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Tag: Sanremo 2023

Giappone schiera missili per eventuali lanci missili Nordcorea

Giappone schiera missili per eventuali lanci missili NordcoreaRoma, 22 apr. (askanews) – Il Giappone ha messo in stato di prontezza operativa le sue Forze di autodifesa in vista di un possibile lancio missilistico da parte della Corea del Nord. Secondo quanto riportano i media nipponici, il ministro delal Difesa Yasukazu Hamada ha ordinato di schierare unità missilistiche intercettrici a Okinawa e in altri luoghi.

La Corea del Nord ha annunciato nei giorni scorsi di aver completato il suo primo satellite da ricognizione militare e prevede di fare gli ultimi preparativi per il suo lancio. In risposta, Hamada ha emesso un ordine alle forze di autodifesa di prepararsi a distruggere missili balistici nel caso in cui alcuni di essi cadessero nel territorio del Giappone.

Nello specifico, le Forze di autodifesa aerea schiereranno unità di missili intercettori a terra “PAC3” nella Prefettura di Okinawa e la Forza di autodifesa marittima dislocherà una nave di classe “Aegis” dotata di radar ad alte prestazioni e missili intercettori. La Forza di autodifesa terrestre schiererà unità per ridurre al minimo i danni in caso di caduta di oggetti nella prefettura di Okinawa. La Corea del Nord non ha rivelato la data e la traiettoria di lancio, ma nel 2012 e nel 2016, quando ha lanciato missili balistici con il pretesto di “satelliti artificiali”, sono caduti vicino alle isole Sakishima nella prefettura di Okinawa. Questo il motivo per cui anche questa volta le forze di autodifesa schiereranno i sistemi “PAC3” nella principale delle isole Ryukyu.

Rinvenuto relitto nave giapponese in cui morirono 1.000 persone

Rinvenuto relitto nave giapponese in cui morirono 1.000 personeRoma, 22 apr. (askanews) – Il relitto della nave giapponese Montevideo-maru, sulla quale perirono circa 979 soldati e civili australiani nel peggior disastro marittimo della storia dell’Australia, è stato localizzato a una profondità di oltre 4.000 metri al largo della costa delle Filippine, 80 anni dopo essere stato affondato da un sottomarino americano durante la seconda guerra mondiale. Lo ha raccontato la SilentWorld Foundation, che ha coordinato la ricerca.

La posizione della nave da trasporto giapponese è rimasta un mistero da quando fu silurata il primo luglio 1942 dalla USS Sturgeon. All’insaputa del sottomarino, il Montevideo Maru trasportava prigionieri di guerra e civili che erano stati catturati durante la caduta di Rabaul pochi mesi prima. Circa 1.060 prigionieri, sia militari che civili, furono persi. La nave affondò con almeno 850 militari australiani e 210 civili provenienti da 14 paesi, che variavano da un ragazzo di 15 anni a uomini sulla sessantina. Quasi il doppio degli australiani morirono in questo incidente rispetto a quelli uccisi durante l’intera guerra del Vietnam. Significativamente di più furono persi rispetto all’affondamento dell’HMAS Sydney (645) nel 1941 e della nave ospedale Centaur (268) nel 1943.

Il relitto è stato scoperto durante una missione straordinaria organizzata dalla Silentworld Foundation di Sydney, dedicata all’archeologia e alla storia marittima, e Società olandese Fugro, specialisti in indagini in acque profonde, con il supporto del Dipartimento della Difesa. La ricerca è iniziata il 6 aprile nel Mar Cinese Meridionale, 110 km a nord-ovest di Luzon. Dopo soli 12 giorni (18 aprile), è stato registrato un avvistamento positivo utilizzando una tecnologia all’avanguardia, incluso un veicolo subacqueo autonomo (AUV) con sonar integrato.

Ci sono voluti diversi giorni per verificare il relitto utilizzando l’analisi di esperti del team del progetto, composto da archeologi marittimi, conservatori, specialisti delle operazioni e della ricerca ed ex ufficiali della marina. Quasi cinque anni di pianificazione sono stati necessari da parte di Silentworld e 20 anni di dedizione da parte della Montevideo-maru Society per riunire la squadra della spedizione, guidata dall’australiano uomo d’affari, filantropo di storia marittima ed esploratore John Mullen di Silentworld.

“La scoperta della Montevideo Maru chiude un terribile capitolo della storia militare e marittima australiana”, ha affermato Mullen. “Le famiglie hanno atteso per anni notizie dei loro cari scomparsi, prima di apprendere il tragico esito del naufragio. Alcuni non sono mai arrivati ad accettare del tutto che i loro cari fossero tra le vittime. Oggi, ritrovando la nave, speriamo di portare la chiusura alle tante famiglie devastate da questo terribile disastro”. Nessuna famiglia ha sofferto di più per la tragedia dei Turner. I loro tre inseparabili figli, Sidney, Dudley e Daryl, si sono arruolati insieme nel primo gruppo di commando, la Prima Compagnia Indipendente – e perirono insieme nell’attacco sottomarino.

L’australiano Andrea Williams era a bordo quando il relitto è stato scoperto. Sia suo nonno che il prozio sono morti nella tragedia. È socio fondatore del Rabaul e Montevideo-maru Society, costituita nel 2009 per rappresentare gli interessi dei discendenti. “Oggi è un giorno straordinariamente importante per tutti gli australiani legati a questo tragico disastro”, ha affermato la signora Williams.

Il capo dell’esercito australiano, il tenente generale Simon Stuart, ha affermato che il ritrovamento del relitto ha posto fine a 81 anni di incertezza per i cari dei perduti. “I soldati, i marinai e gli aviatori australiani che avevano combattuto per difendere Rabaul si erano arruolati da tutto il paese per servire, hanno incontrato un terribile destino in mare sulla Montevideo Maru”, ha detto il tenente generale Stuart.

“Oggi ricordiamo – ha continuato – il loro servizio e la perdita di tutti coloro che erano a bordo, comprese le 20 guardie e l’equipaggio giapponesi, i marinai norvegesi e le centinaia di civili provenienti da molte nazioni”.

Sicilia, al via la corsa a piedi più lunga d’Europa: 509 km

Sicilia, al via la corsa a piedi più lunga d’Europa: 509 kmRoma, 22 apr. (askanews) – Tutto pronto per la partenza della “Cursa di ciclopi”, la gara più lunga d’Europa con i suoi 509 chilometri, che partirà oggi da Cefalù, toccherà l’Etna per fare rientro nel comune normanno. Termine ultimo per completare il percorso è sabato 29 aprile, quindi una sola settimana per correre lungo i sentieri e le strade che toccano il territorio di 50 comuni e di 8 borghi più belli d’Italia, 4 parchi regionali, parte del Sentiero Italia, la dorsale dei Nebrodi e, appunto, il vulcano attivo più alto d’Europa.

La gara siciliana è “figlia” del Tor des Géants, storica corsa di 330 km che si corre ogni anno in Val d’Aosta, divenuta uno dei trail running di maggior prestigio internazionale, della cui consulenza si è avvalsa per le fasi organizzative. A contendersi la vittoria in quella che si preannuncia come una delle gare più impegnative del mondo (con una andatura media richiesta particolarmente elevata, un dislivello totale di 20.000 metri e la quota più alta a 2.800 metri sull’Etna) saranno 59 atleti e atlete di 17 nazioni, fra cui spiccano due vincitori del TOR ed altri atleti e atlete fra i più quotati in questa particolarissima disciplina.

Lungo il percorso, i partecipanti troveranno 8 “basi vita” e decine di punti di ristoro dove potranno riposarsi e ricevere assistenza, anche col supporto di decine di volontari e del Corpo europeo di solidarietà, coordinati dall’Associazione InformaGiovani. Fra i partenti spiccano il vincitore del Tor des Glaciers 2022 Sebastien Raichon, il vincitore della Transgrancanaria 360° nel 2021 Marco Gubert. Fra le donne, spiccano Sabrina Verjee (vincitrice del Tor 2022) e Marina Plavan che vanta la partecipazione a ben 5 edizioni della gara valdostana.

Il percorso siciliano è già stato testato da un gruppo di “pionieri” che negli scorsi mesi hanno verificato le basi vita e la percorribilità dei sentieri previsti. Una “edizione zero” che ha impegnato una decina di atleti di diverse regioni italiane, in più momenti fra l’estate e l’autunno 2022. Gli atleti e le atlete che partecipano a questa prima edizione ufficiale arrivano da Austria, Bulgaria, Canada, Cina, Filippine, Francia, Germania, Giappone, Guatemala, Italia, Romania, Singapore, Slovacchia, Spagna Svizzera, UK, USA. 21 gli italiani e le italiane coinvolti.

Pnrr: confronto Fitto, Emiliano e Decaro oggi a Gravina di Puglia

Pnrr: confronto Fitto, Emiliano e Decaro oggi a Gravina di PugliaRoma, 22 apr. (askanews) – Come impiegare al meglio i fondi del Pnrr ed europei destinati alla Puglia, evitando sprechi, inefficienze e ottimizzando l’allocazione delle risorse.

Si parlerà di questo, attraverso una serie di proposte concrete presentate alle istituzioni, al convegno organizzato da CONFSAL, prima Organizzazione italiana dei Sindacati Autonomi per numero di lavoratori iscritti, oggi, alla Fiera San Giorgio a Gravina in Puglia, nell’ambito della seconda tappa, (dopo quella di Lamezia Terme dello scorso dicembre) dell’iniziativa “Missione Mediterraneo”, nata all’interno del Dipartimento Sud di Confsal, per discutere delle potenzialità di sviluppo del nostro Mezzogiorno. All’evento parteciperanno il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, il sindaco di Bari e presidente nazionale dell’Anci (Associazione nazionale dei Comuni Italiani) Antonio Decaro, l’eurodeputato Denis Nesci, membro della Commissione europea sullo sviluppo regionale, gli onorevoli Marco Lacarra (Commissione Giustizia) e Vito De Palma (Commissione Finanza), Riccardo Barile, Ceo di BXL Europe, in collegamento da Bruxelles, oltre al sindaco di Gravina di Puglia, Fedele Lagreca e Vincenzo Florio, Presidente VI Commissione Consiliare di Gravina in Puglia e ai vertici e rappresentanti di categoria di Confsal.

Corte suprema Usa toglie restrizioni pillola abortiva

Corte suprema Usa toglie restrizioni pillola abortivaMilano, 22 apr. (askanews) – La Corte Suprema statunitense ha preservato l’accesso delle donne alla pillola abortiva respingendo le restrizioni stabilite da un tribunale di grado inferiore.

I giudici hanno così accolto le richieste di emergenza dell’amministrazione Biden e dei Danco Laboratories di New York, produttori del farmaco mifepristone facendo appello contro una sentenza del tribunale di grado inferiore che annullerebbe l’approvazione del mifepristone da parte della Food and Drug Administration. Il farmaco è stato approvato per l’uso negli Stati Uniti dal 2000 e più di 5 milioni di persone lo hanno utilizzato. Il mifepristone è utilizzato in combinazione con un secondo farmaco, il misoprostolo, in più della metà di tutti gli aborti negli Stati Uniti.

Peggy Guggenheim, 5 artisti e gli studenti dell’Accademia

Peggy Guggenheim, 5 artisti e gli studenti dell’AccademiaVenezia, 21 apr. (askanews) – Gli studenti e le studentesse dell’Accademia di Belle Arti di Venezia hanno lavorato a fondo su cinque artisti storici collezionati da Peggy Guggenheim, per cercarne profili inediti, ma anche nuove ispirazioni per il proprio percorso formativo, e questo lavoro è stato poi riassunto in una serie di video dedicati alle figure di Edmondo Bacci, di cui alla Collezione Guggenheim è in corso un’importante mostra antologica, e di Marina Apollonio, Tancredi Parmeggiani, Giuseppe Santomaso, fino ad arrivare a Emilio Vedova. È il progetto “5 artisti veneti alla Collezione Peggy Guggenheim”, che il museo ha organizzato insieme all’Accademia.

“Questa collaborazione con l’Accademia – ha detto ad askanews Karole P.B. Vail, direttrice della Collezione Peggy Guggenheim – è una cosa fantastica, è iniziata con il desiderio di fare qualcosa insieme in occasione dei 1600 anni dalla fondazione di Venezia e ci sembrava naturale collaborare con l’Accademia su giovani artisti che sono stati sostenuti da Peggy Guggenheim ed essendo la nostra missione anche quella educativa di portare i giovani al museo in qualche modo chiudevamo una specie di cerchio”. Come Peggy guardava ai giovani artisti del suo tempo, così gli studenti di oggi hanno guardato a figure che possiedono la statura di maestri, ma nei quali è stato loro possibile anche in un certo senso rispecchiarsi, per trovare nuove traiettorie di ricerca.

“Gli studenti hanno visto delle problematiche – ci ha spiegato Riccardo Caldura, direttore dell’Accademia di Belle Arti – che, al di là della distanza del tempo, al di là dell’esito finale dal punto di vista formale, erano vive: il punto di coinvolgimento personale era analogo, le questioni di fondo erano analoghe, ed è lì che scatta qualcosa in più. Questi sono giovani che studiano storia dell’arte, certo, nel percorso formativo deve esserci la disciplina, ma frequentano soprattutto i laboratori, perché è di li che passa l’operatività di un’accademia”. L’iniziativa si inserisce nei progetti della Collezione Guggenheim per coinvolgere sempre di più i giovani e soprattutto i giovani aspiranti artisti. E la speranza, condivisa dall’Accademia di Belle Arti è che l’opera dei grandi protagonisti, vista così intimamente e da vicino, possa riverberarsi nel lavoro di chi oggi si trova a pensare come fare arte.

Mossa Meloni per il primo maggio, Cdm con provvedimenti lavoro

Mossa Meloni per il primo maggio, Cdm con provvedimenti lavoroRoma, 21 apr. (askanews) – Giorgia Meloni sceglie la data simbolo del primo maggio per varare un pacchetto di misure per il lavoro. Questa la “mossa” decisa dalla premier, che ha convocato la seduta nel giorno della festa del lavoro. Sul tavolo, secondo quanto comunicato da Palazzo Chigi, “provvedimenti in materia di lavoro e politiche sociali”.

Il dettaglio degli interventi è ancora in via di definizione, ma dovrebbe entrare il taglio del cuneo fiscale, previsto nel Def. “Nei prossimi giorni – ha confermato questa mattina il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso – faremo un altro passo nella direzione che ci porterà da qui alla fine della legislatura a tagliare 5 punti di cuneo fiscale per tutti, per aumentare i salari”. Secondo fonti di governo, il Cdm del primo maggio dovrebbe anche varare il decreto lavoro su cui è impegnata ormai da tempo la ministra Marina Calderone, che nei giorni scorsi più volte è arrivata a Palazzo Chigi. Tra le novità presenti nel decreto ci sono la riforma del reddito di cittadinanza e un allentamento dei vincoli per la stipula dei contratti a tempo determinato. Per quanto riguarda il reddito, secondo le bozze circolate, dovrebbero essere creati tre distinti programmi: la Garanzia per l’inclusione (Gil), la Garanzia per l’attivazione lavorativa (Gal) e la Prestazione di accompagnamento al lavoro (Pal). Sui percettori, ha assicurato la ministra pochi giorni fa in un’intervista, “pensiamo di ampliare la platea dei nuclei familiari in condizioni di fragilità, come ad esempio chi ha in famiglia malati molto gravi. E sul fronte delle politiche attive stiamo creando le condizioni affinchè i disoccupati trovino occupazione nei posti di lavoro che in Italia ci sono”. Nei prossimi giorni, comunque, le misure saranno definite nel dettaglio. Prima però ci sarà il 25 aprile. In vista della Festa della Liberazione è già in atto un’aspra polemica politica, in particolare per alcune frasi del presidente del Senato Ignazio La Russa, che celebrerà la ricorrenza a Praga, ricordando Jan Palach e visitando il campo di concentramento nazista di Terezin. Da parte sua Meloni, secondo l’agenda ufficiale, sarà alla cerimonia all’Altare della Patria, insieme al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Secondo quanto si apprende da fonti di governo, però, la premier potrebbe inserire un altro appuntamento, su cui però c’è il più stretto riserbo.

Riforma IG, Origin Italia: ora serve quadro normativo semplificato

Riforma IG, Origin Italia: ora serve quadro normativo semplificatoMilano, 21 apr. (askanews) – “Una proposta che rilancia la visione politica delle IG come uno dei pilastri di sviluppo agroalimentare dell’Unione Europea e che promuove l’affermazione di un modello condiviso e forte tra i vari Paesi membri”. Così Origin Italia, l’Associazione che riunisce i Consorzi di Tutela dei prodotti agroalimentari Dop e Igp, ha accolto il via libera della Commissione Agricoltura al Parlamento Europeo alla relazione di Paolo De Castro sul regolamento IG.

Un vota che segna per Origin Italia “un importante rafforzamento del ruolo dei Consorzi di tutela, un aumento della protezione delle IG, ma anche semplificazione delle procedure e un passo concreto verso la sostenibilità (non solo ambientale) delle filiere IG”. Il testo approvato inoltre “conferma e rafforza il ruolo centrale della Commissione Europea per lo sviluppo dell’economia agroalimentare, limitando l’Euipo a un ruolo puramente consultivo e su questioni tecniche”. “Ora che il primo passo è stato compiuto occorre tutto il supporto da parte degli Stati Membri, in particolare chiediamo sostegno alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, che già hanno sostenuto fortemente la riforma nelle fasi iniziali dei Triloghi, affinché i risultati ottenuti dal Parlamento Europeo non vengano erosi o minacciati nella fase finale e per arrivare a un quadro legislativo più chiaro per consolidare il sistema ma anche per evitare interpretazioni spesso contraddittorie da parte delle istituzioni nazionali e regionali” ha dichiarato il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi, sottolineando che “l’obiettivo è giungere entro l’autunno all’approvazione finale e l’Italia dovrà giocare un ruolo determinante per difendere lo strumento oggi più importante per tutelare e promuovere la qualità agroalimentare italiana, e su questo il Governo potrà contare sul supporto attivo e convinto della nostra associazione e di tutti i suoi Consorzi soci”.

“Da un lato dobbiamo dare grande merito al lavoro della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, ed in particolare a Paolo De Castro, per il lavoro condotto, che ha permesso di correggere e rilanciare la portata della Riforma come proposta nel 2022 dalla Commissione Europea” ha affermato il presidente di Origin Mondo e vicepresidente di Origin Italia, Riccardo Deserti, parlando di “una proposta che davvero rilancia la visione politica delle IG come uno dei pilastri di sviluppo agroalimentare dell’Unione Europea e che promuove l’affermazione di un modello condiviso e forte tra i vari Paesi membri”.

Comportamenti scorretti causa 90% incidenti, crescono “bulli alla guida”

Comportamenti scorretti causa 90% incidenti, crescono “bulli alla guida”Roma, 21 apr. (askanews) – In Italia fino a 9 incidenti su 10 sono provocati da comportamenti scorretti dei protagonisti e cresce il fenomeno dei “bulldrivers”, i “bulli” alla guida. Aumentano gli episodi di condotta “aggressiva” al volante: comportamenti maleducati, scorretti o addirittura violenti che mettono a repentaglio la sicurezza – e spesso anche la vita – degli altri utenti della strada. E ai quali è altamente sconsigliato reagire, nonostante il senso di frustrazione che si prova, per non rischiare di trovarsi coinvolti in situazioni ancor più pericolose per la propria incolumità.

Il dato – allarmante – emerge dall’analisi di Flavio Lucio Rossio, criminologo, docente e vice presidente dell’Unione Italiana Polizia Locale, nel suo libro “Bulldriver. Conducenti che aggrediscono” (Ed. Franco Angeli 2022 per la collana Laboratorio Sociologico), presentato a Perugia nell’ambito di un incontro di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale tenutosi nella sede della Provincia, realizzato con il patrocinio della Provincia di Perugia e della Regione Umbria nonché delle associazioni impegnate in prima linea per la difesa degli utenti e delle vittime della strada e per la promozione della cultura della legalità. Il libro “Bulldriver. Conducenti che aggrediscono” contiene uno studio del fenomeno, con riferimenti statistici, e una serie di proposte per cercare di correggere e prevenire queste condotte antisociali. Un focus in particolare è dedicato al progetto “On the road”, format educativo unico in Italia, nato a Bergamo nel 2007 e attualmente in fase di espansione in altre città della Penisola. L’iniziativa, con la collaborazione delle forze dell’ordine e delle istituzioni e polizie locali, coinvolge ragazzi e ragazze tra i 16 e i 20 anni facendo conoscere e sperimentare loro le attività svolte da forze di polizia e soccorritori, direttamente “on the road”, affiancando le pattuglie sul campo, anche “nei panni” degli operatori del numero unico d’emergenza 112 di cui i giovani dell’associazione sono testimonial. Ma quali sono i comportamenti dei “bulli” al volante? Non rispettare la precedenza, passare con il semaforo rosso, effettuare sorpassi azzardati, guidare distratti dal cellulare, ma anche ignorare le distanze di sicurezza o eccedere nella velocità: sono solo alcuni degli atteggiamenti di prepotenza e arroganza che le vittime dei “bulldrivers” – neologismo mutuato dal bullismo per identificare i conducenti aggressivi – sono costrette a subire quotidianamente. Individualismo, mancanza di senso civico, crescita dell’aggressività e assenza di empatia sono le cause profonde del fenomeno.

Scrive Flavio Lucio Rossio: “Sulle strade non si corre solo il rischio di essere vittime, spesso incolpevoli, di questi episodi gravi (sicurezza reale). Si assiste infatti a un aumento di quelle condotte di guida frutto di una maleducazione stradale che non sempre costituiscono illecito amministrativo, tantomeno penale, ma che hanno ripercussioni, più o meno pesanti, sulla percezione di sicurezza. Alcune di queste condotte costituiscono una vera e propria manifestazione di aggressività che trae forza anche dalla mancanza di reazione delle vittime, che per quieto vivere o per paura preferiscono sopportare queste piccole grandi angherie. Anche perché riprendere questi bulldriver può scatenare reazioni difficilmente prevedibili”. La prima causa di incidenti stradali è la “distrazione”, seguita dal mancato rispetto della precedenza e dalla velocità troppo elevata (Rapporto Aci-Istat 2020). Questi tre gruppi – ricorda Flavio Lucio Rossio nel suo libro – costituiscono complessivamente il 40,2% dei casi. Fra le altre cause ci sono la mancanza della distanza di sicurezza, manovre irregolari, mancata precedenza ai pedoni. In realtà considerando un’accezione estensiva dell’aggressive driving che include la mancanza del rispetto dei semafori o dei segnali di stop e precedenza, la guida sotto l’effetto dell’alcol o di stupefacenti, e la guida distratta (es. l’uso del cellulare) la percentuale arriva alla quasi totalità dei casi, comprendendo anche il mancato uso dei sistemi di ritenuta obbligatori. Anche secondo l’ultimo report dell’Istat, nel 2021 il 92,2% delle cause di incidente (182.294 su un totale di 197.744), praticamente 9 su 10, ha alla base un comportamento scorretto del conducente o del pedone: la distrazione è ancora la prima causa (15,4%), seguita dal mancato rispetto della precedenza o del semaforo (14,3%), e dalla velocità elevata (10%). A peggiorare la situazione sono comportamenti ancor più pericolosi e devianti come la guida sotto l’effetto dell’alcol o di sostanze stupefacenti. Sempre secondo report dell’Istat nel 2021 il 9,7% e il 3,2% degli incidenti rilevati da Carabinieri e Polizia Stradale è correlato ad alcol e droga, proporzioni in aumento rispetto al 2020, per lo stato di ebbrezza alla guida, e in lieve diminuzione per la droga (9,2% e 3,5%).

Auto elettriche: punti di ricarica smart pilastri per flessibilità

Auto elettriche: punti di ricarica smart pilastri per flessibilitàMilano, 21 apr. (askanews) – L’elettrificazione delle flotte aziendali, la ricarica sui luoghi di lavoro, e i modelli di ricarica delle auto elettriche che integrano il cosiddetto “Controllore di Infrastruttura di Ricarica – CIR” possono fornire un contributo importante in termini di flessibilità al sistema elettrico oltre a ricoprire un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione dei trasporti. E’ quanto stato sottolineato nel corso dell’incontro di lavoro “La ricarica di auto elettriche in ambito aziendale e residenziale. Gli esiti della sperimentazione. Il viaggio continua…” promosso da Rse – Ricerca sistema energetico per presentare i primi risultati delle attività di ricerca sul controllo evoluto della ricarica dei veicoli elettrici.

“Gli scenari 2030 mettono in evidenza margini significativi di flessibilità che possono essere offerti dai veicoli elettrici in ricarica, a supporto di un sistema elettrico sempre più caratterizzato dall’aleatorietà della generazione rinnovabile. L’elettrificazione delle flotte aziendali e la ricarica sul luogo di lavoro – ha detto l’amministratore delegato di Rse, Maurizio Delfanti in apertura dei lavori – sono ideali per fornire questi servizi, oltre a contribuire alla decarbonizzazione dei trasporti. Solo negli ultimi 3 mesi, la ricarica presso la nostra area ha fatto risparmiare circa 5 tonnellate di emissioni di C02”.Rse nel corso dei lavori ha presentato le potenzialità offerte dal sistema di controllo, realizzato in collaborazione con 5 partner industriali per la gestione smart della propria infrastruttura di ricarica, e le attività di sviluppo e test di dispositivi avanzati per la ricarica domestica, che integrano il “Controllore di Infrastruttura di Ricarica – CIR”. È stato evidenziato il successo nella predisposizione del sistema di controllo, se pur con alcune limitazioni dei protocolli utilizzati in termini di interoperabilità con i vari sistemi integrati da Rse. Inoltre, è stata sottolineata l’importanza dell’interazione e dello scambio di dati con il proprietario del veicolo, che nella sperimentazione Rse può esprimere attraverso un’app le sue esigenze di ricarica e la sua volontà di mettere a disposizione della rete il proprio veicolo. Infine, sono stati condivisi i risultati positivi dei test su 3 CIR sperimentali, sviluppati anch’essi in collaborazione con 3 partner tecnologici. La sessione è stata a cura di Piersilvio Marcolin e Francesco Fasana, Dipartimento Tecnologie di Trasmissione e Distribuzione di RSE.

Il punto di vista delle aziende che hanno collaborato è stato quindi raccolto nell’ambito di una tavola rotonda dedicata, che ha visto la partecipazione di: Gaetano Belluccio, managing director del business E-Mobility Fimer; Gregorio Cappuccino, presidente Calbatt; Roberto Colicchio, head of business development Plenitude+Be Charge; Alberto Crivellaro, ceo S&H ; Andrea Gotti direzione tecnica E-Mobility Scame e Stefano Rotini, cto Sinapsi. I relatori hanno sottolineato come le tecnologie attuali siano di per sé adeguate per la gestione “smart” dei veicoli elettrici, ma anche come alcuni elementi di criticità possano ancora sorgere in fase di implementazione pratica. Per questo motivo, “le attività di ricerca condivisa come quella che sta portando avanti Rse rappresentano un’opportunità di crescita fondamentale da ambo i lati, anche in virtù delle ricadute che essa sta avendo nell’ambito normativo” ha detto Filippo Colzi, capo progetto Rse.L’evento è stato anche l’occasione per presentare pubblicamente l’avvio di una seconda fase della sperimentazione, che riguarderà lo sviluppo prototipale dell’infrastruttura Ict necessaria per il corretto funzionamento di migliaia di CIR che verranno installati nei prossimi anni. A valle di una presentazione delle specifiche tecniche di questa soluzione, a cura di Giovanna Dondossola, capo progetto RSE, Roberto Cazzaniga, del Dipartimento di tecnologie di trasmissione e distribuzione Rse, ha quindi lanciato una nuova manifestazione di interesse per coinvolgere ancora il mondo industriale in questa sfida tecnologica.

Le reazioni a caldo di alcune tra le principali Istituzioni e associazioni del settore sono state immediatamente raccolte in una seconda tavola rotonda, che ha visto la partecipazione di: Omar Imberti, coordinatore del gruppo E-Mobility Anie; Luigi Mazzocchi, direttore Dipartimento tecnologie di generazione e materiali Rse; Camillo Piazza, coordinatore e-mob; Fabio Pressi rappresentante di Elettricità Futura; Emanuele Regalini, Direzione infrastrutture energia Arera; Fabio Zanellini, presidente della Commissione tecnica e affari regolatori Anie Energia. “Il lavoro fatto in ambito CEI per la definizione funzionale del CIR e la predisposizione delle sue specifiche tecniche rappresenta un primo passo virtuoso verso la “messa a terra” delle opportunità di flessibilità offerte dai veicoli elettrici – ha commentato il capo gruppo di ricerca di Rse Giuseppe Mauri – Rse si propone come riferimento per proseguire quanto fatto sinora e renderlo effettivamente implementabile, valutando anche la possibilità di estendere la soluzione ad altri carichi presenti nelle nostre case e potenzialmente in grado di offrire flessibilità”.“Quando ricerca, industria ed enti normativi collaborano in modo così sinergico – ha commentato in chiusura l’amministratore delegato di Rse – i risultati non possono che essere di valore, contribuendo in modo significativo all’obiettivo comune dell’evoluzione sostenibile e della decarbonizzazione del nostro sistema energetico”.

(nella foto: un momento della giornata di lavoro Rse su “La ricarica di auto elettriche in ambito aziendale e residenziale. Gli esiti della sperimentazione. Il viaggio continua…”).