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Autore: Redazione StudioNews

Ben Harper sarà ospite del No Borders Music Festival

Ben Harper sarà ospite del No Borders Music FestivalMilano, 9 dic. (askanews) – Un attesissimo ritorno per la trentesima edizione di No Borders Music Festival: Ben Harper & The Innocent Criminals sarà ospite il 19 luglio ai Laghi di Fusine-Tarvisio, in provincia di Udine (apertura ore 11:00; inizio concerto ore 14:00) . Il secondo annuncio di quest’anno (dopo Mika) è un altro nome internazionale, che attesta l’energia e la qualità della rassegna musicale immersa nella natura al confine tra Italia, Austria e Slovenia.


Ben Harper è uno dei principali cantautori della sua generazione, oltre che uno dei più versatili e coraggiosi, che lavora senza problemi attraversando diversi generi, andando dal pop, reggae e soul, al blues, rock, funk e folk. Ha registrato 18 album in studio e raccolto intorno a sé una vasta fanbase mondiale, con oltre 16 milioni di dischi venduti e tre Grammy Awards. Mentre la sua musica e la sua carriera incarnano una certa audacia a livello sonoro, l’onestà dei testi e l’attivismo sociale, Harper ha dalla sua anche una consapevolezza della cultura moderna che tratta i temi sociali. Questo aspetto gli è valso nel 2023 la nomination ai nuovi “Grammy Special Merit Award” nella categoria “Best Song For Social Change”. I suoi tre Grammy comprendono “Best Traditional Soul Gospel Album”, “Best Pop Instrumental Performance” e “Best Blues Album”, mentre è stato nominato otto volte nelle categorie “Best Gospel Performance”, “Best Pop Instrumental Performance”, “Best Music Film”, “Best Traditional Blues Album” e più di recente, nel 2023, come “Best Contemporary Blues Album”. Per non parlare delle vittorie per l’NAACP Image Award come “Outstanding Gospel Artist” e la Blues Foundation “Song of the Year”. Nel 2022 Harper si è esibito in una serie di 12 serate sold-out al Kia Forum di Inglewood, California, con la superstar Harry Styles. La coppia aveva precedentemente collaborato all’album di Styles “Harry’s House”, nel quale Ben ha suonato la chitarra in “Boyfriends”.


Ben Harper ha scritto canzoni per Mavis Staples, Natalie Maines, Tom Morello, Taj Mahal, Rickie Lee Jones, Charlie Musselwhite, Solomon Burke and The Blind Boys of Alabama. Le sue collaborazioni in studio di registrazione includono Harry Styles, Keith Richards, Jack Johnson, John Mayer, John Lee Hooker, Ringo Starr e Ziggy Marley, solo per citarne alcune, oltre a una serie di esibizioni dal vivo insieme a Pearl Jam, Paul McCartney, Bruce Springsteen, Harry Styles e molti altri. L’ultimo album di Harper “Wide Open Light” è uscito a giugno 2023 e include “Yard Sale” in duetto con Jack Johnson. Questo lavoro arriva dopo “Bloodline Maintanence”, un disco profondamente politico, coraggioso e pieno di sentimento che gli è valso una candidatura ai Grammy Awards. Sul sito ufficiale del festival www.nobordersmusicfestival.com sono inoltre consultabili tutte le informazioni sui pacchetti speciali che includono, oltre al biglietto per il concerto, il noleggio delle escursioni con le guide naturalistiche e il pernottamento in albergo.

Snowland Music Festival torna a Livigno 24 al 26 aprile 2025

Snowland Music Festival torna a Livigno 24 al 26 aprile 2025Milano, 9 dic. (askanews) – Dopo il successo della scorsa edizione, che ha raccolto 15 mila presenze in 3 giorni, Snowland Music Festival torna dal 24 al 26 aprile 2025 nella splendida cornice di Livigno (SO). A inaugurare la line up come primo headliner ufficiale è l’icona della musica elettronica Afrojack.


Afrojack, dj e produttore di fama mondiale, vincitore di un Grammy Award, è noto per innovare e spingere la musica in nuove direzioni. Dopo il successo di “Take Over Control”, ha collaborato a brani di successo per artisti come Beyoncé, Pitbull e Will.i.am. È stato inserito tra le “50 persone più importanti nell’EDM” da Rolling Stone e nella lista “30 Under 30” di Forbes. Nel 2010 vince il Grammy per il remix di “Revolver” di David Guetta & Madonna; negli anni seguenti riceve svariate altre nomination, tra cui quella per “Hero” con David Guetta nel 2021. Si è esibito nei principali festival mondiali e ha pubblicato musica attraverso la sua etichetta Wall Recordings. I successi recenti includono “All Night” con Ally Brooke e “Anywhere With You” con Lucas & Steve e DubVision. Snowland Music Festival è un evento unico in Italia, che unisce le vibrazioni della musica all’energia della montagna. In località Passo Eira, a 2208 m di quota, a bordo delle piste da sci, tra tramonti e panorami mozzafiato, si esibiranno alcuni tra i più apprezzati artisti di musica elettronica e hip hop, sia del panorama italiano che internazionale.


A ospitare l’edizione 2025 di Snowland Music Festival sarà nuovamente Livigno, tra le mete sciistiche italiane più rinomate. Il perfetto cocktail tra bellezza del paesaggio alpino, piste innevate, snowpark, shopping e gastronomia. Snowland Music Festival è un evento in partnership tra Bivio Life, Nameless festival e Livigno.

Il futuro della Siria, il modello Libano e il ruolo della Turchia

Il futuro della Siria, il modello Libano e il ruolo della TurchiaRoma, 9 dic. (askanews) – All’indomani della caduta di Damasco e della rocambolesca fuga di Bashar al Assad a Mosca, la Siria “liberata” dalle forze antigovernative si interroga già sul suo futuro. Ed è in buona compagnia. Tutte le principali cancellerie europee e internazionali sono al lavoro perché la transizione dei poteri sia quanto più rapida, lineare e pacifica possibile. La parola d’ordine è “evitare il caos” in un Paese dilaniato da anni di guerra civile e facilmente penetrabile da chi intenda trasformarlo in un teatro di guerra per procura o, peggio, in un nuovo luogo di rinascita per i jihadisti dell’Isis. Diversi sono i Paesi che possono giocare un ruolo per una vera rinascita della Siria e molti guardano con interesse a quanto, ad esempio, potrà o saprà fare la Turchia di Recep Tayyip Erdogan.


Il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, ha chiesto la “formazione di un governo inclusivo” ed ha auspicato che i principali attori internazionali, in particolare le Nazioni Unite, “tendano la mano al popolo siriano”. Il capo della diplomazia turca ha assicurato che il suo Paese è “pronto a fornire il sostegno necessario” per garantire unità e sicurezza. “Vogliamo vedere una Siria in cui i diversi gruppi etnici e religiosi vivano in pace”, ha commentato. “Continueremo a lavorare per garantire il ritorno sicuro e volontario dei siriani e la ricostruzione del Paese”. Quali siano le reali intenzioni del grande gruppo di insorti siriani di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), nato da una costola di al Qaida, e del suo leader Abu Mohammed al Jolani, non è ancora chiaro. Secondo indiscrezioni del New York Times, negli ultimi giorni, i ribelli avrebbero comunicato segretamente con gli Stati Uniti, e sarebbero stati messi in guardia contro l’eventualità di allearsi con i militanti dell’Isis. Insomma, le prime mosse di al Jolani avrebbero in qualche modo deluso le previsioni di molti analisti. Il capo dei ribelli infatti ha deciso di non imporre la legge islamica né si è pronunciato in favore della persecuzione delle minoranze, in particolare quella cristiana. Appena arrivato a Damasco, rovesciato il regime più che ventennale di Assad, al Jolani ha invece chiesto a tutti i combattenti di deporre le armi, favorendo l’avvio di una nuova fase, apparentemente pacifica. “Non accetteremo e non permetteremo affatto che il caos delle armi appaia o spari per le strade”, ha detto.


Il modello Afghanistan, ipotizzato da qualcuno, sembra insomma piuttosto lontano. Almeno al momento. Mentre una delle ipotesi possibili è che i ribelli di Hayat Tahrir al-Sham guardino più verso il Libano e possano trasformarsi in un futuro più o meno prossimo in un partito che ricordi vagamente il movimento sciita libanese Hezbollah, ovvero una formazione fondamentalmente religiosa inserita in un quadro statale i cui poteri politici siano equamente suddivisi su base confessionale. Nell’attesa di capire quale strada intraprendere, al Jolani ha intanto deciso di attribuire il ruolo di custode della prima transizione al premier di Assad, Mohammed Ghazi al Jalali. Il primo ministro del regime continua a mantenere contatti con i ribelli di Hts ed ha assicurato di avere ricevuto garanzie del fatto che nessun siriano subirà danni o sarà discriminato dalle forze antigovernative per il proprio credo, la cultura o l’etnia. La disgregazione della Siria resta comunque un pericolo concreto, in particolare nelle aree a Nord-Est del Paese, controllate dai curdi. I segnali inviati dalla comunità curda in queste regioni lasciano pensare a una certa disponibilità al dialogo, ma per loro la sfida resta duplice: oltre al necessario confronto con la nuova leadership di Damasco, devono guardarsi dagli attacchi dell’Esercito nazionale siriano, formazione alleata di Hayat Tahrir al-Sham, composta soprattutto da turcomanni finanziati e armati da Ankara, proprio in funzione anticurda.


Con i responsabili dei ribelli hanno iniziato a parlare anche i vertici di Teheran. La Repubblica islamica, alleata di Assad e indebolita dalla sua uscita di scena, ha aperto una linea di comunicazione diretta con le forze antigovernative per “impedire una traiettoria ostile” tra i due Paesi. Da parte sua la Russia, che ha dato asilo politico ad Assad e ai suoi familiari, ha definito “prematuro” parlare della propria presenza militare in Siria, aggiungendo però che si tratta di “un argomento da discutere con coloro che saranno al potere”. Quindi il Cremlino ha espresso la volontà di mantenere il dialogo sulla Siria con tutti i Paesi della regione, compresa la Turchia. “Stiamo dialogando con altri stati della regione, anche sulle questioni siriane. La Siria attraverserà un periodo molto difficile associato all’instabilità. Naturalmente, è molto importante mantenere il dialogo con tutti i Paesi della regione. Siamo impegnati in questo, ci consulteremo e analizzeremo”, ha detto il portavoce Dmytri Peskov, senza commentare nulla “sull’andirivieni” di Assad. “Il mondo intero è rimasto sorpreso da quello che è successo. Non facciamo eccezione”, ha aggiunto. Anche dall’Italia è arrivato un appello alla “stabilità” nel Paese. Il rischio è che possa “diventare una nuova Libia, ma senza il petrolio”, ha avvertito il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Repubblica. Il titolare della Farnesina ha ammesso che “non sarà facile mettere d’accordo” tutte le forze attive in Siria dopo la caduta del governo di Assad, anche se per ora hanno deciso di lasciare al Jalali al suo posto per garantire la transizione. Secondo il ministro, comunque, “pensare ad una forza di interposizione non è una soluzione praticabile”. In Siria, invece, si trovano già i carri armati e le truppe israeliane. Dopo la caduta di Assad, Israele ha preso il controllo del versante siriano del Monte Hermon e questa mattina l’esercito dello Stato ebraico ha annunciato di avere schierato truppe nella “zona cuscinetto” sulle alture del Golan. Le forze di difesa israeliane hanno precisato tuttavia che non interverranno negli “eventi interni in Siria” e che la presenza dei militari rappresenta una misura “limitata”, e “temporanea”, volta a garantire la sicurezza dello Stato ebraico.

Massimo Di Cataldo, esce il nuovo album “30 anni insieme vol. 2″

Massimo Di Cataldo, esce il nuovo album “30 anni insieme vol. 2″Roma, 9 dic. (askanews) – Sarà disponibile in tutti i digital store dal 10 dicembre “30 Anni insieme Vol.2” (Dicamusica/Believe) la nuova raccolta del cantautore Massimo Di Cataldo che contiene 10 brani storici, l’ultimo singolo “Più che mai” e una rilettura personale de “Il cielo in una stanza”.


Ad un anno di distanza da “30 Anni insieme Vol.1” raccolta che conteneva un excursus dei brani più rappresentativi dei trent’anni di carriera discografica di Massimo Di Cataldo arriva “30 Anni insieme Vol.2” che, come racconta il cantautore: “deve la sua realizzazione alle tante persone che ne hanno fatto richiesta, alcuni brani che non erano stati inclusi nel precedente si trovano qui. La raccolta ha richiesto un lavoro di produzione non indifferente, ma infine è qui con tutta la passione, per condividere nuovamente alcuni episodi musicali che, nella mia vita e soprattutto in quella di chi ha amato le mie canzoni, rappresentano un solco a cui il tempo porta rispetto. Le più recenti versioni aggiungono qualcosa di nuovo, grazie anche all’esperienza maturata nei numerosi concerti sempre contraddistinti da un naturale scambio di energie”. Nella nuova raccolta Massimo Di Cataldo ha voluto omaggiare un cardine della nostra storia musicale perché, come racconta lo stesso cantautore: “Il cielo in una stanza è un brano essenziale, a mio avviso, nella musica italiana. Conobbi Gino Paoli in occasione di un evento Disney e lo feci sorridere ringraziandolo per aver scritto questa canzone che era stata colonna sonora nella storia dei miei genitori, in qualche modo lo considero fautore della mia vita artistica. La versione contenuta nella raccolta è una demo che avevo registrato nel 2014 e mai pubblicato finora”.


Questa la track list: Più che mai- Extended, C’è qualcuno, Sole- 2024, L’aria- 2024, Anime – 2024, Come il mare- 2024, Scusa se ti chiamo amore- 2024, Il cielo in una stanza, Michela, Non ci perderemo mai- live 2001, Solo se ci sei tu- live 2001, Cosa rimane di noi.

Il futuro della Siria: il modello Libano e il ruolo della Turchia

Il futuro della Siria: il modello Libano e il ruolo della TurchiaRoma, 9 dic. (askanews) – All’indomani della caduta di Damasco e della rocambolesca fuga di Bashar al Assad a Mosca, la Siria “liberata” dalle forze antigovernative si interroga già sul suo futuro. Ed è in buona compagnia. Tutte le principali cancellerie europee e internazionali sono al lavoro perché la transizione dei poteri sia quanto più rapida, lineare e pacifica possibile. La parola d’ordine è “evitare il caos” in un Paese dilaniato da anni di guerra civile e facilmente penetrabile da chi intenda trasformarlo in un teatro di guerra per procura o, peggio, in un nuovo luogo di rinascita per i jihadisti dell’Isis. Diversi sono i Paesi che possono giocare un ruolo per una vera rinascita della Siria e molti guardano con interesse a quanto, ad esempio, potrà o saprà fare la Turchia di Recep Tayyip Erdogan.


Il ministro degli Esteri di Ankara, Hakan Fidan, ha chiesto la “formazione di un governo inclusivo” ed ha auspicato che i principali attori internazionali, in particolare le Nazioni Unite, “tendano la mano al popolo siriano”. Il capo della diplomazia turca ha assicurato che il suo Paese è “pronto a fornire il sostegno necessario” per garantire unità e sicurezza. “Vogliamo vedere una Siria in cui i diversi gruppi etnici e religiosi vivano in pace”, ha commentato. “Continueremo a lavorare per garantire il ritorno sicuro e volontario dei siriani e la ricostruzione del Paese”. Quali siano le reali intenzioni del grande gruppo di insorti siriani di Hayat Tahrir al-Sham (Hts), nato da una costola di al Qaida, e del suo leader Abu Mohammed al Jolani, non è ancora chiaro. Secondo indiscrezioni del New York Times, negli ultimi giorni, i ribelli avrebbero comunicato segretamente con gli Stati Uniti, e sarebbero stati messi in guardia contro l’eventualità di allearsi con i militanti dell’Isis. Insomma, le prime mosse di al Jolani avrebbero in qualche modo deluso le previsioni di molti analisti. Il capo dei ribelli infatti ha deciso di non imporre la legge islamica né si è pronunciato in favore della persecuzione delle minoranze, in particolare quella cristiana. Appena arrivato a Damasco, rovesciato il regime più che ventennale di Assad, al Jolani ha invece chiesto a tutti i combattenti di deporre le armi, favorendo l’avvio di una nuova fase, apparentemente pacifica. “Non accetteremo e non permetteremo affatto che il caos delle armi appaia o spari per le strade”, ha detto.


Il modello Afghanistan, ipotizzato da qualcuno, sembra insomma piuttosto lontano. Almeno al momento. Mentre una delle ipotesi possibili è che i ribelli di Hayat Tahrir al-Sham guardino più verso il Libano e possano trasformarsi in un futuro più o meno prossimo in un partito che ricordi vagamente il movimento sciita libanese Hezbollah, ovvero una formazione fondamentalmente religiosa inserita in un quadro statale i cui poteri politici siano equamente suddivisi su base confessionale. Nell’attesa di capire quale strada intraprendere, al Jolani ha intanto deciso di attribuire il ruolo di custode della prima transizione al premier di Assad, Mohammed Ghazi al Jalali. Il primo ministro del regime continua a mantenere contatti con i ribelli di Hts ed ha assicurato di avere ricevuto garanzie del fatto che nessun siriano subirà danni o sarà discriminato dalle forze antigovernative per il proprio credo, la cultura o l’etnia. La disgregazione della Siria resta comunque un pericolo concreto, in particolare nelle aree a Nord-Est del Paese, controllate dai curdi. I segnali inviati dalla comunità curda in queste regioni lasciano pensare a una certa disponibilità al dialogo, ma per loro la sfida resta duplice: oltre al necessario confronto con la nuova leadership di Damasco, devono guardarsi dagli attacchi dell’Esercito nazionale siriano, formazione alleata di Hayat Tahrir al-Sham, composta soprattutto da turcomanni finanziati e armati da Ankara, proprio in funzione anticurda.


Con i responsabili dei ribelli hanno iniziato a parlare anche i vertici di Teheran. La Repubblica islamica, alleata di Assad e indebolita dalla sua uscita di scena, ha aperto una linea di comunicazione diretta con le forze antigovernative per “impedire una traiettoria ostile” tra i due Paesi. Da parte sua la Russia, che ha dato asilo politico ad Assad e ai suoi familiari, ha definito “prematuro” parlare della propria presenza militare in Siria, aggiungendo però che si tratta di “un argomento da discutere con coloro che saranno al potere”. Quindi il Cremlino ha espresso la volontà di mantenere il dialogo sulla Siria con tutti i Paesi della regione, compresa la Turchia. “Stiamo dialogando con altri stati della regione, anche sulle questioni siriane. La Siria attraverserà un periodo molto difficile associato all’instabilità. Naturalmente, è molto importante mantenere il dialogo con tutti i Paesi della regione. Siamo impegnati in questo, ci consulteremo e analizzeremo”, ha detto il portavoce Dmytri Peskov, senza commentare nulla “sull’andirivieni” di Assad. “Il mondo intero è rimasto sorpreso da quello che è successo. Non facciamo eccezione”, ha aggiunto. Anche dall’Italia è arrivato un appello alla “stabilità” nel Paese. Il rischio è che possa “diventare una nuova Libia, ma senza il petrolio”, ha avvertito il ministro degli Esteri Antonio Tajani in un’intervista a Repubblica. Il titolare della Farnesina ha ammesso che “non sarà facile mettere d’accordo” tutte le forze attive in Siria dopo la caduta del governo di Assad, anche se per ora hanno deciso di lasciare al Jalali al suo posto per garantire la transizione. Secondo il ministro, comunque, “pensare ad una forza di interposizione non è una soluzione praticabile”. In Siria, invece, si trovano già i carri armati e le truppe israeliane. Dopo la caduta di Assad, Israele ha preso il controllo del versante siriano del Monte Hermon e questa mattina l’esercito dello Stato ebraico ha annunciato di avere schierato truppe nella “zona cuscinetto” sulle alture del Golan. Le forze di difesa israeliane hanno precisato tuttavia che non interverranno negli “eventi interni in Siria” e che la presenza dei militari rappresenta una misura “limitata”, e “temporanea”, volta a garantire la sicurezza dello Stato ebraico.

Gdf sequestra 263 ton. Sementi con falsi richiami a made in Italy

Gdf sequestra 263 ton. Sementi con falsi richiami a made in ItalyRoma, 9 dic. (askanews) – Nell’ambito dell’operazione “Via dei semi”, la Guardia di Finanza di Torino e Piacenza ha sequestrato oltre 263 tonnellate di sementi da orto provenienti da Cina, India, Ungheria e Tanzania, bloccando un sistema di confezionamento che sfruttava falsi richiami all’origine italiana. Il controvalore dei prodotti sequestrati è stato stimato in oltre 38 milioni di euro. Lo rende noto il Masaf.


“La lotta contro le frodi agroalimentari è cruciale per preservare l’autenticità dei prodotti nazionali e per proteggere il nostro mercato da pratiche ingannevoli, per salvaguardare la qualità e la trasparenza a beneficio dei cittadini e degli imprenditori onesti”, si legge in una nota del ministero dell’Agricoltura.

Olio di oliva, in Toscana rese basse e costi raccolta alle stelle

Olio di oliva, in Toscana rese basse e costi raccolta alle stelleRoma, 9 dic. (askanews) – Campagna olio in chiaroscuro per la Toscana olivicola. Ottima la qualità delle olive per l’assenza della temuta mosca delle olive, e ottima qualità dell’olio. Buona la produzione, meglio le aree interne rispetto alla costa, con zone in cui si è raddoppiato il raccolto dello scorso anno. Male le rese, soprattutto in ottobre a causa delle piogge, ma anche a fine raccolta. Fra le criticità maggiori quella degli alti costi di raccolta, aumentati del 30-40% rispetto ad un anno fa e condizionati dalle basse rese produttive. Così c’è chi ha deciso di lasciare le olive sulla pianta senza raccogliere. E’ questa in sintesi la situazione della campagna olearia 2024-25 in Toscana, ormai agli sgoccioli, per Cia Agricoltori Italiani della Toscana.


“Annata finalmente interessante dal punto di vista della produttività, purtroppo scarsa nelle rese – evidenzia Valentino Berni, presidente Cia Toscana – Poco olio dentro alle olive, causato dalla siccità estiva e piogge ad inizio autunno. Dobbiamo investire in impianti, infrastrutture per aiutare questa filiera che presenta dati interessanti sull’export, ma c’è ancora poca produzione rispetto alle richieste del mercato: i prezzi sono aumentati, ma ancora lontani dall’ottimo per la redditività dei nostri agricoltori”. Il costo della manodopera preoccupa il comparto: “per i prossimi anni il problema principale sarà trovare manodopera qualificata a prezzi sostenibili per l’azienda – dice Berni – Il costo della raccolta incide troppo sul totale della produzione, siamo arrivati ad un’annata attuale in cui il costo ha inciso per l’80% sul prezzo finale dell’olio. Dobbiamo trovare altre soluzioni per fare in modo che l’olio possa andare sul mercato a prezzi accettabili e sia redditizio per gli agricoltori”.


Il frantoio dell’OTA, Olivicoltori Toscani Associati (sede a Scandicci, Fi) ha lavorato 4 volte in più le olive rispetto allo scorso anno, passando da 6mila quintali del 2023 a 25mila quintali del 2024. “Nelle aree interne la campagna di raccolta – spiega il presidente OTA, Sandro Piccini – stata ottima, i numeri parlano chiaro, e la qualità è stata davvero elevata. Sulla costa produzione praticamente in linea con lo scorso anno. Più basse del solito le rese: da un 7-8% di ottobre, ad un massimo di 13-14% di fine novembre”. Per quanto riguarda i prezzi: “Si sono ormai stabilizzati con tendenza verso l’alto – dice Piccini -: il prezzo non risente più della produzione, per le grandi campagne si va dai 15 ai 18 euro al litro al dettaglio, all’ingrosso dai 10,30 agli 11 euro, biologico 1 euro in mezzo in più”. Ma per il presidente OTA il problema più grande dell’olivicoltura toscana è diventato quello della raccolta: “con l’abbassamento delle rese, c’è chi ha lasciato le olive nella pianta perché non conviene raccogliere. E’ diventato un dramma”. “Oggi per far raccogliere un quintale di olive si va dai 50 euro fino ad 80 euro come nella provincia di Firenze (ma in tutte le aree interne collinari situazione simile). Quindi con questi costi di raccolta, ed una resa al 10%, conviene lasciare le olive nella pianta”.

Fedagripesca: in arrivo altri 3,7 mln per lotta al granchio blu

Fedagripesca: in arrivo altri 3,7 mln per lotta al granchio bluRoma, 9 dic. (askanews) – In arrivo ulteriori 3,7 milioni di euro per combattere il granchio blu, incrementando così i fondi messi a disposizione con il decreto legislativo 102. Lo rende noto Confcooperative Fedagripesca nell’esprimere soddisfazione per il via libera al decreto fiscale collegato alla manovra finanziaria che prevede il rifinanziamento degli indennizzi per le imprese colpite dal granchio blu. Lo annuncia il vicepresidente Confcooperative Fedagripesca Paolo Tiozzo.


“Con questa norma, promossa ed ora accolta con soddisfazione da Confcooperative, aumentano complessivamente le risorse a disposizione – spiega Tiozzo – per corrispondere gli indennizzi già ammessi ma non finanziabili, se non in piccola parte, in favore degli operatori colpiti dall’emergenza granchio blu esplosa nell’estate del 2023 che ha visto in Veneto, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia andare in fumo oltre il 90% della produzione di vongole veraci”. Il testo è stato approvato definitivamente dall’aula del Senato e si attende ora la promulgazione e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Uno spazio per Romagna Business Matching al Macfrut 2025

Uno spazio per Romagna Business Matching al Macfrut 2025Roma, 9 dic. (askanews) – Un nuovo salone per Macfrut, che si arricchisce di uno spazio per ospitare Romagna Business Matching (RBM), grazie alla collaborazione con Confindustria Romagna. L’iniziativa di networking e b2b di Confindustria Romagna, nata nel 2018 in Fiera a Cesena per favorire l’incontro e i contatti tra aziende, cresce e si unisce a una delle principali manifestazioni per i professionisti del settore ortofrutticolo in Italia e all’estero, diventato appuntamento chiave per operatori e buyer. Organizzata da Cesena Fiera e in programma al Rimini Expo Centre, Macfrut è la fiera della filiera internazionale dell’ortofrutta. Giunta alla 42esima edizione, l’evento sempre di più si caratterizza per la sua anima internazionale tanto da ospitare oltre il 40% di espositori esteri e 1500 buyer da tutto il mondo.


Dal 6 all’8 maggio 2025 dunque si aggiungerà un padiglione alla Fiera di Rimini, e RBM passerà da una a tre giornate: “volentieri abbiamo colto questo invito di Cesena Fiera, che ringrazio – spiega il presidente di Confindustria Romagna, Roberto Bozzi – abbiamo intravisto subito un importante potenziale per le nostre associate che magari non hanno la propria attività core nel settore, ma lavorano lungo la filiera, dai macchinari e impianti fino alla logistica e all’Information Technology. Macfrut ha prospettive di decisa crescita, e pensiamo possa essere una cornice in cui collocare un’iniziativa altrettanto in crescita, per dare nuovi spazi e prospettive all’interno di una community professionale molto dinamica e proiettata a una forte internazionalizzazione, con migliaia di espositori e buyer da tutto il mondo”. “Accogliamo molto volentieri la presenza di Romagna Business Matching nell’ambito della 42esima edizione della fiera – afferma il presidente di Macfrut, Renzo Piraccini – Macfrut si caratterizza quale evento di business in cui incontrare clienti e fornitori di tutta la filiera ortofrutticola, oltre che momento per acquisire ed ampliare le proprie conoscenze sul settore grazie a eventi di caratura scientifica con i massimi esperti mondiali. E proprio in virtù di fiera di filiera è stata pensata questa sinergia con Romagna Business Matching per la contiguità con alcuni settori che intersecano operatori e buyer presenti in fiera”.

Sanremo Giovani 2024, il 10 dicembre la semifinale

Sanremo Giovani 2024, il 10 dicembre la semifinaleRoma, 9 dic. (askanews) – Dopo quattro appuntamenti e tante sfide dirette, martedì 10 dicembre con Alessandro Cattelan in seconda serata su Rai 2 (ma anche su Rai Radio2 e RaiPlay), i 12 finalisti di Sanremo Giovani dovranno sfoderare le proprie armi migliori per superare l’ultima prova e approdare alla finalissima di “Sarà Sanremo”, in onda il 18 dicembre, dal Teatro del Casinò di Sanremo, in prima serata su Rai 1. Ma solo sei di loro avranno questa chance.


Una serata al cardiopalma che vedrà protagonisti Angelica Bove, Arianna Rozzo, Alex Wyse, Bosnia, Grelmos, Mazzariello, Mew, Questo e Quello, Selmi, Settembre, Tancredi, Vale Lp e Lil Jolie. A giudicarli sempre la Commissione Musicale composta da Ema Stokholma, Carolina Rey, Manola Moslehi, Enrico Cremonesi e Daniele Battaglia (insieme a Carlo Conti e Claudio Fasulo, giurati fuori onda). Nel corso della serata saranno anche ufficializzati i nomi dei vincitori del contest Area Sanremo.