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Morti lavoro, La Russa: un bollettino di guerra inaccettabile

Morti lavoro, La Russa: un bollettino di guerra inaccettabileRoma, 25 giu. (askanews) – “Purtroppo anche oggi abbiamo un altro lutto sul lavoro”. Lo ha detto il presidente del Senato, Ignazio La Russa, commemorando in apertura di seduta le vittime più recenti di incidenti sul lavoro in Italia. Al termine del suo intervento, l’assemblea di palazzo Madama ha osservato qualche attimo di silenzio.


“Non è purtroppo, come voi sapete bene, l’unica vittima di incidenti sul lavoro che si susseguono con allarmante e inaccettabile frequenza”, ha aggiunto. Il presidente del Senato ha citato per nome i caduti degli ultimi giorni, ricordando le circostanze degli incidenti in cui hanno perso la vita Giovanni Terrana, Giovanni Guarascio, Bocar Diallo, Valerio Salvatore, Mirko Schirolli, Pierpaolo Bodini, e infine, “caso forse più noto, Satnam Singh, bracciante indiano che il 19 giugno è morto, abbandonato dal suo datore di lavoro davanti casa dopo aver perso un braccio, morto dissanguato”. Quello dei morti sul lavoro, ha osservato, “è un bollettino allarmante, incredibile, inaccettabile che tutte le forze politiche hanno sottolineato, che il presidente della Repubblica ha messo al centro di un suo specifico intervento e che noi non possiamo ignorare. In accordo col presidente della commissione di inchiesta del Senato sugli infortuni sul lavoro si stanno intensificando i lavori della commissione per portare in aula una relazione in assemblea. Ma dalle parole bisognerà passare ai fatti cioè alla normativa”.


“Credo – ha detto ancora La Russa – che al di là della normativa una presa di coscienza, una consapevolezza della centralità di questa questione debba attraversare tutte le forze politiche e portarci a risposte le più urgenti possibile, perché questo bollettino di vera e propria guerra non abbia a proseguire in questa maniera allucinante”.

Lega, terminato Consiglio federale, nessun provvedimento su Bossi

Lega, terminato Consiglio federale, nessun provvedimento su BossiRoma, 25 giu. (askanews) – È terminato dopo quasi tre ore il Consiglio federale della Lega, che si è riunito in presenza e da remoto con il leader Matteo Salvini in collegamento dal gruppo del Carroccio alla Camera. Secondo quanto si apprende, nessun provvedimento è stato preso nei confronti del fondatore del partito Umberto Bossi, finito sotto accusa dopo che l’ex deputato del Carroccio ed esponente del comitato Nord Paolo Grimoldi ne aveva rivelato le intenzioni di voto alle elezioni europee per il candidato di Fi Marco Reguzzoni.


Il caso delle rivelazioni di Grimoldi è stato comunque sollevato durante il Consiglio federale e si resta in attesa di capire se qualche decisione verrà presa nei suoi confronti.

Biennale Teatro, la “Creazione” di Gob Squad: profonda e leggera

Biennale Teatro, la “Creazione” di Gob Squad: profonda e leggeraVenezia, 25 giu. (askanews) – Si parte, se volete, dal mito di Dorian Gray: il ritratto, la giovinezza, la paura di invecchiare, i corpi e lo spirito. Ma poi si va molto più lontano, si entra in uno spazio che è radicalmente teatrale, proprio per il fatto di abbattere molti dei vincoli del teatro. Lo spettacolo “Creation” del collettivo anglo tedesco Gob Squad, premiato con il Leone d’argento della Biennale Teatro 2024, è un’esperienza del presente, uno spazio dove si ride e si piange nello stesso momento, un’opera d’arte che riflette su se stessa e, così facendo, diventa “vera”.


“Non abbiamo una sceneggiatura scritta, non abbiamo testi – ha detto ad askanews Simon Will, uno dei membri del collettivo artistico -. Tutto in qualche modo è improvvisato e usiamo la lingua di tutti i giorni. Stare sul palco, in un certo senso, è la stessa cosa di questa conversazione. Con la differenza che nello spettacolo cerchiamo di andare più in profondità, cerchiamo di porci domande e di dare risposte su cose delle quali nella vita normale si parla meno. Affrontiamo i temi della solitudine, dell’invecchiamento o del decadimento, e sul palcoscenico ti accorgi che lo puoi fare”. Lo spettacolo, che coinvolge anche attori veneziani chiamati in un certo senso a recitare se stessi e si muove dall’inglese all’italiano con naturalezza, prende forma intorno a cornici fisiche e metaforiche, ragiona sull’idea di cosa rende tale un’opera d’arte e, così facendo, coinvolge il mondo che sta al di là del palcoscenico. “Gob Squad – ha aggiunto Sharon Smith – usa spesso questa frase: diamo una cornice alla realtà. Mettiamo una cornice intorno a episodi della vita di tutti i giorni, mettiamo in connessione il teatro con la strada, oppure raccogliamo i passanti o interagiamo con il pubblico. Perché ci interessa elevare il quotidiano, il banale, e renderlo bello come un’opera d’arte. Quindi semplicemente se incontriamo una persona per strada noi costruiamo un suo ritratto, che la eleva per un momento, e la porta dentro, la trasforma in un’opera d’arte”.


In scena a un certo punto un personaggio di mezza età dialoga con un se stesso giovane e con uno anziano: la scenografia, che vive anche di immagini video riprese in diretta dagli stesi attori, abbraccia questo momento e, senza retorica, ci fa pensare al tempo passato e perduto, ai sogni che magari si realizzeranno e a quelli che non lo hanno fatto. La vita finirà, è inevitabile, certi applausi saranno gli ultimi, lo sappiamo. Ma, nonostante tutto, quello che passa ha il sottile profumo della possibilità e della speranza. “Tutto può succedere – ha concluso Will – improvvisamente capita che giri un angolo e le cose diventano completamente diverse e inaspettate”. Come si dice, “con un colpo di teatro”, ma forse la frase fatta andrebbe ribaltata: “un colpo di vita”, che certo teatro trova il modo di rendere reale sulla scena. (Leonardo Merlini)

Cultura, si apre dopodomani il Festival dell’Argentario

Cultura, si apre dopodomani il Festival dell’ArgentarioRoma, 25 giu. (askanews) – Tutto pronto a Porto Santo Stefano per “Il Festival dell’Argentario”: al via da dopodomani, giovedì 27 e fino a domenica 30 giugno, la rassegna di incontri e dibattiti sui temi del nostro tempo con spazio anche alla grande musica.


Nato come ideale prosecuzione dell’omonimo storico evento, la cui prima edizione si svolse nel 1961, la manifestazione, promossa dal Comune di Monte Argentario, si svolgerà dalle ore 21.30 alle ore 23.00 circa nella centralissima Piazza dei Rioni, affacciata sul mare. Una location d’eccezione che, con i grandi protagonisti dell’informazione, della cultura e della musica accolti dal giornalista Gigi Marzullo, si trasformerà in una sorta di “salotto” cittadino all’aria aperta, una vera e propria occasione di dibattito e condivisione in luogo ideale di ritrovo e confronto. Ad inaugurare gli incontri pubblici sarà Bruno Vespa che giovedì 27 giugno salirà sul palco con la giornalista e scrittrice Maria Latella mentre la serata di venerdì sarà interamente dedicata a Fausto Leali in concerto, che interpreterà alcuni dei suoi brani più celebri e amati. Sabato 29 giugno il padrone di casa Gigi Marzullo intervisterà Serena Autieri, interprete di grandi successi a teatro, al cinema e in tv, che regalerà al pubblico un medley molto speciale, e Adriano Galliani, autore del libro “Le memorie di Adriano G.”, scritto con Luigi Garlando ed edito da Piemme. Infine, domenica 30 giugno, la serata finale della manifestazione sarà animata da un talk conclusivo con le conduttrici televisive Caterina Balivo ed Eleonora Daniele, sul palco con Marcello Simoni, autore bestseller da quasi 2 milioni e mezzo di copie vendute solo in Italia, che presenterà, a pochissimi giorni dall’uscita nelle librerie, il suo nuovo thriller storico “L’enigma del cabalista”, edito da Newton Compton.


La rassegna tornerà esattamente lì dove era nata e, se nelle edizioni degli anni ’60 i protagonisti del palco erano i linguaggi dell’arte, dal teatro al balletto, quest’anno il festival, oltre alla musica, si immergerà anche nell’attualità, per provare a decifrarne i molteplici significati. Pur nella sua diversità, la manifestazione manterrà tuttavia lo stesso spirito: l’obiettivo resta infatti lo stesso, quello di condividere, confrontarsi, generando crescita culturale e bellezza. Proprio come accadeva negli anni ’60, quando la manifestazione era diventata un appuntamento imperdibile, anche il nuovo “Festival dell’Argentario” ambisce dunque a diventare un punto fermo nell’estate di Porto Santo Stefano. Idee, spunti, connessioni, ma anche buon umore e un pizzico di leggerezza: sarà una piccola grande finestra sul mondo, nella convinzione che oggi più che mai ci sia bisogno di un momento per fermarsi a comprendere i fatti e le persone, le sfide e le criticità, riscoprendo il valore sociale della piazza e il privilegio dello stare insieme.

Autonomia, Bonelli: Meloni indecente su accusa guerra civile a opposizione

Autonomia, Bonelli: Meloni indecente su accusa guerra civile a opposizioneRoma, 25 giu. (askanews) -“Giorgia Meloni ha rivendicato tre riforme come merito di questo governo. La prima è quella fiscale. Sappiano gli italiani che la tanto decantata riforma (fiscale) di Meloni voluta dalla Lega, farà pagare meno tasse ai ricchi e più tasse ai ceti medi. Le tasse dei ceti medi serviranno per diminuire la pressione fiscale per i ricchi. E’ la cosiddetta flat tax per la quale il Governo deve dire da dove prenderanno i soldi.Meloni ha parlato della riforma della giustizia: che cancella le intercettazioni, che definisce il trojan una porcata (parola del Ministro Nordio) e elimina l’abuso d’ufficio; ovvero quei reati della pubblica amministrazione che sono indicatori dei fenomeni di corruzione per cui si muove anche la criminalità organizzata. Gli stessi trojan che hanno consentito la cattura di Messina Denaro.” Lo dichiara il co-portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra Angelo Bonelli.


“La terza riforma che ha citato – dice ancora- è quella del codice degli appalti che oggi consente i subappalti a cascata: norme che hanno consentito di generare quella deregulation del mercato del lavoro e dello sfruttamento di lavoratori e lavoratrici. Lavoratori e lavoratrici costretti a sottoporsi a vere e proprie deportazioni da società a società Poi Giorgia Meloni si concentra sulla questione dell’autonomia differenziata, la sua vera preoccupazione, che le ha fatto perdere voti al Sud. Per questa ragione dice bugie e alimenta una narrazione tossica della quale si assume la responsabilità. Perchè Meloni non dice, quando parla dei LEP, che non sono finanziati e non verranno finanziati, aumentando il divario sociale ed economico tra Nord e Sud. La Premier Meloni ha dato luce a questo ignobile mercimonio che è stato fatto tra lei e Salvini tra autonomia differenziata e premierato.” “Meloni si assume quindi la responsabilità di aver alzato i toni con accuse indecenti e pericolose: ancora oggi attendiamo la presa di distanza dalla sua gioventù nazionale che inneggia al fascismo e al nazismo. Senza dimenticare che in Europa è sempre più isolata. Per questo serve una opposizione unita e coesa, ed é questo l’appello che rivolgo a Elly Schlein, Antonio Conte e gli altri leader: vediamoci e lanciamo un patto per mandare a casa la peggiore destra d’Europa”, conclude

Ex Ilva, la Corte Ue: no a proroga dell’attività se presenta rischi gravi alla salute

Ex Ilva, la Corte Ue: no a proroga dell’attività se presenta rischi gravi alla saluteBruxelles, 25 giu. (askanews) – Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’attività dell’acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospesa, e la valutazione in merito spetta ora al Tribunale di Milano, presso cui molti cittadini di Taranto hanno presentato ricorso per tutelare la propria salute.


Lo stabilisce la sentenza emessa oggi a Lussemburgo dalla Corte europea di Giustizia nella causa denominata C-626/22 sull’ex Ilva, che contraddice in modo netto le decisioni prese da diversi governi italiani successivi a partire dal 2012, che hanno prorogato le scadenze per attuare le misure di protezione dell’ambiente e della salute che erano poste come condizioni per proseguire l’attività dell’acciaieria. La sentenza, si legge in un comunicato della Corte, sottolinea che “in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso”.


Inoltre, la Corte Ue ricorda che “in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile”. In tutta evidenza, non è quello che è successo con l’ex Ilva. Varie misure per la riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute causati dagli impianti dell’acciaieria sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.


“Nonostante fosse stato posto in amministrazione controllata nel 2012, lo stabilimento – ricorda la Corte Ue – è stato autorizzato, in base a particolari norme di deroga, a proseguire la propria attività produttiva per un periodo di 36 mesi a condizione del rispetto di un piano di misure ambientali e sanitarie. Il termine per l’attuazione di questo piano è stato poi posticipato più volte, per un periodo complessivo di diversi anni, nonostante l’attività in questione presentasse pericoli gravi e significativi per l’integrità dell’ambiente e la salute delle popolazioni limitrofe”. Inoltre, nota la Corte, la normativa applicata dall’Italia “non subordina il rilascio o la revisione dell’autorizzazione all’esercizio industriale alla valutazione preventiva degli impatti dell’impianto sulla salute umana”. In questo contesto, circa 300.000 abitanti del comune di Taranto e di comuni limitrofi hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva Ue relativa alle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue del 24 novembre 2010).


Il Tribunale di Milano ha adito quindi la Corte europea di Giustizia, chiedendo se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva, al fine di garantirne la continuità, non siano in contrasto con la direttiva sulle emissioni industriali. La sentenza di oggi sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto comunitario, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Mentre secondo il governo italiano la direttiva non farebbe alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte Ue puntualizza che la nozione di “inquinamento”, ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, include sia i danni all’ambiente che quelli alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva di Taranto “deve quindi costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio previsti dalla direttiva”. Inoltre, secondo quanto ha sottolineato il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale, e di riesaminarla successivamente, senza considerare alcune sostanze inquinanti e i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Su questo punto, la Corte Ue rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dall’attività dell’impianto. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio. La Corte Ue afferma quindi che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti. Varie valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021, ricorda il comunicato della Corte Ue, attestano una relazione causale tra i danni alla salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati anche altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che non è legata all’Ue, ma veglia sull’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa), aveva accertato che l’acciaieria di Taranto provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, infine, Taranto è stata inserita tra le “zone di sacrificio”, aree caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche, nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione alle sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente e le violazioni dei diritti umani.

Ex Ilva, Corte Ue: no a proroga attività se rischi gravi salute

Ex Ilva, Corte Ue: no a proroga attività se rischi gravi saluteBruxelles, 25 giu. (askanews) – Se presenta pericoli gravi e rilevanti per l’ambiente e per la salute umana, l’attività dell’acciaieria ex Ilva di Taranto dovrà essere sospesa, e la valutazione in merito spetta ora al Tribunale di Milano, presso cui molti cittadini di Taranto hanno presentato ricorso per tutelare la propria salute.


Lo stabilisce la sentenza emessa oggi a Lussemburgo dalla Corte europea di Giustizia nella causa denominata C-626/22 sull’ex Ilva, che contraddice in modo netto le decisioni prese da diversi governi italiani successivi a partire dal 2012, che hanno prorogato le scadenze per attuare le misure di protezione dell’ambiente e della salute che erano poste come condizioni per proseguire l’attività dell’acciaieria. La sentenza, si legge in un comunicato della Corte, sottolinea che “in caso di pericoli gravi e rilevanti per l’integrità dell’ambiente e della salute umana, il termine per applicare le misure di protezione previste dall’autorizzazione all’esercizio non può essere prorogato ripetutamente e l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso”.


Inoltre, la Corte Ue ricorda che “in caso di violazione delle condizioni di autorizzazione all’esercizio dell’installazione, il gestore deve adottare immediatamente le misure necessarie per garantire il ripristino della conformità della sua installazione a tali condizioni nel più breve tempo possibile”. In tutta evidenza, non è quello che è successo con l’ex Ilva. Varie misure per la riduzione degli effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute causati dagli impianti dell’acciaieria sono state previste sin dal 2012, ma i termini stabiliti per la loro attuazione sono stati ripetutamente differiti.


“Nonostante fosse stato posto in amministrazione controllata nel 2012, lo stabilimento – ricorda la Corte Ue – è stato autorizzato, in base a particolari norme di deroga, a proseguire la propria attività produttiva per un periodo di 36 mesi a condizione del rispetto di un piano di misure ambientali e sanitarie. Il termine per l’attuazione di questo piano è stato poi posticipato più volte, per un periodo complessivo di diversi anni, nonostante l’attività in questione presentasse pericoli gravi e significativi per l’integrità dell’ambiente e la salute delle popolazioni limitrofe”. Inoltre, nota la Corte, la normativa applicata dall’Italia “non subordina il rilascio o la revisione dell’autorizzazione all’esercizio industriale alla valutazione preventiva degli impatti dell’impianto sulla salute umana”. In questo contesto, circa 300.000 abitanti del comune di Taranto e di comuni limitrofi hanno agito in giudizio dinanzi al Tribunale di Milano contro il proseguimento dell’esercizio dell’acciaieria, sostenendo che le sue emissioni nuocciono alla loro salute e che l’installazione non è conforme ai requisiti della direttiva Ue relativa alle emissioni industriali (Direttiva 2010/75/Ue del 24 novembre 2010).


Il Tribunale di Milano ha adito quindi la Corte europea di Giustizia, chiedendo se la normativa italiana e le norme derogatorie speciali applicabili all’acciaieria Ilva, al fine di garantirne la continuità, non siano in contrasto con la direttiva sulle emissioni industriali. La sentenza di oggi sottolinea anzitutto lo stretto collegamento tra la protezione dell’ambiente e quella della salute umana, che costituiscono obiettivi chiave del diritto comunitario, garantiti nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Mentre secondo il governo italiano la direttiva non farebbe alcun riferimento alla valutazione del danno sanitario, la Corte Ue puntualizza che la nozione di “inquinamento”, ai sensi della direttiva sulle emissioni industriali, include sia i danni all’ambiente che quelli alla salute umana. La previa valutazione dell’impatto dell’attività di un’installazione come l’acciaieria Ilva di Taranto “deve quindi costituire un atto interno ai procedimenti di rilascio e riesame dell’autorizzazione all’esercizio previsti dalla direttiva”. Inoltre, secondo quanto ha sottolineato il Tribunale di Milano, le norme speciali applicabili all’acciaieria Ilva hanno consentito di rilasciarle un’autorizzazione ambientale, e di riesaminarla successivamente, senza considerare alcune sostanze inquinanti e i loro effetti nocivi sulla popolazione circostante. Su questo punto, la Corte Ue rileva che il gestore di un’installazione deve fornire, nella sua domanda di autorizzazione iniziale, informazioni relative al tipo, all’entità e al potenziale effetto negativo delle emissioni che possono essere prodotte dall’attività dell’impianto. Solo le sostanze inquinanti che si ritiene abbiano un effetto trascurabile sulla salute umana e sull’ambiente possono non essere assoggettate al rispetto dei valori limite di emissione nell’autorizzazione all’esercizio. La Corte Ue afferma quindi che, contrariamente a quanto sostenuto dall’Ilva e dal governo italiano, il procedimento di riesame non può limitarsi a fissare valori limite per le sostanze inquinanti la cui emissione era prevedibile. Occorre tener conto anche delle emissioni effettivamente generate dall’installazione nel corso del suo esercizio e relative ad altre sostanze inquinanti. Varie valutazioni del danno sanitario redatte negli anni 2017, 2018 e 2021, ricorda il comunicato della Corte Ue, attestano una relazione causale tra i danni alla salute dei residenti nell’area di Taranto e le emissioni dell’acciaieria Ilva, specie con riferimento alle polveri sottili PM10 e all’anidride solforosa (SO2) di origine industriale. Sono stati rilevati anche altri inquinanti connessi all’attività dell’acciaieria, quali il rame, il mercurio e il naftalene, nonché le polveri sottili PM2,5 e PM10. Nel 2019, la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo (che non è legata all’Ue, ma veglia sull’applicazione della Convenzione sui Diritti dell’Uomo del Consiglio d’Europa), aveva accertato che l’acciaieria di Taranto provocava significativi effetti dannosi sull’ambiente e sulla salute degli abitanti della zona. In un rapporto del gennaio 2022 del Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, infine, Taranto è stata inserita tra le “zone di sacrificio”, aree caratterizzate da livelli estremi di inquinamento e di contaminazione da sostanze tossiche, nelle quali le popolazioni vulnerabili ed emarginate subiscono molto più delle altre le conseguenze dell’esposizione alle sostanze pericolose per la salute e per l’ambiente e le violazioni dei diritti umani.

RElazione al Parlamento: 70mila giovanissimi (2,8%) usano la cannabis ogni giorno

RElazione al Parlamento: 70mila giovanissimi (2,8%) usano la cannabis ogni giornoRoma, 25 giu. (askanews) – “Pur presentando per la prima volta dalla pandemia una flessione, i prodotti della cannabis restano quelli a maggior impatto sia per quanto riguarda la diffusione sui territori sia relativamente allo sforzo legato al contrasto. La cannabis e i suoi derivati continuano a essere le sostanze largamente più diffuse tra i giovanissimi. Nel 2023, almeno una volta nell’anno ne hanno fatto uso 550mila ragazzi tra i 15 e i 19 anni, pari al 22% dell’intera popolazione studentesca, e 70mila giovanissimi (2,8%) hanno riferito di farne un uso pressoché quotidiano (20 o più volte nel mese)”. É quanto emerge dalla Relazione annuale al Parlamento sul fenomeno delle tossicodipendenze in Italia 2024, presentata oggi.

Nodi in maggioranza, l’esame ddl Sicurezza alla Camera è in stallo

Nodi in maggioranza, l’esame ddl Sicurezza alla Camera è in stalloRoma, 25 giu. (askanews) – La maggioranza deve sciogliere alcuni nodi sul ddl sicurezza, a cominciare dall’emendamento della Lega sulla castrazione chimica su cui potrebbe arrivare uno stop. Il provvedimento, varato a novembre dello scorso anno dal governo, vede di nuovo rallentare il suo iter. Non si esclude, secondo quanto si apprende, che il via libera venga rinviato addirittura a settembre.


Questa mattina si è tenuta una riunione del centrodestra con il viceministro alla Giustizia Sisto (Fi) e i sottosegretari Delmastro (Fdi) e Molteni (Lega) dove sono emerse alcune criticità. Nell’ufficio di presidenza delle commissioni che si è tenuto poco dopo i presidenti delle commissioni hanno proposto il rinvio dell’approdo in aula al calendario di luglio per non “stressare” i lavori.

Premierato,Schlein: è plebiscito,indebolisce Camere e Quirinale

Premierato,Schlein: è plebiscito,indebolisce Camere e QuirinalePRoma, 25 giu. (askanews) – “Non è fare chiarezza, il premierato non è più democrazia indebolisce parlamento e capo dello Stato, non si risolve con un plebiscito, la democrazia non è acclamare un capo ogni cinque anni ma incidere sulle scelte del parlamento”. Così Elly Schlein in conferenza stampa a proposito della riforma costituzionale del governo.


“Il punto non è il metodo di elezione ma un Parlamento trascinato da un capo e meno autonomo e ascolterà meno i cittadini, questo sistema non esiste in nessun altro paese al mondo e non assicura equilibrio tra i poteri sancito dalla costituzione a difesa dei cittadini. Per la segretaria Dem sarebbe meglio “cambiare la legge elettorale, questo è il modo per ricucire le distanze tra città e istituzioni non l’illusione che acclamando un capo ci sarà più stabilità per questo c’è la sfiducia costruttiva, ma il governo con la sua foga ideologica stravolge la forma di governo a colpi maggioranza, per noi è inaccettabile”.