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Tag: Sanremo 2023

’Botero: Via Crucis’, apre a Milano la mostra evento

’Botero: Via Crucis’, apre a Milano la mostra eventoMilano, 23 nov. (askanews) – “Botero: Via Crucis”. Apre oggi a Milano (al 4 febbraio 2024 Museo della Permanente – Via Filippo Turati 34) “la prima mostra postuma” di uno degli artisti contemporanei più amati dal pubblico, una collezione che suona come un vero e proprio testamento spirituale. Fernando Botero è uno dei grandi maestri della contemporaneità: pittore, scultore e disegnatore. Il suo stile inconfondibile lo ha collocato di diritto tra i più importanti artisti che portano avanti la tradizione pittorica nel XX e XXI secolo. “Noi lo vogliamo ricordare come un vero e proprio lascito”, dichiara Vittoria Mainoldi ad askanews. “Importante non è soltanto la tematica religiosa, ma in realtà quella sociale e politica. Una mostra che parla di violenza e di carità, di istanze politiche e di arte”, aggiunge.

A ventiquattro anni Botero dipinge una natura morta con mandolino. In quell’occasione, per la prima volta, l’artista colombiano enfatizza uno degli elementi ritratti aumentandone le dimensioni come mai si era visto prima. Passa poco tempo perché lo stesso trattamento venga applicato anche ai corpi umani, oltre che agli oggetti, creando uno stile che è divenuto un vero e proprio marchio di fabbrica. Botero non dipinge corpi grassi ma, come lui stesso dichiara, dipinge volumi. Da allora Botero costruisce mondi sensuali, popolati di personaggi ricchi di un piacere immenso e felice, attraverso quell’abbondanza tranquilla e sontuosa delle forme che trova la sua maturità verso la fine degli anni ’70. Il suo lavoro si pone nel solco della grande tradizione pittorica occidentale, attraverso omaggi, reinvenzioni, citazioni ma anche nell’approccio formale e nelle tematiche.

Tra i riferimenti che Botero interpreta in modo amplificativo – mai semplicemente imitativo – le opere di Paolo Uccello, Peter Paul Rubens, Diego Velázquez, Paul Cézanne e Pablo Picasso. Botero è fondamentalmente un artista che pensa attraverso la pittura. Esistono molteplici livelli di lettura e interpretazione della sua opera. Questo aspetto del suo lavoro ricompare nella serie della Via Crucis, sessanta opere tra oli e disegni preparatori che mettono a nudo e svelano uno degli aspetti più intimi e privati del Maestro: il suo rapporto con l’eterno e la religione. “Via Crucis. La Passione di Cristo” è un ciclo di opere realizzate da Fernando Botero tra il 2010 e il 2011. Nella serie, composta da 27 olii e 33 opere su carta, emerge la tematica religiosa, molto importante per il pittore. Tematica tra l’altro vicina al maestro sin dalla sua prima infanzia trascorsa in quella Colombia così ricca di immagini devozionali – tanto nell’ambito pubblico che in quello privato – e pratiche religiose profondamente radicate nella cultura e nell’iconografia.

I colori e le forme morbide – al tempo stesso tanto concrete – tipici dell’opera di Botero vengono però in questa serie attraversate da uno sconvolgimento in cui dolore e tragedia si mescolano, esaltando il linguaggio figurativo che caratterizza l’artista colombiano. Queste opere, nelle quali il dramma fa la propria incursione, sono un’evoluzione ed un arricchimento del corpus di Botero. Il tono ironico che permea di solito le sue opere viene qui sostituito da quello della pietas per portare il visitatore a riflettere sulla poesia, il dramma e la potenza rappresentati della Passione di Cristo.

Questa mostra è arrivata al cuore di Medellín, città natale di Botero, durante la settimana di Pasqua del 2012, per i festeggiamenti per gli ottant’anni di vita dell’artista. In quell’occasione il pittore ha deciso di donare la serie al Museo di Antioquia che oggi la presenta per la prima volta postuma alla recentissima morte del Maestro. La mostra prodotta da Next Exhibition, in collaborazione con Associazione Culturale Dreams, con curatela di Glocal Project e ONO arte, è anche un’occasione per mettere in dialogo due importanti sedi museali internazionali: il Museo di Antioquia – da cui proviene la collezione – e il Museo della Permanente.

Potere e tecnologia: alle origini dell’intelligenza artificiale

Potere e tecnologia: alle origini dell’intelligenza artificialeMilano, 23 nov. (askanews) – Mettere in discussione l’intelligenza artificiale per capire il nostro presente attraverso le logiche di potere e di controllo che da secoli governano lo sviluppo della tecnologia, dalle prime armi moderne alla navigazione oceanica per arrivare ai microchip e alla biometrica. Osservatorio di Fondazione Prada a Milano presenta un altro progetto di enorme ambizione che prende una posizione fortemente politica riguardo alla storia degli ultimi 500 anni. Si tratta di “Calculating Empires”, realizzato con anni di lavoro dagli artisti ricercatori Kate Crawford e Vladan Joler.

“Il nostro progetto – ha detto Crawford ad askanews – guarda a come gli imperi hanno sempre calcolato, hanno usato la tecnologia per centralizzare il loro potere. La nostra speranza è che, attraverso lavori come questo, mettendo in mostra le dinamiche e le interrelazioni, noi possiamo capire come gli imperi calcolano e possiamo anche trovare dei modi per intervenire su questo potere e trovare differenti forme di resistenza”. Al centro dell’esposizione un dittico di mappe inserire in uno spazio buio che da un lato raccontano di come nella storia gli imperi abbiano sempre usato la computazione e la comunicazione, dall’altro si focalizzano sulla classificazione e il controllo. Per mostrare come la storia non inventi quasi mai niente di nuovo e come il potere degli imperi oggi risuoni nelle grandi aziende tecnologiche.

“Questo credo – ha aggiunto Vladan Joler – che sia l’oggetto visuale più grande che io abbia mai realizzato, ma quello che è interessante è la combinazione tra alcuni eventi molto specifici che sono collocati nel tempo e nello spazio insieme a una sorta di rappresentazione artistica di alcune idee e concetti filosofici. Quindi quello che si trova su questa mappa sono molte forme che connettono le cose tra loro”. È indubbio che Fondazione Prada continui ad alzare l’asticella sull’idea stessa di mostra contemporanea, arrivando a toccare le tematiche più incandescenti del nostro tempo con tempismo e lucidità. “È molto importante – ci ha spiegato Chiara Costa, Head of Program della Fondazione – l’idea di avere in questa mostra, oltre a molto altro, una sorta di scatola nera di come siamo arrivati all’intelligenza artificiale. Per una volta non ci chiediamo cosa succederà, ma ci chiediamo cosa è già successo”.

L’indagine sul presente, poi riguarda anche le catene di approvvigionamento di minerali, energia e manodopera umana che stanno alla base dello sviluppo dell’intelligenza artificiale, e mette in luce il pesantissimo costo, umano e ambientale, su cui si regge questa rivoluzione tecnologica. E poi c’è un progetto dedicato al dispositivo Amazon Echo, che in Osservatorio viene dissezoinato nelle sue componenti fisiche, ma anche in tutte le implicazioni di controllo e sfruttamento connesse a quel device. Non ci sono quadri o fotografie in “Calculating Empires”, ma di sicuro c’è il senso di un’indagine profonda, e necessaria, sul nostro tempo, il nostro oggi.

In Olanda trionfa l’estrema destra di Wilders

In Olanda trionfa l’estrema destra di WildersRoma, 23 nov. (askanews) – A scrutinio elettorale ancora da finalizzare, l’Olanda si sveglia con una certezza – la vittoria schiacciante dell’estrema destra populista di Geert Wilders – e un rebus: riuscirà a formare il governo? La novità, rispetto alla dichiarazioni della vigilia, viene dalle formazioni di centro e destra che lanciano i primi segnali di apertura a Wilders.

Dopo 25 anni in parlamento, il Partito della Libertà (PVV) di Wilders è destinato a conquistare 37 seggi (il doppio di quanti ne aveva), ben davanti al suo rivale più vicino, l’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario Ue Timmermans. “Il PVV non può più essere ignorato”, ha detto Wilders: “Governeremo”. La sua vittoria – nota la Bbc – ha scosso la politica olandese. Ma dovrà convincere gli altri partiti ad unirsi a lui in una coalizione. Per la maggioranza sono necessari 76 seggi su un totale di 150 parlamentari.

Prima del voto, gli altri tre grandi partiti avevano escluso la possibilità di partecipare ad un governo guidato da Wilders a causa delle sue politiche di estrema destra. Ma ciò potrebbe cambiare a causa della portata della sua vittoria. L’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans è destinata a arrivare seconda con 25 seggi. Timmermans Ha chiarito che non avrà nulla a che fare con un governo guidato da Wilders. É giunto il momento di difendere la democrazia e lo stato di diritto in Olanda, ha detto Timmermans parlando a urne chiuse: “Non lasceremo andare nessuno nei Paesi Bassi. Nei Paesi Bassi tutti sono uguali”.

Al terzo posto (24 seggi) il partito liberale di centrodestra VVD sotto la guida della nuova leader Dilan Yesilgöz, e Il Nuovo Contratto Sociale (20 seggi) un partito nuovo di zecca formato dal deputato Pieter Omtzigt al quarto posto. Ed è a loro che si è rivolto Wilders perchè lavorino assieme. Sia sia la Yesilgöz che Omtzigt si sono congratulati con lui per il suo successo. E qualche prudente apertura in effetti si è già registrata. Sebbene Yesilgöz dubiti che Wilders riuscirà a trovare i numeri di cui ha bisogno, non chiude le porte e afferma he spetta ai suoi colleghi di partito decidere come rispondere. Prima delle elezioni la leader aveva insistito che non avrebbe prestato servizio nel gabinetto guidato da Wilders, ma non aveva escluso di lavorare con lui se avesse vinto.

Più marcata l’apertura di Omtzigt. Se alla vigilia del voto Omtzigt aveva assicurato che la sua formazione, il Nuovo Contratto sociale, non avrebbe collaborato con Wilders, ieri sera ha decisamente sfumato i toni. Siamo “disponibili a trasformare questa fiducia

Olanda, trionfa l’estrema destra di Wilders, ora rebus governo

Olanda, trionfa l’estrema destra di Wilders, ora rebus governoRoma, 23 nov. (askanews) – A scrutinio elettorale ancora da finalizzare, l’Olanda si sveglia con una certezza – la vittoria schiacciante dell’estrema destra populista di Geert Wilders – e un rebus: riuscirà a formare il governo? La novità, rispetto alla dichiarazioni della vigilia, viene dalle formazioni di centro e destra che lanciano i primi segnali di apertura a Wilders.

Dopo 25 anni in parlamento, il Partito della Libertà (PVV) di Wilders è destinato a conquistare 37 seggi (il doppio di quanti ne aveva), ben davanti al suo rivale più vicino, l’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario Ue Timmermans. “Il PVV non può più essere ignorato”, ha detto Wilders: “Governeremo”. La sua vittoria – nota la Bbc – ha scosso la politica olandese. Ma dovrà convincere gli altri partiti ad unirsi a lui in una coalizione. Per la maggioranza sono necessari 76 seggi su un totale di 150 parlamentari.

Prima del voto, gli altri tre grandi partiti avevano escluso la possibilità di partecipare ad un governo guidato da Wilders a causa delle sue politiche di estrema destra. Ma ciò potrebbe cambiare a causa della portata della sua vittoria. L’alleanza di sinistra guidata dall’ex commissario europeo Frans Timmermans è destinata a arrivare seconda con 25 seggi. Timmermans Ha chiarito che non avrà nulla a che fare con un governo guidato da Wilders. É giunto il momento di difendere la democrazia e lo stato di diritto in Olanda, ha detto Timmermans parlando a urne chiuse: “Non lasceremo andare nessuno nei Paesi Bassi. Nei Paesi Bassi tutti sono uguali”.

Al terzo posto (24 seggi) il partito liberale di centrodestra VVD sotto la guida della nuova leader Dilan Yesilgöz, e Il Nuovo Contratto Sociale (20 seggi) un partito nuovo di zecca formato dal deputato Pieter Omtzigt al quarto posto. Ed è a loro che si è rivolto Wilders perchè lavorino assieme. Sia sia la Yesilgöz che Omtzigt si sono congratulati con lui per il suo successo. E qualche prudente apertura in effetti si è già registrata. Sebbene Yesilgöz dubiti che Wilders riuscirà a trovare i numeri di cui ha bisogno, non chiude le porte e afferma he spetta ai suoi colleghi di partito decidere come rispondere. Prima delle elezioni la leader aveva insistito che non avrebbe prestato servizio nel gabinetto guidato da Wilders, ma non aveva escluso di lavorare con lui se avesse vinto.

Più marcata l’apertura di Omtzigt. Se alla vigilia del voto Omtzigt aveva assicurato che la sua formazione, il Nuovo Contratto sociale, non avrebbe collaborato con Wilders, ieri sera ha decisamente sfumato i toni. Siamo “disponibili a trasformare questa fiducia

Bonomi: sui costi dell’energia la Germania aiuta le imprese, l’Italia è in ritardo

Bonomi: sui costi dell’energia la Germania aiuta le imprese, l’Italia è in ritardoRoma, 23 nov. (askanews) – In un’intervista a Repubblica, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, accoglie con favore il rafforzamento delle relazioni tra Roma e Berlino ma sottolinea che mentre la Germania aiuta le sue aziende nell’ambito dell’aumento del costo dell’energia, l’Italia è in ritardo: “Purtroppo mentre altri paesi tagliano il prezzo dell’energia, in Italia è la quarta volta che slitta il decreto su gas ed energy release. Potrebbe farci recuperare un po’ di competitività”.

“Vediamo con favore il rafforzamento delle relazioni politiche tra Italia e Germania. In realtà l’integrazione tra le imprese è avvenuta da anni. La Germania resta il nostro principale mercato di sbocco. Anche se le cose stanno cambiando: prima beneficiavamo molto di più del suo traino. Ora questa correlazione si è rafforzata anche con la Francia e la Spagna”, aggiunge Bonomi parlando di un cambio di paradigma e di sistemi di mercato. “Una volta era automatico dire ‘se la Germania va male noi andiamo male’. Adesso meno” e dopo la pandemia “tutto sta cambiando – anche a causa dell’Inflation Reduction Act americano”. “La Germania non è sola” che ha deciso di tagliare le bollette per le imprese, “anche la Francia lo ha fatto e la Spagna aveva deciso subito un price cap. Questi interventi stanno rendendo estremamente competitiva l’industria francese, tedesca e spagnola rispetto a quella italiana. Che sconta decenni di errori sulla politica energetica ma anche la mancanza di spazio fiscale per fare la stessa cosa. O l’Europa lavora a strumenti volti ad assicurare prezzi non troppo divergenti dell’energia per le imprese energivore, oppure, se ogni Paese affronta la questione da solo, rischiamo che si spacchi il mercato unico”.

“Purtroppo mentre altri paesi tagliano il prezzo dell’energia, in Italia è la quarta volta che slitta il decreto su gas ed energy release – sottolinea Bonomi – Potrebbe farci recuperare un po’ di competitività. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina avevamo messo in campo misure per uno sviluppo forte delle rinnovabili, ma il più resta fermo per intoppi sui permessi. Una follia. Cosa stiamo aspettando, la prossima crisi? Non possiamo subire troppo a lungo la concorrenza sleale di chi ha spazi fiscali per abbassare i prezzi. L’Europa si mostri solidale e intervenga. Quando lo fa, gli effetti sono enormi. Nel momento in cui l’Europa ha lanciato il Next Generation Eu, la Cina e gli Stati Uniti sono corse ai ripari”.

L’annuncio dell’inizio della tregua tra Israele e Hamas potrebbe arrivare nelle prossime ore

L’annuncio dell’inizio della tregua tra Israele e Hamas potrebbe arrivare nelle prossime oreRoma, 23 nov. (askanews) – Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majid bin Mohammed Al Ansari, ha affermato che l’annuncio dell’inizio della tregua tra Israele e Hamas, parte dell’accordo sul rilascio di ostaggi e prigionieri, potrebbe arrivare nelle prossime ore. Lo scrive Haaretz.

La tregua e il rilascio degli ostaggi dovevano iniziare oggi ma sono stati rinviati a domani per mancanza di garanzie e dei nomi dei rapiti da liberare da parte di Hamas. Il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar ha affermato che i colloqui sugli ostaggi che Doha sta mediando tra Israele e Hamas stanno “progredendo positivamente”. Il Qatar sta lavorando con le due parti in guerra insieme a Israele e gli Stati Uniti “per garantire il rapido inizio della tregua e per fornire ciò che è necessario per garantire l’impegno delle parti verso l’accordo”.

Cina, Oms: timori per aumento malattie respiratorie, chieste notizie

Cina, Oms: timori per aumento malattie respiratorie, chieste notizieRoma, 23 nov. (askanews) – L’Organizzazione mondiale della sanità si è detta preoccupata per l’aumento delle malattie respiratorie in Cina e ha chiesto alla popolazione di “adottare misure protettive”, in un comunicato stampa pubblicato su Twitter).

“L’Oms ha inviato una richiesta ufficiale alla Cina per ottenere informazioni dettagliate sull’aumento delle malattie respiratorie e dei focolai di polmonite segnalati nei bambini”, si legge nella dichiarazione in cui si raccomanda di assumere “misure per ridurre il rischio di malattie respiratorie”. Dopo che le autorità cinesi e i media cinesi hanno segnalato un aumento delle malattie respiratorie, comprese epidemie di polmonite non diagnosticata tra i bambini nel nord della Cina, il 22 novembre l’Oms ha richiesto ulteriori informazioni epidemiologiche e cliniche, nonché risultati di laboratorio su queste epidemie segnalate nei bambini, attraverso il meccanismo del Regolamento Sanitario Internazionale. L’organizzazione “ha inoltre richiesto ulteriori informazioni sulle recenti tendenze nella circolazione di agenti patogeni noti, tra cui l’influenza, la SARS-CoV-2 (il virus che causa il Covid-19), l’RSV che colpisce i neonati e il Mycoplasma pneumoniae, nonché sul grado di congestione del sistema sanitario”, precisa ancora il comunicato.

Bonomi: su costi energia Germania aiuta imprese. Italia in ritardo

Bonomi: su costi energia Germania aiuta imprese. Italia in ritardoRoma, 23 nov. (askanews) – In un’intervista a Repubblica, il presidente di Confindustria Carlo Bonomi, accoglie con favore il rafforzamento delle relazioni tra Roma e Berlino ma sottolinea che mentre la Germania aiuta le sue aziende nell’ambito dell’aumento del costo dell’energia, l’Italia è in riotardo: “Purtroppo mentre altri paesi tagliano il prezzo dell’energia, in Italia è la quarta volta che slitta il decreto su gas ed energy release. Potrebbe farci recuperare un po’ di competitività”.

“Vediamo con favore il rafforzamento delle relazioni politiche tra Italia e Germania. In realtà l’integrazione tra le imprese è avvenuta da anni. La Germania resta il nostro principale mercato di sbocco. Anche se le cose stanno cambiando: prima beneficiavamo molto di più del suo traino. Ora questa correlazione si è rafforzata anche con la Francia e la Spagna”, aggiunge Bonomi parlando di un cambio di paradigma e di sistemi di mercato. “Una volta era automatico dire ‘se la Germania va male noi andiamo male’. Adesso meno” e dopo la pandemia “tutto sta cambiando – anche a causa dell’Inflation Reduction Act americano”. “La Germania non è sola” che ha deciso di tagliare le bollette per le imprese, “anche la Francia lo ha fatto e la Spagna aveva deciso subito un price cap. Questi interventi stanno rendendo estremamente competitiva l’industria francese, tedesca e spagnola rispetto a quella italiana. Che sconta decenni di errori sulla politica energetica ma anche la mancanza di spazio fiscale per fare la stessa cosa. O l’Europa lavora a strumenti volti ad assicurare prezzi non troppo divergenti dell’energia per le imprese energivore, oppure, se ogni Paese affronta la questione da solo, rischiamo che si spacchi il mercato unico”.

“Purtroppo mentre altri paesi tagliano il prezzo dell’energia, in Italia è la quarta volta che slitta il decreto su gas ed energy release – sottolinea Bonomi – Potrebbe farci recuperare un po’ di competitività. Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina avevamo messo in campo misure per uno sviluppo forte delle rinnovabili, ma il più resta fermo per intoppi sui permessi. Una follia. Cosa stiamo aspettando, la prossima crisi? Non possiamo subire troppo a lungo la concorrenza sleale di chi ha spazi fiscali per abbassare i prezzi. L’Europa si mostri solidale e intervenga. Quando lo fa, gli effetti sono enormi. Nel momento in cui l’Europa ha lanciato il Next Generation Eu, la Cina e gli Stati Uniti sono corse ai ripari”.

M.O., ostaggi israeliani non saranno liberati prima di venerdì

M.O., ostaggi israeliani non saranno liberati prima di venerdìRoma, 23 nov. (askanews) – Gli ostaggi israeliani in mano ad Hamas non saranno rilasciati prima di venerdì. Lo ha precisato il capo del Consiglio di Sicurezza Nazionale israeliano Tzachi Hanegbi in comunicato diffuso dall’ufficio del primo ministro Benjamin Netanyahu.

Slitta quindi anche la tregua nella striscia di Gaza che, secondo quanto riferisce l’edizione online del quotidiano Haaretz citando fonti israeliane, non inizierà prima di un accordo definitivo con Hamas sui tempi della liberazione degli ostaggi. In paticolare, secondo quanto riferiscono le stesse fonti al quotidiano, l’inizio della tregua sarebbe ‘congelato’ perchè Hamas deve ancora consegnare la lista dei cittadini israeliani che intende rilasciare e perché gli aspetti operativi del rilascio non sono stati ancora finalizzati.

Europarlamento annacqua e approva regolamento Ue su imballaggi

Europarlamento annacqua e approva regolamento Ue su imballaggiStrasburgo, 22 nov. (askanews) – Con 426 voti a favore, 125 contrari e 74 astensioni, la plenaria del Parlamento europeo ha approvato, oggi a Strasburgo, la sua posizione negoziale sulla proposta di regolamento Ue riguardante gli imballaggi e i rifiuti da imballaggi.

Il regolamento, tra l’altro, introduce nuovi obiettivi di riuso degli imballaggi, affianco a quelli per il riciclaggio, come modo per ridurre la produzione di rifiuti in quest’area; ma sono stati ridotti gli obiettivi di riuso e rimossi i divieti di imballaggi monouso in molte aree (soprattutto per confezioni di piccole dimensioni di alimenti e bevande nei settori della distribuzione e della ristorazione), rispetto al testo originario proposto dalla Commissione europea quasi un anno fa. Dopo che anche il Consiglio avrà adottato la sua posizione negoziale, cominceranno le trattative tre le due istituzioni e la Commissione europea (“trilogo”) per arrivare al testo finale del regolamento.

La plenaria del Parlamento europeo ha sostenuto gli obiettivi generali di riduzione della produzione complessiva dei rifiuti da imballaggi che erano nella proposta di regolamento originaria: il 5% entro il 2030, il 10% per il 2035 e il 15% entro il 2040, rispetto al 2019. Gli eurodeputati hanno poi proposto l’aggiunta di obiettivi specifici di riduzione dei rifiuti per gli imballaggi in plastica (10% entro il 2030, 15% entro il 2035 e 20% entro il 2040), e il divieto di vendita dei sacchetti di plastica ultraleggeri (inferiori a 15 micron), a meno che non siano necessari per motivi igienici o forniti come imballaggio primario per alimenti sfusi, per aiutare a prevenire lo spreco di cibo.

Gli eurodeputati chiedono poi di vietare l’uso delle cosiddette “sostanze chimiche eterne” (Pfas, sostanze alchiliche perfluorurate e polifluorurate) e del bisfenolo A, aggiunti intenzionalmente negli imballaggi a contatto con gli alimenti. Il nuovo regolamento dispone che tutti gli imballaggi siano riciclabili e rispondano a una serie di criteri rigorosi da definire attraverso la legislazione europea secondaria. Sono previste alcune eccezioni temporanee, ad esempio per gli imballaggi alimentari in legno e cera.

Inoltre, gli Stati membri dovranno garantire la raccolta differenziata del 90% dei materiali contenuti negli imballaggi (plastica, legno, metalli ferrosi, alluminio, vetro, carta e cartone) entro il 2029. L’Italia, che ha già superato abbondantemente gli obiettivi fissati dalla normativa attuale dell’Ue per il riciclaggio degli imballaggi usati nel proprio territorio (è già al 73%, quando l’obiettivo per il 2025 è il 65%), si era opposta fin dall’inizio (facendo “sistema” tra governo, eurodeputati e gruppi di pressione agroalimentari e industriali) all’impianto del regolamento, basato sul principio della “gerarchia dei rifiuti” nell’economia circolare, per cui, quando è possibile, il riuso è prioritario rispetto al riciclo. Il timore è che l’applicazione di questo principio basilare della politica ambientale comunitaria (iscritto nella legislazione da almeno 15 anni) possa mettere in crisi la fiorente industria del riciclaggio nel Paese. Il voto ha cancellato diversi obiettivi di riuso, in particolare quello più ambiziosi (fino al 90%) previsti per il 2040 per tutti gli imballaggi usati nei trasporti, mentre sono rimasti invece gli obiettivi meno ambiziosi (in genere dal 10% al 30% al 2030). Lo stesso vale per il riuso degli imballaggi usati nelle consegne del commercio online (tipo Amazon), per i quali rimane l’oobiettivo del 30% al 2030, ma è stato cancellato quello del 90% al 2040. Per gli elettrodomestici è rimasto l’obiettivo del riuso del 90% degli imballaggi da riutilizzare entro l’inizio del 2030, ma è stato escluso il cartone dal campo di applicazione. Per quanto riguarda il riuso delle bottiglie, sono rimasti i due obiettivi del 10% nel 2030 e del 25% nel 2040 riguardanti il comparto delle bevande alcoliche e fermentate, con l’inclusione della birra ma l’esclusione dei vini e liquori, mentre sono stati aumentati al 20% nel 2030 e al 35% nel 2040 (invece che 10% e 25%, rispettivamente) gli obiettivi per le bevande non alcoliche con l’esclusione del latte (acqua, bibite analcoliche, succhi di frutta, frullati senza latte). I bar e ristoranti saranno obbligati a fornire, ai clienti che lo richiedono, bottiglie o brocche di acqua presa dai rubinetti. Gli emendamenti della plenaria hanno poi cancellato del tutto gli obiettivi di riuso (il 10% nel 2030 e il 40% nel 2040) per gli alimenti da asporto del settore Horeca (alberghiero, ristorazione e catering), che erano presenti nella proposta originaria della Commissione, così come gli obiettivi di riuso dei contenitori da asporto per bevande fredde o calde destinate al riempimento nel punto vendita. Nel paragrafo sulle eccezioni previste, che già includeva le microimprese e le aziende che immettono sul mercato meno di 1.000 Kg di imballaggi all’anno, è stato raddoppiata (da 100 a 200 m2) la soglia di esenzione per gli operatori economici che dispongono di una piccola superficie di vendita (comprese le aree di stoccaggio e spedizione). E’ stato aggiunto anche un paragrafo che prevede ulteriori possibilità di esenzioni dagli obblighi di riuso ove una analisi del ciclo di vita degli imballaggi riesca dimostrare un minore impatto sull’ambiente (consumo di energia, di acqua e di materie prime) e migliori requisiti in materia di salute, igiene e sicurezza con il ricorso ad altre opzioni (ovvero il riciclaggio). E’ passato anche un emendamento (il 386), che esenta dall’obbligo di riuso gli operatori economici che hanno la loro attività in uno Stato membro in cui il tasso di raccolta differenziata dei rifiuti da imballaggi è superiore all’85%, in peso, nel 2026 e 2027. Non è stato approvato, invece un altro emendamento simile (chiaramente concepito in riferimento alla situazione italiana) che faceva riferimento sempre a una soglia dell’85%, ma riguardo al tasso di rifiuti da imballaggi riciclati. Infine, per quanto riguarda i divieti degli imballaggi monouso, sono stati eliminati quelli relativi al cibo fresco (come le buste di insalata e i cestini di frutta), agli alimenti da asporto, alle mini confezioni negli hotel e nei ristoranti (di shampoo, di sale e pepe etc.). Da notare che hanno votato a favore del testo finale gli eurodeputati di tutti i partiti dell’opposizione in Italia, mentre quelli della maggioranza di governo si sono spaccati in due: favorevoli gli eletti di Forza Italia, contrari quelli di Fratelli d’Italia e della Lega. Paradossalmente, tuttavia, proprio gli eurodeputati della Lega e di Fdi hanno rivendicato il risultato positivo per l’Italia dovuto agli emendamenti approvati: “Hanno riportato sulla terra il testo”, ha commentato ad esempio Nicola Procaccini (Fdi), sottolioneando che “si è fatto un bel lavoro di squadra, come italiani”. E ha aggiunto: “Credo che, per una volta, anche le delegazioni del centrosinistra abbiano collaborato per emendare un testo che ora è decisamente meno preoccupante di come era all’inizio”. “Il testo finale sul regolamento degli imballaggi approvato dall’aula è migliorato rispetto alla proposta iniziale grazie ai voti della Lega. Con i nostri emendamenti abbiamo evitato l’ennesima euro-follia green, riuscendo a modificare un regolamento che avrebbe penalizzato le imprese italiane che si occupano di imballaggi, già all’avanguardia nel riciclo”, ha commentato il leghista Paolo Borchia, che comunque ha votato contro il testo finale. “Oggi abbiamo portato a casa un buon risultato, contrastando una cieca visione green, ma l’attenzione rimane altissima – ha concluso Borchia – perché il nostro obiettivo è impedire che questa Ue mini il nostro sistema-paese”.