Skip to main content
#sanremo #studionews #askanews #ciaousa #altrosanremo

Mattarella: istituzioni unico argine ad usurpatori sovranità

Mattarella: istituzioni unico argine ad usurpatori sovranitàRoma, 17 dic. (askanews) – “La tenuta e il consolidamento delle istituzioni democratiche sono l’unico argine agli usurpatori di sovranità”. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, intervenendo alla cerimonia di auguri alle alte cariche al Quirinale, lancia un allarme nei confronti dei nuovi ricchi che sono ormai in competizione con lo Stato. Il capo dello Stato parla esplicitamente del “timore che si faccia spazio la tentazione di un progressivo svuotamento del potere pubblico. Fino ad intaccare la stessa idea di Stato per come l’abbiamo codificata e conosciuta nei secoli”.


“Un esempio. Lo stato moderno si è fondato sul monopolio dell’uso della forza militare e della moneta. Ebbene – osserva Mattarella -, questi due pilastri sono oggi messi in discussione dalla prospettiva di una progressiva privatizzazione del potere pubblico, dall’iniziativa di potenze finanziarie private, capaci di sfidare le prerogative statuali anche su quei due fronti. Proprietari di immense ricchezze che oggi hanno di fatto il monopolio in diversi settori fondamentali. E costruzione di circuiti monetari paralleli, privati”. Gli interrogativi sono densi di preoccupazione: “Chi può garantire che questo trasferimento di potere dalla sfera pubblica a quella privata abbia come fine la garanzia della libertà di tutti? La sicurezza di tutti? I diritti di ciascuno? Il bene comune inteso come bene di ogni persona, nessuna esclusa?”. Questa garanzia per Mattarella sono le istituzioni democratiche.

Mattarella: oggi prevale il conflitto, istituzioni indebolite

Mattarella: oggi prevale il conflitto, istituzioni indeboliteRoma, 17 dic. (askanews) – “Oggi prevale il conflitto. La politica e la diplomazia appaiono sovente accantonate dalla scelta delle armi operata da chi ha dato avvio alla guerra. Le istituzioni sovranazionali ne risultano indebolite. Le nostre nuove generazioni si confrontano con stupore e disorientamento con le immagini e le parole della guerra. Occorre una approfondita riflessione sui danni che questa deriva emotiva può produrre nel lungo periodo sulle donne e sugli uomini di domani, sui loro sentimenti, sulla loro percezione della realtà e sul modo di organizzare la convivenza”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia al Quirinale per lo scambio di auguri con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile.

Mattarella: non rassegnarsi al conflitto, pace sempre possibile

Mattarella: non rassegnarsi al conflitto, pace sempre possibileRoma, 17 dic. (askanews) – “Occorre reagire, per riaffermare con forza e convinzione le ragioni della pace, della civiltà, della convivenza, di un mondo libero, solidale, interdipendente. Obiettivi per i quali il Governo è impegnato – come è avvenuto anche con l’efficace presidenza del G 7 – nella ricerca del dialogo e della collaborazione, con attenzione particolare nei confronti dei Paesi del Sud del mondo. Non possiamo tornare indietro, non possiamo rassegnarci al disordine e al conflitto permanente. La pace e la cooperazione sono sempre possibili”. Lo ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia al Quirinale per lo scambio di auguri con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile.

Meloni irritata per aumento stipendi ministri: norma va ritirata

Meloni irritata per aumento stipendi ministri: norma va ritirataRoma, 17 dic. (askanews) – “Sono d’accordo con il collega Crosetto, mi unisco alla richiesta di ritiro dell’emendamento” che aumenta lo sipendio di ministri e sottosegretari non parlamentari. Giorgia Meloni approfitta di una domanda sollevata nel corso del dibattito alla Camera sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo per chiarire la posizione del governo sul caso.


La premier, nei giorni scorsi, ha assistito con grande “irritazione” – viene riferito da chi ci ha parlato – alle polemiche per l’emendamento apparso nel percorso parlamentare della legge di bilancio. Grave, per lei, che di tutta la manovra (per la quale sottolinea sempre di aver fatto il “massimo” date le risorse disponibili) emergesse nel dibattito e sui media solo questo aspetto, che certo non contribuisce ad accrescere il consenso per l’esecutivo. “Non credo – ha detto ancora alla Camera – che l’attenzione sulla legge di bilancio che abbiamo varato, che concentra risorse su famiglie e redditi medio bassi, debba essere spostata da una norma del genere”. Una difesa che però, nell’intervento in Aula, ha unito anche a un attacco nei confronti del Movimento 5 stelle. “Per amore di verità” – ha scandito – la norma “è un po’ diversa da come è stata raccontata: si voleva equiparare il trattamento del ministro parlamentare a quello del ministro non parlamentare, fanno lo stesso lavoro, è normale abbiano lo stesso trattamento. Prendo atto che per i colleghi dell’opposizione lo stipendio di un parlamentare è troppo alto per un ministro, ma eviterei di farmi dare lezioni dai colleghi del M5s perchè è possibile che questa norma non vada bene, ma detto da quelli che hanno speso soldi degli italiani per dare 300mila euro l’anno a Beppe Grilo anche no…”. Polemiche a parte, il danno di immagine c’è stato e Meloni pretende che l’emendamento sia cancellato. Per questo lunedì sera, dopo ore di stallo, aveva fatto intervenire il ministro della Difesa Guido Crosetto per chiedere il ritiro del provvedimento. Obiettivo solo in parte raggiunto: dopo ore di sospensione dei lavori della commissione, infatti, il testo è stato riformulato (per ora) dai relatori. Nella norma resta solo un fondo da 500 mila euro per il rimborso delle spese di trasferta dei ministri non eletti. In particolare la norma prevede che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma “hanno il diritto al rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni”. Per questo scopo viene istituito dal 2025 un fondo da 500mila euro presso la Presidenza del Consiglio, le cui risorse sono destinate alle amministrazioni interessate con un Dpcm su proposta del ministro dell’Economia. Modificata anche la cosiddetta norma “anti-Renzi”, che era contenuta nello stesso emendamento: parlamentari e presidenti di Regione potranno ricevere compensi, contributi o prestazioni da soggetti pubblici o privati non aventi sede operative nell’Unione europea o nello spazio europeo, solo con autorizzazione dell’ente di appartenenza. E comunque non potranno essere superiori a 100.000 euro l’anno. Nell’ultima formulazione sparisce il divieto di ricevere compensi dall’estero per i membri del governo non parlamentari.


Adesso i nuovi emendamenti dovranno passare al voto della commissione e non si escludono altre sorprese.

Meloni irritata per l’aumento degli stipendi dei ministri: la norma va ritirata

Meloni irritata per l’aumento degli stipendi dei ministri: la norma va ritirataRoma, 17 dic. (askanews) – “Sono d’accordo con il collega Crosetto, mi unisco alla richiesta di ritiro dell’emendamento” che aumenta lo sipendio di ministri e sottosegretari non parlamentari. Giorgia Meloni approfitta di una domanda sollevata nel corso del dibattito alla Camera sulle comunicazioni in vista del Consiglio europeo per chiarire la posizione del governo sul caso.


La premier, nei giorni scorsi, ha assistito con grande “irritazione” – viene riferito da chi ci ha parlato – alle polemiche per l’emendamento apparso nel percorso parlamentare della legge di bilancio. Grave, per lei, che di tutta la manovra (per la quale sottolinea sempre di aver fatto il “massimo” date le risorse disponibili) emergesse nel dibattito e sui media solo questo aspetto, che certo non contribuisce ad accrescere il consenso per l’esecutivo. “Non credo – ha detto ancora alla Camera – che l’attenzione sulla legge di bilancio che abbiamo varato, che concentra risorse su famiglie e redditi medio bassi, debba essere spostata da una norma del genere”. Una difesa che però, nell’intervento in Aula, ha unito anche a un attacco nei confronti del Movimento 5 stelle. “Per amore di verità” – ha scandito – la norma “è un po’ diversa da come è stata raccontata: si voleva equiparare il trattamento del ministro parlamentare a quello del ministro non parlamentare, fanno lo stesso lavoro, è normale abbiano lo stesso trattamento. Prendo atto che per i colleghi dell’opposizione lo stipendio di un parlamentare è troppo alto per un ministro, ma eviterei di farmi dare lezioni dai colleghi del M5s perchè è possibile che questa norma non vada bene, ma detto da quelli che hanno speso soldi degli italiani per dare 300mila euro l’anno a Beppe Grilo anche no…”. Polemiche a parte, il danno di immagine c’è stato e Meloni pretende che l’emendamento sia cancellato. Per questo ieri sera, dopo ore di stallo, aveva fatto intervenire il ministro della Difesa Guido Crosetto per chiedere il ritiro del provvedimento. Obiettivo solo in parte raggiunto: dopo ore di sospensione dei lavori della commissione, infatti, il testo è stato riformulato (per ora) dai relatori. Nella norma resta solo un fondo da 500 mila euro per il rimborso delle spese di trasferta dei ministri non eletti. In particolare la norma prevede che i ministri e i sottosegretari non parlamentari e non residenti a Roma “hanno il diritto al rimborso delle spese di trasferta per l’espletamento delle proprie funzioni”. Per questo scopo viene istituito dal 2025 un fondo da 500mila euro presso la Presidenza del Consiglio, le cui risorse sono destinate alle amministrazioni interessate con un Dpcm su proposta del ministro dell’Economia. Modificata anche la cosiddetta norma “anti-Renzi”, che era contenuta nello stesso emendamento: parlamentari e presidenti di Regione potranno ricevere compensi, contributi o prestazioni da soggetti pubblici o privati non aventi sede operative nell’Unione europea o nello spazio europeo, solo con autorizzazione dell’ente di appartenenza. E comunque non potranno essere superiori a 100.000 euro l’anno. Nell’ultima formulazione sparisce il divieto di ricevere compensi dall’estero per i membri del governo non parlamentari.


Adesso i nuovi emendamenti dovranno passare al voto della commissione e non si escludono altre sorprese.

Schlein a Meloni: scendi dal ring, Parlamento è luogo serio

Schlein a Meloni: scendi dal ring, Parlamento è luogo serioRoma, 17 dic. (askanews) – “Presidente Meloni faccio una premessa: scenda dal ring, perché questo è un ruolo serio”. Lo ha detto la segretaria Pd Elly Schlein parlando in aula alla Camera dopo le comunicazioni della premier in vista del Consiglio Ue. “Capisco la necessità di cercare un nemico al giorno ma le ricordo che lei è la presidente del Consiglio di tutti gli italiani. Se avesse messo un euro per ogni volta che ci attacca avrebbe già dimezzato le liste di attesa”.

Meloni alla Camera (senza Lega), nuovo attacco a Pd: fa macumbe e voodoo

Meloni alla Camera (senza Lega), nuovo attacco a Pd: fa macumbe e voodooRoma, 17 dic. (askanews) – ‘Missione compiuta’, Giorgia Meloni arriva alla Camera alla vigilia di una due giorni europea a Bruxelles (con coda in Lapponia) e rivendica, ancora una volta, il risultato della nomina di Raffaele Fitto, accusando il Pd di aver remato contro l’Italia e di aver fatto inutili ‘macumbe’ e ‘riti vodooo’ per far fallire il G7.


La premier prende la parola per le sue comunicazioni in un’Aula in cui spicca l’assenza dei leghisti: non c’è Matteo Salvini, ci sono i ministri Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Valditara, con la sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento Giuseppina Castiello e il vice ministro ai Trasporti Edoardo Rixi. I deputati del Carroccio si contano invece sulle dita di una mano: ci sono Stefano Candiani, Laura Ravetto, Mirko Carloni. La ‘colpa’ viene data, inizialmente, a un ritardo dei treni (smentito poi da Trenitalia). ‘Arriveranno…’, dice allargando le braccia in Transatlantico il ministro Luca Ciriani mentre Antonio Tajani nega che ci sia una motivazione ‘politica’. Passa qualche ora e dal Carroccio arriva ai parlamentari l’invito ad andare in Aula e alla stampa l’assicurazione che ‘la Lega voterà compatta e con convizione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni’. Intanto Meloni, ancora con la voce rauca dopo la ‘fatica’ del discorso ad Atreju, delinea la posizione dell’Italia nel primo Consiglio europeo presieduto da Antonio Costa, che ha promesso incontri ‘più snelli e concreti’. Quello che serve, per la premier, ‘di fronte a sfide sempre nuove e sempre più complesse’ e di fronte al ‘concreto rischio di marginalizzazione se non addirittura di irrilevanza’ dell’Ue. In questo ambito, il ruolo di vicepresidente esecutivo a Fitto, con un ‘portafoglio importante che vale mille miliardi’ non è un ‘titolo onorifico’, ottenuto nonostante – accusa alzando la voce – le ‘macumbe’ di un Pd che non è stato ‘abbastanza con l’Italia’ ma una posizione che consentirà di portare una ‘sensibilità italiana’ per superare la ‘deriva ideologica e dogmatica’ degli ultimi anni.


Questo vale sulla politica industriale, in particolare sull’automotive, che sconta ‘un modello di decarbonizzazione basato unicamente sull’elettrico che se fosse confermato rischierebbe di portare al collasso l’intera industria automobilistica europea’. Per questo l’Italia, insieme a Repubblica Ceca e altri partner, ha proposto alcuni interventi, a partire dalla ‘sospensione delle multe nei confronti delle case costruttrici’ che ‘stanno già portando alla chiusura di importanti stabilimenti’ e dalla riapertura del ‘capitolo della neutralità tecnologica’. Meloni vede con favore le ‘aperture’ del commissario Sejourné ma servono ‘significativi passi avanti per correggere una traiettoria sbagliata’. Altro capitolo da correggere, per la presidente del Consiglio, è quello dell’accordo con i Paesi del Mercosur. Un rapporto più stretto con l’America Latina è una ‘priorità geopolitica’, riconosce, ma il problema è la ‘sostenibilità’ dell’accordo per alcuni settori come l’agricoltura che ha ‘spesso pagato il prezzo più alto’ per l’apertura a prodotti di Paesi terzi in cui ‘non vengono rispettati gli stessi standard ambientali e di sicurezza alimentare che imponiamo ai nostri produttori’ e la cui competitività è stata ‘minata da una devastante deriva ideologica’. Ursula von der Leyen deve quindi ‘sedersi al tavolo con le associazioni di agricoltori’ per definire ‘compensazioni’. Se – ha ammonito – verranno ‘attuati meccanismi efficaci di salvaguardia incluso un sistema di adeguate compensazioni per le filiere che dovessero essere danneggiate’ il governo dirà sì, altrimenti ‘il sostegno dell’Italia non ci sarà perché siamo convinti che l’accordo debba portare vantaggi per tutti e non solo per alcuni’.


E a proposito di competitività, preoccupa la possibile politica protezionistica della nuova amministrazione Trump che però ‘non è un nemico’, mentre ‘è indispensabile mantenere un apporto una approccio pragmatico costruttivo e aperto’ con la Casa Bianca, ‘sfruttando le aree di potenziale e fruttuosa cooperazione Ue-Usa e cercando di prevenire diatribe commerciali che certamente non farebbero bene a nessuno’. E nell’ambito della cosiddetta ‘Internazionale sovranista’, nella repolica Meloni chiarisce che Javier Milei ‘ha spunti molto interessanti’ ma ‘il modello non è replicabile’ in Italia. Sui migranti, Meloni ribadisce che ‘intendiamo andare avanti nell’attuazione del protocollo Italia-Albania nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee’ e chiede una ‘revisione’ che considera ‘improcrastinabile’ della direttiva sui rimpatri e ‘una accelerazione della revisione del concetto di paese terzo sicuro’, ‘anche al fine di fare definitiva chiarezza su un argomento recente oggetto di sentenze italiane dal sapore ideologico che, se fossero sposate dalla Corte di giustizia Ue, rischierebbero di compromettere i rimpatri da tutti gli Stati membri: una prospettiva preoccupante e inaccettabile che occorre prevenire’. Rispondendo a Matteo Orfini (Pd), la premier si dice poi ‘molto colpita’ dalla vicenda di Jasmine, la bimba salvata – unica sopravvissuta – al largo di Lampedusa, però, ribadisce, ‘il salvataggio si rende necessario perchè ci sono dei trafficanti senza scrupoli che si prendono migliaia di euro per mettere persone disperate in mezzo al mare e mandarle alla deriva. Se non fermiamo questo non fermeremo mai queste tragedie’.


Al centro del Consiglio europeo naturalmente i temi di politica internazionale, a partire dalla situazione in Siria dove la caduta del regime di Bashar al-Assad è ‘una buona notizia’ ma non fuga le ‘preoccupazioni’ per il futuro del Paese. ‘L’Italia, unica tra le nazioni del G7 ad avere un’ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire con la nuova leadership siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condivise con i partner europei e internazionali. I primi segnali sembrano incoraggianti, ma serve la massima prudenza. Alle parole devono seguire i fatti e sui fatti giudicheremo le nuove autorità siriane’. La cosa fondamentale è che ‘non ci deve essere spazio per un ritorno dell’ISIS o ambiguità verso gruppi che intendano fare della Siria una base per nuovi nuclei terroristici’. In Libano l’Italia è impegnata ‘per contribuire al monitoraggio del rispetto dell’accordo’ di tregua ‘e garantire piena sovranità’ al Paese. Così come è impegnata per la crisi di Gaza, continuando a chiedere un ‘immediato cessate il fuoco basato sul non più rinviabile rilascio degli ostaggi israeliani’ e la ‘fornitura di un’assistenza umanitaria adeguata a Gaza’. Questo con l’obiettivo di ‘continuare a lavorare per la ripresa di un processo politico credibile’ per ‘una pace giusta e sostenibile nella regione’ che ‘potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati’. Infine l’Ucraina. Mercoledì sera, a Bruxelles, Meloni parteciperà a un incontro convocato dal segretario generale della Nato Mark Rutte, presente il presidente Volodymyr Zelensky, il presidente Francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco (sfiduciato) Olaf Scholz, il primo ministro britannico Keir Starmer, Costa e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Sul tavolo la questione del sostegno all’Ucraina, di fronte a un possibile disimpegno Usa. L’obiettivo è ‘la fine della guerra in Ucraina e la costruzione di una pace giusta, complessiva e duratura’ con il ‘sostegno alla legittima difesa’ di Kiev. Serve però, in questo come in altri teatri, un’Europa ‘più forte e autonoma’ e per questo vanno studiate strade come ‘emettere obbligazioni europeee per investimenti in difesa’. Per la conclusione Meloni si affida a una citazione di Aldo Moro, che rappresentava l’Italia nel 1974 quando fu deciso di riunire periodicamente i capi di Stato e di governo dell’allora Comunità Europea: ‘Disse Aldo Moro che partecipava a quel consesso che l’Europa è ‘il luogo in cui le nazioni diventano più grandi senza perdere la loro anima, è una casa comune per le differenze’. È una lettura che condivido, molto di più di letture che ho dentito dare di recente’.

Meloni alla Camera (senza Lega), nuovo attacco al Pd: fa macumbe e voodoo

Meloni alla Camera (senza Lega), nuovo attacco al Pd: fa macumbe e voodooRoma, 17 dic. (askanews) – ‘Missione compiuta’, Giorgia Meloni arriva alla Camera alla vigilia di una due giorni europea a Bruxelles (con coda in Lapponia) e rivendica, ancora una volta, il risultato della nomina di Raffaele Fitto, accusando il Pd di aver remato contro l’Italia e di aver fatto inutili ‘macumbe’ e ‘riti vodooo’ per far fallire il G7.


La premier prende la parola per le sue comunicazioni in un’Aula in cui spicca l’assenza dei leghisti: non c’è Matteo Salvini, ci sono i ministri Giancarlo Giorgetti e Giuseppe Valditara, con la sottosegretaria ai Rapporti col Parlamento Giuseppina Castiello e il vice ministro ai Trasporti Edoardo Rixi. I deputati del Carroccio si contano invece sulle dita di una mano: ci sono Stefano Candiani, Laura Ravetto, Mirko Carloni. La ‘colpa’ viene data, inizialmente, a un ritardo dei treni (smentito poi da Trenitalia). ‘Arriveranno…’, dice allargando le braccia in Transatlantico il ministro Luca Ciriani mentre Antonio Tajani nega che ci sia una motivazione ‘politica’. Passa qualche ora e dal Carroccio arriva ai parlamentari l’invito ad andare in Aula e alla stampa l’assicurazione che ‘la Lega voterà compatta e con convizione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni’. Intanto Meloni, ancora con la voce rauca dopo la ‘fatica’ del discorso ad Atreju, delinea la posizione dell’Italia nel primo Consiglio europeo presieduto da Antonio Costa, che ha promesso incontri ‘più snelli e concreti’. Quello che serve, per la premier, ‘di fronte a sfide sempre nuove e sempre più complesse’ e di fronte al ‘concreto rischio di marginalizzazione se non addirittura di irrilevanza’ dell’Ue. In questo ambito, il ruolo di vicepresidente esecutivo a Fitto, con un ‘portafoglio importante che vale mille miliardi’ non è un ‘titolo onorifico’, ottenuto nonostante – accusa alzando la voce – le ‘macumbe’ di un Pd che non è stato ‘abbastanza con l’Italia ma una posizione che consentirà di portare una ‘sensibilità italiana’ per superare la ‘deriva ideologica e dogmatica’ degli ultimi anni.


Questo vale sulla politica industriale, in particolare sull’automotive, che sconta ‘un modello di decarbonizzazione basato unicamente sull’elettrico che se fosse confermato rischierebbe di portare al collasso l’intera industria automobilistica europea. Per questo l’Italia, insieme a Repubblica Ceca e altri partner, ha proposto alcuni interventi, a partire dalla ‘sospensione delle multe nei confronti delle case costruttrici’ che ‘stanno già portando alla chiusura di importanti stabilimenti’ e dalla riapertura del ‘capitolo della neutralità tecnologica’. Meloni vede con favore le ‘aperture’ del commissario Sejourné ma servono ‘significativi passi avanti per correggere una traiettoria sbagliata’. Altro capitolo da correggere, per la presidente del Consiglio, è quello dell’accordo con i Paesi del Mercosur. Un rapporto più stretto con l’America Latina è una ‘priorità geopolitica’, riconosce, ma il problema è la ‘sostenibilità’ dell’accordo per alcuni settori come l’agricoltura che ha ‘spesso pagato il prezzo più alto’ per l’apertura a prodotti di Paesi terzi in cui ‘non vengono rispettati gli stessi standard ambientali e di sicurezza alimentare che imponiamo ai nostri produttori’ e la cui competitività è stata ‘minata da una devastante deriva ideologica’. Ursula von der Leyen deve quindi ‘sedersi al tavolo con le associazioni di agricoltori’ per definire ‘compensazioni’. Se – ha ammonito – verranno ‘attuati meccanismi efficaci di salvaguardia incluso un sistema di adeguate compensazioni per le filiere che dovessero essere danneggiate’ il governo dirà sì, altrimenti ‘il sostegno dell’Italia non ci sarà perché siamo convinti che l’accordo debba portare vantaggi per tutti e non solo per alcuni.


E a proposito di competitività, preoccupa la possibile politica protezionistica della nuova amministrazione Trump che però ‘non è un nemico’, mentre ‘è indispensabile mantenere un apporto una approccio pragmatico costruttivo e aperto’ con la Casa Bianca, ‘sfruttando le aree di potenziale e fruttuosa cooperazione Ue-Usa e cercando di prevenire diatribe commerciali che certamente non farebbero bene a nessuno’. E nell’ambito della cosiddetta ‘Internazionale sovranista’, nella repolica Meloni chiarisce che Javier Milei ‘ha spunti molto interessanti’ ma ‘il modello non è replicabile’ in Italia. Sui migranti, Meloni ribadisce che ‘intendiamo andare avanti nell’attuazione del protocollo Italia-Albania nel pieno rispetto della legge italiana e delle norme europee e chiede una ‘revisione’ che considera ‘improcrastinabile’ della direttiva sui rimpatri e ‘una accelerazione della revisione del concetto di paese terzo sicuro’, ‘anche al fine di fare definitiva chiarezza su un argomento recente oggetto di sentenze italiane dal sapore ideologico che, se fossero sposate dalla Corte di giustizia Ue, rischierebbero di compromettere i rimpatri da tutti gli Stati membri: una prospettiva preoccupante e inaccettabile che occorre prevenire’. Rispondendo a Matteo Orfini (Pd), la premier si dice poi ‘molto colpita’ dalla vicenda di Jasmine, la bimba salvata – unica sopravvissuta – al largo di Lampedusa, però, ribadisce, ‘il salvataggio si rende necessario perchè ci sono dei trafficanti senza scrupoli che si prendono migliaia di euro per mettere persone disperate in mezzo al mare e mandarle alla deriva. Se non fermiamo questo non fermeremo mai queste tragedie’.


Al centro del Consiglio europeo naturalmente i temi di politica internazionale, a partire dalla situazione in Siria dove la caduta del regime di Bashar al-Assad è ‘una buona notizia’ ma non fuga le ‘preoccupazioni’ per il futuro del Paese. ‘L’Italia, unica tra le nazioni del G7 ad avere un’ambasciata aperta a Damasco, è pronta a interloquire con la nuova leadership siriana, ovviamente in un contesto di valutazioni e azioni condivise con i partner europei e internazionali. I primi segnali sembrano incoraggianti, ma serve la massima prudenza. Alle parole devono seguire i fatti e sui fatti giudicheremo le nuove autorità siriane. La cosa fondamentale è che ‘non ci deve essere spazio per un ritorno dell’ISIS o ambiguità verso gruppi che intendano fare della Siria una base per nuovi nuclei terroristici. In Libano l’Italia è impegnata ‘per contribuire al monitoraggio del rispetto dell’accordo di tregua ‘e garantire piena sovranità’ al Paese. Così come è impegnata per la crisi di Gaza, continuando a chiedere un ‘immediato cessate il fuoco basato sul non più rinviabile rilascio degli ostaggi israeliani’ e la ‘fornitura di un’assistenza umanitaria adeguata a Gaza. Questo con l’obiettivo di ‘continuare a lavorare per la ripresa di un processo politico credibile’ per ‘una pace giusta e sostenibile nella regione’ che ‘potrà raggiungersi soltanto attraverso una soluzione a due Stati’. Infine l’Ucraina. Domani sera, a Bruxelles, Meloni parteciperà a un incontro convocato dal segretario generale della Nato Mark Rutte, presente il presidente Volodymyr Zelensky, il presidente Francese Emmanuel Macron, il cancelliere tedesco (sfiduciato) Olaf Scholz, il primo ministro britannico Keir Starmer, Costa e la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Sul tavolo la questione del sostegno all’Ucraina, di fronte a un possibile disimpegno Usa. L’obiettivo è ‘la fine della guerra in Ucraina e la costruzione di una pace giusta, complessiva e duratura’ con il ‘sostegno alla legittima difesa’ di Kiev. Serve però, in questo come in altri teatri, un’Europa ‘più forte e autonoma’ e per questo vanno studiate strade come ‘emettere obbligazioni europeee per investimenti in difesa’. Per la conclusione Meloni si affida a una citazione di Aldo Moro, che rappresentava l’Italia nel 1974 quando fu deciso di riunire periodicamente i capi di Stato e di governo dell’allora Comunità Europea: ‘Disse Aldo Moro che partecipava a quel consesso che l’Europa è ‘il luogo in cui le nazioni diventano più grandi senza perdere la loro anima, è una casa comune per le differenze’. È una lettura che condivido, molto di più di letture che ho dentito dare di recente.

Ue, Meloni: la Lega ha votato Fitto, il Pd invece non è stato con Italia

Ue, Meloni: la Lega ha votato Fitto, il Pd invece non è stato con ItaliaRoma, 17 dic. (askanews) – “La Lega ha votato Fitto e non ha scritto alla von der Leyen per chiedere che non venisse data all’Italia una vicepresidenza, e non mi risulta un vostro voto contrario quando il gruppo Pse deliberato di scrivere una lettera alla von der Leyen per chiedere che non venisse data all’Italia una vice presidenza”. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto così ai deputati del Pd che sul tema della vice presidenza a Fitto ricordavano alla premier il voto contrario della Lega sulla commissione von der Leyen. “Sappiamo chi è stato con l’Italia e chi purtroppo non è stato abbastanza con l’Italia in questa vicenda”, ha affermato.

Mattarella a Macron: agire con più convinzione per cambiamento climatico

Mattarella a Macron: agire con più convinzione per cambiamento climaticoRoma, 17 dic. (askanews) – “Ho appreso con profonda tristezza le notizie sull’uragano che si è abbattuto sull’arcipelago di Mayotte causando devastazione e provocando terribili conseguenze per la popolazione. I fenomeni estremi, come il ciclone Chido, testimoniano ulteriormente che la Comunità internazionale deve agire con più convinzione per trovare soluzioni efficaci al cambiamento climatico”. Lo scrive il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in un messaggio inviato al presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron.


“In questa tragica circostanza desidero far giungere a Lei, signor Presidente, le espressioni del sincero cordoglio e della partecipe vicinanza della Repubblica Italiana e mie personali. Rivolgiamo il nostro commosso pensiero alle famiglie delle numerosissime vittime e ai feriti, ai quali auguriamo un pronto ristabilimento; mentre auguriamo pieno successo alle squadre di soccorso che lavorano in condizioni particolarmente difficili”, conclude il capo dello Stato.