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Autore: Redazione StudioNews

Immigrazione, il tema più controverso del Vertice Ue giovedì

Immigrazione, il tema più controverso del Vertice Ue giovedìBruxelles, 16 ott. (askanews) – ‘Quella sull’immigrazione sarà la discussione più delicata’ tra i capi di Stato e di governo al Consiglio europeo che comincerà giovedì mattina, e non è affatto scontato che sia approvato (all’unanimità, come richiesto) il paragrafo delle conclusioni del vertice relativo a questo tema.


Lo hanno riferito fonti del Consiglio a Bruxelles, rilevando che i punti controversi sono almeno quattro: il pieno sostegno al nuovo Patto sull’immigrazione e l’asilo, approvato definitivamente alla fine della scorsa legislatura europea, e di cui la Commissione e diversi Stati membri vorrebbero ora anticipare l’attuazione, che richiederebbe normalmente due anni; una revisione profonda della proposta di direttiva sui rimpatri, bloccata dal 2018 e mai approvata; una revisione della definizione di ‘paese terzo sicuro’ dove i migranti a cui è stato negato l’asilo possano essere rinviati; e infine le ‘nuove strade’ o i nuovi modi (‘new ways’ in inglese) di gestire l’immigrazione irregolare, che comprenderebbero anche la cosiddetta ‘esternalizzazione’, ovvero il concetto di ‘hub per i rimpatri’ situati fuori dall’Ue, in paesi terzi legati all’Unione da accordi specifici (dove quello tra Italia e Albania sarebbe uno dei modelli possibili).   ‘Ciò che abbiamo visto negli anni è che il dibattito sull’immigrazione si è chiaramente evoluto in una certa direzione, a destra, direi. Non sono sicuro che si possa dire, ma è chiaramente ciò che vediamo’, hanno osservato le fonti del Consiglio, ricordando che ‘alcuni anni fa, quando si discuteva di immigrazione, era impossibile parlare di finanziamento delle infrastrutture (la costruzione di muri, ndr) per proteggere i confini; ora non dirò che questo sia ampiamente accettato, ma non è più in discussione’.


‘Avremo importanti dibattiti su ciò che deve essere realizzato’ riguardo alla gestione dell’immigrazione irregolare, ma ‘ci sono opinioni diverse’ tra i gli Stati membri: ‘Alcune delegazioni insistono sull’attuazione anticipata di certe parti del Patto migratorio’, mentre ‘altri insistono sui partenariati con i paesi terzi e un altro gruppo di paesi chiede di esplorare ‘nuovi modi’ di gestire la migrazione irregolare, specialmente sui rimpatri’, hanno riferito le fonti del Consiglio. Con tutte queste posizioni diverse, e anche se possono esserci delle convergenze, può essere ‘delicato e difficile’ redigere su questo tema il testo delle conclusioni del Consiglio europeo, per le quali c’è bisogno dell’unanimità.  ‘Sappiamo che alcune delegazioni nazionali potrebbero bloccare le conclusioni’, ma quello che conta davvero è ‘concentrarsi sulla discussione’, hanno aggiunto le fonti.


Nella bozza delle conclusioni del Consiglio europeo tutto il paragrafo sull’immigrazione è ancora tra parentesi quadre, il che significa che si tratta di una proposta su cui non c’è ancora consenso da parte degli Stati membri. ‘Abbiamo messo il testo tra parentesi quadre – hanno spiegato le fonti del Consiglio – perché abbiamo visto che ci sono tre gruppi di Stati membri con posizioni diverse: ci sono quelli che pensano che dovremmo entrare nei dettagli, con conclusioni dettagliate che inviino un messaggio chiaro, indicando cosa è operativo e cosa dobbiamo ancora realizzare, e invitando la Commissione a presentare proposte al Consiglio. Un secondo gruppo è più focalizzato sull’adozione di ciò che chiamiamo linee guida, il che significa solo menzionare l’argomento, ma rimanendo al corrente degli sviluppi e pronti a tornare sulla questione. E infine ci sono alcune delegazioni nazionali che hanno costantemente ribadito di non volere affatto un testo di conclusioni’ su questo tema.


Questi ultimi paesi, in particolare, sono Ungheria e Polonia, che hanno votato contro il Patto su immigrazione e asilo, e che contestano non solo il contenuto del pacchetto legislativo, ma soprattutto la legittimità del voto a maggioranza qualificata per approvarlo. Per sette anni, l’Ue aveva accettato la loro pretesa di non lasciar votare a maggioranza la legislazione in questo campo dai ministri nel Consiglio Ue, trattando preventivamente le questioni legate all’immigrazione nel vertice dei capi di Stato e di governo, dove quasi sempre le decisioni possono essere prese solo all’unanimità. Ma nel giugno 2023, finalmente, i ministri votarono il Patto a maggioranza qualificata, e Ungheria e Polonia non poterono fare altro che bloccare le conclusioni sull’immigrazione del successivo vertice dei capi di Stato e di governo, che furono sostituite da una dichiarazione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, supportata da altri 25 paesi membri.   ‘In questo mandato abbiamo sempre gestito le decisioni all’unanimità, con un’eccezione, che è stata nel giugno 2023’, hanno ricordato le fonti del Consiglio. ‘Quindi se c’è un argomento controverso, è questo. Il Patto migratorio – hanno aggiunto le fonti – è stato adottato con una maggioranza qualificata. Alcuni paesi si sono astenuti, alcuni hanno votato contro, e ora questi paesi contrari stanno spingendo affinché questo venga menzionato nel testo. Potrebbe essere difficile per loro accogliere o chiedere di attuare qualcosa contro cui hanno votato, questa è la semplice equazione’. Uno dei punti della bozza di conclusioni menziona esplicitamente il fatto che ‘dovrebbero essere considerate nuove strade per impedire e contrastare l’immigrazione irregolare’, avvertendo tuttavia che questo dovrà essere fatto ‘in linea con il diritto internazionale’. Le ‘nuove strade da esplorare’ sono sostanzialmente una citazione dalla lettera che 15 Stati membri, Italia compresa (gli altri paesi sono Austria, Bulgaria, Repubblica ceca, Cipro, Danimarca, Finlandia, Grecia, Malta, Olanda, Polonia, Romania e tre Paesi baltici) avevano inviato alla Commissione il 15 maggio scorso.   Nella lettera si sollecitava ‘il rafforzamento degli aspetti interni ed esterni dei rimpatri, per arrivare a una politica di rimpatri efficace dell’Ue’. Questo potrebbe includere, tra l’altro, ‘l’esame di una potenziale cooperazione con paesi terzi su meccanismi di ‘hub di rimpatrio’, dove le persone da rimpatriare potrebbero essere trasferite in attesa del loro allontanamento definitivo’. A questo proposito, i 15 paesi incoraggiavano ‘la Commissione e gli Stati membri a esplorare potenziali modelli nell’attuale diritto acquisito dell’Ue, nonché a considerare la potenziale necessità di modifiche alla direttiva sui rimpatri’. Inoltre, la lettera sottolineava che, ‘al fine di ridurre la pressione complessiva sulla nostra gestione della migrazione, è importante che gli Stati membri abbiano la possibilità di trasferire i richiedenti asilo in paesi terzi sicuri quando questa alternativa è disponibile. Pertanto, l’applicazione del concetto di ‘paesi terzi sicuri’ nel diritto di asilo dell’Ue dovrebbe essere riesaminata’. Nella sua ormai usuale lettera sulla politica dell’immigrazione che la presidente della Commissione Ursula Von der Leyen ha inviato ai capi di Stato e di governo lunedì, in vista del Consiglio europeo, si sottolinea che oggi, nell’Ue, ‘solo circa il 20% dei cittadini di paesi terzi a cui è stata intimata l’espulsione è poi effettivamente rimpatriato’. Von der Leyen annuncia esplicitamente l’intenzione di proporre una nuova direttiva sui rimpatri e una revisione del concetto di ‘paese terzo sicuro’, come chiedevano i 15 paesi firmatari della lettera. ‘Avremo bisogno di un nuovo quadro giuridico per rafforzare la nostra capacità di agire. Le procedure e le pratiche di rimpatrio degli Stati membri variano notevolmente: dobbiamo creare un livello di armonizzazione e fiducia che garantisca che i migranti sottoposti in un paese a una decisione di rimpatrio non possano sfruttare le crepe nel sistema per evitare il rimpatrio altrove’, in un altro Stato membro. ‘Con la proposta del 2018 (di direttiva sui rimpatri, ndr) rimasta senza accordo e considerando le discussioni passate, la Commissione presenterà – ha annunciato von der Leyen – una nuova proposta legislativa che definirebbe chiari obblighi di cooperazione per le persone da rimpatriare e semplificherebbe efficacemente il processo di rimpatrio, con la digitalizzazione della gestione dei casi e il riconoscimento reciproco delle decisioni’ degli Stati membri. Inoltre, continua la presidente della Commissione nella sua lettera, ‘ci siamo già impegnati a rivedere, entro l’anno prossimo, il concetto di paesi terzi sicuri designati’. E aggiunge: ‘Dovremmo anche continuare a esplorare possibili modi per procedere per quanto riguarda l’idea di sviluppare ‘hub di rimpatri’ al di fuori dell’Ue, soprattutto in vista della nuova proposta legislativa sui rimpatri. Con l’avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza, nella pratica’. Ricordando che ‘la direttiva sui rimpatri è bloccata al Parlamento europeo ormai da anni’, le fonti del Consiglio hanno sottolineato che i rimpatri sono principalmente di competenza degli Stati membri, che li eseguono. Ma occorre anche – hanno precisato – una certa armonizzazione, condividere informazioni, utilizzare le stesso pratiche e le stesse procedure: questi saranno elementi chiave, fondamentali’. ‘La menzione di ‘nuovi modi per prevenire l’immigrazione irregolare’ è ora nell’Agenda strategica dell’Ue’ hanno ricordato ancora le fonti del Consiglio, aggiungendo che ‘questo sarebbe stato inconcepibile qualche anno fa. Insomma, il dibattito si sta evolvendo. Quindi forse è il momento di avere una nuova proposta, una nuova direttiva. Capisco che nella lettera della presidente von der Leyen ci sono alcune porte aperte su questa questione. Abbiamo anche visto alcuni Stati membri stipulare accordi con paesi terzi’. ‘Nelle conclusioni del Consiglio europeo che abbiamo adottato nel 2018 avevamo il termine in francese ‘plateformes de débarquement’ (piattaforme per gli sbarchi, ndr), che alla fine non si è materializzato. Non ne è venuto fuori niente, nessuna proposta. Non è stato attuato. Quindi ora, dopo sei anni, la dinamica è cambiata, si è trasformata in un concetto aperto’, hanno concluso le fonti. 

Usa2024, Elon Musk ha donato 75 milioni di dollari per la campagna elettorale di Trump

Usa2024, Elon Musk ha donato 75 milioni di dollari per la campagna elettorale di TrumpRoma, 16 ott. (askanews) – Elon Musk ha donato quasi 75 milioni di dollari al super PAC pro-Trump che ha contribuito a formare durante l’estate, come dimostrano i nuovi documenti depositati presso la Commissione elettorale federale, fornendo una massiccia infusione di denaro per sostenere la candidatura dell’ex presidente alla Casa Bianca. Lo riportano i media statunitensi.


La nuova documentazione del super PAC, America PAC, descrive dettagliatamente sette contributi separati di Musk, ad di Tesla e Space X, per un totale di 74.950.000 dollari tra luglio e settembre. Il PAC ha assunto un ruolo di supporto fondamentale per la campagna di Trump. Ad oggi, ha riferito di aver speso 95,8 milioni di dollari per la corsa presidenziale.

L’Iran “risponderà risolutamente” a un attacco israeliano

L’Iran “risponderà risolutamente” a un attacco israelianoRoma, 16 ott. (askanews) – Teheran “risponderà risolutamente” a qualsiasi attacco israeliano. Lo ha dichiarato il capo della diplomazia iraniana, Abbas Araghchi, durante una conversazione telefonica nella notte con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres.


“L’Iran sta compiendo sforzi considerevoli per proteggere la pace e la sicurezza nella regione, ma è risolutamente pronto a rispondere a qualsiasi tentativo” di Israele e “a farlo pentire”, ha aggiunto Araghchi citato da un comunicato diffuso oggi dal ministero degli Esteri iraniano.

Registrare il marchio atto necessario

Registrare il marchio atto necessarioRoma, 16 ott. (askanews) – Sono oltre 60mila i marchi registrati ogni anno. L’avvocato Angelo Cardarelli, esperto del settore, spiega cosa può capitare a un’azienda che non tutela il proprio logo. Occhio alle recenti richieste fraudolente di pagamento da parte di falsi Enti ministeriali… A un occhio poco attento può sembrare una questione di scarsa rilevanza. Si pensa più ai bilanci o al marketing ma si sottovaluta la tutela del proprio marchio che, a lungo andare, può creare problemi di grande rilevanza. “Eppure -spiega l’avvocato Angelo Cardarelli, uno dei massimi esperti in materia- il brand ha maggiore valore e tutela se legalmente registrato. Altrimenti si può pure rafforzarlo in termini reputazionali ma poi il lavoro rischia di non avere l’effetto desiderato proprio perché non totalmente protetto dal punto di vista giuridico. Il primo passo dunque è quello della registrazione, un atto necessario per difendere il segno distintivo della propria attività”.


La registrazione di un marchio non è obbligatoria, ma è certamente necessaria per poter esercitare i diritti che la legge riconosce al suo titolare, quindi senza preoccupazioni circa le altrui pretese o richieste. Non farlo vuol dire esporre la propria azienda e il proprio nome al rischio di atti di contraffazione illegittimi, i quali sarebbero dannosi sia per la reputazione che per l’immagine dell’imprenditore. “Una volta depositato, il marchio – sottolinea Cardarelli- deve essere costantemente monitorato, controllando che non vengano successivamente depositati marchi identici o simili al proprio. I danni che possono derivare a un’impresa dalla copia non autorizzata del proprio brand possono essere enormi. Un potenziale acquirente, per esempio, si potrebbe trovare a interagire con un terzo e, magari, ottenere un servizio scadente che potrebbe poi indurlo a non acquistare più dall’impresa originale”. La registrazione, dunque, è un atto di difesa indispensabile, che tra le altre- permette di estendere la portata difensiva che ne deriva anche a segni ulteriori magari non registrati e/o registrabili. Lo dimostra una vicenda che di recente ha destato l’interesse degli operatori del settore. Un’azienda siciliana, composta da due soci, si è trovata al centro di una questione spinosa: “Il marchio -ricorda Cardarelli che ha difeso il titolare- risultava di proprietà del socio di minoranza che lo aveva concesso in uso all’azienda di cui deteneva comunque una quota significativa. A seguito di dissidi derivanti da una differente visione imprenditoriale, quest’ultimo è stato costretto a inibirne successivamente l’utilizzo. Ne è nata una vertenza culminata con un procedimento cautelare che, conclusosi vittoriosamente, ha permesso di estendere la tutela non solo al marchio in sé, ma, proprio grazie alla registrazione di tale segno principale, a tutti gli ulteriori segni distintivi allo stesso associabili, anche non registrati. In forza di tale decisione la controparte è stata, costretta a cessare immediatamente l’utilizzo del marchio registrato e/o della denominazione come ad esempio ditta, ragione sociale, insegna, dominio della e-mail aziendale e del sito web, divise dei dipendenti et similia. Ma non solo, è stato inibito alla controparte anche l’utilizzo della ‘propria’ denominazione sociale la quale era rappresentata dall’acronimo più sostantivo del titolare del marchio registrato poiché considerato idonea a ingannare e fuorviare il cliente finale. In aggiunta, si è riusciti a ottenere la condanna di controparte al pagamento di una penale per ogni giorno di ritardo, fissata in 300,00 euro al dì”.


Questo è molto importante poiché, con tale pronuncia confermata in sede di reclamo, il Tribunale, oltre a dare importanti chiarimenti in ordine alla conclusione dei contratti di licenza per facta concludentia, ha riconosciuto immediata difesa non solo all’imprenditore danneggiato ma anche all’intero mercato a cui questi si rivolge. In altre parole, i giudici avallando le tesi difensive sviluppate da questa difesa nei diversi atti, hanno dimostrato una spiccata sensibilità nella tutela dell’affidamento che un normale cliente può riporre sull’effettivo esecutore della prestazione richiesta, difendendolo da pratiche commerciali non corrette e volte a sfruttare l’altrui notorietà di segni distintivi anche non registrati. Da qui, l’importanza di registrare il proprio brand anche perché, secondo Unioncamere, in Italia vengono registrati circa 60mila marchi (63mila nel 2023) e questo dà il senso della crescente attenzione da parte degli imprenditori. Ma con un’ulteriore annotazione: “Nei primi mesi del 2024, sono state recapitate -conclude Cardarelli- richieste fraudolente di pagamento provenienti da diversi indirizzi e-mail ingannevoli con domini come @minister.com, @ufficio-mimit.com e @marchi-mimit.com. Prestate attenzione perché si tratta di richieste fraudolente che non provengono né dal MIMIT (Ministero delle imprese del Made in Italy) né dall’UIBM, l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi”.

Festa Roma, al via 19esima edizione con Berlinguer e Lino Guanciale

Festa Roma, al via 19esima edizione con Berlinguer e Lino GuancialeRoma, 16 ott. (askanews) – Dopo la preaperturta con Francis Ford Coppola, al via oggi ufficialmente la diciannovesima Festa del Cinema di Roma. Alle 19, l’attore Lino Guanciale sarà sul palco della Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone della Capitale per inaugurare l’edizione 2024 con la direzione artistica di Paola Malanga. Nel corso della serata sarà presentato il film di apertura, “Berlinguer. La grande ambizione” di Andrea Segre, primo titolo del Concorso Progressive Cinema.


Il regista dei pluripremiati “Io sono Li”, “La prima neve”, “L’ordine delle cose” e “Welcome Venice”, porta sul grande schermo il racconto biografico della vita pubblica e privata di Enrico Berlinguer, dal viaggio a Sofia del 1973, quando sfuggì a un attentato dei servizi segreti bulgari, fino all’assassinio nel 1978 di Aldo Moro e la conseguente drammatica fine della strategia del “compromesso storico”. Sul red carpet, a partire dalle ore 18, ci saranno Andrea Segre affiancato dal protagonista del film Elio Germano e dagli altri membri del cast.Per celebrare i due premi alla carriera della Festa 2024, Viggo Mortensen e Johnny Depp, la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica ospiterà i loro film d’esordio come registi. Alle ore 10 si terrà “Falling”, prima esperienza dietro la macchina da presa di Viggo Mortensen, un intenso dramma familiare, capace di lasciare un segno profondo per la sua capacità di raccontare conflitti e incertezze emotive senza rinunciare all’ironia. Mortensen è autore anche della sceneggiatura. Alle ore 16 sarà la volta di “The Brave” di Johnny Depp, meditazione sui temi del sacrificio, della disperazione e della dignità e forse una delle ultime, grandi riflessioni sulla condizione dei nativi americani. Passato in sordina ai tempi della sua uscita, è diventato col tempo un piccolo cult in grado di mostrare tutto il talento anticonformista del suo autore.


Il programma della sezione Storia del Cinema sarà inaugurato alle ore 21 alla Casa del Cinema, con la proiezione, in versione restaurata, di “Sabrina” di Billy Wilder. L’irresistibile romance conferma Audrey Hepburn come star e icona internazionale, sospesa tra lo scanzonato William Holden e il burbero Humphrey Bogart, imprevedibile innamorato (Restauro: Paramount Pictures per concessione di Park Circus).La Casa del Cinema ospiterà inoltre alle ore 18.30, a ingresso gratuito, “The Shape of Water” di Guillermo del Toro, primo titolo della retrospettiva “Gocce di cinema”, organizzata dalla Fondazione Cinema per Roma in collaborazione con Acea. In programma nove film dedicati all’acqua, interpretata attraverso il linguaggio della settima arte, dal punto di vista ecologico, naturalistico, culturale, artistico, onirico e religioso (nei prossimi giorni saranno proiettati Nel tempo di Cesare di Angelo Loy, Watermark Jennifer Baichal e Edward Burtynsky, L’isola della cura di Alex Grazioli, Lo squalo di Steven Spielberg, Lampi sull’acqua di Wim Wenders, Da qui all’eternità di Fred Zinnemann, Prigionieri dell’oceano di Alfred Hitchcock e Nostalghia di Andrej Tarkovskij).


Inaugurate oggi anche le mostre ospitate presso l’Auditorium Parco della Musica. Nel Foyer della Sala Sinopoli “Giacomo Pozzi Bellini – Ritratti di Cinema”, a cura di Elisabetta Giovagnoni con foto provenienti dalla Collezione conservata da Arnaldo Bonzi: in esposizione, una carrellata di immagini in parte inedite realizzate dal celebre fotografo. Nel Foyer della Sala Petrassi, invece, la mostra “Titanus 120. Storie della nostra storia” che raccoglie le locandine originali e i manifesti dei film provenienti direttamente dalla sede della storica casa di produzione.In occasione dei suoi 120 anni, oltre alla mostra, Titanus aprirà la sua sede di via Sommacampagna a Roma per una serie di proiezioni de “L’ultimo Gattopardo – Ritratto di Goffredo Lombardo”, diretto dal regista premio Oscar Giuseppe Tornatore. La pellicola rende omaggio al mitico produttore, l’uomo che con la Titanus ha reso grande il cinema italiano. Il docufilm sarà presentato dal 16 al 18 ottobre e dal 21 al 25, ogni giorno alle ore 16 (prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti disponibili).


 

Usa2024, prima giornata di voto (anticipato) in Georgia: affluenza record

Usa2024, prima giornata di voto (anticipato) in Georgia: affluenza recordRoma, 16 ott. (askanews) – Affluenza record nel primo giorno di voto anticipato in Georgia, lo Stato americano in bilico e uno dei più monitorati, con l’ex presidente Donald Trump che punta a riconquistarlo dopo averlo perso quattro anni fa con un ristretto margine contro il presidente Joe Biden. “Con il record del primo giorno di voto anticipato, abbiamo avuto finora oltre 328.000 voti totali”, ha scritto su X Gabe Sterling, dell’ufficio del Segretario di stato della Georgia, rimarcando che il precedente record del primo giorno di consultazioni era stato di 136.000 voti nel 2020.


Intanto un giudice della Georgia ha bloccato una nuova norma che imponeva lo spoglio manuale delle schede elettorali in tutto lo stato, approvata dalla commissione elettorale statale con un voto di 3 a 2 e sostenuta dagli alleati Trump. Il giudice ha dichiarato che promulgare all’ultimo minuto un cambiamento così radicale per le elezioni di novembre avrebbe creato “caos amministrativo”, a fronte del rischio di scrutatori non adeguatamente formati per gestire milioni di schede secondo le nuove norme. I democratici hanno accolto con favore la sentenza, con i rappresentanti della campagna di Kamala Harris che hanno affermato che la norma era “un tentativo di ritardare i risultati e seminare dubbi sull’esito”.

Stellantis, consegne III trimestre -20% a 1,148 mln veicoli

Stellantis, consegne III trimestre -20% a 1,148 mln veicoliRoma, 16 ott. (askanews) – Le consegne globali di Stellantis nel terzo trimestre sono dimunuite del 20% rispetto allo stesso periodo di un anno fa a 1.148mila unità.


Lo rende noto il gruppo automobilistico spiegando che il calo delle consegne “è stato maggiore rispetto a quello delle vendite ai clienti finali nel periodo, che si sono ridotte di circa il 15%, scontando l’impatto temporaneo della transizione del portafoglio prodotti e delle iniziative di riduzione delle scorte presso la rete”. In Nord America le consegne di Stellantis sono diminuite di circa 170mila unità “di cui oltre 100mila unità relative ai preannunciati tagli alla produzione con l’intento di ridurre lo stock presso la rete”.


La quota di mercato mese su mese nel terzo trimestre è comunque cresciuta passando dal 7,2% in luglio al 7,9% in agosto e all’8,0% in settembre mentre le scorte si sono ridotte di 50mila unità (-11,6%) rispetto alla fine dello scorso trimestre. In Europa allargata, le consegne sono diminuite di circa 100mila unità rispetto allo stesso periodo dello scorso anno a causa, riferisce ancora il Gruppo, del “posticipo del lancio dei modelli basati sulla piattaforma Smart Car, inclusa la Citroën C3 (che ha iniziato ad essere consegnata alla rete in settembre)”. Per Stellantis “le prospettive per il lancio dei nuovi modelli in Europa sono robuste con ordini per 50mila unità per la nuova Citroen C3 e di 80mila unità per la nuova Peugeot 3008, a titolo di esempio”.


Negli altri mercati di Stellantis le consegne sono rimaste complessivamente invariate, poiché la crescita in Sud America ha compensato i cali in Medio Oriente e Africa, Cina, India e Asia Pacifico.

I 60 anni del Gruppo Selex: nel 2025 punta a 22 mld di fatturato (+4,3%)

I 60 anni del Gruppo Selex: nel 2025 punta a 22 mld di fatturato (+4,3%)Milano, 16 ott. (askanews) – Selex, gruppo della distribuzione moderna organizzata, chiuderà il 2024 con un fatturato in linea con il budget a 21,1 miliardi, il 4,3% in più rispetto ai 20,2 miliardi di un anno prima. Un tasso di crescita che punta a confermare anche nel 2025: “Noi crediamo di poter continuare a crescere più del mercato – ci ha detto il presidente Alessandro Revello – di mantenere un delta punti importante rispetto alla crescita del mercato e di crescere anche il prossimo anno del 4,3%” raggiungendo i 22 miliardi di fatturato. L’occasione per anticipare la traiettoria di sviluppo del gruppo è stato l’evento per i 60 anni di attività organizzato al Superstudio di Via Tortona a Milano, una festa a cui hanno preso parte più di 700 persone tra rappresentanti del mondo economico, accademico e l’universo Selex al completo.


Oggi il gruppo detiene una quota di mercato del 15,4%, potendo contare su una rete di oltre 3.328 punti vendita distribuiti in tutta Italia. Una rete che grazie all’investimento di 490 milioni previsto nel corso di quest’anno vedrà la ristrutturazione di 109 negozi e 67 nuove aperture. “Selex in questi anni ha navigato interpretando bene e meglio del mercato situazioni non facili, lo dicono i numeri – ci ha detto Maniele Tasca, direttore generale del gruppo – dal 2019 al 2024 siamo cresciuti dal 13,1 al 15,4% di quota di mercato, una media dello 0,5% quasi che è straordinario per il nostro settore e questo evidenzia come gli imprenditori siano stati in grado di capire momenti in certi casi drammatici in altri solo richiedenti competitività e attenzione al potere d’acquisto ma comunque non normali in un mercato che, essendo molto maturo, negli anni precedenti aveva proposto andamenti molto più stabili”. Dietro questi numeri c’è un modello imprenditoriale costituito da 18 imprese socie di diverse dimensioni, dalle medie alle grandi realta’, molte delle quali superano il miliardo di euro di fatturato e talune sono prossime ai tre miliardi, note sul mercato con le insegne Famila, A&O, C+C accanto a brand regionali. Un modello che ha mostrato di saper affrontare diverse sfide congiunturali nell’ultimo anno. “Il 2024 è chiaramente un anno molto diverso dai precedenti – ha commentato Tasca – siamo entrati in una fase di non inflazione e quindi il nostro mercato si sta muovendo con i fondamentali che nel nostro caso sono la demografia e la propensione ai consumi e il potere d’acquisto. E in questo momento non c’è il vento in poppa su queste dimensioni, anzi, al limite, ci sono delle resistenze. Noi vediamo fondamentalmente dei consumi stabili con una quota rilevante dei nostri clienti che fa fatica ad arrivare a fine mese e quindi fa delle scelte in termini di mix al ribasso, ha aumentato la frequenza di visita per esercitare un maggior controllo della spesa e quindi è molto difficile stimolare i consumi in questo tipo di situazione”.


Una situazione in cui ha trovato terreno fertile la crescita della marca privata che “è andata particolarmente bene nel 2022 e nel 2023 e quest’anno prosegue il suo trend di crescita con tassi leggermente inferiori ma siamo comunque intorno alle 6,5 – 7% quindi sopra il mercato – ci ha detto il direttore generale – chiaramente la mdd ha dimostrato in questi anni di rispondere non solo alle esigenze di difesa del potere d’acquisto che molti clienti hanno manifestato ma anche di rispondere alle esigenze qualitative perché ha avuto una crescita non solo su prodotti economici ma anche su prodotti specialistici, funzionali, prodotti premium. Il lavoro fatto in questi anni, di completamento delle gamme e di arricchimento con linee specialistiche, che molti distributori e noi sicuramente abbiamo fatto, sta portando dei risultati molto importanti”. Quanto al futuro del gruppo, al di là di possibili operazioni locali che i vertici non escludono, occorre continuare a lavorare tra le imprese socie per accrescere l’efficienza: “La crescita organica in questi anni è stata alla base dei nostri risultati ed è molto molto sana – ha affermato Tasca – Chiaramente delle operazioni magari anche locali ci sono state e ci saranno anche in futuro. Ma penso sia altrettanto importante per il rafforzamento delle nostre imprese socie immaginare dei rapporti più stretti tra imprese per trovare delle ottimizzazioni e degli efficientamenti che consentano una maggiore scala dimensionale e una maggiore scala organizzativa, indispensabili per affrontare le sfide di oggi e di domani”.

Nuovo attacco aereo israeliano nel sud di Beirut

Nuovo attacco aereo israeliano nel sud di BeirutRoma, 16 ott. (askanews) – Raid aerei israeliani hanno colpito questa mattina la zona meridionale di Beirut, per la prima volta dopo cinque giorni. Lo riportano i media libanesi.


I raid aerei sono stati lanciati circa 40 minuti dopo che l’esercito israeliano aveva ordinato ai residenti di allontanarsi da un edificio situato nell’area di Haret Hreik. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno poi precisato di aver condotto “un attacco contro armi strategiche appartenenti all’organizzazione terroristica Hezbollah” situate “in un deposito sotterraneo nella zona di Dahieh”.

Manovra da 30 mld, cuneo e Irpef strutturali. Da banche 3,5 mld

Manovra da 30 mld, cuneo e Irpef strutturali. Da banche 3,5 mldRoma, 15 ott. (askanews) – Una manovra con interventi da 30 miliardi per il 2025 con un approccio “serio e responsabile” e che prevede la conferma dei principali interventi varati lo scorso anno a partire dal taglio del cuneo fiscale e dalla riduzione a tre delle aliquote Irpef. Misure che diventano strutturali. Dopo un lungo confronto con banche e assicurazioni, il governo conferma che dal settore arriverà un contributo pari a 3,5 miliardi che saranno destinati al finanziamento della sanità.


Dopo un Consiglio dei ministri durato circa un’ora e mezza, il governo ha dato il via libera alla manovra riservandosi di illustrare nel dettaglio gli interventi in una conferenza stampa del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti prevista per domattina alle 11. “Abbiamo varato la legge di bilancio, un intervento che mette al centro i cittadini, le famiglie e il rilancio della nostra Nazione” ha affermato la premier Giorgia Meloni in un post su X sottolineando che “come avevamo promesso, non ci saranno nuove tasse per i cittadini. Inoltre, rendiamo strutturale il taglio delle tasse sui lavoratori, e 3,5 miliardi provenienti da banche e assicurazioni saranno destinati alla Sanità e ai più fragili per garantire servizi migliori e più vicini alle esigenze di tutti”.


Intanto stasera il Mef ha fornito le prime indicazioni sulle misure. Tra queste una “Carta per i nuovi nati” che riconosce 1000 euro ai genitori che rientrino in una soglia Isee di 40 mila euro. Vengono confermate e potenziate le misure sui congedi parentali e rafforzato il bonus destinato a supportare la frequenza di asili nido “anche prevedendo – spiega il Mef – l’esclusione delle somme relative all’assegno unico universale dal computo dell’ISEE”. Arriva anche il rifinanziamento per il 2025 con 500 milioni della carta “dedicata a te”. Sul fronte pensioni, la manovra conferma le misure già previste lo scorso anno. Quindi sarebbero confermati l’aumento degli assegni minimi, quota 103 per lasciare il lavoro e opzione donna. Nel ddl di bilancio sono stati inseriti anche incentivi destinati ai lavoratori pubblici e privati che pur raggiungendo l’età della pensione decidono di restare al lavoro.


Nel Mezzogiorno si confermano gli incentivi per l’occupazione dei giovani e delle lavoratrici, che saranno riconosciuti anche ai rapporti di lavoro attivati nel biennio 2026-2027. Restano anche la decontribuzione per le imprese localizzate nella Zes e gli incentivi all’autoimpiego nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione digitale ed ecologica.


Gli importi dei fringe benefits vengono confermati per tutti e sono maggiorati per i nuovi assunti che accettano di trasferire la residenza di oltre 100 chilometri. Tra le misure fiscali si conferma, anche per il triennio 2025-2027, la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività erogati dalle aziende ai lavoratori. Per quanto riguarda le coperture, oltre al contributo da 3,5 miliardi del settore bancario, di certo ci sono i 9 miliardi di spazio in deficit. Dai fondi per la riduzione della pressione fiscale e per l’attuazione della delega sono utilizzabili 5-6 miliardi. Considerevole il sacrificio chiesto ai ministeri che dovranno subire tagli agli stanziamenti per 3 miliardi di euro a cui si aggiunge un altro miliardo dai residui passivi. Gli enti locali dovranno assicurare circa 500 milioni. Ulteriori 500 milioni sono attesi dalla proroga delle concessioni del settore dei giochi. La manovra quest’anno segna l’avvio del riordino delle tax expenditures che verranno parametrate in base ai componenti del nucleo familiare. Arriva la stretta sui bonus edilizi che restano al 50% solo per gli interventi sulle prime case. Per gli altri si passa al 36%. Possibile che dall’operazione sulle detrazioni arrivino 2-3miliardi.