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Autore: Redazione StudioNews

L’Onu: gli abusi sessuali di Hamas sugli ostaggi non legittimino nuovi atti di guerra

L’Onu: gli abusi sessuali di Hamas sugli ostaggi non legittimino nuovi atti di guerraMilano, 12 mar. (askanews) – La prova che alcuni degli ostaggi presi da Hamas il 7 ottobre sono stati violentati non legittima ulteriori azioni militari israeliane, dice Pramila Patten, Rappresentante speciale del Segretario generale Onu sulla violenza sessuale nei conflitti. “Di fatto, crea una richiesta morale per un cessate il fuoco umanitario, per porre fine alle sofferenze indescrivibili inflitte ai civili palestinesi a Gaza, e per garantire il rilascio immediato e incondizionato di tutti gli ostaggi”, ha detto Patten al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dove per il Ministero degli Esteri israeliano era presente il ministro Israel Katz. Patten è l’inviata speciale delle Nazioni Unite per la violenza sessuale nelle aree di conflitto. La scorsa settimana ha affermato che ci sono ragionevoli motivi per ritenere che Hamas abbia violentato e sottoposto donne a torture sessuali e ad altri trattamenti dannosi e inumani durante l’attacco del 7 ottobre contro Israele.

Il cardinale Parolin: “Mosca cessi fuoco, poi i negoziati con l’Ucraina”

Il cardinale Parolin: “Mosca cessi fuoco, poi i negoziati con l’Ucraina”Milano, 12 mar. (askanews) – È “ovvio” che creare le condizioni di un negoziato spetti a entrambe le parti in conflitto, Russia e Ucraina, che la “prima condizione” sia di “mettere fine all’aggressione” e a cessare il fuoco debbano essere “innanzitutto gli aggressori”, cioè Mosca. Così il cardinale Pietro Parolin, 69 anni, Segretario di Stato vaticano al Corriere della Sera, invocando “maggiore considerazione per la vita umana”.


“Come ricordato dal direttore della sala stampa vaticana, citando le parole del Santo Padre del 25 febbraio scorso, l’appello del Pontefice è che ‘si creino le condizioni per una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura’. In tal senso è ovvio che la creazione di tali condizioni non spetta solo ad una delle parti, bensì ad entrambe, e la prima condizione mi pare sia proprio quella di mettere fine all’aggressione. Non bisogna mai dimenticare il contesto e, in questo caso, la domanda che è stata rivolta al Papa, il quale, in risposta, ha parlato del negoziato e, in particolare, del coraggio del negoziato, che non è mai una resa” spiega Parolin che poi prosegue: “La Santa Sede persegue questa linea e continua a chiedere il ‘cessate il fuoco’ – e a cessare il fuoco dovrebbero essere innanzitutto gli aggressori – e quindi l’apertura di trattative. II Santo Padre spiega che negoziare non è debolezza, ma è forza. Non è resa, ma è coraggio. E ci dice che dobbiamo avere una maggiore considerazione per la vita umana, per le centinaia di migliaia di vite umane che sono state sacrificate in questa guerra nel cuore dell’Europa. Sono parole che valgono per l’Ucraina come per la Terra Santa e per gli altri conflitti che insanguinano il mondo”

”Operazione satellite”, ciò che non si vede della guerra in Ucraina

”Operazione satellite”, ciò che non si vede della guerra in UcrainaMilano, 12 mar. (askanews) – Non solo soldati, navi e droni. Il conflitto in Ucraina è stato combattuto, sin dall’occupazione russa della Crimea, anche nello spazio con attacchi ai satelliti civili e militari. Il libro-inchiesta “Operazione satellite” del giornalista Frediano Finucci, a capo della redazione economia ed esteri de La7, presentato al Parlamento Europeo di Bruxelles e all’Istituto Italiano di Cultura di Londra, sarà al centro dell’incontro del 19 marzo, alle 18 presso la Fabbrica del Vapore, a Milano. Nell’ambito dei Salotti dell’Intelligence, l’incontro sarà moderato dal giornalista e saggista Andrea Vento, e vedrà la partecipazione dell’autore Frediano Finucci, con relatori Novica Mrdovic Vianello, CEO e general Partner Add Value & Star Tech Ventures e (in collegamento) Simonetta Di Pippo ‘Professor of Practice of Space Economy’, direttrice SEELab SDA Bocconi e l’astronomo Marco Langbroek che insegna alla Delf Techinical University una disciplina chiamata “space situational awarness”, ovvero la caccia ai satelliti.


In “Operazione Satellite” Finucci per la prima volta ricostruisce, con documenti inediti e fonti esclusive, le incredibili e pressoché sconosciute schermaglie a centinaia di chilometri di distanza dalla terra. Un’inchiesta rigorosa e divulgativa che svela e spiega le ultime tecnologie satellitari, un tempo riservate solo a militari e governi, oggi disponibili anche a utenti non specialisti, con risvolti economici, sociali e geopolitici finora impensabili. Il libro ricostruisce un episodio poco conosciuto e misterioso: l’improvviso blackout (13 ore) dell’intera costellazione GLONASS (24 satelliti) ossia il GPS russo in dotazione alle forze armate di Mosca, giusto 14 giorni dopo il referendum sulla Crimea del 2014. Eventi immediatamente precedenti, evidenze tecniche, pareri attendibili ed una ricerca sui media occidentali e russi condotta anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, consentono di formulare una concreta ipotesi.


Tra gli altri il capitolo 5 ricostruisce nei dettagli l’attacco informatico russo alle infrastrutture satellitari ucraine poche ore prima dell’inizio dell’invasione militare in Ucraina (24 febbraio 2022) e le successive, pesanti conseguenze nelle infrastrutture civili di molti paesi occidentali, Italia inclusa. E ancora il ruolo di Elon Musk o come la Russia negli anni passati abbia mandato in orbita dei satelliti “fantasma” per intercettare e disturbare le comunicazioni dei satelliti occidentali, e ancora come la Cina negli anni passati abbia condotto esperimenti con la Russia per il disturbo delle comunicazioni satellitari, tecniche che Pechino potrebbe replicare, con apposite strutture, in caso di invasione dell’isola di Taiwan.


Gli ultimi capitoli illustrano in modo divulgativo ma rigoroso le ultime tecnologie satellitari (osservazione della terra e intelligenza artificiale) che per la prima volta nella storia consentono ai comuni cittadini di osservare quello succede in ogni parte del globo in tempo più o meno reale. Una possibilità sinora riservata ai militari o agli enti governativi, una rivoluzione tecnologica poco conosciuta, ma che sta già avendo importanti e finora impensabili implicazioni economiche, sociali e geopolitiche. Infine, il libro mette in guardia sui rischi dovuti all’immenso potere che stanno accumulando le tre società tecnologiche più concentrate sulla Space Economy, con applicazioni divenute indispensabili per cittadini e Stati Sovrani: Google, Amazon e specialmente Starlink/Space X di Elon Musk, il vero uomo da tenere seriamente d’occhio.

L’Abruzzo stoppa il campo largo, Schlein rilancia: andiamo avanti

L’Abruzzo stoppa il campo largo, Schlein rilancia: andiamo avantiRoma, 11 mar. (askanews) – La delusione per l’Abruzzo c’è, negli ultimi giorni in tanti ci avevano sperato davvero in un bis del voto sardo, ma Elly Schlein reagisce subito ribadendo la sua linea e prevenendo possibili critiche sul dialogo con M5s. Perché anche ieri, da Milano, la minoranza di Stefano Bonaccini ha sottolineato che l’alleanza con i 5 stelle serve, ma “non basta”, soprattutto al nord, e che bisogna anche preoccuparsi di guardare al centro. Soprattutto, nell’ala moderata del partito non mancano mugugni per la linea troppo mirata a ‘coprire il fianco verso i 5 stelle. Mugugni che la leader Pd sopisce immediatamente. “A volte si vince, a volte si perde”, spiega la segretaria in una nota, ma stando ben attenta a sottolineare un dato: il presidente uscente Marco Marsilio fino a poche settimane fa aveva un “vantaggio di 20 punti nei sondaggi. E invece unendo le nostre forze attorno a una visione comune abbiamo riaperto la partita e ridotto quello scarto in modo significativo, ma non ancora sufficiente”. E il Pd, aggiunge, “ha quasi raddoppiato il suo consenso arrivando oltre il 20%, rispetto all’11% delle ultime regionali”.


Insomma, è il messaggio della segretaria, la sconfitta c’è stata ma il Pd cresce – anzi raddoppia in Abruzzo – e in generale la tendenza resta positiva, perché anche questo voto conferma che la strada da seguire è quella “testardamente unitaria” che la Schlein predica ormai quotidianamente e che – assicura – il Pd continuerà a percorrere “con ancora più determinazione per costruire un’alternativa solida in grado di competere con la coalizione delle destre”. Del resto, aggiunge uno dei dirigenti di primo piano vicini alla leader: “Che alternative abbiamo? Non c’è altra possibilità che insistere sul campo largo. E’ l’unica cosa da fare”. Una strada, però, che dopo l’Abruzzo rischia di diventare ancora più impervia. Carlo Calenda festeggia il risultato di Azione, al 4%, “un ottimo risultato considerando la tipologia di elezione, che impone alleanze per noi non facili”. E, soprattutto, Giuseppe Conte dice che bisogna ripartire “sulla scia della vittoria ottenuta in Sardegna, che ci ha portato qualche giorno fa ad eleggere la prima presidente di Regione M5S della storia, Alessandra Todde”. Una vittoria ottenuta con una coalizione che non comprendeva i centristi. Il rischio, insomma, è che il passo falso rafforzi le spinte centrifughe.


Proprio lo scenario che la Schlein vuole evitare, e infatti qualche dirigente Pd avverte: “Sarebbe il caso di decidere una volta per tutte cosa vogliamo fare: unirci per battere le destre o dedicarci ciascuno al proprio orticello rassegnandoci a perdere?”. Certo, preoccupa il dato dei 5 stelle, crollati al 7% dal 19,7% del 2019. E il timore è che Conte si possa convincere che per portare voti a M5s sia meglio non stringere troppo l’abbraccio col Pd, mantenere quella distanza e quell’autonomia – soprattutto dai centristi – che gli elettori 5 stelle sembrano preferire. Dinamiche che continueranno almeno fino alle europee, la Schlein ne è consapevole. La leader Pd sembra decisa a candidarsi, l’annuncio dovrebbe arrivare nelle prossime settimane, perché è convinta che si debbano usare tutte le carte disponibili per far crescere il partito e rafforzare la prospettiva “testardamente unitaria”. Ma oltre a quel voto ci sono quelli per la Basilicata e per il Piemonte, altre due regioni dove costruire il “campo largo” sembra complicato. In Lucania i tempi sono stretti, si dovranno presentare le liste la prossima settimana e proprio oggi c’è stata un’altra riunione per arrivare ad un’intesa. Angelo Chiorazzo, il candidato ‘civico su cui aveva puntato il Pd lucano, ha trovato il no di M5s – e non solo – e in queste ore si sta ragionando su una figura che possa consentire di superare lo stallo. Massimo riserbo sui nomi, ma sarà una personalità che dovrà avere anche il gradimento di Chiorazzo, “non faremo un accordo senza di lui”, dice un dirigente Pd.

Francia, Darmanin annuncia intesa sull’autonomia per la Corsica

Francia, Darmanin annuncia intesa sull’autonomia per la CorsicaRoma, 12 mar. (askanews) – Il ministro degli Interni francese, Gérald Darmanin ha annunciato oggi con una dichiarazione rilanciata anche su X (Twitter) un accordo su una riforma costituzionale mirata alla concessione di un regime di autonomia alla Corsica. “Questa sera, con i rappresentanti politici corsi, abbiamo trovato – ha spiegato – un ampio accordo istituzionale secondo i criteri fissati da Emmanuel Macron (il presidente francese, ndr). Questo accordo sarà presto discusso dall’Assemblea della Corsica prima di passare alle consultazioni politiche nazionali. Questo accordo segna la fine del processo di Beauvau”, il nome che è stato dato al confronto fra le autorità politiche nazionali e quelle regionali dell’isola.


Il progetto illustrato da Darmanin, si legge sul sito del quotidiano francese Le Figaro, prevede “il riconoscimento di uno status di autonomia” all’isola “all’interno della Repubblica”.

M.O., premier malese Ibrahim: il problema non inizia il 7 ottobre

M.O., premier malese Ibrahim: il problema non inizia il 7 ottobreRoma, 11 mar. (askanews) – Il primo ministro malese Anwar Ibrahim ha difeso i legami del suo Paese con Hamas durante una visita in Germania, uno dei principali sostenitori di Israele. “Non possiamo cancellare quarant’anni di atrocità ed espropri, che hanno provocato la reazione e la rabbia delle popolazioni interessate”, ha detto Anwar Ibrahim durante una conferenza stampa con il cancelliere tedesco Olaf Scholz. Ne dà notizia il sito del quotidiano francese Le Figaro.


La Malesia, la cui popolazione è prevalentemente musulmana, non ha relazioni diplomatiche con Israele. Molti nel paese sostengono i palestinesi. Il suo governo coltiva rapporti “con l’ala politica di Hamas e non me ne scuso”, ha precisato Ibrahim, sottolineando di “non avere alcun legame con l’ala militare”. “Dobbiamo capire la radice del problema”, ha spiegato il primo ministro malese. “Ciò che rifiuto fermamente è questa narrazione, questa ossessione, secondo cui il problema inizia e finisce il 7 ottobre. È iniziato quattro decenni fa e continua ogni giorno”.

Ucraina, Salvini: il Papa? Nel 2024 lavorare perché tacciano fucili

Ucraina, Salvini: il Papa? Nel 2024 lavorare perché tacciano fuciliRoma, 11 mar. (askanews) – A giudizio di Matteo Salvini nel 2024 si deve “sperare e lavorare perché tacciano i fucili sia tra Russia e Ucraina che tra Israele e Palestina”. Ospite di Quarta Repubblica su Rete4, il vicepremier e leader della Lega ha commentato così le parole di papa Francesco sull’opportunità per Kiev di negoziare con la Russia: “Bandiera bianca non è mai un bel segnale, la lascio a Battiato. Sicuramente tutti coloro che hanno un minimo di potere al mondo debbono lavorare perché il 2024 sia l’anno della pace, dello scoppio fragoroso della pace, questo chiunque abbia responsabilità politiche. Poi c’è l’agressore e l’aggredito, non è giusto – ha aggiunto – mettere sullo stesso piano Israele con un governo legittimo e i terroristi di Hamas”.

Abruzzo, Salvini: noi determinanti, vinte sei elezioni su sette

Abruzzo, Salvini: noi determinanti, vinte sei elezioni su setteRoma, 11 mar. (askanews) – “Da quando gli italiani hanno scelto questo governo, ci sono state sette elezioni regionali, ne abbiamo vinte sei su sette. Come segretario della Lega questa è la riprova che è un partito seguito e scelto da Nord a Sud”. Lo ha detto a Quarta repubblica su Rete4 il leader leghista Matteo Salvini.


“In Abruzzo – ha aggiunto – abbiamo preso 43mila voti, Marsilio ha vinto di 43mila voti. Siamo determinanti anche in Abruzzo e adesso c’è la Basilicata”.

Roma, Loredana Bertè ricoverata per un malore. Rinviato il concerto

Roma, Loredana Bertè ricoverata per un malore. Rinviato il concertoRoma, 11 mar. (askanews) – “Siamo veramente costernati ma a causa di un improvviso dolore addominale che ha richiesto accertamenti in una struttura, stasera Loredana Bertè non potrà andare in scena. Vi daremo notizie a breve. Era già a Roma da ieri e non vedeva l’ora di andare sul palco in questa città che ha un pubblico meraviglioso. Abbiamo già riprogrammato la data sempre al Teatro Brancaccio il 15 maggio 2024. I biglietti acquistati saranno validi per la nuova data”. E’ quanto rende noto lo staff della cantante.

Abruzzo, Salvini incassa fair play Meloni e ora guarda a Chenga

Abruzzo, Salvini incassa fair play Meloni e ora guarda a ChengaMilano, 11 mar. (askanews) – Si ferma al 7,5% la Lega in Abruzzo: lontanissima da Fratelli d’Italia, lontana dal Pd, quasi doppiata da Forza Italia che va oltre il 13%. Ma per Matteo Salvini si tratta di un “buon risultato”, perchè “superiamo il M5s”. I numeri delle ultime tornate elettorali sono un ricordo: era al 27,5% alle ultime Regionali, e comunque l’8,3% alle politiche di un anno e mezzo fa. Un trend che non accenna ad arrestarsi, ma che neanche produce scossoni nel Carroccio, nella leadership del segretario, e nell’atteggiamento verso la coalizione: “Avanti col nostro buon governo”, dice Salvini, prima ancora del pranzo a palazzo Chigi con gli alleati per rinsaldare l’immagine di una una maggioranza coesa.


In via Bellerio certo non si gioisce, ma si è consapevoli che ora il vento è tutto nelle vele di Giorgia Meloni: “Negli ultimi 10 anni abbiamo assistito al boom dei Cinque Stelle, del Pd di Renzi, della stessa Lega di Salvini, ora è il momento della Meloni. Ma il vento può anche girare velocemente”, si consola un parlamentare leghista, pur sapendo che alle prossime Europee difficilmente andrà meglio. Per questo l’ex deputato Paolo Grimoldi, tra i pochi critici di Salvini, si chiede: “Aspettiamo il tracollo delle Europee o cambiamo finalmente nome togliendo ‘Salvini Premier’?”. Una richiesta che pare destinata a cadere nel nulla: intorno a Salvini i suoi fanno quadrato. E chi nella Lega ci sta da sempre, ragiona così: “Le critiche arrivano solo da ‘ex’, da chi non è stato ricandidato o non è stato riconfermato in qualche consiglio d’amministrazione… Nella Lega ci sono cento parlamentari, 200 consiglieri regionali, altre centinaia di sindaci. E nessuno contesta la linea del segretario”.


Al momento l’atteggiamento sembra quello di chi vuole aspettare che passi la piena: “Al Sud lo ‘sbarco’ non è riuscito, ma lo zoccolo duro c’è ancora, dall’Emilia e dalla Toscana in su: il 6-7% lo avremo sempre e comunque. E ora la Meloni ha un voto d’opinione altissimo, ma radicamento sul territorio non ne ha, nè ha classe dirigente per amministrare”. La convinzione dei salviniani, allora, è che nel tempo lungo “potranno arrivare risultati migliori: noi lavoriamo sul territorio, Salvini apre un cantiere al giorno, i nostri ministri e i nostri sottosegretari consolidano il nostro radicamento: tornerà a splendere il sole”. Anche a livello internazionale: “Vedremo se ci sarà davvero una nuova maggioranza Ursula, e vedremo se non vincerà Trump negli Usa: a quel punto non è detto che Meloni prenderà ancora i baci sulla fronte…”. Quanto all’immediato, il Carroccio continuerà a marcare le sue differenze e a cavalcare tutti i temi su cui la presidente del Consiglio dovrà invece scegliere atteggiamenti più “moderati”. Ma contiunuando a rimarcare, come atto oggi in tutte le dichiarazioni, l’uinità della coalizione e la prospettiva di legislatura. Sapendo che “abbiamo 100 parlamentari, non ci possono di certo sostituire con Renzi e Calenda, nè ridimensionare il nostro peso nel governo”. Stesso discorso per l’Autonomia: “Non temiamo sgambetti, ma se qualcuno volesse rallentarla o addirittura farla saltare, vorrà dire che andrà tutto gambe all’aria…”.


Insomma, cambiamenti in vista non ce ne sono: la linea di Salvini resta quella tracciata con i compagni di strada di Identità e Democrazia: tanto che l’altro tweet del giorno il segretario lo dedica all’affermazione dell’estrema destra di Chenga in Portogallo, “soli contro tutti”: per Salvini “il vento del cambiamento soffia forte in tutta Europa, aspettando il 9 giugno”. Mentre nella Lega chi potrebbe contendere la leadership a Salvini, da Giorgetti a Zaia, a Fedriga, non si fa avanti.