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Autore: Redazione StudioNews

Comelit acquisisce la spagnola Ingenium specializzata in domotica

Comelit acquisisce la spagnola Ingenium specializzata in domoticaMilano, 3 mag. (askanews) – Comelit, gruppo bergamasco specializzato in sistemi per il controllo e la gestione della casa, ha siglato l’acquisizione del 98% di Ingenium, impresa spagnola di Oviedo, nelle Asturie, che progetta e realizza tecnologie avanzate per l’home e la building automation. Questa operazione, spiega una nota, rappresenta per Comelit “un altro significativo passo nel processo di crescita verso l’ambizioso obiettivo di superare i 300 milioni di euro di fatturato entro il 2030”.


Riconosciuta “impresa innovativa” dal ministero spagnolo dell’Economia, Ingenium ha sviluppato una gamma di dispositivi nel settore dell’automazione domestica e nella building automation. Conta 35 dipendenti e un fatturato di 3 milioni di euro nel 2023, con una presenza commerciale prevalente in Spagna, dove sviluppa il 60% del proprio mercato, e una quota del 40% distribuito in altri 35 Paesi. Il gruppo Comelit, invece, ha la sua sede principale a Rovetta (Bergamo), nove filiali nel mondo, oltre 1.000 collaboratori e un fatturato consolidato nel 2023 di 180 milioni di euro. “Con questa acquisizione – afferma il Ceo di Comelit, Edoardo Barzasi – il gruppo Comelit sceglie di dare impulso alla propria offerta in due settori chiave per la sicurezza, oltre che per il comfort e il risparmio energetico: l’home e la building automation. Abbiamo individuato in Ingenium Sa un centro di competenza di livello tecnologico assoluto da integrare nel nostro gruppo”. Questa acquisizione “fa seguito a quelle di Immotec (Francia) e Pac (Regno Unito) nel settore del controllo accessi, di Teletek Electronics (Bulgaria) nei sistemi antincendio e di Blueprint (Italia) nei sistemi di EVAC) e ai continui investimenti in R&D nei nostri centri di Bergamo e Tunisi che pesano circa l’8,5% del fatturato – continua Barzasi – L’operazione ci permetterà di entrare in un nuovo segmento di mercato, la building automation, e di potenziare e innovare la nostra offerta nella domotica, dove siamo già presenti con il nostro sistema SimpleHome in tutti i mercati internazionali nei quali operiamo”.

Caffè, donne, diritti e opportunità: il progetto Mwanyi in Uganda

Caffè, donne, diritti e opportunità: il progetto Mwanyi in UgandaKampala (Uganda), 3 mag. (askanews) – Un progetto quinquennale per migliorare le competenze agricole e finanziarie di donne e giovani nello scenario della produzione di caffè in Uganda. Lo hanno lanciato nel 2022 Caffè Borbone e Ofi – Olam Food Ingredients, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei raccolti e sostenere lo sviluppo dei piccoli produttori locali, in un’ottica di sostenibilità produttiva, ambientale e sociale. Siamo stati nei distretti di Bushenyi e Ibanda per farci raccontare come sta sviluppandosi il progetto.


“Abbiamo sviluppato un progetto in Uganda con Olam-Ofi, con cui abbiamo un rapporto pluriennale di trust e di relazione – ha spiegato ad askanews Marco Schiavon, amministratore delegato di Caffè Borbone -. Si chiama Mwanyi, che in lingua locale significa caffè”. Il progetto si struttura su tre grandi elementi: quello agronomico, per migliorare la produzione e la qualità dei raccolti; quello di cooperazione ed educazione al risparmio e alle pratiche di accesso al credito per le piccole comunità e le donne che posseggono le piantagioni e infine i giovani fino ai 24 anni, ai quali sono dedicati progetti per sviluppare competenze nell’utilizzo della chimica legata alla coltivazione di caffè e nella creazione delle cosiddette “nursery”, dove si coltivano le nuove piante di caffè.


“L’Uganda, forse fra i tanti Paesi dove si fanno iniziative di questo genere – ha aggiunto Schiavon – è uno degli ultimi, nel senso che tante iniziative ci sono in Brasile, moltissime in India, tante in Vietnam: l’Africa in questo senso è un continente un po’ meno prioritario. Ma lo è per noi, quindi abbiamo voluto scegliere l’Uganda come Paese nel quale intervenire”. L’Uganda è il Paese da dove arriva la qualità di caffè Robusta, di cui è il primo produttore nel continente. Nel complesso la produzione di caffè contribuisce al 2% del PIL nazionale, ma quello che si sta cercando di fare con il progetto Mwanyi riguarda in particolare le donne delle piccole comunità rurali.


“Le donne ora sono diventate sicure dal punto di vista economico – ci ha detto Dorcus una delle formatrici di Ofi specializzate negli aspetti legati al risparmio e ai finanziamenti – hanno entrate stabili, perché possono vendere il loro caffè senza che debbano intervenire gli uomini, che finora avevano controllato la loro vita”. “Essere una donna che possiede una farm – ha aggiunto una delle donne proprietarie delle piantagioni coinvolte nel progetto – ha cambiato la mia vita: perché mi permette di sostenere mio marito e la famiglia e mandare i figli a scuola, ma anche perché la piantagione adesso appartiene davvero a me”.


La sensazione, arrivando nei villaggi e nelle comunità, è quella di un progetto che, pur con dimensioni relativamente limitate, con mille produttori coinvolti nell’arco dei 5 anni, rappresenta qualcosa di reale e concreto per le persone, con un impatto sociale significativo. “Oggi – ha concluso Carlo Pesenti, amministratore delegato di Italmobiliare, che controlla il 60% del capitale sociale di Caffè Borbone – si parla di nuovi obiettivi, si parla di catena di forniture, di catena del valore ed è la ragione per cui siamo qui: parliamo di caffè, parliamo di catena di fornitura del caffè, ormai l’impresa responsabile e sostenibile non può dimenticare, non può non valutare con grande attenzione tutta la catena del valore, quindi deve presidiarla, deve capirla, conoscerla e aiutarla a crescere e svilupparsi”. E nello specifico il valore più forte è quello umano, quello dei diritti e delle opportunità per tutti e per tutte.

La NATO: “Un minaccia le azioni ibride della Russia. Agiremo”

La NATO: “Un minaccia le azioni ibride della Russia. Agiremo”Roma, 2 mag. (askanews) – Gli alleati della NATO “esprimono la loro profonda preoccupazione per le azioni ibride della Russia, che costituiscono una minaccia per la sicurezza degli alleati”. È quanto si legge in un comunicato dell’Alleanza atlantica.


Gli alleati della NATO si dicono “profondamente preoccupati per le recenti attività maligne sul territorio alleato, comprese quelle che hanno portato all’indagine e all’incriminazione di più persone in relazione ad attività di Stato ostili che hanno interessato la Cechia, l’Estonia, la Germania, la Lettonia, la Lituania, la Polonia e il Regno Unito. Questi incidenti fanno parte di una campagna sempre più intensa di attività che la Russia continua a svolgere in tutta l’area euro-atlantica, anche sul territorio dell’Alleanza e attraverso procuratori. Ciò include sabotaggi, atti di violenza, interferenze informatiche ed elettroniche, campagne di disinformazione e altre operazioni ibride”. “Sosteniamo e siamo solidali con gli alleati colpiti. Agiremo individualmente e collettivamente per affrontare queste azioni e continueremo a coordinarci strettamente. Continueremo a rafforzare la nostra resilienza e ad applicare e potenziare gli strumenti a nostra disposizione per contrastare e contestare le azioni ibride russe e garantiremo che l’Alleanza e gli Alleati siano preparati a dissuadere e difendere da azioni o attacchi ibridi”.


“Condanniamo il comportamento della Russia e la invitiamo a rispettare i suoi obblighi internazionali, così come gli alleati fanno con i loro. Le azioni della Russia non dissuaderanno gli Alleati dal continuare a sostenere l’Ucraina”, conclude il comunicato della NATO.

Citroen: quota mercato primi 4 mesi sale al 4,5%, 30mila auto vendute

Citroen: quota mercato primi 4 mesi sale al 4,5%, 30mila auto venduteMilano, 2 mag. (askanews) – Ad aprile sono circa 7mila le immatricolazioni per Citroen in Italia, che valgono una quota di mercato del 4,5%, a conferma del trend di crescita del 2024: da gennaio, ogni mese ha fatto registrare una crescita rispetto allo stesso periodo del 2023.


Il mercato italiano – il secondo mercato per Citroen a livello globale dopo quello francese – ribadisce il suo ruolo chiave: la quota del primo quadrimestre, secondo l’analisi di Dataforce, è del 4,5% (+0,6 rispetto allo stesso periodo del 2023, e i volumi, che sfiorano 30mila registrazioni, crescono del 24%). Da segnalare l’incremento sul canale privati rispetto ad aprile 2023 di 1,9 punti percentuali. Citroen C3, nell’imminenza del lancio della quarta generazione, conferma il suo successo commerciale e l’apprezzamento del pubblico: ad aprile è il terzo veicolo più venduto in Italia ed è il secondo nel proprio segmento con una segment share del 12,5%, in crescita di circa 2 punti percentuali rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Citroen C3 raccoglie un successo straordinario anche nel mercato Lcv, dove cresce di 14,5 punti percentuali rispetto ad aprile 2023 issandosi al primo posto con una segment share del 53%.


Citroen C5X è prima nel segmento D (sedan mainstream), considerando tutte le motorizzazioni, con una segment share del 51%. Citroen cresce anche nelle vendite a privati di vetture elettriche: raggiunge la market share record del 4,5% (+3,75 punti percentuali rispetto ad aprile 2023), e gli incentivi Easy Citroen si confermano una chiave di questo successo: presupposti incoraggianti per l’imminente lancio della nuova Citroen e-C3 e dell’Elettrico Sociale Citroen con cui il Brand affronterà la sfida di rendere accessibile e democratica la mobilità elettrica. La dinamica favorevole sull’elettrico prosegue con e-C4 ed e-C4 X prime ad aprile nel proprio segmento tra i privati, con una segment share del 30,5%, in forte crescita di 26,6 punti percentuali rispetto allo stesso mese dello scorso anno.


Citroen Ami si conferma la regina tra le minicar elettriche, con il 38% di segment share, ed estendendo l’analisi a tutti le alimentazioni mantiene la leadership con una quota del 26%.

Su referendum Cgil Pd cerca un equilibrio delicato, Conte firma

Su referendum Cgil Pd cerca un equilibrio delicato, Conte firmaRoma, 2 mag. (askanews) – Il referendum sul ‘Jobs act’ irrompe nella campagna elettorale per le Europee, perché il tema è uno di quelli estremamente “sensibili” a sinistra e in casa Pd. La riforma voluta dieci anni fa da Matteo Renzi è un po un “totem”, ormai, un simbolo da abbattere per chi vuole chiudere una volta per tutte i conti con l’era dell’ex “rottamatore”, ma anche una questione da trattare con prudenza secondo buona parte della minoranza Pd, quella in passato più vicina al leader di Iv. Che la questione sia delicata lo dimostrano le parole di Elly Schlein oggi a La7. Se Giuseppe Conte già ieri ha firmato il quesito della Cgil, la segretaria Pd, a ‘Tagadà’ è stata molto più cauta: “Ogni iniziativa del sindacato la guardiamo con grande attenzione, nel rispetto della sua autonomia. Chiaramente mi aspetto che tante e tanti del Pd daranno una mano in quella raccolta”.


Una linea più prudente di quella del leader M5s, la segretaria apre al sostegno individuale dei molti che nel Pd sono favorevoli ma non schiera ufficialmente il partito. Perché non è un mistero che sul punto tra i democratici le posizioni sono articolate e nel Pd non sfugge a nessuno che la posizione di Conte può essere letta anche alla luce di questo dato. Come sull’Ucraina – è il ragionamento – il leader 5 stelle prova a scavalcare il Pd a sinistra, contando sul fatto che i democratici dovranno tenere inevitabilmente una linea più prudente. Linea che, non a caso, viene illustrata da Matteo Orfini, che da ex presidente del partito sa quanto sia opportuno evitare mosse impulsive su argomenti del genere: “Non credo che questo referendum sia tema da affrontare in campagna elettorale, immagino ci sarà una direzione. È del tutto evidente che è un argomento sul quale ci sono nel Pd opinioni differenti, si farà a tempo debito una discussione negli organismi dirigenti e assumeremo una discussione comune, come facciamo sempre”.


Del resto, per avere conferma dello scenario appena descritto basta ascoltare due esponenti Pd. Arturo Scotto, esponente della sinistra del partito e capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, è tra quelli che darà una mano al referendum: “Saranno tanti i militanti e i dirigenti del Pd che daranno una mano a raccogliere le firme, come ha detto la segretaria. Anche io sarò tra questi”. Alessandro Alfieri, responsabile riforme in segreteria Pd e esponente della minoranza del partito, la vede molto diversamente: “Guardiamo avanti, il ‘Jobs act’ allora lo votò la maggior parte del Pd. Perché dobbiamo andare a riaprire ferite del passato? Guardiamo a ciò che ci unisce, guardiamo avanti. Parliamo di salario minimo”.


D’altro canto, ricorda Scotto, l’idea del superamento del ‘Jobs act’ era giù nel programma di Enrico Letta per le politiche 2022 e “lo abbiamo scritto nella mozione unitaria dedicata al primo maggio firmata insieme ad Avs e M5S, presentata in Parlamento tre settimane fa e purtroppo bocciata dalla maggioranza”. Ma un conto è ipotizzare una revisione in Parlamento della legge di dieci anni fa, altra cosa è il referendum annunciato dalla Cgil e subito sottoscritto da Conte. Non è esattamente quella ricerca di “ciò che unisce” rivendicata anche oggi dalla Schlein come bussola per costruire l’alternativa. La leader Pd sa che fa parte della logica della campagna elettorale, “che ci sia competizione prima delle Europee è fisiologico”, ha detto oggi in Tv quando le è stato chiesto se fosse preoccupata dagli “schiaffi” del leader M5s.


La linea della Schlein rimane la stessa: “Abbiamo la consapevolezza di non poter fare da soli. Stiamo crescendo, siamo cresciuti di sei punti, ma non bastiamo. Allora vogliamo parlare con le altre forze di opposizione, non solo con M5s. come facciamo a metterci insieme?”. La risposta per la segretaria è sempre la stessa: “Siamo d’accordo sul salario minimo? Andiamo avanti su quello insieme. Siamo d’accordo a salvare la sanità pubblica dai tagli che questo governo sta facendo?”. La competizione, è il convincimento del Pd – o almeno la speranza – svanirà dopo le Europee.

Sul referendum sul Jobs act della Cgil il Pd cerca un equilibrio delicato (Conte firma)

Sul referendum sul Jobs act della Cgil il Pd cerca un equilibrio delicato (Conte firma)Roma, 2 mag. (askanews) – Il referendum sul ‘Jobs act’ irrompe nella campagna elettorale per le Europee, perché il tema è uno di quelli estremamente “sensibili” a sinistra e in casa Pd. La riforma voluta dieci anni fa da Matteo Renzi è un po un “totem”, ormai, un simbolo da abbattere per chi vuole chiudere una volta per tutte i conti con l’era dell’ex “rottamatore”, ma anche una questione da trattare con prudenza secondo buona parte della minoranza Pd, quella in passato più vicina al leader di Iv. Che la questione sia delicata lo dimostrano le parole di Elly Schlein oggi a La7. Se Giuseppe Conte già ieri ha firmato il quesito della Cgil, la segretaria Pd, a ‘Tagadà’ è stata molto più cauta: “Ogni iniziativa del sindacato la guardiamo con grande attenzione, nel rispetto della sua autonomia. Chiaramente mi aspetto che tante e tanti del Pd daranno una mano in quella raccolta”.


Una linea più prudente di quella del leader M5s, la segretaria apre al sostegno individuale dei molti che nel Pd sono favorevoli ma non schiera ufficialmente il partito. Perché non è un mistero che sul punto tra i democratici le posizioni sono articolate e nel Pd non sfugge a nessuno che la posizione di Conte può essere letta anche alla luce di questo dato. Come sull’Ucraina – è il ragionamento – il leader 5 stelle prova a scavalcare il Pd a sinistra, contando sul fatto che i democratici dovranno tenere inevitabilmente una linea più prudente. Linea che, non a caso, viene illustrata da Matteo Orfini, che da ex presidente del partito sa quanto sia opportuno evitare mosse impulsive su argomenti del genere: “Non credo che questo referendum sia tema da affrontare in campagna elettorale, immagino ci sarà una direzione. È del tutto evidente che è un argomento sul quale ci sono nel Pd opinioni differenti, si farà a tempo debito una discussione negli organismi dirigenti e assumeremo una discussione comune, come facciamo sempre”.


Del resto, per avere conferma dello scenario appena descritto basta ascoltare due esponenti Pd. Arturo Scotto, esponente della sinistra del partito e capogruppo Pd in commissione Lavoro alla Camera, è tra quelli che darà una mano al referendum: “Saranno tanti i militanti e i dirigenti del Pd che daranno una mano a raccogliere le firme, come ha detto la segretaria. Anche io sarò tra questi”. Alessandro Alfieri, responsabile riforme in segreteria Pd e esponente della minoranza del partito, la vede molto diversamente: “Guardiamo avanti, il ‘Jobs act’ allora lo votò la maggior parte del Pd. Perché dobbiamo andare a riaprire ferite del passato? Guardiamo a ciò che ci unisce, guardiamo avanti. Parliamo di salario minimo”.


D’altro canto, ricorda Scotto, l’idea del superamento del ‘Jobs act’ era giù nel programma di Enrico Letta per le politiche 2022 e “lo abbiamo scritto nella mozione unitaria dedicata al primo maggio firmata insieme ad Avs e M5S, presentata in Parlamento tre settimane fa e purtroppo bocciata dalla maggioranza”. Ma un conto è ipotizzare una revisione in Parlamento della legge di dieci anni fa, altra cosa è il referendum annunciato dalla Cgil e subito sottoscritto da Conte. Non è esattamente quella ricerca di “ciò che unisce” rivendicata anche oggi dalla Schlein come bussola per costruire l’alternativa. La leader Pd sa che fa parte della logica della campagna elettorale, “che ci sia competizione prima delle Europee è fisiologico”, ha detto oggi in Tv quando le è stato chiesto se fosse preoccupata dagli “schiaffi” del leader M5s.


La linea della Schlein rimane la stessa: “Abbiamo la consapevolezza di non poter fare da soli. Stiamo crescendo, siamo cresciuti di sei punti, ma non bastiamo. Allora vogliamo parlare con le altre forze di opposizione, non solo con M5s. come facciamo a metterci insieme?”. La risposta per la segretaria è sempre la stessa: “Siamo d’accordo sul salario minimo? Andiamo avanti su quello insieme. Siamo d’accordo a salvare la sanità pubblica dai tagli che questo governo sta facendo?”. La competizione, è il convincimento del Pd – o almeno la speranza – svanirà dopo le Europee.

Il leader di Hamas a Gaza pone tre condizioni per l’accordo con Israele

Il leader di Hamas a Gaza pone tre condizioni per l’accordo con IsraeleRoma, 2 mag. (askanews) – Il leader di Hamas nella Striscia di Gaza, Yahya Sinwar, ha posto tre condizioni per accettare il piano per il rilascio degli ostaggi e di una tregua nella Striscia di Gaza: è quanto riporta la rete televisiva israeliana Channel 12.


In primo luogo, Sinwar chiede garanzie in merito alla fine definitiva del conflitto, senza alcuna condizioni; in secondo luogo, la rinuncia da parte di Israele ad esiliare dalla Cisgordania alcuni detenuti palestinesi colpevoli di reati di sangue; infine, di specificare quali materiali verranno proibiti nel corso delle operazioni di ricostruzione nella Striscia. Il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, ha confermato l’invio al Cairo di una delegazione negoziale “il più presto possibile” e sottolineato lo “spirito positivo” con cui l’organizzazione palestinese intende affrontare le trattative. Quanto a Israele, il premier Benjamin Netanyahu riunirà stasera il gabinetto di guerra per discutere sia delle trattative in corso che della possibile operazione terrestre a Rafah, alla quale l’Amministrazione Biden si è di nuovo detta contraria.

Sono regolari 52 rendiconti dei partiti su 76: su Pd-Lega ancora controlli

Sono regolari 52 rendiconti dei partiti su 76: su Pd-Lega ancora controlliRoma, 2 mag. (askanews) – Su 76 rendiconti presentati dai relativi partiti e movimenti politici “52 sono stati riconosciuti regolari e conformi alla legge. Per i restanti 24 partiti e movimenti politici sono ancora in corso le attività di controllo”. È quanto si legge nella relazione della Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza e il controllo dei rendiconti dei partiti politici trasmessa il 29 aprile scorso al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, e pubblicata sul sito internet di Montecitorio.


“Nel corso dell’anno trascorso, l’attività di controllo è stata effettuata con riferimento ai rendiconti relativi all’esercizio contabile 2022 nonché a quelli residuali dell’esercizio precedente che, presentando irregolarità, risultano tuttora sottoposti a verifica a causa di interlocuzioni avviate e non ancora concluse con gli organi di partito”, si legge nella premessa della relazione firmata dalla presidente della commissione, Cristina Zuccheretti. Tra i principali partiti e i movimenti i cui rendiconti per l’anno 2022 sono stati riconosciuti regolari e conformi alla legge alla data del 29 aprile 2024, ci sono Fratelli d’Italia, Forza Italia, Noi Moderati, Italia Viva, Più Europa, Radicali Italiani, Sudtiroler Volkspartei. Tra quelli che non sono ancora stati certificati come regolari e su cui i controlli della Commissione sono ancora “in itinere” figurano la Lega Nord, la Lega per Salvini premier, il Movimento 5 stelle, il Partito democratico, Sinistra Italiana, l’Udc, Sud Chiama Nord, Union Valdotaine.


È in corso l’attività di controllo anche su 10 fondazioni/associazioni e numerosi circoli territoriali, equiparati ai partiti/movimenti politici anch’essi obbligati alla rendicontazione dopo l’estensione della normativa.

Bmw: oltre 50 veicoli storici al Concorso d’Eleganza Villa d’Este

Bmw: oltre 50 veicoli storici al Concorso d’Eleganza Villa d’EsteMilano, 2 mag. (askanews) – Dal 24 al 26 maggio 2023 si svolgerà li leggendario Concorso d’Eleganza Villa d’Este, che vedrà in competizione oltre 50 veicoli storici. Oltre all’evento per collezionisti e intenditori di auto classiche a Villa d’Este, ci sarà spazio anche per la partecipazione del grande pubblico grazie al Public Day – Il festival che andrà in scena a villa Erba: “Wheels&Weisswürscht / Amici&Automobili” sabato 25 con il raduno degli auto club e la parata di tutte le 50 vetture in concorso domenica 26.


Gli spazi di Villa Erba ospiteranno anche altri momenti di interesse: la presentazione della 20a Art Car Bmw che a giugno parteciperà alla 24 Ore di Le Mans, l’esposizione delle Art Car che in passato sono scese in pista sul circuito della Sarthe, una mostra dedicata al designer Marcello Gandini, la celebrazione dei 25 anni della Bmw Z8, il raduno degli auto club. Alcune delle auto in concorso saranno protagoniste del Prelude tour che le vedrà in viaggio dal lago Maggiore al lago di Como, con arrivo a Cernobbio nel pomeriggio di giovedì 23. Prenderà parte al Prelude Tour Fabrizio Giugiaro a bordo della Bmw Nazca V12.


Bmw donerà il ricavato dell’evento “Wheels&Weisswürscht / Amici&Automobili” all’asilo comunale di Cernobbio per manifestare il proprio ringraziamento al territorio che ogni anno accoglie lo svolgimento del concorso. “Il Concorso d’Eleganza Villa d’Este è uno degli appuntamenti più esclusivi e importanti a livello mondiale per le automobili d’epoca. La sfilata sulla terrazza di Villa d’Este si svolgerà come di consueto nella giornata di sabato. Il Best of Show sarà incoronato dalla Giuria la domenica sera e l’auto vincitrice riceverà il Trofeo Bmw Group”, afferma il presidente e Ceo di Bmw Italia, Massimiliano Di Silvestre.

GreenForce insieme a Holthausen per sviluppo veicoli a idrogeno

GreenForce insieme a Holthausen per sviluppo veicoli a idrogenoMilano, 2 mag. (askanews) – GreenForce, azienda italiana di soluzioni di trasporto sostenibile e l’olandese Holthausen Clean Technology, leader nella produzione di veicoli a celle di combustibile a idrogeno, annunciano un accordo collaborativo mirato allo sviluppo di un ecosistema di trasporto basato sull’idrogeno in Italia.


GreenForce, con il supporto di Holthausen Clean Technology, si impegnerà nella vendita e nell’assistenza di veicoli industriali e commerciali a idrogeno a società di trasporto e al settore pubblico e intende giocare un ruolo primario nello sviluppo dell’infrastruttura delle stazioni di rifornimento. Ad inaugurare la collaborazione, la presentazione in più tappe dei camion a celle combustibili a idrogeno prodotti dall’azienda olandese Holthausen Clean Tecnology. La prima tappa è al Salone Transpotec Logitec di Milano, a Fiera Milano, Rho dall’8 al 11 maggio 2024 dove il camion arriverà partendo dai Paesi Bassi.


A seguire il 17 maggio il camion a idrogeno verrà presentato presso gli headquarters di Holdim Group a Serralunga di Crea, in provincia di Alessandria, dove ha sede anche GreenForce. Nel corso dell’evento verrà illustrato anche il progetto di realizzazione di una stazione di rifornimento multicarburante comprensiva di idrogeno a Casale Monferrato a cura del Gruppo Holdim, proprietario e gestore dell’impianto. Seguirà nel pomeriggio una sessione di test drive presso il Circuito del Monferrato (ex Autodromo di Morano sul Po), anch’esso di proprietà del Gruppo Holdim. Il camion a tre assi è equipaggiato con un pacco di celle combustibili a idrogeno da 200 kW che fornirà energia per un motore elettrico da 450 kW. Sul retro cabina sono posizionati i serbatoi dell’idrogeno dalla capacità totale di 50 kg. In questa configurazione, l’autonomia media del veicolo è intorno ai 450 km.