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Mattarella: attività giornalisti non può ricevere vessazioni

Mattarella: attività giornalisti non può ricevere vessazioniRiccione (RN), 14 feb. (askanews) – “L’attività professionale dei giornalisti non può essere soggetta a vessazioni, intimidazioni o violazioni della loro libertà. Ne va di quella di tutti”. Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio letto al Congresso nazionale della Federazione nazionale della Stampa a Riccione a inizio dei lavori.
“Creare e garantire le condizioni per una stampa indipendente – ha aggiunto Mattarella – è compito che interpella le istituzioni, la società civile nelle sue diverse articolazioni, l’industria dei media, la coscienza professionale di ciascun giornalista”. Infatti “una società economicamente sana propone una industria editoriale capace di affermare con forza la propria funzione, non orientata a interessi di parte, ma diretta a inverare la previsione della Carta costituzionale che ribadisce il diritto dei cittadini a una informazione libera”.
(segue)

Patti Lateranensi,al via colloqui Italia-Santa Sede senza Meloni

Patti Lateranensi,al via colloqui Italia-Santa Sede senza Meloni

La premier è influenzata. Per il Governo con Parolin e Zuppi ci sono Tajani Piantedosi Calderone Giorgetti Roccella e Mantovano

Roma, 14 feb. (askanews) – É cominciata a palazzo Borromeo a Roma, sede dell’Ambasciata italiana presso la Santa Sede ,la cerimonia per l’anniversario dei Patti Lateranensi.
Assente perchè influenzata la premier Giorgia Meloni, per la delegazione italiana sono presenti il ministro degli esteri Antonio Tajani, il ministro degli interni Matteo Piantedosi, il ministro del lavoro Marina Elvira Calderone, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, la ministra della famiglia Eugenia Roccella e il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Alfredo Mantovano.
La delegazione della Santa sede è guidata dal segretario di Stato cardinale Pietro Parolin, dal presidente della Cei Matteo Zuppi, il segretario per i rapporti con gli Stati Richard Gallagher.
Per l’incontro formale tra i due Stati è atteso più tardi il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Lombardia, prima seduta nuovo Consiglio tra 16 e 31 marzo

Lombardia, prima seduta nuovo Consiglio tra 16 e 31 marzoMilano, 14 feb. (askanews) – Concluse le operazioni di voto e a scrutinio ultimato, per avviare le procedure di insediamento della nuova dodicesima legislatura del Consiglio regionale della Lombardia bisognerà attendere ora la proclamazione degli eletti (presidente e consiglieri regionali), che potrebbe avvenire da parte dell’ufficio centrale regionale costituito presso la Corte d’Appello tra il 6 e il 16 marzo (in occasione delle precedenti elezioni la proclamazione è sempre avvenuta almeno 20 giorni dopo il voto).
Entro i tre giorni successivi alla proclamazione, il presidente Attilio Fontana dovrà comunicare la composizione della Giunta regionale. Non prima di 10 giorni e non oltre 15 giorni dall’atto di proclamazione, cioè indicativamente tra il 16 e il 31 marzo, si dovrà tenere la prima seduta del Consiglio regionale che sarà presieduta all’inizio dal consigliere più anziano di età. Prima di questa seduta tutti i Consiglieri dovranno comunicare il gruppo consiliare del quale intendono fare parte.
Durante la prima seduta saranno eletti il presidente del Consiglio regionale e i componenti dell’ufficio di presidenza (due vice presidenti, uno di maggioranza e uno di minoranza, e due consiglieri segretari, espressone anch’essi della maggioranza e della minoranza).
La seconda seduta si terrà, invece, entro 15 giorni dalla nomina della Giunta regionale, quindi indicativamente tra il 24 marzo e il 4 aprile. In questa occasione il presidente Fontana presenterà all’Aula la composizione della Giunta (al massimo potranno essere nominati 16 assessori e 4 sottosegretari) e il programma di governo per i prossimi cinque anni.

Porta (Pd): presto una ‘green card’ per i giovani italodiscendenti

Porta (Pd): presto una ‘green card’ per i giovani italodiscendentiRoma, 14 feb. (askanews) – “Concedere una ‘green card’ per gli italodiscendenti che permetta loro di avere un’opportunità reale di trasferirsi nel nostro Paese per investire, lavorare o studiare”. Così Fabio Porta, deputato del Pd eletto nella circoscrizione estero, ripartizione America meridionale, nel corso della presentazione alla Camera del libro ‘Sardi in fuga in Italia e dall’Italia’ di Aldo Aledda, Franco Angeli editore.
“Si tratta di una proposta di legge, che verrà presentata nelle prossime settimane, costruita dal gruppo di lavoro ‘Comitato 11 ottobre’. L’idea è quella di favorire realmente un rientro in patria degli italodiscendenti per valorizzare al meglio e sostenere una presenza sempre più significativa dal punto di vista quantitativo ma soprattutto qualitativo”, ha aggiunto Porta.
Questa proposta di legge è rivolta “ai figli, ai nipoti, ai pronipoti dei milioni di italiani sparsi nel mondo affinché possano trovare delle vere opportunità e un terreno fertile per insediarsi e costruire qualcosa in Italia. Il nostro Paese ha bisogno delle nuove giovani generazioni di italodiscendenti”, ha sottolineato Porta.

Regionali, Berlusconi: Fi determinante numericamente e politicamente

Regionali, Berlusconi: Fi determinante numericamente e politicamenteRoma, 14 feb. (askanews) – “Ringrazio gli elettori della Lombardia e del Lazio che hanno confermato come il centro-destra di governo rappresenti la maggioranza degli italiani, e come, all’interno del centro-destra, Forza Italia sia determinante numericamente e politicamente”. Lo scrive sui social il leader di Fi, Silvio Berlusconi, commentando il voto delle Regionali.
“La conferma dei risultati delle elezioni politiche – aggiunge – dimostra che la nostra azione nella maggioranza e nel governo è compresa e apprezzata dagli italiani. Si deve tenere conto che Forza Italia non esprimeva nessuno dei due candidati presidenti, che hanno avuto un effetto trainante sulle liste dei loro partiti, tuttavia Forza Italia ha raccolto in entrambe le regioni un consenso pari o superiore a quello delle recenti elezioni politiche. Ringrazio per questo i nostri candidati, i nostri militanti, i nostri dirigenti della Lombardia e del Lazio. Il loro lavoro è stato decisivo”.

Mattarella: cattura Messina Denaro supremazia legge su crimine

Mattarella: cattura Messina Denaro supremazia legge su crimineRoma, 14 feb. (askanews) – Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso “la riconoscenza della Repubblica”, sottolineando, in riferimento alla cattura di Matteo Messina Denaro, come “questo successo dell’azione della Magistratura e di tutte le Forze di Polizia, che vi si sono impegnate con tenacia e dedizione, abbia manifestato la supremazia della legge sul crimine e abbia rafforzato la fiducia dei cittadini in una società libera dalla presenza della mafia”. Un ringraziamento rivolto ieri alle forze dell’ordine ricevendo al Quirinale, il Generale di C. A. Teo Luzi, Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri e il Generale di Divisione Pasquale Angelosanto, Comandante del Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri, insieme a una folta rappresentanza di ufficiali, marescialli, brigadieri, appuntati e carabinieri del ROS, del Gruppo Intervento Speciale e dei Comandi territoriali di Palermo e Trapani dell’Arma, che hanno pertecipato alle operazioni di ricerca e cattura di Matteo Messina Denaro che, come ha rilevato il Comandante Generale, era l’ultimo capomafia stragista latitante.
Il Presidente ha inoltre espresso le sue congratulazioni per l’alta capacità professionale che ha consentito di ottenere questo importante risultato, manifestando grande apprezzamento per l’opera svolta sui tanti fronti di impegno.

##In Lombardia eletti Feltri e Sgarbi,bocciati Gallera e Pregliasco

##In Lombardia eletti Feltri e Sgarbi,bocciati Gallera e PregliascoMilano, 14 feb. (askanews) – Il voto regionale in Lombardia porta al Pirellone volti noti come quelli del giornalista Vittorio Feltri (Fratelli d’Italia) e del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi (Noi Moderati), ma esclude altri nomi di fama come quelli del virologo Fabrizio Pregliasco (Patto Civico – Majorino Presidente) e dell’ex assessore al Welfare nella prima fase della pandemia Giulio Gallera (Forza Italia). È l’esito della suddivisione degli 80 seggi del Consiglio regionale, uno dei quali è riservato al presidente eletto (Attilio Fontana), mentre un altro è assegnato al “miglior sconfitto” tra i candidati alla presidenza (Pierfrancesco Majorino). Resta invece fuori Letizia Moratti, arrivata terza, che non si era candidata per il Consiglio.
Gli altri 78 seggi sono così attribuiti: 22 Fratelli d’Italia, 14 Lega, 6 Forza Italia, 5 Lombardia Ideale – Fontana Presidente, 1 Noi Moderati, 17 Partito Democratico, 3 Movimento 5 Stelle, 1 Alleanza Verdi e Sinistra, 2 Patto Civico – Majorino Presidente, 3 Azione – Italia Viva, 4 Lista Moratti presidente.
È il frutto della vittoria della coalizione di centrodestra che ha ottenuto il 56,27%: Fratelli d’Italia 25,18% (725.402 voti), Lega 16,53% (476.175), Forza Italia 7,23% (208.420), Lombardia Ideale – Fontana Presidente 6,16% (177.387), Noi Moderati 1,17% (33.711). L’alleanza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle raggiunge il 32,80%: Pd 21,82% (628.774 voti), Movimento 5 Stelle 3,93% (113.229), Patto Civico – Majorino Presidente 3,82% (110.126), Alleanza Verdi e Sinistra 3,23% (93.019). La coalizione che sosteneva Letizia Moratti si ferma al 9,55%: la lista Letizia Moratti Presidente 5,30% (152.652 voti), Azione – Italia Viva 4,25% (122.356). Unione Popolare, infine, ottiene l’1,39% (39.913).
Questo l’elenco degli eletti per provincia:
Bergamo (9): 3 Fratelli d’Italia (Paolo Franco, Lara Magoni, Michele Schiavi), 2 Lega (Giovanni Malanchini, Roberto Anelli), 1 Forza Italia (Jonathan Lobati), 2 Pd (Davide Casati, Jacopo Scandella), 1 Moratti (Ivan Rota). Brescia (10): 3 Fratelli d’Italia (Carlo Bravo, Barbara Mazzali, Diego Invernici), 2 Lega (Floriano Massardi, Davide Caparini), 1 Forza Italia (Simona Tironi), 2 PD (Emilio Del Bono, Miriam Cominelli), 1 Movimento 5 Stelle (Paola Pollini), 1 Azione – Italia Viva (Massimo Vizzardi). Como (5): 1 Fratelli d’Italia (Anna Dotti), 1 Lega (Alessandro Fermi), 1 Forza Italia (Sergio Gaddi), 1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Marisa Cesana), 1 Pd (Angelo Orsenigo).
Cremona (3): 1 Fratelli d’Italia (Marcello Ventura), 1 Lega (Filippo Bongiovanni), 1 Pd (Matteo Piloni). Lecco (3): 1 Fratelli d’Italia (Giacomo Zamperini), 1 Lega (Mauro Piazza), 1 Pd (Gianmario Fragomeli). Lodi (2): 1 Fratelli d’Italia (Patrizia Baffi), 1 Pd (Roberta Vallacchi). Mantova (3): 1 Fratelli d’Italia (Alessandro Beduschi), 1 Lega (Alessandra Cappellari), 1 Pd (Marco Carra). Milano (24): 6 Fratelli d’Italia (Christian Garavaglia, Marco Alparone, Franco Lucente, Vittorio Feltri, Chiara Valcepina, Matteo Forte), 2 Lega (Silvia Scurati, Riccardo Pase), 1 Forza Italia (Gianluca Comazzi), 1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Carmelo Ferraro), 1 Noi Moderati (Vittorio Sgarbi), 6 Pd (Paolo Romano, Carlo Borghetti, Pietro Bussolati, Alfredo Negri, Maria Rozza, Paola Bocci), 2 Movimento 5 Stelle (Nicola Di Marco, Paola Pizzighini), 1 Alleanza Verdi e Sinistra (Onorio Rosati), 2 Patto Civico – Majorino Presidente (Michela Palestra e Luca Paladini), 1 Azione – Italia Viva (Lisa Noja), 1 Lista Moratti Presidente (Manfredi Palmeri).
Monza Brianza (7): 2 Fratelli d’Italia (Federico Romani, Alessia Villa), 1 Lega (Alessandro Corbetta), 1 Forza Italia (Fabrizio Figini), 1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Jacopo Dozio), 1 PD (Pietro Luigi Ponti), 1 Lista Moratti Presidente (Martina Sassoli). Pavia (4): 1 Fratelli d’Italia (Claudio Mangiarotti), 1 Lega (Elena Lucchini), 1 Forza Italia (Ruggero Invernizzi), 1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Alessandro Cantoni). Sondrio (1): 1 Lega (Massimo Sartori). Varese (7): 2 Fratelli d’Italia (Giuseppe De Bernardi Martignoni, Francesca Caruso), 1 Lega (Emanuele Monti), 1 Lombardia Ideale – Fontana Presidente (Giacomo Cosentino Basaglia), 1 Pd (Samuele Astuti), 1 Azione – Italia Viva (Giuseppe Licata), 1 Lista Moratti Presidente (Luca Ferrazzi).

Meloni: governo promosso dalle urne.Ma Fi-Lega sotto osservazione

Meloni: governo promosso dalle urne.Ma Fi-Lega sotto osservazione

Gli alleati tengono, ma le Europee non sono così lontane. C’è anche partita nomine

Roma, 13 feb. (askanews) – Il mood di giornata sta nelle parole che il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, prende in prestito da Julio Velasco, l’allenatore che riportò l’Italia del volley sulla cima del mondo: “Chi vince festeggia, chi perde spiega”. L’affermazione alle Regionali in Lazio e Lombardia, è vero, era attesa ma la maggioranza assoluta conquistata da Attilio Fontana e Francesco Rocca consente a Giorgia Meloni di parlare di “vittoria netta” e di godersi qualche ora di compiacimento dopo essere stata costretta a gestire una nuova crisi internazionale a causa dell’intemerata di Silvio Berlusconi contro il leader ucraino Volodomyr Zelensky.
La presidente del Consiglio prova a metterci una pezza anche cercando di accelerare l’organizzazione del viaggio a Kiev che dovrebbe avvenire proprio a ridosso del 24 febbraio, anniversario dell’inizio della guerra. Ma le scorie dello scontro restano, anche se la linea ufficiale è che tutto è sistemato perchè sono “i fatti a parlare”. Come se l’incidente potesse essere derubricato a una voce dal sen fuggita.
Ma oggi, appunto, il centrodestra ha vinto e quindi può permettersi il lusso di festeggiare di più e spiegare di meno. Giorgia Meloni aveva detto esplicitamente che questo voto, visto anche l’alto numero di elettori coinvolti, sarebbe stato anche un primo test sul suo esecutivo. E, dunque, ha gioco facile a dire che si tratta di un risultato che “consolida la compattezza del centrodestra e rafforza il lavoro del governo”, anche se ha trovato avversari mai così divisi e un dato dell’affluenza mai così basso. Di più, chi ha avuto modo di sentirla, spiega che la premier è convinta anche di aver dimostrato che la narrazione di una squadra già in crisi dopo 100 giorni sia stata platealmente smentita. “Ancora una volta abbiamo sconfitto gli uccelli del malaugurio”.
Fratelli d’Italia si conferma primo partito e nel Lazio, sua storica roccaforte, riesce ad andare persino oltre il risultato delle Politiche toccando il 33%. Ma anche gli alleati tutto sommato sorridono. La Lega di Matteo Salvini non solo regge e cresce rispetto alle elezioni nazionali ma, se si sommano i suoi voti con quelli della lista di Fontana, di fatto si colloca non così lontano dal partito di Meloni. Tiene oltre le previsioni anche Forza Italia nonostante la concorrenza del Terzo Polo e di Letizia Moratti. Insomma, poche variazioni rispetto al 25 settembre: una situazione che cristallizza i rapporti di forza all’interno dell’esecutivo.
Ma il fatto è che alla fine di un’elezione, c’è sempre una elezione da ricominciare: le Europee – dove si vota con il proporzionale – saranno fondamentali per tutte e tre le formazioni del centrodestra e anche per la partita che la presidente del Consiglio vuole giocare a Bruxelles portando l’asse del governo comunitario verso un’alleanza Ppe-Conservatori. Per questo a via della Scrofa mettono in conto che la festa per la vittoria delle Regionali non durerà poi molto.
D’altra parte, ci sono già degli scogli parlamentari da affrontare nel breve periodo, per esempio in maggioranza non è ancora stato trovato un accordo sul decreto per la trasparenza sui prezzi della benzina. E a fine marzo si entrerà nel vivo di una partita importante, quella delle nomine. Al momento, però, nonostante la sbandierata armonia all’interno della coalizione, un vertice con i tre leader non è in agenda.

L’affluenza crolla sotto il 40%. E travolge il centrosinistra

L’affluenza crolla sotto il 40%. E travolge il centrosinistraRoma, 13 feb. (askanews) – Un quarto del paese chiamato al voto per le elezioni Regionali, il centrodestra che vince di larga misura in Lazio e in Lombardia, l’affluenza in picchiata, in media sotto il 40%. Ed è proprio l’affluenza a rappresentare per tutti i partiti il cigno nero di questa consultazione elettorale. Un tonfo nella partecipazione al voto che, secondo le prime analisi del voto, ha danneggiato soprattutto lo schieramento del centrosinistra. Molti i dati da tenere in considerazione, ma, forse, nessuno risolutivo. Innanzitutto, come è stato fatto notare dagli stessi candidati – Pierfrancesco Majorino in primis che ha perso in Lombardia contro il governatore di centrodestra Attilio Fontana che è stato riconfermato – il fatto che il principale partito del centrosinistra, il Pd, sia impegnato nel proprio congresso e abbia un segretario uscente. Poi l’impressione che alcune sfide fossero già vinte e, insieme, le geometrie variabili delle alleanze nel centrosinistra – in Lombardia con i Cinquestelle e nel Lazio contro – non hanno deposto a favore dello schieramento.
“Divisi non solo si perde ma non si porta nemmeno la gente a votare. Le due opa sono state bloccate ma questo non può consolarci” ha osservato l’ex ministro Dem Andrea Orlando riferendosi, come ha fatto anche il segretario Enrico Letta alle opa di M5s e Terzo Polo sui Dem.
Guardando ai dati nel Lazio solo un abitante su tre si è recato alle urne: ha votato il 37,2% degli aventi diritto contro il 66,5% del 2018, quando però si disputò un election day (con le Politiche). Ancora più basso, come ha spiegato Lorenzo Pregliasco di Quorum-Youtrend, il dato su Roma città: nella capitale ha votato il 33,1%, poco più di un avente diritto su tre. In Lombardia il dato finale dell’affluenza si è attestato al 41,61% contro il 73,8% di cinque anni fa quando, peraltro, si votò in un solo giorno e contro il 64,6% del 2010 che era stato finora il dato più basso.
Il trend è in atto da tempo, negli ultimi dieci anni l’affluenza alle Regionali è andata calando ma finora non era mai scesa così tanto. I numeri assoluti restituiscono la dimensione del problema astensionismo molto più delle percentuali: nelle regionali 2023 i votanti sono stati 5,1 milioni, mentre erano stati 8,9 milioni nelle precedenti regionali del 2018. Il record negativo in assoluto apparteneva al 2014 quando in Emilia Romagna i votanti per il nuovo presidente della Regione, dopo le dimissioni di Vasco Errani coinvolto in un’inchiesta giudiziaria da cui è stato poi prosciolto, furono appena il 37,7% e fu eletto Stefano Bonaccini.
Guardando i primi flussi elettorali si rileva come il crollo dell’affluenza abbia penalizzato, soprattutto nel Lazio, il centrosinistra. Appena poche settimane fa nessun sondaggio indicava una distanza così larga tra il candidato del centrodestra Francesco Rocca e quello del centrosinistra Alessio D’Amato. E nemmeno se l’accordo con i Cinquestelle fosse andato in porto e i voti raccolti (intorno all’11% secondo rilevazioni ancora non definitive) da Donatella Bianchi, in corsa per il M5s, si fossero riversati su D’Amato il centrosinistra avrebbe potuto vincere la guida della Regione.
Fratelli d’Italia, intanto, si conferma il primo partito sia in Lombardia con il 26% (seguito dal Pd oltre al 21% e dalla Lega che veleggia intorno al 17%) che, soprattutto, nel Lazio, dove più di un voto su tre è andato al partito di Giorgia Meloni (33%) sempre seguito dal Pd al 21,5%.
Ma come mai questa disaffezione verso le urne, soprattutto nel campo del centrosinistra? Secondo Romano Prodi, ex premier e fondatore de L’Ulivo, “siamo davanti a due problemi: uno generale, i leader non parlano più con le persone, non le ascoltano e la democrazia è in crisi, perché si sta allontanando dalla gente” e poi “bisogna riconoscere che le Regioni non sono nel cuore delle persone! Anche quando sono ben amministrate. E d’altra parte pochi ne conoscono le competenze” mentre “la politica fatica ad affrontare e risolvere i problemi nostri, di tutti i giorni. Il distacco cresce perché scarseggiano i mediatori”. Di certo le tre opposizioni principali dovranno iniziare a dialogare e magari costruire un percorso comune se vorranno essere competitive con il centrodestra. Per dirla con Giorgio Gori, sindaco Dem di Bergamo, “col maggioritario a turno secco si è competitivi solo unendo tutto il centrosinistra (si, pure i 5S). O lo capite o la destra vincerà ogni volta”.

Rocca succede a Zingaretti, il centrodestra si riprende il Lazio

Rocca succede a Zingaretti, il centrodestra si riprende il Lazio

Dopo 10 anni il centrosinistra torna all’opposiozione. L’astensionismo batte tutti

Roma, 13 feb. (askanews) – Francesco Rocca è il nuovo presidente della regione Lazio. Dopo dieci anni ininterrotti di governo, il centrosinistra ha passato il testimone al centrodestra che torna a sedere negli uffici di via Cristoforo Colombo e torna maggioranza alla Pisana. L’avventura della Giunta Zingaretti con il suo Modello Lazio, l’esperimento del “campo largo” e la convivenza tra il Pd e i 5 Stelle, è terminata e i numeri che questa due giorni elettorale restituisce, fotografano una crisi del centrosinistra e del Movimento 5 Stelle.
Rocca avvocato ed ex presidente della Croce rossa internazionale, si è imposto con oltre il 50% sul suo avversario di centrosinistra, l’assessore regionale uscente alla sanità, Alessio D’Amato, che ha conquistato poco più del 30%, dietro Donatella Bianchi per M5S, a poco più del 10%. A spoglio ancora in corso è chiaro che i cittadini hanno chiaramente indicato la volontà di premiare il centrodestra, anche se il segnale che esce prepotente dalle urne è il dato dell’astensione.
Nel Lazio solo il 37,2% ha deciso di andare a votare, un dato che deve far riflettere i partiti tutti, una disaffezione che per il neo eletto presidente Rocca va analizzata e presa in carico con impegno e responsabilità. E la parola “responsabilità” è stata tra le prime pronunciate da Rocca. Emozionato e soddisfatto ha assicurato: “ci impegneremo affinché possa tornare la fiducia degli elettori” ha detto ponendo appunto l’accento sul dato dell’astensione che ha pesato su questo turno elettorale.
“Da questo momento serve tanta responsabilità” ha rivelato assicurando: “ci impegneremo per far ritornare la fiducia” ha assicurato. “Saremo all’altezza di formare una squadra straordinaria” ha assicurato. Al quartier generale del centrosinistra Alessio D’Amato per primo ha spiegato che il dato dell’astensione deve imporre una riflessione profonda. Intanto Rocca già appare proiettato al futuro. La formazione della giunta deve essere “parte di un ragionamento insieme a tutta la coalizione, l’ultima volta ci sono voluti una ventina giorni. Dobbiamo partire subito, non possiamo perdere nemmeno un giorno” ha detto spiegando che seguirà la sanità molto da vicino e che sarà subito al lavoro. “Bisogna sbrigarsi” ha spiegato.