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Autore: Redazione StudioNews

Ricerca, anche i cani subiscono effetti nocivi del fumo passivo

Ricerca, anche i cani subiscono effetti nocivi del fumo passivoRoma, 21 feb. (askanews) – Anche i cani subiscono gli effetti nocivi del fumo passivo: lo ha stabilito una ricerca dell’Università degli Studi di Milano coordinata da Debora Groppetti, docente di Clinica Ostetrica e Ginecologia Veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria e Scienze Animali e pubblicata di recente su MDPI.
Il cane è un animale domestico molto diffuso che, condividendo con l’uomo spazi, abitudini e cibo, potrebbe essere esposto agli stessi rischi e malattie ambientali. Negli ultimi due decenni, gli effetti dannosi dell’esposizione al fumo passivo su bambini e adulti sono stati ampiamente discussi e sottolineati attraverso campagne di salute pubblica, ma non è stata posta enfasi sui rischi che gli animali domestici possono incontrare.
“Fino ad ora, nel cane non era stato ancora evidenziato che la coabitazione con proprietari fumatori inducesse nell’organismo di questi animali la presenza di cotinina, il principale metabolita endogeno della nicotina. Come per i bambini, anche per gli animali domestici l’esposizione al fumo può avvenire non solo per l’inalazione ambientale, ma anche attraverso l’assorbimento transdermico”, spiega Silvia Mazzola, docente di Fisiologia Veterinaria presso lo stesso Dipartimento e coautrice dello studio.
La ricerca ha incluso 32 cani (sani) di entrambi i sessi. A seconda che vivessero o meno con umani fumatori, 16 cani sono stati inclusi nel gruppo esposti al fumo passivo e 16 sono stati inseriti nel gruppo dei non esposti. A questi cani è stato prelevato un campione di pelo e di sangue, necessario nell’ambito dei controlli di routine: parte del siero è stato utilizzato per analizzare l’eventuale presenza di cotinina attraverso la metodica ELISA, un test basato sull’utilizzo di un enzima legato a un anticorpo per rilevare e quantificare la presenza di un antigene specifico in un campione biologico. I risultati hanno evidenziato un aumento della cotinina nel siero e nel pelo dei soggetti esposti al fumo passivo rispetto a quelli non esposti.
“Sensibilizzare i proprietari di animali fumatori sui potenziali danni che il fumo passivo potrebbe arrecare ai loro cani da compagnia non è un fattore trascurabile, non solo in termini di prevenzione delle malattie legate al fumo, ma anche di tutela del benessere animale. Inoltre, i risultati pubblicati rappresentano la prima parte di uno studio più ampio, di cui stiamo elaborando altri risultati proprio ora, che è volto a valutare i possibili effetti dell’esposizione al fumo passivo nella riproduzione del cane”, conclude Silvia Mazzola.

Vino, da 11 a 13 marzo nell’Astigiano c’è “Grignolino, il Nobile Ribelle”

Vino, da 11 a 13 marzo nell’Astigiano c’è “Grignolino, il Nobile Ribelle”Milano, 21 feb. (askanews) – Sabato 11, domenica 12 e lunedì 13 marzo oltre cento produttori si ritroveranno a Grazzano Badoglio (Asti) per “Grignolino, il Nobile Ribelle”, seconda edizione dell’evento dedicato al vitigno autoctono del Monferrato. La manifestazione è organizzata dall’Associazione italiana sommelier (Ais) del Piemonte, con le delegazioni di Asti e Casale, supportate dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, dal Consorzio Colline del Monferrato Casalese, dalle Associazioni dei Produttori di Grignolino d’Asti Doc-Piemonte Doc Grignolino e Monferace, dal Consorzio Gran Monferrato e con il patrocinio del Comune di Grazzano Badoglio.
“La prima edizione è stata un successo, anche inaspettato nelle dimensioni e quest’anno gli spazi saranno raddoppiati per rendere la degustazione più confortevole al pubblico” hanno spiegato i delegati dell’Ais di Asti e Casale, Paolo Poncino e Daniele Guaschino, aggiungendo che “ci sarà approfondimento sul vitigno con alcune masterclass, e in questa edizione avremo anche la presenza di un vino ospite: la Freisa”. “Vitigno dell’anno 2022, la Freisa condivide con il Grignolino parte del suo dna” hanno proseguito Poncino e Guaschino, sottolineando “da qui l’idea di farne un compagno di viaggio grazie al supporto dell’associazione ‘Più Freisa’”.A dar voce al Grignolino e alla Freisa saranno i sommelier delle due delegazioni che, ai banchi di assaggio, parleranno di questi vitigni in tutte le sue diverse sfumature, ne racconteranno i territori e i diversi stili di vinificazione e affinamento.
Le tre masterclass si terranno nella sala superiore del ristorante il Bagatto di Grazzano Badoglio. Sabato e domenica ci sarà quella organizzata dal Consorzio di tutela vini Colline del Monferrato Casalese in collaborazione con l’Associazione Monferace e con il supporto del Consorzio Gran Monferrato che sarà condotta dal giornalista enogastronomico Paolo Massobrio. E quella curata dall’Associazione produttori di Grignolino d’Asti Doc e Piemonte Doc Grignolino con il supporto del Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato, che sarà condotta dal wineblogger Francesco Saverio Russo. La terza si terrà invece lunedì e sarà una “degustazione istituzionale” organizzata da Ais Piemonte, guidata dal presidente regionale Mauro Carosso.
La tre giorni si svolgerà nei locali delle ex scuole di via IV Novembre 15: sabato dalle 11 alle 19, domenica dalle 11 alle 18, lunedì dalle 11 alle 17. L’11 e il 12 marzo l’ingresso sarà dedicata al pubblico mentre la giornata del 13 marzo sarà dedicata agli operatori di settore oltre che al pubblico. L’evento sarà a ingresso libero senza prenotazione con un costo per la degustazione di 15 euro (10 per i soci Ais). La parte ristorativa sarà affidata a ristorante “Silos, cucina sincera di Torino”.
Definito dal grande Gino Veronelli “l’anarchico testabalorda” per le sue caratteristiche, il Grignolino oggi viene prodotto in circa 2,5 milioni di bottiglie. Per quanto riguarda il mercato, nel 2022 si è registrata una crescita del 3% della doc Grignolino d’Asti che ha superato il milione di bottiglie. Dati positivi anche per la doc Grignolino del Monferrato Casalese con circa 435mila bottiglie, mentre la doc Piemonte Grignolino ha superato il milione di bottiglie con un +7,3% rispetto al 2021.

Ricerca, FGU-Anpri a Meloni: subito fondi per enti non vigilati da Mur

Ricerca, FGU-Anpri a Meloni: subito fondi per enti non vigilati da MurRoma, 21 feb. (askanews) – “Di questo passo la trattativa per il rinnovo del contratto del comparto istruzione e ricerca non può proseguire in maniera corretta. Il Mur ha stanziato le giuste risorse nella legge di Bilancio 2022 per valorizzare il personale degli 11 Enti pubblici di ricerca (Epr) vigilati, ma un impegno simile non è stato ancora assunto dagli altri ministeri, per cui si è creata una grave disparità a scapito degli enti da essi vigilati”. Lo denuncia in una nota Eleuterio Spiriti, coordinatore nazionale di FGU Dipartimento Ricerca Sezione Anpri, nel giorno in cui ripartono le trattative per il rinnovo del contratto, in corso all’Aran.
Non avendo ancora risolto il problema in manovra per Anpal, Asi, Crea, Enea, Inail settore ricerca, Inapp, Isin, Ispra, Iss e Istat (enti non vigilati dal Mur), il sindacato – assieme alle altre sigle di categoria – ha inviato una lettera alla premier Giorgia Meloni. “Si parla tanto di Pnrr e valorizzazione del fattore umano, della conoscenza e della ricerca – rincara Spiriti – ma manca una visione unitaria che, in un quadro strategico coerente, metta a valore le diverse peculiarità degli enti. Non ci sono, è evidente, soltanto quelli vigilati dal Mur. Tutti stanno svolgendo una funzione essenziale anche rispetto agli obiettivi del Piano di ripresa e resilienza. E il gap di risorse stanziate dai vari ministeri vigilanti crea discriminazioni inammissibili tra i lavoratori, a danno del settore della ricerca nel suo insieme. Si genera inoltre un dumping tra soggetti coperti dallo stesso contratto, che non consente un corretto prosieguo e una felice chiusura delle trattative all’Aran”.
“Bisogna valorizzare il personale, ricercatori e tecnologi, di tutti gli enti. È necessario investire sulle retribuzioni per allinearle alla media europea. Altrimenti poi è inutile battersi il petto per la fuga di cervelli. Continueremo a chiedere con forza a tutti gli attori coinvolti nel settore della ricerca e ai decisori politici – conclude Spiriti – un pieno supporto per la pronta cancellazione di questo grave vulnus”.

Acqua ed elettricità con la trazione animale, il progetto WEDAP

Acqua ed elettricità con la trazione animale, il progetto WEDAPRoma, 21 feb. (askanews) – WEDAP è l’acronimo di Water and Electricity from Draft Animal Power, ossia Acqua ed Elettricità prodotta da trazione animale. Ed è un’iniziativa di responsabilità sociale d’impresa promossa da un’azienda agricola, Masseria Coppola, nel Comune di Crispiano in provincia di Taranto. WEDAP ha in corso un progetto di ammodernamento dei sistemi per il pompaggio dell’acqua azionati dalla trazione animale. Nel sistema un animale che gira in tondo aziona un generatore di corrente elettrica che, a sua volta, alimenta una pompa. E’ stato dimostrato che, con un animale di taglia media (nel rispetto degli standard internazionali previsti per il benessere animale) il sistema può sollevare, in quattro ore, circa 60 mila litri d’acqua, a 4-6 metri. Con un’apposita torre di distribuzione, attraverso una rete di tubi, l’acqua può arrivare a centinaia di abitazioni in un raggio di diversi chilometri e soddisfare, così, un villaggio di circa mille persone.
L’Empower a Billion Lives (EBL) è una competizione a livello mondiale, organizzata dal 2018 dalla IEEE, la più grande organizzazione professionale al mondo che raccoglie oltre quattrocentomila esperti del settore elettrico ed elettronico. La competizione premia quelle idee che meglio possono garantire il collegamento alla rete elettrica per quel miliardo di persone che quel collegamento non ce l’hanno. Alla competizione hanno partecipato oltre cento realtà tecniche e scientifiche da quasi cinquanta Paesi nel mondo.
Il concorso prevede una preselezione finale dei candidati ed alcuni di essi saranno premiati ad Orlando, in Florida, USA, a marzo prossimo in occasione dell’Applied Power Electronics Conference. L’unico progetto italiano in gara è WEDAP, promosso da Antonio Perrone, già dirigente del Ministero dell’Ambiente alla Direzione Sviluppo Sostenibile e visintig scholar alla New York University per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Perrone sarà ospite dello IEEE, a Orlando, per la cerimonia della premiazione finale. La stessa organizzazione ha realizzato a favore dei finalisti un crowfunding.
Il punto di partenza della ricerca realizzata da Antonio Perrone, finalizzata a portare la corrente elettrica nei villaggi isolati dei Paesi a prevalente economia rurale, è stata l’analisi delle fonti di energia primaria realmente disponibile in quei villaggi, ossia il lavoro manuale e la trazione animale, ad oggi assicurata da ben 200 milioni di capi. WEDAP ha migliorato le pompe e le macine a trasmissione meccanica e trazione animale, attualmente in uso, realizzando un meccanismo che trasforma la potenza resa disponibile dalla trazione animale in corrente elettrica. Questa corrente può azionare macine, mulini e pompe e caricare batterie.
“La particolarità del progetto – ricorda Perrone – sta nel fatto che, contrariamente a quanto fatto finora, non si è cercato di adattare le tecnologie occidentali, quali i motori, l’eolico e il fotovoltaico, alle esigenze dei villaggi isolati con costi enormi per gli stessi. Il lavoro è partito da un’analisi socioeconomica ed agronomica ed ha individuato le fonti di energia primaria realmente presenti nei villaggi e cioè il lavoro manuale e la trazione animale”.

Gucci: crea in Toscana primo hub per il lusso circolare in Italia

Gucci: crea in Toscana primo hub per il lusso circolare in ItaliaMilano, 21 feb. (askanews) – Gucci, con il supporto di Kering, avvia il primo hub per il lusso circolare in Italia. Il Circular Hub nasce con l’obiettivo di accelerare la trasformazione del modello produttivo del settore moda in Italia in chiave circolare, ripensando l’intera catena del valore, a partire dalle materie prime e dal design dei prodotti fino all’ottimizzazione dei processi produttivi e logistici.
Il progetto si fonda sulla creazione di una piattaforma di open innovation per progettare e realizzare prodotti e soluzioni circolari. L’hub sarà collocato all’interno del territorio toscano e dialogherà con le strutture del Gruppo Kering, a partire dai siti produttivi e la rete dei fornitori di materiali e prodotto finito di Gucci in Italia, un ecosistema di oltre 700 fornitori diretti e 3500 subfornitori. Le attività dell’hub saranno estese agli altri brand del Gruppo Kering per poi diventare uno strumento a disposizione dell’intero settore.
“La circolarità ci offre una visione che coinvolge l’intero ciclo produttivo: è una grande sfida per rendere ancora più forte e competitivo il Made in Italy”, ha affermato Antonella Centra, Executive Vice President, General Counsel, Corporate Affairs & Sustainability di Gucci. “Oggi con Circular Hub abbiamo la responsabilità e soprattutto l’opportunità di creare la strada per l’industria del lusso del futuro. Condividendo i medesimi obiettivi e mettendo a fattore comune risorse, know-how e sinergie, la piattaforma rappresenta uno strumento concreto per abilitare l’intera catena di fornitura e specialmente le piccole e medie imprese, cuore pulsante del nostro Paese, rendendole parte attiva del percorso di innovazione costante che rende unico il saper fare italiano nel mondo”.
La prima fase dei lavori prenderà il via nel primo semestre 2023 e si avvarrà delle competenze dei ricercatori del Kering Material Innovation Lab di Milano e del supporto di tecnici e ricercatori di prodotto per abbigliamento, pelletteria, calzature e accessori dei centri d’avanguardia di artigianato industriale e sperimentazione di Gucci di Scandicci e di Novara. Per lo sviluppo delle attività progettuali, la piattaforma prevedrà inoltre il supporto di partner industriali e la collaborazione scientifica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che opererà nel perimetro di intervento delle linee di ricerca industriale e di sviluppo di soluzioni circolari, anche relativamente ai modelli operativi e logistici.

La Doria: al via piano investimenti 2023 da 38 milioni

La Doria: al via piano investimenti 2023 da 38 milioniMilano, 21 feb. (askanews) – Piano di investimenti per il 2023 da 38 milioni di euro per La Doria, gruppo leader nella produzione di derivati del pomodoro, sughi, legumi e succhi di frutta a marchio della grande distribuzione, controllato dal fondo Investindustrial e partecipato da alcuni membri della famiglia Ferraioli. La cifra si aggiunge agli oltre 160 milioni investiti dall’azienda nel quinquennio 2018-2022. Il piano investimenti interesserà tre direttrici principali: capacità produttiva, impatto ambientale, digital transformation.
“Siamo molto contenti di poter annunciare questo nuovo importante piano di investimenti, che traduce in azioni concrete i principi rappresentativi della nostra azienda”, ha dichiarato il Ceo Antonio Ferraioli. “Oltre agli interventi che ci permetteranno di aumentare la capacità produttiva e rendere ancora più innovativi ed efficienti aspetti legati alla produzione, siamo particolarmente orgogliosi di poter ampliare ulteriormente i nostri progetti in ambito Esg, confermando così il nostro impegno nella transizione energetica che ha sempre fatto parte del Dna de La Doria, un’azienda orientata alla sostenibilità ambientale, efficienza produttiva e innovazione tecnologica.”
Nel dettaglio, l’azienda ha deciso di rispondere investendo nell’installazione nell’impianto di Sarno (SA) di una nuova linea di produzione di legumi lessati in scatola. Quello dei legumi per il Gruppo La Doria rappresenta un comparto in costante crescita, avendo registrato nel 2022 un +9% rispetto alla produzione dell’anno precedente. Grazie alla nuova linea, l’azienda potrà incrementare la capacità produttiva di più di 110 milioni di scatole da mezzo kg annue, raggiungendo così una capacità produttiva complessiva annua di 340.000 ton.
Inoltre, un’ampia fetta degli investimenti previsti nel 2023 sarà dedicata a progetti in attività Esg: complessivamente gli interventi previsti consentiranno all’azienda di ridurre le emissioni annue di 1.000 ton CO2.

Euclid, la missione Esa sulle tracce di energia e materia oscura

Euclid, la missione Esa sulle tracce di energia e materia oscuraRoma, 21 feb. (askanews) – Com’è nato l’Universo? E perché si sta espandendo più velocemente di quanto ci si aspetterebbe? Che ruolo giocano in questa accelerazione la materia oscura e l’energia oscura che dominano l’Universo ma che rimangono sfuggenti e misteriose? Domande centrali per la cosmologia moderna che portano molto indietro nel tempo, ed è lì che intende spingersi la missione Euclid dell’Agenzia spaziale europea che sarà lanciata a luglio. Una missione impegnativa e ambiziosa, a cui contribuisce anche la Nasa, che vede al lavoro un consorzio di 2.000 scienziati di 300 istituti in 16 Paesi (13 europei e Stati Uniti, Canada e Giappone) che ha fornito gli strumenti scientifici e che si occuperà di analizzare la mole di dati che Euclid invierà sulla terra.
“Al momento Euclid è la missione più complessa per obiettivi scientifici. Il modello cosmologico attuale – spiega ad askanews Barbara Negri, responsabile Volo umano e Sperimentazione scientifica dell’Agenzia spaziale italiana – vede l’Universo composto per il 5% da materia visibile, per il 25% da materia oscura che non emette luce e per il 70% da energia oscura. Partendo da queste informazioni gli scienziati vogliono cercare di capire perché l’Universo si sta muovendo più velocemente rispetto a quanto previsto dal modello e se materia ed energia oscura giocano un ruolo in questa accelerazione. Euclid è dotato di un telescopio di 1,2 metri progettato per lavorare alle lunghezze d’onda visibile e vicino infrarosso che raccoglierà luce da oggetti cosmici distanti fino a 10 miliardi di anni e la invierà ai due strumenti di bordo, che lavorano in parallelo: VIS (Visible Instrument), di cui sono responsabili gli inglesi, e NISP (Near Infrared Spectrometer and Photometer) di cui sono responsabili i francesi. E noi abbiamo contribuito a entrambi. Euclid – prosegue Barbara Negri – misurerà la forma di decine di milioni di galassie e il loro spostamento verso il rosso. Lo spostamento verso il rosso della lunghezza d’onda o redshift è un effetto dell’espansione accelerata dell’Universo: più la galassia si allontana, maggiore è lo spostamento verso il rosso”.
Euclid creerà la più grande e accurata mappa 3D dell’Universo mai prodotta osservando forme e movimenti di oltre un miliardo di galassie attraverso 10 miliardi di anni di tempo cosmico, su più di un terzo del cielo: 150 mila immagini ad alta definizione nel visibile e nel vicino infrarosso associate a colori e informazioni spettrali, circa un petabyte di dati da scaricare, da una distanza di circa 1,5 milioni di chilometri. Una mole di dati impressionante che gli scienziati a terra si troveranno a gestire e analizzare.
“Sì, certamente il focus scientifico è qui sulla terra, con il Ground Segment Scientifico di responsabilità italiana, che – sottolinea Negri – ha dato sicuramente grande visibilità al nostro Paese nell’ambito di questa missione. Ci lavorano circa 1.000 scienziati, di cui 200 sono italiani, tanto per rendere l’idea. Sono previsti 9 centri a terra, distribuiti in diversi Paesi. Noi abbiamo lo Science Data Center presso l’ALTEC di Torino dove si pianificano le osservazioni, viene controllata la qualità dei dati per verificare le prestazioni degli strumenti in orbita e si procede alla loro validazione. Step necessari per arrivare all’elaborazione dei dati e all’analisi scientifica finale”. Oltre all’Agenzia spaziale italiana sono coinvolti enti e istituti di ricerca, a partire da Inaf e Infn, e diversi atenei tra cui la Sapienza, Roma Tre, Bologna, Firenze, Milano, Trieste. “Abbiamo chiamato a raccolta il gotha della scienza in Italia per una missione davvero ambiziosa, destinata ad aprire un capitolo importante nella conoscenza del nostro Universo”.
Anche l’industria italiana è protagonista in Euclid. Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), in Italia è primo contraente per la realizzazione del satellite della missione Euclid ed è anche responsabile del suo modulo di servizio nonché a capo di una squadra industriale composta da oltre 120 aziende europee. Tra i principali subcontraenti, Airbus Defense & Space di Tolosa, Francia, è responsabile del Payload Module, comprendente telescopio e banco ottico dove sono alloggiati i sensori dei 2 strumenti VIS e NISP, forniti dal Consorzio Euclid (EC).
L’industria italiana ha avuto una partecipazione importante anche nello sviluppo del payload. L’ATI (Associazione Temporanea d’Imprese), costituita dalla mandataria OHB Italia e dalle mandanti SAB Aerospace e Temis, ha realizzato i sottosistemi a responsabilità italiana per gli strumenti NISP e VIS della missione Euclid. In particolare, per lo strumento NISP sono stati sviluppati in Italia il Detector Processing Unit (DPU) e il Detector Control Unit (DCU) oltre alla ruota porta filtri (Grism Wheel Assembly), un sottosistema molto complesso, mentre per VIS è stato realizzato il Command and Data Processing Unit (CDPU).
TAS Italia ha fornito anche il transponder X-band, mentre gli amplificatori X-band e K-band Traveling Wave Tube (TWTA) sono stati sviluppati da Thales Alenia Space in Belgio. Thales Alenia Space in Spagna ha fornito il sistema di telecomunicazione satellitare. Anche Leonardo partecipa a Euclid con i micropropulsori a gas freddo con i quali l’Esa sarà in grado di controllare l’orientamento della sonda nello spazio con correzioni di direzione di osservazione infinitesimali. Anche le informazioni circa la linea di mira del telescopio proverranno da un sensore Leonardo: specificatamente sviluppato per la missione Euclid, il Fine Guidance Sensor (FGS) è un sensore stellare di altissima accuratezza, montato direttamente sul telescopio, con lo scopo di assicurare allineamento assoluto fra l’asse del telescopio stesso e le stelle di riferimento. Leonardo fornisce infine i pannelli fotovoltaici, che assicureranno l’alimentazione di tutti i sistemi della sonda.
Presso lo stabilimento TAS di Torino in estate sono state completate tutte le attività di integrazione del satellite Euclid che attualmente si trova in Francia, presso gli stabilimenti TAS a Cannes, ultima tappa europea prima della partenza per la Florida in vista del lancio programmato per luglio. “Inizialmente Euclid – spiega Barbara Negri – doveva essere lanciato da Kourou con il razzo russo Soyuz, poi lo scoppio della guerra in Ucraina ha cambiato tutto. Il lancio sarebbe potuto avvenire con il razzo europeo Ariane 6 ma saremmo stati in coda ad altre missioni portando a uno slittamento del lancio a fine 2024 o inizio 2025. A quel punto l’Esa ha trattato con la Nasa per lanciare dalla base di Cape Canaveral con il Falcon 9 di SpaceX”.
“L’Italia – conclude Barbara Negri – è presente in tutte le missioni scientifiche dell’Esa con ruoli da leader. Se guardiamo ad esempio alle missioni per la ricerca di esopianeti – Cheops già in volo, Plato che volerà nel 2026, Ariel che sarà lanciata nel 2029 – l’Italia è leader indiscussa in Europa. Abbiamo realizzato il telescopio per Cheops, stiamo concludendo la consegna dei 26 telescopi per Plato e stiamo lavorando al grande telescopio per Ariel. Siamo leader non solo nell’ottica ma anche nell’elettronica di bordo. Negli anni abbiamo sviluppato e consolidato capacità scientifiche e industriali di livello davvero alto che ci consentono di avere ruoli di primo piano in molte missioni”.
(Luciana Papa)

Meloni in visita anche a Bucha e Irpin. Lunga notte in treno verso Kiev

Meloni in visita anche a Bucha e Irpin. Lunga notte in treno verso KievKiev, 21 feb. (askanews) – Sarà a Bucha la prima tappa in Ucraina della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La premier sarà in mattinata nella cittadina che è diventata triste simbolo della guerra: qui nei primi giorni di marzo del 2022 i russi che cercavano di aprirsi la strada verso Kiev uccisero circa 400 persone. Subito dopo farà tappa anche a Irpin, sobborgo di Kiev distrutto dai bombardamenti nelle prime fasi dell’invasione. Nel pomeriggio, poi, l’incontro con il presidente Volodymyr Zelensky.
Meloni sta per arrivare nella capitale dopo un viaggio di circa 10 ore, iniziato nel cuore della notte dalla stazione polacca di Przemysl, vicino al confine con l’Ucraina. Il treno è lo stesso usato ieri dal presidente Usa Joe Biden e infatti è partito in ritardo rispetto all’orario previsto proprio per la sistemazione a bordo. Meloni e Biden si sono “incrociati” a distanza in serata alla base miliare di Rzeszow, non si sono visti (non era previsto) ma si sono sentiti telefonicamente.
Sul treno la premier ha preso posto nella prima carrozza insieme allo staff. Il treno blu, orgoglio delle ferrovie ucraine, ha percorso i circa 700 chilometri per arrivare nella capitale, con sosta alla frontiera, per il controllo passaporti, e a Leopoli. A bordo tutti sistemati nelle cuccette: due persone per ogni scompartimento, lenzuola pulite e asciugamani, caffè e te caldi la mattina offerti dal personale ucraino.

Birra 1851: una Strong Ale con 100% ingredienti made in Genagricola

Birra 1851: una Strong Ale con 100% ingredienti made in GenagricolaMilano, 21 feb. (askanews) – C’è una nuova nata in casa Genagricola 1851 ma non è solo una nuova referenza che amplia la linea di birre di alto profilo lanciata nel 2022. Birra 1851 Strong Ale è il punto di arrivo di un percorso che ha permesso di accorciare sempre di più la filiera produttiva coltivando internamente tutti gli ingredienti della birra e valorizzando allo stesso tempo il luppolo made in Italy. In occasione dell’anteprima al Beer & Food Attraction, ne abbiamo parlato con Igor Boccardo, amministratore delegato di Genagricola 1851 “La birra Strong Ale è sicuramente il fiore all’occhiello della nostra produzione – ci ha detto – E’ la prima birra fatta al 100% con tutti i luppoli prodotti da Genagricola, è la chiusura di un cerchio. Inizialmente il luppolo non l’avevamo e lo abbiamo dovuto comprare. Nel momento in cui facevamo questa operazione però ci siamo anche chiesti perché non farlo noi e quindi abbiamo iniziato una fase di test in tre aziende del gruppo dislocate geograficamente in tre luoghi diversi con diverse qualità di luppolo per arrivare nel giro di pochi anni alla totale sufficienza”.
Lanciata lo scorso anno, la linea Birra 1851 Passione Agricola deve il nome a Ca’ Corniani, tenuta storica da cui il progetto stesso di Genagricola 1851 è partito e dalla cui esperienza è nata la scommessa sul mercato brassicolo artigianale. Una scommessa che ora cresce con la Strong Ale che si affianca alle quattro birre già presenti sul mercato, la Blonde Ale, la IPA, la Rossa e la Blanche e viene prodotta in edizione limitata per il fuori casa. Almeno inizialmente: “Noi – ha spiegato Boccardo – riteniamo che il circuito elettivo per la creazione di un brand nuovo di birra sia esattamente quello dell’horeca, ovvero hotel, ristoranti e caffè. E questo è il nostro target primario: abbiamo una marca nuova che si è affacciata sul mercato due anni fa e quindi sicuramente il primo luogo dove fare incontrare la marca è l’horeca perché poi è anche il luogo dove la maggior parte degli intenditori va a ricercare delle birre”.
Provvedere all’intera produzione agricola degli ingredienti della birra era un obiettivo che Boccardo aveva già annunciato un anno fa. Ora questi ingredienti vengono interamente prodotti e trasformati secondo gli standard dell’agricoltura simbiotica, seguendo una visione e un modo di intendere la sostenibilità che Genagricola adotta in tutte le 22 aziende di proprietà: “Oggi la sostenibilità spesso viene utilizzata per indicare il concetto di green, ma la sostenibilità ha tre accezioni: ambientale sociale ed economica – ha precisato – in questo senso il concetto di birra agricola e artigianale è sicuramente vincente perché porta valore nei territori di coltivazione non soltanto per gli azionisti ma anche per tutte le persone che vivono un luogo, che sono custodi di quel territorio”.
E l’impegno viene anche premiato come nel caso della Birra 1851 Ipa che al concorso Birra dell’anno 2023 di Unionbirrai, si è posizionata al terzo posto nella categoria birre chiare e ambrate, alta fermentazione, basso/medio grado alcolico, luppolate, di ispirazione anglosassone.

Accoglie in famiglia un senzatetto incontrato alla mensa dei poveri

Accoglie in famiglia un senzatetto incontrato alla mensa dei poveriRoma, 21 feb. (askanews) – Quella di Nancy Mastia è la storia di come gli incontri possano cambiarti la vita, soprattutto quando, durante periodi più o meno tormentati, il destino ci mette davanti a persone che lasceranno un segno nella nostra esistenza. Dopo la separazione dal suo compagno, a ventinove anni, Nancy, una donna forte e coraggiosa, si ritrova a crescere i suoi tre figli da sola, in un paesino in provincia di Salerno. Per non cadere in depressione, prende una decisione importante. “In quel periodo – racconta – mi sentivo sola, avevo la necessità di stare con altre persone. Così lasciai il mio lavoro d’insegnante e, per rendermi utile, cominciai ad andare a cucinare alla mensa dei poveri della mia città. Portavo con me anche i miei bambini perché volevo insegnare loro l’umiltà, mostrandogli che c’erano persone che vivevano in stato di grande bisogno e che tutti potevamo fare qualcosa per gli altri, anche solo compiendo piccoli gesti”.
Proprio arrivando alla mensa, un giorno, Nancy incrocia lo sguardo stanco di un uomo di una certa età seduto davanti all’ingresso e, prima di superare la soglia, istintivamente si volta verso di lui e gli chiede: “Scusi, lei come si chiama? Posso aiutarla?”. “Mimmo”, le rispose. In quell’istante accadde una magia e fra di loro nacque qualcosa di inspiegabile. “Per me lui è diventato subito ‘Zio Mimmo’ – ricorda commossa – e da quel momento iniziò subito una simpatia, istintiva. Anche i miei tre bimbi, due maschi e una femmina, si avvicinarono a lui, lo aiutarono ad alzarsi e avvertirono una sensazione inspiegabile di empatia e ‘vicinanza’”. E così, dopo vari incontri, Nancy prese un’altra decisione molto coraggiosa. “In quel periodo zio Mimmo viveva in una casa vicino alla mensa dei poveri, nella quale le persone senza fisa dimora dormivano, e dove spesso mi recavo a fare le pulizie. Portavo i bambini con me e, rendendomi conto dell’affetto che li univa a zio Mimmo, dopo un po’ di tempo gli proposi di venire a stare nell’appartamentino in cui abitavamo”. Un gesto spontaneo e venuto dal cuore, quello di Nancy che però ha dovuto affrontare non pochi ostacoli e pregiudizi.
“La mia famiglia mi metteva in guardia e non capiva il perché avessi portato in casa uno sconosciuto. Ma io – spiega la donna – lo consideravo come una persona che conoscevo da sempre. Per i miei figli, poi, era diventato quasi un nonno: li andava a prendere a scuola, li viziava, li consolava quando li rimproveravo e gli dava dei preziosi consigli di vita”. Probabilmente i familiari di Nancy erano preoccupati perché di lui non si sapeva molto, se non che aveva lasciato tutto e preso il primo treno che lo aveva portato in quel piccolo comune del salernitano. “Quando lo portammo a casa – ricorda Nancy – andammo anche al mercato a comprargli dei pantaloni e delle camicie da fargli indossare. Lui si adattò subito a vivere con noi. Cominciò a cucinare e quando rispondeva al telefono fisso, con fare signorile, esclamava: “Pronto? Qui casa Mastia”, come se fosse un maggiordomo. Ma io lo rimproveravo dicendogli che doveva essere meno formale, rispondendo soltanto che Nancy non c’è ma potete riferire a me che sono lo zio. Gli facevo capire che doveva sentirsi come una persona di famiglia”. Nancy lo aiutò anche a trovare un lavoretto come segretario per tenerlo occupato e guadagnare qualcosa. Della sua storia invece si sapeva poco davvero, ma i modi e l’eleganza nel vestire, sempre con giacca e cravatta, facevano trasparire un passato di vita agiata e grande istruzione. “Ho anche provato a indagare ma non sono mai riuscita a sapere qualcosa di più di quello che lui raccontava”, ammette Nancy. Sembra che nel periodo in cui Maradona, giocava con il Napoli, Mimmo avesse conoscenze importanti, tanto è vero che quando la figlia di Nancy si ammalò e non trovavano un posto in ospedale per curarla, fu grazie a una telefonata fatta proprio da Mimmo che riuscirono a ricoverare della bambina. Ma lui non ha mai voluto dire nulla sulla sua esistenza precedente, tranne che possedeva dei trulli ad Alberobello di cui, però, non gli interessava molto. Oltretutto Nancy non è mai riuscita a rintracciare un suo parente. Purtroppo, dopo qualche tempo zio Mimmo si è ammalato e poco tempo dopo è morto a causa di un tumore alla prostata. “E’ venuto a mancare il 19 marzo di quattro anni fa, proprio nel giorno della festa del papà. Un segno, per me”, afferma Nancy. Perché in quegli anni lui mi aveva aiutata come avrebbe fatto un parente molto stretto o un padre. “Lui diceva sempre che bisognava aiutare le persone, perché il bene che fai ti torna indietro tre volte e ci dava sempre degli ottimi consigli. Per me che ero una donna separata di 29 anni e che necessitavo di avere una persona accanto che mi aiutasse a non perdermi, Mimmo fu un vero regalo dal Cielo. Era, come detto, anche una figura di riferimento per i miei figli”. Adesso i bambini sono diventati grandi, uno vive a Rho, uno a Venezia e anche la ragazza sta per partire, ma tutti si portano dietro il bagaglio pieno degli insegnamenti che lo zio Mimmo gli ha fornito.
“Quando lo abbiamo accolto in casa, contro il parere di tutti, credevamo noi di fare del bene a lui ma se devo essere sincera, è stato lui che ci ha reso la vita migliore. Più ricca”. Ora, a distanza di molti anni da quando è accaduta questa bellissima storia, Nancy ha deciso di raccontarla per la prima volta. “Ho deciso di farlo perché ho un grande desiderio: voglio che la nostra storia diventi un film, per poter rendere omaggio a quest’uomo straordinario” E, proprio per questo, Nancy lancia un appello alle case di produzione cinematografiche: “vorrei realizzare un film sulla storia di questo ‘zio tutto mio’ perché è bene che i media si occupino anche di storie positive che fanno bene al cuore e che siano di insegnamento per tutti. Dopo tanti sacrifici e anche grazie all’aiuto di zio Mimmo, sono diventata una professionista affermata proprio perché quest’uomo ci ha migliorato la vita. Quello che ho imparato è che, paradossalmente, abbiamo ricevuto più noi da lui che non viceversa. Bisogna solamente imparare a essere più generosi e meno diffidenti verso il prossimo perché la vita ci può regalare dei grandi doni. La mia storia potrebbe capitare a chiunque. Sono tante le persone che affianchiamo ogni giorno, persone che spesso sono cadute ma che possono rialzarsi. Dobbiamo imparare a non voltarci mai dall’altra parte. Il bene si insegna e si propaga. Ecco perché vorrei che la nostra vicenda diventi un film. E’ un insegnamento per tutti”.