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Autore: Redazione StudioNews

Turismo, i consigli di CeliachiaFacile per i ponti di primavera

Turismo, i consigli di CeliachiaFacile per i ponti di primaveraRoma, 24 apr. (askanews) – Mangiare senza glutine durante i ponti del 25 aprile e del 1 maggio, al ristorante o anche nella classica gita fuori porta. La community CeliachiaFacile spiega quali sono gli alimenti che una persona affetta da celiachia può consumare in queste occasioni e suggerisce le regole da seguire per non correre rischi.


“Basta seguire qualche semplice accorgimento – spiega Michele Mendola, fondatore di CeliachiaFacile – proprio per aiutare chi è intollerante al glutine a affrontare la vita di tutti i giorni. In questo modo anche le persone affette da celiachia possono approfittare dei ponti per prendersi una prima vacanza e godersi un po’ di meritato riposo”. “Fortunatamente – spiega Mendola, – sono sempre più diffusi i ristoranti che offrono menù senza glutine, o anche per altre intolleranze. E per trovarli, esistono diverse app e addirittura dei siti specializzati. È importante però perdere qualche minuto per leggere le recensioni – sottolinea ancora il creatore di CeliachiaFacile, – sono sempre un ottimo indicatore. Ma, se si hanno dei dubbi, è sempre bene contattare il ristoratore, a volte bastano pochi secondi per capire che è meglio lasciar perdere. Il ristoratore che chiede al cliente di che grado di celiachia soffra, ad esempio, non sa molto di questa intolleranza”.


Anche perché non basta usare ingredienti senza glutine, occorre anche seguire particolari accorgimenti nel cucinare. “È necessario usare pentole e utensili dedicati, per evitare contaminazioni. Spesso bastano i semplici residui che lascia iI cibo con il glutine per scatenare l’intolleranza”. Lo street food è ormai un must, anche perché spesso permette di assaporare dei cibi che i normali ristoranti non servono. “Ci sono dei rischi in più, perché quando il cibo viene preparato velocemente, le possibilità di contaminazione accidentale purtroppo aumentano – sottolinea Mendola. – Ma ci sono anche dei grandi vantaggi. Il celiaco infatti ha la possibilità di vedere come vengono preparate le pietanze e se vengono usati utensili appositi. In ogni caso, è sempre opportuno spiegare al ristoratore che si soffre di un’intolleranza”.


Nessuna controindicazione nemmeno per i viaggi all’estero. “In qualunque parte del mondo, il cibo per essere considerato gluten free deve avere al massimo 20 parti per milione di glutine – sottolinea l’ideatore di CeliachiaFacile. – Le etichette alimentari possono variare da un Paese all’altro, ma gli standard del cibo gluten free sono gli stessi. Insomma, non si deve temere che il pane o la merendina acquistati all’estero contengano un livello di glutine superiore rispetto alla versione italiana”. Per ogni evenienza, comunque, è sempre bene portare con sé qualche snack, o magari della pasta e del pane. Questa regola vale sia per un breve viaggio che per una vacanza più lunga. “Se c’è un contrattempo, questi alimenti possono essere molto utili. Chi viaggia potrebbe essere costretto a fare una tappa non prevista in un albergo o in un B&B che non offrono cibi senza glutine” conclude Mendola. “Al quel punto, il celiaco può chiedere di usare la cucina e prepararsi la cena da solo”.

Liguria,Paita (Iv): tunnel Fontanabuona a rischio per ritardi governo

Liguria,Paita (Iv): tunnel Fontanabuona a rischio per ritardi governoGenova, 24 apr. (askanews) – La realizzazione del tunnel della Fontanabuona, una delle opere risarcitorie previste dall’accordo tra Regione Liguria, Città metropolitana di Genova e Autostrade per l’Italia dopo il crollo del Ponte Morandi , è “a rischio”. E’ l’allarme lanciato dalla senatrice ligure di Italia Viva Raffaella Paita, che era presidente della commissione Trasporti della Camera quando venne definito l’accordo.


“Sono stata la persona che ha lavorato di più con il sindaco Bucci – sottolinea Paita in un’intervista al Secolo XIX – perché tra le nuove opere ci fosse l’inserimento del tunnel” ma “oggi sono molto preoccupata”. La senatrice di Italia Viva punta il dito contro il governo per i ritardi nell’iter di valutazione di impatto ambientale. “L’unica cosa che questo governo di destra e il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, esponente di Forza Italia, avrebbero dovuto fare – spiega Paita – era assicurarsi che le procedure di Via andassero avanti in tempi congrui”. “E’ chiaro che il lavoro dei tecnici deve rimanere dei tecnici – conclude la senatrice ligure – però è inaccettabile che in un Paese civile le procedure di Via abbiano questa tempistica. Siamo in presenza di un atteggiamento sconcertante che rischia di far saltare tutto. Il governo dovrebbe garantire che la Via vada avanti. Viene il sospetto che sotto sotto Forza Italia non voglia il tunnel”. (foto da profilo Facebook senatrice Paita)

Aperta nuova indagine Ue su appalti Cina per dispositivi medici

Aperta nuova indagine Ue su appalti Cina per dispositivi mediciRoma, 24 apr. (askanews) – L’Unione Europea ha attivato una nuova procedura d’indagine nei confronti della Cina in relazione alla possibilità per le aziende europee produttrici di dispositivi medici di accedere agli appalti pubblici nella Repubblica popolare,ipotizzando che alcune pratiche e norme in vigore nel paese asiatico diano luogo “a gravi e ricorrenti restrizioni dell’accesso degli operatori economici, dei beni e dei servizi dell’Unione”.


L’indagine è stata aperta nell’ambito dello Strumento per gli appalti internazionali (IPI), adottato nel giugno 2022 coin l’obiettivo di aprire i mercati esteri degli appalti chiusi alle aziende Ue. Si tratta di un ulteriore tassello in un quadro più articolato di indagini e provvedimenti in relazione alle politiche cinesi. Particolarmente caustica per Pechino è l’indagine di alto profilo aperta lo scorso ottobre contro i sussidi di stato forniti dalla Cina ai produttori di auto elettriche. Inoltre, nel mirino sono finiti anche i pannelli solari. La Cina ha già reagito a queste indagini accusando l’Ue di “atti protezionistici che danneggiano l’ambiente di giusta competizione in nome della giusta competizione”.


La nuova indagine è stata presentata in una nota della Gazzetta ufficiale Ue. In essa, si punta il dito, in particolare, sull’articolo 10 della legge sugli appalti pubblici della Repubblica popolare cinese, che attua la politica “compra cinese” e stabilisce che gli enti pubblici acquistano beni, servizi e lavori esclusivamente nazionali, salvo tre casi: quando i beni, i servizi e i lavori non sono disponibili nel territorio della Rpc o non sono disponibili a condizioni commerciali ragionevoli; quando i beni, i servizi e i lavori oggetto dell’appalto sono destinati a essere utilizzati al di fuori della Cina; se diversamente specificato da altre disposizioni legislative e regolamentari. Anche le iniziative di promozione degli acquisti locali attuate dalle autorita’ locali favoriscono i prodotti fabbricati localmente. Inoltre, l’Ue ha acceso un faro sulla strategia “Made in China 2025” promossa da Pechino, che prevede un requisito secondo cui l’acquisto da parte degli ospedali di dispositivi medici di media e alta gamma di produzione nazionale dovrebbe raggiungere il 50% entro il 2020 e il 70% entro il 2025.


Altre norme su cui si focalizza l’indagine sono la comunicazione n. 551 del 2021 sui criteri di esame e orientamento per gli appalti pubblici di prodotti importati, secondo cui le autorita’ locali devono aumentare il tasso di acquisto nazionale di 315 prodotti, di cui 178 sono dispositivi medici (per 137 è imposto l’obbligo di acquistare il 100 % di prodotti nazionali); e la comunicazione Guo Ban Fa del 2015 n. 34 sulla riforma del sistema medico e sanitario, che impone agli ospedali pubblici di dare priorità ai dispositivi medici nazionali e promuove l’acquisto di dispositivi medici nazionali di elevato valore nell’ambito di una procedura di appalto centralizzata. Secondo l’ipotesi da cui parte l’indagine, ancora, Pechino cerca di limitare gli appalti di beni importati, compresi i dispositivi medici, mediante misure amministrative che stabiliscono norme e procedure più severe per gli appalti di prodotti importati che per gli appalti di prodotti nazionali, oltre a “imporre condizioni, negli appalti centralizzati di dispositivi medici, che portano a offerte anormalmente basse che non sono sostenibili per imprese a scopo di lucro”.


La Commissione europea, nella sua valutazione preliminare inserita nella nota, ha affermato che “le suddette misure e pratiche restrittive sulle importazioni creano uno svantaggio significativo e sistemico per gli operatori economici, i beni e i servizi dell’Unione, in quanto favoriscono sistematicamente l’acquisto di prodotti nazionali a scapito di quelli importati o rendono soggetta a procedure discriminatorie la partecipazione degli operatori economici dell’Unione agli appalti”. Impedendo l’acquisto di dispositivi medici importati tranne quando, ad esempio, i dispositivi da acquistare non sono disponibili nel territorio della Repubblica popolare cinese, “tali restrizioni e pratiche all’importazione – continua la valutazione dell’esecutivo Ue – privano i produttori dell’Unione di dispositivi medici di qualsiasi opportunità commerciale, o almeno di opportunità significative, nel mercato degli appalti della Rpc. Tale impatto negativo è ulteriormente inasprito dalla definizione di obiettivi di acquisto nazionale per le amministrazioni aggiudicatrici”. Inoltre, anche quando è concesso l’accesso al mercato, “vengono spesso imposte condizioni che privano i produttori dell’Unione di un’equa possibilità di partecipazione, come l’obbligo di dare accesso alle loro tecnologie”. Queste misure e pratiche “sono stabilite in atti legislativi, regolamentari o amministrativi di applicazione generale o applicate nella pratica su base regolare, dunque hanno un effetto ricorrente”. Il mercato della tecnologia medica della Cina è stato stimato valere oltre 135 miliardi di euro nel 2022, secondo uno studio dell’Istituto Mercator per gli Studi sulla Cina. L’indagine deve concludersi entro nove mesi. Il governo cinese “è invitato a presentare il proprio parere e a fornire informazioni pertinenti in merito alle presunte misure e pratiche” ed è “inoltre invitato ad avviare consultazioni con la Commissione al fine di eliminare o porre rimedio alle presunte misure e pratich”, secondo quanto afferma il documento pubblicato in Gazzetta. Se le valutazioni preliminari della Commissione dovessero essee confermate, le aziende cinesi del settore potrebbero vedere declassate le loro candidature per gli appalti nel mercato unico. otrebbero anche essere escluse dagli appalti nell’Ue.

Santalucia (Anm): la pena non può essere il carcere per i giornalisti

Santalucia (Anm): la pena non può essere il carcere per i giornalistiRoma, 24 apr. (askanews) – Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine – tre giornalisti del Domani diretto da Emanuele Fittipaldi – rischiano fino a 9 anni di carcere con l’accusa di aver chiesto e ricevuto documenti riservati da un pubblico ufficiale, e di aver violato il segreto istruttorio attraverso la richiesta e la pubblicazione di informazioni contenute in quei documenti.


“In questo caso, anche se non conosco i dettagli dell’inchiesta, si tratta di reati che non appartengono alla professione giornalistica, non riguardano la diffamazione e il diritto di cronaca”, spiega ad Affaritaliani.it il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati Giuseppe Santalucia. “Ci sono reati tipici della professione giornalistica e la Corte europea è stata molto chiara nell’affermare che la pena non può essere il carcere per i giornalisti che commettono un reato nell’esercizio della loro professione altrimenti si comprime il diritto di informare e sarebbe un deterrente eccessivo. Ma un giornalista è un cittadino come tutti gli altri e, faccio un esempio, se commette un omicidio va in galera”. “L’inchiesta della Procura di Perugia sui tre giornalisti del Domani non rientra nella fattispecie dei reati legati alla professione giornalistica, non si tratta di un articolo diffamatorio. Io mi auguro che non siano colpevoli, ma si tratta di violazione del segreto istruttorio e di altre ipotesi di reato. Se dovessero andare in carcere non ci andrebbero per una querela o per aver commesso il reato di diffamazione, tipico della professione giornalistica, ma per altri reati. Ovviamente laddove fossero provati”, continua Santalucia.

Progetto made in Italy per vivaismo innovativo e sostenibile

Progetto made in Italy per vivaismo innovativo e sostenibileRoma, 24 apr. (askanews) – Al via un progetto made in Italy per un vivaismo innovativo e sostenibile. L’università di Pisa ha siglato un accordo con Fastweb, Zelari Piante e Netsens avviando una collaborazione per l’implementazione di un progetto centrato sulla sostenibilità ambientale e produttiva, e che grazie alla digitalizzazione dei processi e all’utilizzo di tecnologie comel’Edge Computing ed il 5G, mira a ottimizzare l’uso delle risorse nei vivai e a produrre piante più sane e resistenti, riducendo il consumo idrico e l’impiego di fertilizzanti e agrofarmaci.


Il progetto “Vinstein”, promosso con un bando della Regione Toscana volto a rafforzare i processi di transizione green e finanziato con le risorse del Fondo Sociale Europeo+ 2021-2027 (FSE+), conta su un mix di competenze scientifiche, industriali e digitali. Le attività sperimentali si concentreranno presso Zelari Piante, azienda leader del vivaismo italiano. L’accordo prevede la creazione di un ‘AgriLab’ in cui verrà testata e validata la soluzione I.o.T. di Agricoltura 4.0 che rappresenterà la prima e sinora unica soluzione in Italia specifica per l’ambito vivaistico. L’Agrilab sarà costituito da tre siti sperimentali: due presso sedi universitarie di Pisa e uno all’interno del vivaio Zelari di Pistoia, nella sede storica di produzione dal 1953, dove potranno essere effettuate le validazioni dei sistemi I.o.T. sviluppati dai partner. L’iniziativa si concentra su due aspetti: da un lato, l’utilizzo e l’implementazione di sensori iperspettrali per il monitoraggio delle condizioni di salute delle piante e la valutazione dei genotipi più resistenti e dell’adeguatezza delle pratiche di gestione, dall’altro, lo sviluppo e validazione di un “Decision Support Systems (DSS)”, una piattaforma che supporterà i vivaisti nel prendere decisioni più efficienti nell’ambito della gestione delle coltivazioni, per monitorare in tempo reale e prevenire, attraverso algoritmi di intelligenza artificiale, condizioni di stress causate da fattori biotici e abiotici, quali agenti patogeni e carenze idriche e nutrizionali.


L’accordo ha una durata di due anni e nel mese di febbraio 2024 si è dato l’avvio alla prima fase, che prevede lo sviluppo e la validazione del DSS. Lo step successivo permetterà di realizzare una soluzione replicabile, scalabile e applicabile anche ad altri tipi di colture, oltre ad essere economicamente accessibile per l’intero network di imprenditori agricoli.

Fao: per cambiamenti climatici carenza mais in Africa meridionale

Fao: per cambiamenti climatici carenza mais in Africa meridionaleRoma, 24 apr. (askanews) – Le prospettive della produzione cerealicola nell’Africa meridionale sono peggiorate drasticamente dallo scorso febbraio e il previsto calo della produzione di mais intensificherà l’insicurezza alimentare delle famiglie, spingerà al rialzo i prezzi interni e stimolerà un aumento del fabbisogno di importazioni in tutta la subregione. A lanciare l’allarme è la Fao, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura.


Attualmente il mais bianco rappresenta quasi il 20% delle calorie consumate nella sottoregione. Le previsioni deludenti arrivano dopo “un deficit diffuso e sostanziale di precipitazioni nel mese di febbraio, esacerbato dalle temperature record, una combinazione particolarmente dannosa per i raccolti”, spiega l’ultimo rapporto Fao, sottolineando che ci sono scarse speranze di una ripresa prima dell’inizio del periodo di raccolta a maggio. La grave insicurezza alimentare nell’Africa meridionale, stimata in 16 milioni di persone nei primi tre mesi del 2024, potrebbe peggiorare alla fine del 2024, ha avvertito la FAO. I prezzi dei prodotti alimentari, già in aumento a tassi annuali superiori al 10%, probabilmente aumenteranno ulteriormente e, sulla base delle proiezioni attuali, il Sud Africa e lo Zambia, tipicamente esportatori di mais, non saranno in grado di coprire il deficit di offerta, e lo Zambia ha iniziato a importare mais per far fronte al deficit.


I governi di Malawi, Zambia e Zimbabwe hanno già dichiarato lo stato di emergenza siccità. In collaborazione con il programma Harvest della NASA, le osservazioni geospaziali della FAO suggeriscono che le principali colture di cereali subiranno impatti negativi anche in alcune parti dell’Angola, Malawi, Mozambico, Namibia, Sud Africa e Zimbabwe, con Zimbabwe, Malawi e Mozambico, che dovrebbero vedere un notevole aumento delle importazioni.

Locarno Film Festival, il Pardo d’Onore Manor va a Jane Campion

Locarno Film Festival, il Pardo d’Onore Manor va a Jane CampionRoma, 24 apr. (askanews) – Il Pardo d’Onore Manor del Locarno Film Festival, dedicato alle eccellenze del cinema, andrà quest’anno a Jane Campion, regista e sceneggiatrice neozelandese di fama internazionale. La premiazione avverrà la sera del 16 agosto. Per l’occasione, il Festival presenterà due tra le sue opere più acclamate, scelte dalla stessa regista: An Angel at My Table (Un angelo alla mia tavola, 1990) e The Piano (Lezioni di piano, 1993), quest’ultima in una nuova versione restaurata 4K che debutterà in Piazza Grande. Il pubblico avrà la possibilità di incontrare la cineasta sabato 17 agosto, durante una conversazione che si terrà presso il Forum Spazio Cinema. La 77esima edizione del Locarno Film Festival si terrà dal 7 al 17 agosto 2024.


La carriera di Jane Campion, costellata di successi, vanta una serie di primati: è stata la prima donna a vincere la Palma d’Oro a Cannes, con The Piano (1993); la prima donna a essere nominata due volte per l’Oscar come miglior regista, quindi a vincerlo con Il potere del cane (2021); la prima cineasta neozelandese a partecipare alla Mostra di Venezia e ad aggiudicarsi il Leone d’Argento per la miglior regia. Successi e riconoscimenti non le hanno però impedito di conservare inalterata la sua peculiarità e di continuare a rifiutare di essere incasellata sul piano artistico. Con ogni nuova opera si conferma così un’innovatrice instancabile, si tratti di adattare un testo di Henry James (Ritratto di signora, 1996), di dirigere Meg Ryan in un thriller ispirato a un bestseller (In the Cut, 2003) o di reimmaginare e rivitalizzare il genere western (Il potere del cane, 2021). Con nove lungometraggi, una mezza dozzina di corti e due stagioni della miniserie televisiva Top of The Lake – Il mistero del lago (2013-17), Jane Campion è una delle artefici chiave dell’immaginario cinematografico contemporaneo. Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Festival ha detto: “Sin da Sweetie (1989), il suo esordio, la voce di Jane Campion si è affermata immediatamente come nuova e inconfondibile. A distanza di oltre trent’anni, i valori e le qualità del suo cinema sono rimasti inalterati. Jane Campion ha saputo complessificare il suo lavoro artistico, intrecciare un dialogo libero con il pubblico e l’industria cinematografica senza cedere mai rispetto alle sue ambizioni e alla sua visione artistica. La sua opera, popolata di personaggi tormentati e affascinanti, caratterizzata da una stupefacente capacità di lavorare sugli elementi perturbanti dell’esperienza umana, si presenta come una delle vette indiscutibili dell’arte cinematografica contemporanea. La libertà artistica e i rischi assunti pur di esplorare con modalità sempre nuove e di raccontare la complessità dell’esperienza umana fanno di Jane Campion un punto di riferimento senza precedenti per chiunque pensi al cinema come strumento di espressione ed emancipazione. Offrire il Pardo d’Onore a Jane Campion significa – oggi – accogliere il cinema in tutte le sue infinite possibilità e guardare al futuro senza timore”.

Italia resta leader mondiale in produzione ed export pasta

Italia resta leader mondiale in produzione ed export pastaRoma, 24 apr. (askanews) – L’Italia continua a essere il principale produttore mondiale di pasta: con una produzione di 3,6 milioni di tonnellate su un totale di 17 milioni, l’Italia si conferma al primo posto nella classifica dei paesi produttori di pasta, superando Turchia e Stati Uniti. Il 61% della produzione italiana è destinato all’estero.


Anche le esportazioni confermano una tendenza positiva: sono state esportate oltre 2,2 milioni di tonnellate di pasta, con una leggera contrazione del 3,7% in termini di volumi rispetto al 2022. Tuttavia, il valore delle esportazioni è aumentato del 3% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 3,8 miliardi di euro. Delle 1,5 milioni di tonnellate di pasta esportate, la maggior parte è destinata ai paesi dell’Unione Europea, mentre circa 780 mila tonnellate finiscono in paesi terzi. I dati sono elaborati da ITA0039 by Asacert in partnership con Coldiretti. Gli italiani rimangono i maggiori consumatori di pasta, con una media di circa 23 chili pro-capite all’anno, per un totale di 1,3 milioni di tonnellate consumate. Anche all’estero la pasta è diventata un alimento comune: in venticinque anni, il numero di paesi in cui si consuma più di 1 chilogrammo pro-capite di pasta all’anno è quasi raddoppiato. La Tunisia guida la classifica con 17 chili, seguita da Venezuela (15 chili), Grecia (12,2), Perù (9,9), Cile (9,6), Stati Uniti (8,8), Turchia (8,7), Iran (8,5), Francia (8,3) e Germania (7,9).

Consorzi Agrari: in 2023 valore produzione +22%, Ebitda + 38%

Consorzi Agrari: in 2023 valore produzione +22%, Ebitda + 38%Roma, 24 apr. (askanews) – Il consiglio di amministrazione di Consorzi Agrari d’Italia (Cai) ha approvato il progetto di bilancio al 31 dicembre 2023, che si è chiuso con un utile netto pari a 5,4 milioni di euro, un EBITDA di 24 milioni di euro e un valore della produzione di 766 milioni di euro.


Il bilancio aggregato, che comprende anche le società controllate, evidenzia ricavi per 1.257 milioni e un EBITDA di 40,3 milioni di euro. “Cai è riuscita a mitigare l’impatto di un’annata difficile sotto il profilo climatico e uno scenario internazionale di grande instabilità dovuto alle tensioni geopolitiche e a un inasprimento delle condizioni di accesso al credito”, commenta Gianluca Lelli, amministratore delegato di CAI. “Questa è la dimostrazione che l’impegno costante volto a essere un riferimento per tutelare e rispondere ai bisogni degli agricoltori, unito alla presenza capillare sul territorio, hanno compensato la modesta domanda estera e le criticità dovute alla contrazione di produzione agricola”.

Origin Italia chiede tavolo attuazione su regolamento Ig

Origin Italia chiede tavolo attuazione su regolamento IgRoma, 24 apr. (askanews) – Un tavolo governativo per l’attuazione del nuovo Regolamento delle IG in Italia. È quanto chiede Origin Italia, l’associazione italiana consorzi Indicazioni Geografiche che rappresenta 79 Consorzi di tutela, una associazione di settore e oltre il 95% delle Indicazioni Geografiche italiane.


All’indomani dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea del Testo Unico relativo alle Indicazioni Geografiche dei vini, delle bevande spiritose e dei prodotti agricoli, Origin Italia si rivolge al Governo, e in particolare al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, affinché sia attivata una consultazione per attuare anche in Italia le disposizioni comunitarie che entreranno pienamente in vigore dal 13 maggio, quando il Regolamento sarà a regime e ogni Stato Membro dovrà adeguare al proprio ordinamento legislativo. “E’ fondamentale che il Ministero recepisca le priorità del mondo dei Consorzi di Tutela nel trasferire le direttive della Riforma nel nostro Paese dove il Sistema delle IG rappresenta una importante voce economica, oltre che sociale e rappresentativa del made in Italy”, chiede il presidente di Origin Italia, Cesare Baldrighi.


“Come Origin Italia siamo impegnati da tempo sul fronte della sostenibilità, tra i principali aspetti della Riforma che i Consorzi dovranno affrontare; inoltre, grazie alla nostra rappresentatività, potremo offrire un contributo fattivo al Ministero affinché la Riforma ricada nel nostro Paese in maniera virtuosa, efficace e guardando allo sviluppo di un settore che potrà ancora crescere se le istituzioni sapranno accompagnarlo ascoltandone le necessità”. La Riforma sottolinea il ruolo centrale della Commissione Europea in materia di sviluppo economico del sistema IG, limitando il ruolo dell’EUIPO, inoltre rafforza la protezione delle IG anche online e sui nomi di dominio, nonché quando utilizzate come ingredienti, attraverso l’obbligo per i trasformatori di informare i gruppi di produttori riconosciuti quando utilizzano il nome registrato nei prodotti trasformati e la possibilità per gli Stati membri di rafforzare tale procedura, come già avviene in Italia.


Aumentata la protezione anche nel caso in cui vi siano prodotti che sfruttino indebitamente la reputazione delle IG, come nel caso del Prosek o dell’aceto balsamico e cipriota. Rafforzamento dei gruppi perseguito invece attraverso l’introduzione di numerosi poteri e responsabilità, lasciando però alla sussidiarietà degli Stati la definizione di alcune disposizioni, come quelle concernenti i contributi obbligatori per tutti gli operatori, anche se non aderenti. Infine, la sostenibilità, intesa nelle sue dimensioni sociali, ambientali, economiche e di benessere e salute degli animali, i cui relativi impegni da rispettare nella produzione saranno concordati dai Consorzi di Tutela ed evidenziati in un rapporto di sostenibilità.