai più giovani, dei valori di impegno civile che sorreggono la dignità e la forza di una comunità e le consentono di affrontare le circostanze più dolorose e difficili”.


Sulla strada della ricostruzione della verità, passi significativi sono stati compiuti. Ne offre testimonianza il Museo per la Memoria di Ustica, aperto a Bologna.

Borsa, oggi alle 15,30 il primo “storico” sciopero di Piazza Affari

Borsa, oggi alle 15,30 il primo “storico” sciopero di Piazza AffariMilano, 27 giu. (askanews) – Scatterà nel pomeriggio di oggi il primo “storico” sciopero dei dipendenti di Borsa Italiana in Piazza Affari. La mobilitazione di due ore, comunicata da Fabi, First Cisl e Fisac Cgil, inizierà alle 15,30 fino alla chiusura delle contrattazioni delle 17,30.


La decisione è stata presa congiuntamente da tutte le sigle sindacali, “lungamente meditata e sofferta, storica perché mai prima sperimentata”, hanno fatto sapere in una nota. Quattro le materie di rivendicazione sindacale. “Profonda è innanzitutto la preoccupazione per la tenuta occupazionale sul territorio nazionale. Mentre si delineano progetti di delocalizzazione e near shoring di intere aree di attività al di fuori dei confini nazionali, l’azienda continua a rifiutarsi di fornire garanzie e di intraprendere percorsi condivisi di tutela dei posti di lavoro e di valorizzazione delle professionalità esistenti”. Non mancano le rivendicazioni salariali, mentre il terzo punto è legato all’organizzazione del lavoro per la quale c’è “disagio e preoccupazione”. Ultimo elemento di rivendicazione sindacale, è stato scritto, “è legato al tema della governance e della progressiva perdita di autonomia direzionale e strategica delle società italiane del Gruppo Borsa Italiana. A fronte della rilevanza nazionale dell’infrastruttura di mercato, come volano per la crescita economica e la stabilità finanziaria del nostro paese notiamo un progressivo trasferimento al di fuori dell’Italia dell’indirizzo strategico del Gruppo, e di uno spostamento dei ruoli apicali in altre aree geografiche del gruppo Euronex”.

Europei, Ucraina-Belgio 0-0: agli ottavi è Francia-Belgio

Europei, Ucraina-Belgio 0-0: agli ottavi è Francia-BelgioRoma, 26 giu. (askanews) – Missione compiuta per il Belgio di Tedesco, che pareggia 0-0 a Stoccarda e si qualifica come seconda nell’equilibratissimo gruppo E degli Europei 2024. Agli ottavi il Belgio affronterà la Francia. L’Ucraina chiude all’ultimo posto ed è eliminata. Chance in avvio per Lukaku, che spreca davanti a Trubin. Ci provano anche Yaremchuk e De Bruyne. Nella ripresa pericolosi Carrasco, Dovbyk e Malinovskyi ma il risultato non cambia. La Romania vince il girone, avanza anche la Slovacchia come terza.

Consiglio europeo per la quadra sui top jobs, Meloni alza i toni in vista della trattativa

Consiglio europeo per la quadra sui top jobs, Meloni alza i toni in vista della trattativaBruxelles, 26 giu. (askanews) – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del Consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Kaja Kallas alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.


Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”. In particolare – elenca – l’Europa dovrebbe “aumentare la propria autonomia strategica”; incrementare gli investimenti con “strumenti comuni adeguati” perché nessun singolo Stato membro può farcela da solo; “disboscare pesantemente” la “selva burocratica e amministrativa”, creando anche una nuova delega ad hoc; combattere la concorrenza sleale. Naturalmente una priorità per l’Italia è la questione migratoria con la “difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani” perché l’Europa non può “più tollerare un crimine universale come la schiavitù”. E questo si fa con gli accordi come quelli come Egitto e Tunisia e affrontando le cause profonde delle migrazioni, come l’Italia fa con il Piano Mattei “che stiamo progressivamente implementando”. Altro tema strategico è quello della sicurezza e della difesa comune: occorre “accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa” ma per finanziarla bisogna “immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee”.


Meloni ribadisce anche il sostegno italiano al “processo di allargamento” ad Est nel “rispetto dei valori europei” e l’impegno dell’Italia nella transizione green, ma se “siamo i primi difensori della natura” la “vogliamo difendere con l’uomo dentro”. Dunque scelte pragmatiche dopo anni di “follia ideologica, che lavoreremo per correggere”. Altra sfida a cui l’Italia tiene particolarmente è quella demografica, a sostegno della natalità. Alle ultime elezioni secondo la premier i cittadini hanno detto “chiaramente qual è il modello che preferiscono” con “la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee”. Il riferimento è a Francia, Germania, Spagna, con solo il governo italiano che ha avuto un risultato “positivo”. Alla democrazia, però, l’Europa sta preferendo “una visione oligarchica” in cui “la logica del consenso” è stata sostituita dalla “logica dei caminetti”, da una “sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea”. Su questa base, contesta, Ppe, S&D e Renew (una “maggioranza fragile”) alla prima riunione si sono presentati “direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.


La realtà è che Meloni sa bene che l’unica maggioranza possibile, numeri alla mano, è quella attuale, di cui Ecr non può far parte per l’opposizione del Pse ma anche di parte del Ppe. Ma sa anche che come leader di Fdi il suo posto sarà all’opposizione nel Parlamento di Strasburgo (dove comunque non di rado le maggioranze sono a geometria variabile), ma come presidente del Consiglio dovrà trattare sul commissario e poi far partire, più o meno esplicitamente, l’esecutivo comunitario. Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti europee, Ursula von der Leyen sarebbe assai ben disposta ad accogliere le sue richieste, fin dove possibile, in cambio di una ‘non opposizione’ in Consiglio e in occasione del voto all’Europarlamento per ridurre il rischio di essere impallinata dai franchi tiratori. “Dobbiamo lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla nazione”, è stata la conclusione di Meloni, che ha chiesto all’opposizione di “fare gioco di squadra”, salvo poi assestare una ‘stoccata’ al Pd: “La collega Madia spera che avremo un ruolo importate come quello di ora”, il commissario all’economia Paolo Gentiloni, “io spero di riuscire a far meglio”. Anzi, si dice sicura, andrà a Bruxelles a “testa alta” e non come una “cheerleader” di qualcuno, portando a casa il risultato.


(di Alberto Ferrarese)

Meloni a Bruxelles per top jobs, alza toni per trattativa Commissario

Meloni a Bruxelles per top jobs, alza toni per trattativa CommissarioBruxelles, 26 giu. (askanews) – Alzare la voce per cercare di aver maggior potere negoziale; affermare di puntare al bersaglio grosso (cambiare la politica dell’Europa) per arrivare al minimo, un ruolo pesante per l’Italia nella prossima Commissione Ue; drammatizzare la situazione, forse anche per esigenze di politica interna. Giorgia Meloni si presenta alla Camera e al Senato alla vigilia del Consiglio europeo che dovrebbe dare il via libera all’intesa sui top jobs – Antonio Costa presidente del Consiglio, Ursula von der Leyen presidente della Commissione, Kaja Kallas alto rappresentante per la politica estera – e alza i toni proprio in vista della trattativa sul ruolo dell’Italia: la premier vorrebbe una vicepresidenza (ma molto difficilmente potrebbe essere esecutiva) e deleghe di peso per il commissario, ruolo per il quale sembra rafforzarsi la candidatura di Raffaele Fitto.


Intervenendo in Aula a Montecitorio, Meloni attacca dunque “metodo e merito” del pacchetto proposto dalla maggioranza formata da Ppe, S&D e Renew. Di fronte a un voto popolare che, secondo lei, ha mostrato con “segnali chiari” la richiesta di un “cambiamento”, le “classi dirigenti europee sembrano purtroppo tentate dal nascondere la polvere sotto il tappeto, dal continuare con vecchie e deludenti logiche come se nulla fosse accaduto”. Un’Europa “sempre troppo uguale a se stessa” se non “autoreferenziale” ha commesso dunque l’errore di non imparare dai propri errori, di non scostarsi da quella tendenza “troppo invasiva” che rischia di “omologare culture, tradizioni, specificità geografiche e sociali”. L’obiettivo dovrebbe essere quello di “fare meno e di farlo meglio”, diventare un “gigante politico” invece che un “gigante burocratico”. In particolare – elenca – l’Europa dovrebbe “aumentare la propria autonomia strategica”; incrementare gli investimenti con “strumenti comuni adeguati” perché nessun singolo Stato membro può farcela da solo; “disboscare pesantemente” la “selva burocratica e amministrativa”, creando anche una nuova delega ad hoc; combattere la concorrenza sleale. Naturalmente una priorità per l’Italia è la questione migratoria con la “difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, l’impegno per stroncare il business disumano dei trafficanti di esseri umani” perché l’Europa non può “più tollerare un crimine universale come la schiavitù”. E questo si fa con gli accordi come quelli come Egitto e Tunisia e affrontando le cause profonde delle migrazioni, come l’Italia fa con il Piano Mattei “che stiamo progressivamente implementando”. Altro tema strategico è quello della sicurezza e della difesa comune: occorre “accelerare la strada verso una politica industriale comune nel settore della difesa” ma per finanziarla bisogna “immaginare soluzioni innovative, aprendo anche alla possibilità di obbligazioni europee”.


Meloni ribadisce anche il sostegno italiano al “processo di allargamento” ad Est nel “rispetto dei valori europei” e l’impegno dell’Italia nella transizione green, ma se “siamo i primi difensori della natura” la “vogliamo difendere con l’uomo dentro”. Dunque scelte pragmatiche dopo anni di “follia ideologica, che lavoreremo per correggere”. Altra sfida a cui l’Italia tiene particolarmente è quella demografica, a sostegno della natalità. Alle ultime elezioni secondo la premier i cittadini hanno detto “chiaramente qual è il modello che preferiscono” con “la bocciatura delle politiche portate avanti dalle forze di governo in molte delle grandi nazioni europee”. Il riferimento è a Francia, Germania, Spagna, con solo il governo italiano che ha avuto un risultato “positivo”. Alla democrazia, però, l’Europa sta preferendo “una visione oligarchica” in cui “la logica del consenso” è stata sostituita dalla “logica dei caminetti”, da una “sorta di ‘conventio ad excludendum’ in salsa europea”. Su questa base, contesta, Ppe, S&D e Renew (una “maggioranza fragile”) alla prima riunione si sono presentati “direttamente con le proposte di nomi per gli incarichi apicali senza neanche fingere di voler aprire una discussione su quali fossero le indicazioni arrivate dai cittadini con il voto”.


La realtà è che Meloni sa bene che l’unica maggioranza possibile, numeri alla mano, è quella attuale, di cui Ecr non può far parte per l’opposizione del Pse ma anche di parte del Ppe. Ma sa anche che come leader di Fdi il suo posto sarà all’opposizione nel Parlamento di Strasburgo (dove comunque non di rado le maggioranze sono a geometria variabile), ma come presidente del Consiglio dovrà trattare sul commissario e poi far partire, più o meno esplicitamente, l’esecutivo comunitario. Da parte sua, secondo quanto riferiscono fonti europee, Ursula von der Leyen sarebbe assai ben disposta ad accogliere le sue richieste, fin dove possibile, in cambio di una ‘non opposizione’ in Consiglio e in occasione del voto all’Europarlamento per ridurre il rischio di essere impallinata dai franchi tiratori. “Dobbiamo lavorare per vederci riconosciuto ciò che spetta all’Italia come nazione, non al governo, non a questo o a quel partito, ma alla nazione”, è stata la conclusione di Meloni, che ha chiesto all’opposizione di “fare gioco di squadra”, salvo poi assestare una ‘stoccata’ al Pd: “La collega Madia spera che avremo un ruolo importate come quello di ora”, il commissario all’economia Paolo Gentiloni, “io spero di riuscire a far meglio”. Anzi, si dice sicura, andrà a Bruxelles a “testa alta” e non come una “cheerleader” di qualcuno, portando a casa il risultato.

All’Europarlamento rinviata la sessione costitutiva del gruppo Ecr prevista per oggi

All’Europarlamento rinviata la sessione costitutiva del gruppo Ecr prevista per oggiBruxelles, 26 giu. (askanews) – La riunione costitutiva del gruppo politico dei Conservatori e Riformisti al Parlamento europeo (Ecr, 83 seggi), che doveva svolgersi questo pomeriggio a Bruxelles, è stata rinviata al 3 luglio. Lo hanno comunicato fonti dell’Ecr, il gruppo di cui fa parte Fratelli d’Italia, che dopo le elezioni ne è diventata la delegazione nazionale più numerosa (24 eurodeputati). Il 3 luglio è anche il giorno in cui si svolgerà la riunione costitutiva dell’altro gruppo di destra al Parlamento europeo, Identità e Democrazia (Id), di cui fa parte la Lega, che era la delegazione nazionale più numerosa prima delle elezioni. Dopo le elezioni, la delegazione nazionale più importante del gruppo Id è diventata quella del Rassemblement national francese (30 eurodeputati).

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono la vita delle persone

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono la vita delle personeRoma, 26 giu. (askanews) – “La lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo Governo. Fin dal nostro insediamento, siamo al lavoro, con costanza e determinazione, per ribadire alcuni messaggi chiari, per troppo tempo dimenticati: la droga distrugge la vita delle persone e le rende schiave e succubi; tutte le droghe fanno male, senza distinzioni, e sostenere il contrario è un inganno, che colpisce in particolare le giovani generazioni; il Governo e le Istituzioni, ad ogni livello, non devono voltarsi dall’altra parte ma fare tutto quello che è nelle loro possibilità per combattere il traffico di droga e lo spaccio, investire nella prevenzione e sostenere i servizi pubblici e le comunità terapeutiche nella loro insostituibile azione di cura e recupero”. Lo ha affermato in una dichiarazione in occasione della Giornata mondiale contro le droghe la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


“Il Governo – ha sottolineato la premier- ha puntato sulla prevenzione, ha promosso diverse campagne di comunicazione come quella in corso in questi giorni sulla RAI, l’Italia è tra le prime Nazioni in Europa ad attivare un piano a 360 gradi contro la diffusione del fentanyl e ha attivato nuovi strumenti per finanziare gli interventi in questo ambito, come la possibilità data ai cittadini di destinare l’8xmille dell’IRPEF a diretta gestione statale”. “Abbiamo davanti a noi – ha concluso Meloni- tanto lavoro da fare per affrontare un’emergenza da troppo ignorata o sottovalutata, ma il cambio di passo c’è e siamo in prima linea per consolidarlo e renderlo strutturale, con un gioco di squadra tra Dipartimento Politiche Antidroga, Ser.D., comunità e società scientifiche”.

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono vita persone

Meloni: tutte le droghe fanno male, distruggono vita personeRoma, 26 giu. (askanews) – “La lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo Governo. Fin dal nostro insediamento, siamo al lavoro, con costanza e determinazione, per ribadire alcuni messaggi chiari, per troppo tempo dimenticati: la droga distrugge la vita delle persone e le rende schiave e succubi; tutte le droghe fanno male, senza distinzioni, e sostenere il contrario è un inganno, che colpisce in particolare le giovani generazioni; il Governo e le Istituzioni, ad ogni livello, non devono voltarsi dall’altra parte ma fare tutto quello che è nelle loro possibilità per combattere il traffico di droga e lo spaccio, investire nella prevenzione e sostenere i servizi pubblici e le comunità terapeutiche nella loro insostituibile azione di cura e recupero”. Lo ha affermato in una dichiarazione in occasione della Giornata mondiale contro le droghe la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.


“Il Governo – ha sottolineato la premier- ha puntato sulla prevenzione, ha promosso diverse campagne di comunicazione come quella in corso in questi giorni sulla RAI, l’Italia è tra le prime Nazioni in Europa ad attivare un piano a 360 gradi contro la diffusione del fentanyl e ha attivato nuovi strumenti per finanziare gli interventi in questo ambito, come la possibilità data ai cittadini di destinare l’8xmille dell’IRPEF a diretta gestione statale”. “Abbiamo davanti a noi – ha concluso Meloni- tanto lavoro da fare per affrontare un’emergenza da troppo ignorata o sottovalutata, ma il cambio di passo c’è e siamo in prima linea per consolidarlo e renderlo strutturale, con un gioco di squadra tra Dipartimento Politiche Antidroga, Ser.D., comunità e società scientifiche”.