Conte davanti al Giurì d’onore: il mio governo riferì 30-40 volte al Parlamento. Meloni sul Mes ha mentito
Conte davanti al Giurì d’onore: il mio governo riferì 30-40 volte al Parlamento. Meloni sul Mes ha mentitoRoma, 18 gen. (askanews) – “Voglio giustizia”. Dopo un’ora e mezza di audizione a Montecitorio davanti al Giurì d’onore della Camera il leader M5s Giuseppe Conte spiega ai giornalisti di avere “piena fiducia nelle valutazioni che faranno i colleghi deputati della commissione speciale” ma avverte: “Non si può creare un precedente, non può essere consentito a nessuno di venire in Parlamento a ribaltare la realtà dei fatti, a nessun membro del Parlamento perché parliamo della deputata Meloni, non solo della presidente del Consiglio”.
I fatti sono quelli che Meloni, lo scorso 13 dicembre, replicando al dibattito sulle sue comunicazioni in vista del consiglio europeo, davanti all’aula del Senato, aveva riferito così: “La ratifica del Mes l’ha fatta il governo Conte senza mandato parlamentare e un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti”. Affermazioni fatte dalla premier sventolando come prova un fax inviato nel 2021 da Luigi Di Maio, allora ministro degli Esteri, all’allora rappresentante permanente d’Italia presso l’Unione europea, l’ambasciatore Maurizio Massari, in cui Di Maio lo autorizzava a ratificare l’accordo che modificava il Mes. Per Conte “dichiarazioni false e menzognere che offendono l’onore e la reputazione non solo miei personali ma anche del governo rispetto a tutta l’attività di confronto trasparente e puntuale fatto col Parlamento e quindi con tutti i cittadini”. E infatti davanti al Giurì d’Onore, nominato dal presidente della Camera Lorenzo Fontana proprio su richiesta di Conte per valutare se le accuse di Meloni ledano la sua onorabilità, l’ex premier si è presentato oggi alle 13,30 con una montagna di documenti, circa un centinaio di pagine che sono state oggetto della sua audizione.
Una memoria, si apprende, preparata dallo stesso Conte e illustrata alla Commissione speciale per ripercorrere tutti i passaggi parlamentari della riforma del Mes e del rafforzamento dell’unione bancaria e monetaria: sono stati ben 14 tra Camera e Senato i passaggi fatti dall’allora presidente del Consiglio in persona. Numeri che lievitano sensibilmente – arrivando ad essere anche 30/40 – se si considerano i passaggi fatti tra Commissioni e Aula dai ministri competenti, ovvero i ministri dell’Economia Giovanni Tria e Roberto Gualtieri, nella scorsa legioslatura ai tempi del governo I e II quando, viene fatto notare, Giorgia Meloni era deputata di Fdi e sedeva nei banchi dell’opposizione. Domani il Giurì d’onore presieduto da Giorgio Mulè, vicepresidente Fi della Camera e deputato, ascolterà la presidente del Consiglio, leader di Fdi. L’audizione è fissata per le 12. Sarà la prima voltà che Meloni torna sull’argomento dopo un mese. La descrivono pronta e preparata a rispondere a tutte le domande dei componenti della Commissione: che sono, oltre a Mulè, il deputato della Lega Fabrizio Cecchetti, di Noi Moderati Alessandro Colucci, del Pd Stefano Vaccari e di Avs Filiberto Zaratti. Il presidente Mulè dovrà riferire entro il 9 febbraio all’Assemblea sugli esiti della sua attività. Della relazione del Giurì l’Assemblea si limiterà a prendere atto, senza dibattito né votazione.
Si tratta del secondo Giurì d’onore costituito da Fontana in questa legislatura: il primo fu chiesto da Pd lo scorso anno dopo le affermazioni di Giovanni Donzelli (Fdi) che aveva raccontato in aula che Cospito, detenuto al 41bis, aveva incontrato i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando “che andavano a incoraggiarlo nella battaglia”. In quell’occasione, la commissione presieduta dal M5s Sergio Costa stabilì che Donzelli non aveva leso l’onorabilità dei dem.